PROGETTAZIONE DEL PDF E DEL PEI- PROGETTO DI VITA E MODELLI DI QUALITÀ DELLA VITA Prof. Simone Consegnati [email protected] [email protected] Indice della lezione: Dalla logica dell’inserimento alla logica dell’inclusione Progettare e valutare nelal scuola che inserisce, integra e include…. Oggi! Il rischio è quello di passare da una logica di Professione sostegno ad una logica di funzione sostegno. Il compito dell’insegnante di sostegno è quello di creare un PEI che sia condiviso. Cosa si intende per funzione sostegno? Si intende un’esplosione di responsabilità. Facciamo il punto su… l’inserimento scolastico: Attori coinvolti o “minore invalido” contro “alunno con disabilità” o assenze figure professionali specializzate o prevalenza di sentimenti e di rassegnazione Grado di coinvolgimento Conoscenza in materia Risultati attesi e valutazione La logica dell’inserimento, che si fa iniziare con la legge 118, parte dal rispetto dell’individuo a stare in classe. La legge 118/71, art. 28, disponeva che l’istruzione dell’obbligo dovesse avvenire nelle classi normali della scuola pubblica. In questo senso, la legge in questione supera il modello dello scuole speciali, che tuttavia non aboliva, prescrivendo l’inserimento degli alunni con disabilità, comunque su iniziativa della famiglia, nelle classi comuni. Per favorire tale inserimento disponeva inoltre che agli alunni con disabilità venissero assicurati il trasporto, l’accesso agli edifici scolastici mediante il superamento delle barriere architettoniche, l’assistenza durante gli orari scolastici degli alunni più gravi. Ma fu presto evidente che l’inserimento costituiva solo una parziale applicazione del principio costituzionale di eguaglianza, che era esercitato dagli alunni in questione solo nel suo aspetto formale. L’inserimento non costituì la realizzazione dell’eguaglianza sostanziale che dovette invece essere costruita con ulteriori strumenti e iniziative della Repubblica, orientati a rimuovere gli ostacoli prodotti dal deficit e, in particolare, attraverso l’istituzione dell’insegnante specializzato per il sostegno e di piani educativi adeguati alla crescita e allo sviluppo dell’alunno con disabilità. Grado di coinvolgimento Inserimento fisco 1 Alunno è tollerato, sopportato Mancanza di strumenti pedagogici Si punta solo sulla socializzazione La prima misura di intervento in questi casi è l’ “alleanza pedagogica”, ovvero un trattamento multimodale che implica il coinvolgimento di scuola, famiglia e bambino stesso. Gli interventi congiunti dovranno riguardare: - un ventaglio preciso e circoscritto di comportamenti che si intende correggere; - la creazione del contesto più efficace entro cui realizzare gli interventi stessi; I due fattori sopra citati sono in rapporto di forte interdipendenza, si influenzano reciprocamente, procedono per aggiustamenti e vanno talvolta rinegoziati. Infatti l’osservazione del contesto, delle circostanze ambientali e della loro ricaduta sui comportamenti del bambino, permette di modificarli e modellarli in maniera tale da incrementare i comportamenti positivi e adattivi. Conoscenza in materia verso la disabilità in generale verso l’alunno con disabilità Conoscenza medica, orientata al limite COINCIDONO Risultati attesi e valutazione Totale assenza di attesa7totale assenza di lavoro didattico Prevalenza lato emotivo/professionale Non si hanno strumenti per la valutazione. Attori coinvolti Prevalenza binomio insegnante di sostegno/bambino con disabilità Possibilità di coinvolgimento del gruppo classe L’integrazione dell’alunno disabile avviene dunque necessariamente attraverso l’integrazione di tutti i servizi preposti a ciò con una complessità e una articolazione che esigono un’attenta considerazione da parte di tutti i soggetti coinvolti. In un periodo di riduzione delle risorse disponibili – come è quello attuale - la conoscenza di tutte le tematiche connesse all’integrazione dei servizi e lo sviluppo di procedure facilitanti rappresentano una modalità imprescindibile di lavoro. Ciò è tanto più importante quanto più l’attenzione scientifica e la cura sociale riescono ad aumentare la sensibilità nei confronti del disturbo e della disabilità ma proprio per questo anche ampliano e dilatano l’insieme dei soggetti in età formativa che sono riconosciuti bisognosi di particolari interventi. Lo sforzo e l’impegno che vengono di conseguenza richiesti a dirigenti scolastici e a docenti nelle scuole per consentire l’effettiva integrazione degli alunni con handicap sono in continua crescita e mentre da una parte aumenta il coinvolgimento in prima linea del dirigente scolastico nell’ambito dell’organizzazione specifica all’interno dell’istituto, dall’altra deve sempre più raffinarsi la competenza in una didattica inclusiva in tutti i docenti, poiché proprio tale didattica principalmente rappresenta il fattore decisivo per l’integrazione dell’alunno disabile e conseguentemente per il suo sviluppo di persona. 2 Si è integrati/inclusi in un contesto, infatti, quando si effettuano esperienze e si attivano apprendimenti insieme agli altri, quando si condividono obiettivi e strategie di lavoro e non quando si vive, si lavora, si siede gli uni accanto agli altri. E tale integrazione, nella misura in cui sia sostanziale e non formale, non può essere lasciata al caso, o all'iniziativa degli insegnanti per le attività di sostegno, che operano come organi separati dal contesto complessivo della classe e della comunità educante. Il coinvolgimento di diversi attori e realtà di vita permette un’osservazione da diversi punti di vista, interna ai diversi ambienti, e una sintesi descrittiva e conoscitiva graduale raccolta attraverso i vari documenti. Integrazione e inclusione Il concetto di integrazione deve nascere dal sostanziale passaggio dal focus sullo stereotipo che riguarda la disabilità allo sguardo capace di incontrare l’altro nella sua complessità, nella rete di possibilità e limiti che gli è propria, per identificare piste utili a ideare e realizzare un itinerario formativo significativo. Cosa sono i BES I BES possono presentarsi con continuità, oppure per periodi circoscritti della vita dell’alunno, in quanto le cause che li generano possono anche avere origine fisica, biologica, fisiologica, psicologica o sociale. Quindi, risulta chiaro che non è possibile porre l’attenzione sui soli DSA, ma è necessario prestare maggiore attenzione in classe e cercare di individuare tutti quegli alunni che necessitano di un’attenzione speciale a causa di uno svantaggio sociale e culturale in cui vivono, a causa della presenza di DSA e/o disturbi evolutivi specifici, ovvero perché l’inadeguata conoscenza della lingua italiana rappresenta un ostacolo. L’area dei Bisogni Educativi Speciali, conosciuta in Europa come Special Educational Needs, rappresenta quell’area dello svantaggio scolastico che comprende tre grandi sotto-categorie: quella della disabilità; quella dei disturbi evolutivi specifici; quella dello svantaggio socio-economico, linguistico, culturale. Microesclusioni e microespulsioni Per microesclusioni si intende l’atteggiamento degli insegnanti che separano anche dentro il contesto classe. Le microespulsioni ( uscire dalla classe e dal contesto di normalità) sono le uscite temporanee dalla classe e si dividono in: 1. uscite per meccanismi pull (qualcosa ti tira fuori, ad. Es. insegnante perché non sa gestire l’alunno) 2. uscite per meccanismi push (qualcosa ti spinge fuori) 3 Partendo da una disamina dei risultati di trent’anni di integrazione scolastica, Ianes conclude che l’obiettivo di partenza, vale a dire l’inclusione delle persone disabili, non è stato pienamente raggiunto e la stessa integrazione scolastica è divenuta nella maggior parte dei casi uno sterile rituale non utile alla causa. Nonostante i decenni passati, nonostante l’aspirazione ideale di partenza, nonostante l’iniziale entusiasmo, nonostante le varie storie di vita, nonostante le risorse impiegate, e nonostante, forse soprattutto, l’umile ma importantissimo lavoro, umano e materiale, di tanti docenti di sostegno, i risultati raggiunti appaiono poca cosa, risibili, ben al di sotto delle aspettative[1]. Come mai? In modo particolare, si registrano delle dinamiche che, sebbene di per sé neutrali, influenzano negativamente lo stesso processo d’inclusione degli studenti disabili nella normalità della vita scolastica, meccanismi, sovente inconsci e/o involontari, i quali realizzano microesclusionie microespulsioni della popolazione scolastica disabile dal contesto scolastico. Un’analisi critica dell’integrazione scolastica in tutti i decenni che vanno dal 1977 sino ai giorni nostri, mette in rilievo una notevole discrepanza in merito ai risultati conseguiti tra efficacia e relativi costi. Dunque, l’integrazione scolastica ha fallito? Abbiamo tutti, indistintamente, pur ciascuno con le sue specifiche responsabilità, fallito? E, cosa ancora più importante, se sinora ha tradito le legittime attese, cosa dobbiamo farne? Dai dati, Ianes cerca di fornire delle risposte, cerca cioè di tentare delle interpretazioni dei dati in possesso. Ianes, in modo particolare, lega la situazione del sostegno scolastico nel nostro Paese in funzione della sua certificazione medica. Pertanto, l'alunno disabile necessiterà «di un intervento altrettanto individuale, quasi medico, speciale, affidato solamente a chi può garantire queste caratteristiche di ruolo». Si prefigura, pertanto, la perniciosa figura della coppia simbiotica alunno disabile - (suo) docente specializzato. Anzi, «il binomio indissolubile». Tutto ciò nuoce alle finalità dell’integrazione scolastica che viene vista in primo luogo come diretta emanazione da parte di un luogo terzo rispetto alla scuola, la famigerata componente medica cui sola spetta la possibilità di certificare un alunno come disabile, e, quindi, di attivare l’intero processo che porta all’individuazione del fabbisogno, in termini di ore, per le scuole ove sono iscritti gli alunni disabili; in secondo luogo, se la disabilità è un fatto privato che tocca solamente alcuni singoli individui, diviene necessario un accostamento costante da parte di un docente in possesso di un sapere tecnico altamente specializzato che se ne prenderà carico e che seguirà l’alunno lungo tutto il percorso scolastico. Tuttavia, Ianes individua ancora un terzo luogo critico, vale a dire la collocazione in uno spazio terzo rispetto alla classe dell’alunno disabile. Infatti, siccome la disabilità è un fatto personale che richiede alta specializzazione, la sua presa in carico richiederà anche un’aula apposita ove mettere in campo interventi mirati e tecnici, altrimenti non realizzabili all’interno del gruppo-classe, un luogo diverso o speciale «per lavorare adeguatamente». V’è poi ancora un quarto aspetto strutturale negativo che consiste nell’investire a favore dell’integrazione scolastica solamente attraverso la figura dell’insegnante di sostegno, unico fondo che giunge alle scuole, «come se le uniche figure che potessero efficacemente costruire integrazione scolastica fossero esclusivamente gli insegnanti di sostegno» 4