LA FEBBRE Perché la febbre? Quando dei microrganismi, virus o batteri che siano, penetrano nell'organismo e trovano terreno fertile per moltiplicarsi, nel bambino si mettono in moto alcuni meccanismi di difesa che portano, in genere, alla distruzione dei germi infettanti. La febbre è uno di tali meccanismi di difesa e non va considerata, pertanto, un sintomo inutile nell'economia dell'organismo. Esso è espressione della "lotta" che avviene fra i germi e il sistema immunitario dell'ospite. Infatti, pazienti relativamente "deboli" quali i neonati, i vecchi, gli immunodepressi, possono presentare infezioni anche serie senza una linea di temperatura. E' stato provato che alcune difese dell'organismo, come la produzione degli anticorpi, sono meglio attivate se la temperatura corporea è un po' più elevata di quella solita. Quando però la febbre sale a valori molto alti e gli effetti spiacevoli cominciano ad essere più importanti dei benefici, allora conviene curarla con gli antipiretici. La visita del pediatra Quando il bambino ha febbre si innesca in famiglia un clima di ansia e di attesa. "Cosa mai sarà? E' grave? Quali rischi corre?" sono le solite domande che frullano in testa ai genitori. In linea generale non bisogna temere: il piccolo possiede valide armi per difendersi dalle malattie e a volte l'episodio febbrile si esaurisce spontaneamente in poche ore o qualche giorno. Non è necessario che il bambino venga subito visitato dal pediatra, a meno che alla febbre non sia associato un altro problema, quale dispnea (difficoltà respiratoria), alterazioni dello stato di coscienza, profonda prostrazione, lamentio, etc. In genere consiglio alle mamme dei miei pazienti di aspettare un paio di giorni e solo dopo chiedere una visita se la febbre persiste. Naturalmente, appena compare la febbre è necessario aiutare il bambino a combattere la malattia, permettendo al suo fisico di ben difendersi. L'acetone Un bambino che ha febbre introduce meno nutrienti a causa dell'anoressia (rifiuto del cibo) che accompagna la malattia e brucia più calorie della norma. Il suo metabolismo consuma più zuccheri, con conseguente riduzione dei livelli di glicemia (tasso degli zuccheri nel sangue), aumenta l'utilizzazione dei grassi e facilita la formazione di acetone. Questo nuovo assetto metabolico si associa a sintomi comuni in corso di febbre: nausea, mal di pancia, vomito, sonnolenza, mal di testa. Alcuni consigli pratici Il bambino con febbre è un piccolo cucciolo in difficoltà. E' necessario di più cure che lo aiutino a superare il momentaneo problema. L'amore eccessivo dei genitori, però, può procurare maggiori danni se non si hanno le idee chiare su cosa il bambino ha realmente bisogno. Il piccolo deve essere coperto non eccessivamente da indumenti, e va collocato in un ambiente fresco con modica ventilazione. Per fronteggiare la perdita di liquidi e la formazione di acetone, è necessario farlo bere più spesso del solito. Il bambino può bere semplice acqua se si alimenta come sempre; nel caso invece rifiuti il cibo, bisogna proporgli soluzioni ricche di zucchero e sali minerali (soluzione Alhydrate®, succhi di frutta, premute d'arancia con zucchero e acqua, etc.) in dosi piccole e frequenti. La dieta deve essere leggera, con pochi grassi e con scarso condimento. L'antipiretico La somministrazione di un antipiretico è consigliabile, in genere, se la temperatura corporea supera i 38°-38.5°C o anche con febbre più bassa, se essa è mal tollerata. I prodotti più comunemente usati a tale scopo sono il paracetamolo (Tachipirina®, Efferalgan®, Acetamol®, etc.) oppure l’ibuprofene (Nurofen®, Antafebal®, Fevralt®). Il prodotto che utilizzo come prima scelta è il paracetamolo alla dose di 1 supp. 125 mg fino ad un anno circa, supp. 250 mg dagli 11 kg fino a 5/6 anni, supp. 500 mg successivamente. Il farmaco raggiunge il suo picco di azione dopo circa un'ora, per cui non bisogna aspettarsi un calo della temperatura corporea dopo soli pochi minuti dalla somministrazione. Se si vuole ottenere, nel frattempo, un sollievo più veloce della febbre bisogna ricorrere al trattamento con mezzi fisici. La terapia con mezzi fisici A volte la temperatura corporea può raggiungere valori superiori a 40°C in maniera così improvvisa da causare evidente malessere nel bambino. La somministrazione dell'antipiretico è in quel caso necessaria ma non sufficiente, perché i suoi tempi d'azione sono lenti, cominciando non prima di un'ora dall'assunzione del farmaco. Praticare delle frizioni cutanee con soluzioni di acqua ed alcool (mezza parte di acqua unita a mezza parte di alcool denaturato) consente di abbassare la temperatura corporea di 1-2 gradi in pochi minuti. Tale riduzione della febbre è solo temporanea, ma consente di migliorare le condizioni del bambino nell'attesa che il farmaco cominci la sua azione. In termini pratici bisogna denudare il bambino e bagnare il suo corpo con la soluzione alcoolica utilizzando un grosso batuffolo d'ovatta. La frizione può essere ripetuta 2-3 volte dopo che la pelle del piccolo è ritornata asciutta. Bisogna stare attenti, però, a non far venire in contatto la soluzione con le mucose e le parti più delicate del corpo (occhi, genitali, bocca, etc) perché si provocherebbe un bruciore intenso: è sufficiente bagnare solo il tronco e gli arti. La terapia fisica agisce grazie all'evaporazione della soluzione, con conseguente abbassamento della temperatura corporea. L'antibiotico Nella maggioranza dei casi la febbre è dovuta a infezioni virali e il paziente guarisce quando si producono gli anticorpi necessari per debellare la malattia. Non è necessario usare antibiotici, a meno che non si abbia il sospetto di una malattia batterica. I virus sono microrganismi che si moltiplicano all'interno delle cellule infettate e non sono uccisi dagli antibiotici comunemente utilizzati. I batteri, invece, sono più grossi e capaci di vivere all'esterno delle cellule dell'organismo infettato e pertanto più facilmente aggredibili da sostanze (antibiotici) che ledono funzioni a loro vitali. In genere, nei primi 2 giorni di malattia febbrile (vedi paragrafo "la visita del pediatra") conviene curare il bambino solo con antipiretici e solo dopo far visitare il bambino. Il pediatra valuterà le possibili cause della malattia e prescriverà le cure da lui ritenute più opportune, compreso l'antibiotico se necessario. E' opportuno che l'antibiotico sia sempre prescritto dal pediatra e non somministrato su iniziativa della mamma. Non esiste, infatti, un antibiotico che sia efficace in tutte le forme febbrili, così come non sempre è opportuno usare la stessa via di somministrazione. Il dosaggio del farmaco, inoltre, può variare a seconda della malattia da curare e non sempre la posologia consigliata dal foglietto illustrativo è quella giusta. Le convulsioni febbrili Circa il 3% dei bambini dagli 8 mesi ai 6 anni di età non tollera bene la febbre, e può avere convulsioni febbrili in occasione anche di banali affezioni delle prime vie aeree. Le convulsioni, pur non avendo serie conseguenze permanenti sul bambino, sono pur sempre un evento traumatico per i genitori, ai quali sembra che una catastrofe irreparabile sia capitata al loro figlio. Il rischio di convulsioni è più alto nel primo giorno di febbre, soprattutto nei bambini nel secondo anno di vita. In effetti gli episodi convulsivi si verificano, in oltre il 90% dei casi, nelle prime 24-30 ore di febbre, perché dopo tale intervallo i centri nervosi diventano più tolleranti ad una temperatura corporea elevata. Chi ha sofferto di convulsioni febbrili facilmente presenta un secondo episodio entro 1 anno dal primo. Due sono i fattori che "scatenano" la convulsione: 1) l'entità della febbre e 2) la velocità di salita della temperatura corporea. Per tali motivi, i bambini possono avere crisi convulsive anche con temperature corporee relativamente basse, nel corso di un brusco rialzo febbrile. Le mamme dei bambini che hanno già sofferto una convulsione devono perciò imparare a riconoscere i segni che precedono un improvviso rialzo della temperatura (i tremori, le estremità fredde, la prostrazione, etc.) per prevenire una recidiva. In ogni caso io consiglio, nelle prime 24-36 ore di febbre, di usare un antipiretico a pieno dosaggio a tutti i bambini che hanno sofferto di convulsioni febbrili, qualunque sia la temperatura corporea. Questa "aggressività" terapeutica è un piccolo prezzo che bisogna pagare per ridurre le probabilità di una nuova convulsione. Accanto alla terapia farmacologica vanno seguiti anche tutti i consigli pratici, già descritti, utili a difendersi dalla malattia. Nonostante si sia fatto il massimo per prevenirla, la convulsione in alcuni casi può sempre verificarsi. Non bisogna aver paura, perchè nessun bambino ha mai avuto come conseguenza danni irreparabili, se non sono associate malattie del sistema nervoso. Se il bambino presenta una convulsione va disteso su una superficie e va messo di fianco per evitare che inali del vomito. E' possibile iniettare per via rettale del diazepam (Valium®, Noan®, etc.) con modalità e dosaggi che il proprio pediatra può consigliare