CONCETTI GENERALI Definizione di primo soccorso: E' l'aiuto che chiunque può prestare ad una o più persone vittime di un incidente o di un malore nell' attesa che intervenga un soccorso sanitario qualificato. Obblighi del cittadino: Ogni cittadino, quindi non solo il medico o l'infermiere, incorre nell' omissione di soccorso ART. 593 C.P.: OMISSIONE DI SOCCORSO: chiunque, trovando abbandonato o smarrito un fanciullo minore di 10 anni o un'altra persona incapace di provvedere a se stessa, per malattia di mente o di corpo, per vecchiaia o per altra causa, omette di darne immediato avviso all'Autorità, è punito con la reclusione fino a tre mesi o con la multa fino a euro 300. Alla stessa pena soggiace chi trovando un corpo umano che sia o sembri inanimato, ovvero una persona ferita altrimenti in pericolo, omette di prestare l'assistenza occorrente o di darne immediato avviso all' Autorità. Se da siffatta condotta del colpevole deriva una lesione personale, la pena è aumentata, se ne deriva la morte, la pena è raddoppiata Tutela del primo soccorritore: Se da un lato il Codice Penale punisce chi omette di prestare soccorso, dall' altro tutela il soccorritore (specie laico ossia non sanitario) dalle conseguenze del suo operato sempre che abbia agito in "stato di necessità", vale a dire in situazioni di gravità tale che il proprio intervento non possa comunque portare ulteriori danni all'infortunato ART.54 C.P.: STATO DI NECESSITA’: Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo. Come si effettua una chiamata di emergenza: allertamento del 112: La telefonata che attiva il servizio 112 deve essere effettuata ricordandosi di fornire delle informazioni essenziali affinché l'operatore possa allestire il miglior intervento possibile: Identificarsi e localizzarsi: includendo la località (il servizio 112 è organizzato solitamente su base provinciale) e fornendo tutte le informazioni utili possibili per facilitare l'arrivo dei soccorritori, è indispensabile qualificarsi dando il recapito telefonico Natura e circostanze dell'evento Persistenza di condizioni di rischio Persone coinvolte e loro condizioni: il soggetto è cosciente/incosciente, è ustionato, sanguina, ecc. Soccorsi attualmente praticati: presenza o meno di personale sanitario qualificato, ecc. Definizione di un punto di incontro con il mezzo di soccorso Ricordarsi infine che l'ultimo a chiudere la conversazione deve essere l'operatore del 112 (che interromperà la comunicazione solo quando ritiene di aver acquisito tutte le informazioni necessarie). Tenere presente che l'operatore della sala 112 è addestrato, non solo a porre tutte le domande necessaire, ma anche a fornire consigli pratici e istruzioni sulle manovre da eseguire. Contenuto minimo della cassetta di primo soccorso: La cassetta deve essere di facile trasportabilità e deve contenere: guanti monouso in lattice: hanno la funzione di proteggere il soccorritore e di permettere una manipolazione igienicamente più corretta. Preferire taglie medio-grandi, anche per permettere l'utilizzo di due o più strati per aumentare la protezione guanti sterili: non sono indispensabili in quanto la sterilità è indifferente per le operazioni previste da un addetto al primo soccorso acqua ossigenata F.U. 10 volumi: evitare l'esposizione diretta alla luce; è un buon disinfettante e detergente che non danneggia i tessuti; azione specifica in particolare nei confronti dei batteri sporigeni (Clostridium Tetani) clorossidante elettrolitico al 5% soluzione cutanea disinfettante di povidone-iodio al 10% (Betadine) applicabile ed efficace sia sulla cute intatta che sulle ferite; buona azione battericida e ossidante garze sterili e non: le garze sterili vanno utilizzate per le medicazioni, la pulizia di ferite cutanee, copertura di ferite perforanti o penetranti, come tamponi in caso di emorragie. Le garze non sterili (così come il cotone idrofilo) possono essere utilizzate come materiale per imbottitura o per ripulire superfici o materiali eventualmente contaminate lacci emostatici: quelli in gomma vanno incontro a deterioramento e vanno periodicamente sostituiti confezione di "ghiaccio pronto uso": utili in caso di contusioni, distorsioni termometro sacchetti monouso per rifiuti sanitari soluzione fisiologica (sodi o cloruro allo 0.90/0): utile per irrigazione di ferite cutanee o mucose (occhio) teli sterili monouso: il loro impiego è limitato a casi particolari (copertura di ferite penetranti molto ampie e profonde, ustioni di vaste dimensioni, fratture esposte, recupero di parti anatomiche amputate) cotone idrofilo: utile solo come materiale per imbottiture o per pulire superfici o materiali eventualmente contaminati. Sulle ferite non va mai applicato perché può sfilacciarsi rimanendo attaccato al coagulo. I materiali presenti nella cassetta di primo soccorso, oltre ad essere reintergati dopo il loro impiego, vanno revisionati perché soggetti a scadenza. Sicuramente soggetti a scadenza sono i disinfettanti e il materiale sterile. Sicurezza del soccorritore: E' naturale che il soccorritore debba salvaguardare per prima la propria incolumità. Pertanto è fondamentale valutare sempre la situazione, lo scenario e l'ambiente in cui si va ad intervenire (pericolo di incendio? pericolo di crolli? fughe di gas? rischio di folgorazione? rischio di investimento?) Comportamento generale del primo soccorritore: Ogni soccorritore che voglia prestare un adeguato primo soccorso dovrà prima di ogni altra cosa mantenere la calma e ricordare sempre tre regole fondamentali: osservare (per rendersi perfettamente conto dell' accaduto valutando lo scenario in cui agisce) riflettere (sui tipi di intervento e sulle priorità con cui effettuarli, avendo cura in primo luogo di "non nuocere" ossia di non provocare ulteriori danni) agire (con correttezza, con efficacia, con tempestività) e soprattutto lavorando in sicurezza!. Tenere sempre presente che una fonte di potenziale rischio è il contatto con materiali biologici dell'infortunato (sangue, saliva, materiale gastrico rigurgitato, ecc.). L'impiego di dispositivi di protezione individuale, essenzialmente i guanti in lattice monouso e la mascherina per la ventilazione bocca-a-bocca, praticamente annullano il rischio biologico. GUIDA ALL’URGENZA IN ETA’ PEDIATRICA Quando recarsi al Pronto Soccorso: Per incidenti come: Ferite sanguinanti, profonde o con margini slabbrati Fratture o colpi molto violenti Colpi alla testa con perdita di coscienza o con sonnolenza eccessiva o vomito ripetuto Ingestione di sostanze o farmaci seguita da vomito ripetuto o perdita di coscienza Corpi estranei penetrati nell' occhio Ustioni estese o con bolle più larghe di 2-3 cm o con bruciature della pelle oppure che interessano il viso, il collo, le mani, i piedi o i genitali Folgorazione o forte scossa elettrica Morso di animali velenosi Oppure per disturbi come: Convulsioni prolungate o che continuano nonostante una terapia adeguata (crisi epilettica, convulsione febbrile) Perdita abbondante ed inarrestabile di sangue dal naso Perdita di coscienza improvvisa e persistente Vomito che si ripete frequentemente nonostante la terapia Emissione di feci miste a sangue per più di una volta o perdita di sangue dal retto Scarsa reazione alle stimolazioni, torpore continuo (coma) Stato confusionale o delirio Difficoltà improvvisa a respirare e gonfiore alla gola da sospetta reazione allergica dopo assunzione di farmaci, alimenti o puntura d'insetto (shock anafilattico, angioedema) Soffocamento improvviso (inalazione di corpo estraneo) Febbre alta e perdita di coscienza da esposizione prolungata al sole Occhi alonati, pianto senza lacrime, pelle raggrinzita in corso di diarrea e vomito (grave disidratazione) Mal di pancia acuto e persistente Febbre superiore a 38° C in un neonato di meno di un mese di vita. Quando chiamare il 112: In caso di incidenti o traumi in cui si sospettino fratture o lesioni interne che rendono controindicato lo spostamento del bambino Quando il bambino è in condizioni generali gravi e non si hanno altre possibilità di organizzare il trasporto al PS. Cosa fare in caso di vera emergenza: Non perdere la calma Praticare la RCP in caso di bisogno Chiamare se necessario il 112 Se c'è un sanguinamento continuo, applicare un tampone e tenere compressa la parte Se il bambino ha una crisi convulsi va, tenerlo disteso e girato su un fianco In caso di avvelenamento, portare in ospedale la confezione o il prodotto ingerito Avere a portata di mano la situazione vaccinale del bambino (scheda delle vaccinazioni), i dati anamnestici principali (patologie croniche, allergie, ecc.) e la lista dei farmaci eventualmente assunti Tenere sempre in evidenza il numero di telefono dell' ospedale di riferimento e del centro antiveleni Osservazione e valutazione del bambino cosciente in caso di infortunio o malessere: La prima cosa da fare è raccogliere più informazioni possibili sull'accaduto e sullo stato di salute del bambino (notizie anamnestiche). E' necessario parlare al bambino con voce calma cercando di rassicurarlo. Tenere presente che difficilmente un bambino piccolo accetta che un estraneo gli tocchi il volto, pertanto è preferibile iniziare la valutazione partendo dagli arti ARTI: l'incapacità di muovere un arto dopo un trauma può indicare la presenza di una frattura (al contrario una frattura a legno verde, spesso non è dolente alla palpazione) ADDOME E GENITALI ESTERNI: verificare la presenza di sangue, ecchimosi o tumefazioni TORACE: valutare la funzione respiratoria (espansione del torace, frequenza respiratoria, rumori respiratori) nonché segni di trauma COLONNA VERTEBRALE: a causa della maggiore pesantezza del capo, le lesioni traumatiche alla colonna sono più frequenti che nell' adulto COLLO: valutare la presenza di rigidità nucale soprattutto in caso di febbre STATO DI COSCIENZA: controllare la re attività a stimoli verbali o a stimoli tattili (piccole pacche sotto i piedi), verificare eventuali stati saporosi CAPO: la fontanella anteriore si chiude entro i 12-18 mesi, prima della sua saldatura costituisce una zona particolarmente delicata. Verificarne la tensione, tende a gonfiarsi con il pianto CAVO ORALE: ispezionare il cavo orale Parametri vitali pediatrici: Nel bambino il range di normalità dei parametri vitali si modifica in relazione all'età: Frequenza Frequenza Frequenza Pressione cardiaca cardiaca respiratoria arteriosa (in veglia) (in sonno) 100-180 80-160 Pressione arteriosa diastolica sistolica 40-60 60-90 20-60 NEONATO LATTANTE 100-160 75-160 30-60 87-105 53-66 80-110 60-90 24-40 95-105 53-66 70-100 60-90 22-34 96-110 55-69 65-110 60-90 18-30 97 -112 57 -71 60-90 50-90 12-16 112-128 66-80 (6 mesi) 1^ INFANZIA (2 anni) 2^ INFANZIA (5 anni) ETA' SCOLARE (7 anni) ADOLESCENTE (15 anni) Pertanto per valutare correttamente le condizioni cliniche di un paziente in età pediatrica, occorre tener conto della variabilità dei parametri fisiologici della frequenza cardiaca, della frequenza respiratoria e della pressione arteriosa rispetto all'età. Il triage: Il termine "triage" deriva dalla lingua francese e significa "scelta". Un sanitario (in ambito ospedaliero questo compito viene affidato ad un infermiere specializzato) effettua una rapida valutazione della gravità della patologia in atto e in base alla condizione clinica assegna un codice colore che indica la priorità di intervento. I codici colore sono rosso, giallo, verde, bianco. Il triage viene applicato in diverse situazioni quali le maxiemergenze (per stabilire l'ordine di evacuazione e smistamento dei feriti), in ambiente intraospedaliero (per determinare l'ordine di visita dei pazienti in base al grado di urgenza) e in ambiente extraospedaliero (quando ci si trova a soccorrere più infortunati contemporaneamente). Statisticamente gli accessi di soggetti in età pediatrica presso i dipartimenti di emergenza e accettazione (DEA) degli ospedali, riguardano per 1'80% bambini di età inferiore ai 6 anni, con un picco nel l ° e 2° anno di vita. Ne Il ' età scolare prevalgono gli accessi per patologia traumatica. Codice rosso = condizioni molto critiche. Condizioni da "codice rosso" sono: Asfissia Arresto cardiaco Emorragie arteriose imponenti In questi casi vi è immediato pericolo di vita! E'necessario intervenire entro 10 minuti Cause principali di CODICE ROSSO in età pediatrica: arresto cardiaco (che più frequentemente, rispetto all'adulto, è secondario a patologia respiratoria) arresto respiratorio grave difficoltà respiratoria con o senza cianosi disidratazione grave con marcata tachicardia e/o ipotensione e/o stato soporoso Codice giallo = condizioni mediamente critiche Si tratta di lesioni gravi che interessano le funzioni vitali: Emorragie contenibili Politraumi Trauma cranico Traumi addominali e/o toracici Avvelenamenti Dolore toracico Perdita di coscienza Shock Cause principali di CODICE GIALLO in età pediatrica: difficoltà respiratoria moderata febbre > 40° febbre > 38° in lattante di età inferiore ai 3 mesi di vita trauma cranico con perdita di coscienza o vomito persistente Codice verde = condizioni poco critiche Si tratta di lesioni di una certa gravità ma tuttavia differibili rispetto alle urgenze primarie: Riferita perdita di coscienza Coliche addominali Fratture esposte o complicate degli arti Ferite importanti Ustioni importanti Cause principali di CODICE VERDE in età pediatrica: Vomito cefalea di modesta entità disidratazione lieve Codice bianco = condizioni non critiche Le condizioni cliniche non sono gravi. Sono delle "non-urgenze": Fratture semplici Ferite o ustioni non gravi Stati febbrili Sono da CODICE BIANCO le condizioni cliniche del tutto stabili e che dovrebbero seguire percorsi alternativi extraospedalieri (medicina territoriale, pediatra di libera scelta). La catena della sopravvivenza Si articola su quattro anelli di intervento: attivazione precoce del servizio di emergenza sanitario (112) sostenimento delle funzioni vitali con le manovre di rianimazione cardiopolmonare (RCP) impiego precoce (entro 3-5 minuti dall' AC) del defibrillatore soccorso avanzato specializzato Il Basic Life Support (BLS) nell'adulto Obiettivo: prevenire il danno anossico cerebrale in un soggetto adulto che: Non è cosciente Non respira Non ha polso Non è traumatizzato Il danno anossico cerebrale nell'adulto comincia a verificarsi, con conseguente lesione cerebrale irreversibile, dopo 4' - 6' dall'arresto cardiaco (AC). Dopo lO' dall'AC si ha la morte cerebrale. LA CATENA DELLA SOPRAVVIVENZA ATTIVAZIONE AMBULANZA 112 – BLS – DEFIBRILLAZIONE – TRASPORTO IN Il principale fattore che influenza la riuscita della rianimazione cardiopolmonare è il tempo di soccorso. Anche con sistemi di soccorso efficienti la percentuale di ripresa è mediamente compresa tra il 5-10%. I primi due anelli della catena della sopravvivenza (allarme precoce e BLS precoce) hanno l'obiettivo di allertare rapidamente il 112 (attivazione della catena) e di guadagnare tempo limitando la comparsa di lesioni al sistema nervoso centrale (SNC) e al cuore per consentire la ripresa dopo un intervento più qualificato. Poiché nel 90% dei casi di arresto cardiaco improvviso vi è una alterazione del ritmo con completa disorganizzazione dell'attività cardiaca (fibrillazione ventricolare) si è appurato che . una defibrillazione eseguita entro 4 minuti dall' esordio dell' arresto cardiaco porta la percentuale di ripresa intorno al 40%. I moderni defibrillatori semiautomatici (D.A.E) = Defibrillatore (Semi)Automatico Esterno, possono essere impiegati anche da personale non sanitario purchè opportunamente addestrato (legge n. 120 del 03/04/01 pubblicata sulla G.U. n. 88 del 14/04/0 l). L'apparecchio infatti è in grado di effettuare la diagnosi di alterazione del ritmo (presenza della fibrillazione) e quindi di avvisare con un messaggio vocale la necessità di erogare una scarica, in modo che l'operatore, messo in sicurezza se stesso e i presenti, possa premere il pulsante "scarica". Il termine "semi automatico" si riferisce infatti alla capacità dello strumento di effettuare autonomamente la diagnosi e di indicare la necessità della defibrillazione, mentre la scarica, a maggior tutela del soccorritore, viene erogata dall' operatore. La loro sensibilità e specificità è massima. Se non si interviene rapidamente la fibrillazione ventricolare si trasforma in arresto cardiaco. In altre parole le manovre BLS consentono di assicurare quel minimo di afflusso ematico che consente di mantenere qualche minuto in più il cuore in fase di fibrillazione ventricolare (FV) in attesa di intervenire con il defibrillatore. Si prevede, in tempi più o meno brevi, l'istallazione di defibrillatori semi automatici sia sui mezzi dei vigili urbani, della polizia, dei carabinieri, dei vigili del fuoco, ecc. (ossia in movimento sul territorio), sia il loro posizionamento all'interno di strutture dove si verifica un notevole afflusso di persone (centri commerciali, aeroporti, stazioni, stadi, fiere, ecc.). Si tratta ossia dei cosiddetti "Progetti P AD" (Pubblic Access Defibrillation). La catena di sopravvivenza in età pediatrica In età pediatrica i 4 anelli della sopravvivenza differiscono leggermente. Infatti il primo anello è rappresentato dalla prevenzione degli incidenti. Prevenzione degli incidenti I ANELLO Allarme precoce RCP precoce ANELLO IV ANELLO II ANELLO Defibrilazione precoce III Infatti, a differenza dell'adulto, nel bambino l'arresto cardiaco (AC) primitivo è un evento raro. Nel 90% dei casi l'arresto cardiaco è secondario ad una patologia respiratoria: l. ostruzione delle vie aeree 2. gravi attacchi d'asma 3. depressione del centro del respiro per lesioni del sistema nervoso centrale, intossicazione o avvelenamento 4. perdita di fluidi (es. per vaste ustioni) o di sangue (shock emorragico) 5. shock anafilattico Altra differenza è che la bradicardia nel bambino può essere considerata l'anticamera dell' AC (un bambino viene considerato bradicardico quando la PC è inferiore ai 69-80 b/m) Le nuove linee guida prevedono l'impiego del defibrillatore semiautomatico anche nel bambino (di età superiore ad 1 anno) Per apprendere le manovre di sostenimento delle funzioni vitali e l'impiego del DAE in età pediatrica sono previsti corsi di formazione specifica (PBLS-D) riconosciuti ed organizzati dalle principali società scientifiche. OSTRUZIONE DELLE VIE AEREE Ostruzione delle vie aeree da corpo estraneo: Incidenza: maggiore tra i 6 mesi e i 2 anni. Oggetti più giocattoli. frequentemente causa di ostruzione: alimenti, Anamnesi: rispetto all'evento ostruttivo l'anamnesi può essere: l Certa; Sospetta; Sconosciuta. Questo fa variare il comportamento che il soccorritore deve tenere. Ostruzione parziale: Se il lattante/bambino è in grado di tossire vigorosamente, piangere e parlare, astenersi dall'eseguire le manovre di disostruzione. Occorre invece incoraggiare il bambino a tossire, se possibile somministrare ossigeno con una piccola cannula o tubicino, se l'ostruzione parziale persiste attivare il 112 o trasportare al Pronto Soccorso. Se l'ostruzione è, o diventa totale: Il bambino non piange, non tossisce, non riesce a parlare, presenta cianosi ingravescente. E' necessario intervenire rapidamente con le manovre di disostruzione: queste manovre hanno lo scopo di provocare un brusco aumento della pressione intratoracica riproducendo una tosse artificiale. In questi casi occorre sempre inviare qualcuno a chiamare il 118, se il soccorritore è solo tentare prima un minuto di manovre e poi contattare comunque il numero di emergenza. Le manovre da eseguire variano in relazione all’età del bambino: Da 0 a 1 anno; Oltre l’anno di vota. Lattante e fino a 1 anno di vita: Partire con 5 colpi interscapolari seguiti da 5 compressioni toraciche: 5 colpi interscapolari: tenere il lattante sull'avambraccio e con la testa verso il basso; eseguire 5 colpi interscapolari con l'altra mano. Per sostenere l'avambraccio, poggiarlo sulla propria coscia. I colpi devo essere portati con direzione tangente rispetto al torace e verso l'esterno. 5 compressioni toraciche esterne (CTE): rigirare il lattante tenendolo supino sul proprio avambraccio, eseguire 5 compressioni toraciche esterne (CTE) uguali a quelle che si eseguono durante le manovre di rianimazione cardiopolmonare, ossia: prima di tutto individuare il punto dove applicare le compressioni. La sede corretta corrisponde alla metà inferiore dello sterno, appena al di sotto della linea tra i capezzoli. E' consigliabile trovare l'angolo di incontro dell'arcata costale con lo sterno e comprimere lo sterno medesimo circa 1-2 cm al di sopra di tale punto. per la compressione utilizzare la "tecnica a 2 dita": comprimere il torace per 1/3 del diametro antero-posteriore tenendo le due dita (indice e medio o medio e anulare) perpendicolari al torace. Finchè il lattante è cosciente: proseguire alternando 5 colpi interscapolari e disostruzione o fino a quando non perde coscienza. 5 CTE fino alla Quando il lattante diventa incosciente: posizionare il piccolo paziente su un piano rigido; allertare il 112; sollevare la mandibola ed eseguire lo svuotamento digitale del cavo orale (corpo estraneo affiorante); instaurare la pervietà delle vie aeree mantenendo la testa in posizione neutra o lievemente iperestesa e tenendo il mento sollevato con due dita; effettuare 5 tentativi di ventilazione riposizionando il capo dopo ogni insufflazione se inefficace. in assenza di segni vitali iniziare le CTE senza controllare il polso eseguire l minuto di rianimazione cardiopolmonare (RCP): rapporto tra compressioni e ventilazioni 30:2 se il soccorritore è uno (15:2 se i soccorritori sono due e per tutti i soccorriti sanitari); allertare il112 se non allertato in precedenza; continuare le manovre di RCP fino all' arrivo dei soccorsi o alla risoluzione del problema (disostruzione). Come comportarsi in base all'anamnesi di ostruzione delle vie aeree: con anamnesi certa (un testimone riferisce di aver visto il Lattante ingerire un corpo estraneo): iniziare subito la sequenza di disostruzione se lattante cosciente: 5 colpi interscapolari + 5 CTE se lattante incosciente: 5 ventilazioni poi RCP; con anamnesi sconosciuta (es. la madre ha trovato il Lattante privo di coscienza): iniziare la normale sequenza di RCP ma quando per due cicli di 5 tentativi di ventilazione non si ottengono almeno 2 ventilazioni efficaci, concludere che il lattante ha un'ostruzione delle vie aeree . Nota per le CTE: Se i soccorritori sono due e le dimensioni del bambino lo consentono (in pratica lattanti molto piccoli), è preferibile, perché più efficace, la "tecnica a 2 mani": abbracciare il torace con le due mani sorreggendo la colonna vertebrale; posizionare i pollici un dito sotto la linea intermammillare. Bambino di eta' superiore a 1 anno: Finchè il bambino è cosciente: Manovra di Heimlich nel bambino cosciente compressioni subdiaframmatiche: da seduto o in piedi, abbracciare il bambino da dietro, con il pollice e l'indice di una mano comporre una "C" a cavallo tra ombelico e punta dello xifoide, porre l'altra mano chiusa a pugno nell' arco della "C", con entrambe la mani eseguire 5 compressioni dal basso verso l'alto e l'interno. Attenzione: sotto l'anno di vita la manovra di Heimlich non può essere usata in quanto può provocare lesioni intra-addominali Quando il bambino diventa incosciente: posizionare il piccolo paziente su un piano rigido; Allertare il 112; sollevare la mandibola ed eseguire lo svuotamento digitale del cavo orale (corpo estraneo affiorante); instaurare la pervietà delle vie aeree iperestendendo moderatamente la testa e tenendo il mento sollevato con due dita; effettuare 5 tentativi di ventilazione riposizionando il capo dopo ogni insufflazione se inefficace. in assenza di segni vitali iniziare le CTE senza controllare il polso. Come eseguire le CTE: prima di tutto individuare il punto dove applicare le compressioni. La sede corretta corrisponde al terzo inferiore dello sterno. E' consigliabile trovare l'angolo di incontro dell'arcata costale con lo sterno e comprimere lo sterno medesimo circa 1-2 cm al di sopra di tale punto, approssimativamente all'altezza della linea tra "i capezzoli; Per la compressione utilizzare la "tecnica a 1 mano" (applicando la parte inferiore del palmo di una mano, con l'altra mano mantenere la testa in iperestensione) o la "tecnica a 2 mani" (posizionando l'altra mano sulla prima). Comprimere il torace per 1/3-1/2 del diametro anteroposteriore. La frequenza delle compressioni è di 100 al minuto. eseguire l minuto di rianimazione cardiopolmonare (RCP): rapporto tra compressioni e ventilazioni 30:2 (allertare il118 se non allertato in precedenza); continuare le manovre di RCP fino all'arrivo di soccorsi qualificati o alla risoluzione del problema (disostruzione). In caso di trauma: non iperestendere la testa; se disponibile posizionare il collare cervicale; praticare la sublussazione della mandibola (questa manovra, dolorosa e cruenta, può essere eseguita solo da personale sanitario); non mettere in PLS (posizione laterale di sicurezza). Fino a quando continuare l'RCP: non c'è per definizione un limite, occorre continuare fino all'esaurimento fisico del soccorritore o, ovviamente, fino all'arrivo di soccorsi qualificati. ASMA BRONCHIALE L'asma (etimologicamente = affanno, fame d'aria) è una malattia delle vie respiratorie caratterizzata da una iperreattività bronchiale con sintomi di broncostruzione (tosse, difficoltà respiratoria, presenza di sibili espiratori, ecc.). E' spesso (ma non sempre) dovuta ad un'allergia verso sostanze inalanti (pollini, acari della polvere, muffe, forfore di animali, ecc.). L'attacco acuto grave è un evento potenzialmente pericoloso che richiede il ricovero ospedaliero. Cosa sapere: riconoscere un attacco d'asma e valutarne la gravità; Cosa saper fare: utilizzare i dispositivi per somministrare i farmaci broncodilatatori per via inalatoria (apparecchio per aerosol o spray predosato con distanziatore); Come valutare la gravità di un attacco d’asma: Criteri Attacco lieve Tosse Presente Sibili Presenti durante l’espirazione Cianosi Difficoltà respiratoria con impegno dei muscoli accessori Assente Assente Attacco moderato Tosse forte Presenti sia in fase di espirazione che in fase di inspirazione Assente Presente con riferimenti al giugolo e sotto l’arcata costale Attacco grave Forte. Ma a volte addirittura assente se l’ostruzione è severa Presenti. Ma a volte addirittura assente se l’ostruzione è severa Presente Presente con evidenti rientramenti al giugolo e sotto l’arcata costale Normale varia con l'età: Frequenza respiratoria 2-12 mesi = < 50 a/m 1 anno = < 40 a/m 2-4 anni: = < Aumentata Molto aumentata 30 a/m 5-8 anni = < 25 a/m Normale varia con l'età: Frequenza cardiaca 2-12 mesi = < 140 b/m 1-2 anni = < 120 b/m 2-8 anni = < 110 Aumentata Molto aumentata Terapia dell’attacco acuto: Dipende dalla gravità dell'attacco. Vanno usati in primo luogo dei farmaci broncodilatatori per via inalatoria. Può essere impiegato il comune apparecchio per aerosol o le bombolette spray predosate con il distanziatore. I distanziatori sono in sostanza dei tubi di plastica che si raccordano da una parte alla bomboletta e dall' altra alla bocca del bambino. Questi dispositivi permettono al bambino di assumere il farmaco senza difficoltà e senza dover collaborare. Il farmaco erogato dallo spray si raccoglie nel distanziatore e da questo viene poi inalato dopo 5-10 atti respiratori (in genere nel giro di circa 10-20 secondi). I distanziatori più piccoli sono destinati ai bambini di età inferiore ai 18 mesi, quelli più grandi sono adatti a bambini di ogni età ma sono più ingombranti. Il dosaggio dei farmaci da impiegare (le gocce da inserire nell'ampolla dell'aerosol o il numero di spruzzi dello spray) varia con il peso del bambino e deve essere stabilito dal pediatra caso per caso. La somministrazione nella fase iniziale può anche essere ripetuta, se necessario, dopo 20-30 minuti. Se la crisi non tende a risolversi occorre associare dei broncodilatatori anticolinergici e dei cortisonici per via orale. Anche per il dosaggio di questi farmaci è necessario consultare il pediatra. La mancata risposta o l'esordio come della crisi come attacco acuto grave rende necessario il ricovero in ospedale. Attacco acuto lieve: stimolanti per via inalatoria (aerosol o spray con distanziatore); Attacco acuto moderato: cortisonico per via orale; aggiungere Attacco acuto grave: ricovero in ospedale. altro broncodilatatore e CONVULSIONI FEBBRILI Crisi convulsive che insorgono in corso di rialzo febbrile (in genere con temperatura> 38,5 °C e in caso di innalzamento brusco) in un bambino di età compresa tra i 3 mesi e i 5 anni (con un, picco tra i 18 e i 24 mesi), che non presenta alcun segno di affezione cerebrale acuta o cronica. Interessa circa il 4-5 % della popolazione infantile. In un terzo dei casi la convulsione febbrile si ripete in occasione di ulteriori episodi febbrili, con maggior frequenza nei bambini in età inferiore ai 2 anni o con familiarità per convulsioni febbrili. Patogenesi: a causa della relativa immaturità del sistema nervoso centrale dei bambini di età inferiore ai 5 anni, la temperatura elevata è in grado di accentuare l'attività dei neuroni ed di abbassare la soglia di eccitabilità favorendo la comparsa della convulsione. E' accertata una predisposizione genetica. Cosa sapere: riconoscere una convulsione febbrile. Anche se spaventa molto i genitori, in genere le convulsioni febbrili non provocano danni cerebrali e non sono segno di epilessia. In occasione della prima crisi è praticamente inevitabile il ricorso al pronto soccorso. Una volta preparati al fatto che l'evento potrebbe ripresentarsi, i genitori possono cercare di prevenire una nuova convulsione febbrile o affrontarla ricorrendo al diazepam per via rettale. Cosa saper diazepam. fare: saper somministrare una fiala endorettale di Come si presenta una convulsione febbrile: Per definizione si deve presentare durante una malattia febbrile (in genere per infezioni a carico delle prime vie respiratorie, VI malattia, ecc.), soprattutto per elevazioni accentuate e brusche della temperatura corporea. La crisi inizia improvvisamente con perdita di coscienza associata a spasmi (ipertonia, irrigidimento) seguita da contrazioni involontarie generalizzate (clonie) dei muscoli della faccia, del tronco e degli arti. Nella maggioranza dei casi, l'attacco si risolve spontaneamente entro 5 minuti con ripresa graduale della coscienza. Trattamento dell’episodio acuto: E' mirato a stroncare il più rapidamente possibile la convulsione in atto. Si deve usare il diazepam per via rettale. In commercio esistono dei microclismi già pronti all'uso: fialoidi da 5 mg per bambini di età inferiore ai 3 anni; fialoidi da l0 mg per bambini di età superiore ai 3 anni. Mettere il bambino in posizione laterale e somministrare il farmaco per via rettale. Inserire la cannula fino al segno indicato. Ricordarsi di tenere premuto il fialoide mentre viene estratto dopo la somministrazione onde evitare che il farmaco venga risucchiato. Tenere stretti i glutei del bambino afferrandoli con le mani sempre per evitare che il liquido fuoriesca. Questo farmaco deve essere utilizzato esclusivamente durante la crisi convulsiva e non se l'episodio si è già risolto. In caso di crisi di lunga durata o subentranti è necessario il ricovero ospedali ero. Profilassi delle convulsioni febbrili: Nel caso in cui il bambino presenti febbre: cercare di mantenere la temperatura corporea inferiore ai 38° C, tenendo il bambino senza indumenti, effettuando spugnature con acqua fresca sulla fronte, sulle braccia e sulle gambe, somministrando antipiretici: paracetamolo secondo il peso del bambino oppure, se questo si rivela inefficace, con ibuproferie tenendo presente però che si tratta di un farmaco di seconda scelta e che può essere somministrato non più di tre volte al giorno (ossia ogni 8 ore) La profilassi con diazepam deve essere scelta caso per caso dal pediatra. In linea di massima si può optare per una somministrazione per bocca in caso di malattia febbrile (fin dal primo giorno di febbre e fino a due giorni dopo la sua scomparsa) oppure decidere di aspettare l'eventuale crisi trattando l'episodio acuto con micloclismi di diazepam. CORPI ESTRANEI Nel naso: Sono in genere introdotti nelle narici, soprattutto dalla destra. Più raramente, nel caso in cui il bambino abbia una patologia del palato molle (es. palatoschisi), il corpo estraneo può giungere nella narice in seguito a vomito. Non sempre risulta evidente la sua presenza, pertanto nei casi in cui non determina reazioni locali evidenti, la sua prolungata permanenza può provocare alla lunga secrezione sierosa, mucopurolenta o ematica. L'estrazione in questi casi deve essere affidata all'ORL. Nell’occhio: Le lesioni oculari da corpi estranei interessano la congiuntiva e la cornea. Inizialmente la sintomatologia può essere modesta, ma dopo 12-24 ore diviene importante con sensazione di corpo estraneo, lacrimazione, fotofobia, dolore anche acuto. La rimozione può essere tentata usando un getto di soluzione fisiologica o un cotton- fioc umidificato. Dopo la rimozione è bene applicare una pomata antibiotica. Se la manovra non riesce occorre rivolgersi al Pronto Soccorso oftalmico. Nell’orecchio: Si tratta in genere di oggetti di plastica o più raramente di metallo o anche insetti. L'estrazione può essere tentata con un getto d'acqua mediante siringa. Non usare le pinze per il rischio di far incuneare il corpo estraneo o di lacerare la membrana timpanica. Nel caso di insetti, questi vanno prima uccisi versando olio o etere. Nelle vie digestive: L'ingestione di un corpo estraneo è nella maggior parte dei casi privo di complicazioni, a meno che l'oggetto ingerito non sia acuminato o non si arresti nell'esofago. Se il corpo estraneo si , ferma nell' esofago può provocare tosse, senso di soffocamento, salivazione abbondante, dolore e difficoltà alla deglutizione. I corpi estranei esofagei devono essere rimossi prontamente per via endoscopica (rischio di perforazione). Se il corpo estraneo giunge nello stomaco quasi sempre progredisce, senza causare disturbi, lungo il tubo digerente per essere eliminato entro un periodo di tempo variabile (controllare quotidianamente le feci, l'espulsione deve avvenire sempre entro una settimana dall'ingestione). In caso di ritardata emissione o di ingestione di oggetti appuntiti o di micropile (contenenti mercurio o cadmio o comunque di diametro superiore ai 15 mm) è necessaria un'accurata valutazione da parte del chirurgo (radiografia, endoscopia, ecc.). EPISTASSI Emorragia nasale. Le emorragie originano in genere dalla parte anteroinferiore del setto nasale (epistassi anteriori). Cosa saper fare: arrestare l' epistassi anteriore. Cause: più spesso locali (varici del setto nasale, rinite allergica, infezioni nasali, traumi, corpi estranei, manovre digitali di pulizia del naso). In questi casi si tratta per lo più di epistassi occasionali e di modesta entità. Molto più raramente è dovuta a cause generali (patologie della coagulazione, malattie sistemiche, assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei, ipertensione arteriosa). Provvedimenti da adottare: tenere il bambino in posizione eretta con il capo reclinato leggermente in avanti (per evitare che il sangue venga degludito o aspirato), comprimere tra pollice ed indice le ali del naso per circa 10 minuti. Una volta arrestata l'emorragia si può zaffare la narice con una garza imbevuta di acqua ossigenata. Non usare cotone idrofilo o "emostatico". Non applicare borse di ghiaccio sulla nuca o sulla fronte. Se l'emorragia non si arresta andare al Pronto Soccorso. TRAUMA CRANICO Il trauma cranico è un evento frequente nel bambino e rappresenta sempre un problema valutarne l'entità e di conseguenza le misure da adottare (ricovero? osservazione? chiusura del problema?). Un trauma cranico può infatti dar luogo ad importanti lesioni quali fratture della volta o della base cranica, commozione cerebrale, raccolte emorragiche intracraniche, ecc. Gli esami diagnostici principali (da eseguire in casi selezionati) sono la radiografia del cranio e la TAC cerebrale. Fortunatamente in oltre l'80% dei casi si tratta di traumi lievi mentre quelli gravi rappresentano solo il 3% del totale. Cosa saper fare: prima di tutto occorre cercare di definire la gravità del trauma. Accanto ai dati clinici occorre valutare la dinamica e le circostanze in cui è avvenuto il trauma. Traumi cranici importanti sono: quelli in cui si verifica perdita di coscienza o comparsa di altri segni neurologici, quelli in cui si rilevano segni di sospetta frattura, le cadute da un'altezza superiore ai 2 metri o quando si tratta di lattanti molto piccoli. In tutti questi casi è necessario il ricovero immediato (durante il trasporto il collo va tenuto immobile almeno finché non viene esclusa una lesione alla colonna cervicale). Ovviamente ogni caso dubbio deve essere sottoposto alla valutazione di un medico o portato al Pronto Soccorso. Una volta accertato che si tratta di un trauma lieve (esame neurologico normale, sintomatologia assente, dinamica non preoccupante) è possibile evitare il ricovero purché i genitori siano informati adeguatamente in modo da garantire, anche a domicilio, un'accurata osservazione. Cosa si deve osservare: l'osservazione deve essere attenta nelle prime 4-6 ore, ma è opportuno che si protragga per almeno 24-48 ore dall'evento traumatico (o meglio ancora per 72 ore). Segni e sintomi di allarme sono: Variazione o peggioramento del comportamento del bambino (ad esempio: irrequietezza inconsueta e/o sonnolenza eccessiva difficoltà nei movimenti - incertezza nel camminare, ecc.); Disturbi della vista o anomalie oculari (ad esempio: strabismo o diseguaglianza della grandezza delle pupille); Convulsioni o tremori anche di breve durata; Ripetuti episodi di vomito specie se insorgenti dopo 24 ore dal trauma; Mal di testa continuo e persistente (diverso dal dolore limitato e localizzato alla sede del trauma); Comparsa di rilevanti tumefazioni del capo. Tenere presente comunque che una perdita di coscienza istantanea e di breve durata, una cefalea transitoria o un episodio di vomito entro le prime 2 ore dal trauma possono essere presenti anche in un trauma lieve. Si raccomanda inoltre: di verificare (un paio di volte nella notte che segue il trauma) che il bambino sia normalmente risvegliabile dal sonno; di offrire e somministrare, per 1 o 2 giorni, alimenti semplici, digeribili e tali che non inducano facilmente il vomito; di attendere 1 o 2 giorni prima di rimandare il bambino all'asilo o a scuola; di evitare, nei limiti del possibile, il ripetersi di traumi cranici a breve distanza, limitando per 1 o 2 settimane le attività maggiormente a rischio (attività sportiva, ecc.) LA FEBBRE La febbre è un aumento della temperatura corporea. La temperatura può variare da soggetto a soggetto e in particolar modo nei bambini può aumentare in seguito all'attività fisica (pianto incluso), all'ingestione di pasti o bevande calde, all'eccessivo riscaldamento dell'aria ambientale. Pertanto nelle situazioni sopraindicate, il rialzo termico deve essere ricontrollato. Occorre sempre ricordare che la febbre è un sintomo e non una malattia e soprattutto rappresenta un mezzo di difesa da parte dell'organismo, di conseguenza va contrastata solo quando è particolarmente alta o disturbante per il bambino. Quando si può parlare di febbre: se la temperatura misurata nel retto o nell' orecchio è superiore ai 37.5° o se la temperatura misurata all'ascella è superiore ai 37° (la temperatura rettale e quella misurata sulla membrana timpanica supera quella cutanea di circa 5 decimi). Quale termometro usare: preferire un termometro prismatico a mercurio che consente una misurazione attendibile in circa 1 minuto o poco più. In alternativa utilizzare un termometro a raggi infrarossi (quelli a lettura senza contatto cutaneo sono più facili da usare). Cosa osservare in caso di febbre: è molto importante osservare il bambino nel suo complesso ed in particolare porsi le seguenti domande: è vivace? ha appetito? ha voglia di giocare? piange in continuazione Inoltre ogni bambino reagisce in maniera individuale allo stato febbrile, pertanto dopo qualche episodio febbrile, ogni genitore imparerà a riconoscere le modalità di reazione del proprio figlio. Una variazione evidente della "consueta" modalità di comportamento di fronte alla febbre è un altro dato da tenere in considerazione. E' anche necessario ricercare altri segni o sintomi che si accompagnano alla febbre: 1. 2. 3. 4. 5. 6. respirazione difficile; tosse; dolore alle orecchie; dolori addominali; vomito e/o diarrea; presenza di macchie sulla pelle. Cosa fare: in un buon numero di casi i segni o i sintomi sopra ricordati (che aiutano anche ad indirizzarsi verso una diagnosi) possono, specie nelle prime 24 ore, mancare del tutto. Infatti molti rialzi febbrili, anche elevati, sono dovuti a banali infezioni virali che spesso si esauriscono spontaneamente nel giro di 24-48 ore e l'esame obiettivo, specie se troppo precoce, può essere del tutto negativo. Comunque è opportuno ricordare che in corso di febbre: il bambino va tenuto scoperto (coprirlo con una coperta comporta una riduzione della dispersione di calore con conseguente aumento della temperatura, la coperta è giustificata in caso di brividi che sono segno di un improvviso rialzo. Quando la temperatura si è stabilizzata il bambino va scoperto). il bambino è di regola inappetente (pertanto è inutile forzarlo). Qualora avesse voglia di mangiare offrire pasti leggeri e facilmente digeribili; il bambino ha bisogno di un sostanzioso apporto di liquidi (acqua minerale non gassata, tè deteinato o camomilla a temperatura ambiente e moderatamente zuccherati, succhi di frutta). Vale sempre la regola di far bere il bambino a volontà ma sempre a piccoli sorsi. Quando usare l’antipiretico: quando il bambino sembra sopportare male la febbre o quando la temperatura raggiunge i 38.5° o quella cutanea i 38°. Quale antipiretico usare: il farmaco di prima scelta è il paracetamolo. In linea di massima la somministrazione per via orale (gocce o sospensione) è da preferire rispetto a quella rettale (supposta) in quanto il farmaco viene meglio assorbito e dosato con maggior precisione (la supposta resta un'alternativa in caso di vomito senza diarrea o di ostinato rifiuto di altre preparazioni). Cosa fare se la febbre non scende: il paracetamolo purtroppo non sempre è efficace e comunque la sua azione si esaurisce nell'arco di circa 3 ore. Qualora il paracetamolo risultasse scarsamente efficace (evento nè infrequente nè necessariamente segno di maggiore gravità dell'infezione) si può ricorrere alle spugnature con acqua fresca sulle braccia, le gambe e la fronte (non è di maggior giovamento usare l'acqua mischiata ad alcool od aceto mentre la borsa del ghiaccio è sconsigliabile). Con un po' di pazienza questo è un rimedio semplice ed efficace. Quando consultare il pediatra: se il bambino ha meno di 6 mesi (con urgenza se ha meno di tre mesi di vita); se il piccolo presenta altri disturbi particolari, come difficoltà a respirare, difficoltà nei movimenti, specie del collo, sopore, stato confusionale, convulsioni; se il bambino appare sofferente e poco vivace anche quando la febbre sia diminuita o comunque appaia "diverso" rispetto ad altre occasioni in cui ha avuto la febbre; se la febbre persiste per più di 24 ore; se la febbre supera i 40° e non scende con il paracetamolo. IL DOLORE Le condizioni dolorose acute più frequenti in età pediatrica sono l'otalgia (dolore all'orecchio), la faringodinia (dolore alla gola), l'odontalgia (mal di denti) e i traumatismi. Cosa sapere: riconosce o sospettare la presenza di dolore in un bambino non in grado ancora di esprimersi. I bambini più piccoli ovviamente possono manifestare il dolore soltanto attraverso il pianto. Con l'esperienza i genitori imparano a distinguere il pianto scatenato dal dolore da quello legato ad aspetti comportamentali e relazionali del bambino (pianto capriccioso da frustrazione, crisi di pianto da abbandono o per attirare l'attenzione, ecc.). Se le misure di conforto (ovvero accarezzare, cullare o ninnare il bambino) sono in grado di alleviare la sofferenza del bambino oppure se il bambino continua a giocare o ad attendere alle normali attività, molto probabilmente il dolore era fittizio o comunque di lieve entità. Anche l'atteggiamento o l'aspetto del bambino possono suggerire la presenza e l'entità del dolore (ad es.: volto accigliato, arto flesso e contratto, posizione del corpo obbligata o preferenziale, sonno agitato, aumento della frequenza cardiaca e respiratoria). Alcune situazioni possono inoltre suggerire la causa del dolore. Ad 'esempio la posizione supina, aumentando il ritorno di sangue verso il capo, acuisce il dolore all'orecchio o il mal di denti. Pertanto un bambino che si sveglia di notte piangendo in maniera inconsolabile o che ricomincia a piangere poco dopo essere stato nuovamente adagiato nel lettino, ha con molta probabilità un'otalgia. Nei lattanti dalla fine del mese fino al 30 mese di vita sono da tenere presenti le coliche addominali che si presentano tipicamente nelle ore pomeridiane e serali e tendono a migliorare con l'emissione di feci e/o gas. Altra importante caratteristica del pianto è l'associazione di questo con particolari funzioni: pianto associato alla suzione o alla deglutizione (mal di gola, otite media, ulcerazioni orali, reflusso gastroesofageo, ecc.), associato alla defecazione (stipsi, ragadi anali, ecc.), alla minzione (infezione delle basse vie urinarie), ecc. Cosa fare: nel caso in cui si abbia il fondato sospetto che il pianto sia provocato da una sensazione dolorosa, si può ricorrere al paracetamolo con gli stessi dosaggi indicati per combattere la febbre. A questo proposito è bene sottolineare che i farmaci antidolorifici (ossia paracetamolo e ipobrufene) esplicano la loro azione antipiretica solo quando c'è febbre e pertanto non abbassano la temperatura corporea quando questa è normale. Nel caso in cui il dolore fosse molto forte e il bambino appaia sofferente anche dopo aver assunto il paracetamolo, si può ricorre a formulazioni che associano questo alla codeina (questi farmaci però possono essere forniti dal farmacista solo dietro presentazione di ricetta medica), E' opportuno ribadire che si può ricorrere ai farmaci analgesici nel caso di dolore all'orecchio, di dolore ai denti, di dolore alla gola o di dolore a seguito di trauma, mentre nel caso di dolori addominali la sedazione di questo può risultare pericolosa in quanto può mascherare o attenuare i segni e i sintomi di condizioni potenzialmente molto pericolose (es. appendiciti, peritoniti, ecc.). LA DISINFEZIONE DELLE PICCOLE FERITE Cosa saper fare: Le ferite possono essere classificate in: escoriazione: causata da sfregamento su una superficie ruvida; abrasione: causata da corpo tagliente che agisce in direzione tangenziale; da taglio: ferita a margini netti; da punta: ferita poco estesa ma profonda; lacero-contusa: ferita con margini irregolari causata da impatto con materiale duro. La pericolosità di una ferita dipende dall'estensione, dalla profondità, dall'entità dell'emorragia, dagli agenti infettivi che possono penetrarvi. Cosa fare: In caso di piccola ferita è sufficiente: lavare la ferita sotto l'acqua corrente per rimuovere eventuale materiale estraneo presente (terriccio, polvere, ecc.). Ci si può aiutare anche utilizzando garze sterili (mai il cotone idrofilo perché tende a sfilacciarsi e a rimanere attaccato alla ferita); disinfettare la ferita utilizzando acqua ossigenata o disinfettanti a base di ammonio quaternario (evitare l'alcool denaturato, perché oltre a non essere un disinfettante efficace, risulta lesivo per i tessuti). L'acqua ossigenata va usata a getto e la liberazione di ossigeno, oltre a combattere efficacemente i germi anaerobi (in particolare quello responsabile del tetano), svolge un'ulteriore azione di rimozione del materiale estraneo; una volta disinfettata la ferita deve essere medicata. Per medicazione infatti si intende la protezione che viene applicata sopra la ferita pulita e disinfettata. Tale protezione ha lo scopo di impedire l'inquinamento della ferita da parte, facilitare l'arresto del sanguinamento garantendo un'adeguata traspirazione. Possono essere utilizzati dei cerotti medicati oppure, se la ferita è più estesa, può essere applicata una garza sterile fissata ai quattro lati con cerotti. LE USTIONI Cosa sapere: La valutazione di un'ustione si basa su 2 parametri principali: 1. la profondità; 2. l'estensione. In linea generale, a parità di ustione (per profondità ed estensione), la gravità è tanto maggiore quanto più è piccolo il bambino. Come valutare la profondità: Profondità Grado Superficiali 1 ° grado 2°grado Sede interessata Epidermide Caratteristiche Guarigione Eritema 2-3 giorni Epidermide + derma Vescica con fondo roseo 15 giorni Profonde superficiale superficiale 2°grado profondo Epidermide + derma profondo Vescica con fondo pallido 3-4 settimane S.C. Tutti starti cutanei Cute biancastra o nerastra Difficile, molto lenta 3° grado gli Come valutare l’estensione: Per determinare approssimativamente l'estensione della superficie ustionata si utilizza la cosiddetta "regola del nove" secondo la quale il corpo umano può essere diviso in aree che corrispondono al 9% o sono multiple di 9. Le proporzioni dei vari segmenti corporei variano con l'età, pertanto vi sono notevoli differenze tra il bambino sotto l'anno e quello più grandicello o l'adulto. Tenendo conto di questi due parametri (profondità ed estensione) la gravità dell'ustione può essere perciò così determinata: Ustioni lievi Ustioni moderate o gravi Terapia domiciliare Ricovero ospedaliero o in centri per ustioni Caratteristiche tutte le ustioni di 1 ° grado (a tutte le età) le ustioni di 2° grado superficiale con estensione inferiore al 10% (se lattante: inferiore al 7%) ustioni di 2° grado profondo e 3° grado di piccole dimensioni (2-3 cm) tutte le ustioni di 2° grado superficiali con estensione superiore al 10% tutte le ustioni di 2° grado profondo e 3° grado ustioni a volto, mani, piedi, superfici articolari ustioni da scariche elettriche In seguito alla distruzione della cute provocata dall'ustione, aumenta notevolmente la quantità di liquidi che viene persa, con pericolo di shock. Attraverso la cute lesionata inoltre hanno facile accesso i microrganismi infettivi (per questo motivo i grandi ustionati devono essere tenuti in ambienti asettici in centri specializzati). Cosa fare: i primi provvedimenti da prendere in caso di ustione, superficiali e di limitata estensione, sono: allontanare gli indumenti eventualmente venuti a contatto con l'agente ustionante (attenzione però agli indumenti sintetici che facilmente tendono ad attaccarsi alla pelle); raffreddare la cute ustionata ponendola per 10 minuti sotto un getto d'acqua fredda o immergendola in acqua fredda; detergere le lesioni con soluzione fisiologica e blande soluzioni antisettiche (es. Amuchina al 5% in acqua distillata); le flittène (ossia le vesciche eventualmente presenti), non devono essere perforate (la cute sovrastante costituisce comunque una protezione). applicare localmente una pomata antibiotica ed una garza medicata. Qualora l'ustione fosse vasta o profonda recarsi immediatamente al pronto soccorso coprendo la parte colpita con un telino sterile o un lenzuolo pulito. TRAUMI OSTEO ARTICOARI Contusione: lesione superficiale provocata da urto senza lacerazione della cute. Distorsione: trauma caratterizzato da eccessiva escursione dell'articolazione con interessamento delle strutture articolari (capsula e legamenti). Lussazione: perdita permanente dei rapporti articolari dei capi ossei. Frattura: interruzione della continuità di una struttura ossea o cartilaginea. Concetti generali: nel bambino le strutture fibrose e osteo-cartilaginee sono più elastiche rispetto all'adulto e pertanto: le distorsioni sono meno frequenti e meno gravi; le lussazioni sono spesso sostituite dai distacchi epifisari (perché le strutture legamentose sono più resistenti dell' area dell' osso occupata dalla cartilagine di accrescimento); le fratture più frequenti sono quelle "a legno verde" (l'osso del bambino è elastico perciò tende a flettersi rompendosi da un solo lato); Valutazione di un trauma osteo-articolare: la dinamica del trauma consente di formulare un primo giudizio di gravità. Tanto maggiore è la sproporzione tra l'energia cinetica impegnata e la presumibile resistenza del segmento scheletrico interessato, tanto maggiori sono le probabilità di un danno traumatologico. Esaminando la parte traumatizzata occorre osservare: presenza di ecchimosi o ematomi (che tende successivamente a migrare seguendo l'andamento delle fasce tendinee e dei muscoli); presenza di tumefazioni; presenza di deformità del segmento interessato; presenza di asimmetrie; la motilità spontanea e la funzionalità della parte; la deambulazione e le sue caratteristiche. E' bene astenersi da qualsiasi manovra di palpazione o mobilizzazione della parte traumatizzata. L'entità dei sintomi sopra descritti indirizzano verso il tipo di lesione anche se spesso soltanto l'esame radiografico può evidenziare o escludere la presenza di fratture. Il bambino traumatizzato è difficilmente valutabile per il pianto e l'opposizione alla visita e pertanto l'osservazione a distanza dei movimenti spontanei, degli atteggiamenti e delle posture sono i punti su cui focalizzare l'attenzione. Si può poi ricorrere a qualche piccolo stratagemma: ad esempio per valutare la motilità spontanea di un arto o di una mano provare ad offrire una caramella. Cosa fare: dal punto di vista del primo soccorso tutte le lesioni osteoarticolari, vanno trattate tutte allo stesso modo. Pertanto occorre evitare movimenti inutili, immobilizzare il segmento nella posizione in cui si trova. In caso di contusioni o distorsioni è utile l'applicazione di ghiaccio (anche sotto forma di pacchetto di ghiaccio istantaneo). CONVULSIONI FEBBRILI Crisi convulsive che insorgono in corso di rialzo febbrile (in genere con temperatura> 38,5 °C e in caso di innalzamento brusco) in un bambino di età compresa tra i 3 mesi e i 5 anni (con un, picco tra i 18 e i 24 mesi), che non presenta alcun segno di affezione cerebrale acuta o cronica. Interessa circa il 4-5 % della popolazione infantile. In un terzo dei casi la convulsione febbrile si ripete in occasione di ulteriori episodi febbrili, con maggior frequenza nei bambini in età inferiore ai 2 anni o con familiarità per convulsioni febbrili. Patogenesi: a causa della relativa immaturità del sistema nervoso centrale dei bambini di età inferiore ai 5 anni, la temperatura elevata è in grado di accentuare l'attività dei neuroni ed di abbassare la soglia di eccitabilità favorendo la comparsa della convulsione. E' accertata una predisposizione genetica. Cosa sapere: riconoscere una convulsione febbrile. Anche se spaventa molto i genitori, in genere le convulsioni febbrili non provocano danni cerebrali e non sono segno di epilessia. In occasione della prima crisi è praticamente inevitabile il ricorso al pronto soccorso. Una volta preparati al fatto che l'evento potrebbe ripresentarsi, i genitori possono cercare di prevenire una nuova convulsione febbrile o affrontarla ricorrendo al diazepam per via rettale. Cosa saper fare: saper somministrare una fiala endorettale di diazepam. Come si presenta una convulsione febbrile: Per definizione si deve presentare durante una malattia febbrile (in genere per infezioni a carico delle prime vie respiratorie, VI malattia, ecc.), soprattutto per elevazioni accentuate e brusche della temperatura corporea. La crisi inizia improvvisamente con perdita di coscienza associata a spasmi (ipertonia, irrigidimento) seguita da contrazioni involontarie generalizzate (clonie) dei muscoli della faccia, del tronco e degli arti. Nella maggioranza dei casi, l'attacco si risolve spontaneamente entro 5 minuti con ripresa graduale della coscienza. Trattamento dell’episodio acuto: E' mirato a stroncare il più rapidamente possibile la convulsione in atto. Si deve usare il diazepam per via rettale. In commercio esistono dei microclismi già pronti all'uso: fialoidi da 5 mg per bambini di età inferiore ai 3 anni; fialoidi da l0 mg per bambini di età superiore ai 3 anni. Mettere il bambino in posizione laterale e somministrare il farmaco per via rettale. Inserire la cannula fino al segno indicato. Ricordarsi di tenere premuto il fialoide mentre viene estratto dopo la somministrazione onde evitare che il farmaco venga risucchiato. Tenere stretti i glutei del bambino afferrandoli con le mani sempre per evitare che il liquido fuoriesca. Questo farmaco deve essere utilizzato esclusivamente durante la crisi convulsiva e non se l'episodio si è già risolto. In caso di crisi di lunga durata o subentranti è necessario il ricovero ospedali ero. Profilassi delle convulsioni febbrili: Nel caso in cui il bambino presenti febbre: cercare di mantenere la temperatura corporea inferiore ai 38° C, tenendo il bambino senza indumenti, effettuando spugnature con acqua fresca sulla fronte, sulle braccia e sulle gambe, somministrando antipiretici: paracetamolo secondo il peso del bambino oppure, se questo si rivela inefficace, con ibuproferie tenendo presente però che si tratta di un farmaco di seconda scelta e che può essere somministrato non più di tre volte al giorno (ossia ogni 8 ore) La profilassi con diazepam deve essere scelta caso per caso dal pediatra. In linea di massima si può optare per una somministrazione per bocca in caso di malattia febbrile (fin dal primo giorno di febbre e fino a due giorni dopo la sua scomparsa) oppure decidere di aspettare l'eventuale crisi trattando l'episodio acuto con micloclismi di diazepam.