a.a. 2016-17 Kant tra ragione emozioni e passioni Introduzione

STORIA DELL’ETICA
a.a. 2016-17
Kant tra ragione emozioni e passioni
Introduzione Lezione IX
Separare i contenuti dall’universale
• Gli
universali prima di Kant erano Idee
•
Oppure per induzione e abitudine nell’esperienza
•
Compito della Critica della Ragione Pura:
Trovare il fondamento di un sapere incontrovertibile, su cui tutti sono d’accordo e
fa questo separando i contenuti dalle forme. Solo le forme sono universali.
In questa maniera giustifica il sapere della scienza, ma non il sapere morale
Uscire dallo stato di minorità
•
Nella riposta alla questione «Che cos’è l’illuminismo» (1783), Kant fa appello
all’autonomia nella condotta
•
La prudenza era diventata compiacenza e quieto vivere
Tutti gli imperativi erano condizionati ed erano mezzi per raggiungere un altro fine
e l’inclinazione fa da padrona
La prefazione
•
Inizia parlando della divisione greca della filosofia: fisica, etica e logica.
•
Il sapere si può occupare delle forme o della materia
•
Logica = filosofia formale. Si occupa delle forme universali a prescindere dalla
materia ed è a prescindere dall’esperienza
•
La fisica si occupa di oggetti determinati e di leggi della natura
•
L’etica si occupa di cose materiali e di leggi della libertà
•
Fisica e etica hanno una parte empirica
•
Perché metafisica dei costumi e non empirica?
Bisogna dividere i campi
•
Filosofia empirica si basa sull’esperienza
•
Filosofia pura se si basa sui principi a priori di concetti determinati
•
Compito che si pone è scindere la parte empirica da quella a priori
Metafisica dei costumi
Antropologia pragmatica
A priori dell’esperienza
Questa è la morale vera e propria (p. 5)
Perché è necessario distinguere empirico e
razionale? p. 5
Situazione culturale
•
Filosofi popolari = tendono a individuare principi facilmente assimilabili e di immediata
efficacia per la vita e la felicità terrena dell’uomo
Illuminismo scolastico (Christian Wolff)
Filosofi popolari
di impronta divulgativa (in parte
legati alla moralistica inglese)
Regole del ben vivere, ma ognuno se le gioca a suo piacimento
Ogni imperativo è un mezzo per raggiunge quello o quell’altro fine, che l’inclinazione o la
somma delle inclinazioni prescrive di raggiungere ( lettera di Kant 1772 a Marcus Herz)
Filosofia morale pura cerca la legge
morale
•
Kant si domanda se non occorra una metafisica dei costumi prima di indagare i
bisogni dell’uomo, prima di indagare la parte materiale dell’uomo, prima di
indagare le circostanze in cui l’uomo vive
•
Il dovere deve esser un’obbligazione a prescindere dalle situazioni e dalle
disposizioni e inclinazione degli uomini (p. 7)
•
Morale razionale, non più provvisoria, non più solo consigli
•
Una morale capace di indipendenza sia dalla natura dell’uomo sia dalle
circostanze politico-religiose
•
Non cerca regole pratiche, ma la legge morale, che non sia basata sulla fede,
ma sulla ragione
•
Poi si vedrà se nell’esperienza sia applicabile
A priori p. 7
Un passo indietro
•
Kant cerca, quindi, nella ragione una legge che è prima dell’esperienza e che
viene accolta nella volontà dell’uomo e viene attuata nelle situazioni contingenti
•
Vuole cercarla perché è un brillante grezzo nella nostra coscienza che se portato
alla luce potrà illuminarci e con maggiore vigore potrà applicato nel corso della
vita
•
La filosofia pratica o metafisica dei costumi?
•
Perché ragione pura pratica, non solo pratica
Perché cercare questo metafisica p. 9
Situazione filosofica
•
Filosofia popolare (Johan Jacob Engel, Moses Mendelssohn, Christian Garve…):
propagarono la cultura illuministica - Kant era in dialogo con loro e polemizza con loro
•
Filosofia scolastica( Christian Wolff, che aveva scritto una filosofia pratica universale=
uno stato di polizia)
Sapere mondano pratico universale:
davano consigli secondo le circostanze.
Fondavano la loro filosofia pratica
sulla natura dell’uomo
Morale universale
leggi a priori con dei contenuti di
quello che si doveva fare a
prescindere dalla propria natura e
dalle circostanze
Stessa distinzione nella conoscenza
•
Logica
filosofia trascendentale
regole del pensiero
regole del pensiero puro
generale
•
Filosofia pratica universale (Wolff)
metafisica dei costumi
concetti pratici a posteri e a priori
Leggi applicate
volontà pura possibile non le azioni
PERCHÉ FONDAZIONE DELLA METAFISICA DEI COSTUMI?
Ragione Pura pratica
•
Vuole mostrare il nesso con la ragion pura speculativa
•
Per questo: fondazione della metafisica dei costumi
•
Questo diverrà palese nella terza parte del libro
Metafisica dei costumi p. 13
•
Poi scriverà la metafisica dei costumi
•
La Fondazione della metafisica dei costumi è prima = ragion pura pratica simile
alla critica della ragion pura speculativa
semplicemente nell’applicazione.
Risultato atteso
•
La morale, in quanto ragion pratica, è svincolata dalla prudenza mondana ed è
concepita sia in opposizione alle armonie utilitaristiche, sia alla separazione di
morale e mondo
risultato
intreccio di secolarizzazione = concetti religiosi trasportati nel mondo
mondanizzazione = formazione di nuovi concetti
Il senso comune
Kant inizia il suo viaggio partendo dal senso comune, ovvero dalle opinioni comuni
su ciò che è illimitatamente buono
•
Che cosa viene considerato buono in modo imparziale?
•
Buono per disposizione?
Buono senza limitazione
•
La misura come medietà non funziona
•
Aristotele e il punto di vista del vile
•
Buono senza limitazione
•
Morale dell’intenzione
Volontà
la buona volontà
situazione e doni della fortuna
azione
Posso intervenire e farla diventare buona
Critica all’etica degli antichi (p. 17)
Volontà buona (p. 17)
•
Chi governa la buona volontà?
La ragione
Quali sono i fini della ragione?
Istinto e ragione
•
Non possono essere i fini della natura
•
Per la conservazione di sé , per il proprio benessere, per la felicità l’istinto è più
esatto
•
A che cosa serve allora la ragione?
Fini della ragione (p. 19)
Per contemplare se stesso e sentirsi felice di come è
Non ritorno alla natura, ma allo status civilis trasformazione delle
forze organizzate naturalmente in forze organizzate civilmente e
moralmente
Fini della ragione
•
Non per la felicità, perché l’uso della ragione comporta una fatica che non è mai
ricompensata in termini di felicità
•
Invidia di quelli che hanno meno ragione
•
Perché?
•
Ma allora perché siamo dotati di ragione pratica?
Il sommo bene
Al massimo si può raggiungere una certa contentezza di sé
STORIA DELL’ETICA
a.a. 2016-17
Kant tra ragione emozioni e passioni
Lezione X
Filo rouge
•
Non abbiamo la ragione pratica per raggiungere la felicità, perché alcune volte
la ragione non ci aiuta a essere felici e soprattutto non possiamo soddisfare tutti
i nostri desideri e tutti i nostri bisogni
•
la facoltà pratica che ha influsso sulla volontà non perché si possa raggiungere
un altro scopo come per esempio la felicità, ma solo per se stessa per
raggiungere la «buona volontà»
•
Questo porta a una contentezza di sé (p.23)
•
Per arrivare a questo bisogna rischiarare il concetto di dovere:
PRIMO PASSO
• Esaminare
«il concetto di dovere, che contiene quello
di una volontà buona, sebbene con certe determinate
limitazioni e ostacoli soggettivi, i quali però lungi dal
celarlo o dal renderlo irriconoscibile, lo rendono
evidente per contrasto, facendolo risaltare con ciò in
modo tanto più chiaro» (p.23)
Compito di Kant
•
Rischiarare il concetto di dovere, che contiene il concetto di buona
volontà, al di là degli ostacoli e limitazioni soggettive
•
Il primo passo : cercare le azioni che si fanno per dovere
•
Scartare le azioni contrarie e quelle che sono conformi al dovere per
inclinazione e per interesse personale (p. 23).
•
Dovere per il dovere, fine a stesso non per qualche altro scopo. Deve
essere al di là del «caro io».
•
Es del bottegaio di Kant e di Adam Schmidt: «il birraio e il fornaio non
rendono i loro servizi per benevolenza, ma per l’amore che hanno per se
stessi» e ancora «Noi non ci rivolgiamo alla loro umanità, ma al loro
interesse (self-love)» (Morale dei sentimenti e ricchezza delle nazioni,
Guida, 1974, p. XLII nota e p. 266
•
Es. conservare la propria vita (p. 25)
•
Es. Filantropia (p. 27)
Il senso comune cosa dice? p. 29
•
Amare il prossimo
•
Amore pratico e amore patologico (per inclinazione)
risiede nella volontà
nella sensibilità
quindi è per dovere
questo è per inclinazione
Esempio passi della scrittura
ama il prossimo anche il nemico
Secondo passo
•
Dalla felicità del senso comune si arriva alla seguente proposizione: « un’azione
compiuta per dovere possiede il suo valore non nello scopo che deve attuarsi
per suo mezzo, ma nella massima in base alla quale viene decisa» (p. 29)
•
Non è l’oggetto dell’azione, ma il principio del volere senza considerare i fini che
possono essere attuati tramite l’azione
•
Morale dell’intenzione e etica della responsabilità delle proprie azioni rispetto al
risultato
•
Deve fare appello a un principio a priori.
•
Dove possiamo trovare il principio a priori, che è formale e che insieme al
movente a posteriori, che è materiale, compone l’azione?
Scoprire la volontà
Volontà
Principio a priori
Legge pratica
movente a posteriori
Terzo passo
•
«dovere è necessità di un’azione rispetto alla legge»
•
Rispetto si può provare solo per la legge non per un oggetto.
•
Puro rispetto
legge pratica
Volontà
Oggettivamente: legge
soggettivamente: rispetto
anche a danno di tutte le
inclinazioni
Nota di Kant: non confondere rispetto con un
oscuro sentimento, ma come effetto ( p. 3132)
Valore morale dell’azione
La legge
•
Qual è la massima che deve determinare la volontà senza tenere conto degli
effetti dell’azione e secondo la quale la volontà si chiama buona senza
limitazione?
La volontà buona, p. 33
•
La volontà determinata dalla legge è buona assolutamente e senza limitazione
•
Allora se spogliamo la volontà di tutti gli impulsi non resta che
•
«l’universale conformità alla legge delle azioni in generale, che, sola, deve
servire da principio per la volontà, ossia non devo comportarmi se non in modo
che io possa volere che la mia massima debba diventare legge universale»
Es. non mentire
•
Astuzia
e
Contro la legge
prudenza
conforme alla legge
Veritieri per dovere senza pensare alle conseguenze
Massima per prudenza varia
Massima per dovere è universale, vale sempre e in tutte le situazioni e può essere
alla base del cittadino
Diventa chiaro bene e male
•
Male è deviare dal principio del dovere e dalla massima
universale
•
Se si segue il principio della prudenza varia secondo le
circostanze, secondo l’utilità o il danno che se ne può trarre
•
Ulisse e Filottete
•
Può diventare il mentire una massima universale per me e per gli
altri?
•
Posso voler mentire, ma non posso volere che sia legge universale
«la mia massima, appena fosse resa legge universale, non potrebbe
non distruggersi da sé» (p. 35)
Luce che ci guida nell’agire, p. 37
•
La domanda «puoi volere che la tua massima divenga legge universale? Quando
non puoi volerlo, la massima è da rifiutare, e non per uno svantaggio che ne
verrebbe a te o anche ad altri, bensì perché essa non può essere ammessa
come principio di una legislazione universale»
Criterio di giudizio p. 37
« la facoltà pratica di giudizio (è) nell’intelletto comune così tanto al sopra di quella
teoretica»
Perché la ragione teoretica appena si allontana dall’esperienza cade in contraddizione
Se il comune intelletto umano
sa questo, a che occorre il
filosofo?
Pratica e sapere
Contro la sofistica della morale
•
La dialettica è logica dell’apparenza, si discute intorno alla legge del dovere
mettendo in dubbio la sua validità:
La si tira verso i nostri desideri e inclinazioni, la si confonde e la si priva della loro
dignità
La comune ragione umana per esigenze pratiche e non conoscitive è spinta verso
la filosofia pratica:
«al fine di ottenere notizia e chiara indicazione sulla fonte del suo principio e sulla
giusta determinazione in opposizione alle massime che riposano sul bisogno e
sull’inclinazione, in modo da trarsi fuori dalle difficoltà verso le esigenze di
entrambi i lati e da non correre il pericolo di smarrire ogni autentico principio
morale» (p. 41)
Gli uomini discutono che cosa è bene e male, ma cadono nella confusione
dialettica
Allora occorre un nuovo tipo di dialettica
una completa critica della nostra ragione
Seguendo il filo rosso
•
Kant non dà consigli per l’agire, né indicazioni, né precetti
•
Vuole promuovere l’autonomia del singolo come cittadino del mondo
•
Autonomia del singolo non è isolato nella sua singolarità. Ogni uomo è sempre
uomo di mondo
•
Autonomia significa che ragiona con la propria testa, senza essere guidato da
altri, senza essere sottomesso a altri
•
Pe questo Kant vuole conoscere come funziona la ragione pratica
Risposta alla domanda: Che cos’è l’illuminismo?
Non è la rivoluzione che dà autonomia
Che significa diventare
maggiorenni ?
È faticoso l’uso della ragione
•
Per questo Kant dice che non può essere la felicità l’uso della ragione
•
Siamo dotati di ragione pratica. Negare questo peso significa diventare
dipendenti dagli altri
•
Felicità per Aristotele era rinunciare agli eccessi, era pur sempre entrare nella
maggiore età. Il bambino non è felice perché non ha ancora sviluppato la
ragione
Sezione prima
•
Conoscenza comune pratica
Conoscenza filosofica
Inizia l’indagine della volontà buona per accedere a ciò che è prima della volontà
buona, a quei principi della ragione che fanno buona la volontà
Vuole rischiarare il concetto di dovere, che contiene il concetto di buona volontà,
al di là degli ostacoli e limitazioni soggettive
Dovere per il dovere, fine a stesso non per qualche altro scopo. Deve essere al di
là del «caro io».
Sezione prima 2
•
Non guarda al contenuto dell’azione (che varia sempre secondo la situazione e
le disposizioni del singolo) ma al principio della volontà buona
Volontà
Principio a priori
movente a posteriori
temperamento del singolo
Terzo passo
•
«dovere è necessità di un’azione rispetto alla legge»
•
Rispetto si può provare solo per la legge non per un oggetto.
•
Puro rispetto
legge pratica
Volontà
Oggettivamente: legge
soggettivamente: rispetto
anche a danno di tutte le
inclinazioni
Coscienza comune
•
La coscienza comune chiama buona volontà quella che segue massime che
possano valere come legge universale
•
La coscienza comune è capace di escludere tutti i moventi sensibili dalle leggi
pratiche, ma occorre la filosofia affinché la coscienza comune non si lasci
sedurre: ha una conoscenza pratica, ma quando inizia a discutere con gli altri o
con se stessa si lascia tirare da tutte le parti e non è costante. Soprattutto viene
tirata dai «bisogni e dalle inclinazioni la cui intera soddisfazione raccoglie sotto il
nome di felicità» (p. 39). Anche se poi la ragione pratica non approva. Non
dimentichiamo il dialogo dentro di noi.
•
Si sente il bisogno di chiarire il principio che regge l’agire morale
Passaggio dalla ragione umana alla
coscienza filosofica
Dialettica
logica dell’apparenza = cerca di definire concetti, ma si
arriva solo a antinomie
Necessità di una diversa dialettica, che non ha come scopo la definizione, ma un
esame della ragione pratica
Indagine del dovere nella filosofia
popolare
•
Da dove si può trarre il concetto di dovere?
•
Non dall’esperienza e Kant ci ricorda che molti osservano che non è possibile
nell’esperienza un’azione per dovere, ma solo per amore di sé più o meno
raffinato e tuttavia non negano che ci sia un’intenzione morale nelle azioni
umane
•
Nelle azioni che si vedono, quindi nell’esperienza, non possiamo scorgere i
principi che non sono oggetti della vista
Comandi della ragione pratica p. 4547
Morale nell’esperienza?
•
Esempio dell’amicizia
Anche cerchiamo una pura lealtà nella amicizia anche se non potrebbe esserci mai stato
un amico leale sino ad ora
•
La moralità non è data né dalla tradizione, né dalla religione, né dal regime politico:
sono tutti casi empirici, soggetti alla contingenza a al periodo storico
•
Mentre la morale è un fatto di ragione: è nelle strutture universali della ragion pratica,
cioè è un comando generale che fa da filtro alle motivazioni empiriche
•
I concetti popolari ben vengano, ma dopo l’ascesa ai principi della ragion pura pratica
•
Dopo ave r fondato la dottrina dei costumi si accedere ad una esposizione popolare
Dio
•
Dio deriva dal concetto di Sommo Bene, dall’ «idea della perfezione morale,
che la ragione traccia a priori e che connette inscindibilmente con il concetto di
una volontà libera» (p. 49)
Filosofia pratica popolare
•
Fonda i costumi su una pratica popolare della condotta di vita
•
Vanno incontro al popolo e indicano delle motivazioni, dei contenuti, danno una
serie di principi pseudorazionali e di osservazioni raffazzonate, che possono
servire solo per le chiacchere di tutti i giorni
•
Parlano della natura umana, del sentimento morale, del timore di Dio, di felicità
(p. 51)
Dove vuole arrivare Kant? pp. 52-53
•
Puri concetti di ragione, liberi da ogni empiria
•
Con questo tipo di metafisica si può determinare con esattezza il giudizio speculativo su
ciò che è conforme al dovere
Ma come arriviamo a questi principi puri che
dovrebbero fondare la metafisica dei costumi?
Con l’astrazione del contingente e dell’empirico?
Oppure?
Fondazione p. 55
leggi
•
Ogni cosa della natura opera secondo leggi
•
Solo l’essere razionale può agire secondo la rappresentazione delle leggi
•
Può scegliere ciò che la ragione riconosce come buono
•
Buono per mezzo delle rappresentazione della ragione, quindi non per cause
soggettive
•
La volontà perfettamente buona starebbe perciò, allo stesso modo sotto leggi
oggettive e costretta da queste
Che cos’è il dovere?
Perché il dovere?
Volontà santa e volontà umana
•
Volontà santa
non ha imperativi: è buona, non deve essere buona. Il
suo volere è concorde alla legge
•
Volontà umana non è interamente concorde alla legge, perché ha anche
inclinazioni soggettive, che non concordano affatto con quelle oggettive,
universali, per questo
deve: la legge oggettiva è costrizione
Sollen p.57
Sollen e Müssen
1.
c’è l’alternativa e la scelta
2.
nel secondo caso non c’è alternativa
1. È assolutamente necessario compilare una domanda per l’iscrizione: «devi
(muss) compilare questa questo foglio»
2. Devi (soll) prendere questa medicina (è un’indicazione, ma sta poi alla mia
scelta, ma è fortemente indicato che va presa la medicina)
L’imperativo ipotetico
•
Ci dice che l’azione è buona per qualche scopo possibile o reale
•
In questo caso è problematicamente pratico
assertoriamente pratico
Sono abilità
es. la felicità
Prudente e imprudente
Due tipi di imperativi ipotetico
L’azione è buona come mezzo per raggiungere un fine
L’azione è comandata in senso assoluto, ma come un mezzo per un fine diverso
1. Problematicamente pratico = regole di abilità (tecnici)
Acquisire competenza per il futuro
Abilità senza sapere per quale fine poi si useranno
2. Assertoriamente pratico (prudenza, è consigliato)
per raggiungere la felicità (pragmatici)
Prudenza nota di kant
Prudenza e felicità
•
È impossibile sapere cosa si vuole per essere felici
Facciamo a noi stessi la domanda
«che cosa vuoi per essere felice?»
«Quale fine ti prometti di raggiungere per essere felice?»
Imperativi della felicità, p.67
«Per essere felici non si può agire secondo principi determinati, bensì
secondo consigli empirici…. la felicità non è un ideale della ragione bensì
dell’immaginazione, che riposa su fondamenti empirici» (p. 69).
Occorrerebbe un’onniscienza
Imperativo apodittico
•
È completamente a priori e non abbiamo nessun esempio
•
È una proposizione sintetico-pratica a priori
p. 71.
Differenza dall’ipotetico
•
Nell’ipotetico, se non vogliamo più un certo fine non siamo più obbligati
•
« mentre il comando incondizionato non permette alla volontà alcuna preferenza
per il suo contrario, quindi è il solo a comportare quella necessità che noi
esigiamo dalla legge» (p. 73)
•
Resta solo una legge universale illimitata e senza condizione e le massime
dell’azioni devono essere conformi a questa legge
I° formula dell’imperativo
categorico
Massima e principi nota di Kant,
p.75
•
È un comando disinteressato
•
Ha una forte connotazione stoica
•
Virtù = dovere
•
Virtù morale è diretta al bene generale
Kant tra ragione emozioni e
passioni
a.a. 2016-17
Lezione XI
 Kant ha indagato nella prima sezione la volontà buona,
cercando di individuare – dall’uso che fa del termine la
conoscenza comune – che cosa fa buona la volontà.
 Non possono essere certo le motivazioni individuali, né i
contesti in cui si svolge l’azione o le disposizioni del singolo
che fanno buona un’azione!!!
 Cerca, quindi , i principi a priori e l’individua – sempre nella
coscienza comune – nel rispetto della legge e delle massime
che valgono come universale e che, quindi, non danno ascolto
al «caro io»
 La coscienza comune sa che rende una volontà buona il fatto
che obbedisce a una legge che possa valere come universale,
ma sente il bisogno di passare alla filosofia per comprendere
meglio, per non perdersi e per dare consistenza, continuità al
suo comportamento ha bisogno di discutere che cosa indica la
ragione rispetto alle inclinazioni e alle situazioni
 Dialogo con gli altri e dialogo interiore
 Dialettica naturale
smarrirsi
esigenza di filosofia pratica per non
 Kant propone una dialettica pratica= andare a far brillare i
principi a priori
 Idea della perfezione morale a priori. Es. amico ideale e amico
reale
 Dovere non è un concetto dell’esperienza
 Tutti i concetti morali hanno la loro origine a priori nella
ragione umana
 Bisogna ricavarli dalla ragione pura pratica
 Per questo occorre il passaggio dalla filosofia popolare
(perché questa usa solo esempi) alla fondazione della
metafisica dei costumi
 Indagare la facoltà pratica razionale per vedere come dalle sue regole emerge il concetto
di dovere
 La ragione non consiglia, ma impone, comanda
 Dovere = Sollen
 Volontà perfettamente buona = volontà divina
 Essere e dover essere
uomo
Imperativi ipotetici
abilità
e
categorici
e pragmatici
apodittici
(tecnici)
quelli per raggiungere la felicità
(sono quelli della prudenza)
senza esempi – una legge
universale illimitata
e senza condizione
derivano dall’esperienza
le massime devono
derivare da questi
 Ideale dell’immaginazione e non della ragione (p. 69), ovvero i
consigli che dà devono organizzarsi nello spazio e nel tempo
 I consigli sono empirici
 Felicità completa impossibile
 Perché?
 Non è della ragione perché la ragione non può conoscere e
raccogliere in una sola immagine che cos’è la felicità
 l’immaginazione ha molteplici immagini
 ALLORA IL FINE è SOLO POSSIBILE
 Imperativo categorico comanda necessariamente a
prescindere dell’esperienza
 È una proposizione sintetico-pratica a priori
 Prima formula:
 «agisci soltanto secondo quella massima per mezzo della
quale puoi volere insieme che essa divenga legge
universale»
 perché è SINTETICO-PRATICA A PRIORI
 Quali elementi sintetizza?
 E perché è a priori dell’esperienza?
 Nota a p. 73
 Bisogna stare attenti ad eliminare le promesse che possono
nascondersi nell’imperativo
 Che non sia un consiglio per evitare qualche male
 Non deve esserci nessun altro movente che la legge per la legge
 Va indagata la possibilità di un imperativo categorico
interamente a priori
 La volontà può avere dei principi che però possono essere
abbandonati se viene meno lo scopo, perché in alcuni casi
sono consentite le deroghe
 In questo caso invece si cerca la legge pratica per la volontà
 Müssen e sollen
 Imperativo ipotetico
e
Non so cosa conterrà perché
deriva dalla situazione
dolo dopo che è data la situazione
dosso sapere che devo fare
categorico
lo so sempre
e prima
dell’esperienza
 Cosa centra la natura?
 Le leggi della natura sono necessarie
 Accadano senza eccezioni
 Si devo volere così anche quella legge universale della morale
 Si deve volere che il principio della morale accada come una
legge di natura, senza deroghe
 Derivazione da questo principio di doveri (in questo contesto è
solo una prova!)
1. Può valere come legge universale il suicidio quando le
contingenze sono troppo pressanti e soffro tanto?
2. e il promettere che non posso mantenere?
3. e evitare qualsiasi sforzo che sarebbe necessario per ampliare
le disposizioni naturali?
4. se a uno va tutto bene, mentre gli altri soffrono, e non fa nulla,
può valere come legge universale della natura
«Ma anche se è possibile che una legge universale della natura
potesse sussistere secondo una tale massima, è tuttavia
impossibile volere che tale principio valga ovunque come legge
della natura» (p.79)
 Dalla situazione e dalle disposizioni
posso trarre massime ma mai una
legge
 Siamo arrivati così a dimostrare che
sussista un imperativo che comanda
senza riferimento agli impulsi?
1. leggi di ciò che accade
2. legge di ciò che dovrebbe (sollen)accadere (anche se
non accade mai)
Volontà agisce in conformità a rappresentazioni di leggi
fini = effetti dell’azione
fini soggettivi
(materiali)
fini oggettivi
(formali)
fine in se stesso
Azione
Il fondamento soggettivo del desiderare
della volontà
Movente
pulsionale
Fini soggettivi
Prinicipi materiali
fondamento oggettivo
Motivo (principio
dell’agire)
fini oggettivi
principi formali
Che cosa ha valore assoluto ed è
fine a stesso per Kant?
E per noi oggi?
Oggi siamo considerati dotati
di ragione? È questa la nostra
specificità?
La ragione ha perso di valore?
1.
Suicidio = fine a stesso? Non dispongo della mia persona
2.
la promessa che non posso mantenere= come tratto l’altro?
Come mezzo?
3.
Non voglio sforzarmi mettendo in gioco capacità che pur ho: in
questo caso non contrasta l’umanità, ma la legge deve anche
promuovere l’umanità come fine
4.
Mia felicità
infelicità degli altri
Questo Fine non può essere tratto dall’esperienza: per questo è un
principio dell’umanità e di ogni natura razionale e, quindi sorge
dalla ragion pura pratica
L’umanità non è fine soggettivo degli uomini, ma come oggetto che
dà si ponga come fine. L’umanità non è il mio fine
È universale
È la volontà come autolegislatrice = sollen
 La mia volontà è necessitata ad agire nel rispetto di quella legge,
in questo caso sarebbe condizionata.
 Ma l’obbligo ad agire ha come fine la volontà come universalmente
legislatrice
 Ogni essere razionale è universalmente legislatore per mezzo di
tutte le massime della sua volontà
 Architettonica dei fini
 Regno da costruire
 Regno di dio
dipende dalla grazia
secolarizzato
indipendentemente dalla
grazia-felicità
senza riferimento a un
monarca
retto dall’egemonia della virtù
morale
dove l’uomo è come fine
Kant tra ragione emozioni e passioni
a.a. 2016-17
Lezione XII
Moralità e regno dei fini
• Noi partecipiamo a questo regno dei fini in quanto
essere razionali
• Ma il
regno dei fini non può essere reale perché non
siamo solo razionali
• Il regno dei fini non riguarda il capo ma ogni membro
della società
Regno dei fini = membri come fini a se stessi
Essere razionale
•
La legislazione deve trovarsi in ogni essere razionale e deve sorgere dalla propria
volontà
•
Tutte le massime dell’uomo razionale devono essere alla luce di una legge
universale e in modo
«che la volontà, attraverso la propria massima, possa considerare se stessa come
universalmente legislatrice» (103)
Tutti gli esseri razionali ubbidiscono a una legge che si danno loro stessi = dignità e
la dignità umana non ha prezzo
E come può essere fine a se stesso un membro
di questa comunità?
La moralità
• È la moralità che è la condizione per cui
un essere
razionale può essere fine a se stesso
• È la moralità che gli dà dignità
• Che cos’è la dignità? Quando abbiamo dignità?
• Quando raggiungiamo l’onore e il rispetto della
comunità?
Prezzo
dignità 103
•
Prezzo di mercato
diligenza
•
Prezzo di affezione
•
La dignità non ha prezzo
inclinazioni e bisogni umani abilità e
onore soddisfazione
Il prezzo sta dalla parte dell’egoismo, della condotta del singolo
secondo l’interesse soggettivo
L’uomo è un valore e non può essere scambiato secondo un prezzo
Solo autonomia è il fondamento della dignità di ogni essere umano
Leviatano (Laterza 1974): «valore di un uomo è, come di tutte le altre
cose, il suo prezzo» (p. 73) per Hobbes la dignità è il valore attribuito
ad un uomo dello Stato
Valore delle azioni 105
Formule dell’imperativo categorico
(107)
•
Forma = il primo = universale agire come se le nostre massime possano valere
come quelle della natura
•
Materia = il secondo = come fine in se stesso
•
Determinazione
«Tutte le massime che vengono dalla legislazione propria devono accordarsi con un
possibile regno dei fini, come fosse un regno della natura»
Fine non da realizzare, ma come fine a se stesso
Idea regolativa o sogno utopico? p.
111
•
Kant spera che una volta che il principio della ragione venga fatto brillare
possa seguirne un modo diverso di comportarsi degli uomini:
•
Possibile solo come analogia al mondo naturale
Regno dei fini e il singolo ora, ivi
•
Ma il singolo non può agire bene solo se il regno possa essere attuato
•
Deve agire per la dignità sua e dell’umanità
•
È sublime il fatto che l’uomo può porsi fini o ideali che non siano sottoposti alla
legge naturale dei bisogni
Il singolo e il santo 113
Volontà buona
Volontà
•
determinata da
legge a priori
inclinazioni e bisogni
Legge dell’autonomia
Se mi è più chiara sarà determinata di più dalla legge a priori e sarà volontà buona
La moralità è il rapporto delle azioni con l’autonomia della libertà
Principio supremo della volontà
• L’autonomia che è il contrario dell’eteronomia (p.117)
• Perché autonomia non arbitrio di fare quello che si vuole?
• Perché in caso di arbitrio abbiamo un’eteronomia?
• Perché è eteronimia se seguo una rappresentazione della
ragione?: p.es. aiutare gli altri ad essere felici
• Principi empirici e principi razionali, perché non possono
diventare il principio supremo
Principi dell’agire
• Principi empirici
derivano dalla felicità o sul sentimento
morale
• Principi razionali derivano dall’idea di perfezione, quindi
su Dio
• Come mi devo comportare nei riguardi degli altri? Devo
aiutarli a diventare felici?
• Perché la moralità non può basarsi sul sentimento
morale?
Nota di Kant 120-122
•
Il sentimento morale = a quello della felicità
•
Essere buono perché godo della felicità altrui dipende dalla mia disposizione e non
può essere universale
•
La filosofia deve dimostrare la purezza della legge morale come custode delle
proprie leggi e non deve essere araldo di quelle suggerite da un senso innato (p.
85)
Dalla coscienza comune alla metafisica
dei costumi
•
Possiamo conoscere a priori la proposizione sintetica che comanda
apoditticamente?
•
È passato dalla coscienza morale comune alla filosofia popolare, e da questa è
approdato alla metafisica dei costumi
Risultato: conta solo la volontà che può essere a priori buona, prima dell’azione,
perché poi quando agisco sbaglio, perché intervengono altre cose. La volontà non è
etero diretta, ma autonoma, perché può essere determinata da se stessa ed è libera
da altri moventi e interessi
Dalla metafisica dei costumi alla
fondazione p. 125
•
È possibile una proposizione pratica sintetica a priori?
Ora si tratta di esaminare la
ragione pura pratica ovvero
indagare perché e come la volontà
è libera
Volontà e libertà
• Volontà = casualità degli uomini razionali
• Libertà
necessità naturale
• Libertà negativa = non è una necessità naturale
secondo leggi
Non è senza leggi
Libertà negativa in senso politico e
giuridic0
Provengono dall’ambito giuridico
•
Per ‛libertà negativa' s'intende, nel linguaggio politico, la situazione in cui un soggetto ha la
possibilità di agire senza essere impedito, o di non agire senza essere costretto da altri
soggetti
•
La libertà negativa si suole chiamare anche ‛libertà come assenza d'impedimento' o ‛libertà
come assenza di costrizione‘
•
Montesquieu: ‟La libertà è il diritto di fare tutto ciò che le leggi permettono»
È la libertà che pone l’accento sul fatto che NON abbiamo costrizioni esterne
LIBERTà DA ……
Libertà positiva in senso politico
Rousseau:
Libero è chi agisce non ubbidisce ad altri che a se stesso
«L’obbedienza alla legge che ci siamo prescritti è la libertà» (Contratto sociale)
Kant ( Pace perpetua) riprende questo e dice che la libertà giuridica è fare tutto
quello che si vuole purché non si rechi danno ad altri
Ma come è la libertà negativa e positiva in senso morale?
Libertà in senso morale
•
•
Libertà negativa = libertà dagli impulsi
Libertà positiva = la facoltà della ragione pura
per se stessa pratica
di essere
libertà positiva
• Libertà di «non agire secondo alcun’altra massima se non quella
che può avere se stessa ad oggetto anche come legge
universale» (p. 129)
• Volontà buona
nella massima
• Che significa?
sintetica a priori perché non è contenuta
Terzo elemento
Che c’è un altro elemento che è fra la volontà e la massima universale e che permette la sintesi a
posteriori
Massima
volontà
libertà
Kant così deduce la libertà del quale abbiamo un’idea, ma di cui non sappiamo ancora cosa sia
Dobbiamo dimostrarla, non possiamo parlarne in base ad esperienze umane
Voi vi sentite liberi? Sicuramente sì, ma questo è un sentire
Dobbiamo dimostrare che appartiene in generale alla attività degli esseri razionali e dotati di
volontà
Libertà di tutti gli esseri razionali
•
Si deve dedurre e non è prova dell’esperienza è un’idea
Storia dell’etica
Kant tra ragione emozioni e passioni
a.a. 2016-17
Lezione XIII
Riepilogo
•
Siamo passati dalla libertà negativa nei suoi due aspetti:
1. liberi dai legami con la natura istintuale
2. liberi da qualsiasi costrizione esterna : la libertà è propria della ragione pura
Alla libertà positiva
•
È la libertà di tutti gli esseri razionali che possono darsi questa massima universale
per se stessa
•
Ma come possiamo definire questa libertà?
•
Possiamo dedurla e da dove?
•
Dall’esperienza?
•
Arriviamo ad essa per astrazione?
•
È nella nostra natura di uomini?
Idea pratica e idea teoretica nota p. 131
Non possiamo dimostrare che dipende dalla nostra natura di uomini.
Perché?
Idea pratica = presupposto
Libertà è un presupposto
La libertà non è spiegabile teoreticamente, ma è un presupposto necessario dell’agire = la
ragione pensa di dare un inizio assoluto
Empiristi
Moralisti
libertà= arbitrio tecnico pragmatico
Scolastici
Kant fa riferimento al cristianesimo = grazia, ma non la nomina e vuole connetterla al mondo
della natura
Libertà e legge morale
Nessun interesse mi spinge ad agire secondo una legge universale, tuttavia
«non posso non prendere a ciò interesse, e comprendere come ciò avvenga»
(p.133)
Quello che devo è quello che voglio se la mia ragione fosse pratica senza
ostacoli
Come accade che « l’universalità della nostra massima come legge debba
necessariamente essere la condizione limitativa delle nostre azioni»? (p. 135)
Come accade che senta la massima universale non costrittiva alla mia
persona e invece credo così soltanto di sentire il suo valore personale?
Perché la legge morale obbliga, p. 135
Come si esce dal circolo vizioso
Deduco la libertà dal fatto che mi sottopongo alla legge morale
Mi sottopongo alla legge morale
Deduco dalla libertà la legge morale
Kant nella Critica della Ragion Pura confessa che l’autentica moralità delle
azioni ci resta nascosta
È un circolo vizioso? p. 135-137
Libertà-uomo
Rimanda quindi alla rappresentazione che
abbiamo di noi stessi
Ma quale rappresentazione abbiamo di noi stessi?
La stessa che abbiamo quando ci prendiamo in
considerazione come un oggetto di fronte?
Che tipo di conoscenza è questa?
Fenomeno p.137
Mi conosco come fenomeno : posso scoprire qui la libertà?
Conoscenza fenomenica
Conosco come appaio a me stesso, non come sono in sé perché
conosciamo sempre in maniera fenomenica
Per questo la conoscenza varia a seconda dell’osservatore il mondo
intellegibile è sempre uguale
Possiamo conoscere l’uomo, e noi stessi in quanto Mensch,
indipendentemente dall’osservazione sensibile? Possiamo conoscere
qualcosa di invisibile? Appena lo poniamo l’invisibile diventa subito
immagine e, quindi, visibile.
Mondo intelligibile e sensibile, p.137
Mondo intellegibile p. 139
Mondo intelligibile
Distinzione mondo sensibile e mondo intelligibile
Diverso secondo la diversità
degli osservatori
è sempre lo stesso
L’uomo ha due punti di vista sulle cose
Intelletto (Verstand)
e ragione (Vernunft)
Conosce ciò che accade
conosce le idee che regolano la
anche nei sensi
nostra condotta
Anche l’uomo comune è dotato di ragione,
però….. p. 139
Limite
Possiamo conoscere questo mondo intelligibile? p. 139
Facoltà del distinguere
L’uomo ha la facoltà di distingue sé dalle cose, coglie la differenza tra sé e le
cose
Per far questo deve appartenere a qualcosa d’altro rispetto alle cose del
mondo sensibile
Per questo il suo compito più nobile è distinguere il mondo sensibile dal
mondo intellegibile
Solo così può indicare i limiti dell’intelletto
L’invisibile
È l’invisibile che mostra i limiti del visibile
«quando ci pensiamo liberi, ci trasferiamo nel mondo intellegibile come suoi membri, e
riconosciamo l’autonomia della volontà insieme alla sua conseguenza, la moralità; e
quando ci pensiamo come obbligati, allora ci consideriamo appartenenti al mondo
sensibile e tuttavia, insieme, al mondo intellegibile» (p. 141)
«l’uomo può pensare la causalità della sua volontà in nessun altro modo che sotto l’idea di
libertà» e questo perché si sente libero dalle cause determinanti del mondo sensibile
Idea della libertà
autonomia
principio della moralità
Secondo Kant è così tolto il circolo vizioso, perché?
Punto debole p. 143
La ragione è doppia, ma è sempre una: però per Kant è il mondo intellegibile che
ha i fondamenti del mondo sensibile
La ragione è legislatrice: come fa le leggi per il mondo sensibile così è in se stessa
legislatrice: «il mondo intellegibile contiene il fondamento del mondo sensibile e con ciò
anche delle sue leggi, dunque riguardo alla mia volontà (che appartiene interamente al
mondo intellegibile) è immediatamente legislatore e quindi deve anche essere
pensato come tale…»
Riepilogo
•
Mondo intellegibile dà le leggi al mondo sensibile
è sottoposto alle leggi della ragione
•
La ragione contiene la libertà come legge del mondo intellegibile
•
L’autonomia della volontà (la volontà non è determinata in toto dal mondo
sensibile degli istinti)
•
Volontà pura appartiene al mondo intellegibile
Oggi si può trascendere il mondo
sensibile?
Ma c’è ancora una contraddizione
nel pensiero di Kant?
Contraddizione
«Tutti gli uomini si pensano liberi nella loro volontà» p. 147 e questo non
viene dall’esperienza, come anche il concetto di necessità, il concetto di
natura
Punto divista speculativo = punto di vista pratico
contraddizione
Oltre la contraddizione
Le due cose non solo devono esistere l’una accanto all’altra, ma devono
essere riunite nello stesso soggetto (p. 149)
E Kant dà il compito alla ragione speculativa di spiegare questa unione e di
porre i limiti del trascendere:
1. Se trascendere è un intuirsi e un percepirsi
abbiamo oltrepassato i limiti
della ragione, lo stesso se la ragione traesse dal mondo intellegibile un
oggetto, un motivo
Pensarsi e intuirsi
Penso me stesso e mi intuisco. Che differenza c’è secondo Kant?
Pensarsi senza darsene un’immagine, senza darsene un oggetto
Tutte le leggi determinate in base ad uno oggetto danno eteronomia
Libertà è indimostrabile p. 155
È un’idea che non può essere dimostrata secondo le leggi di natura, non è possibile
né un’esperienza né una conoscenza
La ragione allora può solo difendere la libertà dalle confutazioni: come in un
tribunale
È come se si pensasse che l’uomo non possa che avere sempre interesse
Storia dell’etica
Kant tra ragione emozioni e passioni
a.a. 2016-17
Lezione XIV
Riepilogo
La libertà non è dimostrabile dal punto di vista teoretico: possiamo solo arrivare ad
antinomie
Abbiamo però guadagnato che per conoscere i limiti della ragione, un parte di noi
appartiene ad un mondo intellegibile. È il segno che possiamo trascendere
Di fronte al tribunale della ragione la libertà può solo essere difesa negando tutte le
affermazioni che vorrebbero dimostrare che non abbiamo libertà
Dobbiamo ora comprendere come sia possibile che l’uomo prenda interesse alla
legge morale
Sentimento morale p. 157
Ma in questa maniera supponiamo una ragione che susciti un sentimento di piacere
verso la soddisfazione del dovere. Spiegare però «come e perché l’universalità della
massima in quanto legge, quindi la moralità, ci interessi, è per noi uomini del tutto
impossibile»
Limiti del conoscere, p. 161
Fede razionale p. 163
Ogni sapere ha termine nei confini del mondo: pensare oltre i confini che pone i
confini significa pensarsi come esseri razionali e membri di un mondo ideale e non
solo di quello fisico:
La doppia ragione
Speculativa
Pratica
cerca la causa suprema del mondo
necessità assoluta delle leggi nell’azioni di un essere razionale
Non può comprendere la necessità in toto di quello che accade e di quello che
dovrebbe accadere e per questo è una ricerca permanente e la soddisfazione è
sempre differita
Non riusciamo a concepire la necessità pratica incondizionata
Concepiamo la sua inconcepibilità
Un passo indietro
Kant con la Fondazione cerca norme di condotta non
derivandole da finalità della natura umana, dal mondo
sensibile pulsionale (Russeau) né da regole interiorizzate
della morale sociale (Hume Shaftesbury)
Cerca regole di condotta nell’autonomia della volontà:
agire non per inclinazione o per abitudine, ma per
dovere
Agire per dovere e libertà
Distinzione tra l’agire con abilità, con prudenza, e agire per dovere
Libertà
•Arbitrio= libertà determinata dalle inclinazioni
•Libero arbitrio = libertà negativa (non determinata dalle inclinazioni) ed è quella
dell’uomo civile
•Volontà buona= è la libertà che detta leggi positive alle inclinazioni
È questa libertà che distingue nettamente la virtù morale dalle altre virtù politiche e
tecniche
Un passo indietro
Conclusioni del pensiero kantiano
Sostituzione dell’autorità teologico-politica del sovrano con la sovranità della ragione
Traduzione della dimensione teologico-religiosa della grazia nel concetto secolarizzato
di regno dei fini, prodotto dalla ragione
Non sostituisce però Dio con la Ragione
Non esalta assolutezza della ragione, ma sottolinea i suoi limiti
Quali sono i limiti della ragione?
Ragione = bussola
L’attività della ragione non può prescindere dai
suoi limiti, ovvero dal vasto oceano
tempestoso della sensibilità
Un passo indietro
Buona condotta dell’infanzia: mirare alla felicità ingraziandosi l’invisibile potenza che sovrasta
il mondo
Nell’età adulta la buona condotta è la prudenza: comprendere quali mezzi per acquisire la
felicità
Maturità della ragione: non mirava più alla felicità, ma alla dignità
Doppia appartenenza dell’uomo: al mondo sensibile della natura e alle sue condizioni razionali
e conoscibili e alla razionalità di un mondo intellegibile della libertà
Come essere razionale appartengo ad una comunità libera che si autodetermina nel rispetto
del nostro essere uomini
Conclusione, p. 163
Incondizionato = necessario
una legge morale, ossia una legge suprema della libertà