Associazione Culturale "Giulianova sul Web" - C.F. 91040070673 Rivista Madonna dello Splendore n° 25 del 22 Aprile 2006 La chiesa di San Giuseppe a Colleranesco: 1951-2006 di Andrea Palandrani La vetrina editoriale attualmente promossa dalla benemerita Associazione “San Giuseppe” in occasione dei Festeggiamenti del Santo Patrono di Colleranesco (19 marzo), continua a regalarmi emozioni e gratificazioni; la fresca pubblicazione di quest’anno è il mio terzo accorato itinerario nella memoria storica della collettività sulla scia del filone di storia locale iniziato dallo stimato storico ed amico prof. Sandro Galantini il quale nelle precedenti edizioni ha presentato e posto l’attenzione su diversi aspetti: Alcune note e riflessioni storiche su Colleranesco (1997); L’istruzione a Colleranesco tra Otto e Novecento (1998); Serafino Trifoni e Savino Cichetti due ‘nostri’ personaggi da riscoprire (1999); Cognomi e soprannomi nell’area di Colleranesco (2000; 2002); Colleranesco negli scritti di Savino Cichetti (2003). Donazione del terreno 22 ottobre 1949 cortesia Signor Tito Mazzocchi ~i~ Copertina anno 2004 realizzata dall’arch. Mariano Pesacane Seguendo un cammino cronologico ho tentato di ricostruire una storia locale non tanto su base documentaria e archivistica, quanto incentrata su un fitto reticolato di fonti orali che se da un lato cede in scientificità ed oggettività, dall’altro acquista in vitalità e coinvolgimento, una storia distante, ma ancora in vita, racconti passati narrati al presente dai protagonisti. Il mio impegno e le mie osservazioni sono il simbiotico risultato di una ricerca sul campo fatta di interviste e resoconti di quelli che c’erano, ora nei momenti della edificazione della Chiesa di San Giuseppe (ed. 2004), ora in mezzo alle vicende collegate con il passaggio della Seconda Guerra Mondiale nelle nostre zone (ed. 2005), infine con le memorie di prigionia (ed. 2006). 23 settembre 1951 inaugurazione Chiesa di San Giuseppe in Colleranesco, cortesia Signora Maria Teresa Trifoni Progetto della Chiesa erigenda in Colleranesco Piccolo rendiconto di un Pellegrinaggio storico per Colleranesco e attorno alla Chiesa di San Giuseppe” è il titolo del primo scritto (anno 2004, n. VII) nel quale ho proposto le principali tappe della realizzazione e delle successive trasformazioni della Chiesa assieme ad una sorta di riflessione panoramica sulla evoluzione urbanistica di Colleranesco supportato da vedute aeree dell’Instituto Geografico Militare dell’abitato datate 1954, 1976, 1995. Dopo una presentazione delle caratteristiche pubbliche della frazione negli anni ’30 (scuola elementare, stazione ferroviaria, ufficio postale, pensilina dell’Istituto Nazionale Trasporti, pubblica illuminazione), ho ricostruito, a partire da una fonte documentaria rinvenuta (la lodevole donazione del terreno da parte del Sig. Giuseppe Trifoni), le vicende collettive che hanno portato alla raccolta dei fondi necessari alla realizzazione di una nuova struttura religiosa: “Non sappiamo con certezza chi partorì l’idea di una chiesa, ma i sempre più numerosi abitanti dovevano sognarla e auspicarla da tempo vista l’immediata disponibilità ed i sacrifici che si mostrarono pronti ad offrire. A gruppi di due o tre persone ci si organizzò per la raccolta di fondi, la cosiddetta “cerca” per racimolare “mezzetti” di grano o piccole somme in denaro, ma anche talvolta scherni di incredulità sulla riuscita del progetto. Chiunque poteva, mise a disposizione carro e buoi sia per il trasporto di ghiaia e sabbia prelevata attorno al fiume Tordino, sia per i carichi di mattoni provenienti dalla fornace di Giulianova. Interno della Chiesa d San Giuseppe, foto 2006 Altare, foto 1976 ~ ii ~ Altri parteciparono con la forza delle loro braccia adoperando pale e picconi per lo scavo delle fondamenta; ognuno di noi conosce la preziosità del lavoro delle braccia in campagna, ma furono in molti a non risparmiarsi dedicando fatiche, sudori e quel po’ di tempo libero che avevano, alla realizzazione della grandiosa iniziativa. […] La chiesa avrebbe offerto agli abitanti della piccola frazione la possibilità di assistere almeno alla messa festiva, sino ad allora celebrata nelle piccole e sempre gremite cappelle private dei Giordani, poi Paoloni (Santa Maria dell’Arco), nella chiesetta di Santa Lucia dei Cerulli o nella cappella di villa Trifoni”. In particolare è emerso il ruolo di primo piano svolto dalla famiglia Trifoni con la signora Caterina, la figlia Maria Teresa, e la cugina, signorina Anna Iannetti. Seguendo i ricordi di alcuni abitanti di Colleranesco, sono risalito ai cerimoniali del 23 settembre 1951 con la visita del vescovo e l’atto di benedizione e d’apertura al culto della nuova Chiesa con la consacrazione della pietra dell’altare e della campana alla presenza dell’icona della Madonna dello Splendore. “L’ inaugurazione fu celebrata nell’ampio e floreale giardino di Giuseppe Trifoni che offrì un abbondante rinfresco di vino, birra, panini e porchetta ai numerosi fedeli accorsi per celebrare l’evento: vi si potevano riconoscere, tra la folla, il Vescovo, monsignor Gilla Vincenzo Gremigni, il cavalier Cerulli, a quell’epoca senatore, il sindaco di Giulianova, Amedeo Grue, l’intera famiglia Trifoni e la famiglia Iannetti, fino a tutti gli altri benestanti della zona, tra cui probabilmente i vicini Castorani, i Parere e i Paoloni […]. Nonostante le molte risposte ed i diversi contributi raccolti, la costruzione effettiva non poté rispettare quella ideata. Difatti, affinché potessero essere terminati i lavori, intervenne il Vescovo a far ridimensionare l’altezza prevista, le finestre furono abbassate di qualche metro e la copertura fu realizzata senza una particolare soffittatura che forse era in progetto. In stile romanico, nonostante l’assenza della caratterizzante torre, la struttura presenta un’unica navata ed una ritmicità dello spazio data dalle ripetute finestre incassate ai lati e dal rosone centrale all’entrata recante il simbolo di mons. Gremigni.; la parete terminale espone un vetro istoriato raffigurante San Giuseppe con in braccio il bambino Gesù, ai lati due nicchie che andranno a contenere le statue di San Giuseppe e della Madonna. La pianta si estende in un unico e lungo volume longitudinale. La massiccia facciata in mattoni presenta un portone in legno incorniciato da mattoni incassati e in rilievo e poco più in alto domina il rosone centrale. Ad un primo colpo d’occhio, la chiesa dà un effetto di robusta elevazione e distensione, mentre l’interno è caratterizzato da una serena semplicità. Sul fianco occidentale era sita una minuta sagrestia, poco più di una quindicina di metri quadri, anch’essa in muratura ma assai più bassa. […] All’ombra del Gran Sasso, in odore di salsedine e sotto lo sguardo assopito del “gigante addormentato”, c’erano davvero pochi insediamenti in quella campagna prospera e gravida di nuovi eventi: era il 1951 quando la buona volontà ed il sacrificio dei primi abitanti di quella zona riponevano le loro speranze e la loro Colleranesco sotto la protezione e la buona luce di San Giuseppe; infatti l’iniziativa immediatamente seguente riguardò l’intitolazione della Chiesa avvenuta, sembra, per espresso volere di molti tra i benefattori degli oriundi giuliesi nelle Americhe. Quasi in concomitanza con l’ufficiatura della struttura religiosa, il 19 marzo del 1952 ebbe luogo la prima festa in onore di San Giuseppe a Colleranesco, prima occasione di giubilo e di raccoglimento della zona attorno a Giulianova. Anche di questo evento, sulla base delle testimonianze dei decani, ho rievocato usanze e caratteri poi divenuti tradizione e consuetudine: la processione del Santo per le vie del paese accompagnata dalla banda, la gara ciclistica, la sfida dei “pali della cuccagna”, le bancarelle e i fuochi d’artificio; naturalmente il variegato pranzo assieme ai parenti venuti per l’occasione. “Sarebbe trascorso ancora del tempo prima che un sacerdote, incaricato dalla Diocesi, potesse assumere, in maniera effettiva, la funzione di parroco. Infatti, durante i primi tempi, Don Alberto, arciprete di San Flaviano, Chiesa da cui quella di San Giuseppe dipendeva, periodicamente e in special modo in occasione della messa festiva, mandava parroci delle località più vicine, religiosi francescani oppure incaricava per alcuni giorni dei frati passionisti; questi ultimi erano missionari che viaggiavano in gruppi di 4 o 5 ed erano ospitati da famiglie del posto”. Le prime celebrazioni eucaristiche in maniera continuativa furono tenute dall’amatissimo Padre Serafino, da settembre del ’51 al novembre del ’52, per poi riprendere il servizio nel ’55 al ritorno dall’Università Cattolica di Milano. Il primo parroco fu don Giuseppe Ramoni che fu poi sostituito da don Giovanni, padre Nello Leonardi, il quale si fece promotore delle prime trasformazioni della Chiesa, oltre che del cammino che avrebbe condotto Colleranesco a divenire “parrocchia” dedicandola a San Giuseppe (19 giugno 1986). Le modifiche strutturali cui la chiesa fu sottoposta riguardano la costruzione di una balaustra in marmo davanti ~ iii ~ l’altare, la ricostruzione della sagrestia, un piccolo allungamento della parte terminale (in un primo momento ovale) e l’edificazione della casa canonica sul terreno adiacente. L’ originaria sagrestia era disposta sul fianco ad ovest della chiesa, di forma quadrata ed alquanto angusta. A seguito di questa iniziativa, la chiesa fu ampliata di alcuni metri e la sagrestia fu così inserita nella parte immediatamente dietro il presbiterio, con una duplice entrata ai lati dell’altare. Ancora una volta i benefattori che resero possibile questa estensione furono i Trifoni, stavolta i figli di Giuseppe, che donarono il terreno retrostante. Ulteriori variazioni ed abbellimenti furono pensati e fatti realizzare da don Giovanni nel 1974: il rivestimento in marmo alle spalle dell’altare e la creazione di una seconda entrata che da un lato consentisse di lasciare aperto il portone principale, ma dall’altro riparasse dal vento e dal freddo l’interno. Di ulteriori e preziose trasformazioni si è contornata la Chiesa, a seguito delle ristrutturazioni volute e pensate dall’attuale parroco, don Alfonso Panichi, promotore di numerosi interventi volti ad aumentare la capienza, a valorizzare l’intera struttura con abbellimenti sia sulla facciata esterna che in numerosi parti interne, primo fra tutti l’arco gotico a sesto acuto con il parziale annullamento della divisione tra presbiterio e navata. Gli ultimi interventi sull’edificio si sono fatti rispettando lo “stile” romanico-gotico della chiesa utilizzando materiali anche in parte originali come i mattoni a vista del coronamento orizzontale della facciata, rialzato com’era nel disegno primitivo. ~ iv ~