L’episodio di Cana di Galilea, dove Gesù è uno dei convitati a nozze insieme con i suoi discepoli, ed è presente anche la Madre di Gesù, avviene quattro giorni dopo la chiamata dei due fratelli pescatori Simone e Andrea, e sei giorni dopo che lo stesso Gesù aveva ricevuto il Battesimo sul fiume Giordano per opera del Battista. Questo secondo il Vangelo di san Giovanni. Saremmo dunque alla conclusione di una settimana particolarmente importante nella missione di Gesù, perché è la prima, come sarà fondamentale l’ultima settimana della sua vita terrena, la settimana santa. Tutta l’opera messianica di Gesù è scandita dunque fra due settimane, quella iniziale e quella finale. Anche l’opera della creazione di Dio, secondo il libro della Genesi, durò sei giorni e allo scadere del settimo giorno Dio si riposò da tutto quello che aveva fatto. Come dice il libro sacro: “Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto.” Se Dio stesso si era riposato, ci possiamo riposare anche noi, ma non è questo il punto per noi adesso, quanto il fatto che l’evangelista san Giovanni sembra suggerirci che con la sua incarnazione il Figlio di Dio è venuto a riprendere e a completare l’opera della creazione a partire dal punto in cui Dio Padre l’aveva lasciata. E da dove doveva cominciare a dare un nuovo inizio all’umanità, se non dalla prima frattura nella solidarietà umana, e cioè da quella che si consumò fra l’uomo e la donna, il maschio e la femmina ancora nel paradiso terrestre. Sempre secondo il libro della Genesi verso la fine della sesta giornata, Dio aveva creato l’uomo e la donna, Adamo ed Eva, e li aveva collocati nel giardino di Eden, il paradiso terrestre. Sarebbero venute in seguito altre spaccature nella comunanza della famiglia umana, non meno gravi, come l’uccisione di Abele da parte del fratello Caino, o la costruzione della torre di Babele con la conseguente confusione delle lingue, ma tutte queste tragedie della storia degli uomini avrebbero avuto derivazione da quella che noi conosciamo come la colpa originale, di Adamo ed Eva. Il Verbo di Dio che era in principio e per mezzo del quale tutto è stato fatto, venendo nel mondo e facendosi uomo, volle porre rimedio anche all’errore di Adamo per mettere pace fra l’umanità intera e Dio e negli uomini fra di loro. Fermiamoci dunque a considerare il sacramento del matrimonio. Ascoltiamo in proposito il catechismo della Chiesa cattolica: Dio, che ha creato l'uomo per amore, lo ha anche chiamato all'amore, vocazione fondamentale e innata di ogni essere umano. Che l'uomo e la donna siano creati l'uno per l'altro, lo afferma la Sacra Scrittura: “Non è bene che l'uomo sia solo”. Ogni uomo fa l'esperienza del male, attorno a sé e in se stesso. Questa esperienza si fa sentire anche nelle relazioni fra l'uomo e la donna. Secondo la fede, questo disordine che noi constatiamo con dolore, non deriva dalla costituzione dell'uomo e della donna, né dalla qualità delle loro relazioni, ma dal peccato. Rottura con Dio, il primo peccato ha come prima conseguenza la rottura della comunione originale dell'uomo e della donna. Tuttavia, anche se gravemente sconvolto, l'ordine della creazione permane. Per guarire le ferite del peccato, l'uomo e la donna hanno bisogno dell'aiuto della grazia che Dio, nella sua infinita misericordia, non ha loro mai rifiutato. Senza questo aiuto l'uomo e la donna non possono giungere a realizzare l'unione delle loro vite, in vista della quale Dio li ha creati “all'inizio”. A questo punto ci possiamo domandare: che cosa ha di più il matrimonio cristiano rispetto ad un matrimonio non cristiano? La risposta non può che essere questa: ciò che caratterizza il matrimonio cristiano è proprio Gesù Cristo, perché ci si sposa in Chiesa, ma molto più chi si sposa in Chiesa si sposa nel Signore, ossia nella nuova dimensione da lui inaugurata del Regno di Dio. Venendo a ristabilire l'ordine iniziale della creazione sconvolto dal peccato, Cristo stesso dona la forza e la grazia per vivere il matrimonio nella nuova dimensione del Regno di Dio. Seguendo Cristo, rinnegando se stessi, prendendo su di sé la propria croce gli sposi possono “capire” il senso originale del matrimonio e viverlo con l'aiuto di Cristo. Questa grazia del Matrimonio cristiano è un frutto della croce di Cristo, sorgente di ogni vita cristiana. Dieci anni fa moriva Madre Teresa di Calcutta. Ecco una sua testimonianza di allora raccontata in prima persona: «Alcune settimane fa, due giovani sono venuti alla nostra casa dandomi molto denaro per nutrire la gente. A Calcutta prepariamo i pasti per 9.000 persone al giorno. Volevano che il denaro fosse speso per nutrire questa gente. Chiesi loro: "Dove avete trovato così tanto denaro?" ed essi risposero: "Ci siamo sposati due giorni fa. Prima del matrimonio abbiamo deciso che non avremmo avuto abiti da matrimonio, e neppure feste. Diamo a voi il nostro denaro". Per un indù di alto ceto sociale questo è uno scandalo. Molti furono sbalorditi nel vedere che una famiglia così elevata non avesse abiti e festeggiamenti per il matrimonio. Poi chiesi loro: "Perché avete fatto questo?". Ed ecco la strana risposta che mi diedero: "Ci amiamo a tal punto che volevamo donare qualcosa ad un altro per cominciare la nostra vita insieme con un sacrificio". Mi ha colpito moltissimo vedere come queste persone fossero affamate di Dio. Un modo per concretizzare l'amore l'uno per l'altra era di fare questo grandissimo sacrificio. Questi due giovani hanno avuto il coraggio di comportarsi così. Questo è davvero amore in azione. E dove inizia questo amore? Nella propria casa. E come comincia? Pregando insieme. Una famiglia che prega unita resta unita. E se si resta insieme ci si ama l'un l'altro come Dio ci ama.” Comprendiamo meglio a questo punto allora come mai il catechismo della Chiesa cattolica chiami il matrimonio: “il patto con cui l'uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la loro vita”. Il matrimonio è un patto, ossia un’alleanza per la vita. La vita va in cerca della vita ed è per questo che due giovani si cercano, si piacciono e decidono di stare insieme. Ma la vita prima di essere un affare materiale, un istinto, è qualcosa di spirituale, che richiede una adesione spirituale, in tutta la sua estensione e la sua forza, ed ecco allora che subentra per due giovani che si amano la necessità di un patto, e la necessità di ricorrere a chi questo patto lo può confermare e sostenere, cioè a Gesù Cristo. E questo è il senso profondo anche del racconto di madre Teresa. Nel momento culminante della missione di Gesù, sulla croce, si realizza il sacrificio della nuova ed eterna alleanza, portata a termine per noi e per molti, come diciamo ogni domenica nella Messa, al momento della consacrazione del pane e del vino. Nelle nozze cristiane anche la promessa di amore e di fedeltà degli sposi entra in questo grande patto che è l’offerta di Cristo al Padre per noi, che siamo la sua Chiesa. “Questo mistero è grande” afferma san Paolo parlando del matrimonio, e aggiunge: “lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!” Cari sposi, quando il vino della gioia e dell’amore si sta esaurendo in una famiglia, non buttate via la bottiglia, come se non dovesse servire più, ma seguite il consiglio di Maria santissima alle nozze di Cana e presentate a Cristo l’acqua delle vostre insufficienze perché Egli la trasformi ancora una volta nella fedeltà del suo dono. Vissuto così il matrimonio cristiano è un vero sacramento, perché con il loro amore gli sposi diventano segno efficace, presenza viva dell'alleanza di Cristo e della Chiesa e contribuiscono a far crescere questa Chiesa non solo di numero e anche di energia spirituale. A tale dignità Cristo ha elevato il matrimonio fra battezzati e se al giorno d’oggi la strada del matrimonio fa paura e suscita tanta resistenza forse è proprio perché in questa scelta del matrimonio tante volte manca Cristo, manca la fede nella potenza della sua grazia e del suo sacrificio. Prima ancora di sposarsi nella chiesa come edificio, bisogno scegliere di sposarsi nella Chiesa come mistero e allora essere sposi in Cristo, pur con tutte le sue difficoltà, sarà una grazia e un dono che si rinnova ogni giorno della vita in comune.