La paternità nella Bibbia

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Padova, 4 luglio 2012
"Infanzia e senso religioso. La paternità”
Aggiornamento insegnanti Scuole materne (4-5-6 luglio 2012)
La paternità nella Bibbia
Prof. Carlo Broccardo
Due premesse
 paternità-maternità: esperienza centrale della vita, che nella Bibbia ritorna molto spesso:
o solo nella Bibbia ebraica: 1.200x “padre”, 220x “madre”, 600x “figlia” e oltre 5.000
“figlio” (il sostantivo più frequente nell’AT) (NB: in senso ampio, culturale, anche “figli
di Israele”, ad es.)
o con le sfaccettature più diverse: dai racconti in cui ci sono padri-figli agli insegnamenti
di tipo pedagogico; da riferimenti concreti al linguaggio per immagini; dall’esperienza
umana al linguaggio teologico = per parlare di Dio
o con tensioni tra una pagina e l’altra

che valore/peso dare a tutto questo? cioè: che cos’è la Bibbia?
o Bibbia = libri = pluralità: testimonia un’esperienza di fede lunga millenni e scritta
nell’arco di secoli, in contesti molto diversi
o Dei Verbum: è come uno specchio in cui intuiamo il volto di Dio; insieme alla tradizione
= alla vita della comunità credente; privilegiato perché ispirato e scritto; limitato
perché solo visione indiretta
o in conclusione: non cerchiamo una ricetta sulla paternità, ma intuizioni ispirate che
possano essere ispiranti. Tra le tante, ne prendo tre
Paternità come procreazione
 contesto culturale del mondo antico: la famiglia unico punto di riferimento e protezione
o di qui l’importanza della procreazione-discendenza: cf. Sal 127 (126), 3-5
o di qui l’angoscia per la mancata procreazione: cf. Gdc 11,29-40, spec. v. 38
o di qui le strategie (espedienti) per l’attesa procreazione: cf. Gen 19,30-38 e le figlie di
Lot; cf. Abramo in Gen 12–18: Lot, Ismaele, Isacco

un invito (da parte di Dio) a non esagerare
o Dio che inserisce anche gli espedienti poco chiari in un progetto: cf. Ismaele Gen 19
o Dio che dalle coppie sterili fa nascere i grandi personaggi: Samuele (cf. 1Sam 1),
Giovanni Battista (cf. Lc 1)
Paternità come “dare la vita”
 non solo in senso biologico: cf. la maternità-paternità dell’apostolo Paolo in 1Ts 2,1-12
1 Voi stessi infatti, fratelli, sapete bene
che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata inutile.
2 Ma, dopo aver sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come sapete, abbiamo trovato nel nostro
Dio il coraggio di annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte.
3 [Infatti],
il nostro invito alla fede non nasce da menzogna, né da disoneste intenzioni e neppure da
inganno;
1
4 ma, come Dio ci ha trovato degni di affidarci il Vangelo così noi lo annunciamo, non
cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori.
5 Infatti,
[non] abbiamo usato mai parole di adulazione, come sapete, né abbiamo avuto intenzioni di
cupidigia: Dio ne è testimone. 6 E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da
altri, 7 pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo.
Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. 8
Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la
nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
9 Infatti,
voi ricordate, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non
essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio.
10 Voi siete testimoni, e lo è anche Dio, che il nostro comportamento verso di voi, che
credete, è stato santo, giusto e irreprensibile.
11 Sapete pure che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi,
12 vi abbiamo incoraggiato e scongiurato di comportarvi in maniera degna di Dio, che vi
chiama al suo regno e alla sua gloria.
o contesto e motivo della 1Ts: la lettera come continuazione della presenza fisica
o nell’insieme del brano: ricorda l’esperienza vissuta insieme
o primo quadro (vv. 1-2): molto generale: vi abbiamo annunciato il Vangelo, pur in mezzo
a mille difficoltà
o secondo quadro (vv. 3-4): non abbiamo annunciato il Vangelo per ingannarvi, ma solo
per piacere a Dio, per fare la sua volontà
o terzo quadro (vv. 5-8): precisa ancora meglio le caratteristiche dell’azione di Paolo e dei
suoi collaboratori a Tessalonica: «siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una
madre che ha cura dei propri figli». In realtà le immagini sottostanti sono due
 la prima è data dall’aggettivo tradotto con “amorevoli”: Paolo non ha fatto valere il
suo “potere” di apostolo;
 la seconda precisa la prima in una direzione più intima, familiare: non solo Paolo è
stato come un governante illuminato, è stato come una madre. NB: il riferimento
non è alla madre che dà la vita, ma alla madre che nutre e si prende cura dei suoi
figli. Il sostantivo tradotto con “madre” alla lettera significa “colei che nutre”; il
verbo tradotto con “avere cura”, poi, è un verbo molto fisico: letteralmente
significa “tenere caldo”, “covare”
o quarto quadro: vv. 9-12: ora fa riferimento all’amore molto concreto di un padre
 il v. 9 parla di «duro lavoro e fatica»; cf. 1Cor 9
 il v. 10 sottolinea un aspetto più interiore: il comportamento di Paolo e dei suoi
collaboratori è stato secondo la legge di Dio
 il v. 11 richiama l’immagine del padre; come prima per la madre, non viene dato
risalto al fatto di “mettere al mondo”, quanto piuttosto al suo ruolo di “educatore”.
Troviamo ancora tre verbi, che sono di fatto sinonimi: “esortare” (letteralmente:
“chiamare a sé”), “incoraggiare”, “scongiurare”; sono verbi legati all’ambiente
dell’educazione
o in sintesi: Paolo è come madre/padre; ma delle due immagini non sottolinea l’aspetto
procreativo, quanto piuttosto il prendersi cura, l’educare, lo spendersi per

sulla stessa lunghezza d’onda è la Bibbia quando parla di Dio come padre
2
o NB: solo in riferimento al popolo di Israele (cf. Os 11,1) o al re di Israele (Sal 2,7), mai a
tutta l’umanità
o la paternità di Dio verso il popolo ha una dimensione soteriologia = Dio è padre in
quanto salvatore. Cf. es. 2Sam 7,14; Ger 31,9.20
o un esempio più prolungato (cf. I Avvento anno B): Is 63,16c-17.19c; 64,2-7
16
Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. 17 Perché, Signore, ci lasci
vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per
amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. 19 Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Davanti a te sussulterebbero i monti.
2
Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo, tu scendesti e davanti a te
sussultarono i monti. 3 Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non
ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. 4 Tu vai incontro a quelli
che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie. Ecco, tu sei adirato perché
abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.
5
Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di
giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. 6
Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi
nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balia della nostra iniquità. 7 Ma, Signore, tu sei
nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani.
contesto: la terza parte di Isaia = una riflessione scandita in tre tempi: guarda al
presente triste, fa memoria del passato glorioso, invoca l’aiuto di Dio per il futuro
prossimo
 il presente, che viene accennato all’inizio del brano, al v. 17a, e poi ripreso alla fine
(cf. 64,5-6): Isaia sta parlando con Dio e più volte gli racconta come vanno le cose,
cioè male. Non è solo un lamento, ma una confessione: abbiamo sbagliato, e tu
Signore ci hai abbandonati, ci hai lasciati in balìa della nostra iniquità, lontano da te
 di fronte a questa realtà desolante Isaia ricorda il passato (cf. i vv. 2-3): non è
sempre stato così, ci fu un tempo in cui il Signore compiva per noi cose
meravigliose e terribili, ci apriva la strada davanti ai nemici. Nella Bibbia è un
ritornello costante: Dio è il salvatore, colui che quando il popolo ha bisogno viene in
suo aiuto; è colui che c’è, pronto a stendere la mano potente (è questo il suo nome,
che Egli in persona rivela a Mosè: cf. Es 3,14). Cf. anche Is 52,4-6
 il terzo tempo è il futuro: Isaia sta parlando con Dio; constata la tristezza del
presente, rievoca la bellezza del passato, e conclude con un’invocazione, anzi un
sospiro: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!» (63,19)! È curioso l’argomento che il
profeta usa per convincere Dio, nell’ultimo versetto del brano (che richiama il
primo: cf. 63,17; 64,7); non dice, per esempio: abbiamo capito il nostro errore e non
lo rifaremo più; oppure: adesso ci impegniamo, siamo migliorati, non meritiamo
più la tua punizione. Non fa leva sulla propria determinazione a cambiare, ma sui
sentimenti di Dio: tu sei nostro padre! Non dimenticare che senza di te noi non
siamo nulla
o in sintesi: Dio è padre perché non si dimentica dei suoi figli; non lo ha mai fatto e mai lo
farà - ma come non ricordare a questo punto anche l’immagine materna di Is 49,15-16

Un amore senza confini

dall’AT al NT, chiamare Dio con il nome di padre è diventato una cosa sempre più diffusa:
3
o con Gesù: Dio è abbà, papà (familiare: dice una relazione molto intima) = il termine è
usato dai bambini, mai nell’AT per riferirsi a Dio, nel NT in tre passi e successive
citazioni: Mc 14,36; Rm 8,15; Gal 4,6. NB: Gesù si rivolge a Dio chiamandolo abbà e la
comunità primitiva ha fatto suo questo termine
o a parte il grido in croce, Gesù nelle preghiera ha sempre usato il titolo «padre» e nelle
lettere di Paolo Dio diventa «il Padre del Signore nostro Gesù Cristo»

attenzione perché qui la prospettiva esce dalla dimensione storica, tipica della Scrittura!
Cf. specialmente il Vangelo secondo Giovanni:
o alcuni passaggi: «Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,30); «Ecco, viene l’ora, anzi è
già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non
sono solo, perché il Padre è con me» (Gv 16,32); «perché Tu, Padre, mi hai amato prima
della creazione del mondo» (Gv 17,24)
o è una dimensione che oltrepassa i limiti dell’esperienza umana; in Gv 13–17 Gesù invita
i suoi discepoli a prendere parte (rimanere) a questo amore che sorpassa ogni
conoscenza, che supera i limiti, che non ha confini
Conclusioni
 non una ricetta, ma alcune suggestioni; meglio: esperienze ispirate affinché siano ispiranti
 abbiamo visto tre sottolineature
o la paternità come esperienza di procreazione, di portare alla vita; come bisogno di
continuità, di futuro, di discendenza
o la paternità come esperienza di “dare la vita” in senso più ampio, come prendersi cura
o la paternità come aspirazione, desiderio di riuscire ad amare in un modo così grande da
essere infinito; è tipico di Dio, ma noi siamo a sua immagine.
Riferimenti bibliografici



il tema in generale: O. HOFIUS, «Padre», Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento,
EDB, Bologna 1976 (originale tedesco 1970); O. MICHEL, «Patèr», Dizionario esegetico del
Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 2004 (originale tedesco 1980-1983); R. VIGNOLO - L.
GIANGRECO, «Paternità e maternità», Temi teologici della Bibbia, San Paolo, Cinisello
Balsamo 2010
il brano dalla prima lettera ai Tessalonicesi: P. IOVINO, La prima lettera ai Tessalonicesi.
Introduzione, versione, commento, EDB, Bologna 1992; G. BARBAGLIO, La teologia di Paolo.
Abbozzi in forma epistolare, EDB, Bologna 2001; B. MAGGIONI - F. MANZI (cur.), Lettere di
Paolo, Cittadella, Assisi 2007
il brano dal profeta Isaia: L. ALONSO SCHÖKEL - J.L. SICRE DIAZ, I profeti, Borla, Roma 1996;
B.S. CHILDS, Isaia, Queriniana, Brescia 2005
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