LE API
Morfologia
Le api fanno parte della famiglia delle Apidi le api hanno sei zampe ed il loro corpo è diviso in
tre parti: capo, torace ed addome. Hanno delle parti del corpo modificate per poter raccogliere
polline e nettare, che viene trasformato in miele. L'apparato boccale è adatto alla raccolta dei
liquidi: se l'insetto vuole raccogliere dell'acqua o dello zucchero disciolto impregna il labello di
liquido che poi passa nel solco ligulare e vi sale per capillarità. Quando i liquidi arrivano alla
faringe si mescolano al secreto delle ghiandole salivari che vi sboccano, e una volta entrati
nell'ingluvie o borsa melaria, subiscono l'azione enzimatica della saliva che cambia il nettare in
miele.
Abitudini e comportamenti
Oltre al nettare e all'acqua un altro alimento indispensabile per i melliferi è il polline che
fornisce loro sostanze azotate. Il polline viene raccolto ed immagazzinato principalmente dalle
zampe. Il primo articolo del tarso, soprattutto nelle zampe posteriori è molto lungo e largo e
possiede verso l'interno una spazzola di peli che serve all'insetto per raccogliere il polline
sparso sul corpo. Le api vivono nell'alveare; la costruzione dei favi è affidata a giovani api (1015 giorni di età). Queste vengono nutrite abbondantemente con miele e si attaccano alla volta
dell'arnia, allacciandosi le une alle altre in modo da formare una catena Le cellette di un
alveare non hanno tutte lo stesso scopo: infatti alcune servono per l'allevamento ed altre come
deposito degli approvvigionamenti, miele e polline. Le celle dove vengono deposte le uova
sono chiuse da un opercolo di cera così come quelle che contengono miele, mentre le celle con
il polline rimangono aperte. Un alveare può contenere da 30 a 100.000 operaie a seconda della
grandezza dell'arnia; le api operaie hanno una vita non superiore alle 5-6 settimane nel
periodo di grande lavoro, ma quelle nate in autunno riescono ad arrivare fino alla primavera.
Ape Regina
L'ape regina è una femmina destinata a vivere nel nido deponendovi le uova, a meno che non
debba sciamare. Il primo sciame che esce da un alveare è infatti sempre guidato da una
vecchia regina. Prima che esso si formi, le api operaie costruiscono un certo numero di celle
reali, per ottenere regine destinate a rimanere nell'alveare oppure ad accompagnare successivi
sciami. Quando la giovane regina, nata nella più vecchia di queste celle, si è liberata, cerca di
uccidere le sorelle regali che si trovano ancora all'interno delle celle. Questo fenomeno viene
evitato perché sciami di operaie e maschi sono pronti a sciamare non appena le giovani regine
escono dalle celle; al primo sciame ne seguiranno degli altri fino a quando ci saranno
abbastanza api nell'alveare; a questo punto la prima regina che nasce e non sciama ucciderà le
regine non nate e diventerà l'unica regina dell'alveare.
Il Fuco
I fuchi sono maschi, nascono da uova non fecondate, deposte dalla regina in grosse celle
esagonali i maschi sono più pesanti delle operaie, servono esclusivamente alla fecondazione
delle regine ed è per questo che si trovano nell'alveare. La loro vita è molto breve, vivono circa
24 ore.
Ape Operaia
Le api operaie sono femmine che non depongono le uova salvo che in casi eccezionali. Le
operaie delle api possono essere distinte in varie categorie a seconda dell'età, nella quale
compiono lavori diversi. Le api giovanissime si dedicano alla pulizia delle celle; a partire dal
terzo giorno alimentano con miele e polline le larve da operaie e da fuchi. Quando hanno
raggiunto dai tre ai sei giorni d'età, epoca nelle quale le loro ghiandole sopracerebrali entrano
in funzione, secernono pappa reale che forniscono alle giovanissime larve. Soltanto più tardi, e
cioè al quindicesimo giorno di età, si addestrano a divenire bottinatrici, con prudenti voli di
orientamento nelle vicinanze dell'arnia; nel frattempo compiono la guardia all'alveare,
collocandosi sulla porticina dell'arnia e scacciando tutti gli intrusi. Al ventesimo giorno
divengono definitivamente bottinatrici, dedicandosi esclusivamente alla raccolta del nettare e
del polline, in un raggio di volo di circa 4 o 5 km attorno all'alveare. Le api bottinatrici, di
ritorno all'alveare, segnalano alle compagne la posizione del bottino con una danza. Se il cibo è
stato trovato in un raggio di 80 metri dall'alveare, l'ape esegue una danza circolare, che non
dà altra informazione che la presenza di cibo nei dintorni; solo l'odore che emana dalla
danzatrice darà alle sue compagne un'indicazione sulla specie di fiori che dovranno visitare. Le
api producono diversi prodotti: il miele, la propoli, la pappa reale, la cera.
Il miele trae la sua origine dal nettare dei fiori. Subito dopo la suzione, già durante il viaggio di
ritorno, la bottinatrice all'interno della sua borsa melaria (una specie di pre-stomaco) inizia la
trasformazione in miele mediante l'aggiunta di enzimi da parte dell'apparato digerente. Il miele
viene poi immagazzinato in apposite celle con opercolo. È costituito per 80% di zuccheri:
soprattutto fruttosio e glucosio; le altre sostanze presenti sono sali minerali, alcoli, eteri,
aldeidi, vitamine ed enzimi. Un chilogrammo di miele fornisce 3.200 calorie.
La propoli viene raccolta sulle gemme e sulla corteccia delle piante, portata all'interno
dell'alveare ed elaborata. Alcune delle piante da cui viene raccolta la propoli sono: il pioppo, la
betulla, l'ontano, l'abete rosso, il pino. Questa sostanza resinosa viene raccolta nelle ore più
calde della giornata e portata all'interno dell'alveare ed utilizzata per le sue proprietà
antisettiche. Con questa sostanza si costruiscono barriere, si otturano delle fessure e si
rivestono le pareti interne delle celle e dell'alveare; si usa anche per imbalsamare gli animali di
grossa taglia che una volta uccisi a causa delle dimensioni e del peso rimangono nell'alveare.
L'uomo
usa
la
propoli
come
antisettico
de
cavo
orale.
La pappa reale è il prodotto delle ghiandole sopracerebrali nelle api operaie. È l'unico alimento
delle api regine e per tutte le larve per i primi tre giorni di vita. Un alveare ne produce per la
commercializzazione poche decine di grammi l'anno. Contiene alte percentuali di zuccheri,
proteine e grassi, ma è ricchissimo di vitamina B5, che stimola le funzioni cellulari per questo
motivo
viene
usata
come
ricostituente.
La cera viene secreta da delle ghiandole delle operaie. È una sostanza grassa che viene
emessa sotto forma di goccioline che poi si rapprendono in scaglie sul corpo. Prima di essere
usata viene manipolata con le mandibole addizionandola con polline e propoli; serve per la
costruzione dell'alveare.
Le malattie delle api
La peste Americana La peste americana è una malattia batterica largamente diffusa. E'
generalmente considerata una della più gravi malattie delle api, poiché causa importanti
perdite economiche agli apicoltori. Quando viene riscontrata negli alveari, alcuni apicoltori
incontrano difficoltà a controllarla. Per combatterla bisogna innanzi tutto comprendere la
malattia e conoscere il modo in cui si trasmettono i germi. Si potrà, quindi, mettere in pratica
un piano di lotta sanitaria per controllare la malattia.
La peste americana è una malattia delle covata causata dal batterio
Bacillus larvae. E' una delle malattie infettive più importanti sul piano
economico nell'Australia occidentale; la si ritrova comunque in tutta
l'Australia. E' diffusa nella maggior parte del continente.
Le spore della peste americana, che sono la forma dormiente dei bacilli,
sono estremamente resistenti e possono rimanere in vita negli alveari o
nel materiale infettato anche per più di trentacinque anni.
La peste Europea La malattia insorge con maggiore frequenza nei mesi di maggio-giugno, prima del
raccolto principale, e puo' propagarsi all'interno dell'apiario mediante saccheggio o materiale infetto ; è
favorita da climi particolarmente umidi e freddi. All'interno dell'alveare la propagazione avviene ad opera
delle nutrici durante il nutrimento delle larve.
Quando la malattia è in stato di propagazione avanzata in momenti di scarso raccolto e con famiglie
deboli occorre procedere come per la peste americana alla soppressione dell'alveare col fuoco ed alla
disinfezione delle attrezzature. Vicaversa se ci si trova allo stato iniziale, con una famiglia forte ed il
raccolto abbondante , si può tentare la cura con somministrazione di solfato di idrostreptomicina e blocco
della covata per 15-20 giorni, con successiva introduzione di regina giovane in modo da ottenere poi una
rapida ripresa dello sviluppo della famiglia.
La Varroa
La varroa è un acaro che colpisce in maniera particolarmente grave le nostre api, le parassita allo stato
adulto ma soprattutto come larve e pupe della covata. E’ una infestazione che per la sua rapidità di
diffusione, i danni che provoca, la difficoltà di riconoscerne precocemente la presenza, i mezzi attuali di
controllo, l’inesistenza di prodotti in grado di eliminarla definitivamente, deve essere considerata tra le più
gravi per le api.L’acaro varroa trasferitosi sull’ape domestica, ha ampliato il campo della sua attività,
infestando gravemente non solo la covata maschile e quella femminile dell’ape operaia, ma anche le api
adulte ed i fuchi. Con il proprio apparato boccale la varroa fora facilmente le membrane esterne del corpo
dell’adulto e delle larve di ape, succhiando il sangue (emolinfa). La varroa per un certo periodo della sua
vita è dentro le cellette di covata; prima che questa venga opercolata (chiusa per la metamorfosi dell’ape)
la femmina della varroa depone da 2 a 5 uova sulla larva delle api ( 2 uova se cella femminile, fino a 5 se
cella a fuco). Dalle uova di varroa dopo 24 ore nascono le larve che riescono a diventare insetto adulto nei
giorni previsti per lo sviluppo dell’ape nella cella. Quando l’ape esce dalla cella escono anche le giovani
varroe già adulte e che sono in grado di riprodursi immediatamente. Anche in questo caso le larve di
varroa si nutrono dell’emolinfa della larva dell’ape che si trova in metamorfosi sottraendole energie al
normale sviluppo.
La varroa per un certo periodo della sua vita è dentro le cellette di covata; prima che questa venga
opercolata (chiusa per la metamorfosi dell’ape) la femmina della varroa depone da 2 a 5 uova sulla larva
delle api ( 2 uova se cella femminile, fino a 5 se cella a fuco). Dalle uova di varroa dopo 24 ore nascono le
larve che riescono a diventare insetto adulto nei giorni previsti per lo sviluppo dell’ape nella cella. Quando
l’ape esce dalla cella escono anche le giovani varroe già adulte e che sono in grado di riprodursi
immediatamente. Anche in questo caso le larve di varroa si nutrono dell’emolinfa della larva dell’ape che si
trova in metamorfosi sottraendole energie al normale sviluppo
.
LA TARMA DELLA CERA
La tarma della cera era ritenuta, fino a poco tempo fa, un terribile antagonista dell'ape, capace
di distruggere gli alveari. Oggi è percepita quale nemico di pericolosità ridimensionata e
d’indubbia utilità in caso di morte della famiglia d’api, causata da forme patologiche
contagiose.
Nei nostri climi, la tarma della cera è ben contenuta dalle api e dai suoi nemici naturali: non
causa, e non può provocare, danni seri negli alveari, se non quando questi sono troppo deboli
o ammalati. In tal caso l’infestazione di tarma può soltanto contribuire ad accelerare
l'estinzione della famiglia esplicando un’utile funzione di pulizia.
Il Miele
Il miele è prodotto dall'ape sulla base di sostanze zuccherine che essa raccoglie in natura.
Le principali fonti di approvvigionamento sono il nettare che è prodotto dalle piante da fiori
(angiosperme), e la melata, che è un derivato della linfa degli alberi, prodotta da alcuni insetti
succhiatori come la metcalfa, che trasformano la linfa delle piante trattenendone l'azoto ed
espellendo il liquido in eccesso ricco di zuccheri.
Per le piante, il nettare serve ad attirare vari insetti impollinatori, allo scopo di assicurare la
fecondazione dei fiori. A seconda della loro anatomia, e in particolare della lunghezza della
proboscide (tecnicamente detta ligula), le api domestiche possono raccogliere il nettare solo da
alcuni fiori, che sono detti appunto melliferi.
La composizione dei nettari varia secondo le piante che li producono. Sono comunque tutti
composti principalmente da glucidi, come saccarosio, glucosio, fruttosio e acqua.
Il loro tenore d'acqua può essere importante, e può arrivare fino al 90%.
La produzione del miele comincia nell'ingluvie dell'ape operaia (la cosiddetta borsa melaria),
durante il suo volo di ritorno verso l'alveare. Nell'ingluvie si aggiunge al nettare l'invertasi, un
enzima che ha la proprietà di idrolizzare il saccarosio in glucosio e fruttosio.
Giunta nell'alveare, l'ape rigurgita il nettare, ricco d'acqua, che deve poi essere disidradato per
assicurarne la conservazione.
A questo scopo, le api bottinatrici lo depongono in strati sottili sulla parete delle celle. Le api
operaie ventilatrici mantengono nell'alveare una corrente d'aria che provoca l'evaporazione
dell'acqua. Quando questa è ridotta ad una percentuale dal 17 al 22%, il miele è maturo. Viene
quindi immagazzinato in altre cellette che, una volta piene, saranno sigillate (opercolate).
Fasi di lavorazione del miele
Le fasi di lavorazione del miele sono un insieme di procedimenti che l'apicoltore compie per
ottenere il miele in forma commercializzabile.
La lavorazione dell'uomo inizia dove finisce quella dell’ape ovvero alla fine delle fioriture, dopo
che le api hanno immagazzinato ed opercolato il miele nei favi.
La lavorazione di seguito descritta è quella utilizzata nell'apicoltura moderna razionale.
Estrazione dei melari
Le api accumulano il miele prodotto nei favi contenuti nei melari. Al momento opportuno
l'apicoltore decide di toglierli dall'arnia per portarli in laboratorio ed iniziare l'estrazione del miele.
Questa fase comporta la necessità di togliere le api contenute nel melario. Per questa operazione
vengono alternativamente utilizzati due strumenti: il soffiatore, oppure gli apiscampi. Il soffiatore
viene utilizzato dagli apicoltori professionisti perché più rapido e perché è sufficiente una sola visita
per completare l'estrazione dei melari. Il melario viene posto in verticale sull'arnia, il soffiatore
spazza via tutte le api in pochi secondi ed il melario è pronto per essere portato via. Gli apiscampi
invece devono essere posti tra il nido ed i melari qualche giorno prima di poter portar via i melari e
quindi è necessario effettuare due passaggi. Vengono utilizzati, seppure inefficienti, dagli apicoltori
hobbisti in quanto (in numero limitato) sono più economici del soffiatore.
Stoccaggio dei melari
Una volta tolti dalla loro posizione sopra l'arnia, i melari vengono portati in laboratorio ed
accatastati. In questo momento è opportuno controllare il grado di umidità del miele con un
particolare tipo di rifrattometro chiamato mielometro. Se risultasse troppo umido occorrerebbe
procedere alla fase di deumidificazione.
Disopercolatura
I favi dei melari sono generalmente opercolati, ovvero con le cellette chiuse con un tappo di cera.
Occorre togliere questo "tappo" per permettere al miele di fuoriuscire. Questa operazione viene
effettuata manualmente con una apposita forchetta o coltello, oppure attraverso un procedimento
meccanizzato grazie alla macchina disopercolatrice.
Smielatura
Una volta disopercolate le celle, i telaini vengono posti nello smielatore che, grazie alla forza
centrifuga, fa fuoriuscire il miele. Dallo smielatore il miele viene convogliato nei maturatori anche
in questo caso con procedimenti differenziati tra professionisti ed hobbisti. I primi utilizzano un
sistema di tubi e pompe, mentre i secondi preferiscono i più economici secchi (detti "latte").
Filtraggio
Il miele viene versato nei maturatori passando attraverso i filtri che raccolgono i residui di cera, i
pezzi di ape e qualsiasi altro materiale fosse accidentalmente finito nel miele. I filtri hanno maglie
di diverse dimensioni e, di solito, se ne utilizzano un paio con maglie differenziate (larghe, sottili).
Vengono utilizzati anche filtri a sacco di nylon.
Decantazione
Nella fase di smielatura il miele acquista aria che viene eliminata nella fase di decantazione: nel
maturatore il miele decanta e l'aria viene a galla sotto forma di bollicine che formano la schiuma.
]
Schiumatura
In questa fase viene eliminata la schiuma prodotta dalla fase di decantazione.
Invasettamento
Una volta tornato limpido per l'eliminazione dell'aria e prima che inizi la cristallizzazione il miele
può essere invasettato (per la vendita al dettaglio) o versato in latte o fusti (per la vendita
all'ingrosso). Per invasettare viene utilizzata una macchina chiamata invasettatrice.
Stoccaggio
Lo stoccaggio è una fase importante per il miele in quanto una elevata temperatura, una esposizione
al sole o altre operazioni errate possono compromettere la qualità, il sapore ed anche la
commestibilità del prodotto.
TIPI DI MIELE





Acacia
agrumi
Castagno
Colza
Corbezzolo





Erba medica
Erica
Eucalipto
Girasole
Lavanda





Lupinella
Melata di Abete
Rododendro
Stachys
Sulla





Tarassaco
Tiolio
Timo
Trifoglio incarnato
Trifoglio Ladino