L’altare di pergamo
L’intero altare è stato decorato
da sculture che probabilmente in epoche antiche erano colorate.
Orma i colori sono andati perduti però ci restano queste statue,
che pur essendo prive di colore non sono prive di espressione.
L’intero altare è stato scolpito tra il 197 a.C. e il 159 a.C. da
non meno di 24 scultori a celebrazione dei miti della
gigantomachia, cioè della battaglia tra dei e giganti. Anche i
giganti erano delle divinità e gli dei avrebbero potuto vincere
solo se avessero avuto dalla loro parte un mortale: Ercole o
Eracle. Fu il figlio di costui a fondare la città di Pergamo.
Tutte le sculture vennero portate via dall’altare a seguito delle
invasioni barbariche e sono oggi sparse nei musei che godono di
maggior prestigio di tutto il mondo. Chi l’avrebbe mai detto che
quella cultura greca che un tempo in tanti avevano voluto
distruggere in antichità a distanza di millenni sarebbe stata
rivalutata e oggetto di tanta ammirazione?
Dopo una ricerca sull’altare di Pergamo l’immagine dei fregi
più ricorrente non ci si può meravigliare che sia quella che
segue: Alcione.
Alcioneo è figlio di Gea e Urano e fu uno dei giganti (lo si
può riconoscere per i suoi arti inferiori a forma di serpente)
più importanti nella vicenda della gigantomachia. Eracle gli
tolse il suo dono della resuscitazione donatogli dalla madre (in
basso a destra). Quest’ultima non poteva fare altro che
assistere alla morte del figlio e dimostrando chiaro dolore per la
scena straziante si sentiva invocata, ma altro non poteva fare
che assistere inerme e piangere per il triste destino. Intanto
alcioneo cerca di liberarsi dalla stretta di Atena. Ma tutto
era inutile la dea ormai vincente veniva già dichiarata tale dalla
nike alata.
Atena
Atena fu la dea delle arti femminili del tessere, del filare, del
cucinare, ed anche dea della guerra che, però, a differenza di
Ares non ebbe un carattere violento ed aggressivo. A
differenza degli altri dei, la dea Atena nacque senza madre,
infatti, lei venne al mondo uscendo dalla
testa di Zeus. Prima di Sposarsi con Hera,
Zeus ebbe diverse mogli tra cui Temi,
Mnemosine e Meti. Meti era la signora
della prudenza, e quando era ancora la moglie
di Zeus, gli annunciò di aspettare un figlio,
lui rallegratosi della buona notizia andò dalla madre Rea per
condividere la gioia con lei. Rea gli profetizzò che Meti
avrebbe avuto una figlia, ma se avesse avuto un altro figlio,
questo l’avrebbe spodestato proprio come lui fece con
Crono. Zeus terrorizzato dalla notizia profetizzata dalla
madre, decise, di sacrificare l’amore di Meti e, un giorno,
mentre i due stavano riposando, egli aprì la bocca e la inghiottì.
Nessuno seppe quale fine capitò a Meti, ma Zeus dopo un
po’ di tempo iniziò ad avvertire forti mal di testa e mentre
passeggiava lungo le rive di un fiume, il dolore si fece più
acuto. Dall’Olimpo, scesero tutti gli dei ed Ermes, che era
astuto, indovinò subito l’origine del male, quindi prendendo
una lama affilata fece una piccola fenditura nel cranio di
Zeus, dove, da questa, uscì Atena. Essa fu venerata come
protettrice della città d’Atene alla quale assegnò il nome, e dove
fu anche nominata Atena degli ulivi perché, fu proprio
quest’albero che la dea fece crescere attorno alle mura di cinta
della città.
La nike alata
Gea autogenerò Ponto e si accoppiò con lui generando
Euribia; Euribia si accoppiò con Crio generando Pallante;
Pallante e Stige generarono Nike che, nella mitologia greca, è
una dea che personifica la vittoria ed è la sorella di Cratos (il
potere) Bia (la violenza) e Zelos (l'ardore), fa, dunque,
parte dei parenti di Zeus.
Nike, la vittoria trionfante, è compagna inseparabile
di Atena ed è rappresentata come un divinità alata, capace di
muoversi velocemente.
Il segno
commerc
iale
Nike viene dal nome
della dea, il logo della
sua ala.
La Nike di
Samotracia è una
scultura greca che rappresenta la dea Atena Nike ("Atena
che porta la vittoria").
La statua viene scoperta, in pezzi, il 15 aprile 1863, sull'isola
di Samotracia, da parte di Charles Champoiseau, viceconsole
della Francia provvisoriamente a Andrinople. Il busto ed il
corpo permettono a Champoiseau di identificare una
rappresentazione di Nike, la vittoria, tradizionalmente
rappresentata come una donna alata. I pezzi sono inviati al
museo del Louvre.
La statua viene, dapprima, datata intorno al 190 a.C., epoca in
cui i Rodiensi , in guerra contro Antioco III, riportarono
una serie di vittorie.
Nel 1875, una missione archeologica austriaca fruga
nuovamente la località. Si identificano allora i grandi blocchi
di marmo grigio, trovati in prossimità, come la prua di una nave
che funge da base alla statua, rappresentazione che si trova sul
tetradracma Demetrio Poliorcete coniato in seguito alla sua
vittoria su Tolomeo a Salamina di Cipro, nel 306 a.C. La
statua è allora considerata secondo questo modello, cioè con una
tromba in mano. Tuttavia, la scoperta nel 1950 da parte di Jean
Charbonneaux di una mano diritta ha contraddetto questa
teoria infatti la mano è in gran parte aperta e le dita sono
distese.
I rilevamenti permettono anche di mostrare che il monumento
era disposto obliquamente in un'esedra rettangolare situata
all'estremità di un terrazzo a lato di una collina.
La vista normale della statua è dunque sul tre quarti sinistro,
come attesta l'importante disparità di completamento tra i due
lati della statua - quella del lato diritto è molto rudimentale.
Su queste basi, e per mezzo di alcuni modelli (ala diritta,
centro sinistro, parte posteriore del busto), una ricostituzione
completa è effettuata al Louvre in 1884. Alta m. 2,75, in
marmo di Paros, è senza dubbio una delle opere più importanti
e sensazionali di tutta la produzione plastica ellenistica. La
statua è collocata in punto cruciale del museo; essa si erge
maestosa in cima allo scalone progettato da Hector Lefuel, che
collega la Galerie d'Apollon e il Salon Carré.