03_Prospettiva_pp_53_66:03_Prospettiva_53_66 14-04-2010 8:26 Pagina 60 DONNA Intervista a M. Quilici Quale paternità oggi? Giulia Paola Di Nicola – “Prospettiva Persona” Autore del libro Storia della Paternità, M. Quilici nel 1988 ha fondato l’Istituto di studi sulla paternità e ha dedicato più di venti anni agli studi e alle ricerche su questo tema. D. Lei ha appena pubblicato Storia della paternità. Dal paterfamilias al mammo (Fazi Editore): un ampio saggio che analizza più di quattromila anni di storia alla ricerca dei diversi significati che questa figura ha assunto nel tempo. Si comincia dalla preistoria e si finisce ai giorni nostri, con i “nuovi padri”, le discussioni sul padre assente, il padre materno, il “mammo”… Sono ben cinquecento pagine, per fortuna molto piacevoli da leggere. Come ci si sente dopo un “viaggio” del genere? R. Potrei rispondere con una formula di rito quando si vince una gara: “stanco ma felice”. L’impegno è stato gravoso, con molte decine di migliaia di pagine lette (o in qualche caso rilette), cercando di accedere direttamente alle fonti (storiografiche, letterarie e poetiche, giuridiche, religiose, epigrafiche…). Una mole di lavoro che ha reso necessario, alla fine, il taglio di oltre cento pagine e la rinuncia ad un indice dei nomi e alla bibliografia (peraltro tutta presente nelle numerose note). Si aggiunga il fatto che, nonostante i numerosi libri sulla paternità pubblicati negli ultimi anni, non esisteva – che io sappia – un testo con un approccio simile, quindi non ho avuto molto materiale già elaborato a cui fare riferimento. Nello stesso tempo, la ricerca mi ha consentito scoperte affascinanti legate a certi periodi storici o 60 a certi personaggi, mi ha dato conferme, ha smentito opinioni comuni… Insomma, sembra banale dirlo, ma mi ha molto arricchito. D. Può farci qualche esempio di queste “scoperte”? R. Per esempio noi crediamo spesso che la paternità “affettiva” – ossia non dipendente dai legami di sangue – sia un portato della sensibilità moderna. E invece vi sono, nell’antichità, bellissimi esempi di uomini che hanno amato intensamente bambini che non erano loro figli. Il poeta latino Stazio, per esempio, scrisse teneri versi di affetto in occasione della morte di un bimbo, figlio di una schiava, che aveva affrancato al momento della nascita e aveva amato come un figlio. Perché – scrisse Stazio – “generare figli è una necessità di natura, sceglierli è un diletto”. Un altro poeta latino, Fedro, scriverà un delizioso apologo, La madre, al termine del quale affermerà che “non le necessità, ma la bontà / fa padri e madri”. D. Naturalmente lei si sarà imbattuto non solo in uomini, in padri, ma anche nelle donne e nelle madri. Qualche scoperta…? R. Le madri hanno sempre avuto il monopolio dell’accudimento e dell’educazione nei primi anni di vita del figlio (un potere anche quello…) ma le decisioni importanti nelle società antiche – come quella greca e romana – spettavano N. 71/10 al padre. Il forte potere paterno si esprimeva già alla nascita, con la decisione se tenere o abbandonare il figlio, che spettava esclusivamente a lui. Il potere materno si rinforza nel Settecento, si mitizza nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento (la “mistica della maternità” come fu definita), diviene infine privilegio a partire dagli anni Settanta del secolo scorso (basti pensare allo stereotipo, tuttora vivo, che ha portato i giudici ad affidare quasi esclusivamente i figli alla madre in occasione di separazione e divorzio). Quanto alle donne come tali, purtroppo una conferma: il ruolo assolutamente subordinato, nella famiglia e nella società, per molti, molti secoli. E il destino di vittima predestinata in ogni violenza familiare e sociale. D. Il libro è molto dettagliato, si sente che la ricerca è stata approfondita, le note sono ricche e abbondanti. Il linguaggio però, è molto…sciolto. Nulla di accademico, insomma. È stata una scelta? R. Sì. Penso che sia giusto raccontare con semplicità e chiarezza, con linguaggio accessibile a tutti, anche fenomeni sociali complessi come la famiglia e la paternità. Del resto – e lo preciso con molta chiarezza nella Introduzione – sono un giornalista, non uno storico. D. Questo libro giunge dopo altri saggi che lei ha scritto sullo stesso PROSPETTIVA •P E R S O N A• 03_Prospettiva_pp_53_66:03_Prospettiva_53_66 14-04-2010 8:26 Pagina 61 DONNA tema. Ricordiamo, fra gli altri, Il padre ombra (Giardini 1988), Onora il padre e la madre (Bompiani 2001), nonché numerosi articoli di taglio psicologico e giuridico. Inoltre, lei ha fondato, nel 1988, l’I.S.P., Istituto di studi sulla paternità, di cui è presidente. Come è nato questo interesse? Da esperienze personali? R. Sono sempre stato attratto da questo tema, fin dai tempi dell’Università (la mia tesi di laurea, in Giurisprudenza, riguardava gli effetti criminogeni della deprivazione paterna). Poi si sono innestate vicende personali. Sono diventato padre – esperienza meravigliosa -, ho conosciuto le sofferenze e le violenze psicologiche della separazione e dell’affidamento, ho assistito al cambiamento epocale dei padri… Nel 1988 capii che la società stava cambiando e decisi di fondare l’ISP, prima associazione in Italia a occuparsi di paternità. D. Ecco, ci dica qualcosa sull’attività di questo Istituto. R. L’ISP è un’associazione privata, basata sul volontariato. Comprende molti “addetti ai lavori” (psicologi e psichiatri, sociologi, avvocati…) ma anche padri e madri desiderosi di saperne di più su questo tema. Esso si propone – cito dall’art. 1 del suo Statuto, di “promuovere lo studio della paternità con particolare riguardo agli aspetti psicologico, pedagogico, sociale, biologico, storico, giuridico”. Inoltre, si prefigge l’obiettivo di “tutelare e valorizzare funzioni e ruoli paterni nella società, stimolando su questo tema una nuova sensibilità sociale”. Da vent’anni l’Istituto pubblica un notiziario, ISP notizie, che informa su tutte le novità in tema di paternità e ospita articoli di specialisti. In questi ventuno anni di attività l’ISP ha assistito oltre 150 studenti che si sono laureati con una tesi sulla paternità (per il 90% donne) e che hanno usufruito della nostra esperienza, della nostra documentazione, della nostra Biblioteca. Quest’ultima è un po’ il mio orgoglio. È una piccola Biblioteca, naturalmente, poco più di mille testi, PROSPETTIVA •P E R S O N A• ma talmente specializzata che vi si trovano anche titoli ormai difficili da reperire. Con una sezione di saggistica straniera, una di narrativa ed una raccolta di molte decine di tesi universitarie che sono un patrimonio prezioso. Tutti i titoli sono su Internet, visibili nel sito dell’ISP (www.ispitalia.org) e sono aggiornati mensilmente. D. Per concludere, come giudica i cambiamenti della paternità in questi ultimi anni? E quale tipo di padre pensa che ci riserverà il futuro? R. Considero i cambiamenti del padre negli ultimi quarant’anni come epocali. Mai in secoli di storia precedente la paternità aveva avuto i connotati di oggi. L’uomo sta cercando di disegnare una nuova figura di padre, lontano dal padre autoritario di una volta. Lo fa con incertezze ed errori, a volte perdendo di vista certe funzioni di guida e controllo e “maternizzandosi” eccessivamente; ma in compenso scoprendo una dimensione nuova ed affascinante nel rapporto con i figli. Quanto al futuro, difficile dirlo. Credo però che i padri non torneranno indietro e un giorno troveranno il loro equilibrio. E saranno padri migliori: teneri ma non sdolcinati, comprensivi ma non permissivi, autorevoli ma non autoritari. CARLO CRIVELLI, Annunciazione (dalla chiesa dell’Annunziata di Ascoli); Londra, National Gallery N. 71/10 61