"Penso dunque sono", così il filosofo Cartesio descriveva sulla dimensione spirituale e
sociologica dell'uomo nella società. Nei secoli susseguenti la storia e la filosofia, ma,
molto di più la sociologia, anche per ragioni di comunicazione, ha incanalato e
omologato questa dimensione umana individuale in gruppi sociali e, in nome della
convivenza, ha dato delle regole.
Si pensa e si dice che l'uomo abbia delle "debolezze intrinseche", pericolose per la sua e
altrui natura e, per questo, ha bisogno di essere protetto e salvaguardato. In questa
dimensione, nasce il bisogno e la necessità di una società organizzata del "NOI".
Un modello sociale, per molti versi importante, che, se ha molti vantaggi, specie nella
protezione e nelle relazioni sociali e umane, ha anche il difetto, grande, di omologare il
tutto (o di tentare), ingrigendolo.
Per fortuna, però, le persone hanno, oltre che bisogno di stare e fare delle cose insieme,
anche la necessità di stare con se stessi, di ritrovarsi in sintonia con il proprio
pensiero, ragione essenziale della vita individuale.
La filosofia indiana sostiene che gli oceani non sono delle masse informi di acqua, ma un
insieme di gocce con proprie identità e peculiarità. Insieme, quindi, ma distinte,
formano gli oceani.
I premi Nobel per la medicina, dell'anno 2012, Shinya Yamanaka e John Gurdon, hanno
studiato le cellule staminali adulte, scoprendo che esse hanno un'identità
individuale programmata e legata tra di loro, ma nello stesso tempo questa loro
funzione si può riprogrammare per nuovi bisogni.
Quindi anche nella vita più intima non c'è nulla di statico e immutabile.
Per esaudire una richiesta e bisogno di molti, il Gruppo Castel Monte ha pensato di
avviare un percorso: da una parte orientato alla raccolta di dati comportamentali
attraverso questionari e interviste, dall’altro con la programmazione di un ciclo di
incontri, informali e riflessivi, sulla filosofia del pensiero.
Percorso ideato e seguito dal Prof. Alessandro Di Paolo dell’Università di Padova,
nell'identità comunicativa identificato come "COGITO ERGO SUM", riferendosi al
concetto cartesiano.
Le persone, che hanno e avevano il bisogno intellettuale e personale di "essere" e di
stare insieme, nella dimensione del NOI sociale, si sono date appuntamento al
primo meeting di pensiero (10 novembre 2012, a Col S.Martino, presso le Cantine
Follador).
Persone, quadri, dirigenti, operatori e volontari, che, per scelta professionale o per
ragioni di "cittadinanza sociale", sono impegnati professionalmente e socialmente verso
gli altri, hanno scelto di fermarsi a riflettere su quello che ci sta attorno. Hanno provato
a dare nuova identità e spessore sociale ai valori della cittadinanza e della sussidiarietà,
con l'obiettivo di arricchire, prima di tutto se stessi e poi la comunità territoriale di
riferimento che è fatta di persone.
Discutere e riflettere sul "NOI sociale" per la Castel Monte è vitale.
La sua missione sociale, come ha più volte ribadito il Presidente, dottor Giuseppe
Possagnolo, è "centrati su di te" e lo evidenzia bene il Bilancio Sociale consegnato ai
partecipanti. Quel “te”, che si identifica sia nelle persone che si occupano, nel loro
lavoro quotidiano con professionalità specifica, umanità e solidarietà, dell'accudimento
di altre persone, sia in quelle persone, ospiti, pazienti, clienti che si rivolgono alla
Castel Monte per essere aiutati e accuditi, spesso nelle loro più semplici e normali
funzioni quotidiane necessarie per vivere.
Ecco perché il "meeting del pensiero", per essere essenziale, non doveva e poteva essere
autorefenziale o solo formativo, ma doveva coinvolgere dei testimonial, di grande
professionalità ed impegno personale e una serie di persone, che in qualche modo si
riconoscono e sono impegnati nel sociale, nella solidarietà, nell'estensione dei diritti di
cittadinanza e giustizia sociale.
Il primo incontro, al mattino è stato animato da padre Alberto Remondini SJ (gesuita),
genovese di nascita e da sempre impegnato nel volontariato sociale, quello più estremo
e periferico. Ha esperienze dirette e concrete, tra queste la più importante è stata la
presidenza della "Fondazione Marcellino Onlus" di Genova, che si occupa, da sempre, di
diseredati ed esclusi più estremi nella città di Genova.
Padre Remondini, nella sua riflessione ha suggerito ai presenti che è necessario, nelle
persone, cogliere e capire chi sono e cosa cercano. Questo è prioritario anche rispetto a
quello di provvedere ai loro bisogni materiali. Esperienze di welfare inclusivo, dal punto
di vista delle risposte, tipo quello tedesco, hanno dimostrato che solo questo non basta
e non serve. Occorre dialogare con le persone, donne e uomini, per capire la dimensione
vera della loro disperazione e cercare di trovare, assieme, ma nella loro specifica
determinazione, le risposte alle difficoltà della vita.
La disperazione delle persone è, prima di tutto, una disperazione intima e personale. La
rassegnazione porta alla disperazione, anche, economica e sociale. Ecco perché è
importante il dialogo, la disponibilità all'ascolto e la grande forza di provare a fare
qualcosa, insieme.
Nella sessione pomeridiana, il dottor Claudio Dario, direttore generale del USL 9 e
7, medico. Uomo molto concreto e deciso, che da tempo si occupa delle problematiche
della salute e del sociale, con una forte attenzione e convincimento personale ai diritti
degli utenti. Ha detto: “ … la salute individuale è un bene collettivo!”
Nelle sue riflessioni ha sostenuto che il 20% dipende dalla capacità della comunità di
organizzare servizi sanitari e sociali adeguati; il resto rimane alla volontà del singolo,
sia nella sua dimensione individuale che collettiva.
La comunità dei cittadini e delle persone, devono occuparsi di se stessi, delle loro
relazioni con l'ambiente e il mondo che li circonda. Le USL e il sistema organizzato del
pubblico hanno il ruolo e la funzione di programmazione e di controllo, per la
realizzazione della volontà, cosciente e consapevole, dei cittadini. Anche il dott. Dario
ha parlato della centralità della persona nel sistema del welfare sociale. Sono importanti
le reti informali o organizzate, e non di potere, che permettono ai cittadini di stare ed
operare insieme. Esempi concreti sono le associazioni dei parenti e degli ammalati
cronici e non auto sufficienti.
L'iniziativa coordinata dal Presidente del "Gruppo Castel Monte", Giuseppe Possagnolo,
avrà una continuazione nei prossimi mesi con altri testimonial ed argomenti.