STORIA DELL’ETICA a.a. 2016-17 Kant tra ragione emozioni e passioni Introduzione Lezione IX Separare i contenuti dall’universale • Gli universali prima di Kant erano Idee • Oppure per induzione e abitudine nell’esperienza • Compito della Critica della Ragione Pura: Trovare il fondamento di un sapere incontrovertibile, su cui tutti sono d’accordo e fa questo separando i contenuti dalle forme. Solo le forme sono universali. In questa maniera giustifica il sapere della scienza, ma non il sapere morale Uscire dallo stato di minorità • Nella riposta alla questione «Che cos’è l’illuminismo» (1783), Kant fa appello all’autonomia nella condotta • La prudenza era diventata compiacenza e quieto vivere Tutti gli imperativi erano condizionati ed erano mezzi per raggiungere un altro fine e l’inclinazione fa da padrona La prefazione • Inizia parlando della divisione greca della filosofia: fisica, etica e logica. • Il sapere si può occupare delle forme o della materia • Logica = filosofia formale. Si occupa delle forme universali a prescindere dalla materia ed è a prescindere dall’esperienza • La fisica si occupa di oggetti determinati e di leggi della natura • L’etica si occupa di cose materiali e di leggi della libertà • Fisica e etica hanno una parte empirica • Perché metafisica dei costumi e non empirica? Bisogna dividere i campi • Filosofia empirica si basa sull’esperienza • Filosofia pura se si basa sui principi a priori di concetti determinati • Compito che si pone è scindere la parte empirica da quella a priori Metafisica dei costumi Antropologia pragmatica A priori dell’esperienza Questa è la morale vera e propria (p. 5) Perché è necessario distinguere empirico e razionale? p. 5 Situazione culturale • Filosofi popolari = tendono a individuare principi facilmente assimilabili e di immediata efficacia per la vita e la felicità terrena dell’uomo Illuminismo scolastico (Christian Wolff) Filosofi popolari di impronta divulgativa (in parte legati alla moralistica inglese) Regole del ben vivere, ma ognuno se le gioca a suo piacimento Ogni imperativo è un mezzo per raggiunge quello o quell’altro fine, che l’inclinazione o la somma delle inclinazioni prescrive di raggiungere ( lettera di Kant 1772 a Marcus Herz) Filosofia morale pura cerca la legge morale • Kant si domanda se non occorra una metafisica dei costumi prima di indagare i bisogni dell’uomo, prima di indagare la parte materiale dell’uomo, prima di indagare le circostanze in cui l’uomo vive • Il dovere deve esser un’obbligazione a prescindere dalle situazioni e dalle disposizioni e inclinazione degli uomini (p. 7) • Morale razionale, non più provvisoria, non più solo consigli • Una morale capace di indipendenza sia dalla natura dell’uomo sia dalle circostanze politico-religiose • Non cerca regole pratiche, ma la legge morale, che non sia basata sulla fede, ma sulla ragione • Poi si vedrà se nell’esperienza sia applicabile A priori p. 7 Un passo indietro • Kant cerca, quindi, nella ragione una legge che è prima dell’esperienza e che viene accolta nella volontà dell’uomo e viene attuata nelle situazioni contingenti • Vuole cercarla perché è un brillante grezzo nella nostra coscienza che se portato alla luce potrà illuminarci e con maggiore vigore potrà applicato nel corso della vita • La filosofia pratica o metafisica dei costumi? • Perché ragione pura pratica, non solo pratica Perché cercare questo metafisica p. 9 Situazione filosofica • Filosofia popolare (Johan Jacob Engel, Moses Mendelssohn, Christian Garve…): propagarono la cultura illuministica - Kant era in dialogo con loro e polemizza con loro • Filosofia scolastica( Christian Wolff, che aveva scritto una filosofia pratica universale= uno stato di polizia) Sapere mondano pratico universale: davano consigli secondo le circostanze. Fondavano la loro filosofia pratica sulla natura dell’uomo Morale universale leggi a priori con dei contenuti di quello che si doveva fare a prescindere dalla propria natura e dalle circostanze Stessa distinzione nella conoscenza • Logica filosofia trascendentale regole del pensiero regole del pensiero puro generale • Filosofia pratica universale (Wolff) metafisica dei costumi concetti pratici a posteri e a priori Leggi applicate volontà pura possibile non le azioni PERCHÉ FONDAZIONE DELLA METAFISICA DEI COSTUMI? Ragione Pura pratica • Vuole mostrare il nesso con la ragion pura speculativa • Per questo: fondazione della metafisica dei costumi • Questo diverrà palese nella terza parte del libro Metafisica dei costumi p. 13 • Poi scriverà la metafisica dei costumi • La Fondazione della metafisica dei costumi è prima = ragion pura pratica simile alla critica della ragion pura speculativa semplicemente nell’applicazione. Risultato atteso • La morale, in quanto ragion pratica, è svincolata dalla prudenza mondana ed è concepita sia in opposizione alle armonie utilitaristiche, sia alla separazione di morale e mondo risultato intreccio di secolarizzazione = concetti religiosi trasportati nel mondo mondanizzazione = formazione di nuovi concetti Il senso comune Kant inizia il suo viaggio partendo dal senso comune, ovvero dalle opinioni comuni su ciò che è illimitatamente buono • Che cosa viene considerato buono in modo imparziale? • Buono per disposizione? Buono senza limitazione • La misura come medietà non funziona • Aristotele e il punto di vista del vile • Buono senza limitazione • Morale dell’intenzione Volontà la buona volontà situazione e doni della fortuna azione Posso intervenire e farla diventare buona Critica all’etica degli antichi (p. 17) Volontà buona (p. 17) • Chi governa la buona volontà? La ragione Quali sono i fini della ragione? Istinto e ragione • Non possono essere i fini della natura • Per la conservazione di sé , per il proprio benessere, per la felicità l’istinto è più esatto • A che cosa serve allora la ragione? Fini della ragione (p. 19) Per contemplare se stesso e sentirsi felice di come è Non ritorno alla natura, ma allo status civilis trasformazione delle forze organizzate naturalmente in forze organizzate civilmente e moralmente Fini della ragione • Non per la felicità, perché l’uso della ragione comporta una fatica che non è mai ricompensata in termini di felicità • Invidia di quelli che hanno meno ragione • Perché? • Ma allora perché siamo dotati di ragione pratica? Il sommo bene Al massimo si può raggiungere una certa contentezza di sé STORIA DELL’ETICA a.a. 2016-17 Kant tra ragione emozioni e passioni Lezione X Filo rouge • Non abbiamo la ragione pratica per raggiungere la felicità, perché alcune volte la ragione non ci aiuta a essere felici e soprattutto non possiamo soddisfare tutti i nostri desideri e tutti i nostri bisogni • la facoltà pratica che ha influsso sulla volontà non perché si possa raggiungere un altro scopo come per esempio la felicità, ma solo per se stessa per raggiungere la «buona volontà» • Questo porta a una contentezza di sé (p.23) • Per arrivare a questo bisogna rischiarare il concetto di dovere: PRIMO PASSO • Esaminare «il concetto di dovere, che contiene quello di una volontà buona, sebbene con certe determinate limitazioni e ostacoli soggettivi, i quali però lungi dal celarlo o dal renderlo irriconoscibile, lo rendono evidente per contrasto, facendolo risaltare con ciò in modo tanto più chiaro» (p.23) Compito di Kant • Rischiarare il concetto di dovere, che contiene il concetto di buona volontà, al di là degli ostacoli e limitazioni soggettive • Il primo passo : cercare le azioni che si fanno per dovere • Scartare le azioni contrarie e quelle che sono conformi al dovere per inclinazione e per interesse personale (p. 23). • Dovere per il dovere, fine a stesso non per qualche altro scopo. Deve essere al di là del «caro io». • Es del bottegaio di Kant e di Adam Schmidt: «il birraio e il fornaio non rendono i loro servizi per benevolenza, ma per l’amore che hanno per se stessi» e ancora «Noi non ci rivolgiamo alla loro umanità, ma al loro interesse (self-love)» (Morale dei sentimenti e ricchezza delle nazioni, Guida, 1974, p. XLII nota e p. 266 • Es. conservare la propria vita (p. 25) • Es. Filantropia (p. 27) Il senso comune cosa dice? p. 29 • Amare il prossimo • Amore pratico e amore patologico (per inclinazione) risiede nella volontà nella sensibilità quindi è per dovere questo è per inclinazione Esempio passi della scrittura ama il prossimo anche il nemico Secondo passo • Dalla felicità del senso comune si arriva alla seguente proposizione: « un’azione compiuta per dovere possiede il suo valore non nello scopo che deve attuarsi per suo mezzo, ma nella massima in base alla quale viene decisa» (p. 29) • Non è l’oggetto dell’azione, ma il principio del volere senza considerare i fini che possono essere attuati tramite l’azione • Morale dell’intenzione e etica della responsabilità delle proprie azioni rispetto al risultato • Deve fare appello a un principio a priori. • Dove possiamo trovare il principio a priori, che è formale e che insieme al movente a posteriori, che è materiale, compone l’azione? Scoprire la volontà Volontà Principio a priori Legge pratica movente a posteriori Terzo passo • «dovere è necessità di un’azione rispetto alla legge» • Rispetto si può provare solo per la legge non per un oggetto. • Puro rispetto legge pratica Volontà Oggettivamente: legge soggettivamente: rispetto anche a danno di tutte le inclinazioni Nota di Kant: non confondere rispetto con un oscuro sentimento, ma come effetto ( p. 3132) Valore morale dell’azione La legge • Qual è la massima che deve determinare la volontà senza tenere conto degli effetti dell’azione e secondo la quale la volontà si chiama buona senza limitazione? La volontà buona, p. 33 • La volontà determinata dalla legge è buona assolutamente e senza limitazione • Allora se spogliamo la volontà di tutti gli impulsi non resta che • «l’universale conformità alla legge delle azioni in generale, che, sola, deve servire da principio per la volontà, ossia non devo comportarmi se non in modo che io possa volere che la mia massima debba diventare legge universale» Es. non mentire • Astuzia e Contro la legge prudenza conforme alla legge Veritieri per dovere senza pensare alle conseguenze Massima per prudenza varia Massima per dovere è universale, vale sempre e in tutte le situazioni e può essere alla base del cittadino Diventa chiaro bene e male • Male è deviare dal principio del dovere e dalla massima universale • Se si segue il principio della prudenza varia secondo le circostanze, secondo l’utilità o il danno che se ne può trarre • Ulisse e Filottete • Può diventare il mentire una massima universale per me e per gli altri? • Posso voler mentire, ma non posso volere che sia legge universale «la mia massima, appena fosse resa legge universale, non potrebbe non distruggersi da sé» (p. 35) Luce che ci guida nell’agire, p. 37 • La domanda «puoi volere che la tua massima divenga legge universale? Quando non puoi volerlo, la massima è da rifiutare, e non per uno svantaggio che ne verrebbe a te o anche ad altri, bensì perché essa non può essere ammessa come principio di una legislazione universale» Criterio di giudizio p. 37 « la facoltà pratica di giudizio (è) nell’intelletto comune così tanto al sopra di quella teoretica» Perché la ragione teoretica appena si allontana dall’esperienza cade in contraddizione Se il comune intelletto umano sa questo, a che occorre il filosofo? Pratica e sapere Contro la sofistica della morale • La dialettica è logica dell’apparenza, si discute intorno alla legge del dovere mettendo in dubbio la sua validità: La si tira verso i nostri desideri e inclinazioni, la si confonde e la si priva della loro dignità La comune ragione umana per esigenze pratiche e non conoscitive è spinta verso la filosofia pratica: «al fine di ottenere notizia e chiara indicazione sulla fonte del suo principio e sulla giusta determinazione in opposizione alle massime che riposano sul bisogno e sull’inclinazione, in modo da trarsi fuori dalle difficoltà verso le esigenze di entrambi i lati e da non correre il pericolo di smarrire ogni autentico principio morale» (p. 41) Gli uomini discutono che cosa è bene e male, ma cadono nella confusione dialettica Allora occorre un nuovo tipo di dialettica una completa critica della nostra ragione Seguendo il filo rosso • Kant non dà consigli per l’agire, né indicazioni, né precetti • Vuole promuovere l’autonomia del singolo come cittadino del mondo • Autonomia del singolo non è isolato nella sua singolarità. Ogni uomo è sempre uomo di mondo • Autonomia significa che ragiona con la propria testa, senza essere guidato da altri, senza essere sottomesso a altri • Pe questo Kant vuole conoscere come funziona la ragione pratica Risposta alla domanda: Che cos’è l’illuminismo? Non è la rivoluzione che dà autonomia Che significa diventare maggiorenni ? È faticoso l’uso della ragione • Per questo Kant dice che non può essere la felicità l’uso della ragione • Siamo dotati di ragione pratica. Negare questo peso significa diventare dipendenti dagli altri • Felicità per Aristotele era rinunciare agli eccessi, era pur sempre entrare nella maggiore età. Il bambino non è felice perché non ha ancora sviluppato la ragione Sezione prima • Conoscenza comune pratica Conoscenza filosofica Inizia l’indagine della volontà buona per accedere a ciò che è prima della volontà buona, a quei principi della ragione che fanno buona la volontà Vuole rischiarare il concetto di dovere, che contiene il concetto di buona volontà, al di là degli ostacoli e limitazioni soggettive Dovere per il dovere, fine a stesso non per qualche altro scopo. Deve essere al di là del «caro io». Sezione prima 2 • Non guarda al contenuto dell’azione (che varia sempre secondo la situazione e le disposizioni del singolo) ma al principio della volontà buona Volontà Principio a priori movente a posteriori temperamento del singolo Terzo passo • «dovere è necessità di un’azione rispetto alla legge» • Rispetto si può provare solo per la legge non per un oggetto. • Puro rispetto legge pratica Volontà Oggettivamente: legge soggettivamente: rispetto anche a danno di tutte le inclinazioni Coscienza comune • La coscienza comune chiama buona volontà quella che segue massime che possano valere come legge universale • La coscienza comune è capace di escludere tutti i moventi sensibili dalle leggi pratiche, ma occorre la filosofia affinché la coscienza comune non si lasci sedurre: ha una conoscenza pratica, ma quando inizia a discutere con gli altri o con se stessa si lascia tirare da tutte le parti e non è costante. Soprattutto viene tirata dai «bisogni e dalle inclinazioni la cui intera soddisfazione raccoglie sotto il nome di felicità» (p. 39). Anche se poi la ragione pratica non approva. Non dimentichiamo il dialogo dentro di noi. • Si sente il bisogno di chiarire il principio che regge l’agire morale Passaggio dalla ragione umana alla coscienza filosofica Dialettica logica dell’apparenza = cerca di definire concetti, ma si arriva solo a antinomie Necessità di una diversa dialettica, che non ha come scopo la definizione, ma un esame della ragione pratica Indagine del dovere nella filosofia popolare • Da dove si può trarre il concetto di dovere? • Non dall’esperienza e Kant ci ricorda che molti osservano che non è possibile nell’esperienza un’azione per dovere, ma solo per amore di sé più o meno raffinato e tuttavia non negano che ci sia un’intenzione morale nelle azioni umane • Nelle azioni che si vedono, quindi nell’esperienza, non possiamo scorgere i principi che non sono oggetti della vista Comandi della ragione pratica p. 4547 Morale nell’esperienza? • Esempio dell’amicizia Anche cerchiamo una pura lealtà nella amicizia anche se non potrebbe esserci mai stato un amico leale sino ad ora • La moralità non è data né dalla tradizione, né dalla religione, né dal regime politico: sono tutti casi empirici, soggetti alla contingenza a al periodo storico • Mentre la morale è un fatto di ragione: è nelle strutture universali della ragion pratica, cioè è un comando generale che fa da filtro alle motivazioni empiriche • I concetti popolari ben vengano, ma dopo l’ascesa ai principi della ragion pura pratica • Dopo ave r fondato la dottrina dei costumi si accedere ad una esposizione popolare Dio • Dio deriva dal concetto di Sommo Bene, dall’ «idea della perfezione morale, che la ragione traccia a priori e che connette inscindibilmente con il concetto di una volontà libera» (p. 49) Filosofia pratica popolare • Fonda i costumi su una pratica popolare della condotta di vita • Vanno incontro al popolo e indicano delle motivazioni, dei contenuti, danno una serie di principi pseudorazionali e di osservazioni raffazzonate, che possono servire solo per le chiacchere di tutti i giorni • Parlano della natura umana, del sentimento morale, del timore di Dio, di felicità (p. 51) Dove vuole arrivare Kant? pp. 52-53 • Puri concetti di ragione, liberi da ogni empiria • Con questo tipo di metafisica si può determinare con esattezza il giudizio speculativo su ciò che è conforme al dovere Ma come arriviamo a questi principi puri che dovrebbero fondare la metafisica dei costumi? Con l’astrazione del contingente e dell’empirico? Oppure? Fondazione p. 55 leggi • Ogni cosa della natura opera secondo leggi • Solo l’essere razionale può agire secondo la rappresentazione delle leggi • Può scegliere ciò che la ragione riconosce come buono • Buono per mezzo delle rappresentazione della ragione, quindi non per cause soggettive • La volontà perfettamente buona starebbe perciò, allo stesso modo sotto leggi oggettive e costretta da queste Che cos’è il dovere? Perché il dovere? Volontà santa e volontà umana • Volontà santa non ha imperativi: è buona, non deve essere buona. Il suo volere è concorde alla legge • Volontà umana non è interamente concorde alla legge, perché ha anche inclinazioni soggettive, che non concordano affatto con quelle oggettive, universali, per questo deve: la legge oggettiva è costrizione Sollen p.57 Sollen e Müssen 1. c’è l’alternativa e la scelta 2. nel secondo caso non c’è alternativa 1. È assolutamente necessario compilare una domanda per l’iscrizione: «devi (muss) compilare questa questo foglio» 2. Devi (soll) prendere questa medicina (è un’indicazione, ma sta poi alla mia scelta, ma è fortemente indicato che va presa la medicina) L’imperativo ipotetico • Ci dice che l’azione è buona per qualche scopo possibile o reale • In questo caso è problematicamente pratico assertoriamente pratico Sono abilità es. la felicità Prudente e imprudente Due tipi di imperativi ipotetico L’azione è buona come mezzo per raggiungere un fine L’azione è comandata in senso assoluto, ma come un mezzo per un fine diverso 1. Problematicamente pratico = regole di abilità (tecnici) Acquisire competenza per il futuro Abilità senza sapere per quale fine poi si useranno 2. Assertoriamente pratico (prudenza, è consigliato) per raggiungere la felicità (pragmatici) Prudenza nota di kant Prudenza e felicità • È impossibile sapere cosa si vuole per essere felici Facciamo a noi stessi la domanda «che cosa vuoi per essere felice?» «Quale fine ti prometti di raggiungere per essere felice?» Imperativi della felicità, p.67 «Per essere felici non si può agire secondo principi determinati, bensì secondo consigli empirici…. la felicità non è un ideale della ragione bensì dell’immaginazione, che riposa su fondamenti empirici» (p. 69). Occorrerebbe un’onniscienza Imperativo apodittico • È completamente a priori e non abbiamo nessun esempio • È una proposizione sintetico-pratica a priori p. 71. Differenza dall’ipotetico • Nell’ipotetico, se non vogliamo più un certo fine non siamo più obbligati • « mentre il comando incondizionato non permette alla volontà alcuna preferenza per il suo contrario, quindi è il solo a comportare quella necessità che noi esigiamo dalla legge» (p. 73) • Resta solo una legge universale illimitata e senza condizione e le massime dell’azioni devono essere conformi a questa legge I° formula dell’imperativo categorico Massima e principi nota di Kant, p.75 • È un comando disinteressato • Ha una forte connotazione stoica • Virtù = dovere • Virtù morale è diretta al bene generale Kant tra ragione emozioni e passioni a.a. 2016-17 Lezione XI Kant ha indagato nella prima sezione la volontà buona, cercando di individuare – dall’uso che fa del termine la conoscenza comune – che cosa fa buona la volontà. Non possono essere certo le motivazioni individuali, né i contesti in cui si svolge l’azione o le disposizioni del singolo che fanno buona un’azione!!! Cerca, quindi , i principi a priori e l’individua – sempre nella coscienza comune – nel rispetto della legge e delle massime che valgono come universale e che, quindi, non danno ascolto al «caro io» La coscienza comune sa che rende una volontà buona il fatto che obbedisce a una legge che possa valere come universale, ma sente il bisogno di passare alla filosofia per comprendere meglio, per non perdersi e per dare consistenza, continuità al suo comportamento ha bisogno di discutere che cosa indica la ragione rispetto alle inclinazioni e alle situazioni Dialogo con gli altri e dialogo interiore Dialettica naturale smarrirsi esigenza di filosofia pratica per non Kant propone una dialettica pratica= andare a far brillare i principi a priori Idea della perfezione morale a priori. Es. amico ideale e amico reale Dovere non è un concetto dell’esperienza Tutti i concetti morali hanno la loro origine a priori nella ragione umana Bisogna ricavarli dalla ragione pura pratica Per questo occorre il passaggio dalla filosofia popolare (perché questa usa solo esempi) alla fondazione della metafisica dei costumi Indagare la facoltà pratica razionale per vedere come dalle sue regole emerge il concetto di dovere La ragione non consiglia, ma impone, comanda Dovere = Sollen Volontà perfettamente buona = volontà divina Essere e dover essere uomo Imperativi ipotetici abilità e categorici e pragmatici apodittici (tecnici) quelli per raggiungere la felicità (sono quelli della prudenza) senza esempi – una legge universale illimitata e senza condizione derivano dall’esperienza le massime devono derivare da questi Ideale dell’immaginazione e non della ragione (p. 69), ovvero i consigli che dà devono organizzarsi nello spazio e nel tempo I consigli sono empirici Felicità completa impossibile Perché? Non è della ragione perché la ragione non può conoscere e raccogliere in una sola immagine che cos’è la felicità l’immaginazione ha molteplici immagini ALLORA IL FINE è SOLO POSSIBILE Imperativo categorico comanda necessariamente a prescindere dell’esperienza È una proposizione sintetico-pratica a priori Prima formula: «agisci soltanto secondo quella massima per mezzo della quale puoi volere insieme che essa divenga legge universale» perché è SINTETICO-PRATICA A PRIORI Quali elementi sintetizza? E perché è a priori dell’esperienza? Nota a p. 73 Bisogna stare attenti ad eliminare le promesse che possono nascondersi nell’imperativo Che non sia un consiglio per evitare qualche male Non deve esserci nessun altro movente che la legge per la legge Va indagata la possibilità di un imperativo categorico interamente a priori La volontà può avere dei principi che però possono essere abbandonati se viene meno lo scopo, perché in alcuni casi sono consentite le deroghe In questo caso invece si cerca la legge pratica per la volontà Müssen e sollen Imperativo ipotetico e Non so cosa conterrà perché deriva dalla situazione dolo dopo che è data la situazione dosso sapere che devo fare categorico lo so sempre e prima dell’esperienza Cosa centra la natura? Le leggi della natura sono necessarie Accadano senza eccezioni Si devo volere così anche quella legge universale della morale Si deve volere che il principio della morale accada come una legge di natura, senza deroghe Derivazione da questo principio di doveri (in questo contesto è solo una prova!) 1. Può valere come legge universale il suicidio quando le contingenze sono troppo pressanti e soffro tanto? 2. e il promettere che non posso mantenere? 3. e evitare qualsiasi sforzo che sarebbe necessario per ampliare le disposizioni naturali? 4. se a uno va tutto bene, mentre gli altri soffrono, e non fa nulla, può valere come legge universale della natura «Ma anche se è possibile che una legge universale della natura potesse sussistere secondo una tale massima, è tuttavia impossibile volere che tale principio valga ovunque come legge della natura» (p.79) Dalla situazione e dalle disposizioni posso trarre massime ma mai una legge Siamo arrivati così a dimostrare che sussista un imperativo che comanda senza riferimento agli impulsi? 1. leggi di ciò che accade 2. legge di ciò che dovrebbe (sollen)accadere (anche se non accade mai) Volontà agisce in conformità a rappresentazioni di leggi fini = effetti dell’azione fini soggettivi (materiali) fini oggettivi (formali) fine in se stesso Azione Il fondamento soggettivo del desiderare della volontà Movente pulsionale Fini soggettivi Prinicipi materiali fondamento oggettivo Motivo (principio dell’agire) fini oggettivi principi formali Che cosa ha valore assoluto ed è fine a stesso per Kant? E per noi oggi? Oggi siamo considerati dotati di ragione? È questa la nostra specificità? La ragione ha perso di valore? 1. Suicidio = fine a stesso? Non dispongo della mia persona 2. la promessa che non posso mantenere= come tratto l’altro? Come mezzo? 3. Non voglio sforzarmi mettendo in gioco capacità che pur ho: in questo caso non contrasta l’umanità, ma la legge deve anche promuovere l’umanità come fine 4. Mia felicità infelicità degli altri Questo Fine non può essere tratto dall’esperienza: per questo è un principio dell’umanità e di ogni natura razionale e, quindi sorge dalla ragion pura pratica L’umanità non è fine soggettivo degli uomini, ma come oggetto che dà si ponga come fine. L’umanità non è il mio fine È universale È la volontà come autolegislatrice = sollen La mia volontà è necessitata ad agire nel rispetto di quella legge, in questo caso sarebbe condizionata. Ma l’obbligo ad agire ha come fine la volontà come universalmente legislatrice Ogni essere razionale è universalmente legislatore per mezzo di tutte le massime della sua volontà Architettonica dei fini Regno da costruire Regno di dio dipende dalla grazia secolarizzato indipendentemente dalla grazia-felicità senza riferimento a un monarca retto dall’egemonia della virtù morale dove l’uomo è come fine Kant tra ragione emozioni e passioni a.a. 2016-17 Lezione XII Moralità e regno dei fini • Noi partecipiamo a questo regno dei fini in quanto essere razionali • Ma il regno dei fini non può essere reale perché non siamo solo razionali • Il regno dei fini non riguarda il capo ma ogni membro della società Regno dei fini = membri come fini a se stessi Essere razionale • La legislazione deve trovarsi in ogni essere razionale e deve sorgere dalla propria volontà • Tutte le massime dell’uomo razionale devono essere alla luce di una legge universale e in modo «che la volontà, attraverso la propria massima, possa considerare se stessa come universalmente legislatrice» (103) Tutti gli esseri razionali ubbidiscono a una legge che si danno loro stessi = dignità e la dignità umana non ha prezzo E come può essere fine a se stesso un membro di questa comunità? La moralità • È la moralità che è la condizione per cui un essere razionale può essere fine a se stesso • È la moralità che gli dà dignità • Che cos’è la dignità? Quando abbiamo dignità? • Quando raggiungiamo l’onore e il rispetto della comunità? Prezzo dignità 103 • Prezzo di mercato diligenza • Prezzo di affezione • La dignità non ha prezzo inclinazioni e bisogni umani abilità e onore soddisfazione Il prezzo sta dalla parte dell’egoismo, della condotta del singolo secondo l’interesse soggettivo L’uomo è un valore e non può essere scambiato secondo un prezzo Solo autonomia è il fondamento della dignità di ogni essere umano Leviatano (Laterza 1974): «valore di un uomo è, come di tutte le altre cose, il suo prezzo» (p. 73) per Hobbes la dignità è il valore attribuito ad un uomo dello Stato Valore delle azioni 105 Formule dell’imperativo categorico (107) • Forma = il primo = universale agire come se le nostre massime possano valere come quelle della natura • Materia = il secondo = come fine in se stesso • Determinazione «Tutte le massime che vengono dalla legislazione propria devono accordarsi con un possibile regno dei fini, come fosse un regno della natura» Fine non da realizzare, ma come fine a se stesso Idea regolativa o sogno utopico? p. 111 • Kant spera che una volta che il principio della ragione venga fatto brillare possa seguirne un modo diverso di comportarsi degli uomini: • Possibile solo come analogia al mondo naturale Regno dei fini e il singolo ora, ivi • Ma il singolo non può agire bene solo se il regno possa essere attuato • Deve agire per la dignità sua e dell’umanità • È sublime il fatto che l’uomo può porsi fini o ideali che non siano sottoposti alla legge naturale dei bisogni Il singolo e il santo 113 Volontà buona Volontà • determinata da legge a priori inclinazioni e bisogni Legge dell’autonomia Se mi è più chiara sarà determinata di più dalla legge a priori e sarà volontà buona La moralità è il rapporto delle azioni con l’autonomia della libertà Principio supremo della volontà • L’autonomia che è il contrario dell’eteronomia (p.117) • Perché autonomia non arbitrio di fare quello che si vuole? • Perché in caso di arbitrio abbiamo un’eteronomia? • Perché è eteronimia se seguo una rappresentazione della ragione?: p.es. aiutare gli altri ad essere felici • Principi empirici e principi razionali, perché non possono diventare il principio supremo Principi dell’agire • Principi empirici derivano dalla felicità o sul sentimento morale • Principi razionali derivano dall’idea di perfezione, quindi su Dio • Come mi devo comportare nei riguardi degli altri? Devo aiutarli a diventare felici? • Perché la moralità non può basarsi sul sentimento morale? Nota di Kant 120-122 • Il sentimento morale = a quello della felicità • Essere buono perché godo della felicità altrui dipende dalla mia disposizione e non può essere universale • La filosofia deve dimostrare la purezza della legge morale come custode delle proprie leggi e non deve essere araldo di quelle suggerite da un senso innato (p. 85) Dalla coscienza comune alla metafisica dei costumi • Possiamo conoscere a priori la proposizione sintetica che comanda apoditticamente? • È passato dalla coscienza morale comune alla filosofia popolare, e da questa è approdato alla metafisica dei costumi Risultato: conta solo la volontà che può essere a priori buona, prima dell’azione, perché poi quando agisco sbaglio, perché intervengono altre cose. La volontà non è etero diretta, ma autonoma, perché può essere determinata da se stessa ed è libera da altri moventi e interessi Dalla metafisica dei costumi alla fondazione p. 125 • È possibile una proposizione pratica sintetica a priori? Ora si tratta di esaminare la ragione pura pratica ovvero indagare perché e come la volontà è libera Volontà e libertà • Volontà = casualità degli uomini razionali • Libertà necessità naturale • Libertà negativa = non è una necessità naturale secondo leggi Non è senza leggi Libertà negativa in senso politico e giuridic0 Provengono dall’ambito giuridico • Per ‛libertà negativa' s'intende, nel linguaggio politico, la situazione in cui un soggetto ha la possibilità di agire senza essere impedito, o di non agire senza essere costretto da altri soggetti • La libertà negativa si suole chiamare anche ‛libertà come assenza d'impedimento' o ‛libertà come assenza di costrizione‘ • Montesquieu: ‟La libertà è il diritto di fare tutto ciò che le leggi permettono» È la libertà che pone l’accento sul fatto che NON abbiamo costrizioni esterne LIBERTà DA …… Libertà positiva in senso politico Rousseau: Libero è chi agisce non ubbidisce ad altri che a se stesso «L’obbedienza alla legge che ci siamo prescritti è la libertà» (Contratto sociale) Kant ( Pace perpetua) riprende questo e dice che la libertà giuridica è fare tutto quello che si vuole purché non si rechi danno ad altri Ma come è la libertà negativa e positiva in senso morale? Libertà in senso morale • • Libertà negativa = libertà dagli impulsi Libertà positiva = la facoltà della ragione pura per se stessa pratica di essere libertà positiva • Libertà di «non agire secondo alcun’altra massima se non quella che può avere se stessa ad oggetto anche come legge universale» (p. 129) • Volontà buona nella massima • Che significa? sintetica a priori perché non è contenuta Terzo elemento Che c’è un altro elemento che è fra la volontà e la massima universale e che permette la sintesi a posteriori Massima volontà libertà Kant così deduce la libertà del quale abbiamo un’idea, ma di cui non sappiamo ancora cosa sia Dobbiamo dimostrarla, non possiamo parlarne in base ad esperienze umane Voi vi sentite liberi? Sicuramente sì, ma questo è un sentire Dobbiamo dimostrare che appartiene in generale alla attività degli esseri razionali e dotati di volontà Libertà di tutti gli esseri razionali • Si deve dedurre e non è prova dell’esperienza è un’idea Storia dell’etica Kant tra ragione emozioni e passioni a.a. 2016-17 Lezione XIII Riepilogo • Siamo passati dalla libertà negativa nei suoi due aspetti: 1. liberi dai legami con la natura istintuale 2. liberi da qualsiasi costrizione esterna : la libertà è propria della ragione pura Alla libertà positiva • È la libertà di tutti gli esseri razionali che possono darsi questa massima universale per se stessa • Ma come possiamo definire questa libertà? • Possiamo dedurla e da dove? • Dall’esperienza? • Arriviamo ad essa per astrazione? • È nella nostra natura di uomini? Idea pratica e idea teoretica nota p. 131 Non possiamo dimostrare che dipende dalla nostra natura di uomini. Perché? Idea pratica = presupposto Libertà è un presupposto La libertà non è spiegabile teoreticamente, ma è un presupposto necessario dell’agire = la ragione pensa di dare un inizio assoluto Empiristi Moralisti libertà= arbitrio tecnico pragmatico Scolastici Kant fa riferimento al cristianesimo = grazia, ma non la nomina e vuole connetterla al mondo della natura Libertà e legge morale Nessun interesse mi spinge ad agire secondo una legge universale, tuttavia «non posso non prendere a ciò interesse, e comprendere come ciò avvenga» (p.133) Quello che devo è quello che voglio se la mia ragione fosse pratica senza ostacoli Come accade che « l’universalità della nostra massima come legge debba necessariamente essere la condizione limitativa delle nostre azioni»? (p. 135) Come accade che senta la massima universale non costrittiva alla mia persona e invece credo così soltanto di sentire il suo valore personale? Perché la legge morale obbliga, p. 135 Come si esce dal circolo vizioso Deduco la libertà dal fatto che mi sottopongo alla legge morale Mi sottopongo alla legge morale Deduco dalla libertà la legge morale Kant nella Critica della Ragion Pura confessa che l’autentica moralità delle azioni ci resta nascosta È un circolo vizioso? p. 135-137 Libertà-uomo Rimanda quindi alla rappresentazione che abbiamo di noi stessi Ma quale rappresentazione abbiamo di noi stessi? La stessa che abbiamo quando ci prendiamo in considerazione come un oggetto di fronte? Che tipo di conoscenza è questa? Fenomeno p.137 Mi conosco come fenomeno : posso scoprire qui la libertà? Conoscenza fenomenica Conosco come appaio a me stesso, non come sono in sé perché conosciamo sempre in maniera fenomenica Per questo la conoscenza varia a seconda dell’osservatore il mondo intellegibile è sempre uguale Possiamo conoscere l’uomo, e noi stessi in quanto Mensch, indipendentemente dall’osservazione sensibile? Possiamo conoscere qualcosa di invisibile? Appena lo poniamo l’invisibile diventa subito immagine e, quindi, visibile. Mondo intelligibile e sensibile, p.137 Mondo intellegibile p. 139 Mondo intelligibile Distinzione mondo sensibile e mondo intelligibile Diverso secondo la diversità degli osservatori è sempre lo stesso L’uomo ha due punti di vista sulle cose Intelletto (Verstand) e ragione (Vernunft) Conosce ciò che accade conosce le idee che regolano la anche nei sensi nostra condotta Anche l’uomo comune è dotato di ragione, però….. p. 139 Limite Possiamo conoscere questo mondo intelligibile? p. 139 Facoltà del distinguere L’uomo ha la facoltà di distingue sé dalle cose, coglie la differenza tra sé e le cose Per far questo deve appartenere a qualcosa d’altro rispetto alle cose del mondo sensibile Per questo il suo compito più nobile è distinguere il mondo sensibile dal mondo intellegibile Solo così può indicare i limiti dell’intelletto L’invisibile È l’invisibile che mostra i limiti del visibile «quando ci pensiamo liberi, ci trasferiamo nel mondo intellegibile come suoi membri, e riconosciamo l’autonomia della volontà insieme alla sua conseguenza, la moralità; e quando ci pensiamo come obbligati, allora ci consideriamo appartenenti al mondo sensibile e tuttavia, insieme, al mondo intellegibile» (p. 141) «l’uomo può pensare la causalità della sua volontà in nessun altro modo che sotto l’idea di libertà» e questo perché si sente libero dalle cause determinanti del mondo sensibile Idea della libertà autonomia principio della moralità Secondo Kant è così tolto il circolo vizioso, perché? Punto debole p. 143 La ragione è doppia, ma è sempre una: però per Kant è il mondo intellegibile che ha i fondamenti del mondo sensibile La ragione è legislatrice: come fa le leggi per il mondo sensibile così è in se stessa legislatrice: «il mondo intellegibile contiene il fondamento del mondo sensibile e con ciò anche delle sue leggi, dunque riguardo alla mia volontà (che appartiene interamente al mondo intellegibile) è immediatamente legislatore e quindi deve anche essere pensato come tale…» Riepilogo • Mondo intellegibile dà le leggi al mondo sensibile è sottoposto alle leggi della ragione • La ragione contiene la libertà come legge del mondo intellegibile • L’autonomia della volontà (la volontà non è determinata in toto dal mondo sensibile degli istinti) • Volontà pura appartiene al mondo intellegibile Oggi si può trascendere il mondo sensibile? Ma c’è ancora una contraddizione nel pensiero di Kant? Contraddizione «Tutti gli uomini si pensano liberi nella loro volontà» p. 147 e questo non viene dall’esperienza, come anche il concetto di necessità, il concetto di natura Punto divista speculativo = punto di vista pratico contraddizione Oltre la contraddizione Le due cose non solo devono esistere l’una accanto all’altra, ma devono essere riunite nello stesso soggetto (p. 149) E Kant dà il compito alla ragione speculativa di spiegare questa unione e di porre i limiti del trascendere: 1. Se trascendere è un intuirsi e un percepirsi abbiamo oltrepassato i limiti della ragione, lo stesso se la ragione traesse dal mondo intellegibile un oggetto, un motivo Pensarsi e intuirsi Penso me stesso e mi intuisco. Che differenza c’è secondo Kant? Pensarsi senza darsene un’immagine, senza darsene un oggetto Tutte le leggi determinate in base ad uno oggetto danno eteronomia Libertà è indimostrabile p. 155 È un’idea che non può essere dimostrata secondo le leggi di natura, non è possibile né un’esperienza né una conoscenza La ragione allora può solo difendere la libertà dalle confutazioni: come in un tribunale È come se si pensasse che l’uomo non possa che avere sempre interesse Storia dell’etica Kant tra ragione emozioni e passioni a.a. 2016-17 Lezione XIV Riepilogo La libertà non è dimostrabile dal punto di vista teoretico: possiamo solo arrivare ad antinomie Abbiamo però guadagnato che per conoscere i limiti della ragione, un parte di noi appartiene ad un mondo intellegibile. È il segno che possiamo trascendere Di fronte al tribunale della ragione la libertà può solo essere difesa negando tutte le affermazioni che vorrebbero dimostrare che non abbiamo libertà Dobbiamo ora comprendere come sia possibile che l’uomo prenda interesse alla legge morale Sentimento morale p. 157 Ma in questa maniera supponiamo una ragione che susciti un sentimento di piacere verso la soddisfazione del dovere. Spiegare però «come e perché l’universalità della massima in quanto legge, quindi la moralità, ci interessi, è per noi uomini del tutto impossibile» Limiti del conoscere, p. 161 Fede razionale p. 163 Ogni sapere ha termine nei confini del mondo: pensare oltre i confini che pone i confini significa pensarsi come esseri razionali e membri di un mondo ideale e non solo di quello fisico: La doppia ragione Speculativa Pratica cerca la causa suprema del mondo necessità assoluta delle leggi nell’azioni di un essere razionale Non può comprendere la necessità in toto di quello che accade e di quello che dovrebbe accadere e per questo è una ricerca permanente e la soddisfazione è sempre differita Non riusciamo a concepire la necessità pratica incondizionata Concepiamo la sua inconcepibilità Un passo indietro Kant con la Fondazione cerca norme di condotta non derivandole da finalità della natura umana, dal mondo sensibile pulsionale (Russeau) né da regole interiorizzate della morale sociale (Hume Shaftesbury) Cerca regole di condotta nell’autonomia della volontà: agire non per inclinazione o per abitudine, ma per dovere Agire per dovere e libertà Distinzione tra l’agire con abilità, con prudenza, e agire per dovere Libertà •Arbitrio= libertà determinata dalle inclinazioni •Libero arbitrio = libertà negativa (non determinata dalle inclinazioni) ed è quella dell’uomo civile •Volontà buona= è la libertà che detta leggi positive alle inclinazioni È questa libertà che distingue nettamente la virtù morale dalle altre virtù politiche e tecniche Un passo indietro Conclusioni del pensiero kantiano Sostituzione dell’autorità teologico-politica del sovrano con la sovranità della ragione Traduzione della dimensione teologico-religiosa della grazia nel concetto secolarizzato di regno dei fini, prodotto dalla ragione Non sostituisce però Dio con la Ragione Non esalta assolutezza della ragione, ma sottolinea i suoi limiti Quali sono i limiti della ragione? Ragione = bussola L’attività della ragione non può prescindere dai suoi limiti, ovvero dal vasto oceano tempestoso della sensibilità Un passo indietro Buona condotta dell’infanzia: mirare alla felicità ingraziandosi l’invisibile potenza che sovrasta il mondo Nell’età adulta la buona condotta è la prudenza: comprendere quali mezzi per acquisire la felicità Maturità della ragione: non mirava più alla felicità, ma alla dignità Doppia appartenenza dell’uomo: al mondo sensibile della natura e alle sue condizioni razionali e conoscibili e alla razionalità di un mondo intellegibile della libertà Come essere razionale appartengo ad una comunità libera che si autodetermina nel rispetto del nostro essere uomini Conclusione, p. 163 Incondizionato = necessario una legge morale, ossia una legge suprema della libertà