“Basta con la politica da Circo Barnum, sono a rischio i Bilaterali” Cassis,capogruppo plr alle Camere federali,attacca l’Udc che minaccia un’iniziativa per far saltare i trattati con l’Ue Il pericolo Si è creata troppa incertezza giuridica che sta penalizzando il nostro sistema economico nodopera qualificata che serve alle imprese o per la tenuta delle loro esportazioni qualora si dovesse tornare ai vecchi ostacoli al commercio. Una situazione che scoraggia anche ad investire nel nostro Paese” A questo punto cosa può succedere? “ Non è facile fare previsioni. Innanzitutto va detto che con Bruxelles attualmente non è in corso un negoziato, si dialoga soltanto. Dunque, bisogna trovare uno strumento operativo per un maggiore controllo dell’immigrazione, senza però far cadere i trattati bilaterali. Quindi, col consenso dell’Ue. L’articolo Ti-Press U n’altra bomba ad orologeria nei rapporti con l’Ue e il terreno minato in parlamento, dopo che l’Udc ha preannunciato il lancio di un’iniziativa contro la libera circolazione delle persone, contestando la clausola unilaterale per frenare l’immigrazione presentata dal Consiglio federale. Insomma, un attacco diretto ai trattati bilaterali. “Nell’Udc non sanno più nemmeno loro quello che vogliono. Credo ci siano forti divergenze interne. Prima del voto del 9 febbraio 2014 sull’immigrazione di massa gli stessi democentristi, con Christoph Blocher in testa, sottolineavano l’importanza degli accordi bilaterali ora vorrebbero scardinarli - dice Ignazio Cassis, capogruppo plr alle Camere federali. mi sembrano funambolismi da circo Barnum che rischiano, però, di avere gravi ripercussioni per la nostra economia”. Che generi di contraccolpi? “Alcune imprese si sono già trasferite all’estero altre ci stanno pensando. Una scelta dovuta più che al cambio euro-franco, alla situazione d’incertezza giuridica che si è creata in Svizzera.Un imprenditore per pianificare sul lungo termine attività e investimenti ha bisogno di un quadro normativo sicuro. Con i bilaterali a rischio non c’è nessuna certezza, ad esempio, sulla possibilità di trovare la ma- 14 dell’accordo sulla libera circolazione con la clausola di salvaguardia nel caso di forte immigrazione, lascia un certo spazio, bisogna sfruttarlo bene con proposte ragionevoli”. Ma il governo ha presentato un piano B con una clausola di salvaguardia da applicare unilateralmente, anche se ha precisato che lavora ad un’intesa consensuale con l’Ue. “Un’applicazione unilaterale è del tutto in rotta di collisione con l’Ue. Ma non credo che né la Svizzera né l’Europa arriverebbero a disdire i trattati. Molto più probabilmente l’Ue adotterrebbe delle ritorsioni su altri accordi, là dove ci potrebbe far più male, penso alla reintroduzione degli ostacoli tecnici al commercio, che per la nostra economia sarebbero micidiali. Anche se non tutti se ne rendono conto, come se la ricchezza e il benessere acquisiti fino ad ora fossero un fatto scontato e immutabile”. Si attende il voto del 23 giugno per il referendum del Regno Unito sull’Ue, che incidenza può avere per la Svizzera? “Innanzitutto sino a quel voto Bruxelles non dirà nulla a Berna. Se Londra dovesse uscire dell’Ue nessuno può prevedere cosa succederà, ma di fronte a questa ipotesi il problema svizzero diventerebbe del tutto secondario; se invece restasse nell’Unione, è facile pensare che l’Europa adotterà la linea dura verso la Svizzera, perchè reputerà sacrosanto difendere le sue regole fondamentali. Ci potrà venire incontro, ma senza rinunciare alla difesa dei suoi principi cardine, quali la libera circolazione delle persone”. Domani, lunedì, il governo ticinese presenterà a Berna il suo piano di clausola di salvaguardia elaborato dal professore Michael Ambühl uno specialista delle relazioni con l’Ue, che peso potrebbe avere questo piano nel dibattito in corso? “La clausola presentata dal Consiglio federale per adesso è solo un concetto generale, su cosa potrebbe essere dal profilo tecnicooperativo si sa ancora poco. Indubbiamente, il piano del governo ticinese potrebbe contribuire ad orientare meglio il dibattito”. In che senso? “Si tratta di un piano molto più flessibile e articolato, interessante anche per quel che riguarda il problema dei frontalieri. Si può dire che il ministro delle Finanze Christian Vitta ha messo a punto uno strumento intelligente per far leva sull’Ue”. Dunque, è abbastanza ottimista? “Devo dire che questa, tra le tante proposte fatte finora, mi pare quella che suscita il maggiore ottimismo per la speranza di non ricevere un secco no dall’Ue. Inoltre, Vitta e suoi collaboratori stanno facendo un ottimo lavoro di sensibilizzazione a Berna, sono perciò molto fiducioso”. l.d.a