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INTERVISTA
Intervista ad Anna Maria Delzotti, regista teatrale, e Gioacchino Leovino, direttore HR di Fincons Group
CON L’ARTE, LA PASSIONE
ENTRA NEL BUSINESS
A cura di P. Lacci
B
Gioacchino Leovino
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usiness, processi, tecnologia e… teatro. In Fincons
Group, società leader nell’IT consulting, con oltre 30 anni di esperienza,
l’arte è di casa. Da qualche tempo, l’azienda ha avviato una serie di iniziative mirate a promuovere fra i dipendenti i linguaggi della cultura e, due
anni fa, su idea della moglie di Michele Moretti, Ceo del Gruppo, ha deciso
di affidare alla pratica performativa
un ruolo più operativo nella struttura
di lavoro: nel 2011, Anna Maria Delzotti, regista teatrale ed esperta nella
ricerca dei messaggi della comunicazione, ha lanciato il Laboratorio teatrale Fincons Group, uno strumento
di formazione che testimonia l’attenzione della proprietà al percorso di
crescita umana, oltre che professionale, dei collaboratori.
«Fare teatro è un’attività complessa
che coinvolge nel profondo, obbliga a
conoscersi, stimola a imparare, matura la consapevolezza dell’importanza
del proprio ruolo, richiede senso di
responsabilità e produce risultati misurabili», dicono Anna Maria Delzotti e Gioacchino Leovino, direttore HR
e CFO dell’azienda.
«La “convivenza forzata” con i
compagni di lavoro veicola riflessioni sulle dinamiche di gruppo e sulle
capacità di essere uomini-squadra.
Un team affiatato non nasce in modo
automatico, ma da un processo di
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formazione che avviene per gradi,
con l’apprendimento e l’esperienza».
Se, come ama dire Michele Moretti,
la forza di Fincons Group sta nella capacità di anticipare il futuro, le
risorse del Gruppo si preparano al
cambiamento, cercando di arrivarci
attrezzati.
In una parola, innovando. Anche
nella sperimentazione di percorsi formativi non convenzionali.
Un laboratorio teatrale in azienda
è qualcosa di insolito. Di che cosa si
tratta?
Delzotti: È un processo evolutivo
dinamico, non un corso ma un percorso, riguardo alle due dimensioni
della conoscenza e della comunicazione. Per la prima, è importante
che i partecipanti mettano in gioco,
partendo dal sé per ritornarvi più
arricchiti, il proprio bagaglio di competenze, capacità, punti di forza e, soprattutto, di debolezza.
La particolarità del contesto teatrale mette le persone in condizione
di nudità e disarmo, portando a galla
più facilmente alcuni aspetti caratteriali su cui lavorare: timidezza, insicurezza verbale, impaccio nella relazione, ecc.
Nelle scelte registiche e scenografiche, inoltre, la rappresentazione finale in cui sfocia il percorso implica una
riflessione profonda sulla coerenza
espressiva di molteplici linguaggi, da
quello verbale e prosodico a quello
gestuale, dal codice musicale a quello
cromatico, funzionali alla massima efficacia comunicativa. In tutto questo,
la capacità di lavorare insieme rappresenta una chiave di volta.
Ci racconti il modus operandi.
Come si è configurato il laboratorio?
Delzotti: Tra i diversi testi presentati, i partecipanti hanno democraticamente scelto di lavorare su Oceano
Mare di Alessandro Baricco. A una
prima fase di lettura approfondita, in
cui si è sviscerato a fondo il testo per
ricreare all’interno del plot un nostro
ordine logico e cronologico, è seguita
la produzione scritta di un copione,
Oltre...il...Mare, intervallata dal training di preparazione alla recitazione,
un percorso fisico, emotivo e mentale, realizzato attraverso la pratica di
esercizi specifici. Con la messinscena,
abbiamo lavorato su un linguaggio
pluricodico, immaginando scenografie, luci, colonna sonora, ecc. Un’anteprima dello spettacolo si è svolta
a novembre 2013 per acquisire consapevolezza del particolare legame
che, nell’atto teatrale, si stabilisce col
pubblico, fruitore e allo stesso tempo
agente concomitante del dialogo che
si consuma in scena.
Interessante, ma che attinenza ha
con la vita in azienda?
Delzotti: Una conoscenza più approfondita del sé si traduce in una
nuova modalità di approccio ai rapporti interpersonali, anche in azienda,
grazie a una formazione più completa
sia culturale che relazionale.
La condivisione di tutte le fasi del
processo ha messo in discussione ed
evoluto, in termini di fiducia e rispetto, l’idea dell’altro in quanto soggetto
indispensabile al raggiungimento di
uno standard qualitativo adeguato.
Attraverso tecniche di improvvisazione teatrale ed esercizi mirati a una
comunicazione più efficace, sia a livello corporeo sia gestuale, i partecipanti sono stati portati a lavorare su
capacità fondamentali quali l’ascolto,
l’adattamento all’imprevisto e la creatività.
Per tale concreto compito, ci si è
serviti del supporto dell’attore professionista, nonché artigiano teatrale
Andrea Cavarra, che collabora inoltre
alla realizzazione della scenografia
e della regia. Si è sviluppata, inoltre,
l’attitudine a una maggiore capacità
critica, che si riflette nell’approccio
meno superficiale, più partecipe, preciso e soprattutto più collaborativo, al
lavoro.
Leovino: È emersa una consape40 -HT
volezza profonda sul valore aggiunto
prodotto dal lavoro di team, che va
ben oltre la somma algebrica delle
singole capacità individuali.
È chiara la percezione che, all’interno del gruppo, alcune risorse con
spiccate doti naturali performano
meglio di altre, ma che l’assolo del
singolo, in questo caso, non ha lo
stesso valore di un lavoro condiviso
con un livello qualitativo mediamente alto per tutti.
Un valore decisivo in azienda: ora,
chi ha la possibilità di supportare un
collega lo fa con convinzione, sapendo che il risultato complessivo sarà
migliore rispetto al risultato legato al
suo singolo sforzo o alla sua singola
performance.
È sicuramente un’esperienza di rottura rispetto alla classica formazione
che il Gruppo ha fatto e continua a
fare sulle proprie risorse: un approccio innovativo che ci ha sorpreso per
la qualità dei risultati.
Qual è la differenza rispetto ad
altri percorsi più tradizionali come
i laboratori sulla comunicazione efficace, il public speaking o il team
building?
Leovino: Di solito chi partecipa a
questi corsi tende a classificarli come
attività formative aziendali e questo
può limitarne l’impatto. In Fincons
Group, l’esperienza teatrale esula
dall’ambito professionale. Tant’è che
i colleghi investono il loro tempo libero, al di fuori dell’orario lavorativo.
Lo fanno su base volontaria perché ci
credono e l’attività non è “inquinata”
da finalità altre che non siano quelle
proprie dell’arte performativa: non è
formazione travestita da teatro, è teatro puro e, forse proprio per questo,
veicola una crescita profonda della
persona, chiamata a mettersi in discussione e giocare al meglio le proprie capacità, che si riflette poi in tutti
gli ambiti della vita, incluso quello
aziendale.
Ma è una consapevolezza maturata
e applicata in modo naturale.
Che tipo di impegno richiede il laboratorio?
Delzotti: Una pausa pranzo a settimana, con l’integrazione di una o due
sere, tra le 18.30 e le 21, man mano
che si avvicina lo spettacolo finale, il
19 giugno, al TeatrOreno di Oreno
di Vimercate. L’iniziativa è stata comunicata attraverso l’intranet aziendale, con reclutamento aperto a tutti,
compatibilmente con la logistica dei
collaboratori dislocati sul territorio.
Inizialmente hanno aderito in 22,
poi, c’è stata una selezione naturale
che ha portato a un gruppo stabile di
nove persone. Sicuramente replicheremo l’esperienza e, oltre al teatro,
stiamo pensando a serate di lettura
per riavvicinare le persone in maniera meno scolastica a testi importanti,
appartenenti a generi e filoni diversi.
Cercheremo di comprendere meglio
il nostro mondo, attraverso la comprensione di altri mondi, altre narrazioni, partendo dal tema del mito, la
letteratura fondativa di ogni popolo.
Sono convinta che le persone abbiano
bisogno di respirare orizzonti ampi
oltre a quello del lavoro, per intuire
che c’è un tempo diverso rispetto a
quello fugace della nostra quotidianità, che è quasi sempre il tempo della
cultura e della conoscenza.
Un aspetto su cui Fincons Group
investe molto. Perché?
Leovino: Per seguire i clienti con
passione bisogna essere persone appassionate. Così si riassume il nostro
approccio al mercato. E abbiamo trovato nell’arte un codice che apre la
mente, soprattutto in un settore come
l’IT, apparentemente lontano da tutto ciò che il termine “passione” evoca. Le iniziative su questo fronte sono
molteplici. Per esempio, il concorso
fotografico con il quale si è chiesto
ai dipendenti di tradurre questo concetto in uno scatto. Le immagini migliori sono finite nel Calendario 2014,
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che esprime la nostra visione di IT
emotion. È un esempio di come l’arte
entri nel business e, soprattutto, è un
messaggio che si replica tutti i giorni
dell’anno, sulle scrivanie dei nostri
dipendenti nel formato da tavolo.
Questo approccio ci differenzia anche
sul mercato, il cliente lo percepisce e
la storia recente ce ne ha reso merito,
posizionandoci tra i principali player
nazionali del mondo IT.
Basta la passione per differenziarsi sul mercato?
Leovino: La scelta appassionata,
tradotta in plus competitivo, è stata
quella di puntare sull’acquisizione
di competenze molto specifiche per
ciascuno dei segmenti di mercato in
cui operano i nostri clienti. Abbiamo
studiato a fondo i processi di business
delle aziende attive nei media, nelle
energies, nelle utilities, ecc., proponendoci ai diversi player come interlocutori specializzati, con soluzioni
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informatiche ritagliate sulla loro operatività. È il modus operandi che ci
distingue da altri competitor. Ovviamente mantenendo standard d’eccellenza, perché si può sedurre il cliente
ma poi occorre rispettare le aspettative generate.
Perciò avete dato vita alla Fincons
Group Academy?
Leovino: L’IT Business school di
Gruppo nasce a Bari, dove l’azienda
La scuola prevede lezioni tradizionali
d’aula e programmi di training on the
job all’interno dell’azienda, a cui viene associato, dopo un certo periodo,
uno stage presso i nostri clienti principali, monitorato da un tutor che segue l’attività della risorsa. Al termine,
il giovane viene inserito nell’organico
Fincons Group.
Quali programmi avete attivato,
invece, per il personale interno già
annuale in formazione si aggira intorno ai 250/300mila euro. Si va da
attività più tradizionali, finanziate
attraverso Fondimpresa o Fondir,
mirate soprattutto all’acquisizione di
soft skills, a una formazione di tipo
specialistico, erogata in maniera continua, legata ai nostri servizi e ad alcune certificazioni richieste per poter
intervenire sulle ingegnerizzazioni
di processi presso i clienti. In questo
momento, per esempio, siamo impe-
Anna Maria Delzotti
ha una sua sede e un centro di competenza specifico nel mondo IT. Anche
grazie a una rete di contatti territoriali, con l’università, si è deciso di avviare un progetto per formare figure
professionali specialistiche, prevalentemente giovani neolaureati, sia nel
campo dello sviluppo applicativo sia
dei processi aziendali, da inserire a
fine percorso all’interno del Gruppo.
consolidato?
Leovino: Tenendo conto che la nostra è una società people based, in cui
le persone rappresentano il vero asset, l’ottica è sempre quella di fornire
ai dipendenti un elemento distintivo, perché siano in grado di operare
al meglio presso i clienti, e ai nostri
clienti la giusta motivazione per continuare a sceglierci. L’investimento
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gnati in percorsi finalizzati al conseguimento della certificazione di PMP
(Project Management Professional).
Abbiamo poi programmi di specializzazione legati alle piattaforme Sap
e Oracle. Di recente, abbiamo sostenuto un investimento importante
anche su Avaloq, la piattaforma europea di riferimento nel mondo bancario.
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