1. Pirandello e il teatro: la scena «tradisce»
Pirandello parte dalla
concezione del teatro come
messa in scena di un testo
scritto: è il modello di teatro
arrivato a compimento nel
dramma borghese fra ‘800 e
‘900. Questo passaggio
dall’assoluto (il testo) al
contingente (la scena), dal
poetico alla quotidiana
grossolanità della materia è
negativo.
Liceo Ulivi, a.sc.2015-16 prof.ssa S.Borsi
Nel saggio Illustratori, attori, traduttori (1908) scrive:
«Ora, che fa l’attore? Fa proprio il contrario di ciò che ha
fatto il poeta. Rende, cioè, più reale e tuttavia men vero il
personaggio creato dal poeta, gli toglie tanto, cioè, di quella
verità ideale, superiore, quanto più gli dà di quella realtà
materiale, comune; e lo fa men vero anche perché lo traduce
nella materialità fittizia e convenzionale della scena. L’attore
insomma dà una consistenza artefatta, in un ambiente
posticcio, illusorio, a persone e ad azioni che hanno già
avuto una espressione di vita superiore alle contingenze
materiali e che vivono già nell’idealità essenziale e
caratteristica della poesia, cioè in una realtà superiore».
Liceo Ulivi, a.sc.2015-16 prof.ssa S.Borsi
2.Pirandello e il teatro:
la teoria del personaggio
La risposta coerente è il silenzio.
Ma si sta intanto formando l’idea del personaggio come
elemento cardine della creazione artistica (cfr. le due novelle
Personaggi, 1906 e La tragedia di un personaggio, 1911):
chi nasce personaggio è meno «reale» ma più «vero» degli
uomini.
Ecco cosa dice il personaggio del dottor Fileno a Pirandello:
Liceo Ulivi, a.sc.2015-16 prof.ssa S.Borsi
Fileno: «Nessuno può sapere meglio di lei, che noi siamo
esseri vivi, più vivi di quelli che respirano e vestono
panni; forse meno reali, ma più veri! Si nasce alla vita
in tanti modi, caro signore; e lei sa bene che la natura si
serve dello strumento della fantasia umana per proseguire
la sua opera di creazione. E chi nasce mercé quest'attività
creatrice che ha sede nello spirito dell'uomo, è ordinato da
natura a una vita di gran lunga superiore a quella di chi
nasce dal grembo mortale d'una donna. Chi nasce
personaggio, chi ha l'avventura di nascere personaggio
vivo, può infischiarsi anche della morte. Non muore più!
Morrà l'uomo, lo scrittore, strumento naturale della
creazione; la creatura non muore più!»
Liceo Ulivi, a.sc.2015-16 prof.ssa S.Borsi
L’opera diviene il mondo dei personaggi, dovrebbe
apparire come scritta da tanti, portatrice di diversi punti di
vista. Solo così l’opera sarà autenticamente radicata nella
realtà, disgregata e contraddittoria.
Un’opera di questo tipo darà molto spazio a dialoghi e
monologhi, modi caratteristici dell’arte drammatica:
Cfr. il romanzo-soliloquio (Il fu Mattia Pascal) o la novella
La morte addosso, trasformata nell’atto unico L’uomo dal
fiore in bocca, con minime modifiche.
Liceo Ulivi, a.sc.2015-16 prof.ssa S.Borsi
3. La collaborazione con Nino Martoglio
Nel 1910 Nino Martoglio chiede a Pirandello dei lavori
per il suo Teatro Minimo a Sezioni, in cui ogni sera
vengono presentati più lavori in un atto. I primi sono La
morsa e Lumie di Sicilia, che ricava da novelle. Negli anni
successivi ne scriverà e rielaborerà altri. (1910-1916)
La ragione della collaborazione con Martoglio è forse
economica, ma sono anni cruciali per il riavvicinamento
di Pirandello al teatro, anche se dal punto di vista teorico
salva l’arte drammaturgica ma condanna il palcoscenico,
«mondo posticcio e convenzionale».
Liceo Ulivi, a.sc.2015-16 prof.ssa S.Borsi
4. La guerra e
l’inizio della grande stagione teatrale
Colloqui coi personaggi (1915): «Avevo affisso alla porta
del mio studio un cartellino con questo avviso: sospese
da oggi tutte le udienze ai personaggi… che hanno fatto
domanda e presentato titoli per essere ammessi in
qualche romanzo o novella». Ad un personaggio che gli
chiede il motivo, Pirandello urla: «La guerra!»
Anni dopo dirà che durante la guerra non riusciva più ad
applicarsi alla forma narrativa: «non potevo più
limitarmi a raccontare, mentre tutto intorno a me era
azione […] Le parole non potevano più restare scritte
sulla carta, bisognava che scoppiassero nell’aria, dette o
gridate»
Liceo Ulivi, a.sc.2015-16 prof.ssa S.Borsi
Non è un fenomeno isolato: le avanguardie procedono
alla dissoluzione dei canoni artistici tradizionali.
Marinetti, già nel 1911, all’epoca della campagna di Libia,
aveva rivolto un appello agli artisti perché
abbandonassero il loro lavoro. Nessuna opera d’arte
poteva rivaleggiare con l’esperienza della guerra. Allo
scoppio della prima guerra mondiale denuncia
l’inconsistenza e l’inefficacia della parola scritta. Unica
forma adeguata al momento era il teatro:
Manifesto del teatro futurista (1915): azione fulminea,
dirompente, capace di coinvolgere il pubblico. Esce dalla
sfera estetica per divenire fatto fisico.
Liceo Ulivi, a.sc.2015-16 prof.ssa S.Borsi
La grande stagione teatrale
24 febbraio 1916: Pirandello assiste alla rappresentazione di
Lumie di Sicilia recitata da Angelo Musco. Gli promette altri
testi in dialetto e in due settimane ha pronta Pensaci
Giacominu!
E’ come se si fosse rotta una diga: in due anni lavora a 15 testi
teatrali, 8 in dialetto e sette in lingua italiana.
Nel 1920 annuncia che ha in mente una commedia originale,
che chiuderà la «parentesi teatrale».
Si tratta de Sei personaggi in cerca d’autore, che saranno
rappresentati nel maggio del ‘21.
Dello stesso anno è Enrico IV.
Liceo Ulivi, a.sc.2015-16 prof.ssa S.Borsi
5. Il Teatro d’Arte: 1925-1928
Si pone alla testa di un’impresa teatrale dove
si occuperà della scelta del repertorio, degli
allestimenti e della direzione degli attori:
la resa al mondo del teatro è completa.
Significativo è anche l’incontro con la giovane
attrice Marta Abba, che diventerà la sua
interprete ideale.
In pochi anni la compagnia mette in scena 18
testi noti di Pirandello e 4 nuovi, oltre a 28
drammi di autori italiani e stranieri. Ma è
costretta a sciogliersi nell’agosto del 1928.
Pirandello con Lamberto Picasso e Marta Abba nel 1928
Pirandello con i De Filippo
Liceo Ulivi, a.sc.2015-16 prof.ssa S.Borsi
6. Se il film parlante abolirà il teatro, 1929
Nell’ottobre del ‘27 la Warner presenta a New York il primo film parlato Il
cantante di jazz. Pirandello nell’articolo Se il film parlante abolirà il
teatro afferma che il cinema non distruggerà il teatro, che è un’arte
perenne, mentre la legittimità artistica del cinema è da provare. Ma si
rende conto della minaccia.
Liceo Ulivi, a.sc.2015-16 prof.ssa S.Borsi
Vorrebbe che lo Stato garantisse la
sopravvivenza del teatro,
minacciato dalla concorrenza di
altre forme di spettacolo, con
provvedimenti economici.
Lo ribadisce al convegno
internazionale del 1934, che
presiede a Roma presso
l’Accademia d’Italia.
Marinetti e Pirandello
all’Accademia d’Italia.
Ma cosa distingue teatro e cinema?
Liceo Ulivi, a.sc.2015-16 prof.ssa S.Borsi
Il nesso profondo fra il corpo
dell’attore e la parola.
Cadono quindi le riserve di
Pirandello sugli aspetti
materiali del teatro, luogo
magico in cui si svolge un rito,
un incantesimo:
cfr. I Giganti della Montagna
Per approfondimenti vedi Claudio Vicentini,
Pirandello, il disagio del teatro, Marsilio 1997