Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Indice 1. Premessa. Epidemiologia 2.Scopo 3.Campo di applicazione 4.Verifica dei risultati 5. Gruppo di lavoro Interdisciplinare (GLAM) 6. Definizione di PDTA 7 FASI del PDTA Fase diagnostica Fase Stadiativa Anatomia Patologica Fase terapeutica Follow up Early Simultaneous Care Documenti allegati Bibliografia pag 3 5 7 8 8 9 10 11 16 21 25 37 39 41 72 2 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 1.PREMESSA Epidemiologia Incidenza Il Carcinoma Polmonare (CP) rappresenta la neoplasia con l’incidenza più elevata a livello mondiale con 1.800.000 nuovi casi nel 2012 (1,2), pari al 33% di tutte le neoplasie in Nord America.Nel 2015 sono attese in Italia oltre 40.000 nuove diagnosi di tumore del polmone, delle quali quasi il 30% incideranno nel sesso femminile (3). Esse rappresenteranno circal’11% di tutte le nuove diagnosi di tumore nella popolazione generale e, più in particolare, il 15% nei maschi ed il 6% nelle femmine. Si calcola che, attualmente, 1 uomo su 10 ed una donna su 38 sviluppi un tumore del polmone nel corso della vita. Nel nostro Paese le neoplasie del polmone nei maschi, nel periodo 2007-2011, hanno avuto un’incidenza simile nelle regioni settentrionali (68,1 casi/100.000 abitanti) rispetto a quelle centrali (66,7 casi/100.000 abitanti) e a quelle meridionali (68,4/100.000 abitanti). Nelle donne, invece, il divario di incidenza fra le regioni settentrionali e quelle meridionali è molto più marcato, con un tasso di 21,1 casi/100.000 abitanti al Nord, di 19,1/100.000 abitanti al Centro e di 14,0/100.000 abitanti al Sud. I casi diagnosticati nel periodo 2007-2011 con conferma cito-istologica costituiscono circa tre quarti della casistica: di questi il 38% è rappresentato da adenocarcinomi (33% tra gli uomini e 48% tra le donne), il 22% da carcinomi squamosi (26% tra gli uomini e 13% tra le donne), il 12% da tumori a piccole cellule, il 2% da tumori a grandi cellule, la quota restante da altre o non specificate morfologie. Dal luglio 2013 il nostro Istituto è sede del Coordinamento Regionale del Registro Tumori Puglia. Il Registro tumori Puglia al momento produce dati di incidenza generati da un pool di quattro province accreditate AIRTum: Taranto, Lecce, Brindisi e Bat. L’incidenza analizzata riguarda le quattro ASL nelle quali è presente un registro tumori accreditato dall’AIRTum (Associazione Italiana Registri Tumori), in particolare, ciascun registro contribuisce con anni diversi in relazione agli anni di casistica completati: BAT 2006-2010, Taranto 2006-2011, Brindisi 2006-2009, Lecce 2003-2008. Il Pool comprendente i suddetti quattro registri, nel periodo condiviso 2006-2008, mostra un’incidenza tumorale per polmone e bronchi, nel sesso maschile, pari a 75,4 per 100.000 ab., e, nel sesso femminile, pari a 12,4 per 100.000 ab. ; per il tumore del colon-retto, si registra un’incidenza, nel sesso maschile, pari a 49,7 per 100.000 ab. , e, nel sesso femminile, pari a 35,4 per 100.000 ab. ; per il tumore della mammella, si evidenzia, nel sesso maschile un’incidenza pari a 1,0 per 100.000 ab., e, nel sesso femminile pari a 99,3 per 100.000 ab. La mortalità analizzata (fonte ISTAT) riguarda il periodo 2006-2008 che risulta condiviso in termini di incidenza tra le quattro ASL. Il previsto invecchiamento della popolazione italiana e il conseguente aumento della prevalenza di soggetti in fasce di età più avanzata e più a rischio di sviluppare neoplasie comporterà un aumento di nuove diagnosi di tumori del polmone. 3 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Le tendenze temporali di queste neoplasie illustrano chiaramente gli andamenti del principale fattore di rischio (il fumo di sigaretta) in funzione di determinanti sociali e di genere (4). Al netto degli effetti legati all’invecchiamento della popolazione, si registra una modesta diminuzione di incidenza negli uomini, in relazione ad una altrettanto modesta riduzione dell’abitudine al fumo (-1,4%/anno negli anni più recenti). A questa tendenza fa purtroppo riscontro un aumento dei nuovi casi tra le donne (+2,7%/anno nel periodo compreso tra il 1996 ed il 2014) (5). MORTALITÀ Nei paesi industrilizzati il carcinoma polmonare è diventato la 1° causa di morte oncologica nelle donne, superando il carcinoma della mammella (2).Nel 2012, sono state osservate in Italia 33.538 morti per tumore del polmone (ISTAT). Il tumore del polmone rappresenta la prima causa di morte per tumore nei maschi (il 26% del totale delle morti) e la terza causa nelle donne (11% del totale delle morti). Anche per la mortalità, l’analisi degli andamenti temporali conferma un decremento nei maschi (1,5%/anno nel periodo più recente) e un costante incremento nelle femmine (+1,6%/anno nel periodo 1996-2015). Così come per l’incidenza, anche questo dato è da porre in relazione al diverso andamento dell’abitudine al fumo nei due sessi degli ultimi due decenni. SOPRAVVIVENZA La percentuale di sopravviventi a 5 anni fra i malati di tumore del polmone è moderatamente aumentata tra i primi anni ’90 e la fine del primo decennio del 2000, passando dal 10% al 14% nei maschi e dal 12% al 18% nelle femmine (6). FATTORI DI RISCHIO Il fumo di tabacco costituisce il più importante fattore di rischio per l’insorgenza di tumore del polmone, e si ritiene sia responsabile dell'85% dei casi osservati (7,8). Il rischio relativo è in stretta relazione con il numero di sigarette/die fumate, con la durata (in anni) dell'abitudine e con il contenuto di catrame (9,10). Il rischio relativo dei fumatori (considerati in toto) rispetto ai non fumatori è pari a 14, mentre quello dei forti fumatori (oltre le 20 sigarette al giorno) è di 20 volte. Per quanti smettono di fumare, il rischio si riduce progressivamente nel corso dei 10-15 anni successivi. Molte sostanze di origine lavorativa e/o ambientale (asbesto, cromo, arsenico, berillio, cloruro di vinile, idrocarburi aromatici policiclici, clorometiletere, radon e altri) sono riconosciuti essere carcinogeni polmonari che spesso, come nel caso dell’amianto, potenziano il loro effetto in presenza di fumo di tabacco. Il ruolo dell'inquinamento atmosferico è oggi riconosciuto come un importante fattore causale per il tumore del polmone, oltre che per numerose altre patologie respiratorie. E’ molto probabile un effetto interattivo e di potenziamento dei cancerogeni presenti nell’ambiente atmosferico e nel fumo di tabacco (11). 4 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 PROGNOSI E’ direttamente correlata all’estensione della malattia e solo gli stadi precoci sono potenzialmente curabili. Poiché al momento della diagnosi più del 75% dei pazienti presenta già interessamento linfonodale loco-regionale o metastasi a distanza èdi cruciale importanza la diagnosi precoce. 2. SCOPO Il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) delle neoplasie polmonari nasce dalla necessità di sistematizzare il percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale delle patologie neoplastiche del polmone all’ interno dell’IRCCS “G.Paolo II” di Bari. Con la redazione del PDTA si intende fornire un riferimento operativo sia per i medici, infermieri ed altro personale sanitario coinvolto nel percorso, che per il paziente ed il suo Medico di Medicina Generale (MMG). In particolare si intende organizzare la presa in caricodel paziente nella sua globalità ed accompagnarlo in ogni fase del percorso diagnostico, stadiativo e terapeutico, garantendogli la continuità assistenziale, necessaria per il raggiungimento della cura “migliore” secondo i principi dell’ evidence based medicine, e più “giusta” dal punto di vista etico e di attenzione alla qualità di vita del paziente stesso. Inoltre la stesura e l’ottimale utilizzo di un PDTA per i pazienti con Carcinoma Polmonare è fortemente incentivato dalle direttive nazionali e regionali (vedi Piano Oncologico Nazionale –PON-2006-2008; Documento tecnico di indirizzo per ridurre il carico di malattia del cancro, anni 2011-2013; Piano Regionale per ilGoverno delleListe di Attesa-PRGLA 2011-2013, appresso riportato in stralcio): Azioni ProgrammaticheTrienni2006-2008, 2011-2013: • Definire i percorsi assistenziali programmati per le principali patologie e situazioni cliniche. • Assicurare la presa in carico dell’assistito nell’intero percorso assistenziale • Assicurare la multidisciplinarietà dell’assistenza attraverso l’istituzione di gruppi specifici per patologia • Favorire l’inserimento dei pazienti in programmi di ricerca clinica • Coordinare le professionalità e le istituzioni coinvolte nella prevenzione, diagnosi, terapia. • Garantire equità all’ accesso alle cure oncologiche a tutti i cittadini • Definire percorsi di cura condivisi per specifiche patologie oncologiche (clinical pathways o PDTA) In particolare l’ Intesa del 30 ottobre 2014 “Documento tecnico di indirizzo per ridurre il carico di malattia del cancro, anni 2011-2013” conferma il processo di pianificazione nazionale per l’oncologia, rafforzando l’azione delle Regioni e del Ministero. I principi chiave adottati sono: Equità: ridurre il divario fra le varie Regioni; 5 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Qualità: migliorare i livelli organizzativi per la presa in carico, forte spinta alla ricerca e all’innovazione tecnologica; Genesi della conoscenza: promozione della ricerca, dell’informatizzazione, del knowledge management Informazione e comunicazione: favorire la partecipazione consapevole ai processi di cura e prevenzione da parte di tutti gli attori coinvolti. L’Intesa suddetta proroga al 31 dicembre 2016 la validità del Documento tecnico di indirizzo per ridurre il carico di malattia del cancro, anni 2011-2013, soprattutto il recepimento di tre documenti (prodotti da Gruppi di Lavoro ministeriali e rappresentanti del Coordinamento delle Regioni e Province Autonome): Guida per la costituzione di Reti Oncologiche regionali:l’implementazione di reti oncologiche con obiettivi specifici, adattati ai singoli modelli organizzativi regionali, è da attuare entro la fine del 2016; l’attività delle reti sarà oggetto di monitoraggio da parte del Ministero, con il supporto tecnico dell’ AGENAS. Buon uso delle risorse in Oncologia: identificazione delle tecnologie a forte rischio di inappropiatezza; Health Tecnology Assessment (HTA) e oncologia: individuare i criteri di prioritarizzazione per indirizzare l’uso delle risorse disponibili alla valutazione dell’ HTA in oncologia Piano Regionale Governo Liste di Attesa 2011-2013 Costituzione di Team multidisciplinari e redazione di PDTA condivisi per alcune patologie oncologiche a più alto impatto sociale ed economico (carcinoma mammella, polmone, colon-retto) Dal 2011 è attivo nell’Istituto un Ambulatorio di Oncologia Medicadedicato per i pazienti affetti da neoplasia polmonare. A questa importante decisione organizzativa ha fatto seguito la costituzione formale (vedi DDG n 487 del 2 ottobre 2014)del Team Multidisciplinare di Patologia Polmonare.Con DDG n. 469 del 24 agosto 2015 è stata attivata la convenzione con la ASL BA e, nella fattispecie, con la Struttura Complessa di Chirurgia Toracica del presidio ospedaliero S. Paolo. Quest’ultimo atto formale ha rimosso uno dei più rilevanti ostacoli di tipo strutturale, tecnico, organizzativo e professionale all’implementazione di un PDTA per il paziente affetto da carcinoma polmonare. Il Core Team di patologia polmonare è quindi composto da Oncologo Medico, Chirurgo Toracico, Radiologo, Radiologo Interventista, Anatomo Patologo, Biologo Molecolare, Radioterapista, Infermiere Case Manager. Collaborano con il Team l’Anestesista per la terapia del dolore e per le cure palliative, il MMG, le Associazioni di volontariato. E’ in programma l’inserimento nel Team del Medico Nucleare. 6 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Elemento qualificante del PDTA è la figura dell’infermiere Case Manager che gestirà tutti gli aspetti assistenziali organizzativi del percorso di ogni paziente inserito nel PDTA. Obiettivi · · · · · · · Fornire un punto di riferimento unico aziendale per il paziente con patologia neoplastica del polmone; Ottimizzare i tempi di diagnosi e trattamento; Semplificare le procedure e ridurre i disagi per il paziente; Fornire un’assistenza di elevata qualità sia per la diagnosi che per la terapia, con un giusto compromesso fra standardizzazione e personalizzazione delle cure, basandosi sulle evidenze scientifiche più aggiornate e sui principi della “precision medicine”; Implementare sistemi informatici comuni di raccolta dei dati, fruibili da parte di tutti i professionisti coinvolti nel percorso; Assicurare la multidisciplinarietà e la multiprofessionalità nella gestione del paziente e favorire il dialogo fra professionisti ospedalieri e MMG ed operatori attivi nei Servizi Territoriali in generale; Garantire la migliore e più giusta assistenza al paziente e alla sua famiglia in tutte le fasi della malattia, coinvolgendolo nelle scelte diagnostiche e terapeutiche, favorendo la comunicazione opportuna a tutti i livelli. Il presente documento sarà oggetto di revisione ed aggiornamento alla luce di eventuali variazioni normative, tecnologiche, scientifiche o di contesto. 3.CAMPO DI APPLICAZIONE Il percorso si applica ai pazienti con patologia neoplastica sospetta o accertata del polmone che si rivolgono alle strutture ambulatoriali ed ospedaliere dell’IRCCS “G.Paolo II” di Bari ed in particolare ai: Pazienti con sospetto clinico o radiologico di carcinoma polmonare(CP); Pazienti a cui è già stato diagnosticato un carcinoma polmonare (sia Non Small Cell Lung Carcinoma-NSCLC che Small Cell Lung Carcinoma-SCLC); · Non sono oggetto del presente PDTA i pazienti affetti da altri tipi istologici di neoplasia polmonare (mesotelioma, tumori neuroendocrini, timomi, metastasi polmonari di neoplasie insorte primitivamente in altra sede). Il PDTA è rivolto al personale sanitario che opera all’ interno dell’Istituto, ai MMG, ai medici specialisti che lavorano sul territorio, alle associazioni di pazienti e di volontariato, alle strutture territoriali che si occupano di assistenza domiciliare, ai professionisti sanitari che operano presso gli Hospice. · · 7 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Il PDTA prevede ovviamente la presa in carico del paziente e la successiva attivazione del necessario iter diagnostico-terapeutico. Il paziente avrà quindi il PDTA come permanente riferimento nel prosieguo del suo percorso terapeutico e riabilitativo. 4. VERIFICA DEI RISULTATI L’attività di verifica dei risultati é sistematica e prevede momenti di confronto all’interno dell’equipe e con i professionisti coinvolti. In particolare almeno 2 volte l’anno (frequenza almeno semestrale) il Coordinatore del TEAM ed il Responsabile generaledella stesura ed elaborazione del PDTA organizzano incontri di Riesame la cui partecipazione é rivolta a tutti coloro che ricoprono ruoli di responsabilità all’interno del PDTA. Il Responsabile generale del PDTA potrà infine convocare incontri aggiuntivi in base alle necessità rilevate. Durante l’incontro vengono presi in considerazione: – L’andamento generale del PDTA sulla base degli indicatori stabiliti; – La gestione degli eventi indesiderati clinici ed organizzativi; – l’andamento su eventuali progetti di ricerca avviati in proposito; – -Lo stato di avanzamento dell’attività di formazione ed addestramento degli stakeholder coinvolti; Una volta all’anno inoltre viene convocato un Audit Clinico (AC) a cui partecipano tutti i componenti delle strutture che afferiscono al PDTA. Il gruppo di Audit valuta i risultati degli indicatori relativi all’anno precedente e li confronta con gli standard di riferimento, prende atto dei casi in cui il risultato si discosta in maniera significativa dallo standard e mette in atto le azioni correttive e migliorative del caso. 5. Gruppo di Lavoro Aziendale Multidisciplinare (GLAM) Coordinatore dott. Domenico Galetta Oncologia Medica dott.ssa Annamaria Catino Dott. Andrea Misino Anatomia Patologica -Patologia Molecolare dott. Giovanni Simone dott.ssa Anna Scattone dott.ssa Stella Petroni dott.ssa Lucia Caldarola T.L. Medico Milena Zambetti Patologia Clinica e Sperimentale – Genetica Molecolare dott.ssa Stefania Tommasi dott.ssa Daniela Petriella dott.ssa Rosanna Lacalamita 8 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. – Biomorfologia Funzionale Radiologia Radiologia Interventistica 00 dott.ssa Anita Mangia dott.ssa Laura Schirosi dott.ssa Pia Perrotti dott.ssa Angela Calabrese dott. Cosimo Damiano Gadaleta dott. Dario de Ceglia Radioterapia: dott. Marco Lioce Dott. Sabino Bonaduce Chirurgia Toracica dott. Paolo Sardelli dott. Marco Luigi Cisternino dott.ssa Barbara Barrettara dott. Gaetano Napoli dott.ssa Stefania Quitadamo dott. Angelo Lacitignola dott. Giuseppe Capotorto Anestesista/Palliativista Dott.ssa Giacoma Fanelli Medicina Nucleare Specialista Oncologo contrattista Infermiere case-manager: -------------------------dott.ssa Elisabetta Sara Montagna dott.ssa Marisa Longo inf. Donatella Ricci dott. Giovanni Sportelli Rappresentante MMG Coordinamento, collaborazione e redazione Direzione Sanitaria dott.ssa Angela Lapietra 6. Definizione di PDTA I PDTA rappresentano la contestualizzazione di Linee Guida, relative ad una patologia o problematica clinica, nella specifica realtà organizzativa di un'azienda sanitaria, tenute presenti le risorse ivi disponibili. (I PDTA sono quindi modelli locali che, sulla base delle Linee Guida ed in relazione alle risorse disponibili, consentono un'analisi degli scostamenti tra la situazione attesa e quella osservata in funzione del miglioramento della qualità). I PDTA sono, in pratica, strumenti che permettono all'azienda sanitaria di delineare, rispetto ad una patologia o un problema clinico, il miglior percorso praticabile all'interno della propria organizzazione. Definizione di Linee Guida Le Clinical "strumenti descrizione (compreso rendendole Practise Guidelines (CPG) sono state recentemente ridefinite come per supportare la decisione del clinico e del paziente, attraverso la chiara e la valutazione critica delle evidenze scientifiche disponibili il rapporto rischi/benefici) che sottendono le raccomandazioni cliniche, comprensibili e adattandole alle aspettative del singolo paziente”-Institute 9 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 of Medicine.Washington DC:”Standards for developing trustworthy Clinical Practise Guidelines,IOM,2011-SIGN Handbook for developers-50) METODOLOGIA DI STESURA DEL PDTA Il PDTA è stato redatto secondo la metodologia indicata dal Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze (GIMBE). Quattro membri del Gruppo di Lavoro Aziendale Multidisciplinare (GLAM) hanno effettuato l’appraisal delle Linee Guida (LG) secondo lo strumento AGREE II. Le LG dello Scottish Intercollegiate Guideline Network (SIGN), versione 137-Febbraio 2014, hanno totalizzato lo score più alto (ALLEGATO 1). 7. FASI DEL PDTA Accesso Vi sono due tipologie di pazienti che possono accedere al PDTA per la prima volta. A) Pazienti con diagnosi di neoplasia del polmone accertata istologicamente, essendo questa già stata eseguita in altra sede. Presi in carico dal PDTA, essi devono eventualmente completare la stadiazione e poi sottoporsi alla terapia. La diagnosi viene generalmente effettuata presso il Servizio di Anatomia Patologica dell’Ospedale S.Paolo (circa 50% dei casi);presso il Servizio di Anatomia Patologica dell’Azienda Ospedaliera Policlinico di Bari (circa il 20% dei casi); presso la Anatomia Patologica del nostro Istituto Oncologico(circa 20% dei casi), presso Anatomie Patologiche extraprovincia e presso servizi di Anatomia Patologica che afferiscono a studi privati (rappresentando una esigua minoranza dei casi, ~ 5%). B) Pazienti con diagnosi sospetta di neoplasia maligna del polmone. Si tratta di tutti quei pazienti che abbiano eseguito almeno una TC del torace che mostri uno o più noduli o masse le cui caratteristiche siano suggestive per neoplasia del polmone. Presi in carico dal PDTA, essi completano il percorso diagnostico nell’ambito dello stesso. Qualora sia confermato il sospetto di neoplasia del polmone, il gruppo di professionisti coinvolti nel PDTA provvederà al completamento della stadiazione e il paziente sarà avviato al percorso terapeutico, sempre nell’ambito del PDTA. Nella pratica quotidiana in realtà la fase stadiativa procede spesso o avviene spesso contemporaneamente a quella diagnostica, al fine di ottimizzare i tempi. Qualora invece non sia confermato trattarsi di neoplasia del polmone, il paziente uscirà dal PDTA. A. DIAGNOSI DEL CARCINOMA POLMONARE B. STADIAZIONE DEL CARCINOMA POLMONARE C. TERAPIA (CHIRURGICA/MEDICA/RADIANTE) D. FOLLOW-UP DEI PAZIENTI CON CARCINOMA POLMONARE 10 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 FASE DIAGNOSTICA A. PERCORSO PER LA DIAGNOSI Professionalità coinvolte: · Oncologo Medico · Endoscopista Toracico (Chirurgia Toracica) · Radiologo · Radiologo Interventista · Anatomo Patologo · Biologo Molecolare Sospetto diagnostico Fase Radiologica Il primo sospetto diagnostico di un carcinoma polmonare viene formulato solitamente sulla base di un radiogramma toracico: un nodulo polmonare isolato o una massa ilare, un processo broncopneumonico persistente dopo antibioticoterapia, un versamento pleurico. Tuttavia una buona parte di pazienti giunge all’osservazione del medico accusando già sintomi sistemici. Le più comuni modalità di presentazione clinico/strumentale in pazienti affetti da neoplasia polmonare sono: · lesione periferica solitaria · atelettasia polmonare (con/senza versamento pleurico) · lesione addensante ilare con/senza infiltrazione del mediastino, senza segni di metastasi a distanza o di versamento pleurico · nodulo non solido o parzialmente solido (“a vetro smerigliato”, Ground Glass Opacity, GGO) · lesione metastatica singola o lesioni multiple a distanza · versamento pleurico. · Tosse persistente · Emoftoe · Processi broncopneumonici recidivanti · Dolori alle spalle o al torace · Calo ponderale · Segni clinici di metastasi (cerebrali, scheletriche, epatiche) · Linfonodi palapabili in sede laterocervicale o sovraclaveare Gli esami radiologici che vengono comunemente utilizzati per la diagnosi e stadiazione del tumore del polmone sono: - RX del torace 11 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. - TC del torace TC dell’addome superiore TC dell’encefalo Ecografia addome superiore e sovraclaveare Endoscopia bronchiale Metodiche di radiologica interventistica: agoaspirato/agobiopsia (TBNA/TBNB) e agoaspirato/agobiopsia sotto guida ecografica 00 TC-guidata Raccomandazione: La Rx standard del torace deve essere effettuata in tutti i pazienti per i quali si ipotizza una diagnosi di neoplasia polmonare.SIGN-137. Livello 3; Grado: debole. L’RX del torace è spesso il primo esame che il MMG o altro specialista fa eseguire al paziente, che quindi giunge ala prima visita all’Ambulatorio di Patologia Polmonare con Rx standard torace in 2 proiezioni già eseguita.In una parte dei casi di CP, la sintomatologia d'esordio e la radiografia del torace spesso permettono di ipotizzare la diagnosi. La negatività del radiogramma standard non esclude la diagnosi di CP, soprattutto in presenza di un quadro clinico suggestivo. Infatti circa il 20% delle radiografie non evidenziano lesioni neoplastiche, sia a presentazione nodulare che sotto forma di addensamenti paracentrali, per cui a fronte di un dubbio diagnostico di imaging o clinico è indicata l’esecuzione di una TC.La TC è l’esame di scelta e più utilizzato nella fase diagnostico-stadiativa , poiché permette la valutazione dei fattori stadiativi T,N ed M. E’ sempre più frequente che il paziente arrivi alla prima valutazione con TC torace già effettuata (su prescrizione del MMG o di altro specialista). La TC deve essere eseguita con il mezzo di contrasto (in assenza di controindicazioni specifiche paziente-dipendenti). Una spaziatura ravvicinata delle sezioni (almeno 2.5mm) e le ricostruzioni sagittali e coronali aiutano il chirurgo a decidere sulla resecabilità del tumore. I parametri da valutare nel sospetto di neoplasia sono: dimensioni della lesione, forma, margini, densità, presa di contrasto, accrescimento (se disponibili precedenti per confronto), rapporti con le strutture circostanti, l’eventuale atelettasia a valle). La TC addome viene eseguita a scopo stadiativo e consente di identificare metastasi al fegato e surreni, pur con una certa percentuale di falsi positivi e deve essere eseguita sempre. Più discussa è l’opportunità di estendere fin dall’inizio dell’iter diagnostico l’esame TC all’encefalo nei pazienti clinicamente asintomatici (l’esame è comunque consigliato, secondo la pratica corrente nel nostro paese, nelle istologie non squamose, nei casi in cui lo staging non evidenzi malattia al primo stadio). Laddove possibile si effettuerà anche la TAC dell’encefalo contestualmente al Torace-addome superiore, dopo consulto al Team. Nella valutazione delle metastasi ai linfonodi ilari e mediastinici la TC ha una specificità limitata, con una certa percentuale di falsi positivi. 12 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Raccomandazione: la TAC torace/addome con m.d.c è raccomandata, di fronte ad un sospetto fondato di neoplasia polmonare, anche se l’Rx standard è negativa -SIGN 137- Livello 1+; Grado-forte. La valutazione dei fattori T, N e, per alcune sedi, M (con eventuali esamicomplementari) è possibile con l’impiego della TC.In casi selezionati può evitare al paziente alcune procedure diagnostiche invasive (es. broncoscopia). E’ dunque un esame altamente sensibile (89-100%), ma relativamente poco specifico (56-63%), anche in rapporto alla tipologia della metodica radiologica. In ogni caso la conferma diagnostica è cito/istologica. Il paziente con sospetto tumore polmonare afferisce generalmente per una prima valutazione all’Ambulatorio Dedicato di Oncologia Polmonare (piano terra, Ambulatorio KdiOncologia Medica). Se si tratta di una prima visita va prenotata tramite CUP (piano terra, immediatamente all’ingresso dell’Istituto- aperto dal lunedì al venerdì, ore 7.30-13.30; 14.45- 18.30). Gli sportelli del CUP sono sportelli multifunzione in quanto gli operatori sono abilitati anche alla riscossione del ticket. Ciò consente al paziente, al primo accesso quindi senza diagnosi definitiva, di effettuare due operazioni presso lo stesso sportello, evitando code aggiuntive. Il paziente accede con impegnativa su ricettario regionale (anche dematerializzata), emessa da uno specialista interno all’Istituto, dal MMG o da uno specialista esterno all’Istituto (Chirurgo Toracico/Pneumologo). In questi casi, in attesa che venga attivata per i medici specialisti la possibilità di prenotazione on line, la ricetta potrà essere faxata, insieme ai recapiti telefonici dell’utente, al n. 0805555348, e un operatore del CUP provvederà alla prenotazione sui posti riservati in agenda elettronica alle prime visite per Neoplasia Polmonare, dando poi repentina comunicazione al paziente. Diversamente il paziente può essere stato valutato per la prima volta in Radiologia Interventistica, in Radiologia Diagnostica o presso gli altri Ambulatori dell’Istituto, e quindi viene inviato all’Ambulatorio di Oncologia Polmonare per un quadro fortemente sospetto di neoplasia polmonare. In questo caso la richiesta viene formulata su impegnativa dematerializzata dallo specialista interno che provvede anche a far prenotare la visita presso l’Ambulatorio dedicato di Oncologia Polmonare dalle postazioni decentrate del CUP-Net operative presso le sedi delle varie Strutture Semplici e Complesse dell’Istituto. In ogni caso la prima visita, richiesta sempre con codice di priorità B (DGR 479 marzo 2014), viene garantita di solito entro tre giorni lavorativi e comunque massimo entro 10 come da normativa vigente. L’Oncologo Medico (OM) valuta il paziente, se non ha già eseguito Rx torace compila richiesta urgente su impegnativa dematerializzata e, avvalendosi dell’ausilio del case manager, prende accordi con la Radiologia per farlo eseguire in giornata o massimo il giorno dopo. Inoltre decide, in base al Performance Status (PS) del paziente, se l’iter diagnostico va proseguito in regime ambulatoriale o di Ricovero Ordinario (RO). Nel caso sia necessario il RO inserisce personalmente il paziente in Lista di Attesa con classe di priorità A. Qualora il prosieguo delle indagini sia effettuabile ambulatorialmente, l’OM effettua richiesta di TAC Torace-Addome superiore ed inferiore + Encefalo (qualora indicato), con mdc su impegnativa dematerializzata (cod. B di priorità) e fa effettuare la prenotazione dal personale addetto alla postazione periferica o dall’infermiere case manager. La TAC di stadiazione deve essere 13 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 garantita entro 10 giorni come da normativa nazionale e regionale. Attualmente per motivi organizzativi (carenza di personale medico) la nostra Struttura Semplice (SS) di Radiologia non garantisce la TAC di stadiazione nei tempi stabiliti dalla normativa nazionale e regionale. (PNGLA 2010-2012; PRGLA 2011-2013; DGR n. 479 23 marzo 2014). La suddetta struttura riserverà 4 posti settimanali, nell’ambito dei 43 accessi esterni previsti, su agenda dedicata, accessibile al case manager da CUP-Net, a partire dal 1 gennaio 2017, quando il personale medico, tecnico ed infermieristico sarà adeguato a garantire i volumi di prestazioni richieste. Indicazioni alla PET nella fase diagnostica Nel corso degli ultimi anni, si è progressivamente affermato un ruolo significativo per la tomografia ademissione di positroni con 18-fluoro-desossiglucosio (PET con 18FDG), meglio se associata alla TC (PET/TC),sia nell’iter diagnostico del nodulo polmonare solitario che nella stadiazione e ristadiazione delcarcinoma polmonare. I risultati di una metanalisi e 12 studi randomizzati hanno concluso che la PET-TAC può avere un ruolo come strumento nella Diagnosi Differenziale (DD), in caso di nodulo unico,non < ad 1cm, fra lesione benigna e neoplastica, con una sensibilità del 96% e specificità del 78% (12).Essa può dunque consentire di limitare il ricorso a metodiche invasive nei casi dubbi alla TC. Falsi negativi possono presentarsi in caso di elevati valori di glicemia, con riduzione della captazione del 18-FDG; lesioni di piccole dimensioni possono non essere rilevate per i limiti di risoluzione dell’apparecchiatura (attualmente intorno ai 5-7mm); alcuni istotipi ad elevata differenziazione (carcinoidi tipici e certe forme di adenocarcinoma) possono presentare un metabolismo glucidico non significativamente aumentato, con conseguente riduzione della captazione di FDG. Falsi positivi sono possibili perché il FDG può essere captato da numerosi processi infiammatori, pertanto i noduli positivi alla PET dovrebbero essere costantemente verificati. Raccomandazione: la PET-TC può essere usata per i pazienti con lesione unica, ma è sempre richiesta conferma cito-istologica-SIGN 137. Livello 2+;Grado:debole. Il Servizio di Medicina Nucleare contribuisce alla fase diagnostico-stadiativa mediante si seguenti esami: - PET-TC con 18-fluorodeossiglucosio - Scintigrafia ossea Per quanto riguarda la fase stadiativa, la PET riveste poi un ruolo centrale nella ricerca delle metastasi linfonodali mediastiniche, con una sensibilità che varia tra l'82% e il 100% e la specificità tra il 73% e il 100%. Data l'elevata sensibilità della PET nella stadiazionemediastinica, un risultato negativo autorizza l'intervento chirurgico, evitando l'esecuzione della mediastinoscopia o di altra indagine mini-invasiva, almeno nei casi di chiara concordanza con il dato TC. In caso invece di positività PET dei linfonodi mediastinici può rimanere l’indicazione alla verifica istologica con metodiche invasive,da valutare caso per caso, per il rischio dei falsi positivi.La PET è inoltre consigliata per la stadiazione delle metastasi a distanza, eccetto quelle cerebrali e renali, poiché per le sedi addominali (fegato e surreni) e 14 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 ossee è più accurata della TC e della scintigrafia ossea rispettivamente. Inoltre con un solo esame possono essere valutate più sedi. Gli studi hanno dimostrato come la PET utilizzata a scopo stadiativo abbia consentito di evidenziare metastasi extratoraciche nel 12% dei pazienti, di cambiare il piano terapeutico nel 18% e di evitare toracotomie esplorative nel 20% (13). Il ruolo della PET nella valutazione della risposta alla chemioterapia neoadiuvante o nel restaging dopo il trattamento chirurgico o radioterapico è controverso, poichè i processi infiammatori sovrapposti e/o di guarigione dopo terapia chirurgica, o la polmonite post-attinica, comportano spesso dei risultati falsamente positivi. La PET non è indicata nel follow-up. La scintigrafia osseaha rappresentato un’alternativa alla PET per l’esclusivo studio delle metastasi ossee. E’ dotata di buona sensibilità ma comunque inferiore alla PET. Ha il problema della scarsa specificità, poiché risulta positiva in tutti i casi di rimaneggiamento osseo, di qualunque natura.Pertanto, al momento, trova indicazioni in un numero assai limitato di pazienti. Tutti gli esami di Medicina Nucleare vengono eseguito presso il Servizio di Medicina Nucleare dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Bari, presso il quale è attivata una convenzione per i pazienti ricoverati sia in regime Ordinario che di Day Hospital. La PET/TC per la caratterizzazione del nodulo polmonare solitario è di solito programmata nell’arco di 30 giorni dalla richiesta, mentre la PET per stadiazione nel caso di neoplasia già accertata andrebbe eseguita di solito nell’arco di una settimana dalla richiesta.Attualmente il Servizio di Medicina Nucleare dell’Azienda OspedalieroUniversitaria Policlinico di Bari non garantisce tale tempistica per i pazienti ambulatoriali. Per quanto riguarda la scintigrafia ossea non sono previsti percorsi preferenziali per il PDTA, data la limitatezza delle indicazioni. Il GLAM ha in programma di includere il Medico Nucleare tra i suoi componenti, in maniera che venga garantita l’esecuzione della prestazione entro e non oltre i 30 giorni dal primo accesso in Istituto perché il paziente possa completare l’iter diagnostico-stadiativo ed essere avviato alle terapie del caso nella tempistica opportuna, secondo quanto stabilito da normativa nazionale e regionale. Se il referto strumentale è sospetto per neoplasia polmonare il paziente deve proseguire l’iter sequenziale delle indagini diagnostiche, anche in rapporto alla localizzazione delle lesioni ed eventualmente dopo consulto multidisciplinare. Stadiazione Clinica per il Microcitoma (Carcinoma a piccole cellule) Per quanto riguarda il Carcinoma Polmonare a Piccole Cellule una stadiazione clinica di base deve richiedere l'effettuazione di TC del torace e TC dell'addome superiore, TC cranio e di una PET total body solo in casi selezionati. FASE DIAGNOSTICO STADIATIVA CHIRURGIA TORACICA 15 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Le lesioni sulle quali è possibile eseguire la diagnosi si distinguono in : · Lesioni centrali (nel range della visibilità broncoscopia) · Lesioni ilo-mediastiniche (esterne all’albero tracheo-bronchiale) · Lesioni periferiche (fuori dal range di visibilità broncoscopica) La fibrobroncoscopia è una metodica che consente l’esplorazione campionamento dell’albero tracheobronchiale (e strutture adiacenti). ed il La Videobroncofibroscopia rappresenta un esame da eseguire sempre nel percorso diagnostico-stadiativo del cancro del polmone. La broncoscopia deve essere richiesta in tutti i casi in cui vi siano sintomi o immagini radiologiche sospette per neoplasia e trova indicazione non solo nella diagnosi, ma anche trattamento e nella terapia palliativa della neoplasia polmonare. Mortalita’ e Complicanze: i dati sono variabili a secondo degli studi, vengono indicate mortalita’ di 0.01% e complicanze maggiori di 0.04% in uno studio di Creddle del 1974 e mortalita’ di 0.02 con complicanze maggiori pari a 0.3 in un altro studio di Suratt del 1976. Le complicanze sono per la maggior parte dei casi cardiache( aritmie, ischemia), edema polmonare, crisi ipertensive, respiratorie, ipossiemia, ipercapnia, pneumotorace, broncospasmo, laringospasmo, emottisi . Dal punto di vista diagnostico la broncoscopia offre un duplice vantaggio, poiché consente di: a) visualizzare la lesione all’interno dell’albero bronchiale e dunque definirne l’estensione, dato importante per l’indicazione chirurgica e la pianificazione del tipo di intervento b) eseguire dei prelievi cito-istologici per ottenere una diagnosi definitiva. Si avvale di strumenti flessibili (fibrobroncoscopi) attraverso i quali è possibile eseguire diversi tipi di prelievo: broncolavaggio (washing), brushing “spazzolamento” della mucosa, agoaspirazioni ad uso citologico e biopsie ad uso cito-istologico. Nelle lesioni centrali broncoscopicamente visibili, la sensibilità varia, combinando le diverse tecniche di prelievo, dal 70% al 97%. Le pinze bioptiche rappresentano la metodica più adeguata ed offrono una resa diagnostica superiore all’80% (14,15) Raccomandazione: I pazienti che si presentano con una lesione centrale, e che hanno un buon Performance Status (PS) devono effettuare la broncoscopia con endoscopio flessibile a scopo di diagnosi cito-istologica. SIGN 137 -Livello 2++. Grado: Forte. Raccomandazione: i tumori visibili vanno indagati con più di una tecnica (washing, brushing, small biopsy). SIGN 137-Livello 2++. Grado: Forte Le lesioni periferiche possono essere: 16 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 addensamenti polmonari perifericidefiniti come lesioni che si presume originino dai bronchi non esplorabili con il broncoscopio e si collochino alla periferia del parenchima polmonare. noduli solitari polmonaridefiniti come lesioni isolate con diametro massimo di 3 cm non associati ad atelettasia o linfoadenopatie mediastiniche, nei quali fino a poco tempo fa non vi era accordo nella esecuzione della broncoscopia. Nella III Consensus Conference 2006 la broncoscopia, in presenza di nodulo solitario polmonare, può essere indicata per l’acquisizione della diagnosi cito-istologica, per escludere carcinomi sincroni delle vie aeree , presenti secondo alcuni studi nel 12% dei casi (Chest 1995), per individuare eventuali varianti anatomiche bronchiali e per localizzare il bronco segmentario tributario della lesione non direttamente visibile. La Videofibrobroncoscopia consente di eseguire anche in questo tipo di lesioni polmonari un prelievo biologico per uno studio citologico e/o istologico (agoaspirati/agobiopsie transbronchiali (TBNA/TBNB), brush. La Broncofibroscopia, per centrare una lesione non visibile endoscopicamente, si avvale di sistemi di guida. Tradizionalmente il sistema più usato è rappresentato dalla fluoroscopia, ma ormai da circa un ventennio,il sistema di guida più frequentemente utilizzato, è l’EBUS (Endobronchial Ultra Sound). L’EBUS è costituito da una sonda ecografica che introdotta attraverso il canale operatore del fibrobroncoscopio, consente di esplorare, ultrasonograficamente, i tessuti peribronchiali periferici al fine di individuare tessuti alterati dove poter eseguire prelievi cito-istologici mirati. La sensibilità varia notevolmente nelle varie casistiche con oscillazioni che vanno dal 24 al 75%. I risultati dipendono dalle: a) dimensioni della lesione, b) dai rapporti della stessa con l’albero bronchiale, c) dal numero e dal tipo di campionamenti eseguiti, d) dall’esperienza dell’operatore, e) dalla presenza di un servizio di citoassistenza estemporanea. Nella fase stadiativa la broncoscopia è utilizzata anche per la definizione del parametro N. La metodica tradizionale è la TBNA con ago di Wang, eseguita “alla cieca” basandosi sui reperti TC, essa impiega aghi flessibili introdotti attraverso il canale operatore di un fibrobroncoscopio, che attraversano la parete tracheobonchiale penetrando nei linfonodi adiacenti. La stazione più facilmente raggiungibile è la sottocarenale, possibile ma più difficile raggiungere i linfonodi paratracheali, quelli dell’angolo tracheobronchiale e gli ilari. La sensibilità media è 78% ma varia molto in rapporto alle dimensioni del linfonodo (più elevata per dimensioni >2 cm, molto bassa per linfonodi <1cm), alla stazione linfonodale da biopsiare, e all’esperienza dell’operatore. I vantaggi di questa metodica sono che può essere eseguita già nel corso della prima broncoscopia diagnostica e che consente di campionare più stazioni linfonodali, anche bilateralmente, alcune poi di difficile approccio chirurgico, come le ilari e le sottocarenali posteriori. Il principale limite è la bassa sensibilità (12% nei linfonodi tra 5 e 10 mm). E’ invece un test molto specifico. Per evitare i falsi positivi, dal punto di 17 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 vista operativo è importante effettuare la TBNA prima del campionamento della (eventuale) lesione bronchiale. TBNA-Complicanze 1) Mortalità 0% 2) Morbilità 0,1% (pneumotorace, batteriemia, sanguinamento, nel mediastino e nelle vie aeree, pneumomediastino). 3) L’EBUS-TBNA (Endobronchial Ultra Sound TBNA) rappresenta un progresso rispetto alla tradizionale TBNA “alla cieca”: si tratta di una sonda ecografica che introdotta attraverso il canale operatore del fibrobroncoscopio, consente la visualizzazione ultrasonografica dei linfonodi e l’osservazione in tempo reale dell’introduzione dell’ago. La sensibilità media è del 91% e non diminuisce per linfonodi di piccole dimensioni (14). Raramente può essere necessario effettuarla in narcosi, in Sala Operatoria (SO). In tal caso aumentano sia i costi che i tempi della procedura (30-60 minuti). Può essere utilizzata anche per la ristadiazione. Quando indicata, la stadiazione dei linfonodi mediastinici dovrebbe essere eseguita in prima battuta con queste metodiche mini-invasive non chirurgiche, ovviamente in funzione della disponibilità delle apparecchiature e dell’esperienza degli operatori. E’ noto che le tecniche endoscopiche sono efficaci per fornire una diagnosi, ma non possono essere usate per escludere la malattia linfonodale a causa del basso valore predittivo negativo (Negative Predictive Value-NPV) (15). RADIOLOGIA INTERVENTISTICA Raccomandazione: La biopsia percutanea transtoracica è da considerare l’indagine diagnostica di prima scelta per le lesioni periferiche. SIGN 137Livello 2++. Grado: Forte. Tale procedura viene eseguita presso la SC di Radiologia Interventistica (RA.I) dell’Istituto. Il paziente, nell’ambito del PDTA, viene inviato alla RA.I - dall’Ambulatorio Dedicato di Oncologia Polmonare - dal reparto di OM con procedura di trasferimento del paziente (a seconda delle condizioni cliniche dello stesso si deciderà per la dimissione o per il rientro in Oncologia) - dal TEAM Multidisciplinare di Oncologia Pleuropolmonare La RA.I garantirà l’esecuzione di tale procedura entro massimo 10 giorni lavorativi dalla richiesta che verrà formulata tramite la procedura ritenuta più aderente alle normative. Tali tempistiche saranno garantite mediante l’adeguamento del personale santitario necessario per consentire il funzionamento della SO della RAI su due turni (8-14; 14-20). Le procedure diagnostiche da effettuare in RAI richiedono per la loro peculiarità, il ricovero in regime ordinario RAI. Attualmente si stima in circa 5-7 accessi mensili il volume di prestazioni richieste. Inoltre, per la diagnostica ECO-TC guidata delle lesioni polmonari primitive la Anatomia Patologica dell’Istituto è disponibile a garantire un giorno la settimana per la cito-assistenza, coiè la valutazione estemporanea dei prelievi diagnostici (ROSE, Rapid-On-Site 18 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Evaluation). Si ritiene che tale diagnostica integrata che consente una diagnostica patologica e biomolecolare in almeno 70 pazienti anno, vista la ricaduta terapeutica, assistenziale e scientifica possa essere operativa da ottobre 2016. Presso la Struttura Complessa di Chirurgia Toracica dell’ospedale S. Paolo di Bari è possibile eseguire la biopsia transtoracica Eco o TAC guidata con Sistema di Navigazione SIRIO dopo valutazione congiunta con il radiologo di tale Presidio. Tale indagine si esegue, in regime di ricovero ordinario nel reparto di Chirurgia Toracica, presso il Servizio di Radiologia dell’ospedale, che dedica un giorno alla settimana, generalmente il giovedi, a questa procedura. Il tempo di attesa medio è di 10 giorni lavorativi dalla prima valutazione del Chirurgo Toracico. RIEPILOGO DELLE PRINCIPALI INDAGINI STADIATIVE In attesa che sia validata la 8thedizione del TNM (18) la corrente stadiazione del CP viene effettuata secondo il sistema esplicitato nella 7th edizione del TNM(19). T Stage NSCLC Raccomandazione: ai pazienti con un sospetto clinico di stadio T3 o T4, se idonei ad essere trattati con chirurgia radicale, non deve essere negata una manovra chirurgica a scopo stadiativo, solo sulla base del referto TAC. SIGN 137-Livello 2++. Grado: Forte Raccomandazione: la RMN non è un’indagine di routine nella stadiazione, tranne nei tumori del solco superiore. Può essere utile nei pazienti in cui si sospetta invasione delle strutture vascolari ed adipose del mediastino. SIGN 137-Livello 2++. Grado: Forte N Stage NSCLC Raccomandazione: Tutti i pazienti con NSCLC candidati ad un trattamento radicale devono essere stadiati con la FDG-PET/TC prima dell’intervento. SIGN 137. Livello 2+. Grado: Forte. Raccomandazione: I pazienti con PET negativa e linfonodi < 1 cm possono ricevere trattamento chirurgico radicale. SIGN 137. Livello 2+. Grado: Forte Raccomandazione: I linfonodi captanti alla PET con diametro corto > 1 cm vanno sottoposti ad esame istologico. SIGN 137. Livello 2+. Grado: Forte Raccomandazione: La stadiazione dei linfonodi mediastinici mediante EBUSFNA dovrebbe essere effettuata in tutti i pazienti con sospetto CP, prima di procedere alla mediastinoscopia. SIGN 137. Livello 1++. Grado: Forte M Stage NSCLC 19 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Metastasi alle ghiandole surrenali Raccomandazione: La PET non captante su noduli surrenalici esclude metastasi in questa sede. SIGN 137 - Livello 2++. Grado: Forte Raccomandazione: Nei pazienti con lesioni surrenaliche captanti alla PET è richiesta conferma cito/istologica. SIGN 137. Livello 2++. Grado: Forte. SCLC Il sistema TNM è usato anche per stadiare lo SCLC. Raccomandazione: Nello SCLC vanno sempre cercate le metastasi a distanza. SIGN 137- Livello 2++. Grado: Forte. CHIRURGIA TORACICA La Chirurgia Toracica ha un suo ruolo nella fase diagnostico-stadiativa per l’esecuzione delle seguenti procedure chirurgiche invasive: - Videotoracoscopia Mediastinoscopia Toracotomia E’ ovvio che il ricorso a queste tecniche ad esclusivo scopo diagnostico va riservato ad un numero di casi che deve essere il più possibile limitato. La Videotoracoscopia ha un ruolo stadiativo, poiché permette di biopsiare stazioni linfonodali non raggiungibili in mediastinoscopia (finestra aorto-polmonare, paraaortici, paraesofagei, del ligamento triangolare). Consente anche di eseguire biopsie pleuriche nei pazienti con versamento pleurico sospetto metastatico, con sensibilità molto superiore alla toracentesi. Viene eseguita in anestesia generale e necessita una breve ospedalizzazione. La Mediastinoscopia, con prelievo istologico dei linfonodi, consente di accertare la presenza di invasione metastatica degli stessi. Ha dunque un ruolo prettamente stadiativo. Si tratta di una procedura chirurgica eseguita in anestesia generale che comporta un breve periodo di ospedalizzazione, comunque di competenza estremamente specialistica. Il linfonodi raggiungibili sono i paratracheali bilaterali, i pretracheali e i sottocarenali anteriori. Trattandosi di metodica invasiva, deve sempre essere prima presa in considerazione la biopsia dei linfonodi in endoscopia bronchiale (TBNA). La Toracotomia rappresenta di solito l’ultima fase del processo diagnostico: pazienti con neoformazione polmonare suggestiva per neoplasia maligna che non necessitano di accertamenti bioptici perché il sospetto è molto forte o che li hanno eseguiti ma sono risultati negativi, vengono avviati direttamente all’intervento. La biopsia 20 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 diagnostica verrà eseguita all’inizio dell’intervento e l’esame istologico intraoperatorio al congelatore, eseguito durante l’intervento in Anatomia Patologica, permetterà di porre diagnosi di neoplasia (o di escluderla). Tutte queste procedure chirurgiche vengono eseguite presso la Struttura Complessa di Chirurgia Toracica dell’Ospedale S. Paolo. Il paziente che è entrato nel PDTA viene in questo caso “preso in carico” dal Chirurgo Toracico, dopo discussione al Team, e viene inserito in Lista d’attesa per ricovero ordinario con classe di priorità A. Il pezzo operatorio viene in questo caso esaminato dal Servizio di Anatomia Patologica del PO S.Paolo. Alle dimissioni il paziente viene reinserito nel PDTA e sarà convocato per una 2° valutazione dell’OM in una data in cui tutti i referti degli accertamenti diagnostici saranno pronti. Il case manager ha il compito di seguire l’andamento degli accertamenti suddetti e di convocare telefonicamente il paziente. ANATOMIA PATOLOGICA La maggior parte (>80%) delle neoplasie polmonari sono inizialmente diagnosticate su piccole biopsie o preparati citologici con differente resa diagnostica in base alla tecnica che si utilizza per ottenere il materiale tumorale.La refertazione anatomopatologica avviene secondo la WHO classification, edizione 2015 (20).Oltre alla classica distinzione tra SCLC e NSCLC, il patologo deve attualmente cercare di sottotipizzare il NSCLC almeno in carcinoma squamocellulare e carcinoma nonsquamocellulare o adenocarcinoma. L’adenocarcinoma è poi significativamente correlato ad alterazioni molecolari (mutazioni di EGFR, BRAF, HER2/neu, KRAS, riarrangiamento di ALK e ROS1) che già oggi possono rappresentare bersagli molecolari per selettivi inibitori (21-24). La necessità di caratterizzare anche dal punto di vista molecolare i carcinomi non-squamosi ha reso necessario l’ottimizzazione della gestione del materiale tumorale (spesso molto limitato su citologia o piccole biopsie) per garantire tutte le informazioni attualmente critiche per il clinico nell’ottimizzazione della terapia. Tutto questo può essere efficacemente garantito sia su materiale citologico che istologico, purché il materiale inviato al Laboratorio sia quantitativamente e qualitativamente adeguato. Per i pazienti assistiti in regime di convenzione , secondo il presente PDTA, l’Anatomia Patologica dell’ Ospedale S.Paolo garantisce la possibilità di assistere in estemporanea l’esecuzione di agoaspirati transbronchiali su pazienti selezionati (cosiddetta ROSE, Rapid-On-Site Evaluation) sia in guida broncoscopica convenzionale che mediante EBUS per ottenere informazioni sull’adeguatezzadel campione ai fini della diagnosi integrata morfologica, immunofenotipica e molecolare. Il Servizio di Anatomia Patologica dell’ospedale S. Paolo, provvede anche all’esecuzione degli esami istologici intraoperatori, utili al chirurgo per definire il tipo di exeresi da eseguire o per valutare se l’exeresi è completa e all’esecuzione dell’esame istologico definitivo sul pezzo operatorio e linfonodi asportati. 21 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Quando si dispone del pezzo operatorio sarebbe auspicabile conservare materiale fresco da congelare (“tissue bank”) per analisi di Acidi Nucleici e/o future determinazioni molecolari di ricerca. Parte del materiale ottenuto da agoaspirazione e versamenti è raccomandabile che venga posto in formalina per cercare di ottenere cito-inclusioni in paraffina (cell block ovverosia la possibilità di ricavare un blocchetto in paraffina per esame istologico a partire da frustoli di tessuto quasi sempre presenti nel materiale citologico da non strisciare ma mettere in fissativo). Le richieste che accompagnano i campioni in Anatomia Patologica dovrebbero essere corredati di dati essenziali che comprendono lo stato di fumatore (fumatore attivo, ex-fumatore, non-fumatore), lo stadio clinico della neoplasia, precedenti esami istocitopatologici e/o molecolari, i dati anamnestici significativi (pregresse neoplasie in altra sede o polmonari; anamnesi lavorativa), dati epidemiologici (razza caucasica, asiatica) ed i risultati di significative indagini di laboratorio (marcatori tumorali sierici) e radiologiche (aspetto della neoplasia ed eventuale valore di captazione PET). Per quanto concerne la preparazione dei campioni citologici, il liquido pleurico ed il BAL in provetta devono essere trasportati entro 1 ora al Laboratorio per essere allestiti immediatamente (oppure in caso di impossibilità vanno conservati momentaneamente in frigorifero a 4-5°C per un tempo non superiore alle 24 h), mentre gli aspirati vanno strisciati su vetrini e fissati (con alcool o cytofix) immediatamente quando si utilizzino colorazioni quali ematossilinaeosina o Papanicolaou. Una fissazione in aria è invece del tutto idonea per colorazioni vitali quali May-Grunwald-Giemsa e Diff-Quick. Le biopsie vanno poste in contenitori puliti e sterili contenenti fissativo a base di formaldeide tamponata al 5-10% per non meno di 12 ore e non più di 24 ore. Le biopsie saranno incluse poi in blocchetti di paraffina che consentiranno il taglio di sezioni sottili (tra 2 e 4 micron di spessore) per poter poi essere poste su vetrini e colorate in ematossilina-eosina per l’esame al microscopio ottico. Per indagini di sequenziamento sono necessarie sezioni più spesse (6-10 micron). Ai fini dell’ottimizzazione del campione, su campioni molto esigui, è utile un’indicazione clinica su eventuali priorità da osservare) necessarie per l’impostazione delle strategia terapeutiche già in I linea Nel laboratorio di Anatomia Patologica dell’Istituto Oncologicosono disponibili diverse metodiche diagnostiche e predittive. - Immunoistochimica diagnostica: analisi di marcatori diagnostici (es., TTF-1, p40, p63, citocheratine, marcatori neuroendocrini) e predittivi attraverso il legame tra selettivi anticorpi primari. Attualmente gli esami citoistologici sui campioni di parenchima polmonare, eseguiti all’ interno dell’Istituto richiedono un tempo medio di refertazione secondo quanto riportato nell’allegato 8. La determinazione dei biomarcatori con valenza predittiva di risposta al trattamento (EGFR, ALK) viene richiesta in prima istanza dall’Oncologo Medico ma può essere indicata dal Team di Oncologia Polmonare o dal Patologo, in casi particolari, modulistica predisposta e condivisa dal Team. 22 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 La richiesta viene valutata dai referenti di istopatologia polmonare in accordo con le diverse linee guida riportate nella letteratura scientifica e le raccomandazioni dalle Società Nazionali di Oncologia (AIOM) ed Anatomia Patologica (SIAPEC). E’ previsto che gli inclusi da esaminare provenienti dal P.O. San Paolo dell’ASL Bari, pervengano in Istituto tramite il Servizio autisti che già effettua il trasporto degli emocomponenti, per i quali esiste la convenzione tra IRCCS “G.Paolo II” e Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell’ ospedale S. Paolo. I campioni provenienti dall’esterno, con la richiesta dell’Oncologo, la documentazione e le autorizzazioni relative, vengono accettati presso la SS di Anatomia Patologica che provvede all’allestimento delle sezioni nei diversi Laboratori interessati, ovvero: · Laboratorio di Genetica Molecolare · Settore di Patologia Molecolare della SS di Anatomia Patologica · Laboratorio di Biomorfologia Funzionale Si prevede la determinazione contemporanea delle mutazioni di EGFR (esoni 18-21) e lo screening immunoistochimico di ALK ( Anticorpo D5F3-Roche/Ventana, CE-IVD e ROS 1 con anticorpo D4D6 Cell Signalling ) e l’analisi FISH di ALK e ROS1 in casi di risultato dubbio con tecnica immunoistochimica o, comunque, su richiesta dell’Oncologo o del Patologo. In base alle indicazioni ed alla disponibilità di materiale, vengono eseguite le seguenti determinazioni: -Immunoistochimica per fattori predittivi (ALK e ROS 1) - FISH (Fluorescence In Situ Hybridization): determinazione delle alterazioni del gene ALK, in particolare della traslocazione ALK/EML4 e di ROS 1. Il Laboratorio di Genetica Molecolare provvede all’analisi delle mutazioni di EGFR di resistenza e sensibilità tramite Real Time-PCR e next generation sequencing dove necessario (cioè scarso materiale e/o necessità di conoscere alterazioni di potenziale resistenza su altri geni). Lì dove non ci sia disponibilità di materiale patologico solido, l'esame delle mutazioni di EGFR viene eseguito su biopsia liquida con le metodiche suggerite dalle linee guida AIOM-SIAPEC (Real Time PCR). Le indagini genetico-molecolari, a partire dal giorno di consegna del materiale biologico e dei documenti necessari all’accettazione del Laboratorio di Genetica Molecolare, hanno un tempo massimo di 10 giorni. Il referto è quindi inviato in Anatomia Patologica. Al termine dell’esame, i Laboratori interessati alle determinazioni, faranno pervenire alla SS di Anatomia Patologica l’esito firmato delle rispettive indagini. A cura del Patologo, viene redatto un documento di sintesi di diagnostica integrata, firmato dal Patologo, al quale vengono allegati i referti, in originale dei laboratori coinvolti. 23 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Il referto integrato verrà ritirato da Personale dell’ U.O. di Oncologia Polmonare. Per gli esami eseguiti all’interno dell’Istituto, il referto verrà consegnato anche all’U.O. richiedente l’esame, fermo restando le procedure approvate dal Team Multidisciplinare. Il ritiro del referto avverrà attraverso apposita modulistica, esclusivamente presso l’ U.O. di Anatomia Patologica. Ulteriori approfondimenti sulle problematiche istocitopatologiche sono riportate nell’allegato 9 24 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 FASE TERAPEUTICA PERCORSI DI TRATTAMENTO Il programma terapeutico viene formulato tenendo conto non solo delle caratteristiche istologiche e della estensione del tumore, ma considerando anche le caratteristiche del paziente (età, condizioni generali, presenza di comorbidità). Se le indagini di diagnostica e stadiazione consentono di definire per il paziente uno stadio di malattia chiaro e per il quale vi è già una precisa indicazione terapeutica il medico dell’ambulatorio ed il case manager si interfacciano con i referenti di patologia coinvolti affinchè siano ottimizzati i tempi terapeutici. La scelta della migliore terapia (chirurgica, radioterapica, chemioterapica, chemio-radioterapica, bio-immunoterapica o radiologco interventistica) è comunque frutto di una discussione collegiale che coinvolge i singoli specialisti, che si svolge durante il meeting che si svolgerà con cadenza settimanale a partire dal settembre 2016, soprattutto in quei casi in cui il quadro clinico stadiativo e la decisione terapeutica necessitano di assoluta condivisione a tutela del paziente. Ogni decisione terapeutica viene infine discussa e comunicata al paziente ed attuata soltanto dopo aver ottenuto il consenso informato dello stesso. Poiché il paziente non è presente al meeting, la proposta viene con esso discussa durante una visita successiva con lo specialista che si occuperà del trattamento deciso. La terapia per le neoplasie polmonari può essere: - Chirurgia - Chemioterapia - terapie biologiche a bersaglio molecolare (target therapy) - Immunoterapia - Radioterapia - Rad. Interventistica Tali terapie possono essere eseguite in modo esclusivo o variamente combinate tra loro, a seconda dello stadio della malattia e delle caratteristiche del paziente. CHIRURGIA CARCINOMA POLMONARE NON A PICCOLE CELLULE Il trattamento chirurgico delle neoplasie NSCLC rimane ancora oggi la migliore opzione terapeutica fra tutte quelle disponibili e l’unica in grado di guarire il paziente. STADIO I-II La resezione chirurgica è la terapia di prima scelta nel trattamento di una neoplasia NSCLC stadio I e II, nei pazienti in cui l’intervento non sia funzionalmente controindicato. La lobectomia o una resezione maggiore sono opzioni migliori rispetto alle resezioni sublobari. La linfoadenectomia ilo-mediastinica deve sempre essere eseguita (linfoadenectomia radicale o samplingseguendo le raccomandazioni UICC le quali prevedono che almeno 6 linfonodi/stazioni vengano rimossi o campionati con 25 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 conferma istologica di negatività, per decretare lo stato di N0. Tre di questi linfonodi /stazioni dovrebbero essere mediastinici, includendo i linfonodi sottocarenali #7, e tre dovrebbero essere linfonodi/stazioni N1). In centri di provata esperienza, l’approccio consigliato è quello mininvasivo (VATS lobectomy). In caso di intolleranza funzionale ad una resezione lobare, una resezione sublobare garantisce risultati migliori di un trattamento non chirurgico. In caso di resezione sublobare è preferibile eseguire una segmentectomia tipica. In pazienti che non tollerano funzionalmente una resezione lobare o una segmentectomia tipica, è indicata una resezione a cuneo (wedge resection). In caso di resezione a cuneo è necessario mantenere adeguati margini di resezione rispetto alla neoplasia (non meno di 1 cm) per assicurare una corretta radicalità. Ad una resezione a cuneo dovrebbe seguire la radioterapia stereotassica (SBRT) in caso di dubbia radicalità. In caso di neoplasia <2cm che si manifesti come un’opacità radiologica Ground Glass (GGO) come da adenocarcinoma in situ, è indicata una resezione sublobare piuttosto della lobectomia. In caso di tumore infiltrante la parete toracica l’intervento di asportazione rappresenta la prima scelta, a patto che si riesca ad eseguire una resezione radicale; l’interessamento linfonodale mediastinico rappresenta una controindicazione.La sopravvivenza a 5 anni dei pazienti trattati con chirurgia radicale è compresa tra il 54 e l’ 80% per lo stadio Ia e tra il 38 e il 65% per il Ib. Raccomandazione: I pazienti con stadio I e II dovrebbero essere sempre considerati per la chirurgia radicale, ogniqualvolta sia possibile. SIGN 137. Livello 3-Grado: Debole. Raccomandazione: La dissezione linfonodale deve essere sempre eseguita al momento della resezione. SIGN 137. Livello 2+-Grado: Forte Nei pazienti non operabili per motivi internistici e/o di funzionalità respiratoria, si ricorre, quando possibile,alla radioterapia(25). Risultati migliori rispetto alla radioterapia convenzionale in termini di controllo locale esopravvivenza sono oggi ottenibili con la radioterapia stereotassica (SBRT: Stereotactic Body RadiationTherapy, o SABR: Stereotactic Ablative Radiotherapy) (Allegato 4). La SBRT rappresenta il trattamento di scelta per pazienti non operabili affetti da tumori polmonari in stadio iniziale (26-27).Poiché lo “standard of care” per gli stadi precoci (I e II) è stata sempre la resezione chirurgica, la SBRT è stata inizialmente studiata su popolazioni non candidate alla chirurgia e ciò ha rappresentato un bias sostanziale quando è stata analizzata la overall survival poiché i pazienti non candidati alla chirurgia sono generalmente più compromessi dal punto di vista clinico e con un maggior numero di comorbidità. Sebbene recenti review “evidence based” abbiano indicato che, per i pazienti NSCLC con malattia operabile, in stadio precoce la chirurgia rimane il trattamento di scelta in quanto non vi sono prove sufficienti per stabilire che SABR è equivalente a chirurgia (28,29) il suo impiego quale trattamento alternativo alla chirurgia è in crescita rilevante (30,31). 26 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Ulteriori possibilità terapeutica, nei pazienti inoperabili, che rifiutano l’intervento o non hanno modo di eseguire SBRT, è data dalla termoablazione percutanea. Tale metodica di pertinenza radiologica interventistica provoca mediante calore necrosi coagulativa del tessuto trattato. La termoablazione percutanea si è dimostrata sicura ed efficace nella gestione delle neoplasie polmonari primitive allo stadio IA con diametro inferiore ai 3 cm (32-35). Non vi sono comunque al momento trials randomizzati di fase III che confrontino l’ablazione percutanea alla resezione sublobare nei pazienti ad alto rischio né trial che confrontino l’ablazione percutanea alla SBRT sebbene il controllo locale di malattia sembra essere meglio garantito dalla SBRT (36) pur con una sopravvivenza globale apparentemente simile. In attesa di studi comparativi prospettici e con adeguato follow up, alcuni vantaggi (la ripetibilità, i costi minori) ed alcuni limiti della radioterapia, rendono proponibile oggi tale opzione di trattamento in casi attentamente selezionati. Presso il nostro Istituto è possibile eseguire l’ablazione percutanea presso il reparto di Radiologia Interventistica. Pertanto, nei pazienti in stadio precoce e non suscettibili di Chirurgia radicale tale opzione sarà offerta ai pazienti dopo discussione nel Team Multidisciplinare. STADIO IIIA La terapia multimodale è preferibile nella maggior parte dei pazienti affetti da neoplasie NSCLC allo stadio III. In caso di unica sede PET+ di interessamento linfonodale mediastinico non infiltrante, l’intervento chirurgico può essere proposto in prima istanza. In caso di N2 non infiltrante (discrete N2 involvement), l’intervento chirurgico può essere indicato dopo chemio/radioterapia neoadiuvante. In questi casi è sempre raccomandata la resezione lobare con linfoadenectomia ilo-mediastinica (radicale o sampling). In caso di incidental N2 se la resezione è tecnicamente possibile l’intervento deve sempre essere eseguito, seguito da linfoadenectomia ilo mediastinica. In presenza di evidente conivolgimento/infiltrazione dei linfonodi mediastinici (infiltrative mediastinal involvement), il trattamento standard è la sola chemioradioterapia. L’intervento chirurgico può anche essere preso in considerazione in prima istanza o dopo chemio-radioterapia neoadiuvante in casi selezionati di neoplasie localmente avanzate T4 N0 e T4 N1 con interessamento dell’atrio sinistro, della vena cava superiore o della carena tracheale ma soltanto in centri selezionate ad elevata esperienza. STADIO IIIB Lo stadio IIIB è sempre di pertinenza multidiscliplinare oncologica-radioterapica (37-39). 27 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 STADIO IV In alcuni casi particolari ha valore l’opzione chirurgica, da proporsi anche in prima istanza, vale a dire quando la localizzazione metastatica risulti unica e resecabile, ed interessi i seguenti organi: cervello e surrene. Non deve essere presente interessamento linfonodale mediastinico Principi Generali di Chemioterapia La chemioterapia del NSCLC riveste oggi un ruolo piuttosto importante e alquanto diverso rispetto ai decenni precedenti. Una metanalisi degli studi di chemioterapia nel NSCLC ha dimostrato che pazienti sottoposti a chemioterapia contenente cisplatino mostrano nel primo anno dalla diagnosi una riduzione, statisticamente significativa, del tasso di mortalità pari al 27% rispetto ai pazienti trattati con la sola terapia di supporto (40). Nel caso di pazienti con caratteristiche prognostiche meno favorevoli (anziani, basso performance status, calo ponderale) può essere considerata una monochemioterapia oppure una combinazione a basso profilo di tossicità, o ancora l'opzione del solo trattamento sintomatico. Allo stato attuale la scelta del trattamento medico da proporre al paziente con malattia metastatica si basa sulle caratteristiche del paziente e sulle caratteristiche biologiche della malattia, e si rende necessaria una stratificazione in rapporto allo stato di EGFR e all’istologia. L’informazione relativa allo stato di ALK per pochi mesi ancora è utile per la decisione relativa al trattamento di pazienti in progressione dopo chemioterapia di prima linea, in quanto crizotinib è approvato per l’impiego in seconda linea nei casi con traslocazione di ALK. Negli ultimi anni, numerosi studi randomizzati hanno fornito dati di confronto tra gli inibitori della tirosino-chinasi (TKI) di EGFR disponibili nella pratica clinica (gefitinib o erlotinib) e chemioterapia contenente platino, come trattamento di prima linea di pazienti con tumore con mutazione attivante di EGFR. Il primo di tali studi, svolto in Asia in pazienti non fumatori ed in minima parte ex fumatori con adenocarcinoma, ha documentato una equivalente efficacia tra gefitinib e chemioterapia nella popolazione complessiva, con un netto vantaggio in risposta terapeutica, sopravvivenza libera da progressione e qualità di vita nei casi che presentavano la mutazione di EGFR (21). Simili risultati sono stati ottenuti sia con gefitinib che con erlotinib (22) e più recentemente con afatinib (41-43) in studi dedicati ai casi con mutazione. Negli ultimi anni, alcuni studi prospettici hanno chiaramente evidenziato l’istologia quale fattore discriminante per la scelta terapeutica. Il pemetrexed si è rilevato superiore nei tumori ad istologia non-squamosa, in analisi retrospettive di studi randomizzati in seconda linea, in terapia di mantenimento e anche in un’analisi di sottogruppo di uno studio randomizzato prospettico di fase III dedicato al trattamento di prima linea (44). Sulla base di questi dati pemetrexed è stato registrato in tutto il 28 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 mondo in associazione al cisplatino per la prima linea di terapia negli adenocarcinomi e negli anaplastici a grandi cellule. Nel NSLC ad istologia non squamosa, l’aggiunta del bevacizumab a carboplatino- paclitaxel ha determinato un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione statisticamente significativo e della sopravvivenza globale (45). Il bevacizumab è stato quindi registrato in tutto il mondo ed è disponibile in associazione alla chemioterapia in prima linea nel NSCLC non squamoso. Non esistono evidenze a favore di un protrarsi della chemioterapia oltre il limite dei quattro-sei cicli (46). Nella maggior parte dei casi il medico effettua un controllo TC dopo 2-4 cicli di chemioterapia per identificare quei casi che sono stabili o in progressione, e per i quali il trattamento andrebbe interrotto, da quelli che hanno risposto al trattamento, per i quali può ritenersi valido continuarlo. Recentemente, diversi studi randomizzati hanno sperimentato la strategia di mantenimento, ovvero la prosecuzione del trattamento in pazienti senza progressione dopo il completamento di 4 cicli di chemioterapia di prima linea. Nalla strategia di continuation maintenance, i risultati più rilevanti sono stati ottenuti con il pemetrexed. Tale farmaco, quando impiegato come continuation maintenance in pazienti con NSCLC avanzato ad istotipo non squamoso, che avevano completato 4 cicli di chemioterapia con una doppietta contenente cisplatino e pemetrexed, ha prodotto un significativo prolungamento della sopravvivenza libera da progressione (mediana 4.1 vs 2.8 mesi) e della sopravvivenza globale (mediana 13.9 vs 11 mesi, Hazard Ratio 0.78, 95%CI 0.64 – 0.96) (47). CARCINOMA POLMONARE A PICCOLE CELLULE La chirurgia è indicata soltanto negli stadi molto precoci di malattia, in particolare nello stadio I. A questo stadio il trattamento chirurgico è preferibile rispetto al trattamento non chirurgico, ma soltanto dopo una stadiazione completa radiologica ed invasiva, che escluda accuratamente la presenza di metastasi regionali e a distanza. Nel 75% dei casi sin dal momento della prima diagnosi il microcitoma é da ritenersi malattia disseminata e, di conseguenza, il ruolo svolto dalla chemioterapia, anche in considerazione dell'elevata chemiosensibilità della neoplasia, è di fondamentale importanza. In analogia con altre neoplasie altamente chemiosensibili, anche nel microcitoma le risposte al trattamento si osservano precocemente e i maggiori benefici in termini di sopravvivenza si riscontrano prevalentemente nei pazienti che abbiano ottenuto una remissione completa precoce. E' estremamente raro osservare ulteriori miglioramenti dopo 12 settimane di terapia. Lo schema di combinazione Cisplatino ed Etoposide è da considerarsi trattamento standard sia nella malattia limitata che nella malattia estesa. Non é stata dimostrata l'utilitá di una terapia di mantenimento da effettuare al termine della terapia di induzione. Il sistema stadiativo (TNM VII edizione) disegnato per il Non Small Cell Lung Cancer va applicato anche al microcitoma. 29 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Raccomandazione: La chirurgia non è indicata di routine per la malattia non estesa. SIGN 137. Livello 1++- Grado: Forte. CHEMIOTERAPIA CARCINOMA POLMONARE NON A PICCOLE CELLULE La chemioterapia rappresenta il trattamento esclusivo nelle forme con metastasi a distanza o nelle forme localmente avanzate non operabili, eventualmente associata alla radioterapia laddove non esistano drivers biomolecolari per terapie target. La chemioterapia può essere eseguita prima della chirurgia (chemioterapia neoadiuvante) in casi comunque resecabili per migliorare la sopravvivenza o in casi al limite della resecabilità per aumentare la possibilità di resezione radicale e migliorare al sopravvivenza. Tale approccio offre vantaggi (precoce trattamento della malattia micrometastatica potenzialmente presente, riduzione del volume tumorale, migliore compliance del paziente al trattamento) e svantaggi (comparsa di potenziale tossicità con conseguente ritardo della chirurgia, progressione di malattia con successiva impossibilità al trattamento chirurgico, aumento, seppur modesto, della morbilità intra-operatoria). La chemioterapia può essere eseguita dopo la chirurgia (chemioterapia adiuvante) in pazienti in stadio II e IIIA resecati radicalmente, per migliorare la sopravvivenza. L’indicazione alla chemioterapia vara a seconda dello stadio. Raccomandazione: I pazienti con PS 0-1, in stadio II o IIIa, sottoposti a chirurgia radicale, dovrebbero ricevere un trattamento sistemico contenente composti del platino. SIGN 137. Livello 1+.Grado: Forte STADIO I, II, IIIAN0-1. La chemioterapia neoadiuvante non è supportata da dati evidence based, per cui la terapia di prima istanza è quella chirurgica. STADIO IIIAN2. L’approccio terapeutico varia significativamente a seconda dell’entità dell’interessamento linfonodale mediastinico, poiché questo influenza notevolmente la prognosi. La terapia deve dunque essere decisa e condivisa nel Team fra chirurgo, oncologo, radioterapista e definita caso per caso. Nel caso di linfonodo metastatico singolo in sede favorevole e tecnicamente resecabile, l’intervento chirurgico può essere condotto in prima istanza. Nei casi con interessamento linfonodale multiplo ma comunque tecnicamente resecabile un trattamento di induzione con chemioterapia o chemioradioterapia appare indicato. Per quanto riguarda la definizione su quale sia il miglior trattamento neoadiuvante, se la chemioterapia o la chemio-radioterapia, non vi sono al momento dati definitivi Le principali linee guida internazionali convergono nel suggerire che una chemioterapia postoperatoria (adiuvante) contenente cisplatino, per 4 cicli di trattamento, debba essere proposta a pazienti con NSCLC radicalmente operato allo stadio II e III, in buone condizioni generali, con PS di 0-1, senza significative comorbidità, che abbiano avuto una buona ripresa fisica dopo l’intervento chirurgico. Il ruolo della chemioterapia adiuvante nei pazienti anziani è ancora da definire, anche se in casi ben selezionati tale approccio non dovrebbe essere precluso 30 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 In presenza di N2 avanzato, con coinvolgimento di più stazioni linfonodali, bulky e/o interessamento extracapsulare, la chirurgia non trova indicazione. In questi pazienti il maggiore beneficio deriva dall’associazione di radioterapia e chemioterapia (sopravvivenza a 5 anni pari al 15-20% nei casi più favorevoli), possibilmente condotta in modo concomitante (sopravvivenza +5.7% a 3 anni, rispetto alla modalità sequenziale), anche se a prezzo di una maggior tossicità acuta. La combinazione chemioterapica più utilizzata prevede platino o derivati ed etoposide associata a radioterapia alla dose di almeno 60 Gy. Il ruolo di nuovi farmaci chemioterapici (ad es. pemetrexed) resta ancora da confermarsi. Ad oggi, l’impiego di farmaci a bersaglio molecolare nello stadio III di malattia non è raccomandato. STADIO IIIB L’associazione chemioterapia-radioterapia rappresenta la scelta più idonea, nella maggior parte dei casi. Fanno eccezione quei rarissimi casi di T4 operabili. Raccomandazione: La chemio-radioterapia concomitante dovrebbe essere effettuata nei pazienti con malattia localmente avanzata con PS 0-1. SIGN 137 . Livello 1++- Grado: Forte Attualmente la Radioterapia dell’Istituto, per carenza di personale, assicura l’inizio della radioterapia concomitante a partire da 60 giorni dalla presa in carico da parte del Radioterapista, e comunque a partire dal III ciclo di chemioterapia. L’attivazione di tale percorso a regime verrà coordinata dal case manager, che provvederà a prenotare la visita per I valutazione radioterapica sull’agenda dedicata della SS di radioterapia, non appena sarà stata pianificata la terapia. Una volta inserito nel percorso, il paziente riceverà le informazioni opportune e gli appuntamenti, in modo integrato, dall’ Oncologo medico e dal Radioterapista. STADIO IV Terapia di I linea Allo stato attuale la scelta del trattamento medico da proporre al paziente con malattia metastatica si basa sulle caratteristiche del paziente e sulle caratteristiche istologiche (squamoso vs non-squamoso) e biologiche (EGFR, ALK,) della malattia. I regimi chemioterapici di ultima generazione si basano sul’impiego del platino in combinazione con uno dei nuovi farmaci (gemcitabina, taxani, vinorelbina, pemetrexed). Per quanto riguarda la scelta del platino, una metanalisi sui dati individuali degli studi prospettici eseguiti ha dimostrato una lieve superiorità del cisplatino soprattutto nell’ambito dei regimi di terza generazione, anche se ottenuta al costo di una minore maneggevolezza e tollerabilità nei confronti del carboplatino. Nei tumori ad istologia non-squamosa le combinazioni di un platino + pemetrexed o + paclitaxel e bevacizumab si sono rivelate superiori in termini si sopravvivenza rispetto alla chemioterapia standard. Raccomandazione: tutti i pazienti dovrebbero essere trattati con cisplatino/carboplatino associato ad un agente di III generazione (docetaxel, 31 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 gemcitabina, paclitaxel o vinorelbina); la combinazione dovrebbe essere usata per 4 cicli (max 6). SIGN 137. Livello 1++ Grado: Forte Nei casi di adenocarcinoma recanti mutazioni attivanti di EGFR o traslocazione/riarrangiamento di ALK (più frequenti in non o ex fumatori e di sesso femminile) sono disponibili farmaci specifici (EGFR: gefitinib, afatinib, erlotinib – ALK: crizotinib, al momento in indicazione solo dopo chemioterapia di prima linea) che offrono un netto vantaggio in risposta terapeutica, sopravvivenza libera da progressione e qualità di vita rispetto alla chemioterapia. Raccomandazione: I pazienti con mutazione attivante di EGFR vanno trattati con un TKI (erlotinib/gefitinib/afatinib) in prima linea; i non mutati con PS 0-1 vanno trattati con la combinazione cisplatino+pemetrexed. SIGN 137.Livello 1++-Grado: Forte La terapia di mantenimento è una opzione terapeutica valida e giustificataper i pazienti trattati in prima linea con l’associazione platino e pemetrexed e che abbiano ottenuto dopo 4 cicli una stabilità o una risposta radiologica e presentano condizioni di Performance status 0-1 ECOG (47). Nei pazienti anziani, la mono-chemioterapia con un agente di terza generazione ha dimostrato un significativo prolungamento della sopravvivenza globale rispetto alla terapia di supporto. Terapia di II linea Nei pazienti che siano progrediti dopo trattamento di I linea il trattamento chemioterapico prevede docetaxel e pemetrexed, quest’ultimo indicato nei pazienti con istologia non squamosa. In alternativa sono disponibili gli inibitori tirosin-chinasici (erlotinib, approvato indipendentemente dallo stato mutazionale di EGFR e gefitinib approvato per il trattamento dei soli pazienti con mutazione attivante di EGFR). In pazienti selezionati per la presenza di traslocazione di ALK determinata mediante immunoistochimica con test Ventana o con metodica FISH, che avessero fallito una terapia di prima linea contenente platino, crizotinib ha dimostrato significativi miglioramenti delle risposte obiettive, della sopravvivenza libera da progressione e della qualità di vita rispetto al trattamento chemioterapico di seconda linea (pemetrexed o docetaxel). Raccomandazione: Una seconda linea con docetaxel , pemetrexed o erlotinib va considerata per i pazienti con PS 0-2, in progressione dopo una prima linea di terapia. SIGN 137 Livello 1++. Grado: Forte Per i pazienti con istotipo squamoso il Nivolumab ha indicazione per il trattamento di seconda linea di pazienti progrediti ad una iniziale chemioterapia avendo mostrato, rispetto al docetaxel, un chiaro vantaggio in Progression Free Survival (PFS) e Overall Survival(OS)(48). CARCINOMA POLMONARE A PICCOLE CELLULE 32 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Sin dal momento della prima diagnosi il microcitoma è da ritenersi malattia disseminata e, di conseguenza, il ruolo svolto dalla chemioterapia, anche in considerazione dell'elevata chemiosensibilita della neoplasia, è di fondamentale importanza. La polichemioterapia è superiore, in termini di risposte e di sopravvivenza, alla monochemioterapia. Combinazioni chemioterapiche di 2-3 farmaci, somministrate ogni tre settimane, per un massimo di 4-6 cicli, sono da considerarsi trattamenti standard. Nella pratica clinica, le combinazioni chemioterapiche più frequentemente utilizzate prevedono l’impiego di cisplatino-etoposide o di carboplatino-etoposide. Non esiste evidenza per raccomandare uno specifico numero di cicli di terapia. Comunemente negli studi clinici si somministrano 6 cicli, mentre nella pratica clinica ci si limita a 4-6 cicli. Nessuna terapia di mantenimento ha dimostrato di impattare favorevolmente sulla sopravvivenza. La maggioranza dei pazienti tende a recidivare dopo una chemioterapia di prima linea spesso dopo pochi mesi. Contrariamente a quanto avviene nei trattamenti di prima linea, sulla malattia in recidiva l'effetto della chemioterapia è molto meno evidente Qualora l’intervallo libero dalla fine della chemioterapia sia superiore ai 3 mesi e possibile riutilizzare lo schema impiegato nel trattamento di induzione. Nei soggetti platino-resistenti (ovvero in ripresa entro 3 mesi dalla fine della chemioterapia) vi è indicazione ad utilizzare l’associazione Ciclofosfamide-Farmorubicina e Vincristina – schema CEV- o il topotecan orale o per via endovenosa. Nei soggetti platino-refrattari (ovvero che non abbiano mai risposto o che sino progrediti in corso di I linea di trattamento) non vi sono farmaci con una specifica indicazione. In questi pazienti possono essere impiegati farmaci dimostratisi attivi in studi di fase II (quali amrubicin, topotecan, irinotecan, paclitaxel, docetaxel, gemcitabina, ifosfamide, etoposide orale (qualora non impiegato nel trattamento di I linea). Trattamento della Malattia in Stadio Limitato. In assenza di trattamento la mediana di sopravvivenza è di sole 12 settimane. Un approccio multimodale includente la chirurgia può essere considerato in casi molto selezionati ed in stadio precoce (T1N0). La chemioterapia da sola, pur essendo in grado di produrre elevati tassi di risposte, è gravata da un considerevole tasso di ricadute a livello intratoracico. La radioterapia toracica, in particolare per dosi >50 Gy, migliora il controllo locale del 25% circa e la sopravvivenza (aumento della sopravvivenza libera da malattia a 2 anni del 13% e della sopravvivenza globale a tre anni del 5.4%, particolarmente nei pazienti con età< 55 anni) e deve essere incorporata in una strategia terapeutica combinata. Raccomandazione: la chemioterapia di combinazione contenente composti del platino dovrebbe essere considerata anche nei pazienti con età > 70 anni con PS 0-2; un regime contenente platino+ etoposide è quello raccomandato per la I linea. SIGN. Livello 1++. Grado forte Raccomandazione: il numero di cicli raccomandati va da tre a sei. SIGN 137. Livello 1+- Grado: forte Il trattamento standard è quindi rappresentato all’associazione Cisplatino/Carboplatino ed Etoposide concomitante alla radioterapia (da eseguire sino ad una dose max di 6033 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 66 Gy). Dosaggi più alti non hanno mostrato miglioramento di controllo di malattia e di sopravvivenza. L'incidenza di metastasi encefaliche è estremamente elevata. Si calcola che il 10% dei pazienti presenti metastasi encefaliche alla diagnosi e che il 50-70% possa svilupparle successivamente. In considerazione di tale elevato rischio di diffusione sistemica cerebrale, è spesso stata utilizzata un’irradiazione profilattica dell’encefalo (PCI) come parte integrante delle strategie terapeutiche. Trattamento della Malattia Estesa La polichemioterapia rappresenta la principale arma disponibile. I risultati che con essa si possono ottenere sono decisamente inferiori a quelli ottenuti nello stadio limitato, con tasso di risposte totali compreso tra il 65% e l'85%, con il 15%-30% di risposte complete, una mediana di sopravvivenza intorno ai 12 mesi, una sopravvivenza a 2 anni pari al 4.6%. Gli schemi terapeutici impiegati sono gli stessi della malattia in stadio limitato. La terapia radiante può svolgere un ruolo palliativo estremamente importante nel controllo delle metastasi cerebrali, delle sindromi da compressione della vena cava superiore, nelle metastasi ossee e nelle compressioni midollari. RADIOTERAPIA Circa il 60-70% dei pazienti affetti da neoplasia polmonare viene sottoposto almeno una volta durante l'arco della sua storia clinica a trattamento radioterapico seppur con differenti finalità: - Radicale - Adiuvante - Palliativo (Citoriduttivo, Decompressivo, Antalgico, Antiemorragico) Presso la nostra UO il trattamento radioterapico viene condotto con intento radicale/adiuvante solo in presenza di accertamento cito-istologico; esso verrà altresì effettuato in assenza di istologia solo in casi estremamente selezionati, in cui non vi sia possibilità alcuna di ottenere tessuto patologico ed in presenza di almeno due esami radiologici (TC con mdc) e metabolici (PET con 18FDG) consecutivi che evidenzino una franca progressione di malattia non giustificabile da altra patologia benigna o in presenza di sindrome mediastinica. CARCINOMA POLMONARE NON A PICCOLE CELLULE Terapia radicale Negli stadi iniziali (STADIO I-II) l'intervento chirurgico rimane il GOLD STANDARD, tuttavia i pazienti con neoplasia polmonare primitiva inoperabili o che presentino comorbidità, PS o quadri cardiorespiratori che non permettano un approccio chirurgico oncologicamente radicale, dovrebbero essere sottoposti a trattamento radioterapico, preferibilmente, stereotassico ad alte dosi (fortemente consigliato accertamento cito-istologico se non precedentemente eseguito). I dati più recenti evidenziano come pazienti sottoposti a questo tipo di trattamento presentano 34 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 sopravvivenze a 1 e 2 anni sostanzialmente sovrapponibili alla chirurgia (OS a 1 anno intorno al 90-100% e a 2 anni intorno al 70-85%). Raccomandazione: I pazienti in stadio I/II per i quali non è indicata la chirugia o non danno il consenso al trattamento chirurgico devono essere sottoposti al trattamento radioterapico radicale. SIGN 137. Livello 2++.Grado:Forte. Pazienti inoperabili con neoplasia polmonare in Stadio II possono essere sottoposti a trattamento radioterapico con intento radicale sia con frazionamento standard (2Gy/die fino a 66Gy) che con tecniche speciali all'interno di regimi di ipofrazionamento. Presso la Radioterapia del nostro Istituto si effettuerà la radioterapia stereotassica per il carcinoma polmonare, secondo quanto indicato da LG, entro dicembre 2016. Ciò sarà reso possibile dall’ acquisizione delle attrezzature dell’ hardware e dall’ampliamento del software per i piani di trattamento. A pazienti in stadio I, dopo discussione nel Team Multidisciplinare, potrà essere proposto un trattamento ablativo presso la RA.I (Allegato 4) Negli stadi loco-regionalmente avanzati (STADIO IIIA) il trattamento chirurgico può essere un opzione terapeutica in casi selezionati dopo essere stato preceduto da chemioterapia neoadiuvante. In alcuni pazienti (es. T3N0-N1 dell'apice polmonare, T4N0-N1) il trattamento chemioterapico può essere associato a radioterapia concomitante (standard) mantenendo l’intento neoadiuvante (dosi totali erogate 1,82Gy/die fino a 45-50Gy) mediante tecnica 3DcRT/IMRT/VMAT. Nel caso il paziente al termine del trattamento RT-CHT non sia ritenuto operabile è possibile completare il ciclo radioterapico con boost sulle sedi di persistenza di malattia in modo da raggiungere dosi di radicalità (ovvero una dose totale di 66-70Gy) previo restaging. Si sottolinea come qualunque sospensione prolungata della RT (“split”) può determinare una riduzione dell'efficacia complessiva del trattamento stesso rendendo di fatto inutile un eventuale sovradosaggio. Per questo motivo i pazienti dovrebbero essere immediatamente ristadiati al termine della RT-CHT e rivalutati dal chirurgo in modo da poter procedere nel più breve tempo possibile al boost (consigliata una sospensione inferiore ai 15 giorni) . Nei casi di interessamento mediastinico macroscopico o controlaterale (N2 macroscopico e/o N3, Stadio IIIA-IIIB) allo staging preoperatorio la Radioterapia in associazione alla Chemioterapia (RT-CHT CONCOMITANTE) con frazionamento standard (2 Gy/die fino a 66Gy) rappresenta il GOLD STANDARD. In questi pazienti l'associazione RT-CHT è fortemente raccomandata, visto che numerosi sono gli studi che dimostrano la superiorità del timing concomitante rispetto a quello sequenziale. Da numerose analisi sistemiche è emerso che solo il 30-40% dei pazienti affetti da NSCLC in stadio IIIA-IIIB correttamente stadiata (PET-CT con 18FDG, TC o RMN cerebrale, PFR) sia candidato al trattamento sopra descritto; per gli altri pazienti è raccomandato un TRATTAMENTO CHEMIO-RADIOTERAPICO SEQUENZIALE caratterizzato da CHT neoadiuvante (non oltre 4 cicli) seguita da RT di consolidamento con frazionamento standard (2 Gy fino a 66Gy) (Allegato 5) . In pazienti sottoposti a intervento chirurgico un trattamento radioterapico 35 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 postoperatorio (Post Operative RadioTherapy)deve essere preso in considerazione in base all' esame istologico definitivo e previo restaging postoperatorio. Per rendere possibile una corretta individuazione dei pazienti suscettibili di PORT è necessario che la chirurgia sia caratterizzata da asportazione totale della sede del T (pneumectomia, lobectomia, VATS e/o resezione atipica in casi selezionati) associata a linfadenectomia ilare e/o mediastinica omolaterale. Attualmente il trattamento radioterapico postoperatorio è indicato in pazienti con presenza di : - residuo macroscopico di malattia (R2) o margini chirurgici positivi (R1) se escluso reintervento - linfonodi positivi mediastinici (N2) - infiltrazione pleura parietale/parete toracica con sospetto di persistenza microscopica da parte dell' operatore chirurgo Nei casi con positività linfonodale mediastinica, pur in assenza di studi clinici randomizzati, è uso comune dare la precedenza al trattamento chemioterapico adiuvante cui far seguire PORT. Le principali linee guida internazionali nei casi con residuo micro- o macroscopico (R1/R2) prevedono invece che il paziente sia sottoposto a trattamento radio-chemioterapico concomitante. Nel caso il paziente non risulti “fit” per questo tipo di trattamento è preferibile dare la precedenza alla radioterapia cui seguirà il trattamento sistemico. In entrambi i casi il trattamento radioterapico sarà erogato con frazionamento standard per una dose di 1,8-2Gy fino a 45-50Gy sul mediastino. In caso di malattia residua microscopica è ipotizzabile un boost di ulteriori 2Gy/die fino a 60-66 Gy limitatamente alle aree a maggior rischio di recidiva locale; a questo proposito è fortemente raccomandato il posizionamento di clips chirurgiche durante l'intervento per una migliore identificazione del letto chirurgico. Nel caso vi sia malattia residua macroscopica (R2) il trattamento radioterapico sarà ritenuto non adiuvante ma “di salvataggio” e pertanto dovrà raggiungere dosi di radicalità (66Gy); tale trattamento dovrebbe essere associato a chemioterapia. TERAPIA PALLIATIVA Raccomandazione: I pazienti sintomatici con PS scadente non eleggibili per la radioterapia radicale dovrebbero ricevere radioterapia palliativa. SIGN 137. Livello 1+-Grado: Forte. CARCINOMA POLMONARE A PICCOLE CELLULE La Radioterapia rappresenta il trattamento cardine nelle neoplasie polmonare a piccole cellule poiché l’approccio sistemico, pur essendo in grado di produrre elevati tassi di risposte, è gravato da un considerevole tasso di recidive in particolare intratoraciche. La radioterapia deve raggiungere dosi pari a 60 Gy e può essere erogata sia con tecniche standard che con tecniche speciali (IMRT, VMAT, Tomoterapia) riuscendo a migliorare sia il controllo locale di almeno il 25% circa che la sopravvivenza (sopravvivenza libera da malattia e sopravvivenza globale). Per tale motivo essa deve essere incorporata in una strategia terapeutica combinata (sequenziale/concomitante). In pazienti “fit” numerosi studi hanno dimostrato una maggior efficacia qualora il trattamento RT venga associato alla chemioterapia a partire sin dal 1° o 2° ciclo rispetto al trattamento associato a partire dal IV ciclo o al 36 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 trattamento sequenziale. Al contempo l’incidenza di metastasi encefaliche è estremamente elevata (10% dei pazienti ha metastasi encefaliche alla diagnosi e 50-70% può svilupparle successivamente) per cui è ormai raccomandato introdurre l’irradiazione profilattica dell’encefalo (PCI) quale parte integrante delle strategie terapeutiche. L’utilizzo della PCI (solitamente 25 Gy in 10 frazioni) produce un significativo impatto sulla riduzione del rischio di malattia metastatica cerebrale ed un incremento della sopravvivenza a tre anni pari al 5,4% ed è attualmente raccomandata in pazienti affetti da SCLC “limitato” in presenza di risposta al trattamento CHT-RT toracico (risposta completa, parziale o stabilità di malattia). In soggetti estremamente selezionati con buon performance status, assenza di fattori di rischio, basso volume sistemico di malattia e ottima risposta al trattamento primario (CHT +/-RT sul torace) la PCI è proponibile. Non esistono indicazioni definitive circa il periodo ottimale di erogazione dell’irradiazione profilattica dell’encefalo, anche se alcuni dati confermerebbero un maggior rischio di metastasi cerebrali per i pazienti che ricevono una PCI oltre 180 giorni dall’inizio della chemioterapia. Raccomandazione: I pazienti con singola metastasi cerebrale dovrebbero essere trattati con chirurgia seguita da RT adiuvante. SIGN 137. Livello 1+Grado: Forte. Raccoamandazione: L’irradiazione profilattica dell’encefalo dovrebbe essere effettuata in tutti i pazienti con malattia non estesa, in remissione dopo terapia sistemica. SIGN 137.Livello 1++-Grado: Forte Raccomandazione: L’irradiazione profilattica dell’encefalo dovrebbe essere effettuata nei pazienti con malattia estesa che hanno risposto alla terapia sistemica, dopo adeguata informazione sugli effetti collaterali. SIGN 137. Livello 1+. Grado: Forte RADIOTERAPIA PALLIATIVA NEI PAZIENTI CON MALATTIA METASTATICA Raccomandazione: I pazienti con metastasi ossee sintomatiche dovrebbero essere trattati con una singola frazione (8 Gy) di radioterapia palliativa. SIGN 137.Livello 1+. Grado: Forte FOLLOW UP Il monitoraggio dei pazienti al termine dell’iter terapeutico (follow up) rappresenta una fase di fondamentale importanza in ambito oncologico per il rischio di recidive e mortalità correlate alla patologia. Tale fase risulta indispensabile al fine di conoscere i risultati a breve e a lungo termine dei trattamenti. Terminato l’iter terapeutico indicato dal PUNTO, il follow up seguenti modalità: verrà eseguito nelle 1) FOLLOW UP DEL PAZIENTE TRATTATO CON CHIRURGIA ESCLUSIVA Dopo la dimissione, il paziente trattato chirurgicamente eseguirà un primo controllo a distanza di circa 15 giorni, presso l’ambulatorio della SC di Chirurgia Toracica, 37 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 ricevendo già la data precisa dell’appuntamento insieme alla lettera di dimissione. Nella data dell’appuntamento effettuerà anche un controllo radiologico del torace in 2 proiezioni, prenotato anch’esso alle dimissioni, presso il Servizio di Radiologia del PO S.Paolo. Durante tale visita, il chirurgo prenderà visione delle eventuali problematiche di propria pertinenza e provvederà a programmare ulteriori controlli chirurgici sino alla risoluzione delle stesse. Una volta terminate la/le necessarie valutazioni chirurgiche postoperatorie il paziente verrà inserito tramite sistema informatico aziendale ad un valutazione dell’Ambulatorio Patologia Polmonare al fine di decidere la necessità di eventuali terapie adiuvanti. 2) FOLLOW UP DEL PAZIENTE NON TRATTATO CON ESCLUSIVA (chemioterapia e/o radioterapia neoadiuvanti chemioterapia e/o radioterapia esclusive) CHIRURGIA e adiuvanti, Per i pazienti, per i quali l’OM indica la necessità di terapie adiuvanti il trattamento chirurgico, così come per tutti coloro che hanno eseguito un trattamento chemioterapico e/o radioterapico esclusivi o combinati, il follow up verrà programmato dallo specialista oncologo o radioterapista.Il follow up seguirà il seguente protocollo in accordo con le LG di riferimento: · Radiografia del torace in due proiezioni a distanza di 3 mesi · TC toraco-mediastinica ogni 6 mesi per 2 anni, successivamente con cadenza annuale per 5 anni. La necessità di un prolungamento ulteriore del follow up verrà discussa caso per caso presso il Team). Al momento non vi è indicazione per l’impiego della PET nel follow up della malattia radicalmente operata (49) Il paziente con carcinoma polmonare operato verrà sottoposto ad un regolare follow-up clinico-strumentale come indicato nella FIGURA 1al fine di individuare più precocemente sia le recidive locali di malattia che le sistemiche. FIGURA 1 1°-2° anno Esami Mese Anni successivi 6 12 12 Esame obiettivo X X X Valutazione segni e sintomi X X X Esami ematochimici X X X TC Torace X X X Eco addome Se indicato TC addome Se indicato TC e/o RM cranio Se indicato 38 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. Broncoscopia 00 Se indicato EARLY SIMULTANEOUS CARE Nell’ottica di una presa in carico globale del paziente con neoplasia polmonare metastatica, l’approccio d’equipe che preveda la collaborazione contemporanea e precoce tra medico oncologo, medico del dolore, psicologo, nutrizionista e infermiere di ricerca, realizza un modello di assistenza basato sulla ‘’continuità delle cure ‘’. Tutto ciò può essere realizzato a livello ambulatoriale sia mediante l’integrazione tra i servizi specialistici di oncologia ma anche attraverso l’attivazione di protocolli di trattamento e percorsi clinici condivisi e non di semplice ricorso a interventi di consulenza e occasionali per il controllo dei sintomi. Il modello organizzativo di “early simultaneous care” mira a garantire un’assistenza precoce, simultanea ed embricata con quella di altri specialisti, realizzando l’interazione tra oncologia e cure palliative. Alla presa in carico del paziente affetto da neoplasia polmonare in stadio avanzato partecipano anche specialisti in ambito psicologico e nutrizionale, nell’ottica di rilevare e rispondere alle esigenze più frequentemente espresse da parte dei pazienti afferenti all’ambulatorio di Oncologia Pleuro-polmonare ed all’Ambulatorio di Terapia del Dolore dell’Istituto. Tale tipo di esperienza si basa su numerosi studi scientifici che hanno nettamente evidenziato come l’intervento precoce delle cure supportive nei soggetti affetti da tumore polmonare metastatico rappresenti un modello efficace di intervento in grado di migliorare la qualità di vita dei pazienti, facilitandone la consapevolezza rispetto alla situazione clinica e supportandone le decisioni terapeutiche. Il ruolo dell’infermiere dedicato si conferma essenziale innanzitutto nel rapporto con il paziente, sia attraverso il monitoraggio e l’assistenza nelle visite intra ospedaliere, sia mediante il supporto alla comunicazione e alla gestione di informazioni fondamentali per il percorso assistenziale e di educazione sanitaria, ma anche per la stretta interrelazione con i familiari/caregivers e con l’oncologo di riferimento oltre che con il medico di medicina generale o strutture e/o enti extra – ospedalieri ( assistenza domiciliare, hospice). CURE PALLIATIVE E’ prevista nel GLAM la figura del palliativista per tutti i casi che necessitano di tale tipo di terapie. Nonostante il miglioramento della PFS legato all’ introduzione di molecole terapeuticamente più efficaci, il carcinoma polmonare resta ancora una patologia a prognosi infausta in una larga % di pazienti. Per tale motivo il GLAM intende attivare una rete di collaborazione con gli Hospice che operano sul territorio, al fine di 39 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 garantire al paziente ed ai suoi familiari un contatto “facilitato” con le strutture più idonee a praticare le cure più indicate, a seconda della fase clinica della malattia. AUDIT CLINICO La casistica viene studiata attraverso lo svolgimento di Audit Clinico (secondo la metodologia GIMBE), attraverso il monitoraggio annuale di alcuni Indicatori di Processo (ALLEGATO n.8), i cui esiti rimangono documentati e discussi collegialmente per la condivisione delle informazioni e delle conoscenze con tutti i professionisti interessati Il PDTA andrà incontro a revisione annualmente o prima se nuove evidenze scientifiche dovessero essere pubblicate in letteratura. A tal scopo i componenti del Team si impegnano ad effettuare una survey continua della letteratura scientificaevidence based. Comunicazione con il paziente, MMG, familiari ed associazioni All’inizio e alla fine del percorso il paziente riceverà un Questionario sulla Qualità Percepita Sono previsti incontri per la divulgazione del PDTA con i rappresentanti dei MMG e con le associazioni di pazienti. 40 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Documenti allegati Allegato Allegato Allegato Allegato Allegato Allegato Allegato Allegato Allegato 1)Score AGREE II 2) TNM 7^ Edizione 3) Flow Chart diagnosi 4) Flow Chart terapia NSCLC Stadio I 5) Flow Chart terapia NSCLC localmente avanzato 6) Flow Chart terapia NSCLC malattia metastatica 7) Flow Chart terapia SCLC 8) Indicatori di processo 9) Anatomia Patologica (Procedure) 41 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Allegato 1 PDTA Carcinoma Polmonare - Allegato n. 1 Tabella 1. Score finali SIGN AIOM ESMO NCCN 1 Scope and purpose 98% 71% 67% 73% 2 Stakeholder involvement 100% 57% 41% 66% 3 Rigour of development 95% 62% 39% 64% 4 Clarity of presentation 96% 56% 81% 69% 5 Applicability 96% 69% 56% 35% 6 Editorial independence 81% 58% 21% 42% SIGN =Scottish Intercollegiate Guidelines Network -Vers. 134 AIOM 2015 ESMO 2015 NCCN 2015 Figura 1. Score finali 1. Scope and purpose 100% 80% 60% 6. Editorial independence 40% 2. Stakeholder involvement 20% 0% 3. Rigour of development 5. Applicability 4. Clarity of presentation SIGN AIOM ESMO NCCN 42 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 ALLEGATO N. 2 TNM (classificazione clinica) Classificazione Descrizione T Tumore primitivo TX il tumore primitivo non può essere definito, oppure ne è provata l’esistenza per la presenza di cellule tumorali nell’escreato o nel liquido di lavaggio bronchiale, ma non è visualizzato con le tecniche per immagini o con la broncoscopia. T0 Assenza di evidenza del tumore primitivo. Tis Carcinoma in situ T1 Tumore di 3 cm o meno nella sua dimensione massima, circondato da polmone o da pleura viscerale, e alla broncoscopia non si rilevano segni di invasione più prossimale del bronco lobare(bronco principale non interessato da malattia) T2 T1a Tumore non superiore a 2 cm nel diametro maggiore T1b Tumore superiore a 2 cm ma non superiore a 3 cm Tumore superiore a 3 centimetri ma non superiore a 7 cm, o tumore con una qualunque delle seguenti caratteristiche: interessamento del bronco principale, 2 cm o più distale alla carina; invasione della pleura viscerale; associato ad atelettasia o polmonite ostruttiva che si estende alla regione ilare, ma non interessa il polmone in toto. T2a Tumore superiore a 3 cm ma non superiore a 5 cm nel diametro maggiore T2b Tumore superiore a 5 cm ma non superiore a 7 cm nel diametro maggiore T3 Tumore superiore a 7 cm o che invade direttamente alcune delle seguenti strutture: parete toracica (inclusi i tumori del solco superiore), diaframma, nervo frenico, pleura mediastinica, pericardio parietale; o tumore del bronco principale a meno di 2 cm distalmente alla carina, ma senza interessamento della carina stessa; o associato ad atelettasia o polmonite ostruttiva del polmone in toto, o nodulo separato nel medesimo lobo del tumore primitivo. 43 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. T4 00 Tumore di qualunque dimensione, che invade direttamente alcune delle seguenti strutture: mediastino, cuore, grandi vasi, trachea, nervo laringeo ricorrente, esofago, corpo vertebrale, carina; nodulo/i separato/i in un lobo ipsilaterale ma differente rispetto al lobo del tumoreprimitivo. TNM (classificazione clinica) N Linfonodi regionali NX I linfonodi regionali non possono essere valutati N0 Assenza di metastasi nei linfonodi regionali N1 Metastasi nei linfonodi peribronchiali e/o ilari ipsilaterali e intrapolmonari, incluso il coinvolgimento per estensione diretta N2 Metastasi nei linfonodi mediastinici e/o sottocarenali ipsilaterali N3 Metastasi nei linfonodi mediastinici controlateriali, ilari controlaterali, scaleni ipsi- o contro-laterali, sovraclaveari M Metastasi a distanza M0 Assenza di metastasi a distanza M1 Presenza di metastasi a distanza M1a Noduli tumorali in un lobo contro laterale rispetto al tumore primitivo; tumore con noduli pleurici o versamento neoplastico pleurico o pericardico. M1b Mestastasi a distanza 44 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Pertanto attualmente il raggruppamento in stadi è il seguente 45 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Allegato 3 46 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Allegato 4 47 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Allegato 5 48 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Allegato 6 49 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Allegato n.7 50 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 ALLEGATO N. 8 INDICATORI DI PROCESSO · Percentuale di casi inseriti nel PDTA rispetto al totale dei casi diagnosticati · Numero di pazienti sottoposti a biopsia diagnostica presso la UO RA.I · Percentuale di pazienti che completano l’iter diagnostico-stadiativo entro 30 giorni dal 1° accesso all’Ambulatorio di Patologia Polmonare · Percentuale di pazienti che ricevono la refertazione cito/istologica entro 20 giorni dall’esecuzione del prelievo 51 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 ALLEGATO n 9 FASE ANATOMO PATOLOGICA Procedure isto-citopatologiche e molecolari I campioni cito-istologici vengono esaminati presso la U.O.S. di Anatomia Patologica situata al piano – 1 del’Istituto. Obiettivo fondamentale del Servizio è quello di fornire referti diagnostici accurati, tempestivi e clinicamente rilevanti, basati sull’osservazione di preparati allestiti secondo procedure tecnicamente ottimali mediante: - Procedure certificate dal Ministero della Salute e linee guida nazionali e internazionali; - Controlli di qualità interni e controlli di qualità esterni in collaborazione con Centri Certificati; - Individuazione e monitoraggio degli indicatori per i processi primari e secondari del sistema di Gestione di Qualità; - Introduzione di nuove tecnologie quali sistema di telepatologia per la diagnosi collegiale a distanza; - Formazione e coinvolgimento del personale in ogni ordine e grado mediante corsi aziendali, dipartimentali e specialistici per singola disciplina. L'attività diagnostica patologica che si effettua nel Servizio di Anatomia Patologica comprende: - una fase tecnico-pratica in cui il materiale (a fresco e/o fissato) viene valutato e di seguito processato (accettazione, descrizione, campionamento, processazione, inclusione in paraffina, taglio e colorazione) secondo gli standard delle linee guida. In pratica insieme di procedure standardizzate che permettono di conservare inalterate le caratteristiche istologiche, citologiche e biologiche del tessuto, successivamente archiviato, per poi ottenere sezioni che opportunamente colorate consentono la visione al microscopio delle lesioni. - una fase cognitivo-analitica in cui i reperti microscopici vengono correlati con i dati clinici. Questi processi si completano con la redazione e emissione di un referto scritto. Il Servizio è in funzione dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 17.30.. Un tecnico di laboratorio biomedico è sempre presente per tutto l’orario di apertura. Un dirigente medico è sempre presente dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle ore 17.30. ACCETTAZIONE MATERIALE ESTERNO/INTERNO Da LUNEDI’ a VENERDI’ dalle ore 08.00 alle ore 14.00 L'accettazionedei campioni avviene da parte di personale tecnico nel locale antistante i Laboratori. I campioni possono pervenire dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 14.00 . All’atto dell’accettazione si verifica la corrispondenza tra il campione e quanto riportato in richiesta e la regolarità della richiesta del SSN, ove prevista. L’accettazione è informatizzata con sistema operativo Armonia. 52 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 CAMPIONI ISTOLOGICI Un campione di tessuto è disponibile in circa il 50% dei pazienti con Lesioni toraciche ed è ottenuto durante broncoscopia con biopsia bronchiale o nel corso di intervento chirurgico (campione chirurgico) presso il reparto di Chirurgia Toracica dell'Ospedale San Paolo di Bari (P.O. Dell'ASL/BA in convenzione) o con agobiopsia transbronchiale e agobiopsia percutanea transtoracica (FNAB/GNAB) effettuata sulle lesioni polmonari, pleuriche o toraciche nella Radiologia Interventistica del nostro Istituto (IRCCS Giovanni Paolo II). I campioni tessutali prelevati all’interno della nostra Struttura pervengono al nostro laboratorio in appositi contenitori rigidi, tramite personale infermieristico interno dalla S.O., dai Reparti di Degenza, corredati da richiesta su modulo cartaceo compilato in maniera corretta e completa,, mentre dagli ambulatori essi sono accompagnati anche da richiesta del SSN. Il Materiale proveniente da attività ambulatoriale esterna o da privati pe rviene in contenitori rigidi, ben tappati, identificati e accompagnati da impegnativa regionale e con la richiesta del medico prelevatore. I campioni vengono consegnati personalmente da pazienti o da persone da essi delegati. Il materiale da esaminare qualora pervenga con caratteri non conformi alle indicazioni fornite dalla presente Guida può essere non accettato o , se accettato, può essere valutato con limiti di adeguatezza specificati. COMPILAZIONE DELLA RICHIESTA In ogni richiesta devono essere riportati i seguenti dati, indispensabili per la corretta esecuzione dell’esame istologico: Identificazione del paziente Cognome e nome scritti in carattere stampatello Sesso Data di nascita Se ricoverato o ambulatoriale o day hospital Identificazione del mittente Ospedale di provenienza Reparto o ambulatorio dove è stata eseguita la prestazione Reparto di ricovero, se diverso da quello dove è stata eseguita la prestazione Timbro e firma del medico che ha eseguito la prestazione Nominativo del medico richiedente la prestazione, se diverso dal medico che l’ha eseguita. Identificazione del materiale Tipo di prelievo e/o di intervento effettuato 53 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Localizzazione topografica del prelievo e materiale inviato In caso di campioni multipli differenziati essi devono essere identificati sulla richiesta mediantenumero arabo e riportare lo stesso sul rispettivo contenitore Data di prelievo Dati clinici Esami istologici /citologici pertinenti già effettuati (se eseguiti in altra sede riportare la diagnosi completa) Esami radiologici e di laboratorio significativi Eventuali trattamenti in corso o pregressi Diagnosi clinica certa o sospetta Quesiti clinici particolari devono essere chiaramente segnalati Eventuali patologie infettive rilevanti devono essere segnalate. IDENTIFICAZIONE DEI CAMPIONI INVIATI Il contenitore deve riportare trascritti sulla parete in maniera chiara e leggibile: i dati anagrafici del paziente ed il reparto di provenienza corrispondenti a quelli della richiesta;. il tipo di materiale inviato; in caso di prelievi multipli differenziati deve essere riportato sul contenitore il numero arabo identificativo del campione, corrispondente a quanto riportato sulla richiesta; sul contenitore deve essere evidenziata l’eventualità di rischio biologico nel caso di materiali provenienti da pazienti con patologie infettive rilevanti. MODALITA’ DI INVIO DEI CAMPIONI ISTOLOGICI Materiali in liquido fissativo il materiale tessutale deve essere inviato al Servizio in Formalina neutra tamponata al 10% (pH 7.2-7.4), soluzione al 4% di formaldeide. La fissazione deve essere immediata cercando di ridurre al minimo (pochi minuti) l'intervallo di tempo (ischemia a freddo) che intercorre tra il prelievo e la fissazione. La tempestività delle fissazioni evita i fenomeni di autolisi cellulare, ossia la degradazione delle proteine e degli acidi nucleici (DNA e RNA) garantendo l'adeguatezza della valutazione morfologica e l'accuratezza delle indagini ancillari immunoistochimiche e molecolari. I tempi di fissazione oscillano da un minimo di 6h per campioni piccoli, ad un massimo di 24h. Iper o ipofissazioni pregiudicano la qualitá tessutale e quindi delle indagini IIC, FISH e test mutazionali unitamente a scarsi risultati di valutazione morfologica. Fissativi acidi come il Bouin non sono raccomandati a causa della rapida degradazione degli acidi nucleici. Così come deve essere evitata la decalcificazione delle metastasi ossee con agenti acidi per la nota degradazione del DNA. Il volume del fissativo deve essere circa dieci volte quello del campione prelevato. 54 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Il contenitore deve essere adeguato alle dimensioni del materiale e alla quantità di liquido fissativo. Il contenitore deve essere a chiusura ermetica, per evitare la dispersione di liquidi e materiale. Materiale allo stato “fresco” I tessuti freschi e in soluzione fisiologica sono inviati immediamente dopo il prelievo. Successivamente i prelievi bioptici vengono campionati secondo procedure standard . L'ESAME MACROSCOPICO E il CAMPIONAMENTO DEGLI SPECIMENS CHIRURGICI vengono Eseguiti secondo il “Manuale delle Procedure Tecniche per l’esame macroscopico ed il campionamento dei pezzi chirurgici” approvato dalla Società Italiana di Anatomia Patologica e Citopatologia Diagnostica che rispetta i criteri internazionali. Di seguito vengono lavati in acqua di fonte e sottoposti a processazione. Trattasi di un processo di disidratazione mediante immersione in soluzione alcoliche a concentrazione crescente a partire da etanolo 95° ( 3 stazioni) fino ad arrivare ad etanolo al 100% ( 4 stazioni). Quindi i campioni vengono immersi in Hystoclear (3 stazioni), solvente organico. Terminano con tre bagni paraffinici che non superano i 60°C. Dopo l'inclusione dei campioni in paraffina gli stessi vengono tagliati in sezioni dello spessore di 1-3 micron usando un microtomo rotativo e un bagno stendifettine avendo cura che la temperatura di quest'ultimo non superi i 40°C. Infine si procede alla Colorazione routinaria con E&E. I preparati istologici colorati vengono consegnati all'anatomo patologo che effettua l'analisi morfologica al microscopio ottico. I casi neoplastici di complessa interpretazione sono sottoposti a indagini immunoistochimiche (IIC) per la caratterizzazione immunologica utilizzando un Immunocoloratore: Leyca Bond-Max 3 un Sistema completamente automatico. L’immunoistochimica è un procedimento metodologico che determina l'espressione delle proteine con l'impiego di anticorpi mono o policlonali capaci di definire la natura istogenetica della lesione e di identificare i fattori prognostici ( valutazione dell’indice di proliferazione cellulare Ki67/MIB 1 ) e predittivi (consentendo la determinazione di prodotti di oncogeni come ALK ) fornendo di conseguenza gli elementi fondamentali e indispensabili per una scelta terapeutica mirata. L'iperfissazione causa degradazione degli epitopi e del DNA. Le sezioni dovrebbero essere sottoposte alle indagini ancillari entro 4-6 settimane dal taglio per evitare falsi negativi. A integrazione diagnostica, in casi selezionati dall'oncologo medico, il Servizio di Anatomia Patologica procede con indagini immunoistochimiche e molecolari alla identificazione del riarrangiamento del gene ALK con esame di ibridazione in situ con tecnica FISH e/o alla individuazione dello stato mutazionale del gene EGFR con tecniche molecolari in altro laboratorio. CAMPIONI CITOLOGICI In una elevata percentuale di pazienti con lesioni sospette toraco/polmonari si dispone di materiale citologico. Il campionamento del materiale citologico prevede procedimenti diversi rispetto al materiale istologico e comunque differente per tipo di prelievo e materiale citologico da esaminare. 55 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Le tecniche disponibili per l'acquisizione delle cellule tumorali sono la citologia esfoliativa e la citologia agoaspirativa. Le metodologie di campionamento della citologia esfoliativa comprendono il lavaggio bronchiale e broncoalveolare (BAL) , il brusching bronchiale, l'aspettorato e il versamento pleurico. Il materiale citologico agoaspirativo è ottenuto mediante agoaspirazione trans bronchiale (TBNA), endobronchiale ecoguidata (EBUS). L'accettazione dei campioni citologici avviene con la stessa procedura relativa ai campioni istologici. Ogni campione (o campioni multipli dello stesso paziente) deve essere accompagnato da apposita richiesta di esame citologico. COMPILAZIONE DELLA RICHIESTA In ogni richiesta devono essere riportati i seguenti dati, indispensabili per la corretta diagnosi citologica: 1. Identificazione del paziente Cognome e nome scritti in carattere stampatello Sesso Data di nascita Se ricoverato (ricovero ordinario o D-H), o ambulatoriale 2. Identificazione del mittente Ospedale di provenienza Reparto o ambulatorio dove è stata eseguita la prestazione Reparto di ricovero, se diverso da quello dove è stata eseguita la prestazione Timbro e firma del medico che ha eseguito la prestazione Nominativo del medico richiedente la prestazione, se diverso dal medico che l’ha eseguita. 3. Descrizione del materiale Tecnica di prelievo Localizzazione topografica del prelievo In caso di prelievi eseguiti da sedi diverse e/o con tecniche diverse, essi devono essere chiaramente identificati sulla richiesta mediante numero arabo 56 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Se l’esame prevede più campioni (es. espettorati) indicare sulla richiesta se si tratta di I, II, III campione Tipo di materiale inviato (liquido, vetri strisciati, etc.) In caso di vetrini strisciati deve essere riportato il numero dei vetrini inviati specificando il tipo di fissazione (essiccamento all’aria, fissazione con alcool o citospray) Data del prelievo 4 Dati clinici Esami istologici /citologici pertinenti già effettuati diagnosi completa) (se eseguiti in altra sede riportare la Esami radiologici significativi Eventuali trattamenti in corso o pregressi Diagnosi clinica certa o sospetta Quesiti clinici particolari devono essere chiaramente segnalati Eventuali patologie infettive rilevanti devono essere segnalate IDENTIFICAZIONE DEI CAMPIONI INVIATI Liquidi Sui contenitori devono essere riportati in maniera chiara e leggibile: I dati anagrafici del paziente ed il reparto di provenienza corrispondenti a quelli della richiesta. Il numero arabo identificativo corrispondente a quello riportato sulla richiesta, in caso di prelievi da sedi diverse Vetrini strisciati Sull’apposita banda smerigliata, a matita, sullo stesso lato del materiale, devono essere riportati: nome e cognome del paziente eventuale numero arabo identificativo del campione, corrispondente a quello della richiesta sul contenitore deve essere evidenziata l’eventualità di rischio biologico nel caso di materiali provenienti da pazienti con patologie infettive rilevanti. NB: L’identificazione del vetrino deve essere fatta dal prelevatore stesso sulla banda smerigliata con matita . L’identificazione del solo contenitore che lo contiene o dell’involucro cartaceo che lo avvolge è considerata non conforme , pertanto il materiale sarà rimandato indietro per la corretta identificazione. MODALITA’ DI INVIO DEL MATERIALE, MODALITA’ DI TRASPORTO, ACCETTAZIONE ED INVIO REFERTI Il trasporto del materiale , l’accettazione dei campioni e l’invio dei referti segue le stesse modalità degli esami istologici descritte nel relativo paragrafo. 57 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Per i diversi tipi di materiale citologico vengono fornite istruzioni per l’acquisizione, la conservazione ed il trasporto: TIPO DI PRELIEVO, FISSAZIONE, ISTRUZIONI PARTICOLARI. Versamenti sierosi (pleurici/pericardico etc) 1) raccolta: Raccogliere a fresco. Nota: i fluidi raccolti in soluzione CytoLyt richiedono una soluzione di lavaggio CytoLyt prima della lavorazione dello strumento. Per fluidi estremamente ematici si ripete il lavaggio. 2) centrifugazione per concentrare (1600 giri per 10 minuti) 3) Eliminare il surnatante e risospendere pellet cellulare Risospensione può essere fatto su un vortex o può essere effettuato mediante la sospensione del pellet con una pipetta Pasteur monouso di plastica. 4) CytoLyt soluzione di lavaggio : Aggiungere la soluzione CytoLyt 30ml attendere 10 min Centrifugare, Eliminare il surnatante, Risospendere il pellet cellulare 5) Valutare l'aspetto cellulare del pellet . Se il pellet di cellule risulta ematico aggiungere 30 ml di CytoLyt e ripetere dal passaggio 2. 6) Aggiungere i campioni alla soluzione PreservCyt Vial 7) Lasciare riposare in soluzione PreservCyt per 15 min 8) Eseguire il ThinPrep Processor Uso Sequenza 2 (FLU / FNA) (Fix, colorare e valutare) Versamenti sierosi 1) raccolta Raccogliere a fresco. Nota: i fluidi raccolti in soluzione CytoLyt richiedono una soluzione di lavaggio CytoLyt prima della lavorazione dello strumento. Per fluidi estremamente ematici (es.pericardica) iniziare con solo 10 ml di liquido fresco. 2) centrifugazione per concentrare (1200g per 10 minuti) 3) Eliminare il surnatante e risospendere pellet cellulare Risospensione può essere fatto su un vortex o può essere effettuato mediante la sospensione del pellet con una pipetta Pasteur monouso di plastica. 4) CytoLyt soluzione di lavaggio Aggiungere la soluzione CytoLyt 30ml attendere 10 min Centrifugare 58 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Eliminare il surnatante Risospendere il pellet cellulare 5) Valutare l'aspetto cellulare del pellet Se il pellet di cellule risulta ematico aggiungere 30 ml di CytoLyt e ripetere dal passaggio 2. 6) Aggiungere i campioni alla soluzione PreservCyt Vial 7) Lasciare riposare in soluzione PreservCyt per 15 min 8) Eseguire il ThinPrep Processor Uso Sequenza 2 (FLU / FNA) (Fix, colorare e valutare) Gli espettorati pervengono in laboratorio in tre campioni di tre giorni successivi, a fresco, indicando su ogni contenitore l’ordine (1°, 2°, 3°campione). Si preleva una piccola quantità che viene fissato in cytolyt e centrifugato dopo 10'. Al restante materiale si aggiunge alcool 95. Il giorno successivo si procede alla preparazione dell'incluso. Si centrifuga per 10' a 1600 giri e si raccoglie, si avvolge in una garza e si chiude in un cestello da inclusione, si mette in alcool 95° e si invia al processo di inclusione istologico, dal blocchetto di materiale incluso in paraffina si tagliano due fette di 4 micron che vengono colorate in Ematossilina ed Eosina. BAL e i washing bronchiali (BAL) seguono la stessa metodica tenendo conto che sono già con un liquido fissativo. BAL (liquido di lavaggio broncoalveolare ). Il liquido va inviato in contenitore a parete rigida con chiusura ermetica BRONCOASPIRATO Il liquido va inviato in contenitore a parete rigida con chiusura ermetica BRUSHING bronchiale:Vetrini fissati all'aria. Vetrini strisciati Devono essere usati vetrini provvisti di banda smerigliati e ben puliti. L’eventuale fissazione deve avvenire mediante immediata immersione del vetrino in alcool 95° per almeno 10'. Il materiale non fissato deve essere fatto essiccare all’aria prima di essere riposto nel contenitore di trasporto. I vetrini devono essere inviati dentro contenitori che ne evitano la sovrapposizione e la rottura. Sul contenitore portavetrini deve essere specificato se si tratta di vetrini fissati o essiccati. AGOASPIRATI transbronchiali e trans toracici (FNA) FNA Il materiale viene inviato gi in liquido fissativo formalina tamponata al 10%. Ogni campione viene centrifugato e il precipitato risospeso in una unica fiala con 30 ml di soluzione alcol 95. 59 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 1) raccolta Raccogliere campione direttamente in 30 ml di soluzione di formalina. Nota: Se possibile, lavare l'ago e la siringa con una soluzione anticoagulante sterile prima di aspirare il campione. Alcuni anticoagulanti possono interferire con altre tecniche di lavorazione delle cellule, in modo da prestare attenzione se si prevede di utilizzare il campione per altri test. 2) Concentrare con centrifugazione (1200g per 10 minuti ) 3) Eliminare il surnatante e risospendere il pellet cellulare. La Risospensione può essere fatta su un vortex o può essere effettuato mediante una pipetta di Pasteur monouso di plastica 4) Valutare l'aspetto cellulare del Pellet. Centrifugare , Eliminare il surnatante , Risospendere il pellet cellulare 5) Il giorno successivo si procede alla preparazione dell'incluso. Si centrifuga per 10' a 1600 giri e si raccoglie, si avvolge in una garza e si chiude in un cestello da inclusione, si mette in alcool 95° e si invia al processo di inclusione istologico, dal blocchetto di materiale incluso in paraffina si tagliano due fette di 4 micron che vengono colorate in Ematossilina ed Eosina. E' pratica routinaria cercare di ottenere al termine di tutte queste procedure un citoincluso (cell-block), un blocchetto in paraffina a partire da materiale aspirato citologico. E' preferibile l'uso dei cell-blocks poichè migliora l'utilità e l'accuratezza diagnostica rispetto agli strisci convenzionali sia per una maggiore concentrazione di materiale cellulare necessario per successive tecniche ancillari (IIC e molecolari) che per una più chiara valutazione morfologica che consente la sottotipizzazione istologica degli adenocarcinomi polmonari aumentando così la sensibilità diagnostica e consentendo l'analisi dei biomarcatori anche mediante l'applicazione delle indagini molecolari. Eventuali microfrustoli vanno inviati in formalina; eventuale liquido va inviato immediatamente in contenitore a parete rigida con chiusura ermetica, senza fissativo. Se l’invio dovesse essere ritardato, aggiungere formalina. RITIRO REFERTI Da LUNEDI’ al VENERDI’ dalle ore 10.30 alle ore 13.00 I referti vengono consegnati secondo le seguenti modalità: Il ritiro dei referti dei campioni prelevati all'interno della Struttura sarà effettuato dal personale interno e consegnato ai rispettivi reparti/ambulatori di provenienza dalle ore 10.30 alle ore 13.00 dal lunedì al venerdì. Il referto cartaceo è stampato in copia unica , con firma autografa del/degli esaminatori. La copia autografa viene consegnata agli utenti aventi diritto. Viene conservata copia cartacea e elettronica immodificabile di ogni referto nel database del Servizio nel rispetto e anche ai fini della privacy. Eventuali copie successive non autografe possono essere stampate e consegnate, a richiesta, agli aventi diritto con dicitura “copia conforme all’originale” 60 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Il Sistema Qualità della struttura prevede che per la ref ertazione siano adottati i criteri standard indicati da linee guida e classificazioni nazionali ed internazionali di Anatomia Patologica. Il ritiro del referto di materiale esterno sarà effettuato dall’interessato stesso (o da suo delegato secondo le norme previste dalla normativa vigente) presso la S.S. di Anatomia Patologica secondo i tempi stabiliti e comunicati al paziente al momento della consegna del materiale al Servizio. L’assistito, in attesa di consegnare il referto al Medico di base o allo Specialista, se desidera , può richiedere prime spiegazioni ai Medici della S.C. nell’orario di ritiro dei referti. TEMPI MEDI DI RISPOSTA AGLI ESAMI TEMPI MEDI DI REFERTAZIONE Dal momento in cui il campione viene consegnato alla struttura [fase di accettazione], viene garantita la refertazione di circa l’ 80% dei casi entro i tempi prima riportati [espressi in giorni lavorativi]. Il tempo di refertazione risente di più variabili , ma in particolar modo dell’impegno tecnico/diagnostico richiesto dall’esame, e dai carichi di lavoro del personale in organico. Fanno fede la data di accettazione e di refertazione. Qualora si dovesse evidenziare la possibilità di un ritardo significativo di refertazione rispetto ai tempi standard [patologie complesse che richiedono indagini speciali o da sottoporre in consulenza altrove] il Patologo che ha in carico il caso provvederà ad informare il reparto o il medico inviante del problema. Tempi Medi di Refertazione Calcolati nel Range di Tempo: 01/01/2013 31/12/2013. ESAMI ISTOLOGICI 5 giorni Indagini immunoistochimiche - immunofenotipizzazione delle neoplasie - indici prognostici (indici proliferazione Ki 67 con Mib 1) - fattori predittivi (espressione della proteina del gene ALK) 5 giorni ESAMI CITOLOGICI 5 giorni Inquadramento diagnostico, stadiazione e classificazione TNM. Inquadramento biologico-classificativo 61 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 La classificazione istopatologica raccomandata è quella della WHO , periodicamente aggiornata da un Comitato di Esperti internazionali che, nell’ultima edizione, vede coinvolti, insieme ai patologi, specialisti afferenti alle varie discipline dedicate allo studio e alla cura del cancro del polmone (25-27). Oltre il 95% dei carcinomi polmonari è riconducibile a quattro istotipi principali : Carcinoma Squamoso (CS), Adenocarcinoma (ADC), Carcinoma a Grandi Cellule (CAGC) e Carcinoma a Piccole Cellule (CAPC). Nei paesi occidentali , la frequenza dell’ADC è in netto incremento sono in significativa riduzione. (>50%), mentre CS e CPC Negli ultimi anni, la precisa definizione istologica dei carcinomi del polmone non -a piccole cellule (NSCLC, non-small-cell lung cancer ) è divenuta critica per le nuove terapie istotipo correlate. La diagnosi può essere eseguita sull’attenta valutazione dei criteri morfologici conven zionali su ematossilina-eosina, ma la tecnica immunoistochimica (IIC) risulta fondamentale nella definizione dei NSCLC quando la neoplasia si presenta scarsamente differenziata o non altrimenti specificata (N.A.S.). Essa costituisce <10% dei casi su materiale bioptico/citologico. L’istotipo ADC è solitamente positivo per TTF -1 (Thyroid Transcription Factor-1), citocheratina 7 e napsina; il CS esprime p63, p40, citocheratine ad alto peso molecolare (es. CK5/6) e desmocollina-3; cromogranina, sinaptofisina, CD56 sono i migliori marcatori per le neoplasie neuroendocrine. Da ricordare che anche la metodica IIC non è perfetta e possono osservarsi immunofenotipi anomali (es. ADC positivi per p63 o CS positivo per CK7). Nella diagnosi differenziale tra ADC e CS, l’utilizzo di TTF -1 e p40 è attualmente il migliore approccio , anche nell’ottica di preservare il tessuto neoplastico (usualmente quantitativamente molto scarso) per le indagini molecolari predittive (vedi di seguito). Le indagini di IIC possono essere applicate sia su campioni bioptici fissati in formalina che su preparati citologici . Di grande utilità pratica è l’allestimento di cito -inclusi (cell-blocks) partendo da materiale citologico su versamento o materiale cito-aspirativo. (28-39). Il ruolo diagnostico dell’IIC introdotto nell'ultima classificazione WHO-2015 anche su campioni di NSCLC N.A.S. ha comportato una ridefinizione della categoria dei CGC. Carcinomi invasivi Carcinoma Squamoso o Squamocellulare Questo tumore interessa prevalentemente le regioni ilari . L'accertamento clinico è per lo più broncoscopico- bioptico, accompagnato da citologia da esfoliazione spontanea (espettorato) pre- e post-broncoscopia o per abrasione (spazzolato bronchiale). Il CS presenta alcune varianti: papillare, a cellule chiare, a piccole cellule, basaloide. Adenocarcinoma E’ un tumore a prevalente sviluppo periferico, con frequente coinvolgimento pleurico e versamento neoplastico consensuale. In questo istotipo sono frequenti la diffusione linfonodale loco-regionale, quella intraparenchimale ematica ed aerogena , nonché la precoce metastatizzazione a distanza. Di recente è stata proposta dalle maggiori società scientifiche internazionali (IASLC/ATS/ERS) una nuova classificazione di ADC che è stata pubblicata nell'ultima edizione della WHO 2015 che considera oltre all’invasivo distinti in 5 pattern istologici (lepidico, acinare e papillare, 62 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 micropapillare e solido), anche lesioni preinvasive come l’iperplasia adenomatosa atipica, l’ADC in situ mucinoso e non mucinoso, in parte corrispondenti al carcinoma bronchiolo-alveolare (BAC) della precedente classificazione e l’ADC minimamente invasivo (minimally invasive adenocarcinoma), caratterizzato da dimensioni ≤3 cm, crescita prevalentemente lepidica ma con infiltrazione stromale <5mm. Il concetto di carcinoma bronchiolo -alveolare (BAC) è stato eliminato. Esistono alcune varianti peculiari di ADC invasivo: mucinoso (ex BAC mucinoso), colloide, enterico, fetale. Alcune di queste varianti possono perdere il TTF-1 e la naspina acquisendo un fenotipo di tipo intestinale (ADC enterico e colloide sono frequentemente positivi per CDX 2 e citocheratina 20; ADC mucinoso è spesso positivo solo per citocheratina 7). GRADING ISTOCITOPATOLOGICO. Attualmente non é stato stabilito un sistema di grading ampiamente accettato per il carcinoma polmonare a differenza di altri tumori. L’ADC invasivo comprende vari patterns raggruppati in 3 pattern prognostici pattern lepidico, di grado 1, pattern acinare e papillare, di grado 2, pattern micropapillare e solido, di grado 3. Il sottotipo istologico predominante é stato dimostrato essere associato a una differenza prognostica. Questo sistema, per lo più applicabile a pezzi operatori, distingue tre gradi sulla base di un grading architetturale: grado 1 (pattern prevalentemente lepidico), grado 2 (pattern prevalentemente acinare o papillare) e grado 3 (pattern prevalentemente solido e micropapillare). Altri schemi di gradazione sono stati proposti usando approcci architetturali versus nucleari o la combinazione di entrambi. Attualmente comunque non é stato raggiunto un sistema di grading definitivo per gli adenocarcinomi polmonari classificati sui pezzi operatori e tantomeno é stato stabilito anche per i casi osservati nei prelievi bioptici o citologici. Il carcinoma a grandi cellule e il carcinoma pleomorfo sono comunque considerati sempre di alto grado. In merito alle neoplasie neuroendocrine é ben definito il sistema di grading sui pezzi operatori ove vengono classificati in carcinoidi tipici di basso grado, carcinoidi atipici o di grado intermedio e carcinomi neuroendocrini di alto grado a grandi cellule e a piccole cellule. Questa distinzione é praticamente difficile da effettuare su materiale bioptico e/o citologico, ove é possibile distinguere i carcinoidi dai tumori alto grado mentre esistono overlap morfologici con elevata probabilità di errore di campionamento tra le forme di grado 1 e grado 2. (40-50) Carcinoma a Grandi Cellule La definizione di CGC è in genere una diagnosi di esclusione e rappresenta il sinonimo di NSCLC N.A.S. su campione operatorio. Esistono 5 varianti di CGC: basaloide, simillinfoepiteliale (lymphoepithelioma-like), a cellule chiare, a fenotipo rabdoide e a grandi cellule neuroendocrino. Come accennato precedentemente, nella nuova classificazione WHO molte varianti sono state eliminate e accorpate all’interno dei carcinomi più convenzionali , con l’eccezione del carcinoma simil-linfoepiteliale e l’introduzione del carcinoma con traslocazione NUT. Il termine CGC non va mai applicato quando la diagnosi viene posta su piccole biopsie o su esami citologici essendo una diagnosi da porre solo su campione operatorio. Carcinoma a Piccole Cellule (Microcitoma) Tumore a prevalente localizzazione centrale, costituisce circa il 10-15% dei carcinomi polmonari e presenta caratteristiche neuroendocrine ed epiteliali. La diagnosi si basa soprattutto sulle caratteristiche nucleari (cromatina finemente dispersa, nucleolo assente, mitosi frequenti con detriti apoptotici) ed è molto più facile su campione citologico ben allestito piuttosto che su biopsia, per la frequente presenza di artefatti da trauma bioptico. 63 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Il CPC è raramente operabile , mentre diffusione mediastinica ed ematica a distanza sono presenti già alla diagnosi. La diagnosi differenziale va posta soprattutto nei confronti di tumori carcinoidi e linfomi , per le importanti ricadute terapeutiche . Il CPC si caratterizza per positività puntiforme (dot-like) per citocheratine (in particolare a basso peso molecolare come CAM5.2) e cromogranina, positività per TTF -1 e CD56 (80% dei casi), negatività per LCA , p63 e napsina, con elevato indice citoproliferativo con Ki67/MIB-1 (>70%). CARATTERIZZAZIONE BIOLOGICA TISSUTALE. Caratterizzazione biomolecolare Negli ultimi anni lo studio delle caratteristiche molecolari dei tumori del polmone ha messo in evidenza un ruolo specifico di alcuni geni che rappresentano importanti bersagli terapeutici, tra cui EGFR (Epidermal Growth Factor Receptor) ed ALK (chinasi del linfoma anaplastico). Nel NSCLC (ed in particolare nel 10-15% degli ADC dei pazienti caucasici e nel 40% dei pazienti asiatici) sono state identificate mutazioni attivanti di EGFR a carico degli esoni 18, 19, 20 e 21, la cui presenza rappresenta il più importa nte fattore predittivo per adottare terapie a bersaglio molecolare con specifici inibitori. KRAS è un oncogene mutato nel 20-30% degli ADC polmonari, particolarmente nella popolazione caucasica fumatrice ed in forme muco-secernenti o solide. Più recentem ente, sono state documentate nuove alterazioni molecolari che definiscono in maniera specifica altri sottogruppi di ADC: il riarrangiamento dell’oncogene ALK con l’oncogene EML4 sul braccio corto del cromosoma 2 (o con altri geni di fusione) attiva una specifica tirosinochinasi coinvolta nei processi di proliferazione e sopravvivenza cellulare [30-37], presente nel 5-8% circa degli ADC polmonari . La determinazione del riarrangiamento del gene ALK è necessaria per selezionare i pazienti da sottoporre a trat tamento con inibitori specifici (crizotinib, già impiegato nella pratica clinica , nonché altri non ancora disponibili nella pratica clinica). Altre alterazioni molecolari, particolarmente in ADC, con promettente ricaduta terapeutica con inibitori specifici sono rappresentate dal riarrangiamento del gene ROS1 (1-2% di ADC) e del gene RET, mutazioni attivanti di BRAF (sia V600E che non-V600E) ed HER2 [38,39]. Amplificazione di FGFR1, mutazione di PI3KCA, mutazioni di PTEN, amplificazione e mutazioni di PDGFR e mutazioni di DDR2 sono alterazioni molecolari con promettente ricaduta terapeutica nel CS. Attualmente, solo EGFR ed ALK rappresentano bersagli molecolari con terapia specifica disponibile e dunque vanno testati, come riportato di seguito. Il ruolo di KRAS (seppure rappresenti il driver molecolare più frequentemente implicato nell’ADC polmonare e la presenza di mutazioni di KRAS sia stata evidenziata come un fattore predittivo negativo per l’uso di inibitori di EGFR ) è ancora controverso sia come fatt ore prognostico che predittivo alla risposta chemioterapica. Pertanto la determinazione di KRAS contemporaneamente ad EGFR e ALK rimane del tutto opzionale (50-63).. E’ buona pratica, tuttavia, cercare di testare subito anche ALK insieme ad EGFR per cercare di ottimizzare l’utilizzo del materiale tumorale , spesso limitato . Mentre EGFR e KRAS sono solitamente alterazioni geniche mutualmente esclusive , il riarrangiamento di ALK è stato riscontrato nell’1-2% dei tumori EGFR mutati. L’ottenimento di maggiori quantità di materiale neoplastico, la conservazione adeguata delle cellule tumorali, la scelta della re-biopsia in caso di tumore oncogene-addicted in corso di resistenza farmacologica, l’ottimizzazione della gestione del materiale da parte di patologi dedicati alla patologia polmonare rappresenteranno punti chiave nelle scelte decisionali nel prossimo futuro dell’Anatomia Patologica in campo oncologico polmonare. 64 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Relativamente alla determinazione dello stato mutazionale di EGFR, le raccomandazioni elaborate dall’AIOM in collaborazione con la SIAPEC prevedono che: La determinazione dello stato mutazionale di EGFR si rende necessaria per la scelta della migliore strategia terapeutica in pazienti selezionati con NSCLC in stadio avanzato (III-IV); Possono essere sottoposti ad esame mutazionale del gene EGFR i pazienti con NSCLC ad istotipo adenocarcinoma , carcinoma a grandi cellule , NSCLC misto con adenocarcinoma , e NSCLC N.A.S. che presentano la più alta probabilità di riscontro di mutazioni;* La determinazione delle mutazioni di EGFR può essere eseguita su pezzo operatorio oppure su prelievo bioptico o citologico del tumore primitivo e/o della metastasi; esse comprendono mutazioni attivanti di EGFR a carico degli esoni 18, 19, 20 e 21; in presenza di scarso materiale viene ricercata la mutazione più frequente ( esone 19del, L858R); Poiché mutazioni attivanti sono state descritte negli esoni 18-21, questi 4 esoni dovrebbero essere sottoposti ad amplificazione mediante PCR e successiva analisi mutazionale. Considerata la scarsità del materiale biologico dispo- nibile in alcuni casi, la priorità va data alla determinazione delle mutazioni degli esoni 19 e 21 che risultano le più frequenti ; in caso di negatività e di disponibilità di DNA , anche gli esoni 18 e 20 dovrebbero essere analizzati. Alcune mutazioni in particolare quelle dell'esone 20 (inserzione dell'esone 20 e sostituzione con la T790M) sono attivanti e conferiscono resistenza agli inibitori tyrosine ckinasi EGFR. Queste mutazioni sono rare ma possono esistere in subcloni neoplastici e conferire resistenza a tale terapia. (Sequist) Nei pazienti non fumatori , deboli fumatori (< 15 pacchetti/anno o ≤ 5 sigarette al giorno ) ed ex-fumatori (da ≥ 15 anni) con gli istotipi suddetti , in cui non è disponibile un adeguato materiale, può essere indicato un ulteriore prelievo bioptico per permettere la successiva determinazione molecolare quando clinicamente indicato. *Nei casi di carcinoma squamoso “puro” (p40 +/TTF1-), il paziente può non essere te stato in quanto sicuramente EGFR non mutato, con l’eccezione dei rari casi di carcinoma squamoso in pazienti giovani o non fumatori, in cui il test va comunque eseguito. La metodica RT-PCR per la determinazione di mutazioni somatiche su tessuto prevede la purificazione e la quantificazione del DNA prima dell’amplificazione mediante PCR . Ciò è possibile solo se si dispone di una sufficiente quantità di tessuto neoplastico , in pratica corrispondente a circa sei sezioni di 10 micron di una biopsia bronchiale di medie dimensioni . E’ difficile indicare qual è il minimo quantitativo di cellule per l’analisi molecolare in tali casi , anche perché ciò che conta è l’amplificabilità del DNA del campione che può dipendere oltre che dalla quantità , anche dalla qualità del materiale biologico e da una serie di altri parametri , in particolare il tempo di permanenza del campione nel fissativo. Alcuni studi hanno utilizzato il limite minimo di 100 cellule tumorali per la esecuzione della analisi mutazionale dell’EGFR. Il campione di tessuto da sottoporre ad analisi molecolare risulta frequentemente eterogeneo : accanto ad aree di carcinoma polmonare possono essere presenti aree di necrosi , aree flogistiche e componenti tessutali normali . La possibilità di individuar e mutazioni geniche è condizionata dalla percentuale di cellule neoplastiche nel campione . La percentuale minima per l’espletamento dell’esame non è facilmente quantificabile e dipende dalla sensibilità della metodica d’analisi. L'uso di procedure di analisi mutazionale standard (sequenziamento diretto) necessita della presenza di almeno il 50% di cellule neoplastiche. Pertanto, prima dell’estrazione del DNA, l’anatomopatologo deve valutare le caratteristiche del tessuto in esame ai fini di una eventuale macrodissezione e , nel caso questa si rendesse necessaria , selezionare le aree del campione più ricche di cellule tumorali . La macrodissezione viene eseguita su sezioni di tessuto paraffinato dello spessore di 6-10 micron montate su vetrino portaoggetto. Nel caso di piccole biopsie potrebbe rendersi necessaria la microdissezione laser. 65 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Varie tecniche sono disponibili per l’analisi delle mutazioni del gene EGFR La refertazione è parte integrante della procedura diagnostica previa richiesta da parte dell'oncologo e dovrebbe contenere le seguenti informazioni: L’identificazione del paziente e del medico/struttura che ha richiesto l’analisi. · · Il materiale utilizzato per l’analisi , l'adeguatezza del campione e la percentuale di cellule tumorali. · La metodica impiegata per l’esecuzione dell’analisi. · Gli esoni sottoposti ad analisi. · Le mutazioni indagate nel caso delle metodiche a bersaglio molecolare. · I risultati del test, con specificazione del tipo di mutazione eventualmente rilevata. · Il referto deve essere compilato su un modello prestabilito e firmato dall’anatomo patologo e dall’esecutore del test molecolare. Il tempo per la refertazione non deve superare le due settimane dalla richiesta della determinazione. Indicazioni all’analisi dei riarrangiamenti di ALK L’analisi delle alterazioni molecolari di ALK (Anaplastic Lymphoma Kinase) si rende necessaria per la scelta della migliore strategia terapeutica in pazienti selezionati con carcinoma polmonare non a piccole cellule (Non-small Cell Lung Cancer: NSCLC), in stadio IIIB e IV che, in presenza di riarrangiamenti del gene, possono beneficiare del trattamento con inibitori di ALK. I riarrangiamenti del gene ALK sono stati descritti per la prima volta nel 2007 come piccole inversioni nel cromosoma 2p inducenti una fusione di parti del gene EML 4 con parti del gene ALK nel NSCLC . La risultante proteina di fusione , ad attività chinasica , conferiva alle cellule un forte stimolo proliferativo. Oltre a EML4 sono stati riportati altri partners di fusione con il gene ALK (TFG, KIF5B, etc.). I prodotti di queste traslocazioni sono proteine chimeriche in cui la attività tirosino -chinasi di ALK è costitutivamente attivata , innescando così un processo aberrante di fosforilazione di substrati cellulari a valle delle stesse oncoproteine ALK-chimeriche. I dati clinici relativi alle fusioni di ALK con altre proteine sono ancora esigui. L’esame di ALK trova indicazione nei pazienti con NSCLC con istotipo adenocarcinoma, carcinoma a grandi cellule, carcinoma misto con adenocarcinoma, o NSCLC non altrimenti specificato (not otherwise specified : NOS) che presentano la più alta probabilità di riscontro di riarrangiamenti del gene. Il riarrangiamento di ALK è presente nel 2-7% dei NSCLC. Come le mutazioni del gene EGFR, anche i riarrangiamenti del gene ALK si osservano con assoluta prevalenza in alcuni particolari istotipi del NSCLC. Pertanto, un accurato inquadramento istopatologico risulta oggi essenziale nell’iter diagnostico e terapeutico dei pazienti con neoplasia polmonare. Relativamente alla determinazione del riarrangiamento di ALK, le raccomandazioni elaborate dall’AIOM in collaborazione con la SIAPEC prevedono che: L’esame di ALK trova indicazione nei pazienti con NSCLC con istotipo adenocarcinoma, carcinoma a grandi cellule, NSCLC misto con adenocarcinoma, o NSCLC N.A.S., che presentano la più alta probabilità di riscontro di riarrangiamenti del gene; In base alle conoscenze attuali , la determinazione delle alterazioni di ALK può essere eseguita su pezzo operatorio, oppure su prelievo bioptico o citologico del tumore primitivo e/o della metastasi; 66 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 Nei pazienti a più alta probabilità in assoluto di alterazioni di ALK , ovvero non fumatori, deboli fumatori (< 15 pacchetti/anno o ≤ 5 sigarette al giorno) ed ex-fumatori (da ≥ 15 anni) con gli istotipi suddetti, per i quali non sia disponibile un adeguato materiale , può essere indicato un ulteriore prelievo bioptico per permettere la successiva determinazione molecolare quando clinicamente indicato. Ad oggi, l’esame standard per la determinazione è la FISH (Fluorescence In Situ Hybridization), anche se nell’approvazione dell’EMA (European Medicines Agency ) si fa riferimento alla positività di ALK con un “test validato” ( immunoistochimica ). Lettura del preparato L’analisi è effettuata con un microscopio a fluorescenza , dotato di filtri adatti per i fluorocromi usati, adeguata lampada per la fluorescenza e obiettivi ad alto ingrandimento (40x, 60x o 100x in immersione ad olio). La prima osservazione deve essere condotta con filtro per DAPI, a 20x identificando le aree neoplastiche sulle quali valutare il gene. In queste aree si aumenta l’ingrandimento e si osservano i segnali luminosi intranucleari, contandoli e tabulando i dati. L’esame viene effettuato sull’intera sezione valutando almeno 50 nuclei neoplastici per stabilire il cut -off di positività : il paziente è considerato positivo e candidato alla terapia con crizotinib se la neoplasia presenta >50% dei nuclei con riarrangiamento e negativa se presenta <10% dei nuclei riarrangiati . Un campione è considerato ambiguo se presenta una percentuale di nuclei con riarrangiamento compresa tra il 10% e il 50%. In questi casi il preparato deve essere valutato da un secondo operatore. Se la media delle percentuali di riarrangiamento riportate nelle due osservazioni è superiore o uguale al 15%, il caso è considerato positivo. Nel 5-10% dei casi non si osserva il riarrangiamento , bensì un aumento delle copie del gene . Il significato di questa alterazione ai fini del trattamento con inibitori di ALK non è ancora noto . L’attuale protocollo diagnostico-terapeutico individua nel 15% di nuclei riarrangiati in FISH la soglia per potere considerare il caso come “positivo” e il paziente candidabile al trattamento. La tecnologia è disponibile in Kit commerciali sviluppati per uso diagnostico , tra cui. il kit diagnostico certificato dall’FDA Abbott Vysis (ALK Break Apart FISH Probe Kit, Abbott Molecular, Inc.). L’immunoistochimica con i nuovi kit ad elevata sensibilità (clone D5F3) rappresentano un ottimo test di screening per identificare i casi da sottoporre ad ulteriore conferma FISH. La refertazione è parte integrante della procedura diagnostica nei casi avanzati III -IV e previa richiesta da parte dell'oncologo e dovrebbe contenere le seguenti informazioni: L’identificazione del paziente e del medico/struttura che ha richiesto l’analisi. Il materiale utilizzato per l’analisi. • La metodica impiegata per l’esecuzione dell’analisi e la tipologia del test commerciale utilizzato. • I risultati del test, espressi in termini di negatività o positività per il riarrangiamento del gene ALK ed in quest’ultimo caso deve essere indicata la percentuale di nuclei con riarrangiamento sul numero totale dei nuclei sottoposti ad analisi. • Il referto deve essere compilato su un modello prestabilito e firmato dall’anatomopatologo e dall’esecutore del test molecolare. • Il tempo per la refertazione non deve superare le due settimane dalla richiesta della determinazione. 67 Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS BARI Percorso diagnostico, terapeutico assistenziale (PDTA) Carcinoma Polmonare Codice Rev. 00 BIBLIOGRAFIA relativa ad allegato 8: Lott R.,Tunnicliffe J., Sheppard E., et al –Pre Microscopic Exasmination Specimen Handling Guidelines in the Surgical Patology Laboratory – CAP and NSH pub HISTOQUIP 2014:1-49 College of American Patologist, Laboratory Accreditation Manual 2013 Edition Ministero della Salute, Consiglio Superiore di Sanità, Sezione I – Linee Guida Tracciabilità, raccolta, trasporto, conservazione e archiviazione di cellule e tessuti per indagini diagnostiche di Anatomia Patologica – maggio 2015 Procedure certificate secondo il Sistema ISO 9000-2008 James A. 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