ANNO 22° N°1 GENNAIO/GIUGNO 2015 PRATO MEDICA Notiziario dell’Ordine dei medici-chirurghi e degli odontoiatri di Prato INDICE COMITATO DI REDAZIONE Il Consiglio Direttivo CONSIGLIO DIRETTIVO Presidente 2 Editoriale del presidente 4 L’opinione Bilancio dei primi sei mesi di lavoro nell’ottica della continuità 5 7 In evidenza Convegno ENPAM I problemi della formazione specifica in medicina generale 9 Vita dell’Ordine Francesco Sarubbi Vice Presidente Guido Moradei Segretario Giuseppe Magro (Odontoiatra) Tesoriere Enrico Davalli 19 Consiglieri 23 Pagine Odontoiatriche I fondi europei a disposizione dei medici e degli odontoiatri De Biasi: “No agli odontotecnici come professione sanitaria” Alessandro Benelli Livio Benelli (Odontoiatra) Luigi Biancalani Dante Mondanelli Pasquale Palumbo Lucia Pierazzoli Rosanna Sciumbata 27 40 Revisori dei conti effettivi 41 Informazioni 43 Informazioni dall’Ordine 45 Riceviamo e pubblichiamo Revisore dei conti supplente 53 Medici disponibili per sostituzioni Lorenzo Guarducci 56 Eventi/Convegni in programmazione COMMISSIONE ODONTOIATRICA PUBBLICATO A CURA DELL’ORDINE DEI MEDICI DELLA PROVINCIA DI PRATO Direttore Responsabile Dr. LUIGI BIANCALANI Redazione e Amministrazione: PRATO, VIA VIAREGGIO, 10 - TEL. 0574 37938 - FAX 0574 31641 Il bollettino è inviato gratuitamente a Medici e Odontoiatri della Provincia di Prato iscritti all’Albo e agli Ordini dei Medici d’Italia. Tutti i manoscritti e gli articoli, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Autorizzazione del Tribunale di Prato n° 11/94 del 7/7/94 Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Post. DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 1 - DCB PRATO Stampa: Stabilimento Grafico Rindi - Via Ciampi, 16 - 59100 Prato Paola Pagnini (Presidente) Cristina Meoni Giuseppe Prioreschi Giuseppe Magro (Presidente) Elda Francesca Maria Gatti Dei (Segretario verb.) Carlo Baldi Giuseppe Maurizio Bellanti Livio Benelli Coordinatore redazionale Roberto Baldi 24 Articoli scientifici Percorso clinico assistenziale sulla SLA del territorio pratese Tumori non muscolo invasivi (NMI) della vescica I gruppi oncologici multidisciplinari nel trattamento dei pazienti malati di tumore Coperta: Veduta aerea di Palazzo Pretorio, Piazza del Comune, Prato. Retro-coperta: Veduta di Piazza del Comune, Prato. EDITORIALE DEL PRESIDENTE ✍ Nella funzione che mi accingo a svolgere, un obiettivo che mi sono dato è quello di cercare di promuovere i valori ed i contenuti professionali nella consapevolezza che un pensiero medico rinnovato ed innovato contribuisca a favorire l’attribuzione di nuovi strumenti per governare la professione. L’intervento della politica (vedasi comma 566 della Legge di Stabilità, riconoscimento delle professioni di Osteopata e Chiropratico) con la mancata riforma degli Ordini e le ultime decisioni di recente assunte dall’ “Antitrust”(a tal proposito il Consiglio di Stato ha accolto il 17/06/2015 il ricorso in sede cautelare proposto dalla FNOMCeO sospendendo l’applicazione della sanzione amministrativa) che ritiene la concorrenza sia una garanzia di qualità per la professione, determina il ripiegamento dei medici su posizioni di difesa. Occorre quindi un cambio di mentalità, una riflessione che possa promuovere l’idea di un medico non più dominato da logiche amministrative, gestionali, finanziarie. Occorre un ripensamento del ruolo del medico nelle varie organizzazioni dove far emergere l’inadeguatezza della formazione. La burocrazia sta privando la classe medica dal controllo della propria attività lavorativa pertanto dobbiamo riscoprire i fondamenti professionali della qualità delle cure. In ambito locale è da rilevare che il sistema sanitario pubblico pratese sta attraversando un periodo di crisi, difficoltà e trasformazioni. E’ necessario potenziare il territorio con quelle strutture intermedie che dovrebbero accogliere il paziente che necessita di una bassa intensità di cura, cioè di quel livello assistenziale, di quei letti che non hanno trovato spazio dentro il Nuovo Ospedale di Prato. Questo, che è stato realizzato anche con un cospicuo investimento da parte dei privati, mette in evidenza incongruenze strutturali ed organizzative. Alcune determinano grandi disservizi e richiederebbero solo un piccolo impegno. Basti pensare che ancora oggi dopo oltre 1 anno e mezzo dall’inaugurazione orientarsi tra le corsie dei reparti è una impresa biblica, visto che queste somigliano più ad un labirinto che ad un percorso centrato sul paziente e sull’utente. Nessun cartello interno indica all’utenza in quale Unità Operativa si trova. Inoltre gli spazi lavorativi in corsia per medici ed infermieri sono veramente risicati ed insufficienti e gli utenti si ritrovano ad essere accolti in stanze dove non ci sono nemmeno le sedie e dove non vengono rispettati nemmeno i più grossolani principi di privacy. Tutti problemi risolvibili dalla struttura tecnocratica, con un po’ di “accountability”, cioè non solo senso di responsabilità, ma anche impegno a “doverne rispondere”. L’assalto giornaliero al Pronto Soccorso mette in evidenza anche alcuni limiti e contraddizioni del nostro sistema sanitario. Infatti rivolgersi a questo servizio può costituire un modo per aggirare le liste di attesa ed ottenere prestazioni che richiederebbero molto 2 ✍ tempo e denaro. A volte questi pazienti, presi in carico dal PS, un po’ per atteggiamento difensivo, un po’ per eccesso di zelo, eseguono oltre l’esame che li ha condotti in quel posto, anche una serie di ulteriori esami e magari un periodo di qualche giorno a letto in osservazione temporanea. Un vero spreco di risorse. Con questo trend l’ospedale di Prato rischia di trasformarsi in un grande Pronto Soccorso, organizzato solo per tamponare l’acuzie, stabilizzare il paziente e rispondere a molta domanda impropria. In questo contesto di “emergenza permanente” il sistema sanitario pratese sta vivendo una doppia crisi di identità, prima con il trasloco verso il nuovo ospedale ed adesso con il mega accorpamento, previsto dalla recente legge di riforma, approvata dalla Regione Toscana qualche mese prima delle elezioni. Secondo quanto dettato dalla norme regionali dal 1 di luglio 2015 decade la Direzione Aziendale della ASL pratese e le ASL di Prato, Pistoia ed Empoli confluiranno in una “Aslona” di cui la legge, al momento, non definisce né il funzionamento della linea gerarchica e direzionale, né i ruoli, le competenze ed i bilanci. In questo scenario il rischio che corre il nostro territorio è che la crisi economica e la necessità di recuperare risorse provochino un ulteriore indebolimento, caratterizzato da tagli a quelle eccellenze professionali ed organizzative che hanno dimostrato di saper coniugare efficienza e qualità. I territori periferici, come il nostro, nonostante nel tempo abbiano dimostrato una capacità di utilizzare in modo oculato ed efficiente le risorse, rischiano di subire ulteriori tagli dei servizi ai cittadini. I medici pratesi di fronte la crisi economica e la trasformazione del sistema sono disponibili a mettersi in gioco ed a fare la loro parte. La strada è in salita, ma accettiamo la sfida e ci impegneremo per difendere il sistema sanitario pubblico pratese e per tutelare la salute dei cittadini. Nell’auspicio di tempi migliori, auguro a tutti Voi e alle Vostre famiglie serene vacanze. Dr. Francesco Sarubbi 3 L’OPINIONE Dopo il passaggio di testimone alla presidenza BILANCIO DEI PRIMI SEI MESI DI LAVORO NELL’OTTICA DELLA CONTINUITÀ di Roberto Baldi Siamo ormai a oltre sei mesi da una nuova fase del nostro cammino: una stretta di mano e un ringraziamento a Luigi Biancalani, che ha guidato l’Ordine di Prato fin dalla sua nascita, insieme agli amici di ieri e di oggi, per dargli un’impronta di decoro e di costante presenza nelle problematiche sanitarie del territorio. Un ringraziamento al nuovo presidente Francesco Sarubbi, che ha rappresentato fin dagli esordi, un cardine fondamentale per l’apporto di esperienza anche sindacale con cui si è intessuto il lavoro tradizionale del nostro organismo. Significativo, più di ogni altro attestato esterno, il fatto che tutti i consiglieri neo eletti abbiano votato la candidatura di Francesco Sarubbi all’unanimità, a testimoniarne la stima e l’impulso congiunto per il lavoro, a cui il nuovo presidente si è già apprestato con risultati apprezzabili. Francesco Sarubbi, come segretario FIMMG e come medico di famiglia, rappresenta un esempio lodevole di azione pragmatica a favore dei propri colleghi sia nello stesso sindacato sia anche in ambito ordinistico. Il fatto che la maggioranza dei consiglieri sia stata riconfermata, con il criterio di cauti correttivi manifestatosi anche nelle passate elezioni, conferma la volontà congiunta degli iscritti di un cammino il più possibile ponderato e un gradimento per l’azione sin qui svolta. La collaborazione da sempre esistita fra il nuovo presidente Sarubbi e l’ex presidente Biancalani, passato ad incarichi pubblici di cui certamente il nuovo organismo si gioverà, e la scelta di persona esperta e competente come Guido Moradei alla vicepresidenza, insieme a tutte le altre collocazioni dei vari consiglieri, hanno già garantito in questo primo anno un cammino di autorevolezza e di prestigio. Viviamo tempi difficili sia per le incombenze finanziarie nazionali che si riflettono inevitabilmente ai vari livelli della sanità, sia per la particolarità del contesto pratese a livello ospedaliero e di territorio, caratterizzato fra l’altro da una forte immigrazione con vistosa presenza di individui a maggior rischio di emarginazione, come i nomadi, gli immigrati e le persone senza fissa dimora. L’Ordine di Prato è stato anche in questo avvio interprete sensibile delle varie problematiche stabilendo un aperto confronto con l’ASL e gli enti più direttamente partecipi quali Comune, Provincia e Regione. E’ un dialogo che continua nell’ottica di salvaguardia delle benemerenze acquisite e di correttivo delle insufficienze persistenti. 4 !I N EVIDENZA GRANDE SODDISFAZIONE PER LA RIUSCITA DEL CONVEGNO “CONOSCIAMO L’ASSISTENZA E LA PREVIDENZA DELL’E.N.P.A.M.” TENUTOSI A PRATO IL GIORNO 11 APRILE 2015 Sabato 11 aprile alle ore 9,00 a Prato si è svolto, organizzato dall’Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Prato, presso l’Hotel Datini in viale Marconi, un importantissimo convegno dal titolo: “Conosciamo l’assistenza e la previdenza dell’E.N.P.A.M.”. L’ Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza di tutti i Medici si occupa di fornire l’assistenza e la previdenza a favore di tutti i medici e gli odontoiatri. E’ uno dei più grandi enti previdenziali privati d’Italia. Il Convegno aveva l’obiettivo di far conoscere gli scopi, le competenze, i compiti della Fondazione E.N.P.A.M. e tutti i vari aspetti previdenziali, ma anche assistenziali, che l’Ente stesso svolge nei confronti dei medici e degli odontoiatri iscritti. A dare particolare lustro al convegno è stata la partecipazione dei massimi vertici istituzionali dell’E.N.P.A.M., rappresentati dal Presidente della Fondazione E.N.P.A.M., dott. Alberto Oliveti, e dal Presidente del Collegio Sindacale dell’E.N.P.A.M., dott. Venanzio Gaspari. Dopo aver svolto le loro interessanti relazioni, il dott. Oliveti e il dott. Gaspari si sono resi disponibili a rispondere alle domande dei medici e odontoiatri partecipanti. La presenza del Presidente della Fondazione E.N.P.A.M. del Presidente del Collegio Sindacale E.N.P.A.M ha permesso a tutti i partecipanti al Convegno di avvicinarsi al maggior livello istituzionale possibile dell’Ente stesso, e di porre domande di carattere generale su tutti gli aspetti gestionali e organizzativi della Fondazione. In particolare il convegno voleva avviare i giovani professionisti iscritti ad una conoscenza più approfondita dell’Ente, e la loro numerosa presenza ne è stata piena testimonianza. Nella stessa sede del convegno, in una sala attigua, erano presenti alcune postazioni E.N.P.A.M. con funzionari addetti a rispondere, tramite precedente prenotazione, a tutte le richieste riguardanti le singole posizioni previdenziali e assistenziali dei medici e degli odontoiatri iscritti all’Ordine. Grande la partecipazione degli iscritti all’Ordine che hanno presenziato attivamente alle relazioni in sala, mentre hanno ottenuto un enorme successo i tavoli 5 ! di consultazione delle posizioni pensionistiche e assistenziali, dedicate ai medici e gli odontoiatri iscritti alla Fondazione E.N.P.A.M., soprattutto a quelli prossimi all’età pensionabile. Visto l’elevato numero di richieste, tale attività è proseguita poi nei giorni successivi nella sede dell’Ordine, tramite collegamento telematico on-line con la sede ENPAM. L’Ordine intende ringraziare i dirigenti ENPAM e i loro collaboratori per l’ottimo impegno svolto per la riuscita piena di questa iniziativa, nonché tutti i colleghi partecipanti, che hanno reso possibile il successo di questa manifestazione. In occasione del Convegno ENPAM, è stata consegnata al Dr. Luigi Biancalani una targa ricordo in segno di gratitudine per il lavoro svolto nei venti anni di Presidenza dell’Ordine. Al dott. Luigi Biancalani Presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Prato negli anni 1993 – 2014 con riconoscenza e gratitudine per l’encomiabile attività svolta a favore di tutti i medici e odontoiatri iscritti. 6 ! I PROBLEMI DELLA FORMAZIONE SPECIFICA IN MEDICINA GENERALE Roberto Stella Referente del Comitato Centrale per l’Area Strategica “Formazione” L’analisi della situazione attuale della formazione specifica in medicina generale pone alla nostra attenzione alcuni problemi sui quali è necessario intervenire prioritariamente. La prima criticità riguarda l’offerta formativa che appare insufficiente a coprire il fabbisogno futuro di medici di medicina generale. Pur considerando tutte le attuali criticità, vanno aumentate le borse di studio sulla base di una seria programmazione degli accessi che tenga conto dei fabbisogni regionali e nazionali anche in relazione all ‘andamento della curva demografica e delle curve di pensionamento e uscita dalla professione, ma soprattutto sulla valutazione delle reali possibilità lavorative. Attualmente sono previste poco meno di mille borse di studio all‘anno gravate da un tasso di abbandono del 15-20% annuale. Se consideriamo un’ipotesi di uscita media dalla professione a 67 anni , i numeri ci dicono che nel 2016 cesseranno 1807 MMG, 2479 MMG nel 2017, 3106 MMG nel 2018, 3740 nel 2019, 3973 nel 2020, per un totale di 15.105 medici di famiglia che usciranno dalla professione nei prossimi cinque anni. Deve essere uniformato e reso omogeneo a livello nazionale per contenuti, obiettivi e programmazione il tirocinio che presenta oggi ancora notevoli difformità a livello delle singole regioni. Sono necessarie linee di indirizzo condivise e cogenti sull’intero percorso formativo nel rispetto delle esperienze regionali già consolidate per le quali si deve prevedere una quota di autonomia. La revisione dei percorsi deve passare necessariamente attraverso una revisione della normativa con la modifica dei decreti attuativi o l’introduzione di altri strumenti normativi più agili che permettano di ridefinire il percorso e rendere il tirocinio più adeguato alle reali necessità formative dei futuri medici di medicina generale e agli obiettivi del corso. Due anni di formazione sul territorio, un semestre di formazione ospedaliera e un percorso integrato con l’università, un’attività di tirocinio completa ed operativa svolta secondo il concetto “dell’imparare facendo” che mettano già direttamente il tirocinante in condizioni di operare autonomamente sul territorio al termine del corso. Vanno individuate e introdotte nel percorso di tirocinio attività integrative professionalizzanti, già previste peraltro dalla legge 158 art.1 comma 5 (decreto Balduzzi), nell ‘ambito delle cure primarie definendole all ‘interno del contratto 7 ! di categoria. Tali attività potrebbero permettere di completare e rendere più formativo il periodo di tirocinio e costituire una fonte di risorsa economica per i tirocinanti, integrativa di una borsa di studio attualmente insufficiente e non parificata a quella delle altre scuole di specializzazione. La disequità del trattamento economico è aggravata, in alcune Regioni, da inammissibili ritardi nella corresponsione delle già esigue risorse, associati a incomprensibili rigidità applicative di un iniquo regime di incompatibilità. La FNOMCeO chiede pertanto al Ministero della Salute un impegno a reperire le risorse per realizzare i necessari interventi perequativi e ritiene, nelle more, imprescindibile, dall’ immediato, la definizione delle compatibilità professionalizzanti, che, oltre ad avere un elevato valore formativo , realizzando quegli spazi di responsabilizzazione diretta in ambito di cure primarie, necessari nel processo di formazione specialistica, possono essere occasione di ristoro economico, senza impegno di risorse pubbliche aggiuntive. Ancora va affrontato e risolto il problema dei lunghi tempi di attesa per l’accesso al corso dopo la laurea e quelli per l’inserimento nella professione dopo il conseguimento del diploma: dall’iscrizione al corso al sostenimento dell’esame, alla pubblicazione della graduatoria, al tempo di creazione della graduatoria unica, ai tempi e ritardi di pubblicazione delle graduatorie uniche regionali e delle zone carenti. Ad oggi al momento dell’iscrizione al concorso è necessario essere in possesso dell‘abilitazione professionale e dell’iscrizione all’ordine professionale, ciò determina per questioni di tempi e scadenze non perfettamente corrispondenti tra fine del percorso di laurea e acquisizione dei titoli, il rischio di un lungo ritardo per accedere al corso. Ancora va affrontato e risolto il problema della sospensione obbligatoria per gravidanza che prolunga anche di un anno o più la possibilità di inserimento nella graduatoria unica regionale e conseguentemente nel mondo del lavoro. Una risposta potrebbe essere l’iscrizione sotto condizione già al terzo anno di corso nelle graduatorie. Resta aperta infine la problematica del riconoscimento del titolo di specializzazione, come avviene nella maggior parte dei paesi europei; la FNOMCeO, per parte sua, ha già dato indicazione agli Ordini Provinciali di inserire il titolo conseguito nel corso di formazione specifica in medicina generale all’interno dell’albo, con pari evidenza rispetto al titolo di specializzazione. La FNOMCeO richiede, pertanto, che il Ministero della Salute possa riprendere ed affrontare questi temi rapidamente, riaprendo un tavolo di lavoro con l’auspicata presenza dei rappresentanti dei professionisti interessati e ponendo le premesse per un efficace intervento di riordino del percorso di formazione in medicina generale. 8 VITA DELL’ORDINE DAL 1 GENNAIO 2015 A seguito delle elezioni per il rinnovo degli Organi Istituzionali dell’Ordine per il triennio 20152017 svoltesi nei giorni 22-23 e 24 novembre 2014, in data 02/12/2014 si è insediato il Consiglio Direttivo per l’assegnazione delle cariche. Il Consiglio Direttivo per il triennio 20152017 risulta così composto: PRESIDENTE Dott. FRANCESCO SARUBBI VICE PRESIDENTE Dott. GUIDO MORADEI SEGRETARIO Dott. GIUSEPPE MAGRO (Odontoiatra) TESORIERE Dott. ENRICO DAVALLI CONSIGLIERI: Dott. ALESSANDRO BENELLI Dott. LIVIO BENELLI (Odontoiatra) Dott. LUIGI BIANCALANI Dott. DANTE MONDANELLI Dott. PASQUALE PALUMBO Dott.ssa LUCIA PIERAZZOLI Dott.ssa ROSANNA SCIUMBATA MOVIMENTI ALBI Cancellazioni per trasferimento ad altro Ordine Dr. Vania PIRILLO (Albo Medici) Dr. Federico Antonio GOLIN (Albo Odontoiatri) Dr. Fernando ARTESE (Doppio iscritto) Dr.ssa Luna GARGANI (Albo Medici) Dr. Aniello TONZIELLO (Albo Medici) Dr.ssa Elisa ZIPOLI (Albo Medici) Dr. Paolo CIULLINI (Albo Medici) Dr. Nestore GENNAI (Albo Medici) Dr. Patrizio DESII (Albo Medici) Iscrizioni Dr.ssa Sara NASORRI (Albo Odontoiatri) Dr.ssa Diletta COZZI (Albo Medici) Dr. Filippo GIARDI (Albo Medici) Dr. Alberto PIERACCINI (Albo Medici) Dr.ssa Lavinia ZEZZA (Albo Medici) Dr.ssa Giusy PATANIA (Albo Medici) Dr. Luca PASQUINI (Albo Medici) Dr.ssa Elisa OLIVIERI (Albo Medici) Dr.ssa Olga SMORCHKOVA (Albo Medici) Cancellazioni per trasferimento all’estero Dr. Andrea BECOCCI (Albo Medici) Cancellazioni su richiesta Dr. Osvaldo Sauro SANESI (Albo Medici) Cancellazioni per decesso Dr. Roberto MATTII (Albo Medici) Dr. Giuseppe MIGNANI (Albo Medici) RINNOVO COMMISSIONI ORDINISTICHE TRIENNIO 2015-2017 Il Consiglio Direttivo in carica per il triennio 2015-2017 ha provveduto al rinnovo delle Commissioni Ordinistiche e a nominarne i relativi referenti. Le Commissioni designate per il triennio 2015-2017 sono di seguito elencate: Commissione Informatica e Sito Web Referenti: Dr. Benelli Livio e Dr. Benelli Alessandro. 9 Commissione Problematiche ambientali composta dall’intero Consiglio Direttivo Commissione Giovani laureati under 40 Referente, Dr. Guglielmo Forgeschi. Commissione Pari Opportunità: Referente, Dr.ssa Lucia Pierazzoli. Commissione Aggiornamento Formazione Cultura Referente Dr. Santini Andrea. Commissione Sport e Tempo Libero Referente, il Dr. Rempi Roberto. Commissione Medicine non convenzionali Referente: Dr.ssa Pierazzoli Lucia Commissione Rapporti con gli Ordini Professionali Referente Dr. Alessandro Benelli Commissione problematiche medico legali Referente Dr.ssa Pagnini Paola, Commissione Sanità d’Iniziativa Coordinatrice della Commissione: Dr.ssa Bruna Lombardi, Capo Dipartimento Cure Primarie della ASL 4 di Prato. Commissione Medica Provinciale per l’accertamento dell’invalidità ai fini ENPAM. Presidente: Dr. Piero Magni Componenti: Dr.ssa Luciana Sonnellini Dr. Guglielmo Forgeschi RINNOVO INCARICHI ANNUALI Consulente del Lavoro: Rag. Giorgio Lai Consulente Amministrativo: Rag. Daniele Limberti Assistenza informatica gestione Albo, contabilità e sito web: HS Informatica srl Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione: Geom. Gino Balli; Medico competente: Dr.ssa Daniela Segni Consulenza Legale: Avv. Vittorio Bologni, Avv. Maria Cristina Ciafrè, Avv. Lamberto Galletti. CONCESSIONE PATROCINI o Patrocinio al “I° Convegno di Neuroautoimmunità” promosso dalla EVE-LAB in programma il 20 e 21 febbraio 2015 o Patrocinio al III° Meeting SNO Toscana dal titolo” Innovazione e High Technology nelle Neuroscienze Toscane. Il Contributo delle nuove generazioni” - 27 e 28 marzo 2015. o Convegno del 22/4/15 organizzato da Federanziani della Toscana dal titolo “ICTUS: come Prevenire, come curare”. o Convegno del 16/5/15 “Beneficio e danni da Sport” organizzato dall’Associazione Medico Sportiva Dilettantistica di Prato. 10 RIUNIONE CONSIGLIO DIRETTIVO DEL 19/01/2015 Vengono analizzati i contenuti del comma 566 della legge di stabilità che prevede: “Ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia, con accordo tra Governo e Regioni, previa concertazione con le rappresentanze scientifiche, professionali e sindacali dei profili sanitari interessati, sono definiti i ruoli, le competenze, le relazioni professionali e le responsabilità individuali e di équipe su compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione, anche attraverso percorsi formativi complementari. L’Ordine decide di attivarsi al fine di tutelare, in tutti i suoi aspetti, il ruolo professionale del Medico. Viene esaminata la Proposta di Legge della Giunta Regionale Toscana n. 77 del 22/12/2014 avente per oggetto “ Disposizioni urgenti per il riordino dell’assetto istituzionale e organizzativo del SSR”. Il Consiglio decide di mantenere invariata la quota iscrizione per l’anno 2015 e di fissarne la scadenza al 31/3/2015. Il Consiglio approva il bilancio di previsione per l’anno 2015 e decide di sottoporlo all’approvazione dell’assemblea indetta per il giorno 17/2/2015. RIUNIONE CONSIGLIO DIRETTIVO DEL 04/02/2015 Il Presidente riferisce di aver avuto un incontro con il Sindaco del Comune di Prato, Matteo Biffoni, nel corso del quale sono state affrontate le problematiche relative alle criticità emerse nei rapporti tra il Territorio e il Nuovo Ospedale di Prato. Le parti hanno ritenuto opportuno istituire un tavolo tecnico tra la ASL, il Comune di Prato e l’Ordine dei Medici. Di detto tavolo faranno parte, oltre al Presidente dell’Ordine, il Vice Presidente Dr. Guido Moradei ed il Consigliere Dr. Palumbo. Il Consiglio delibera di aderire alla proposta di convenzione che l'azienda Worldsnet ha indirizzato all'Ordine, conformemente a quello che ha inviato agli altri Ordini professionali della provincia di Prato. La proposta si realizza in un servizio di assistenza e consulenza relativa al P.C.T. (Processo Civile Telematico) e nell'acquisizione di strumenti di collegamento e redazione degli atti processuali a costo ridotto per gli iscritti all'Ordine dei Medici; la convenzione prevede anche la possibilità di acquisto, da parte degli iscritti, della firma digitale e del servizio di fatturazione elettronica. Il Consiglio nomina il Dr. Livio Benelli Responsabile per la Prevenzione della Corruzione e Responsabile per la Trasparenza. Il Consiglio delibera l’organizzazione di un convegno ENPAM dal titolo “Conosciamo la Previdenza e l’Assistenza dell’ENPAM” per il giorno sabato 11 aprile 2015, al quale parteciperà il Presidente dell’Ente Dr. Alberto Oliveti. In concomitanza del convegno saranno allestite postazioni con funzionari ENPAM addetti a rispondere alle richieste dei medici che vorranno verificare la loro posizione previdenziale. 11 ASSEMBLEA ORDINARIA DEL 17/02/2015 L’assemblea annuale degli iscritti all’Ordine ha approvato il Bilancio preventivo per l’esercizio finanziario 2015. RIUNIONE CONSIGLIO DIRETTIVO DEL 03/03/2015 Vengono istituiti il Comitato di Redazione del Bollettino, che sarà composto dall’intero Consiglio Direttivo il quale potrà avvalersi della collaborazione di medici giornalisti, ed il Comitato di Redazione Newsletter affinché l’attività di informazione e comunicazione verso gli iscritti possa essere più dinamica. Questo comitato è composto da tutti i Consiglieri dell’Ordine e dai Colleghi: - Biancalani Niccolò - Grassi Enrico - Bogani Stefano - Pacini Massimo - Feroci Francesco - Santini Andrea - Giaconi Gianfranco - Tribotti Federica RIUNIONE CONSIGLIO DIRETTIVO DEL 01/04/2015 Il Consiglio prende atto dei risultati delle elezioni per il rinnovo delle cariche in seno alla FNOMCeO. L’assemblea elettorale si è svolta nella nuova sede di proprietà della Federazione nei giorni 20, 21 e 22 marzo, ed è stata eletta Presidente della FNOMCeO per il triennio 2015-2017 il Presidente dell’Ordine di Gorizia, Dr.ssa Roberta Chersevani. Il Consiglio prende in esame le criticità del dipartimento salute mentale della ASL 4 di Prato. Viene deciso, dopo ampia discussione, che una delegazione del Consiglio Direttivo dell’Ordine si rapporti con la direzione generale della ASL 4 per affrontare questo gravoso problema. RIUNIONE CONSIGLIO DIRETTIVO DEL 21/04/2015 Il Consiglio discute in merito alla pubblicazione, da parte del Ministero della Salute, dell’aggiornamento dell’Elenco Nazionale dei Medici Competenti di cui al DM 4 marzo 2009, dal quale sono stati cancellati i medici che risultano privi dei requisiti previsti dalla normativa riguardante l’assolvimento dell’obbligo formativo. La FNOMCeO invita tutti gli ordini provinciali a non procedere ad alcuna revisione degli elenchi provinciali dei Medici Competenti in attesa della soluzione della questione e ritiene assolutamente necessaria l’adozione di una proroga al fine di consentire ai medici competenti il raggiungimento dei requisiti previsti. Il Consiglio delibera l’adozione di un regolamento per la concessione dei patrocini. Il Consiglio ritiene inopportuno stipulare convenzioni per l’assistenza legale agli iscritti per quanto concerne i rimborsi ai medici specializzandi, poiché un mandato legale comporterebbe, in caso di soccombenza, oneri a carico degli iscritti e conseguente responsabilità indiretta a carico dell’Ordine. Il Consiglio conferma la partecipazione societaria nell’organismo di mediazione “ADR Palazzo delle Professioni srl” e pone, come condizione essenziale per la permanenza nell’organismo, che 12 il bilancio della società al 31/12/2015 risulti in pareggio. L’Ordine decide di contribuire alla diffusione dell’iniziativa “Oral Cancer Week”, la campagna di sensibilizzazione per la prevenzione del tumore del cavo orale, attraverso il contributo dei Medici di Medicina Generale. RIUNIONE CONSIGLIO DIRETTIVO DEL 19/05/2015 Trasformazione del rapporto di lavoro da tempo parziale a tempo pieno della dipendente Sig.ra Mongatti Elena dal giorno 08/06/2015. DALLE COMMISSIONI ORDINISTICHE COMMISSIONE SANITÀ D’INIZIATIVA La Sanità di Iniziativa si basa sul lavoro integrato di diversi professionisti, Medici di famiglia, Specialisti e Infermieri e sulla capacità del paziente di intervenire sul proprio stato di salute. Una maggiore informazione e uno strutturato supporto educativo (individuale o di gruppo) al cittadino/paziente ne aumenterà l'autonomia e la capacità di gestire, assieme al proprio medico, la propria malattia. La Commissione Sanità di Iniziativa dell’Ordine dei Medici della Provincia di Prato, attraverso momenti di confronto fra MMG e specialisti, favorisce il lavoro di integrazione dei professionisti per facilitare percorsi condivisi, tali da consentire un miglioramento della qualità e della continuità delle cure per la gestione delle patologie croniche. COMMISSIONE GIOVANI UNDER 40 La Commissione Giovani Medici, fu istituita durante il mandato di Luigi Biancalani ed è stata confermata dall’attuale presidente Francesco Sarubbi. L'intento è quello di creare un'occasione di incontro ed informazione dedicato ed organizzato dai colleghi under 40. L’iniziativa è stata ben accolta ed ha riscosso un sorprendente successo. Dall’inizio dell’anno si sono tenute tre assemblee pubbliche, con una cinquantina di medici partecipanti e varie riunioni del consiglio direttivo, presieduto da Guglielmo Forgeschi. I temi finora toccati riguardano aspetti pratici della quotidiana attività, ma che possono talvolta risultare poco chiari specialmente a quanti hanno da poco intrapreso il nostro percorso professionale: certificazioni sportive, di invalidità civile e tutele assicurative INPS. Il programma dei prossimi incontri riguarderà interessanti ambiti della pratica clinica e sarà adattabile alle richieste dei partecipanti. 13 LA MEDICINA DEL TERRITORIO CHE CAMBIA. LE ASSOCIAZIONI FUNZIONALI TERRITORIALI TRA LUCI E OMBRE Con la Legge 8 novembre 2012, n. 189 (cosiddetta “Legge Balduzzi”) sono state istituite due nuove forme organizzative delle cure primarie territoriali: le Associazione Funzionali Territoriali (AFT) e le Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP). Le prime sono forme organizzative monoprofessionali, composte solo da medici di medicina generale, il cui scopo è farsi carico dell’assistenza territoriale dei cittadini nell’arco complessivo delle 24 ore, mentre le seconde sono forme organizzative multiprofessionali (MMG, specialisti territoriali, professionalità infermieristiche, ostetriche, tecniche, riabilitative, sociali, ecc.) più complesse, che debbono operare in strutture poliambulatoriali, per certi aspetti simili agli attuali distretti sanitari. In Regione Toscana, con l’Accordo integrativo regionale 2012, si è dato forma e contenuto a queste nuove organizzazioni e la nostra regione è stata la prima a dotarsi di una rete regionale di 115 AFT, ciascuna coordinata da un medico di medicina generale eletto tra i medici delle singole associazioni. E’ indiscutibile che la medicina territoriale avesse non solo bisogno di una profonda revisione e rivalutazione, dopo decenni di “attribuita” centralità nel S.S. N., almeno nelle parole dei politici, ma marginalizzata e negletta nei fatti, senza una rete assistenziale adeguata a supporto e relegata in miseri compiti amministrativi e burocratici, decisi dal governo di turno o dagli organismi locali, nel tentativo di “amministrare” una spesa sanitaria inesorabilmente crescente. Inoltre occorreva, e tuttora occorre, dare una risposta alle maggiori esigenze di presa in carico del cittadino ammalato, specie nelle fasi di accesso e dimissione dall’ospedale e da altre strutture sanitarie, evitando eventuali “carenze” assistenziali, che avevano e hanno essenzialmente origine nell’organizzazione costruita e prevista a livello legislativo per le cure primarie, riverberata poi negli accordi convenzionali. Attualmente in Regione Toscana stanno lentamente decollando queste nuove strutture organizzative che, pur con alcune eccezioni, sono però tuttora più sulla carta che concretamente operative. Perché? E’ indubbio che una “rivoluzione” così epocale nell’assistenza non possa essere assorbita e “digerita” se non in tempi adeguati, presumibilmente lunghi. Inoltre occorre una sinergia di volontà operative e politico-amministrative che che abbiano come fine comune, dopo una fase di assestamento critico e di revisione, il decollo nei fatti di queste associazioni, purché avvenga a esclusivo vantaggio e interesse della popolazione residente. Ma sono tutte “luci”?? Oppure esistono anche “ombre”, intrinseche al progetto di riorganizzazione? Sarebbe impossibile in poche righe analizzare nei dettagli i pro e i contro di ogni aspetto di questo progetto, per cui ci soffermeremo solo su due aspetti, a mio modesto parere non secondari, che impongono, o imporrebbero, un profonda riflessione prima di avventurarsi, un po’ ingenuamente e un po’ superficialmente, in una de-strutturazione e poi ri-strutturazione della sanità territoriale. Il primo aspetto che vorrei trattare riguarda il concetto di riforma a “isorisorse”. Il termine significa che questi processi di cambiamento debbono/dovranno avvenire senza ulteriori oneri (finanziari, prioritariamente) a carico del bilancio pubblico. Tale termine è utilizzato più volte all’interno del cosiddetto “Decreto Balduzzi” e costituisce una “pietra miliare” dell’amministrazione pubblica, propedeutica a qualsiasi trattativa o discussione in materia. La domanda da porsi è: è possibile programmare e realizzare una riforma così impegnativa delle cure primarie in Italia (con numerosi ulteriori compiti e impegni ) senza utilizzare risorse aggiuntive? Ovviamente per risorse aggiuntive non si intendono solo ed esclusivamente risorse finanziarie, ma anche e soprattutto le strutture edilizie, il personale sanitario delle varie professioni, il personale di segreteria, il personale ammini14 strativo, i servizi necessari, le utenze, la manutenzione, l’aggiornamento, ecc. ecc. Dove è possibile recuperare risorse, evidentemente necessarie, a questo scopo?? Intendono le regioni procedere a una vera ristrutturazione della loro spesa (la cosiddetta “spending review”) in ambito sanitario al fine di ridurre sprechi e duplicati, per poi riallocare queste risorse in ambito AFT/UCCP? Dagli atti posti in essere, parrebbe di no: per esempio, in Regione Toscana la ristrutturazione e accorpamento delle ASL viene motivato come risposta ai tagli operati sul fondo sanitario dal governo, non come recupero di risorse da destinare ad altri scopi sanitari. Al contrario, sia la conferenza Stato-Regioni sia la SISAC hanno già posto sul tavolo documenti dove indicano chiaramente dove intendono/intenderebbero recuperare risorse (per loro solo economiche), decurtando la parte variabile del compenso dei MMG, parte che, secondo alcuni calcoli, incide per circa un terzo/un quarto sui compensi complessivi. Ulteriore domanda: è intenzione del governo e delle regioni proseguire nell’unico modo utilizzato fino a ora per attuare/imporre modifiche vincolanti nell’assistenza sanitaria, cioè attraverso la via legislativa con oneri a carico dell’operatore coinvolto? Ne sono esempio i provvedimenti legislativi che hanno istituito la compilazione online dei certificati di malattia e la recente “dematerializzazione” della ricetta medica (che è talmente dematerializzata da produrre la stessa quantità di carta prodotta prima, con oneri trasferiti dall’ente pubblico al prescrittore). La eventuale presenza di alcune indennità a ristoro delle spese sostenute si è rivelata, nei fatti, come una manovra “furbetta”, nascondendo dietro la stessa voce di rimborso l’assoluta irrisorietà delle risorse erogate, che non coprono neanche una frazione delle spese. Risorse quindi presenti sulla carta, ma non sufficienti, oltre che indecorose. Non rimane adesso che emanare provvedimenti legislativi coerenti che pongano a carico del medico operante sul territorio di tutte le spese logistiche, di personale e le utenze necessarie per avviare la partenza e lo sviluppo dell’attività delle AFT/UCCP, per completare il quadro, secondo la logica: il processo avviene a isorisorse perché sono gli operatori sanitari che si accollano tutte le risorse necessarie attraverso il proprio stipendio. Quindi, in estrema sintesi, è la strada delle isorisorse così costruita quella da seguire? Il secondo aspetto di cui vorrei parlare riguarda i nuovi aspetti di responsabilità professionale del medico operante in queste organizzazioni. L’adesione a queste organizzazioni, secondo la Legge Balduzzi, è obbligatoria (art. 1). L’Accordo Integrativo Regionale del 2012 prevede una gestione condivisa di alcuni aspetti dell’assistenza sanitaria territoriale (tra cui la continuità assistenziale ospedale-territorio, la sperimentazione di modelli organizzativi, la diagnostica di primo livello, l’assistenza territoriale tutti i giorni della settimana per tutto l’arco della giornata con totale presa in carico del paziente, la “governance” clinica, ecc.) del tutto diversi dal tradizionale rapporto medico-paziente, individuale, secondo compiti e precise regole anche orarie. In altri termini, pur preservando il rapporto di fiducia con l’assistito, questo viene diluito in tutta una serie di aspetti organizzativi e gestionali che verranno svolti in maniera collettiva o, perlomeno, condivisa. Purtroppo tutto questo avviene senza aver prima, prioritariamente, chiarito, e successivamente legiferato, sul nuovo ruolo del medico di famiglia, che un po’ è libero professionista, un po’ è un parasubordinato e un po’, almeno nella volontà di alcune regioni, subordinato alle scelte amministrative delle medesime (cosiddetta “medicina amministrata”). Quindi abbiamo creato una serie di “contenitori” senza prevedere competenze, ruoli e compiti di coloro che dovrebbero operare in questi “contenitori”. Per ora siamo alle dichiarazioni d’intento: a quando i fatti concreti? Da tutto questo deriva una criticità importantissima che riguarda la responsabilità professionale del MMG che opera all’interno delle nuove organizzazioni. Ora, è sempre vero che la responsabilità penale è esclusivamente, 15 o quasi, individuale, eccetto che per le responsabilità di equipe, mentre per la responsabilità civile la giurisprudenza e la Cassazione stessa parlano sempre più di responsabilità extracontrattuale, che sta diventando sempre più importante, rispetto a quella contrattuale. La stessa Legge Balduzzi, nell’art. 3, ha tentato di darne una interpretazione “innovativa”, almeno in ambito penale (?), forse in ambito civile (?). Certamente, e lo dicono fior di giuristi e di avvocati, la norma non è ben scritta e la sua interpretazione e applicazione sono quanto mai complesse. Non è compito di questa mia breve disamina analizzare queste criticità, ma solo rilevare, ai fini della responsabilità professionale, le novità legate alle nuove organizzazioni territoriali. Il rapporto medico-paziente previsto dalla nuova organizzazione non è più il “rapporto diadico” che ha improntato storicamente la medicina fin dalla sua nascita, ma viene “diluito” in tutta una serie di attività organizzate dove è prevista la partecipazione di soggetti diversi dal medico di fiducia dell’assistito, con compiti non certo semplici o semplicistici. Pensiamo all’organizzazione dell’accoglienza territoriale del paziente dimesso in condizioni non del tutto stabili dall’Ospedale a elevata intensità di cure. Pensiamo alla copertura dell’assistenza territoriale e domiciliare per tutto l’arco della giornata (in Regione Toscana dovrebbe essere H16, dalle ore 8,00 alle ore 24,00). Pensiamo alla “governance” clinica, farmaceutica, diagnostica, specialistica, ecc. dell’equipe territoriale. Pensiamo alla organizzazione e valutazione di percorsi di cura omogenei nell’ambito dell’equipe, e così via. Esiste in tutti questi passaggi una chiara visione della responsabilità professionale dei singoli attori, anche di tipo organizzativo? Ognuno di questi conosce dove inizia e dove finisce il suo compito, e dove inizia e finisce il compito di chi lo avvicenderà nell’affrontare la difficoltà clinica o organizzativa del paziente? E se l’organizzazione, per una qualsiasi causa, saltasse? In caso di personale dedicato assente o comunque insufficiente (come avviene attualmente per la sanità territoriale), di chi è la responsabilità qualora si verifichi un peggioramento o un danno clinico al paziente? Un particolare ruolo assume, in questo ambito giuridico, il coordinatore di AFT o di UCCP, per il quale stanno emergendo ruoli di responsabilità nuovi, mai previsti prima della nascita di queste nuove organizzazioni (e, quindi, senza nessun precedente giuridico e giudiziale in materia). Ricordiamo che il coordinatore non ha una competenza gerarchica nei confronti dei colleghi, ma è solo un “organizzatore” dell’attività e un “referente” (anche nel senso di “riferire”) delle istanze dei colleghi. Quale responsabilità professionale assume nel ruolo di “garante per la parte medica dell’attuazione dei percorsi di presa in carico all’interno dell’AFT del paziente con bisogni complessi” oppure quando “garantisce la continuità assistenziale” o quando deve valutare “se esistano le condizioni socio-assistenziali che garantiscano una corretta continuità assistenziale nella dimissione dei pazienti “difficili” o che comunque necessitano di ulteriore assistenza“?? (AIR 2012, art. 3.7) Domanda: ma i coordinatori toscani sono tutti a conoscenza delle implicazioni giuridiche che questo comporta? La Regione Toscana ha effettuato numerosi corsi per coordinatori, ma vi assicuro che in nessuno di questi corsi sono state affrontate queste problematiche. Speriamo vengano affrontate in futuro. Infine, due piccole problematiche finali. La prima: vista la complessità di queste tematiche e l’emergere di responsabilità collettive, direi quasi di “equipe”, come è possibile regolamentare la partecipazione dei colleghi MMG alle attività e alle decisioni professionali dell’organizzazione?? Visto che il coordinatore organizza, ma non può “decidere” da solo, o, peggio, “comandare” o, peggio ancora, “costringere”, quale livello di responsabilità debba essere attribuito ai colleghi “assenti” o agli eventuali “non collaboranti/renitenti”? Dovremmo stabilire delle regole professionali condivise in ambito di AFT o UCCP? E se questa è la strada, visto che queste regole non possono che essere strettamente correlate alle norme deontologiche, nei rapporti tra colleghi e nei rapporti con gli assistiti, quale ruolo dovrebbe avere l’Ordine professionale? 16 La seconda: visto l’emergere di nuovi profili di responsabilità, le attuali polizze assicurative, obbligatorie per i singoli professionisti, coprono/copriranno questi nuovi profili di punibilità? A quali costi? Mi fermo qui. Ovviamente le criticità da discutere sarebbero infinite. Cominciamo da una parte e, prima di costruire, pensiamo seriamente e intelligentemente a quello che stiamo facendo, avendo sempre ben presente prioritariamente le necessità sanitarie vere e lo stato di salute di ogni persona assistita. Grazie a tutti per l’attenzione. Andrea Santini MMG – Prato Coordinatore AFT B SOSTENIBILITA DEL SERVIZIO SANITARIO E RIORGANIZZAZIONE DELLE “CURE PRIMARIE”: IL CONTRIBUTO DELLA SOCIETA ITALIANA DI MEDICINA GENERALE A cura di M au r o R u g g er i, Presidente Regionale SIMG Toscana L’Italia è tra i Paesi dove si vive più a lungo: l’aspettativa di vita si è progressivamente innalzata passando dai circa 30 anni nel 1870, agli attuali 83 anni. Nel corso del ‘900 si è assistito alla sconfitta della mortalità infantile grazie all’avanzamento della scienza e della tecnologia medica, al miglioramento delle condizioni igieniche e del nutrimento, ma anche grazie all’azione del sistema sanitario. Gli italiani che raggiungono il sessantesimo anno d’età possono sperare concretamente di vivere in media, per altri 25 anni. Naturalmente l’aumento della vita media ha comportato un incremento della popolazione anziana a cui , tra l’altro , non è corrisposto un equivalente aumento della popolazione giovane, essendosi verificata negli anni, una costante diminuzione delle nascite. Dal 1992 in Italia il numero dei residenti di età superiore a 65 anni ha iniziato a superare quello dei residenti di età inferiore a 14 anni, e da quel momento la forbice tra anziani e giovani si è costantemente allargata. Inevitabilmente l’invecchiamento della popolazione ha comportato uno straordinario aumento di soggetti affetti da una o più patologie croniche che sono in definitiva, responsabili della maggioranza delle disabilità che ci accompagnano negli ultimi anni della vita. Le principali cause di disabilità sono rappresentate dalle malattie cardiovascolari, dai disturbi muscoloscheletrici, dalle demenze, dalle malattie respiratorie croniche, dalle malattie neoplastiche. Si profila quindi, all’orizzonte uno scenario di crescenti bisogni di una popolazione sempre più vecchia e disabile. In mancanza di un arresto dell’incidenza delle patologie croniche , l’incremento della richiesta sanitaria comporterebbe un inevitabile aumento della spesa per continuare a garantire adeguati livelli di salute. Al momento attuale questa situazione appare insostenibile dal punto di vista economico e finanziario. A fronte di una ripresa economica al momento incerta , i progressivi tagli alla spesa sanitaria e la quasi certezza della mancanza di risorse aggiuntive in questo campo, impongono a tutti un’attenta riflessione. Sono urgenti correttivi immediati di tipo strutturale ed organizzativo, ed In questo ambito si inquadra la riorganizzazione delle “Cure Primarie”. Emerge la necessità di rafforzare le cure territoriali e domiciliari, di limitare le cure ospedaliere agli eventi acuti e gravi, ridurre la deriva tecnocratica della medicina specialistica, contenere la medicina difensiva a vantaggio di una medicina centrata sul paziente caratterizzata da una presa in carico globale multidisciplinare, in un sistema che sta “scoppiando” per 17 l’incongruenza tra risorse disponibili e bisogni da soddisfare, tra priorità da salvaguardare e costi che possono/debbono essere tagliati. La legge Balduzzi, il Patto per la Salute del luglio 2014, ha gettato le basi per una radicale revisione della medicina del territorio. Il punto di maggior cambiamento, come noto, riguarda la riorganizzazione dell’attività di assistenza territoriale dei Medici di Medicina Generale nelle nuove forme aggregative delle AFT e delle UCCP. La Regione Toscana con l’Accordo integrativo del dicembre 2012 ha istituito le AFT e provveduto alla formazione di 115 Coordinatori. A questo punto diventa prioritario definire e condividere i contenuti professionali che caratterizzeranno le attività assistenziali nelle AFT e nelle UCCP. La qualità dell’assistenza dipende dalle capacità gestionali, dalla razionalità dell’uso delle risorse disponibili, dalla capacità di governo dell’innovazione e di indirizzo dei comportamenti professionali in particolare dei medici che dovranno far fronte alle richieste crescenti degli assistiti. Oltre che competenze tecniche, saranno sempre più necessarie competenze comunicative e gestionali per trasformare i pazienti in coproduttori attivi della propria salute. I Medici nell’epoca della sanità organizzata non possono fare a meno di apprendere le migliori e più moderne soluzioni per gestire la complessità, tenendo conto delle linee guida internazionali e dei protocolli a garanzia di una corretta presa in carico della cronicità, secondo le migliori evidenze disponibili. Ma soprattutto sarà necessario passare dalle” buone pratiche teoriche” alle “prassi quotidiane degli operatori”, cioè da un’efficacia teorica ad un’efficacia pratica. Il processo di riorganizzazione delle “Cure Primarie” è avviato e mai come ora, è necessario il contributo di tutti gli attori del Servizio Sanitario per superare la storica contrapposizione ospedale-territorio spostando il confronto sul tema dell’appropriatezza in risposta ai bisogni assistenziali. La Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), dalla sua fondazione 33 anni fa, ha continuamente cercato di introdurre nella professione idee e strumenti nell’intento di migliorare la qualità degli operatori, la loro formazione continua, l’accreditamento professionale, il management professionale, l’information technology e la ricerca. L’associazione, che si propone alle istituzioni pubbliche e private quale referente scientifico-professionale della medicina generale, presta particolare attenzione alle attività di formazione, di ricerca e di sviluppo professionale continuo, anche attraverso l’accreditamento dei propri soci. SIMG si avvale inoltre, per lo svolgimento delle proprie attività istituzionali di un istituto di ricerca (Health Search) con sede a Firenze. Il database Health Search raccoglie i dati generati dall’attività routinaria di più di 900 Medici di Medicina Generale ricercatori. Inoltre, mettendo a frutto decenni di esperienza nel campo formativo, didattico, della ricerca clinica e dell’organizzazione professionale, la SIMG ha pensato di fornire ai Medici di Medicina Generale "cruscotti di governance” dei processi clinici, che attraverso un sistema "automatico” consentano di valutare (e quindi di controllare) i processi di cura nel loro complesso. Ma anche, facendo perno sull’analisi degli indicatori, di comprendere le criticità di cura e di predisporre correzioni mirate al processo e al miglioramento del risultato. Il progetto Mille-GPG (General Practice and Governance) si inserisce nel più ampio progetto di governance clinica, utile anche ai fini della programmazione sanitaria poiché capace di mettere in relazione qualità, risultati di salute e costi. È uno strumento di lavoro che permette di effettuare con rapidità e semplicità analisi approfondite dei dati registrati nella cartella clinica per monitorare i risultati di cura in termini di salute, costi e sicurezza. Se il modello AFT/UCCP dovrà necessariamente produrre maggiore appropriatezza per liberare le risorse necessarie al proprio sostentamento, sarà indispensabile il contributo di conoscenza ed esperienza dei Medici di Medicina Generale. SIMG società di professionisti ancor prima che Società Scientifica, non può esimersi dall’affrontare anche i nodi che derivano dalla mancanza di risorse del sistema pubblico che non sarà più in grado nel prossimo futuro di sostenere tutti i processi sottesi alla cura delle persone. 18 ✒ PAGINE ODONTOIATRICHE a cura di Giuseppe Magro 19 ✒ 20 ✒ 21 ✒ 22 ✒ COMUNICATO STAMPA DE BIASI: “NO AGLI ODONTOTECNICI COME PROFESSIONE SANITARIA” “Allo stato attuale gli Odontotecnici non sono una professione sanitaria, né c’è la volontà di qualificarli come tali”. Lo ha affermato la senatrice Emilia Grazia De Biasi, presidente della XII Commissione Assemblea Igiene e Sanità del Senato, aprendo questa mattina a Roma i lavori dell’A Nazionale dei Presidenti della Commissione Albo Odontoiatri (Cao). “C’è tutta una gamma di Professioni che possono essere considerate propedeutiche, contigue, ma che non possono essere considerate professioni sanitarie, altrimenti la qualifica perde la sua identità definita e si crea un problema gigantesco per la sicurezza dei pazienti”. Ma a che punto è la Riforma degli Ordini delle Professioni Sanitarie? “Un anno fa è terminato il lavoro della Commissione Igiene e Sanità, con la decisione di stralciare dal DDL Lorenzin la parte sulla Riforma degli Ordini, per fargli godere di una corsia preferenziale – ha risposto la D e B i a s i - . In realtà la legge è passata in Commissione Bilancio, dove è stata “sorpassata” da altre questioni, con un procedimento quantomeno irrituale. Il 20 maggio, anche dopo i nostri solleciti, la Commissione Bilancio ha dato parere favorevole. Ora torna in XII Commissione, dove credo che entro luglio ci sarà l’approvazione in sede referente. Per settembre sarà sicuramente calendarizzata in Aula”. Si tratta di una Legge importante per la Salute pubblica, ha ricordato la Senatrice, perché riguarda non solo il riconoscimento delle professioni e la definizione delle competenze, ma anche l’abusivismo. “I cittadini devono avere la certezza di essere curati da un professionista e in condizioni di qualità. Per questo appoggiamo una revisione in senso fortemente sanzionatorio del reato di abusivismo”. E la qualità delle cure passa anche attraverso la Formazione, la ridefinizione di funzione medica - che ha una centralità nella squadra composta da tutte le diverse competenze - e anche attraverso la trasparenza delle informazioni e della pubblicità. “Sulla pubblicità sanitaria è necessario aprire un dibattito politico - ha concluso la De Biasi –. Bisogna definire parametri precisi e sanzionare le forme illegittime. Ne va del rapporto di fiducia tra medici, istituzioni e cittadini”. “Siamo molto soddisfatti del fatto che anche la politica accolga le nostre istanze e si accorga dell’importanza e della delicatezza di questioni sulla quale la Cao ha da tempo acceso i riflettori – ha commentato il presidente Cao nazionale, Giuseppe Renzo -. In particolare è un nostro punto d’onore la battaglia contro l’abusivismo: non ci daremo tregua sino a quando non otterremo che sia sanzionato in maniera forte e dissuasiva”. 23 ✑ ARTICOLI SCIENTIFICI PERCORSO CLINICO ASSISTENZIALE SULLA SLA Pasquale Palumbo Direttore UO Neurologia Nuovo Ospedale Santo Stefano, Azienda USL 4, Prato DEL TERRITORIO PRATESE La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), o malattia dei motoneuroni, è una malattia degenerativa e progressiva del sistema nervoso, che colpisce selettivamente i cosiddetti neuroni di moto centrali e periferici, cellule deputate al controllo del movimento volontario. Questa malattia, le cui cause sono ancora oggi ignote, fu descritta nel 1860 da Jean Martin Charcot. È una patologia rara con una incidenza, in Italia, di 2 – 3 casi ogni 100.000 individui all'anno, una prevalenza di 8 casi, ogni 100.000 abitanti e circa 4500 casi attesi. Si calcola che in Toscana ci siano circa 420 - 450 persone affette, con bisogni clinico assistenziali e funzionali diversamente rappresentati in base alle diverse fasi della malattia. Il monitoraggio nel territorio toscano dell’erogazione dell’assegno regionale previsto dalla programmazione regionale per i casi più gravi rileva un’oscillazione che varia fra 160 e 190 casi SLA, con attribuzione nell’anno del contributo per l'assistenza domiciliare. Nel territorio pratese la stima di prevalenza è di 20 casi. Da vista clinico la progressiva paralisi della muscolatura scheletrica, dopo uno tre anni dall’esordio, determina una ingravescente perdita delle funzioni motorie ed il paziente non è più in grado di muoversi, di parlare, di deglutire e di respirare. Per tutta la durata della malattia 24 è conservata una completa integrità delle funzioni mentali. La morte si verifica dopo 2-5 anni per il coinvolgimento dei muscoli respiratori. Gli aspetti assistenziali di questa malattia sono molto complessi ed oggi una reale presa in carico del malato è carente; spesso gli interventi assistenziali sono tardivi e quasi esclusivamente rivolti ai malati in fase avanzata, in cui le funzioni vitali sono assicurate esclusivamente da apparecchiature elettromedicali. La SLA è quindi una patologia che coinvolge numerose figure sanitarie e che richiede, per garantire una adeguato intervento al paziente, la necessità di definire uno specifico percorso clinico ed assistenziale. La Regione Toscana, con delibera n. 721 del 03-08-2009, dal titolo “Speri-mentazione interventi a sostegno della funzione assistenziale domiciliare per le persone affette da SLA”, assicura un intervento mirato ai pazienti con SLA in fase avanzata. Per sostenere questi aspetti viene erogato un assegno mensile, che permette al paziente di essere assistito in modo qualificato, all’interno del proprio contesto familiare e di mantenere una soddisfacente vita di relazione, anche nelle fasi più acute e invalidanti della patologia, tramite la presenza quotidiana di un caregiver dedicato, in alternativa al ricovero resi- ✑ denziale o semiresidenziale in struttura sanitaria o sociosanitaria. La definizione di uno specifico PDTA per una patologia a non alta prevalenza epidemiologica è comunque una necessità tenuto conto dell’evoluzione naturale della malattia nei pazienti colpiti da questa condizione patologica e il complesso, gravoso e di difficile carico assistenziale che rappresenta per la famiglia e l’organizzazione sanitaria. L’ AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), sezione di Prato è nata a fine 2009 su iniziativa di alcuni volontari familiari di pazienti affetti dalla malattia. Da allora si è rafforzato l’operato di sensibilizzazione delle istituzioni e della popolazione locale unitamente al costante sostegno ai pazienti e alle loro famiglie. Le azioni e gli obiettivi perseguiti dall’associazione sono stati e sono molteplici a partire da iniziative culturali fino alla collaborazione fattiva con enti regionali e locali (ASL) al fine di garantire alle persone affette la migliore qualità di vita possibile. A livello locale i primi contatti si sono sviluppati con l’UO di Neurologia dell’Ospedale “Misericordia e Dolce” di Prato e con i medici prevalentemente impegnati in questo settore; parallelamente si sono sviluppati incontri ed iniziative con gli altri enti locali (Provincia e Comune) al fine di garantire un’azione comune e di portata più vasta. In particolare l’integrazione con la USL è avvenuta attraverso la sottoscrizione di un protocollo operativo nato nell’ambito dei programmi di salute partecipata che, come sappiamo, caratterizza l’intera Regione Toscana. 25 Tutto ciò ha portato alla realizzazione di numerose iniziative tra le quali va evidenziato un evento scientifico–culturale che ha dato maggiore risonanza alle criticità legate al percorso assistenziale delle persone affette da SLA. L’evento intitolato “L’assistenza al paziente con SLA nell’area pratese” e svoltosi agli inizi del 2011, ha riscosso notevole interesse e partecipazione da parte sia della comunità civile sia di quella scientifica grazie anche al notevole spessore culturale dei relatori intervenuti. L’obiettivo del convegno, che ha riunito tutti gli operatori sanitari, i civili volontari, i pazienti ed i loro familiari che, nel territorio pratese, si impegnano a vario titolo nella gestione e cura di questa malattia, è stato quello di avviare una riflessione sulla costruzione di un percorso assistenziale dedicato, definendo risposte diagnostiche, terapeutiche ed assistenziali focalizzate sui reali bisogni del paziente e coerenti con la specificità della realtà pratese. Pertanto sul finire del 2011 è stato costituito un tavolo di lavoro congiunto AISLA-USL per avviare il lavoro su un percorso assistenziale specifico per l’area pratese. La Direzione Sanitaria ha quindi organizzato nell’aprile 2012 un incontro preliminare dal quale sono emerse le difficoltà incontrate da pazienti e loro famiglie. In particolare sono state messi in evidenza gli aspetti legati alle complicanze gestite in ambito ospedaliero, la mancanza di punti di riferimento e l’utilità di un approccio integrato interdisciplinare ed intersettoriale Il 3 marzo 2014 è stato certificato dalla ASL di Prato il documento che definisce il Percorso Diagnostico Terapeutico ✑ Assistenziale dedicato al paziente affetto da SLA o malattia del motoneurone nel territorio pratese. Ecco alcuni punti qualificati di questo documento operativo. Prima di tutto la malattia è stata suddivisa in 3 fasi (1 fase della diagnosi e della presa in carico, 2 fase delle complicanze e 3 fase della malattia avanzata con le relative criticità di carattere assistenziale, clinico ed etico); la 1 fase è a cura del medico neurologo (tutor) e dell’infermiere dell’UO Neurologia (case manager), mentre le fasi 2 e 3 sono a cura del medico di medicina generale (tutor) e dell’infermiere territoriale (case manager). E’ poi anche prevista una fase dell’accesso in Pronto Soccorso e del ricovero ospedaliero. L’integrazione interdisciplinare, interprofessionale ed intersettoriale si realizza all’interno di un organismo denominato GIV (Gruppo Integrato di Valutazione) che mette insieme gli attori dell’ambito territoriale, ospedaliero ma anche del settore sanitario e sociale. Questo gruppo si riunisce e stende un piano assistenziale personalizzato per il paziente, discutendolo anche con il medico di medicina generale di quel paziente ed alla presenza dei rappresentanti dell’Associazione di Volontariato (AISLA). Uno importante strumento di lavoro è la cartella cartacea del paziente che viene aperta dal Coordinatore del PDTA e che viene consegnata al paziente ed ai suoi familiari. Questa cartella seguirà il paziente ed in essa saranno annotati tutti gli episodi di cura; anche il paziente ed i familiari possono annotare le loro osservazioni. Inoltre Al paziente ed ai familiari viene conse- gnata una brochure, dove sono riportate alcune informazioni generali sulla malattia e dove sono elencati una serie di numeri telefonici ed indirizzi mail utili. E’ possibile prendere visione di questo documento, e di tutti gli allegati, andando sul sito web della ASL di Prato www.usl4.toscana.it/ e cliccando prima sul link percorsi assistenziali e poi su Sclerosi Laterale amiotrofica. L’auspicio di chi si è adoperato per organizzare questo percorso è offrire al paziente affetto da una malattia grave, complessa e difficile la migliore assistenza possibile ed un tangibile sostegno da parte del servizio sanitario, che può solo alleviare le sofferenze ed accompagnare il paziente ed i familiari nelle scelte e nelle sofferte decisioni del fine vita. 26 ✑ TUMORI NON MUSCOLO INVASIVI (NMI) DELLA VESCICA - STATO DELL’ARTE (PRIMA PARTE) UO Urologia Nuovo Ospedale Santo Stefano, Azienda USL 4, Prato Direttore Franco Blefari ANATOMIA DELLA PARETE VESCICALE La parete della vescica ha uno spessore compreso tra i 0,3-0,4 cm (distesa) e i 1,5 cm (vuota) ed è costituita dai seguenti strati, dall'interno verso l'esterno: - Strato mucoso rivestito da epitelio di transizione (urotelio). Questo si estende a tutto il sistema escretorio urinario dai calici alla pelvi renale, all’uretere fino all’uretra prostatica. - Muscolaris mucosae, piccolo strato sottomucoso di fibre muscolari lisce. - Lamina propria, sottile strato basale connettivale. - Strato muscolare vero costituito da fibre muscolari lisce irregolarmente disposte nello spazio che costituisce il muscolo detrusore vescicale. - Tessuto esterno alla vescica, costituito da cellulare lasso e connettivale impropriamente definito avventizia e che nella parte superiore della vescicale ricoperto da peritoneo parietale. DEFINIZIONE E CLASSIFICAZIONE ANATOMO PATOLOGICA Si definiscono tumori vescicali non muscolo invasivi (NMI) tutti quei processi neoplastici dell’urotelio che, nello svi- Sezione istologica colorata con ematossilina-eosina che mostra l'epitelio di transizione che compone la tonaca mucosa e i fasci miocellulari che compongono la tonaca muscolare. 27 ✑ luppo all’interno della parete vescicale non arrivano ad interessare lo strato muscolare del detrusore. La linea di confine del coinvolgimento dello strato muscolare ha un importante significato prognostico nella storia naturale della malattia costituendo un essenziale elemento di giudizio sule proprietà aggressive del processo neoplastico. All’interno di questa definizione si comprendono diversi tipi di neoplasia. - Dal punto di vista macroscopico ed endoscopico possiamo distinguere forme papillari e non papillari. Le forme papillari possono avere una crescita verso l'interno della parete (papilloma invertito) o essere vegetanti (esofitici). I non papillari assumono un aspetto a placca e sono da considerarsi sempre forme più aggressive. Di queste forme solo il papilloma invertito è da considerarsi benigno. - Per quanto riguarda il grado di differenziazione cellulare oggi si distinguono forme a basso grado (LG) e ad alto grado (HG) di malignità secondo la nuova classificazione del 2004 mentre in precedenza le forme erano classificate secondo 3 gradi. Questa nuova classificazione è stata proposta nel 1998 dalla World Health Organization (WHO) e dalla International Society of Urological Pathology (ISUP) e pubblicata dalla WHO nel 2004 (1). Le forme a basso grado presentano alterazioni esclusivamente citologiche ma non architetturali. Presentano inoltre un basso rischio di progressione ed hanno tendenza a recidivare (2-3). Nelle forme non muscolo invasive si distinguono i carcinomi confinati alla muco- 28 sa (Ta) e quelli coinvolgenti la lamina propria (T1). Esistono poi i carcinomi uroteliali non vegetanti, di alto grado, che vengono indicati come CIS (carcinomi in situ). Quest’ultimi sono particolarmente a rischio per la difficile diagnosi e la forte tendenza alla progressione. Sono spesso multi focali e possono coinvolgere simultaneamente l'alta via escretrice e l'uretra prostatica (4) - Dal punto di vista istologico possiamo distinguere: 1. Iperplasia uroteliale Aumento degli strati cellulari dell'urotelio con significato reattivo-irritativo senza rapporti con i processi tumorali. 2. Papilloma uroteliale Rara neoformazione benigna in forma di sottili ramificazioni detto anche papilloma invertito che non si riproduce dopo asportazione. 3. Carcinoma uroteliale papillare non infiltrante basso grado Neoplasia con scarse atipie cellulari e quindi a basso grado di malignità, limitata allo strato cellulare superficiale e che pertanto non può essersi già disseminata con metastasi in altri organi. Tuttavia può ricomparire (recidiva) nel tempo, ma solo raramente progredisce a carcinoma infiltrante - vedi. 4. Carcinoma uroteliale papillare non infiltrante alto grado Neoplasia con evidenti atipie cellulari e quindi potenzialmente maligna, ma che essendo ancora limitata allo strato cellulare superficiale non può essersi già disseminata con metastasi in altri organi. Tuttavia frequentemente può ricomparire (recidiva) nel tempo, e può progredire a carcinoma infiltrante, specialmente se si ✑ associa a carcinoma uroteliale in situ. 5. Carcinoma uroteliale papillare infiltrante Infiltrante significa che il carcinoma, in genere di alto grado, ha guadagnato gli strati sottostanti il rivestimento uroteliale, e quindi ha acquisito il potenziale di diffusione metastatica agli altri organi, Si distinguono diversi livelli di infiltrazione che comportano prognosi e provvedimenti terapeutici diversi: a) infiltrante gli assi stromali o infiltrante la mucosa/sottomucosa (ancora non muscolo invasivo quindi superficiale) significa che il tumore si è esteso limitatamente allo strato più superficiale della parete vescicale, ha una bassa aggressività, una buona prognosi, e viene trattato con provvedimenti conservativi; b) infiltrante la muscolare propria/tonaca muscolare (muscolo-invasivo) significa che il tumore si è esteso più in profondità nella parete vescicale, è decisamente più aggressivo, con prognosi peggiore, e richiede provvedimenti terapeutici adeguati per prevenirne l'ulteriore diffusione. 6. Carcinoma uroteliale in situ E' un precursore del carcinoma infiltrante; consiste di una proliferazione di cellule uroteliali molto atipiche che, sebbene ancora limitata al rivestimento superficiale e quindi non infiltrante, ha una conosciuta propensione per progredire a carcinoma infiltrante, con cui può essere associato. 7. Displasia uroteliale E' una proliferazione pre-neoplastica di cellule atipiche che può progredire in - o si associa con - carcinoma uroteliale in situ. 29 EPIDEMIOLOGIA E FATTORI DI RISCHIO Il tumore vescicale e' la neoplasia maligna più comune del tratto urinario (è il 7° tumore più comune nell’uomo e il 17° nella donna). In Europa il tasso di incidenza standardizzato per età e' del 27 per 100.000 per gli uomini e del 6 per 100.000 per le donne (5). In Europa il tasso di incidenza più alto e' riportato in Spagna e nel sud della Finlandia . Nel 2008 il carcinoma vescicale risultava l’ottava causa più comune di mortalità cancro-specifica in Europa (6,7). Il tumore della vescica è rappresentato nella provincia di Prato da incidenza elevata con valori statisticamente significativi. Il tumore della vescica è molto frequente nel Paesi occidentali, numerosi sono i fattori di rischio, conosciuti o solo potenziali, che intervengono nel suo determinismo. Tra questi il fumo di sigaretta e l’esposizione professionale sono sicuramente i più importanti. Si stima che il rischio di un tumore della vescica nei fumatori sia 2-6 volte superiore rispetto ai non fumatori (8) e che al fumo di sigaretta sia attribuibile il 66% dei tumori vescicali nei maschi e il 30% nelle femmine (9). Il rischio aumenta in maniera direttamente proporzionale alla durata dell’abitudine al fumo di sigaretta e al numero di sigarette consumate quotidianamente, mentre diventa approssimativamente simile a quello dei non fumatori dopo 15 anni dalla cessazione dell’abitudine. In maniera simile è ampiamente documentata la stretta relazione tra esposizione a cancerogeni occupazionali e tumore della vescica (10). Le esposizioni occupa- ✑ zionali più a rischio sono quelle dovute ad ammine aromatiche, in particolare alla 2-naftilamina, benzidina, 4-amminodifenile, 4-nitrodifenile. Si stima che ai cancerogeni professionali sia attribuibile il 25% di tutti i tumori della vescica (11). Le attività ritenute a rischio cancerogeno per la vescica sono quelle relative alle lavorazioni della gomma, alcune lavorazioni dell’industria chimica, tessile, metallurgica, degli autotrasporti, dell’edilizia (9). E’ stata riscontrata anche un’associazione con l’attività di verniciatori, parrucchiere, lavanderia a secco. La IARC ha identificato tra i principali agenti chimici cancerogeni per la vescica, insieme alle ammine aromatiche, anche gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), cancerogeni presenti in diverse attività produttive. In Italia si stima che ogni anno vengano diagnosticati 15.987 nuovi casi di tumore nei maschi e 3326 nelle femmine, nella graduatoria di frequenza delle neoplasie il tumore della vescica occupa il 4° posto nei maschi e l’11° posto nelle femmine. In termini di mortalità la neoplasia rappresenta il 4,5% del totale dei decessi neoplastici nei maschi e l’1,7% nelle femmine. Considerando i dati dei Registri Tumori italiani (AIRT) si evidenzia che in media ogni anno vengono individuati 70,7 casi di tumore della vescica ogni 100.000 uomini e 16,3 ogni 100.000 donne. Nell’area del Registro Tumori Toscano, nel periodo 2003-2005, il tasso d’incidenza rilevato è risultato di 76,8 ogni 100.000 maschi e di 17,6 ogni 100.000 femmine (12). I relativi tassi standardizzati, che elimina- 30 no l’influenza della diversa composizione per classe di età della popolazione in studio, permettendo quindi il confronto tra le diverse aree geografiche, evidenziano valori italiani di 35,9 per 100.000 nei maschi e di 6,3 per 100.000 nelle femmine, mentre per il RTT i relativi valori sono 31,3 e 6,2 per 100.000. All’interno del Registro si è osservata una particolare frequenza della neoplasia nei maschi pratesi con un tasso standardizzato di 43,6 per 100.000, mentre valori più bassi si osservano nelle femmine (4,7 per 100.000). Anche i tassi di mortalità sono superiori a Prato rispetto al valore medio toscano, anche se in maniera non significativa dal punto di vista statistico. Nel biennio 2006-2007 il tasso standardizzato di mortalità per tumori della vescica a Prato è risultato nei maschi di 10,6 per 100.000 contro il 9,4 per 100.000 della Toscana e nelle femmine di 2,2 per 100.000 a fronte del valore toscano di 1,7 per 100.000 . Le ragioni di questa diversa frequenza del tumore della vescica nell’area pratese non sono note; è verosimile che, almeno in parte, questo fenomeno possa essere correlato alle tipologie delle attività industriali dell’area, ed in particolare all’importante industria tessile pratese. In passato l’esposizione professionale ritenuta maggiormente a rischio per il carcinoma vescicale nella Provincia, è stata quella del comparto tintorio pratese che ha ampiamente utilizzato coloranti azoici, contenenti alcune ammine aromatiche cancerogene. Tali sostanze hanno mostrato un’attività cancerogena certa per la vescica, tanto che la normativa in materia di salute e sicurezza ✑ nei luoghi di lavoro già da molti anni ne ha vietato nel nostro Paese la produzione, la lavorazione e l’impiego. Dall’analisi delle schede di sicurezza dei prodotti più venduti nel territorio pratese non risultano presenti prodotti etichettati come cancerogeni (8), anche se la normativa vigente ammette comunque la presenza di ammine aromatiche cancerogene nei preparati sotto forma di impurezze (< 0,1 % in peso). Nel territorio pratese sono inoltre presenti diverse altre attività produttive che in letteratura risultano essere correlate ad un incremento di rischio cancerogeno per la vescica. Qui sono state condotte in passato alcune indagini epidemiologiche sui tumori professionali delle vie urinarie (9) e sull’esposizione ad amianto nel settore tessile, che hanno portato all’acquisizione di specifiche competenze professionali. Va detto che alcuni soggetti tuttavia sviluppano questo tumore in assenza dei fattori di rischio sopra elencati. Tali pazienti presentano probabilmente una predisposizione genetica, oppure un’esposizione misconosciuta a un cancerogeno ambientale. STORIA NATURALE Il tumore vescicale origina come una lesione sulla parete vescicale, di aspetto papillare o più raramente appiattito o ulcerato Nel 75-80% dei casi la malattia al suo esordio non coinvolge la tunica muscolare. Spesso si presenta multifocale per la tendenza all’esfoliazione delle cellule tumorali che vanno ad impiantarsi in altre aree vescicali creando nuove lesioni papillari. Con il tempo nel 20-40% dei casi la neoformazione può progredire infiltrando prima la lamina propria poi lo strato muscolare e, infine, il rivestimento esterno alla vescica ed i tessuti extravescicali. Una lesione di profondità limitata alla lamina propria presenta una ridotta pericolosità: può essere resecata endoscopicamente ma ha possibilità di recidivare. Quando arriva a coinvolgere lo strato muscolare aumenta radicalmente la sua pericolosità in quanto acquista la possibilità di metastatizzare e i pazienti con neoplasia muscolo invasiva hanno una alto rischio di mortalità cancro specifica. L’infiltrazione della tonaca muscolare può richiedere pertanto la rimozione chirurgica dell’organo ossia la cistectomia (15). L’invasione linfatica coinvolge in genere i linfonodi iliaci interni, otturatori, iliaci esterni e comuni, pre-sacrali e poi retro peritoneali. Le metastasi a distanza possono coinvolgere potenzialmente tutti i visceri, ma più frequentemente si localizzano a livello osseo, polmonare, epatico, peritoneale e intestinale. L’invasione locale della malattia può interessare i meati ureterali causando ostacolo al deflusso urinario e conseguente stasi a monte nella via escretrice superiore con idroureteronefrosi che può compromettere la funzione di uno o entrambi i reni, può infiltrare la prostata o l’utero, l’uretra e il peritoneo. La lesione primitiva vescicale è spesso fonte di sanguinamento che si manifesta clinicamente con ematuria che può essere lieve e transitoria ma può assumere caratteri di acuzie fino a all’anemizzazione (16). 31 ✑ GRUPPI PROGNOSTICI I pazienti con neoplasia superficiale sono suddivisibili in gruppi di rischio (basso, intermedio ed alto) sulla base di fattori prognostici derivati da analisi multivariate (18). La suddivisione in gruppi di rischio non prevede comunque distinzione tra rischio di ricorrenza e rischio di progressione. Anche se i fattori prognostici possono indicare un alto rischio di recidiva , il rischio di progressione potrebbe essere basso, mentre altri tumori potrebbero avere un elevato rischio sia di recidiva che di progressione. Il sistema di punteggio è basato su sei più significativo fattori clinici e patologici (19): • numero di neoplasie (singola o multifocale) • dimensioni della neoplasia • tasso di recidiva ; • categoria T; • presenza di CIS concomitante ; • grado del tumore - a basso rischio = G1- Ta, G1-T1-singolo. Pazienti con tumore Ta, unifocale, di basso grado, hanno un minor rischio di recidiva o progressione per cui non risulta necessaria la terapia adiuvante, considerati anche i costi e la morbilità di quest’ultima. Recenti studi, inoltre, suggeriscono che se la prima cistoscopia di controllo è negativa, la successiva può essere effettuata dopo 9 mesi fino ad eseguire gli ulteriori controlli cistoscopici annualmente. Pazienti con recidiva di stadio e grado simile possono, invece, beneficiare di chemioterapia endovescicale. - a rischio intermedio = G1-T1-multiplo, G2-Ta, G2-T1-singolo. Pazienti con tumore Ta multifocale, di basso grado, 32 hanno un rischio intermedio di recidiva o progressione, soprattutto in presenza di atipia o displasia. Pazienti con frequenti recidive Ta, di basso grado, necessitano di resezione chirurgica ad ogni recidiva; tutto ciò ha un impatto sulla qualità di vita del paziente stesso, considerate anche le ripetute cistoscopie. Tali pazienti devono essere, dopo la resezione, sottoposti a ciclo di terapia endovescicale; in Europa, il trattamento usuale è rappresentato dalla chemioterapia citotossica, mentre negli USA viene solitamente utilizzato il BCG. - a rischio elevato = G2-T1-multiplo, G3-T1, Cis Pazienti con Cis e/o tumori papillari di alto grado hanno un rischio di recidiva di circa l’80% e percentuali di progressione pari a circa il 40-70%. Quando l’esame istopatologico di un tumore resecato mostra una patologia T1G3 e/o Cis, è necessario iniziare una terapia adiuvante con BCG. Una recidiva o persistenza di malattia dopo ciclo di BCG, indica per il paziente un’alta probabilità di progressione, anche se circa un terzo di tali pazienti risponde, poi, ad un secondo ciclo di terapia con BCG. Esistono due diverse correnti di pensiero, una rappresentata da quegli urologi che raccomandano ai pazienti non responder al primo ciclo di BCG di effettuare la cistectomia radicale, l’altra, invece, costituita da urologi che ritengono giusto ritardare la chirurgia radicale, consigliando un secondo ciclo di BCG. Il ritardo nell’eseguire la cistectomia radicale, però, richiede un attento e serrato monitoraggio del paziente, in considerazione del fatto che, non di rado, il tumore diventa invasivo o metastatico. ✑ I GRUPPI ONCOLOGICI MULTIDISCIPLINARI NEL TRATTAMENTO Francesco Feroci, Stefano Cantafio, Marco Scatizzi UO Chirurgia Generale ed Oncologica Nuovo Ospedale Santo Stefano, Azienda USL 4, Prato INTEGRATO DEI PAZIENTI MALATI DI TUMORE Introduzione Dai primi anni del 21° secolo abbiamo assistito a molti e importanti cambiamenti nel trattamento dei tumori solidi, la cui complessità è in crescente aumento. Data la riconosciuta importanza dell'approccio sinergico plurispecialistico per la cura del cancro, sforzi per sviluppare gruppi oncologici multidisciplinari sono state fatti nel Regno Unito [4], in numerose nazioni della Unione Europa [5-7], negli Stati Uniti [8], in Asia [9] ed in Australia [10]. Inoltre, negli Stati Uniti d’America, dove i gruppi oncologici multidisciplinari (GOM) sono una parte consolidata della cura del cancro negli Stati Uniti da più di 50 anni [11 -13], sia la Commission on Cancer che l'American College of Surgeons, richiedono l’esistenza di un GOM per l'accreditamento delle strutture sanitarie in cui si curano le neoplasie. In Italia, tali scelte di politica sanitaria sono ancora in fase di sviluppo, nonostante il ministero della salute, nel “documento tecnico di indirizzo per ridurre il carico di malattia del cancro” (2010) abbia consigliato di "garantire un approccio multidisciplinare al malato di cancro con l'uso di una organizzazione interdipartimentale" [14]. In Toscana, nel 2003, è stato creato l’ Istituto Toscano Tumori (ITT) [15] un network che coinvolge quattro Ospedali Universitari e ventisei Ospedali Territoriali per garantire gli stessi standard di trattamento per tutta la popolazione. Dopo cinque anni dalla creazione dei GOM, questo studio ha cercato di valutare lo status dei gruppi multidisciplinari dei quattro dipartimenti oncologici del centro Toscana (una zona di 1.534.252 abitanti, con una incidenza del cancro totale di 462,7 x 100.000 per anno), attraverso un questionario inviato ai chirurghi, in cui venivano poste domande sul loro impegno negli incontri multidisciplinari e sulla organizzazione degli stessi. Questo studio, pubblicato su Updates in Surgery nel 2012 [19] è stato il primo divulgato in Italia a proposito dell'attività dei GOM. Metodologia I GOM sono incontri multidisciplinari regolarmente utilizzati per rivedere in modo prospettico i singoli pazienti affetti da tumore e formulare adeguati piani di gestione utilizzando le conoscenze evidence-based dei vari specialisti che li compongono [17]. Centosessantasette chirurghi generali dell’Area Vasta Centro della regione Toscana hanno ricevuto un questionario da compilare in maniera anonima, in 33 ✑ parte creato dal gruppo del Dr. Frances Wright del Sunnybrook Health Sciences Centre, Toronto, ON, Canada [18] che ha dato l'autorizzazione per il suo utilizzo e per la pubblicazione dei risultati. Il questionario conteneva ventuno domande relative ai GOM. Le domande miravano a raccogliere varie informazioni, demografiche dei chirurghi (età, specializzazione ecc…), caratteristiche organizzative dei GOM (tipo, frequenza, formato, documentazione rilasciata, tipologia dei casi esaminati, partecipazione dei vari specialisti) e una valutazione dei potenziali vantaggi dei GOM percepiti dal chirurgo. Questi ultimi sono stati valutati mediante una scala di Likert a 5 punti; un “giudizio positivo'' è stato considerato tale con un punteggio di 3, 4 o 5. La distribuzione e la raccolta dei questionari è stata condotto tra novembre e dicembre del 2010. Non ci sono stati compensi economici per i partecipanti allo studio. Come nell’articolo del Dr. Wright [18], i chirurghi generali sono stati scelti come target di questa indagine in quanto sono spesso i primi specialisti a vedere il paziente dopo la diagnosi di neoplasia solida e quindi a determinare lo step iniziale del percorso diagnosticoterapeutico. Analisi Dei Dati Il test di Mann-Whitney è stato utilizzato per confrontare i risultati e la scelta sulla impostazione delle cure (ospedale universitario vs ospedali non universitari). Tutte le analisi sono state effettuate con SPSS 13.0 per Windows (SPSS Inc., Chicago, IL, USA). Un valore di p <0.05 è stato considerato come statisticamente significativo, e p <0.01 è stato considerato altamente significativo. Risultati Sono pervenute un totale di 105 risposte (tasso di risposte 62,8%) da tutti gli otto ospedali non universitari e dall'unico ospedale universitario coinvolto nello studio. Ottantadue (49,1% di coloro che hanno ricevuto il questionario) sono i chirurghi che hanno dichiarato di essere membri di un GOM generale (tutti i tumori solidi trattati dal chirurgo generale) o senologico o gastroenterico. Partecipazione dei Chirurghi Nessuna differenza statisticamente significativa è stata notata (tabella 1), anche se i chirurghi ospedalieri partecipano un po' di più: il 53% dei chirurghi ospedalieri rispetto al 27,2% dei chirurghi universitari intervistati dichiarano di partecipare una volta alla settimana o una volta ogni due settimane a un incontro del GOM 34 Partecipazione di altri specialisti I risultati sono riportati in tabella 2. Gli oncologi hanno frequentato regolarmente le riunioni del GOM nel 95,8% dei casi negli ospedali non universitari e nel 63,6% nell’ospedale universitario coinvolto (p <0,0001). I radioterapisti hanno partecipato regolarmente alle riunioni del GOM nel 79,5% degli ospedali non universitari e nel 51,4% nell’ospedale universitario (p = 0,004). Gli anatomopato- ✑ logi hanno frequentato regolarmente l'85,6% delle riunioni GOM negli ospedali non universitari contro il 69,6% dell’ospedale universitario (p = 0,050). Il tasso di partecipazione dei radiologi è stato del 51% negli ospedali non universitari e del 51,4% nell’ospedale universitario (p = 0,677). Infermieri, personale di supporto e psico-oncologi raramente hanno partecipato alle riunioni GOM senza alcuna differenza tra i due tipi di strutture assistenziali. Organizzazione e selezione dei pazienti per i GOM La maggior parte dei GOM (93,8% per gli ospedali non universitari contro 81,8% per gli ospedali universitari), senza significative differenze (p = 0,089), aveva un coordinatore medico designato, mentre quasi sempre è mancato un coordinatore designato infermieristico o del personale amministrativo (24,5% per gli ospedali non universitari contro il 15,1% per l’ospedale universitario (p = 0,309). Differenze significative (p <0.0001) sono state notate circa la registrazione delle decisioni GOM: mentre negli ospedali non universitari le decisioni sono state registrate su un programma specifico nel 93,8% dei casi e riportati nella cartella del paziente nell’83,7% delle volte, nell’ospedale universitario questo è stato fatto rispettivamente nel 21,3% e nel 18,1% dei casi (Tabella 3). Differenze significative (p <0,0001) sono state rilevate sulla selezione dei casi: negli ospedali non universitari sono stati discussi tutti i nuovi casi il 67,4% delle volte, mentre nell’ospedale universitario solo il 51,6% dei nuovi casi sono stati discussi, a discrezione dei medici (tabella 4). 35 Vantaggi del GOM percepiti dal Chirurgo Un “giudizio positivo'' è stato considerato quando è stato assegnato un punteggio di 3, 4 o 5 sulla scala a cinque punti Likert. I chirurghi che lavorano in ambito ospedaliero hanno percepito maggiormente, rispetto ai chirurghi universitari, il fatto che le riunioni GOM assicurano che tutte le opzioni di trattamento vengano prese in considerazione (89.79% vs. 72.72%; p = 0.010), che le decisioni GOM comprendono opinioni condivise da tutti gli specialisti nei programmi di cura del paziente (95.91% vs. 75.75%; p = 0.046), che la presenza di un GOM migliora la tempestività delle cure (83.65% vs. 51.51%; p <0.0001), la prognosi (81.61% vs. 39.39%; p <0.0001) e la soddisfazione dei pazienti ( 69.37% vs. 45.45%; p = 0,0004). Inoltre, considerando la comunicazione con i malati, i chirurghi ospedalieri hanno percepito più dei loro colleghi universitari che i GOM possono portare ad un beneficio per quanto riguarda la comunicazione della diagnosi (75.49% vs. 27.27%; p <0.0001) e la comunicazione delle opzioni di trattamento (79.58% vs. 57.57%; p <0,0001), mentre la comunicazione tra specialisti è risultata migliore indipendentemente dal contesto ospedaliero (93.87% vs. 69.69%; p = 0.813). Per entrambi i gruppi gli incontri del GOM sono stati considerati un'opportunità di sviluppo professionale individuale ✑ (83.37% vs. 75.75%; p = 0,623), mentre un modesto beneficio è stato percepito nella protezione contro la malpractice (69.36% vs. 57.57%; p = 0,343). (tabella 5) Discussione Valutando le differenze di risultato tra i due ambienti ospedalieri che abbiamo preso in considerazione, questa indagine ha mostrato chiaramente che, quando le riunioni del GOM sono attuate meglio, la percezione positiva dei chirurghi partecipanti sulla utilità delle riunioni stesse migliora di conseguenza: se almeno quattro diverse figure professionali (chirurgo, oncologo, radioterapista e radiologo) partecipano regolarmente a più del 90% delle riunioni, se quasi tutti i nuovi casi vengono discussi e se la frequenza di partecipazione è almeno una volta ogni due settimane, i chirurghi hanno trovato evidenti vantaggi sia per i pazienti che per la propria crescita professionale . In una precedente inchiesta tra i chirurghi senologi universitari della Gran Bretagna, il 75,7% degli intervistati ritiene che le riunioni GOM abbiano rappresentato una fondamentale esperienza educativa per i loro specializzandi [20]. Anche per questo motivo può apparire sorprendente che i peggiori risultati della nostra indagine sul funzionamento del GOM siano stati ottenuti tra i chirurghi dell’ospedale universitario della nostra area vasta. Una possibile spiegazione di questo fatto è la più complessa organizzazione dell’ospedale universitario: è facilmente comprensibile che sei unità di chirurgia, 36 tre unità di oncologia medica e due reparti di radiologia concentrati in un solo ospedale siano molto difficili da riunire in uno stesso forum, e certamente è ancora più difficile trovare linee guida cliniche comuni per la diagnosi e il trattamento dei pazienti affetti da una neoplasia. La letteratura scientifica e le scelte di politica sanitaria internazionali hanno chiarito che la multidisciplinarietà sia la strada migliore per il trattamento dei pazienti neoplastici ma, anche i già citati studi inglese [20] e canadese [18], hanno evidenziato che sono comunque necessari ulteriori sforzi soprattutto amministrativi per l’attuazione e l’implementazione dei GOM: infatti, mentre il NHS Cancer Plan britannico del 2008 [21], ha sottolineato l'importanza dei team multidisciplinari, affermando che i pazienti trattati da un team di specialisti hanno maggiori probabilità di sopravvivere grazie al miglioramento del coordinamento della continuità di cura, il National Institute for Clinical Excellence (NICE), ha pubblicato due anni più tardi un rapporto in cui veniva riscontrato che l’implementazione e lo sviluppo dei GOM ancora non era ottimale [22], identificando alcuni ostacoli sia per l'avvio che per la sostenibilità di questi team multidisciplinari. Queste difficoltà includevano la mancanza di tempo e di compenso economico per partecipare alle riunioni, la mancanza di specialisti negli ospedali non universitari, la mancanza di un coordinatore amministrativo e le preoccupazioni medico-legali, soprattutto nei casi di disaccordo sulla gestione del paziente tra i diversi specia- ✑ listi [23]. È ovvio che tali difficoltà esistono anche in Italia e che la mancanza di organizzazione è verosimilmente la spiegazione principale per la scarsa attuazione e partecipazione ai GOM riscontrata nell’ospedale universitario. Nonostante i GOM abbiano mostrato molti vantaggi, come la percezione di una maggiore soddisfazione e di maggiori benefici psicologici per i pazienti [24], come la condivisione del trattamento fornita della collaborazione al processo decisionale da parte di tutti gli specialisti coinvolti [2], come una migliore formazione continua per gli operatori sanitari [20,25] e una maggiore possibilità di accesso alle sperimentazioni cliniche [26], non è stata ancora dimostrata una chiara relazione causale tra le cure organizzate in ambito di un gruppo multidisciplinare e la sopravvivenza del paziente. Sono quindi necessari ulteriori lavori che esaminino questo aspetto, benché i risultati incoraggianti di alcuni studi [27] giustificano un ulteriore investimento di risorse per l’attuazione e la implementazione dei GOM. Concludendo, nonostante i limiti della nostra indagine, rappresentati principalmente dalla sua tipologia (questionario) e dal basso tasso di risposta al questionario inviato, riteniamo che i professionisti che partecipano regolarmente ad un GOM ben organizzato percepiscano la strategia multidisciplinare come la più vantaggiosa sia per i pazienti che per i caregivers stessi. La ottima organizzazione sia clinica che amministrativa di questi team multidisciplinari e la costante partecipazione dei vari specialisti, ha reso i GOM, oramai da molti anni, uno strumento di lavoro che viene utilizzato per la totalità dei pazienti malati di tumore che scelgono l’Ospedale di Prato per il loro iter diagnostico terapeutico. Bibliografia su richiesta a: [email protected] 37 ✑ 38 ✑ 39 ✑ CORSO DI AGGIORNAMENTO ORGANIZZATO DAI MEDICI DELLA CHIRURGIA GENERALE 2 CASA DI CURA VILLA FIORITA DI PRATO SUL TEMA “LA MALATTIA VENOSA CRONICA E LA PATOLOGIA ULCERATIVA: DALLA DIAGNOSI ALLA TERAPIA” DELLA La malattia venosa cronica è spesso considerata la sorella povera delle patologie mediche e chirurgiche, senza tenere conto della sua incidenza e delle sue complicanze , ulcere in particolare, che quando presenti, oltre alla sofferenza del Paziente , comportano un coinvolgimento di figure specialistiche e multidisciplinari con importante impatto economico sulla sanità; riconoscerla , prevenirne le complicanze e ottimizzarne il trattamento comporta vantaggi sia per il Paziente che per la spesa sanitaria. In data 11/04/2015 si è svolto a Prato, presso l’auditorium dell’ Istituto Medico Toscano, il Corso di aggiornamento “La malattia venosa cronica e la patologia ulcerativa: dalla diagnosi alla terapia”, organizzato dai Medici dalla Chirurgia Generale 2 , della Casa di Cura Villa Fiorita di Prato. Il Corso era riservato ai Medici di Medicina Generale e aveva lo scopo di aggiornare su etiopatogenesi e terapia della malattia venosa cronica alla luce della Flebologia moderna . Presso la Casa di Cura , infatti, opera da anni un gruppo di Medici , sotto la direzione del Dott. Serantoni , che si occupa in modo specifico di questa patologia; in particolar modo , dal 2003 è attivo il “Centro Vulnologico” di Villa Fiorita , che si occupa di lesioni cutanee degli arti inferiori, qualsiasi sia l’ etiologia. Da anni è consolidata la collaborazione del Centro con le unità Ospedaliere, Diabetologia in particolare - Dopo il saluto ai Partecipanti fatto dal Direttore Sanitario della casa di Cura, Dott. Guglielmo Forgeschi, il Dott. Serantoni ha portato i saluti del Presidente dell’ Ordine dei Medici di Prato, Dott. Francesco Sarubbi, e ha illustrato lo scopo del corso. La prima relazione dal titolo “La malattia venosa cronica: dalla genesi alla diagnosi” è stata tenuta dalla Dott.ssa Procacci, che ha illustrato le moderne teorie infiammatorie ed emodinamiche nella genesi della malattia venosa e ha fatto una panoramica su quelli che sono i mezzi diagnostici attualmente a nostra disposizione e sulle loro indicazioni. Poi è stata la volta del Dott. Gazzabin , che ha affrontato il tema della terapia medica e chirurgica, dalle indicazioni alle tecniche, sottolineando come in questi ultimi anni l’ aggressività chirurgica si sia ridimensionata , alla luce dello studio emodinamico che obbligatoriamente deve precedere il trattamento. Inoltre, il riconoscimento di alcuni farmaci nelle linee guida nazionali e internazionali , ha offerto altre strategie di terapia complementare . Il Dott. Serantoni ha invece affrontato il tema dell’ ulcera venosa , temibile complicanza della malattia venosa cronica , con spiccata tendenza alla cronicizzazione . Terapia medica, compressiva e chirurgica devono essere associate nel trattamento delle lesioni. La terapia chirurgica è rivolta non solo all’eliminazione dell’ ipertensione venosa, ma anche al trattamento diretto della ferita , dal debridment agli innesti sotto tutte le varie forme (autologhi, omologhi, bioingenierizzati) . La nuova frontiera del trattamento è la medicina rigenerativa, in particolar modo con l’infiltrazione di fattori proangiogenetici autologhi, la cui efficacia è oramai comprovata da anni dalla letteratura mondiale. L’ incontro si è svolto grazie al contributo non condizionante di Stroder e Gloria. 40 INFORMAZIONI INFORMIAMO GLI ISCRITTI CHE LA COMMISSIONE SITO WEB / NEWSLETTER STA LAVORANDO ALLA RISTRUTTURAZIONE DEL SITO E ALLA REDAZIONE DELLA NEWSLETTER DELL’ORDINE PER RENDERE L’INFORMAZIONE PIÙ FRUIBILE E IMMEDIATA. ORARIO DI APERTURA DELL’ORDINE L’ORARIO DI APERTURA AL PUBBLICO È IL SEGUENTE: LUNEDI DALLE ORE 11,00 ALLE ORE 14,00 MARTEDÌ CHIUSURA MERCOLEDÌ DALLE ORE 11,00 ALLE ORE 14,00 GIOVEDÌ DALLE ORE 11,00 ALLE ORE 18,00 VENERDÌ DALLE ORE 11,00 ALLE ORE 14,00 SABATO (SPERIMENTALE) DALLE ORE 09,00 ALLE ORE 11,00 AVVISO PER I COLLEGHI ODONTOIATRI Tutti i martedì dalle ore 11 alle ore 12, un membro della commissione odontoiatrica sarà a disposizione presso la sede dell’Ordine per problemi inerenti la professione. AVVISO IMPORTANTE I medici disponibili a sostituire i medici di Medicina Generale e Pediatria che desiderano essere segnalati sul bollettino dell’Ordine, devono compilare e inviare all’Ordine la dichiarazione che segue. 41 42 INFORMAZIONI DALL’O RDINE i Nel mese di Marzo u.s., presso la sede dell’Ordine, si è svolto un incontro tra i rappresentanti sindacali della F.I.M.M.G. e della F.I.M.P. e i rappresentanti locali dell’ADISEF (Docenti di educazione fisica), riguardo alla interpretazione del D.M. 08/08/14 che approva le linee guida in materia di certificati medici per l’attività sportiva non agonistica (pubblicato in G.U. il 18/10/14). Nella riunione è stato concordato che il certificato deve essere redatto dal MMG e dal PdF, seguendo quanto scaturito dall’intesa tra M.I.U.R. Toscana e F.T.O.M. il 7/1/15. Tale certificazione può essere rilasciata anche dai Medici specialisti in Medicina dello Sport o dai Medici della Federazione Medico Sportiva Italiana del C.O.N.I.. Si ricorda agli iscritti che il certificato può essere rilasciato sul modulo prestampato o sul ricettario personale, seguendo la legge vigente e le indicazioni contenute nelle linee guida del Ministero. La richiesta di certificazione deve pervenire al MMG e/o PdF in un tempo congruo, necessario per l’effettuazione degli eventuali esami, accertamenti e visita medica. Il modulo di richiesta al Medico deve pervenire debitamente compilato in ogni sua parte. Questo è assolutamente necessario per la successiva eventuale richiesta dell’ECG da parte del medico, in regime di esenzione. Di seguito si segnala il link sul sito dell’Ordine dal quale è possibile scaricare l’intesa tra M.I.U.R. Toscana e F.T.O.M. del 7 gennaio 2015: http://www.omceopo.org/wp-content/uploads/2015/03/Intesa-Miur-Ftom-certifica ti-scolastici1.pdf 43 i CERTIFICATI PER ATTIVITÀ SPORTIVA NON AGONISTICA Nota esplicativa del Ministero della Salute sulle Linee guida emanate con decreto dell’8 agosto 201 Si ritiene opportuno segnalare che il Ministero della Salute ha pubblicato una nota esplicativa del 16 giugno 2015 inerente alle “Linee guida di indirizzo in materia di certificati medici per l’attività sportiva non agonistica” emanate con decreto dell’8 agosto 2014 (GU n. 243 del 18 ottobre 2014). Dall’esame della nota si rileva che nulla è innovato rispetto alle sopraccitate linee guida. Rimane quindi confermato che i medici che possono rilasciare i certificati medici per l’idoneità all’attività sportiva non agonistica sono i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, relativamente ai propri assistiti, o i medici specialisti in medicina dello sport ovvero i medici della Federazione medico sportiva italiana del Comitato olimpico nazionale italiano. Il Ministero della Salute rileva che la nota risponde alle richieste di chiarimenti in ordine alla sussistenza o meno dell’obbligo della certificazione per coloro che svolgono attività sportive non agonistiche organizzate dal Coni, da società sportive affiliate alle Federazioni sportive nazionali, alle Discipline associate e agli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni. La nota specifica che per “coloro” si intendono le “persone fisiche tesserate” e che le “definizioni riguardano esclusivamente i tesserati in Italia”. Appare invece importante sottolineare che il Coni provvederà entro il 31 ottobre 2015 a fornire idonee indicazioni alle Federazioni sportive nazionali per distinguere tra le diverse tipologie di tesseramento, in modo da limitare l’obbligo di certificazione ai “tesserati che svolgono attività sportive regolamentate” ed esonerare i tesserati “che svolgono attività sportive che non comportano impegno fisico” e quelli che “non svolgono alcuna attività sportiva”. Si ribadisce inoltre che non sussiste obbligo di certificazione per chi esercita attività ludico-motoria 44 IL PRESIDENTE Dott.ssa Roberta Chersevani i RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO PROGETTO RECUPERO FARMACI Il progetto "recupero farmaci" vede coinvolti vari soggetti con un forte ruolo istituzionale: Comune di Prato, ASL, Ordine dei Medici di Prato, Ordine dei Farmacisti di Prato, Croce Rossa Italiana, Pubblica Assistenza di Prato, Misericordia di Prato, Lions Club di Prato Centro. Nel recupero dei farmaci non scaduti, siano essi in confezione integra e non, ci sono due obbiettivi precisi: 1) la ricerca di ottimizzare risorse finanziarie al soggetto che eroga il servizio sanitario, nella fattispecie nella fornitura dei medicinali 2) una funzione etica a sostegno delle fasce più deboli della popolazione attraverso le Associazioni Onlus della città che ricevono e distribuiscono i medicinali, dopo un' attenta verifica, ai soggetti che si presentano come bisognosi. La forza di questo progetto è nell'aver creato un sistema, una rete di soggetti, che operano in perfetta sincronia in modo che il tutto abbia una vita duratura. Il percorso del recupero dei farmaci si compone in più fasi, la raccolta viene calendariezzata e organizzata attraverso le Associazioni del volontariato coordinate dal comune di Prato e dal Lions Club Prato Centro, Successivamente, i medicinali vengono trasferiti al Centro Missionario Raccolta Medicinali a Firenze, quindi dopo un accurato controllo e catalogazione, ritorna a Prato su richiesta di Associazioni Onlus che ne dispongono la distribuzione sul nostro territorio. La forte attenzione data a questo progetto attraverso tutti i soggetti precedentemente citati, è un segnale che è volontà comune cercare percorsi di ricerca di economicità e contestualmente dare un sollievo economico a tanti cittadini che vivono, in questo momento così difficile un forte disagio sociale, se non in condizioni di povertà. Coniugare la solidarietà con il rispetto della dignità del cittadino bisognoso è un altro aspetto a cui il progetto si fa portatore in nome della fratellanza. Rosanna Sciumbata 45 CIBO, MEDICINA E ARTE i Il cibo è il tema di Expo 2015: “Nutrire il pianeta”, ed rappresenta forse la più grande sfida che attende l’umanità. http://www.expo2015.org/it/cos-e/il-tema L’alimentazione non è soltanto l’ovvio rifornimento al nostro organismo di energia e delle sostanze di cui ha bisogno, ma anche il fondamento di un sano sviluppo fisico e mentale, quindi della salute e della longevità. Lo straordinario miglioramento della qualità della vita avvenuto nel corso delle ultime generazioni è probabilmente da attribuire più a un’alimentazione migliore, che a una medicina più efficace. Nella storia recente del cibo, esso a un certo punto smette di essere semplice bisogno alimentare: emergono preoccupazioni legate alla salute e torna a essere di attualità quello che Rozin e poi Pollan hanno definito come il “dilemma dell’onnivoro” – intendendo con questa formulazione la difficoltà tipica dell’uomo, in quanto onnivoro, nel definire la composizione della sua dieta. Il cibo è visceralmente intrecciato alle forme di comunicazione artistica, da quella letteraria a quella delle arti figurate, creando un legame tra ciò che è strettamente ancorato alla realtà quotidiana e forme di comunicazione più alte. Molto spesso il cibo è fortemente presente tra le pagine di un romanzo o come elemento chiave di un quadro. La multiforme relazione fra le arti e il cibo (e più in generale tra gli alimenti, la nutrizione e il convivio) è ripercorsa e analizzata nel Padiglione Arts & Foods curato da Germano Celant, che ne investiga le espressioni nell’arco cronologico che si estende dal 1851, anno della prima Esposizione Universale di Londra, fino ad oggi attraverso i molteplici media e linguaggi dell’arte contemporanea e delle arti industriali, dalla pittura alla scultura, dal video all’installazione, dalla fotografia alla pubblicità, dal design al cinema. Nei circa 7.000 metri quadri in cui la mostra si articola, il visitatore sperimenta un viaggio nella storia, nella memoria e nell’arte del contemporaneo. http://www.expo2015.org/it/esplora/aree-tematiche/arts---foods Agli appassionati d'arte potrà interessare sapere che, in linea con il Tema di Expo Milano 2015, la mostra “Il cibo nell’arte. Capolavori dei grandi maestri dal Seicento a Warhol” allestita a Brescia a Palazzo Martinengo, rivela quanto i pittori, attivi tra il XVII secolo e il XIX, amassero dipingere i cibi e i piatti tipici delle loro terre di origine. http://amicimartinengo.it/ Infine, un ultima segnalazione: a Verona i grandi Maestri dell’Arte: da Tiziano a Rubens, da Carracci a Picasso celebrano un’eccellenza italiana: il vino! Un viaggio affascinante nella suggestiva sede di Palazzo della Gran Guardia, fino al 16 agosto 2015. http://www.mostraarteevino.it/ Dr. Enrico Grassi U.O. Neurologia-Ospedale di Prato 46 GIUSTIZIA E’ FATTA i Con soddisfazione riportiamo in allegato il dispositivo della sentenza della Corte di Cassazione che assolve la pediatra toscana, coinvolta nel doloroso episodio di correità per danni provocati dalla attività sanitaria del medico sostituto, e che a suo tempo suscitò grave preoccupazione per quanto accaduto a tutta la classe medica, ma anche un grande movimento di solidarietà nel confronti della collega. La Corte di Cassazione (quarta sezione Penale) ha infatti assolto la Pediatra di Famiglia condannata in nella sentenza di primo grado al risarcimento dei danni provocati dalla condotta del sostituto, escludendo qualsiasi responsabilità della titolare per l’operato del sostituto. Partendo dalla tipologia del rapporto di lavoro e da precedenti sentenze, la corte di Cassazione ha escluso l’assimilazione delle prestazioni dei medici convenzionati (parasubordinati) alla tipologia del rapporto di tipo dipendente, sulla quale si era basata la prima sentenza. Secondo la Corte quindi , in caso di sostituzione del medico per assenza, non può configurarsi in capo a quest’ultimo la responsabilità contrattuale riconducibile all’art. 1228 c.c. che era sto utilizzato come motivazione nella sentenza di primo grado. La Corte di Cassazione ha riconosciuto che, secondo quanto previsto dall’Accordo collettivo Nazionale, il sostituto all’atto dell’incarico di sostituzione assume direttamente e formalmente le responsabilità professionali inerenti tutte le attività previste dall’Accordo, e quindi il medico sostituto subentra al medico titolare con piena responsabilità e autonomia. In tale quadro, secondo la Corte, non è possibile configurare una responsabilità civile del medico titolare per i danni prodotti dalla condotta del proprio sostituto. In definitiva Il medico sostituto non agisce come ausiliario del medico titolare, inteso quale debitore, come richiesto dall’art. 1228 c.c., poiché egli svolge l’attività in nome e per conto proprio. Una volta che siano state osservate le disposizioni previste tra Asl e medico titolare in ordine alla sostituzione di quest’ultimo, il paziente che si è rivolto al sostituto può dolersi nei suoi riguardi del suo operato e il medico sostituito è esonerato dalle conseguenze dannose dell’opera del sostituto. Si tratta di una sentenza importante, non solo per la collega che ha vissuto una drammatica esperienza personale, ma per tutta la Categoria che vede riconosciuto un ruolo di responsabilità del sostituto che avevamo dato per scontato e che la sentenza di primo grado aveva messo in crisi. Dr. Enrico Davalli (All. 1) 47 i (All. 1) REPUBBLICA ITALIANA NEL NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE DI CASSAZIONE …. Omissis ……………………. QUARTA SEZIONE PENALE 4. Passando all'esame del ricorso avanzato dalle parti civili nei confronti della dott.ssa……., si evidenzia l'infondatezza del medesimo. 4.1. E' noto, infatti, che il rapporto che lega il pediatra di famiglia alla Azienda Sanitaria è di tipo convenzionale, regolato dagli accordi collettivi di settore (Cass. Sez. L. n. 20581 del 29/07/2008 (Rv. 604294): “In materia di medici convenzionati, va escluso che nell'ordinamento sia rinvenibile un principio generale, ancorché settoriale, di assimilazione delle prestazioni svolte presso enti sanitari dai medici in base a convenzioni, ex art. 48 legge n. 833 del 1978, a quelle rientranti nell'ambito del rapporto di pubblico impiego, attesa l'assenza nei rapporti d'opera professionale (pur caratterizzati da collaborazione coordinata e continuativa) del requisito della subordinazione, dovendosi ritenere che le - disposizioni che estendono l'applicabilità della normativa del pubblico impiego con equiparazione alle prestazioni subordinate abbiano carattere speciale ed eccezionale e siano insuscettibili di essere applicate al di fuori dei casi considerati “Ed invero” i rapporti c.d. “convenzionali”, instaurati tra i medici di medicina generale e gli enti preposti all'assistenza sanitaria, in base alle disposizioni dell'art. 48 della legge n. 833 del 1978, e disciplinati da accordi collettivi resi esecutivi con decreti del Presidente della Repubblica, hanno natura privatistica di rapporti di prestazione d'opera professionale, svolta con carattere di parasubordinazione” (Sez. U, Sentenza n. 813 del 22/11/1999, Rv. 531365). 4.2. Tanto premesso, è da osservare che, pur non essendo legato da rapporto di lavoro dipendente con l'ASL, e fermo restando il rapporto fiduciario con i suoi assistiti, il medico o il pediatra di base, per le finalità organizzative del DPR 270/2000 e successivi decreti integrativi, è anello del sistema assistenziale territoriale facente capo all'organizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, tanto che la sua designazione è fatta dall'Azienda e quest'ultima è tenuta alla vigilanza e al controllo disciplinare, oltre che alla remunerazione dell'attività. Nel descritto contesto, in ragione della posizione periferica in cui è posto il medico convenzionato rispetto all'organizzazione del servizio, in 48 i caso di sostituzione del medico per assenza, ancorché mediante individuazione da parte dell'assente del sostituto, non può configurarsi In capo a quest'ultimo la responsabilità contrattuale riconducibile all'art. 1228 c.c. ed è improprio attribuire al medico sostituito gli stessi obblighi contrattuali che competono all'Azienda sanitaria con riguardo per l'attività dei medici ospedalieri o dei medici di guardia, come si legge nella sentenza di primo grado. Va rilevato in proposito che l'accordo Collettivo Nazionale per la pediatria di famiglia del 2005, recepito dall'accordo nazionale, prevede all'art. 36 co. 4 che "il sostituto assume direttamente e formalmente, all'atto dell'incarico di sostituzione da parte del pediatra sostituito, le responsabilità professionali inerenti tutte le attività previste dal presente Accordo". Ciò significa che il medico sostituto subentra al medico titolare con piena responsabilità e autonomia, essendo ciò, peraltro, funzionale a garantire l'unicità del riferimento medico. In tale quadro non è possibile configurare una responsabilità civile In capo al medico titolare di assistenza sanitaria per i danni prodotti dalla condotta del proprio sostituto, in contrasto con la natura personalissima della prestazione medica. In definitiva Il medico sostituto non agisce come ausiliario del medico sostituito, inteso quale debitore, come richiesto dall'art. 1228 c.c., poiché egli svolge l'attività in nome e per conto proprio. Una volta che siano state osservate le disposizioni previste tra Asl e medico titolare in ordine alla sostituzione di quest'ultimo (circostanza che non è in discussione nella specie), il paziente che si è rivolto al sostituto può dolersi nei suoi riguardi del suo operato e il medico sostituito è esonerato dalle conseguenze dannose dell'opera del sostituto (si veda sul punto Cass. Civ sez. 3 n. 25251 del 29/11/2011, rv. 620558: "alla stregua dell'art. 1228 cod. civ., possono considerarsi ausiliari del debitore solo coloro che agiscono su suo incarico e il cui operato sia assoggettato ai suoi poteri di direzione e controllo"). Correttamente, di conseguenza, la Corte territoriale ha escluso la responsabilità della ….. (Pediatra di Famiglia titolare) per l'operato della ….. (Pediatra sostituta), con statuizione che va confermata. ….. Omissis ………. Come deciso in Roma il 23/5/2014 Lucia Esposito Consigliere relatore Gaetanino Zecca Presidente di Sezione 49 i RICEVIAMO DAL COLLEGA DR. BIAGIOLI RICCARDO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO, UN RICORDO DEL PROF. NESTORE GENNAI Sazio di giorni terreni, il 26 dicembre scorso veniva a mancare all'affetto dei propri cari e di noi tutti dopo una lunga e debilitante malattia alla soglia dei 90 anni il collega Prof. Nestore Gennai. Nestore Gennai era nato a San Gimignano nel 1926, condotto gli studi di Medicina a Siena , per poi passare a Firenze in Clinica Chirurgica dove divenne anestesista; le opportunità della vita lo condussero poi a Genova dove conseguì la specializzazione in Radiologia . Di queste esperienze di clinico avrebbe fatto tesoro nella sua seconda vita professionale , quella di medico funzionario Inail prima a Prato poi a Firenze ; ebbe come compagno di strada e in un certo senso “gemello diverso” il fraterno amico Jorio Melani che ci ha lasciato circa un anno prima di Lui. Proprio all' Inail entrava in contatto con la realtà di Prato e si appassionava alla Medicina del lavoro che allora si chiamava ancora Clinica del Lavoro conseguendo la Libera Docenza nel 69 ( ovvero il titolo di Professore) e portando un lavoro di ricerca delle malattie da lavoro del settore tessile ; fra queste fu l' antesignano delle malattie da sovraccarico dell' arto superiore che lui chiamò “gomito dello stracciatore” e che poi gli americani avrebbero riscoperto negli anni 90 con la sigla WMDS. Nel frattempo all' Inail stesso entrava in contatto con la Medicina Legale Assicurativa come veniva coniugata allora , ovvero la medicina previdenziale ; Dai primi anni 70 si sarebbe dedicato prevalentemente a questa e così lo hanno conosciuto i Colleghi della mia generazione restando operativo fino agli 80 anni compiuti . Nestore Gennai era per noi tutti medici-legali pratesi “IL PROFESSORE”. Quando cominciai a lavorare come medico-legale guardai a lui con grande ammirazione. Uomo di grande autorevolezza gli era da tutti riconosciuto il suo grande equilibrio, la sua naturale predisposizione al dialogo, alla riflessione ed al confronto medico-legale. Attento e preciso valutatore (sembrava avesse le tabelle delle invalidità nella mente) riusciva sempre a tenere testa a tutti, anche ai colleghi fiorentini che ci hanno sempre considerato (non me ne vogliano) i cugini poveri. Tutti noi medici-legali da lui abbiamo imparato molto in particolare la onestà, la coerenza, la franchezza, la schiettezza e in particolare l'importanza di assolvere ad un compito difficile ma allo stesso tempo necessario quale quello di coniugare la realtà biologica alla realtà giuridica, in questo rimarrà per noi sempre un grande esempio da seguire. Alla moglie.Ancilla , al figlio Andrea che ne ha raccolto degnamente l'eredità, alla nuora Grazia ed ai nipoti l'abbraccio di tutti noi. Dott. Riccardo Biagioli Medico-Legale 50 i Dal giornale della Previdenza ENPAM ripubblichiamo: L’Ordine di Prato fra gli Ordini pilota nel servizio di video-consulenza ENPAM Buon inizio per la video-consulenza Dopo i primi appuntamenti in videoconferenza con l’Enpam il giudizio degli iscritti è positivo Luca Cesare Coppini, il cui ultimo contatto con l’Enpam risaliva a quindici anni fa, il servizio è arrivato proprio in tempo. “Avevo pensato di partire per Roma per avere dei chiarimenti e invece - dice - mi è bastato fare trecento metri”. Nella sede dell’Ordine, in una stanza da solo per tutelare la sua privacy, ha potuto avere dal funzionario dell’Enpam suggerimenti importanti per la sua situazione. Dello stesso avviso anche a Reggio Calabria dove in più incontri molti medici hanno ascoltato i consigli dei funzionari dell’Ente previdenziale. Per Giulio Curatola e sua moglie Caterina Rizza, che in giorni diversi si sono recati all’Ordine, il servizio è molto utile. “Una signora competente - dice Curatola - ha saputo chiarirci alcuni dubbi che avevamo. Con lei abbiamo stabilito un contatto e ci ha promesso che ci ricontatterà per darci ulteriori indicazioni”. (l.p.) Il servizio di video-consulenza funziona. Lo dimostrano i giudizi espressi dagli iscritti che finora lo hanno utilizzato. Da Lecco, che ha fatto da apripista, parla il segretario dell’Ordine Massimo Bergamini in qualità di fruitore. “Ho fatto una domanda di natura fiscale alla funzionaria Enpam. Credevo fosse una cosa complicata – dice - e invece lei ha semplificato il mio quesito. Vederla in volto mi ha mostrato che era motivata in quello che stava facendo. La sua risposta è stata chiara, veloce e chiarificatrice”. Aspettative mantenute quindi. “Quello che come membro del Consiglio dell’Ordine proporrò – dice Bergamini - sarà di promuovere sempre più l’iniziativa per diffonderla tra gli iscritti, l’occasione potrebbe essere anche il prossimo convegno Enpam in autunno”. Da Prato arriva addirittura un voto. “Ottimo – dice Alessio Bertini - ho ricevuto orientamenti utili che ho seguito”. Per 51 i Dal giornale della Previdenza ENPAM ripubblichiamo: Finalmente sacerdote Dopo una gratificante carriera medica un dottore di Prato si è spogliato del camice bianco per vestire l’abito talare Stefano Faggi è finalmente stato ordinato sacerdote. Lo sento al telefono qualche giorno prima della sua ordinazione e lo chiamo dottore. “Una volta lo ero - mi dice correggendomi - ora non più. Tre anni fa ho dato le dimissioni dall’ospedale di Prato e sono entrato in seminario”. Faggi è però rimasto iscritto all’Ordine dei medici perché glielo ha chiesto il vescovo di Prato, monsignore Franco Agostinelli. “Non so quali programmi avrà per me quando sarò prete, ma così ho fatto”. Questa, come tante altre decisioni nella vita di Faggi sembrano essere state fortemente ispirate dagli altri. Per spiegare da dove nasca il desiderio di diventare sacerdote ci parla della sua famiglia. “Credo che i germi della mia vocazione – dice Faggi - siano maturati proprio nell’ambiente familiare. La famiglia è stata il mio seminario”. Cresciuto in casa con due genitori entrambi medici e un fratello maggiore gravemente disabile, Faggi dice di aver vissuto in un ambiente di sofferenza e di dolore, ma carico di amore e di affetto. “I miei genitori sono stati dei santi per l’esempio che hanno saputo trasmettermi. Mia madre ha rinunciato alla sua professione per le esigenze della famiglia. Io ho condiviso la loro scelta, sono diventato medico, anche se dai tempi della maturità scientifica ho sentito il richiamo da Dio, mi sono sentito sedotto da lui”. All’inizio avrebbe voluto fare il pediatra come suo padre, poi invece ha scelto di essere anestesista e ha lavorato nei reparti di ortopedia, ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Careggi e di Prato. “Sono appagatissimo, estremamente gratificato dalla professione medica - dice -. L’ho fatta con disinvoltura e scioltezza e non mi è mai pesato. Ho tenuto corsi, pubblicato su riviste nazionali e internazionali e ho maturato un’anzianità di servizio ventennale come medico ospedaliero, raggiungendo competenze e una retribuzione ragguardevole che mi ha permesso anche di fare della carità”. “Il dolore e la sofferenza familiare, quella incontrata nella professione e la mia personale – dice Faggi – che dovevo morire nel 1989 per un’embolia polmonare, hanno rafforzato i miei contatti con l’Altissimo”. È alla morte dei genitori, nel 2011, che don Stefano matura la decisione di entrare in seminario, ma lo fa solo dopo aver trovato una struttura adeguata in cui il fratello possa ricevere le cure di cui ha bisogno. “In seminario – dice Faggi – sono il più anziano. Ho fatto un po’ da babbo ai seminaristi cercando di essere sempre disponibile per un consiglio. La porta della mia camera non è mai stata chiusa, sempre socchiusa. Alcuni entrano senza nemmeno bussare per chiedermi pareri, consigli medici. Se ne hanno bisogno a volte prescrivo anche qualche medicina”. L’ordinazione sacerdotale, celebrata il 19 aprile nella cattedrale di Prato, è stato per Faggi il raggiungimento di un incontro tanto atteso. “Vorrei che fosse una festa non solo mia, ma di tutta la comunità, perché come diceva mio padre, da ognuno di voi posso dire di aver preso una piccola tessera per costruire un grande mosaico”. La ura Pe tri 52 Di seguito pubblichiamo l’elenco dei Medici disponibili alle sostituzioni per Medicina Generale e Pediatria. Nell’elenco sono presenti solo i Medici che hanno provveduto a trasmettere all’Ordine entro il 10/07/2015 la dichiarazione (v. pag. 42) richiesta con ns. mail del 24/06/15 e sollecitata con mail del 08/07/2015. I Medici che sono rimasti esclusi dall’elenco per non aver inviato all’Ordine la dichiarazione sono invitati a trasmetterla quanto prima così da poter essere inseriti nel prossimo numero semestrale del bollettino. Informiamo tuttavia che sul sito web dell’Ordine, è presente analogo elenco aggiornato in tempo reale. MEDICI DISPONIBILI PER SOSTITUZIONI MEDICINA GENERALE MEDICI IN POSSESSO DELL'ATTESTATO DI FORMAZIONE IN MEDICINA GENERALE • DOTT. DI FRANCESCO MICHELE 339 7230663 - 055 8877860 • DOTT. MARI MICHELE PAOLO 338 5374342 • DOTT. PERFIDO RICCARDO 338 4523303 • DOTT.SSA POGGESI GIULIA 328 8396160 • DOTT.SSA TAROCCHI CLAUDIA 340 5919411 • DOTT.SSA TRIBOTTI FEDERICA 338 3697460 MEDICI ISCRITTI AL CORSO DI FORMAZIONE IN MEDICINA GENERALE • DOTT.SSA ADORNI VERONICA 380 7043264 • DOTT.SSA BONI NICOLETTA 347 7420343 - 0574 595254 • DOTT.SSA BORGIA ELEONORA 328 7120014 • DOTT. CALUSI GIOVANNI 328 3783586 • DOTT. CONVERTI CRISTIANO 339 8983719 • DOTT. LATELLA BENJAMIN 328 3525031 - 0574 595938 • DOTT. MENCATTINI SIMONE 320 4263429 • DOTT.SSA NIGRO DORIANA 349 1268605 • DOTT.SSA SCARSELLI MARIA 333 6899827 • DOTT.SSA SCOGNAMIGLIO MARIAVITTORIA 333 4678230 • DOTT. SQUILLONI LORENZO 338 1990284 • DOTT. TESTAFERRATA DAMIANO 347 5444584 53 MEDICI DISPONIBILI PER SOSTITUZIONI MEDICINA GENERALE MEDICI ISCRITTI A CORSI DI SPECIALIZZAZIONE • DOTT.SSA BELLINI IRENE 333 4474276 • DOTT. BIAGIOLI MANUEL 328 2589393 • DOTT. BIANCHI SIMONE 349 0710518 - 0574 072188 • DOTT. CASTELLANI ALESSANDRO 320 4264333 • DOTT.SSA SPARACINO LUCREZIA 328 0547563 MEDICI INSERITI NELLA GRADUATORIA DEI MMG • DOTT.SSA BERNETTI MARGHERITA 328 3840584 • DOTT.SSA CAVACIOCCHI ANNA MARIA 347 2976997 - 0574 984956 • DOTT. DELLA CROCE EDOARDO 389 2519751 • DOTT. DIDDI AUGUSTO 328 1781550 MEDICI NON INSERITI NELLA GRADUATORIA DEI MMG • DOTT.SSA BARDAZZI CATERINA 347 4492360 • DOTT.SSA BASILE ZAIRA 328 7787604 • DOTT. 320 2251310 BUGIANI BERNARDO • DOTT.SSA CANGIOLI MATILDE 339 7024221 • DOTT.SSA CAPPELLINI GIULIA 328 7597681 • DOTT. 339 2374010 CERABONA PROSPERO • DOTT.SSA CORSINI CHIARA 392 4733654 • DOTT.SSA D'URSO SARA 329 0133751 • DOTT.SSA FABBRI ELISA 333 2950885 • DOTT. 334 1576020 FOLIGNI STEFANO • DOTT.SSA GIUSTI FRANCESCA 338 537 4790 • DOTT.SSA GORI ELEONORA 340 5229181 • DOTT.SSA GUIDOTTI AZZURRA 347 1957594 • DOTT.SSA IACAMPO LUCIANA 340 6117235 • DOTT.SSA MATTEINI SIMONA 340 2217795 • DOTT.SSA PACI VIOLA 328 1036936 • DOTT.SSA PAGNINI GIULIA 338 4006649 54 MEDICI DISPONIBILI PER SOSTITUZIONI MEDICINA GENERALE • DOTT.SSA ROCCAFORTE SORAYA 349 3904144- 0574 23994 • DOTT. 346 4146953 SCALABRINI ALESSANDRO • DOTT.SSA SCAPIN ELISA 349 2318265 • DOTT.SSA TOTTI ARIANNA 339 7898868 • DOTT.SSA VINATTIERI DILETTA 393 3638337 - 0574 988615 • DOTT. 392 5306023 WAFDY IBRAHIM AHMED ABDULLAH PEDIATRIA MEDICI IN POSSESSO DELLA SPECIALIZZAZIONE IN PEDIATRIA • DOTT.SSA GIUSTI GIULIA 328 1266672 MEDICI ISCRITTI A CORSO SPECIALIZZAZIONE IN PEDIATRIA • DOTT.SSA BECHERUCCI SARA 338 5374820 MEDICI IN POSSESSO DELL'ATTESTATO DI FORMAZIONE IN MEDICINA GENERALE • DOTT.SSA TAROCCHI CLAUDIA 340 5919411 MEDICI ISCRITTI AL CORSO DI FORMAZIONE IN MEDICINA GENERALE • DOTT.SSA ADORNI VERONICA 380 7043264 • DOTT.SSA BORGIA ELEONORA 328 7120014 • DOTT. 328 3525031 - 0574 595938 LATELLA BENJAMIN MEDICI NON INSERITI IN GRADUATORIA • DOTT. FOLIGNI STEFANO 334 1576020 • DOTT.SSA ROCCAFORTE SORAYA 349 3904144- 0574 23994 55 EVENTI/CONVEGNI IN PROGRAMMAZIONE Sabato 17 Ottobre 2015 si svolgerà al teatro Metastasio di Prato un evento incentrato sul rapporto tra arte e cervello dal titolo "I NEURONI DELLE MUSE", LE ARTI ALLO SPECCHIO DELLE NEUROSCIENZE CONTEMPORANEE. L'evento è organizzato dall'U.O. Neurologia dell'Ospedale di Prato in collaborazione con il CNR di Pisa e l'Università di Pisa. In particolare lʼarte può essere considerata come unʼestensione della funzione del cervello; e lʼartista può essere visto come un neuroscienziato che esplora le potenzialità e le capacità del cervello, con tecniche del tutto personali, coadiuvandolo nella comprensione del mondo. La U.O. di Neurologia di Prato ha collaborato stabilmente in questi ultimi anni allʼorganizzazione di eventi scientifico-culturali orientati a studiare ed approfondire i rapporti tra arte e cervello e attraverso questa iniziativa, i soggetti organizzatori intendono promuovere il dialogo tra discipline scientifiche diverse, tra scienziati e artisti, intesi nel senso più ampio del termine, pittori, musicisti, scrittori. Saranno presenti esperti internazionali di Neuroestetica, insieme a storici dellʼArte e storici della Musica che si confronteranno con illustri artisti contemporanei delle arti figurative e musicali. Allʼevento parteciperà la Presidente della FNOMCeO Dott.ssa Roberta Chersevani. Lʼevento si concluderà con una suggestiva performance musicale. Il prossimo 24 ottobre 2015 l'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Prato organizzerà un convegno sul sistema dei crediti ECM e sulla gestione pratica delle anagrafiche dei crediti dei singoli professionisti. Parteciperà al convegno il dott. Sergio Bovenga, Presidente del Consorzio Gestione Anagrafica delle Professioni Sanitarie (Co.Ge.A.P.S.), che ci illustrerà con numerosi esempi le modalità di registrazione e di certificazione delle attività formative svolte. Come per il convegno ENPAM di aprile, si tratta di unʼofferta di servizio per tutti gli iscritti e sarà rivolta soprattutto ai colleghi che debbono iniziare o completare il loro personale piano formativo, per poi registrare i crediti ECM acquisiti. 56