LE VARIABILI REALI: LA
PRODUZIONE, IL TASSO DI
INTERESSE REALE.
CHAPTER 3
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COSA IMPAREREMO:
Cosa determina la produzione totale di
un’economia.
(Ripasso sulla remunerazione dei fattori di
produzione e la distribuzione del reddito)
Cosa determina la domanda aggregata di
beni e servizi
Come si raggiunge l’equilibrio sul mercato dei
beni e servizi
DOMANDA E OFFERTA AGGREGATA
In economia chiusa:
LATO DELL’OFFERTA
Mercato dei fattori produttivi (offerta, domanda,
prezzi)
Determinazione del reddito/produzione
LATO DELLA DOMANDA
Determinanti di consumo, investimenti e spesa
pubblica
EQUILIBRIO: mercato dei beni e finanziario
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1) DA COSA E’
DETERMINATA L’
OFFERTA AGGREGATA
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Fattori produttivi
K = capitale:
apparecchiature, capannoni,
infrastrutture, etc usate nei processi
produttivi
L = lavoro:
sforzo (fisico e mentale) dei lavoratori
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La funzione di produzione aggregata:
Y = F(K,L)
Mostra quanta produzione (Y )
l’economia produce da
K unità di capitale e L unità di lavoro
Riflette il livello aggregato di PRODUTTIVITA’
TOTALE DEI FATTORI (volgarmente detta
“tecnologia”) di un’economia.
Ricordiamo microeconomia lo scorso anno…..
E leggiamo (ripassiamo…) da pag. 46 a pag.53
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Il ripasso
Prezzi dei fattori produttivi (salario reale e
rendimento del capitale)
Prodotti marginali dei fattori produttivi,
rendimenti descrescenti
Profitto economico, profitto contabile
Rendimenti di scala
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TUTTO CIO’ ORA – a differenza dello scorso
anno – NON E’ PIU’ RELATIVO AD UN
SINGOLO MERCATO, MA ALL’ECONOMIA
NEL SUO COMPLESSO.
Microeconomia: studio dei singoli mercati
Macroeconomia: studio delle variabili aggregate
E IL CONCETTO DA RICORDARE E’….
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Guardandolo dal lato dell’offerta aggregata, il
livello del PIL (=produzione aggregata, reddito
totale) è determinato da:
a) quantità di lavoro attivo nel processo
produttivo (il cui costo reale è W/P)
b) quantità di capitale attivo nel processo
produttivo (il cui costo reale è r)
c) quanto a) e b) sono produttivi (=produttività
totale dei fattori), cioè quanto riescono a
rendere.
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La produttività totale dei fattori
Come accennato lo scorso anno, essa non è solamente
il livello della tecnologia, bensì tutto quello che consente
a K e L di esprimersi al meglio delle loro potenzialità:
a) infrastrutture (fisiche e digitali)
b) qualità dei beni pubblici e della pubblica
amministrazione
c) capitale sociale
d) qualità della legislazione e delle tutele dei diritti di
proprietà
Ecc, ecc, ecc
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2. DA COSA E’ DETERMINATA
LA DOMANDA AGGREGATA
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La domanda aggregata
Le componenti della domanda aggregata:
C = domanda dei consumatori per beni e
servizi
I = domanda per beni di investimento
G = domanda pubblica per beni e servizi
(economia chiusa: non ci sono NX )
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Consumo aggregato (C)
Reddito disponibile è il reddito totale meno le
tasse: Y – T.
Funzione di consumo: C = f (Y – T )
Quando ↑(Y – T ) ⇒ allora ↑C
Propensione marginale al consumo (PMC)
indica di quanto cambia C quando(Y – T )
aumenta di un euro.
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La funzione di consumo
C
C (Y –T )
PMC
1
La pendenza della
funzione di consumo
è la PMC.
Y–T
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Un passo avanti…..
Vedremo tra poco che una componente della
domanda aggregata (I) dipende dal tasso di
interesse reale.
In realtà anche il consumo dipende
(negativamente) dal tasso di interesse reale.
Perché?
Se la remunerazione reale del mio risparmio
sale (↑
↑r ), il consumo diminuisce (C ↓), e
viceversa.
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Investimenti (I)
La funzione di investimento è I = f(r ),
dove r indica il tasso di interesse reale:
il tasso di interesse nominale meno l’inflazione.
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Aspetta aspetta…..
L’inflazione l’abbiamo capito cos’è (l’incremento
del livello generale dei prezzi, misurato da IPC o
deflatore del PIL).
Ma ‘sto tasso di interesse nominale che è?!
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Il costo del denaro (=quanto mi costa prendere a
prestito un euro)
La remunerazione del mio risparmio (=quanto mi
rende prestare i soldi, che sia tenerli in banca, o
comprare un’obbligazione, ecc)
Il costo-opportunità della liquidità (=quello a cui
rinuncio in cambio di avere i soldi in tasca pronti
per essere spesi)
Tenete a mente il tutto…ne riparleremo.
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Il tasso di interesse reale (nominale meno
inflazione) è:
Il costo reale (cioè al netto dell’inflazione) di
prendere a prestito risorse finanziarie
Il costo-opportunità reale di utilizzare risorse
proprie per finanziare investimenti (=se
finanzo un nuovo capannone con gli utili degli
anni scorsi, quali sono gli utilizzi reali
alternativi a cui rinuncio?)
In entrambi i casi ↑r ⇒ ↓I
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La funzione di investimento
r
La spesa per
investimenti dipende
negativamente dal
tasso di interesse
reale.
I (r )
I
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La spesa pubblica (G)
G = spesa pubblica in acquisto di beni e servizi
G non comprende i trasferimenti
(e.g., sussidi di disoccupazione,
trasferimenti a fondo perduto alle imprese).
Per il momento (fino alla quarta parte del corso)
assumeremo che le grandezze di politica fiscale
(spesa pubblica e tasse) siano esogene.
G =G
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e
T =T
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Quindi….
Domanda aggregata: C (Y − T ) + I (r ) + G
Offerta aggregata:
Equilibrio:
Y = F (K , L )
Y = C (Y − T ) + I (r ) + G
Il tasso di interesse reale si muove per garantire
l’equilibrio tra domanda e offerta aggregata.
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L’equilibrio nei mercati finanziari
Un semplice modello domanda-offerta per il
settore finanziario.
Un bene: “i fondi mutuabili” (= i soldi!)
Domanda di fondi: investimenti
Offerta di fondi:
risparmio
Prezzo dei fondi: tasso di interesse reale
Ne avevamo parlato lo scorso anno, nell’ambito
micoreconomico.
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La domanda: Investmenti
La domanda di soldi……
Viene dagli investimenti:
Le imprese prendono a prestito per finanziare
macchinari,capannoni, attrezzature,ecc. I
consumatori prendono a prestito per comprare,
ad esempio, case.
Dipende negativamente da r,
il “prezzo” dei fondi mutuabili (=del denaro!)
(costo di prendere a prestito risorse).
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La curva di domanda di fondi
r
La funzione di
investimento è
anche la curva di
domanda di fondi
mutuabili
I (r )
I
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L’offerta: il risparmio
L’offerta di fondi mutuabili proviene dal
risparmio:
PRIVATO: I consumatori utilizzano i loro risparmi per
acquistare depositi bancari, obbligazioni o altri
“assets” finanziari. Attraverso il sistema
finanzario/bancario, questi fondi vengono utilizzati
dalle imprese per fare investimenti.
PUBBLICO: Il risparmio pubblico si materializza
quando il governo non spende tutto il gettito che
ottiene dalla tassazione (ne parleremo nella quarta
parte del corso)
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Risparmio pubblico e privato
Risparmio privato
= (Y – T ) – C
Risparmio pubblico =
T – G
Risparmio nazionale, S = risparmio pubblico +
risparmio privato
S = (Y –T ) – C +
S=
CHAPTER 3
T–G
Y – C – G
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Ma….
S=
Y – C – G
Ma Y – C – G non sono I ?
I=Y–C–G
E infatti ecco un’importante identità
contabile:
S=I
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L’ammontare di investimenti aggregati che
un paese si può permettere – in economia
chiusa – è uguale al risparmio interno che il
paese riesce a mobilitare.
Vuoi investire di più? Risparmia di più (oppure,
in economia aperta, esporta di più in modo da
attrarre risparmio estero).
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Avanzi o deficit di bilancio pubblico
If T > G+iB+Tr, avanzo di bilancio
If T < G +iB + Tr, deficit di bilancio
If T = G +iB+Tr , “pareggio di bilancio,”
NB: nella quarta parte del corso impareremo
che cos’è il deficit/avanzo “corretto per il ciclo”,
cioè quello su cui si basa l’accordo europeo
cosiddetto “Fiscal Compact”.
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La curva di offerta di fondi mutuabili
r
S = Y − C (Y − T ) − G
Il risparmio
nazionale non
dipende da r,
quindi la curva
di offerta è
verticale.
S, I
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Equilibrio sui mercati finanziari
r
S = Y − C (Y − T ) − G
Tasso di
interesse reale
di equilibrio
I (r )
Livello
d’equilibrio degli
investimenti
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S, I
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Il ruolo speciale di r
r si muove in modo da portare
contemporaneamente in equilibrio il mercato dei
beni/servizi e i mercati finanziari:
Se il mercato finanziario è in equilibrio, allora
Y–C–G =I
Aggiungiamo (C +G ) a entrambi i lati:
Y=C+I+G
Quindi, Equilibrio
nel mercato
finanziario
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⇔
Equilibrio nel
mercato dei
beni/servizi
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L’aumento della domanda di investimenti
quando il risparmio dipende da r
Un aumento della
domanda di
investmenti aumenta
r, che aumenta la
quantità di
risparmio, che a sua
volta permette a I di
salire.
r
S (r )
r2
r1
I(r)2
I(r)
I1 I2
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S, I
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LA CRISI FINANZIARIA DEL 2007
La crisi finanziaria del 2007 (che poi ha causato
quelle successive…..la crisi economica, la crisi
dei debiti sovrani, la crisi dell’euro) ha insegnato
molte cose alla disciplina economica.
In particolare, che il ruolo dei mercati finanziari
(e in generale, della stabilità finanziaria) era
stato troppo trascurato, poiché si faceva
eccessivo affidamento all’ipotesi dei mercati
efficienti (Fama, 1970).
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Essa prevede che un mercato sia efficiente quando i
prezzi dei titoli rispecchino sempre e pienamente tutte le
informazioni razionali disponibili.
In particolare:
A) efficienza in forma forte: i prezzi di mercato riflettono le
informazioni contenute nella serie storica dei prezzi, qualsiasi altra
informazione pubblica e qualsiasi altra informazione privata
B) efficienza in forma semi-forte: i prezzi di mercato riflettono le
informazioni contenute nella serie storica dei prezzi, e qualsiasi altra
informazione pubblica.
C) efficienza in forma debole: i prezzi di mercato riflettono tutte le
informazioni contenute nella serie storica dei prezzi
CHAPTER 3
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Quindi, se si crede che i mercati finanziari siano
“mercati efficienti”, non occorre mai
preoccuparsi quando i prezzi di un asset
finanziario (un’azione, un’obbligazione, un Bot)
sono troppo alti o troppo bassi…….il mercato
riesce sempre a “prezzare” (=attribuire il prezzo
giusto) correttamente quegli assets, sulla base
delle informazioni disponibili e analizzate
razionalmente dagli agenti economici.
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Nel corso degli anni Duemila (20002007)….
Negli USA (ma in tutto il mondo occidentale) i prezzi
degli immobili cominciano a salire a dismisura.
Le banche cominciarono a concedere credito illimitato a
chiunque comprasse un immobile (Perché? Perché era il
prestito più sicuro, visto che veniva usato per comprare
qualcosa che sicuramente avrebbe aumentato il suo
valore nel corso degli anni).
Così facendo, veniva concesso ampio credito anche a
consumatori la cui affidabilità non era primaria (i
cosiddetti mutui subprime).
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Le banche sono piene di questi crediti immobiliari.
Ad un certo punto, cominciano ad usare questi crediti
per moltiplicare il credito: li usano come garanzia per
emettere nuovi strumenti finanziari, basati proprio sui
mutui immobiliari.
Così, approfittando della scarsa regolamentazione in tal
senso (in particolare l’abolizione negli anni Novanta
della distinzione tra banche commerciali e banche
d’investimenti, introdotta dopo la crisi del 1929), si sono
costruite intere piramidi di prodotti finanziari (i cosiddetti
“derivati”).
Alla base della piramide, c’erano sempre e soltanto i
pagamenti dei mutui concessi.
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Tutto il meccanismo si basava su una
sola cosa……..
La convinzione che i prezzi degli immobili
sarebbero continuati a crescere all’infinito.
E con essi, i prezzi degli asset finanziari su di
essi costruiti.
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Quando ci si è accorti che non era così, e i prezzi degli
immobili sono crollati………
E’ VENUTA GIU’ TUTTA LA PIRAMIDE.
Tenete a mente questo piccolo antipasto, riparleremo
della crisi più avanti, quando avrete maggiori strumenti.
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Riassunto del capitolo
La produzione totale è determinata da:
La quantità di lavoro e capitale impiegata nel
processo produttivo aggregato
La produttività totale dei fattori
Imprese perfettamente concorrenziale
acquistano input fino al punto in cui i loro
prodotti marginali uguagliano i prezzi di
mercato dei fattori.
In economia chiusa, la produzione è usata da:
Consumo aggregato
Investmenti aggregati
Spesa pubblica in acquisto di beni e servizi
Il tasso di interesse reale si aggiusta in modo
da uguagliare la domanda e l’offerta di:
Beni e servizi
Fondi mutuabili (=mercati finanziari)
Una diminuzione del risparmio nazionale
(pubblico o privato) provoca un aumento del
tasso di interesse e una diminuzione degli
investimenti.
Il ruolo, il funzionamento e la
regolamentazione dei mercati finanziari sono
stati alla base della Grande Crisi scoppiata
nell’agosto del 2007 e che oggi, sotto diverse
forme, ancora continua.