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Intervista a M. Quilici
Quale paternità oggi?
Giulia Paola Di Nicola – “Prospettiva Persona”
Autore del libro Storia della Paternità, M. Quilici nel 1988
ha fondato l’Istituto di studi sulla paternità
e ha dedicato più di venti anni
agli studi e alle ricerche su questo tema.
D. Lei ha appena pubblicato
Storia della paternità. Dal paterfamilias al mammo (Fazi Editore): un
ampio saggio che analizza più di
quattromila anni di storia alla ricerca dei diversi significati che questa figura ha assunto nel tempo. Si comincia dalla preistoria e si finisce ai giorni nostri, con i “nuovi padri”, le discussioni sul padre assente, il padre
materno, il “mammo”… Sono ben
cinquecento pagine, per fortuna molto piacevoli da leggere. Come ci si
sente dopo un “viaggio” del genere?
R. Potrei rispondere con una
formula di rito quando si vince una
gara: “stanco ma felice”. L’impegno
è stato gravoso, con molte decine di
migliaia di pagine lette (o in qualche caso rilette), cercando di accedere direttamente alle fonti (storiografiche, letterarie e poetiche, giuridiche, religiose, epigrafiche…).
Una mole di lavoro che ha reso necessario, alla fine, il taglio di oltre
cento pagine e la rinuncia ad un indice dei nomi e alla bibliografia (peraltro tutta presente nelle numerose note).
Si aggiunga il fatto che, nonostante i numerosi libri sulla paternità pubblicati negli ultimi anni,
non esisteva – che io sappia – un testo con un approccio simile, quindi non ho avuto molto materiale già
elaborato a cui fare riferimento.
Nello stesso tempo, la ricerca
mi ha consentito scoperte affascinanti legate a certi periodi storici o
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a certi personaggi, mi ha dato conferme, ha smentito opinioni comuni… Insomma, sembra banale dirlo, ma mi ha molto arricchito.
D. Può farci qualche esempio di
queste “scoperte”?
R. Per esempio noi crediamo
spesso che la paternità “affettiva” –
ossia non dipendente dai legami di
sangue – sia un portato della sensibilità moderna. E invece vi sono,
nell’antichità, bellissimi esempi di
uomini che hanno amato intensamente bambini che non erano loro
figli. Il poeta latino Stazio, per
esempio, scrisse teneri versi di affetto in occasione della morte di un
bimbo, figlio di una schiava, che
aveva affrancato al momento della
nascita e aveva amato come un figlio. Perché – scrisse Stazio – “generare figli è una necessità di natura, sceglierli è un diletto”.
Un altro poeta latino, Fedro,
scriverà un delizioso apologo, La
madre, al termine del quale affermerà che “non le necessità, ma la
bontà / fa padri e madri”.
D. Naturalmente lei si sarà imbattuto non solo in uomini, in padri,
ma anche nelle donne e nelle madri.
Qualche scoperta…?
R. Le madri hanno sempre avuto il monopolio dell’accudimento e
dell’educazione nei primi anni di
vita del figlio (un potere anche
quello…) ma le decisioni importanti nelle società antiche – come
quella greca e romana – spettavano
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al padre. Il forte potere paterno si
esprimeva già alla nascita, con la
decisione se tenere o abbandonare
il figlio, che spettava esclusivamente a lui. Il potere materno si rinforza nel Settecento, si mitizza nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento (la “mistica della maternità” come fu definita), diviene infine privilegio a partire dagli anni
Settanta del secolo scorso (basti
pensare allo stereotipo, tuttora vivo, che ha portato i giudici ad affidare quasi esclusivamente i figli alla madre in occasione di separazione e divorzio).
Quanto alle donne come tali,
purtroppo una conferma: il ruolo
assolutamente subordinato, nella
famiglia e nella società, per molti,
molti secoli. E il destino di vittima
predestinata in ogni violenza familiare e sociale.
D. Il libro è molto dettagliato, si
sente che la ricerca è stata approfondita, le note sono ricche e abbondanti. Il linguaggio però, è molto…sciolto. Nulla di accademico, insomma. È stata una scelta?
R. Sì. Penso che sia giusto raccontare con semplicità e chiarezza,
con linguaggio accessibile a tutti,
anche fenomeni sociali complessi
come la famiglia e la paternità. Del
resto – e lo preciso con molta chiarezza nella Introduzione – sono un
giornalista, non uno storico.
D. Questo libro giunge dopo altri saggi che lei ha scritto sullo stesso
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tema. Ricordiamo, fra gli altri, Il padre ombra (Giardini 1988), Onora il
padre e la madre (Bompiani 2001),
nonché numerosi articoli di taglio psicologico e giuridico. Inoltre, lei ha fondato, nel 1988, l’I.S.P., Istituto di studi sulla paternità, di cui è presidente.
Come è nato questo interesse? Da esperienze personali?
R. Sono sempre stato attratto
da questo tema, fin dai tempi dell’Università (la mia tesi di laurea, in
Giurisprudenza, riguardava gli effetti criminogeni della deprivazione paterna). Poi si sono innestate
vicende personali. Sono diventato
padre – esperienza meravigliosa -,
ho conosciuto le sofferenze e le violenze psicologiche della separazione e dell’affidamento, ho assistito al
cambiamento epocale dei padri…
Nel 1988 capii che la società
stava cambiando e decisi di fondare l’ISP, prima associazione in Italia a occuparsi di paternità.
D. Ecco, ci dica qualcosa sull’attività di questo Istituto.
R. L’ISP è un’associazione privata, basata sul volontariato. Comprende molti “addetti ai lavori”
(psicologi e psichiatri, sociologi, avvocati…) ma anche padri e madri
desiderosi di saperne di più su questo tema. Esso si propone – cito dall’art. 1 del suo Statuto, di “promuovere lo studio della paternità con
particolare riguardo agli aspetti psicologico, pedagogico, sociale, biologico, storico, giuridico”. Inoltre, si
prefigge l’obiettivo di “tutelare e valorizzare funzioni e ruoli paterni
nella società, stimolando su questo
tema una nuova sensibilità sociale”.
Da vent’anni l’Istituto pubblica un
notiziario, ISP notizie, che informa
su tutte le novità in tema di paternità e ospita articoli di specialisti.
In questi ventuno anni di attività l’ISP ha assistito oltre 150 studenti che si sono laureati con una
tesi sulla paternità (per il 90% donne) e che hanno usufruito della nostra esperienza, della nostra documentazione, della nostra Biblioteca. Quest’ultima è un po’ il mio orgoglio. È una piccola Biblioteca, naturalmente, poco più di mille testi,
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ma talmente specializzata che vi si
trovano anche titoli ormai difficili
da reperire. Con una sezione di saggistica straniera, una di narrativa ed
una raccolta di molte decine di tesi
universitarie che sono un patrimonio prezioso. Tutti i titoli sono su
Internet, visibili nel sito dell’ISP
(www.ispitalia.org) e sono aggiornati mensilmente.
D. Per concludere, come giudica i
cambiamenti della paternità in questi
ultimi anni? E quale tipo di padre pensa che ci riserverà il futuro?
R. Considero i cambiamenti
del padre negli ultimi quarant’anni
come epocali. Mai in secoli di storia precedente la paternità aveva
avuto i connotati di oggi. L’uomo
sta cercando di disegnare una nuova figura di padre, lontano dal padre autoritario di una volta. Lo fa
con incertezze ed errori, a volte perdendo di vista certe funzioni di guida e controllo e “maternizzandosi”
eccessivamente; ma in compenso
scoprendo una dimensione nuova
ed affascinante nel rapporto con i figli. Quanto al futuro, difficile dirlo.
Credo però che i padri non torneranno indietro e un giorno troveranno
il loro equilibrio. E saranno padri
migliori: teneri ma non sdolcinati,
comprensivi ma non permissivi, autorevoli ma non autoritari.
CARLO CRIVELLI, Annunciazione (dalla chiesa dell’Annunziata di Ascoli); Londra, National Gallery
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