Dimorfismo, ermafroditismo e omosessualità

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Daniele Segnini
Dimorfismo, ermafroditismo e omosessualità
La comparsa della sessualità fa nascere un nuovo problema; infatti, gli individui di un sesso devono saper riconoscere
quelli dell’altro sesso: si sviluppano allora segnali distintivi di specie e segnali distintivi di sesso. Per i pesci
anemoni ed altri pesci le cose non sono così semplici. Questi animali, infatti, possono cambiare sesso in qualsiasi
momento, se ciò comporta un vantaggio, poiché hanno in sé le basi biologiche di entrambi i sessi. Ad esempio, alcuni
pesci sono in grado prima di deporre le uova come femmine , subito dopo di trasformarsi in maschio e fecondarle. Nemo,
il simpatico pesce pagliaccio del film Disney, ad esempio, in natura è ermafrodita: se muore la femmina, il maschio
maturo cambia sesso ed il più grande degli immaturi si trasforma in un maschio attivo (ermafroditismo sequenziale).
Possiamo dunque parlare di un “transessualismo biologico” che trova interessanti applicazioni nella
piscicoltura laddove è possibile decidere il sesso più conveniente – per la taglia o per il tipo di carne – di
quelle specie predisposte al cambiamento di sesso. Se i gli animali “transessuali” possono cambiare
ripetutamente sesso, quelli “ermafroditi” hanno sia la sessualità maschile sia quella femminile. In natura
l’ermafroditismo non è niente di eccezionale e riguarda lombrichi, platelminti, chiocciole, che producono sia uova
sia spermatozoi.
L’etologia ha scoperto che l’omosessualità non è un’invenzione della nostra specie, essendo assai
diffusa in natura tra vermi, mufloni, gabbiani, porcellini d’India, cimici, oche, scimmie. Ma come si è potuta
affermare l’omosessualità nell’evoluzione, visto che non genera discendenti e che a lungo andare potrebbe
essere la causa dell’estinzione di una specie? Per alcuni biologi sarebbe proprio nella rinuncia ad allevare una
propria prole il vantaggio dell’omosessualità animale. In questo modo alcuni elementi del gruppo potrebbero
collaborare nell’allevamento dei fratelli minori e dei nipoti. Recentemente (dicembre 2006) sul più diffuso
quotidiano italiano è comparso un articolo sulla diffusione dell’omosessualità nel mondo animale. Si riportava, ad
esempio, che tra i mastodontici maschi dei bisonti nordamericani i rapporti omosessuali sono più comuni di quelli
eterosessuali. La mostra «Contro Natura?» (2006) inaugurata a Oslo, presso il Museo di Storia Naturale dell'Università,
affronta il tema con argomentazioni assolutamente scientifiche che portano ad alcune sorprendenti conclusioni: in primo
luogo l 'omosessualità è stata oramai osservata in oltre 1500 specie animali; in secondo luogo la sua ampia diffusione
dimostrerebbe che la continuazione della specie attraverso la riproduzione non è l'unico scopo delle attività sessuali;
terzo, il rapporto omosessuale sembra trovare altre valenze biologiche , come creare alleanze e protezione tra i partner o
consolidare i legami sociali, (vedi gli scimpanzè); quarto, appare sempre più fuori luogo la definizione
dell’omosessualità come espressione anomala della sessualità animale riconducibile alla presenza di individui dello
stesso sesso in una gabbia o in un recinto (per analogia a quanto avviene talora nelle carceri umane), o a squilibri degli
ormoni sessuali o a imprinting errato nelle prime fasi di vita.
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Generata: 10 June, 2017, 09:46
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