ADHD (Disturbo da deficit dell’attenzione con iperattività motoria) Il Disturbo da Deficit dell ’Attenzione e Iperattività (ADHD: Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è un disturbo neuropsichiatrico a esordio in età evolutiva caratterizzato da inattenzione, impulsività e iperattività motoria. L’Inattenzione o facile distraibilità, si manifesta soprattutto come scarsa cura per i dettagli ed incapacità a portare a termine le azioni intraprese: i bambini appaiono costantemente distratti come se avessero sempre altro in mente, evitano di svolgere attività che richiedano attenzione per i particolari o abilità organizzative, perdono frequentemente oggetti significativi o dimenticano attività importanti. L’impulsività si manifesta come difficoltà, ad organizzare azioni complesse, con tendenza al cambiamento rapido da un’attività ad un’altra e difficoltà ad aspettare il proprio turno in situazioni di gioco e/ attività di gruppo. Tale impulsività è generalmente associata a Iperattività: questi bambini vengono riferiti come “mossi da un motorino”, hanno difficoltà a rispettare le regole, i tempi e gli spazi dei coetanei, a scuola trovano spesso difficile anche rimanere seduti. Tutti questi sintomi non sono trattati da deficit cognitivo (ritardo mentale) ma da difficoltà oggettive nell’autocontrollo e nella capacità di pianificazione. Confronto tra i sistemi di classificazione DSM-IV e ICD-10 Con il tempo, i due maggiori sistemi di classificazione internazionali (DSM-IV e ICD-10) si sono avvicinati, ma – nonostante le rispettive definizioni di ADHD/HKD siano molto più simili – rimangono ancora delle differenze: • La classificazione ICD-10 riconosce solo la combinazione di sintomi di deficit di attenzione e iperattività/impulsività • La classificazione DSM-IV riconosce tre sottotipi in base al grado di inattenzione e/o iperattività/impulsività riscontrati • La ICD-10 riconosce una diagnosi di categoria separata di “disturbo ipercinetico della condotta” nel caso si riscontrino i sintomi generali di disturbo della condotta con la contemporanea presenza dei sintomi di disturbo ipercinetico (la DSM-IV diagnosticherebbe un disturbo della condotta in forma comorbida) La conseguenza di tali differenze è che i casi definiti secondo i criteri ICD-10 sono più puri, più gravi e in numero minore (la loro prevalenza è minore). Nel modulo 2 verranno dati maggiori dettagli. Il sottotipo inattentivo è quello meno riconosciuto dovuto ad una componente motoria meno evidente. Rappresenta tra 1/5 ad 1/3 dei pazienti ADHD. In contrasto, la maggioranza dei pazienti ADHD hanno tutte e due i sintomi, inattenzione e iperattività/impulsività motoria e rappresentano tra il 50-75% dei pazienti ADHD. Il sottotipo prevalentemente iperattivo rappresenta meno del 15% dei pazienti. I Neuromediatori coinvolti nell’ADHD Noradrenalina (NA ) e dopamine (DA) sono i più importanti neurotrasmettitori associati alla patofisiologia e trattamento farmacologico dell’ADHD. Entrambi sono implicati nel controllo dell’attenzione e nella regolazione motoria. La DA gioca un ruolo importante nei meccanismi di ricompensa e rinforzo. NA: Noradrenalina DA: Dopamina 5HT: Serotonina il sistema esecutivo del cervello associato all’ADHD I Circuiti cerebrali localizzati prevalentemente nella corteccia prefrontale regolano l’attenzione e l’attività, inibiscono i pensieri ed i comportamenti inappropriati, organizzano le azioni in modo da raggiungere uno scopo. L’ADHD presenta una varietà di deficit del sistema esecutivo. Il processo inibitorio è più lento. La tipologia base del responso dei bambini con ADHD nella maggior parte dei test è di linguaggio notevolmente variabile, lentezza generale ed inaccuratezza, il che può indicare una situazione di sforzo/attivazione non ottimale collegata a un deficit di autoregolazione. Eziologia multifattoriale Studi sulla famiglia: Si rileva una prevalenza maggiore di ADHD nei parenti di primo grado dei probandi ADHD rispetto ai parenti di controllo: DSM-III: 25% vs 4.6% (1) DSM-IIIR: 25% vs 8% (2) DSM-IV (derivato da DSM-IIIR): 24% vs 6% (3) Si rileva una prevalenza maggiore di ADHD nei parenti di secondo grado (4) Si rileva una prevalenza maggiore di altri disturbi mentali tipo disturbi antisociali, depressione, disturbi d’ansia, dipendenza da alcool o sostanze stupefacenti (2) Studi sulle adozioni: Si rileva un’incidenza del 18% di ADHD nei genitori biologici di probandi ADHD contro il 6% nei genitori adottivi di probandi ADHD, contro il 3% nei genitori biologici di non probandi ADHD (5) Studi su gemelli: C’è una concordanza del 51% di diagnosi di ADHD in gemelli monozigoti contro una concordanza del 33% in gemelli dizigotici (6). Fitting col modello genetico: i valori di iperattività e disattenzione valutati rispetto ai genitori in campioni di popolazione di gemelli erano sostanzialmente ereditari, con stime di ereditabilità di 0,65-0,91 (7-11) “Valori di ereditabilità” = Proporzione di variabilià genetica additiva sul totale della variabilità fenotipica. Le anomalie neuroanatomiche associate all’ADHD (secondo l’età) La risonanza magnetica (MRI) ha rivelato differenze morfologiche tra i bambini affetti da ADHD e i bambini normali lungo l’asse fronto-striatale-cerebellare. Si è visto anche che queste anomalie iniziali si modificano nel tempo (nel corso di un normale sviluppo). Le mutazioni del flusso ematico in associazione con l’ADHD Il flusso ematico ridotto è evidente alla SPECT nel lobo frontale, nel lobo parietale, nello striato e nel cervelletto. Per contrasto, si è rilevato un maggior flusso ematico nella corteccia senso-motoria, provato da dati elettrofisiologici che hanno mostrato in questa area una minore inibizione neuronale.. C’è una forte correlazione tra lo stile di vita materno durante la gravidanza e il rischio di ADHD. L’esposizione alla nicotina è l’aspetto più evidente, ma anche l’esposizione intrauterina all’alcool sembra mostrare una relazione dose-risposta. L’ADHD è la caratteristica psicopatologica predominante riscontrata in bambini affetti da sindrome fetale da alcool (anche se questi bambini mostrano un’ampia gamma di psicopatologie) ed anche i bambini che soffrono di effetti fetali dell’alcool (una variante minore della sindrome con caratteristiche dismorfiche meno gravi) sono affetti da deficit dell’attenzione di lunga durata. L’esposizione prenatale alla nicotina non porta alla sindrome dismorfica ma comporta un peso alla nascita inferiore. Le allergie alimentari riguardano una piccola minoranza dei bambini affetti da ADHD e hanno portato allo sviluppo della dieta cosiddetta “oligogenica”. Comunque, tutto ciò è molto complicato, difficile da implementare e riferibile solo a pochi casi selezionati. I fattori di rischio prenatali e perinatali, soprattutto la nascita prematura e il basso peso alla nascita, sono correlati all’ADHD, ma tale associazione non è di tipo esclusivo. È comunque difficile determinare il contributo di ciascun fattore biologico nel caso individuale. Nasce la correlazione passiva geni-ambiente poiché i genitori che trasmettono i geni sono gli stessi che provvedono alla crescita. Nasce la correlazione attiva/evocativa geni-ambiente poiché il comportamento delle persone serve a selezionare il loro ambiente e a influenzare le risposte degli altri nei loro confronti (in questo contesto “attivo” fa riferimento all’effetto selettivo ed “evocativo” all’effetto interpersonale). Le interazioni geni-ambiente descrivono gli effetti indiretti dei geni attraverso la loro influenza sulla suscettibilità verso specifici rischi ambientali – in altre parole, certi fattori ambientali possono avere un’influenza diversa su individui che hanno un particolare gene rispetto ad altri che non ce l’hanno. Dalle Linee Guida Europee, 2004 I bambini con ADHD hanno elevate probabilità di mostrare tipi diversi di ritardo del neurosviluppo: Ritardo nell’acquisire le tappe del linguaggio e linguaggio espressivo molto semplice Difficoltà di coordinazione motoria Competenze di scrittura e lettura al di sotto dell’età cronologica L’ADHD impatta su tutta la vita del paziente L’intervento terapeutico viene applicato a diversi livelli Poiché si osservano problemi differenti nei diversi contesti – bambino, famiglia, scuola – si possono adottare interventi differenziati e focalizzati ad hoc sul bambino stesso, sui genitori o sulla famiglia, sulla scuola materna/scuola. • L’intervento focalizzato sul paziente può essere costituito da psicoeducazione del bambino, terapia cognitivo-comportamentale con il bambino e psicofarmacoterapia • L’intervento focalizzato su genitori e famiglia può essere costituito da psicoeducazione dei genitori e parent training • L’intervento focalizzato su insegnanti e scuola può essere costituito da psicoeducazione degli insegnanti e interventi comportamentali nella scuola. La comunità scientifica internazionale ritiene che il trattamento più adeguato è il cosiddetto trattamento “multimodale” quindi quello che agisce su tutti i livelli. Pragmatica della Comunicazione Le modalità comunicazionali che esperiamo nel corso della vita condizionano positivamente o negativamente il nostro comportamento. Nei disturbi comportamentali è fondamentale che l’adulto crei una congruenza tra la comunicazione verbale (codice digitale) e la comunicazione non verbale (codice analogico). La comunicazione incongrua crea problemi nei rapporti interpersonali. Interventi scolastici 1) Stabilire delle routine; Es. organizzazione e visualizzazione della giornata scolastica. 2) Stabilire regole; Le regole devono essere espresse in modo semplice e chiaro e concordate con i rinforzi. Devono descrivere azioni e non divieti bensì proposizioni positive. 3) Offrire informazioni di ritorno; Il ragazzo deve sapere le conseguenze della messa in atto di un comportamento inadeguato e deve conoscerne le alternative (comportamento corretto).