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20/10/2011 |
Società di classe
La divisione della società in classi presuppone che, anche dopo la soppressione dei privilegi della Società per
ceti, la Disuguaglianza sociale sia descrivibile sulla base di determinate caratteristiche sistemiche. Poiché tra
gli individui sussiste in linea di principio l'Uguaglianza sul piano giur., nella società di classe le disuguaglianze
sociali non dipendono più dalla nascita come nell'ordinamento feudale per ceti, ma da rapporti sociali
funzionali. Il ruolo nel processo economico e quindi la posizione sociale analoga, gli interessi affini e, in
determinate condizioni, una coscienza collettiva accomunano i membri di una stessa classe.
Ai fini dell'analisi della società, il concetto di classe, impiegato originariamente nelle scienze naturali per la
classificazione delle piante, venne utilizzato per la prima volta dai fisiocratici nel XVIII sec. (Fisiocrazia). Il
termine fu ripreso all'inizio del XIX sec. da Claude Henri de Saint-Simon per indicare l'unica classe produttiva,
quella degli industriali. Per Karl Marx, a cui si deve l'accezione moderna del termine, il possesso dei mezzi di
produzione era il criterio decisivo che nella società borghese permetteva di stabilire l'appartenenza di un
individuo alla classe proletaria o a quella capitalista. Marx impiegò il concetto di classe nella sua teoria della
rivoluzione, secondo cui la lotta di classe è sempre stata il motore della storia di tutte le società. Con un
approccio più ampio rispetto a quello economico, la ricerca sociologica e storica mise in evidenza l'importanza
di fattori culturali per la genesi delle classi, in particolare Max Weber sottolineò gli aspetti intellettuali e
soggettivi nella formazione delle classi e Pierre Bourdieu elaborò la teoria dell'habitus.
Nel XIX sec., con lo sviluppo del Movimento operaio e il consolidamento di una coscienza di classe,
l'espressione assunse una connotazione polemica. In Svizzera l'impulso che portò a questa presa di coscienza
non venne dai lavoratori a domicilio o dagli operai di fabbrica, ma dagli artigiani, dagli anni 1830-40 anche
grazie all'influsso di garzoni itineranti come Wilhelm Weitling (Società operaie tedesche). La Questione sociale
fu percepita nella Conf. con minore antagonismo che altrove, poiché era ampiamente diffusa la convinzione
che l'assetto democratico dello Stato avrebbe eliminato le contrapposizioni tra le classi. Il Movimento
democratico affrontò così i contrasti sociali come un confronto tra "popolo" e "signori" e persino nel
movimento operaio organizzato una coscienza della lotta di classe si impose solo a cavallo del 1900. Lo
Sciopero generale del 1918 segnò il culmine del confronto tra classe operaia e borghesia. A questo proposito
è significativo il fatto che Robert Grimm scrisse un libro sulla lotta di classe in Svizzera (Geschichte der
Schweiz in ihren Klassenkämpfen, 1920) proprio mentre scontava una pena detentiva per aver guidato lo
sciopero.
Negli anni 1930-40, sull'onda della Difesa spirituale, la coesione nazionale pose in secondo piano la
percezione della società divisa in classi. Dopo una breve ma intensa fase di agitazioni nell'immediato
dopoguerra, la diffusione dei contratti collettivi di lavoro e il boom economico favorirono un partenariato
sociale stabile. All'epoca le differenze sociali erano considerate il riflesso della stratificazione della società e
non più effetti della contrapposizione tra classi (Classi popolari). Tale evoluzione fu favorita anche dalla quota
sempre maggiore di manodopera immigrata.
Al posto del concetto di società di classe, all'inizio del XXI sec. la ricerca privilegiava modelli di stratificazione
sociale differenziati, che permettono di cogliere meglio i molteplici fattori che concorrono alla formazione
dello status sociale. Pur rinunciando al classico conflitto tra borghesia possidente e proletariato nullatenente,
alcuni modelli interpretativi rivendicano tuttavia ancora la validità della nozione di classe, come nel dibattito
sul contrasto tra la "nuova povertà" e i salari elevati dei manager.
Bibliografia
URL: http://www.hls-dhs-dss.chI15984.php
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– R. Herrnstadt, Die Entdeckung der Klassen, 1965
– Gruner, Arbeiter
– P. Bourdieu, «Espace social et genèse des "classes"», in Actes de la recherche en sciences sociales, 52-53,
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– R. Levy, Tous égaux?, 1997
– AA. VV., «Die Ungleichheitsstruktur der Schweiz an der Schwelle zum 21. Jahrhundert», in Analysis of
Comparative and Longitudinal Data, a cura di P. Farago, 2000, 9-51
Autrice/Autore: Ruedi Brassel-Moser / vfe
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