Rivista Madonna dello Splendore n° 30 del 22 Aprile 2011

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Rivista Madonna dello Splendore n° 30 del 22 Aprile 2011
Suggestione popolare
di Carmen Di Odoardo
Giulianova (Te) n°30 del 22 Aprile 2011
È la fine del XIX secolo quando la comunità
giuliese si rende protagonista di un evento
tanto sbalorditivo quanto inverosimile. Sulle
mura della città appare un manifesto del
prefetto della provincia di Teramo che
dichiara:
“In considerazione che nella Chiesa di San
Francesco di Giulianova venne annunziato e
con arti riprovevoli divulgato un preteso
miracolo del simulacro del Cristo Morto per cui
da più tempo accorrono numerosi devoti
anche da lontani Comuni con offerte;
Che Mon. Vescovo della diocesi con sua
notificazione del giorno 18 corr. Ebbe a
dichiarare
insussistente
il
miracolo,
a
condannare l’opera degli autori, ad incitare le
genti a non prestarvi fede, e ad interdirne il
culto al clero;
Che non ostante la notificazione vescovile
continuarono l’affollarsi dei devoti ed i
pellegrinaggi numerosi;
Che nella Chiesa madre di Giulianova in
causa della notificazione stessa l’Arciprete
della Parrocchia fu fatto segno ad insulti e
minacce, che si sarebbero tradotte in atto
senza l’intervento della forza pubblica;
Che si ha ragione di temere più gravi
conseguenze dal cieco fanatismo delle
popolazioni ingannate;
Per togliere ogni occasione di nuovo
disordine;
Visto l’Art. 3 della Legge Comunale e
Provinciale 10 Carabinieri sono incaricati della
esecuzione.
Il presente Decreto sarà affisso all’albo
pretorio del Comune ed alla porta della
Chiesa.
Teramo, 24 Novembre 1897
Il Prefetto Maccaferri
Giulianova, Prem. Stab. Tip. Del Commercio”
~i~
Il primo spontaneo interrogativo potrebbe essere quello relativo alla ubicazione della sopraddetta
chiesa di San Francesco. In effetti, già da moltissimo tempo non si parlava più della chiesa di San
Francesco e tale denominazione era forse dovuta alla devozione popolare e alla presenza all’interno della
chiesa della statua di S. Francesco di Paola.
La chiesa di S. Francesco, in effetti era stata soppiantata dalla ben nota chiesa di Sant’Antonio, eretta
all’incirca nel 1566 sui resti appunto di una chiesa romanica trecentesca, come si può notare ancora dalla
lunetta esterna sul versante orientale. La chiesa dedicata a Sant’Antonio, fino all’inizio del XIX secolo, era
annessa al convento dei frati minori ed era dedicata a S. Francesco di Paola come testimoniano le opere
al suo interno. Dopo la soppressione di tutti gli ordini religiosi del 1810 il convento era stato chiuso e la
chiesa era stata affidata alla confraternita di S. Antonio di Padova da cui la dedica della chiesa a
Sant’Antonio.
A confondere un po’ la situazione, nel 1846 era stato abbattuto un tratto di muraglia nei pressi della
chiesa per aprire la “porta” S. Francesco.
Gli anni di abbandono e saccheggio che hanno caratterizzato la chiesa di S. Antonio possono derivare
proprio da quella chiusura decretata nel 1897, che all’epoca era ancora indicata dal popolo come chiesa di
S. Francesco.
La chiesa così come la si può vedere oggi è stata restaurata solo nel 1982 e poi riaperta al pubblico.
Rispetto alla vicenda del miracolo, sembra che l’intera vicenda fosse stata avviata dal sagrestano sig.
Fabbri Pietro che, già nell’ottobre del 1897, aveva parlato miracoli generando sospetti nelle autorità del
tempo. I miracoli erano stati riferiti al simulacro del Cristo Morto e in breve tempo avevano generato,
come è facile immaginare, la curiosità di molti devoti.
In una riservata del sindaco di Giulianova al prefetto di Teramo, datata 18 ottobre 1897, si racconta di
un miracolo. Un tal sig. Raffaele Lisciani aveva portato il proprio figlio Donato di 4 anni, sordomuto dalla
nascita, nella chiesa e secondo la sua dichiarazione il bambino aveva riacquistato la parola.
Racconta il sindaco: “Ieri recavasi in questa Città Lisciani Raffaele recando seco il proprio figliuolo a
nome Donato d’anni 4.
Lo stesso si portava nel Santuario di S. Antonio implorando grazia pel figliuolo sordo-muto.
Si vuole da molti, a dichiarazione del Lisciani, che il ragazzo riacquistasse la favella e l’udito non
appena entrati nel Tempio…. Nel riscontro il Lisciani chiamava a comprova del suo asserto il medico
curante Sig. Angelo Di Bonaventura di costà, dal quale potrete più specificatamente assumere
informazioni…”
Altro pseudo-miracolo è datato al 19 ottobre 1897, e consisteva nel fatto che un ragazzo di circa 10
anni, Giovanni Palestini, impedito dalla nascita era stato condotto in chiesa da quattro persone e posto
vicino all’effigie del santo. Il ragazzo aveva implorato, rivolto al santo simulacro di aiutarlo, dopo di che si
era alzato e aveva iniziato a camminare da solo.
Nella stessa giornata del 18 ottobre 1897 il sindaco di Giulianova chiede al prefetto di intervenire
anche con agenti della forza pubblica poiché:
“..a causa degli avvenuti fatti, nella Chiesa di S. Antonio affluiscono giornalmente gran numero di
forestieri.
Prevedendo che in occasione della suddetta fiera vi sarà uno straordinarissimo concorso di persone,
come avvenne ieri, a tutela dell’ordine Pubblico, prego la S.V. Ill. ma voler ordinare che un funzionario di
P. S. vi rechi sopraluogo e possibilmente insieme ad Agenti della Forza Pubblica…”
Il divieto di accesso alla chiesa viene notificato in occasione della fiera dedicata a San Flaviano per
evitare che una folla di curiosi potesse creare ulteriori problemi di ordine pubblico.
Ma nonostante le precauzioni prese dalle autorità, pochi mesi dopo accade qualcosa di strano. È l’8
giugno 1898 quando misteriosamente viene trovata aperta la porticina laterale della chiesa di San
Francesco / S. Antonio chiusa ormai dal mese di novembre.
Vengono chiamate le autorità, il sig. Ciafardoni comm. Francesco, sindaco di Giulianova, l’assessore
Apollo Caravelli e il maresciallo Vincenzo Spina i quali alla fine della ricognizione redigono una
minuziosissima dichiarazione, dalla quale viene fuori anche l’aspetto antico della chiesa in questione:
“A circa le ore 9 di questa mattina si è sparsa la voce per la città che la piccola porta che trovasi al
lato destro dell’altare maggiore della Chiesa di S. Antonio, già chiusa per ordine dell’Ill.mo Signor Prefetto
della Provincia erasi trovata aperta.
Informato di ciò il Comandante della Stazione dei R.R. Carabinieri Sig. Spina Vincenzo si è subito
recato in Chiesa col dipendente Cervo Pietro ed hanno eseguito lo sgombro della Chiesa stessa, già
invasa dalla popolazione curiosa in concorso di noi Sindaco e Segretario intervenuti immediatamente.
Dopo ciò abbiamo constatato:
1° che la piccola porta che trovasi a lato dell’altare maggiore, chiusa internamente da due bracciali,
era stata senza rottura di sorta, aperta a metà dall’interno della Chiesa togliendo uno bracciali medesimi.
2° Abbiamo constatato del pari che davanti la nicchia dove esiste il Simulacro del Cristo con la
Desolata si son trovati esposti in ordine dei candelabri con cera ed ai laterali della nicchia stessa erano
attaccate delle corone di fiori, candelabri e fiori che a detta dell’assessore Sig. Caravelli Apollo e del
Maresciallo dei R.R. Carabinieri Sig. Spina Vincenzo, che trovaronsi presenti alle operazioni di chiusura
nel decorso Novembre, furono allontanati dalla nicchia medesima allorché venne rimosso il Cristo per
sequestrare il lenzuolo incriminato.
3° Abbiamo osservato inoltre che sopra le ginocchia dell’Addolorata, e sotto il Cristo era stata collocata
una tovaglia con merletto macchiato di cera, tovaglia che ritiensi ad uso di altare e tolta da uno degli
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altari della Chiesa stessa. Abbiamo anche osservato che la corona di spine posta sul capo del Cristo era
stata tolta e situata nella mano sinistra del medesimo unitamente ad uno dei tre chiodi che trovavansi
infissi sulla base della Statua. Alla Desolata poi si è trovato sospeso al collo un cuore di Argento offerto
antecedentemente da qualche fedele, cuore che era collocato nell’atto della chiusura della Chiesa fuori
della nicchia.
4° Abbiamo osservato altresì che nell’altare di S. Antonio e precisamente vicino al quadro
rappresentante il detto Santo, trovavasi alla destra un giglio freschissimo, di recente tagliato dalla pianta,
nonché un moccolo di cera della lunghezza di circa 20 cm il cui lucignolo sembra sia stato da non molte
ore spento.
Noi verbalizzanti in seguito alle circostanze sopra esposte abbiamo praticato le più accurate indagini
dalle quali abbiamo potuto presumere che, la Porta a vetro dietro l’Altare Maggiore che da accesso alla
sagrestia ed alla scala che conduce al Pulpito, al campanile ed all’organo, chiusa dall’interno della Chiesa
con leggiera serratura e con piccolo catenaccio, senza chiave, ed al di là di un braccialetto di ferro che
sostiene la metà della porta sia stata aperta dalla parte verso la scala che conduce al campanile, dove
abbiamo pure osservato un finistrino rettangolare aperto senza imposte, sottostante al quale trovansi due
piccoli tetti l’uno accavallato all’altro e di poca altezza dall’orto sottostante, tenuto dall’ex sacrestano della
Chiesa Falini Pietro, il quale ne conservava la chiave che oggi stesso abbiamo sottratta…”
E le descrizioni continuano minuziose. Poi con il tempo del miracolo, presunto, non si è più parlato e la
stessa chiesa di San Francesco si è dissolta nel tempo… insieme alla sua suggestione.
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