Poste Italiane SPA Spedizione in Abbonamento Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art.1, comma 2 - DCB - Roma Reg.Trib. Roma n.373 del 16.08.2001 N.19 AUTUNNO 2004 RIVISTA DI INFORMAZIONE SULL’ HIV RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI...? Il fatto che l'Europa stia perdendo competitività è, purtroppo, un dato di pubblico dominio. Nel 2000 il Consiglio Europeo ha delineato le strategie dell'UE a dieci anni: un'economia rafforzata dovrà essere strumento per la creazione di nuovi posti di lavoro, per il miglioramento dello sviluppo e del livello sociale degli europei. Nel 2002 il Consiglio Europeo ha concordato di aumentare la spesa per la ricerca e lo sviluppo con l'obiettivo di raggiungere il 3% del PIL entro il 2010. Quando ci si riferisce a "ricerca e sviluppo" si fa riferimento anche e soprattutto alla ricerca nel settore medico-scientifico. Quante volte abbiamo sentito dire dai nostri interlocutori frasi del tipo: "In Europa è difficile fare ricerca e in Italia non ci si può provare date le difficoltà procedurali". Nel 2000 la spesa per la ricerca e lo sviluppo mediamente rappresentava l'1,95% del PIL europeo, mentre nel 2002 tale dato ha raggiunto l'1,99%. Questi dati, però, hanno un valore quasi drammatico se vengono rapportati a quelli di USA e Giappone ove, rispettivamente, nel 2002 la spesa per la ricerca e sviluppo ha rappresentato il 2,80% e il 2,98% del PIL. Tra i Paesi europei vi sono notevoli differenze: quelli che meno spendono in ricerca e sviluppo sono Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, mentre la Svezia raggiunge il 4,27% e la Finlandia il 3,49%. Menzioniamo tali dati sulla nostra rivista in quanto riteniamo che la spesa per la ricerca e lo sviluppo, con particolare accento a quella per il settore medico-scientifico, sono la base per un equo sviluppo del settore salute e quindi del livello sociale e di qualità della vita dei cittadini: non è pensabile che l'Europa si avvantaggi di ricerca, sviluppo e nuove tecnologie senza investire adeguatamente in questi settori, sfruttando solo gli investimenti effettuati oltre oceano. Se e quando le politiche europee saranno applicate, gli investimenti orientati alla ricerca e sviluppo, oltre a permettere un accesso più rapido a farmaci innovativi, contribuiranno a migliorare il livello di vita degli europei ed a sfruttare in modo migliore il potenziale di scienza biomedica che esiste nel nostro continente. Di recente E. Bertarelli, CEO di Ares Serono, ha affermato in modo provocatorio che, se l'Europa non prenderà in tempi brevi le decisioni più opportune per migliorare la ricerca e per omogeneizzare le procedure, chiuderà la sede di Ginevra e trasferirà l'azienda negli USA. Ricatto o necessità di garantire adeguati livelli qualitativi e standards alla ricerca biomedica? Riusciranno i nostri politici a prendere le decisioni opportune e tempestive per raggiungere gli obiettivi che il Consiglio d'Europa si è prefissato per il 2010…e con quali strumenti finanziari? Nadir IN Q UESTO N UMERO EDITORIALE 1 DEPRESSIONE E ANSIA 2 Osorio CD4: PERCENTUALE O VALORE ASSOLUTO? 4 Osorio EFAVIRENZ: - DISPONIBILE LA NUOVA FORMULAZIONE - IL FOGLIO ILLUSTRATIVO 4 Marcotullio/Schloesser HCV: INTERFERONE DI CONSENSO 5 Barbarini INFEZIONI MICOTICHE NEL SOGGETTO HIV 6 Antinori GLI ANTI-CCR5 8 Marcotullio XV CONFERENZA INTERNAZIONALE AIDS 2004 10 Guarinieri ENDOSCOPIA: QUANDO E PERCHE’ 14 D’Offizi FDA: - APPROVAZIONI DI FARMACI COMBINATI - SCULPTRA PER LA LIPOATROFIA Schloesser 16 DEPRESSIONE E ANSIA David Osorio Depressione e ansia sono problemi di salute mentale abbastanza frequenti che possono colpire chiunque e per motivi diversi, ma sembra che le persone con HIV siano più propense a soffrirne. Eventi particolari come la diagnosi sierologica, l'inizio della terapia antivirale o il dover gestire gli effetti collaterali della terapia possono provocare un senso di profonda tristezza difficile da gestire che interferisce con la capacità di affrontare la vita di tutti i giorni. Inoltre, vi sono alcuni farmaci contro l'HIV o usati nella gestione di malattie che possono essere la causa di questi disturbi psicologici o acuirli. D EPRESSIONE La depressione é una malattia che provoca un senso di tristezza, di solitudine, di autosvalutazione e di autocolpevolezza. La persona depressa diventa facilmente irritabile, prova una forte sensazione di abbandono e scarse o nessuna speranza per il futuro. Comunque, bisogna distinguere i sentimenti normali di tristezza o scoraggiamento, che abbiamo tutti di tanto in tanto, dalla vera depressione. Altri sintomi che possono aiutare ad identificare quando si è di fronte ad un problema di vera depressione sono: alterazioni del sonno, perdita dell'appetito con calo significativo del peso corporeo, difficoltá di concentrazione, problemi di memoria, indecisione costante, diminuzione dell'energia sessuale, perdita dell'interesse nelle attivitá che abitualmente risultavano piacevoli, pensieri ricorrenti di morte. Quando alcuni di questi sintomi si prolungano per piú di due settimane e impediscono alla persona di condurre la vita di tutti i giorni, è molto probabile che si tratti di un caso di vera depressione. La maggior parte delle volte è una malattia temporanea, ma può anche diventare cronica e quindi è molto importante che sia identificata e diagnosticata al più presto perché possa essere risolta. Una volta diagnosticata correttamente e con l'aiuto dello specialista puó essere curata con successo in più dell'80% dei casi. Nel caso delle persone HIV positive, la depressione diventa più pericolosa in quanto indebolisce il sistema immunologico ed aumenta il rischio di sviluppare malattie fisiche. D'altro canto, la depressione interfersice nella cura di se stessi e nell'aderenza ai farmaci... (NAM) Edward Munch: Pubertà I PIU’ COLPITI La depressione colpisce a qualsiasi età, ma è più comune tra i 25 ed i 44 anni. Secondo l'OMS, vi sono 121 milioni di depressi nel mondo, mentre in Italia si stima che ve ne siano 10 milioni. Il 18% di questi è costituito da popolazione adulta (20%donne e 12% uomini) e supera sempre più spesso i 65 anni. Oltre alle donne, nel nostro paese sono sempre più colpiti adolescenti e giovani fino ai 24 anni. Infatti, il maggior numero di suicidi si registra fra anziani o giovani. A NSIA L'ansia è un disturbo mentale che può accompagnare la depressione oppure presentarsi da solo. Si manifesta attraverso un sentimento di panico o di apprensione, normalmente accompagnato da sintomi fisici come sudorazione, aumento del ritmo cardiaco, agitazione, nervosismo, mal di testa, attacchi di panico, irritabilità, tremori, pessimismo costante, dolori muscolari, problemi per dormire, fobie (paura di situazioni particolari), impulsività. Vi sono nel trascorrere della vita di tutti, momenti di normale agitazione causati da qualche circostanza in particolare che non debbono essere confusi con i disordini causati dall'ansia come malattia, i cui sintomi sono cronici e possono peggiorare progressivamente se non sono trattati. L'ansia diventa malattia dal momento in cui si prolunga per diverse settimane ed ostacola lo svolgimento della vita quotidiana. Così come nel caso della depressione, può anche interferire nel difficile compito della persona HIV positiva che deve essere aderente alla propria terapia antiretrovirale o deve tenere sotto controllo le paure che possono derivare dalla condizione di sieropositività. DIVERSE FORME DI ANSIA Fobia sociale: L'ansia può manifestarsi in diverse forme e ognuna di esse ha le proprie caratteristiche, ma sono tutte collegate alla paura eccessiva ed irrazionale. eccessi di ansia che si producono in pubblico, ci si sente imbarazzati e si teme che tutti siano pronti a giudicarci negativamente per umiliarci. Si può arrivare all'agorafobia e si sente verso qualcosa che obbiettivamente crea poco o nessun pericolo.Alcune delle fobie più comuni sono la paura di rimanere chiusi in qualche luogo (claustrofobia), dei luoghi molto elevati, delle scale, dei tunnels, di guidare in autostrada, dell'acqua, di volare, dei cani o alla vista del sangue. Le fobie specifiche sono trattabili con la psicoterapia adeguata. Attacchi di panico: attacchi di paura o di terrore che colpiscono senza preavviso, sono tra le forme di più agevole trattamento. Trastorni ossessivi-compulsivi: pensieri o immagini ossessivi e persistenti non controllabili: sono le ossessioni. Quando questi pensieri o immagini si alleggeriscono solo compiendo alcuni rituali personali si parla di compulsioni. I rituali alleviano solo temporaneamente l'ansia che cresce quando i rituali non sono compiuti. Si parla di vero trastorno ossessivo-compulsivo quando la persona perde almeno un'ora al giorno in questi rituali e quando le ossessioni interferiscono con la vita di tutti i giorni. Trastorni da stress post-traumatico: condizione che si puó sviluppare in seguito ad un evento di intensa paura o terrore. Ansia generalizzata: ha un carattere cronico e riempie di tensione e preoccupazione esagerata la vita di tutti i giorni, anche se il motivo per provocarla è piccolo o inesistente. La persona con ansia generalizzata sembra non potersi rilassare mai, ha problemi per prendere sonno o per rimanere addormentata, ha problemi di concentrazione, anticipa sempre disastri, si preoccupa spesso eccessivamente per la salute, i soldi, la famiglia o il lavoro.A volte, la fonte della preoccupazione è difficile da individuare e solo l'idea di dover affrontare la giornata causa ansia. CAUSE DELLA DEPRESSIONE E DELL’ANSIA In generale, la depressione si manifesta spesso dopo una perdita (sia di una persona amata, del lavoro, di qualche abilità fisica, di una situazione sociale, della gioventù) oppure in seguito alla diagnosi di una malattia cronica, come l'HIV. Puó anche comparire dopo un forte periodo di stress o essere causata da alcuni farmaci (interferone, interleukina 2, Sustiva). L'ansia, come la depressione, può presentarsi dopo uno stato di stress o di una esperienza traumatica. Puó essere dovuta anche ad un problema particolare (problemi di soldi, di lavoro, sentimentali), ma è frequente che si estenda ad altri aspetti della vita. A volte puó evolvere verso la fobia (paura irrazionale verso qualcosa) o in disordini ossessivi-compulsivi (un bisogno imperioso di compiere qualche azione, ripetere lo stesso movimento diverse volte, pulire più di una volta lo stesso oggetto, lavarsi le mani costantemente). Spesso sono malattie legate che colpiscono contemporaneamente la persona. tristezza. Una volta superato il periodo iniziale, il paziente interrompe le benzodiazepine e continua solamente con gli antidepressivi per almeno altri 6 mesi. La corretta durata del trattamento, infatti, è fondamentale per il successo della terapia. Attenti alle interazioni! Alcuni farmaci per l'HIV, della classe degli inibitori della proteasi (Norvir, Kaletra, Viracept, Crixivan ecc.), aumentano le concentrazioni nel sangue di altri farmaci, compresi gli antidepressivi e le benzodiazepine. Fai attenzione ed evita assolutamente l'autoprescrizione se la tua terapia antiretrovirale include alcuni di questi farmaci in quanto aumentano il rischio di sovradosaggio, intensificando la gravità degli effetti collaterali. COME COLLABORARE TERAPIA CON LA Ogni paziente può avere una risposta individuale alla terapia, ma vi sono consigli validi per tutti che contribuiscono a renderla più efficace. Avere pazienza: l'effetto non è immediato. Ci vogliono alcuni mesi prima che vi sia una riserva sufficiente di farmaci nel cervello per ripristinare il benessere psichico. Non sospendere la cura di tua iniziativa: il trattamento va interrotto rispettando certe modalità. Interrompere di colpo, ad esempio, può contribuire alla ricomparsa dei sintomi. Non mischiare terapie: se ti è stata cambiata la terapia, non mischiarla con la anteriore pensando di avere risultati migliori e più veloci. Una volta cambiata la terapia, si ricomincia daccapo e bisogna aspettare un periodo di latenza. Evitare alcolici e droghe ricreazionali: TRATTAMENTO A DOPPIA AZIONE PSICOTERAPIA La maggior parte dei farmaci originalmente approvati per il trattamento della depressione sono ugualmente efficaci contro l'ansia. I primi ad essere stati usati, di "vecchia generazione" (Anafranil, Surmontil, Tofranil, ecc.) sono attualmente un po' fuori uso a causa degli effetti collaterali: sonnolenza, disturbi della visione, aumento del battito cardiaco, vertigini, costipazione. Le persone in trattamento con questi farmaci, in genere solo quando quelli più nuovi risultano inefficaci, sono sottosposte ad una dieta speciale data l'interferenza con alcuni cibi e bevande, includendo formaggio e vino rosso. Le interazioni tra alcune sostanze e questi farmaci, appartenenti alla classe degli IMAO (Inibitori della Monoaminossidasi), possono causare un aumento pericoloso della pressione arteriosa o altre reazioni potenzialmente rischiose per la vita stessa. Da alcuni anni, ormai, sono apparsi altri farmaci di "nuova generazione" contro la depressione che provocano meno effetti collaterali e agiscono ugualmente contro diverse forme di ansia. Prozac (fluoxetina), Deroxat, Floxyfral (fluvoxamina) sono alcuni dei farmaci di nuova generazione e hanno bisogno normalmente di due-quattro settimane per essere efficaci. Nel caso dell'ansia, ci vogliono molti giorni e a volte molte settimane prima che possano agire. Per migliorare i sintomi dell'ansia durante questo periodo, i medici usano i farmaci della famiglia delle benzodiazepine (ansiolitici: Lexotan,Valium, Xanax, Seresta,Temesta), che agiscono molto più rapidamente e hanno pochi effetti collaterali, ma che debbono essere prescritti per periodi brevi in quanto l'uso prolungato provoca dipendenza, costringendo la persona ad aumentare il dosaggio per avere risultati simili. Se presi per periodi lunghi, è necessario ridurre gradualmente il dosaggio per evitare la ricomparsa dei sintomi. Si tratta di farmaci delicati che non debbono essere autoprescritti né presi alla leggera per superare i normali momenti di inquietudine o La psicoterapia può avere un effetto molto positivo nella cura della persona che soffre di depressione e/o ansia, ma i migliori risultati si ottengono associando terapia farmacologica e psicoterapia. La guarigione non dipende solamente dal trattamento con i farmaci, ma anche dell'individuazione dei problemi che sono la causa della malattia e della propria capacità di superarli o di gestirli meglio grazie all'aiuto del medico. Il trattamento farmacologico aiuta più rapidamente ad alleviare i sintomi e trovare, quindi, l'energia e la motivazione necessarie per iniziare il lavoro psicologico. La psicoterapia si avvale di tecniche fondate su diversi principi che aiutano il paziente a guardarsi dentro per analizzare, correggere o accettare con meno conflittualità i propri problemi. Ha anche come scopo ridurre la sofferenza che comporta sia la depressione che l'ansia e permette, a lungo termine, di poter interrompere i farmaci. Rispetto all'ansia, alcune persone trovano sollievo con i massaggi, alcune tecniche di rilassamento, di meditazione o di discipline fisico-mentali quali lo yoga. possono interferire con i farmaci e predisporti alla sviluppo di alterazioni dell'umore. Riferire al medico gli effetti collaterali: solo così il medico potrà monitorare meglio la terapia in quanto a dosaggio e tempo di assunzione. Tenere un diario: questo può aiutare non solo a ricordare ciò che dovrai riferire al medico in quanto a effetti collaterali ed eventuali disturbi, ma anche a fare un esercizio di autocoscienza, a capire meglio cosa sta succedendo nella tua vita. Non ti aspettare la guarigione soltanto dalla terapia farmacologica: ci vuole anche un sforzo ed un lavoro da parte tua insieme al medico nella fase di psicoterapia per pensare ad un progetto di benessere che spesso comporta cambiamenti nel proprio stile di vita. Edward Munch: Malinconia VALORE ASSOLUTO O PERCENTUALE DEI CD4 ? David Osorio Qual'è il parametro da tenere in considerazione per predire il rischio di malattie opportunistiche ? Studi effettuati prima dell'avvento della HAART hanno evidenziato che la percentuale dei CD4 (CD4%) potesse essere più utile del valore assoluto. In generale le linee guida raccomandano di considerare entrambi i valori nelle decisioni riguardanti la terapia. Nell'era post-HAART, quale sia la differenza nel considerare i due parametri nel predire il rischio di una malattia opportunistica (AIDS-defining illness,ADI) non è chiaro. decisioni riguardanti la terapia, in particolare sulla necessità di una profilassi per le malattie opportunistiche, l'utilizzo di terapia antiretrovirale e la determinazione della prognosi. Sebbene le coppie CD4CD4% sono spesso concordi, un'inaspettata bassa o alta percentuale può presentarsi dato un valore particolare assoluto, creando difficoltà nella valutazione del rischio dello sviluppo di ADI. Gli autori di uno studio osservazionale effettuato a tale proposito hanno concluso che la percentuale di CD4 aggiunge poche informazioni predittive rispetto al loro valore assoluto in una previsione del rischio di sviluppare una AIDS Defining Illness (ADI, evento definente AIDS) a breve termine. Il marker più predittivo dello stato immunologico del paziente resta il valore assoluto dei CD4, parametro da tenere presente nelle decisioni riguardanti la terapia. In era pre-HAART gli studi suggerivano invece che la percentuale di CD4 dovesse essere tenuta più in considerazione. La discordanza potrebbe derivare anche dal fatto che ora i CD4 sono misurati direttamente, e non attraverso la conta totale dei linfociti, cosa che accadeva in era pre-HAART. Gli autori dunque concludono che anche la percentuale di CD4 possa giocare un ruolo in pazienti che presentano coppie CD4-CD4% discordanti. Talvolta la discordanza che sussiste tra il valore assoluto dei CD4 e la percentuale dei CD4 complica le METODO: Si sono utilizzati dati di una coorte clinica osservazionale di persone HIV-positive adulte per verificare il rischio di sviluppare un ADI associato ai conteggi di CD4 e alle % di CD4 utilizzando tutte le coppie CD4- CD4% rilevate dal gennaio 1996. L'incidenza dello sviluppo di un ADI è stato verificato su un massimo di 6 mesi dopo che la coppia CD4-CD4% era stata rilevata. Si è calcolato l'IRR (incidence rate ratio, rapporto di % di incidenze) di sviluppo di un ADI legato ai CD4 e CD4%, utilizzando il metodo statistico della regressione multivariata negativa binomiale. E' stato analizzato un totale di 15736 coppie di CD4CD4% tratte da 2185 pazienti che hanno sviluppato 608 ADI. L'IRR per sviluppare un ADI collegato al valore assoluto di CD4 era 17.9 eventi/100 (per persona, per anni) per valori < 50 cells/mm3, 6.2 per valori tra i 50-100 cells/mm3 e 2.7 per 100-200 cells/mm3, messi a confronto con lo strato di riferimento 200-350 cells/mm3. Senza aggiustamento per il valore assoluto dei CD4, l'IRR era 14.4, per la % di CD4, per valori < 7%, 3.7 per valori tra 7-14%, 1.9 per 15-21%, messi a confronto con uno strato di riferimento > 21%. Tuttavia, in un'analisi multivariata che presentava un aggiustamento per il valore assoluto dei CD4, la % dei CD4, altre variabili cliniche e demografiche, il valore assoluto dei CD4, e non la percentuale, era fortemente associata allo sviluppo di ADI. DISTRIBUZIONE DEL CONTEGGIO ASSOLUTO DEI CD4 PER % DI CD4 TRA LE 15736 COPPIE CD4-CD4 % DEI 2185 PAZIENTI Ref.: K A Gebo and others. Absolute CD4 Vs. CD4 Percentage for Predicting the Risk of Opportunistic Illness in HIV Infection. Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes 36(5): 1028-1033. August 15, 2004. Simone Marcotullio e Filippo von Schloesser Efavirenz (Sustiva®): una sola compressa da 600 mg F i n a l m e n t e d i s p o n i b i l e a n c h e i n I t a l i a l a nu ov a fo r mu l a z i o n e d i e f av i re n z ( E F V, S u s t i v a ® ) : u n a s o l a c o m p re s s a d a 6 0 0 m g . d a a s s u m e re u n a vo l t a a l g i o r n o. Q u e s t a c o m p re s s a s o s t i t u i s c e l ’ a s s u n z i o n e d e l l e t re c ap s u l e d a 2 0 0 m g . L o s v i l u p p o d i fo r mu l a z i o n i d i p i ù agevo l e a s s u n z i o n e f avo r i s c e l ’ a d e re n z a e l a q u a l i t à d e l l a v i t a d e l l e p e r s o n e i n A RT. Cambiamenti nel foglio illustrativo di efavirenz (Sustiva®) Negli Stati Uniti la Food and Drug Administration, visto lo studio 006 (EFV+3TC+AZT versus IDV+3TC+AZT versus EFV+IDV) a 168 settimane di trattamento, ha incluso i seguenti cambiamenti nel foglio illustrativo dell'efavirenz (EFV): .E' controindicata la co-somministrazione con voriconazolo in quanto EFV diminuisce significativamente le concentrazioni plasmatiche di questo farmaco; .Se EFV è somministrato con atazanavir/ritonavir (ATV/r), il dosaggio per i pazienti naive di ATV/r è di 300/100 mg e di EFV è di 600 mg, entrambi una volta al giorno. Nulla è stato stabilito per i pazienti pre-trattati; .Sono stati confermati gli eventi avversi psichiatrici già conosciuti; .Sono stati evidenziati innalzamenti della transaminasi GOT e GPT di oltre 5 volte rispettivamente nel 13% e nel 20% dei pazienti dello studio. Trai pazienti coinfetti HCV e/o HBV, il 3% ha dovuto interrompere lo studio a causa di scompensi epatici o biliari; .Sono stati osservati aumenti del colesterolo totale a digiuno e dell'HDL rispettivamente del 40% e del 35% nel 34% dei pazienti trattati con EFV+AZT+3TC, nel 50% dei pazienti trattati con EFV+IDV e nel 28% dei pazienti nel braccio con IDV+AZT+3TC. Ref: R. Klein and K Struble. US Food and Drug Administration. Sustiva Labeling Changes. FDA News. August 17, 2004. EPATITE C: interferone di consenso (C-IFN) L'Epatite da HCV è una malattia infettiva molto diffusa e rappresenta un problema sanitario di dimensioni globali; ciò a causa della diffusione del virus, delle sue specifiche caratteristiche e delle conseguenze che l'infezione può determinare non solo nel fegato ma, più in generale, nell'organismo dell'ospite. Le strategie terapeutiche ancora oggi non sembrano soddisfacenti almeno per il 50% dei pazienti infetti. Questo rende ragione della continua ricerca di nuove associazioni terapeutiche o della continua ricerca di differenti sistemi di rilascio dei farmaci, tesi a modificarne le proprietà cinetiche, migliorandone l'efficacia e la tollerabilità. In ambito terapeutico, molte altre ipotesi di studio sono al vaglio dei ricercatori. E' sufficiente pensare alla terapia dell'Epatite da HCV come sovra-infezione nei pazienti trapiantati, nella co-infezione con l'HIV, nei pazienti non-responders o in coloro che mantengono valori di transaminasi non elevati o alle problematiche legate alla terapia di induzione. C-IFN: caratteristiche generali Tra le molecole di interferone impiegate nella terapia dell'epatite virale, l'interferone di consenso (C-IFN) occupa uno spazio specifico, anche per la modalità della sua produzione. La molecola non è presente in natura, ma è stata disegnata in laboratorio. La molecola ha questo nome poiché è nata su un preventivo "consenso" tra i ricercatori riguardante la scelta di ognuno dei 166 aminoacidi costituenti la proteina. Il "consenso" si è basato sulla scelta di ogni aminoacido della costituenda catena dell'interferone. Per ogni aminoacido è stato scelto quello più frequentemente rappresentato nell'ambito di 14 altri IFN-α naturali, in precedenza isolati. La sequenza aminoacidica risultante è stata successivamente codificata e prodotta attraverso la tecnica del DNA ricombinante. Da questo punto di vista, il C-IFN potrebbe essere definito come molecola "innovativa". Nelle intenzioni dei ricercatori, tale approccio avrebbe potuto favorire la produzione di una molecola più affine ai recettori dell'epatocita. Secondo i farmacologi, la molecola più affine al recettore arriva al bersaglio con minore difficoltà, si lega al recettore più specifico e questo dovrebbe favorire contemporaneamente l'efficacia e la tollerabilità del prodotto. In effetti, primi esperimenti in vitro hanno confermato che la molecola di C-IFN ha un'affinità nei confronti del recettore circa 10 volte superiore a quella di altri IFN-α convenzionali, così come l'attività anti-virale, anti-proliferativa è molto più elevata (circa 10 volte) rispetto alla attività esplicata dall'IFN-α-2a e dall'IFNα-2b. L'ipotesi dei farmacologi è stata confermata, o, in alternativa, si può dire che la struttura dell'interferone così come è stata fin qui descritta comprende le migliori caratteristiche di ognuna delle specie degli IFN-α, dando origine ad una molecola più potente. C-IFN: Caratteristiche cliniche Il farmaco è attualmente in commercio in Italia, nel cui mercato è arrivato nell'anno 1999. La dose è di 9 µgr/die con la somministrazione per iniezione sotto- cutanea. Uno dei primi studi di confronto tra C-IFN e IFN-α-2b ha mostrato un sostanziale equilibrio in riferimento al parametro "ALT" valutato sia nel "fine trattamento" che nella "Risposta sostenuta". In riferimento al parametro "HCV-RNA", il C-IFN abbatte la carica virale in tempi più brevi e ha una migliore risposta nei pazienti con genotipo 1 rispetto al confronto. Infatti, durante il trattamento, C-IFN ha ridotto il parametro in misura maggiore rispetto all'IFN-α-2b (p<0,01). Rimane da capire perché questo miglioramento non si sia tradotto nel miglioramento del parametro alla risposta sostenuta; si può ritenere che il periodo di sei mesi di trattamento sia stato troppo breve perché queste differenze si mantenessero nel lungo periodo. Tra i pazienti relapsers, il ritrattamento con C-IFN alla dose di 15 µgr ha determinato un tasso di risposta sostenuta intorno al 58 %, che è risultato essere sovrapponibile a quello dell' IFN-α-2b. Tra gli effetti collaterali più diffusi si annoverano febbre, fatica, artralgia e mialgia, trombocitopenia, leucopenia, cefalea, e perdita di peso. In riferimento alle alterazioni dei valori di laboratorio, le riduzioni più comuni riguardano le concentrazioni basali di emoglobina, dell'ematocrito, delle cellule bianche e delle piastrine. Le alterazioni della funzione tiroidea (ipotiroidismo e ipertiroidismo) sono state riscontrate tra l'1 e il 4% dei pazienti trattati. Raramente questi pazienti sono costretti alla riduzione della posologia. Gli effetti collaterali si realizzano all'inizio della terapia (durante il primo mese), diminuiscono col tempo e sono considerati di severità da lieve a moderata secondo il giudizio degli ricercatori. Secondo alcune stime riportate in letteratura, l'interruzione del trattamento è riportata nel 7% dei casi. Similmente ad altri interferoni alfa, anche il C-IFN non può essere somministrato ai pazienti che hanno problemi psichiatrici; ed è peraltro controindicato nei pazienti con insufficienza epatica scompensata. Come molti altri farmaci, non deve essere somministrato in gravidanza, non ne è raccomandata la somministrazione nelle donne che allattano. Il profilo generale di tollerabilità non differisce da quello degli altri IFN. Situazione attuale e studi in corso In Italia, la mancanza di uno specifico studio sugli effetti dell'associazione con la ribavirina ha portato la CUF alla elaborazione della nota n° 32 che ne ha disciplinato il regime di rimborso da parte del SSN. Attualmente, il SSN rimborsa la terapia con il C-IFN ai pazienti che lo impiegano esclusivamente in monoterapia, essendo impossibilitati all'impiego di ribavirina. La situazione è attualmente in fase di revisione e a breve scadenza anche il C-INF potrà essere prescritto in associazione con ribavirina.Tale revisione è stata supportata dai risultati di uno studio clinico che aveva lo scopo di valutare la tollerabilità e l'efficacia dell'associazione tra C-IFN e ribavirina nei pazienti naives con diagnosi di Epatite Virale da HCV. Lo schema prevedeva la randomizzazione dei pazienti in uno di quattro bracci, differenziati in riferimento alle dosi di interferone e di ribavirina. Lo studio è stato disegnato e interamente realizzato in Italia,in tredici importanti centri epatologici coordinati dal Prof. Alberti dell'Università di Padova. I risultati sono in linea con quelli degli altri interferoni e saranno pubblicati a Giorgio Barbarini breve scadenza.Al momento, è in fase di studio la forma a lento rilascio del C-IFN, ritenendosi che la tale formulazione del C-IFN possa dare luogo ad una molecola che mantiene inalterato il profilo di tollerabilità/efficacia della forma standard. In Europa, nel frattempo, l'attività di ricerca clinica sul C-IFN non si esaurisce, in quanto molti ricercatori stanno perseguendo diverse ipotesi. Nell'ambito degli studi pubblicati, merita di essere ricordato quello coordinato dall'Università di Verona che ha impiegato il C-IFN nei pazienti affetti da HCV di genotipo 1. Un primo risultato ha riguardato una sostanziale efficacia tra le due dosi impiegate (9 e 18 µgr). Oltre a questo dato, comparando il risultato ottenuto α-2b, si ottiene: con dati di letteratura riferiti all'IFN-α - in riferimento all'SVR (parametro di risposta sostenuta) il valore del 38%, contro valori oscillanti dal 29 al 36% riferiti all’IFN-α-2b; - in riferimento al parametro SVR nei pazienti con alta carica virale, tale studio raggiunge il valore di 39% confrontato col valore di 27-33% della letteratura, riferito all'IFN-α-2b. Gli autori specificano che l'analisi complessiva dei risultati dimostra che la SVR riportata con C-IFN e ribavirina sorpassa i risultati riportati dalla terapia di combinazione standard, avvicinandosi ai risultati raggiunti con la terapia di combinazione con i peghilati. Sulla base di queste osservazioni, si potrebbe ipotizzare che la combinazione di Consensus Interferon classico e ribavirina potrebbe già rappresentare una valida alternativa alla terapia caratterizzata dalla forma peghilata e ribavirina, almeno per i pazienti che sono caratterizzati da un'alta carica virale al basale. Ciò potrebbe realizzarsi, per esempio, per quei pazienti che interrompono la terapia a causa degli effetti collaterali imputabili al PEG (quali la riduzione dei neutrofili o delle piastrine). Studi nei pazienti non-responders Un altro studio ha reclutato pazienti con HCV nonresponders o relapsers dopo la terapia con IFN-α-2b. Anche questi pazienti erano caratterizzati dall'avere il genotipo 1, il genotipo meno suscettibile alla terapia anti-virale. I risultati sono stati i seguenti: risposta virologica sostenuta: il 33% (riferita ai pazienti considerati non-responders) e il 42% dei pazienti considerati come relapsers. Gli autori hanno definito tali risultati soddisfacenti, se si considera che la precedente terapia aveva fallito. Lo schema posologico: 9 µgr per 5 volte /settimana. Il gruppo coordinato da Kaiser ha iniziato lo studio su pazienti affetti da Epatite B e C, mentre un altro gruppo ha iniziato l'osservazione sul confronto della terapia tra C-IFN e PEG-IFN-IFN-α-2b. Conclusione I risultati degli studi clinici confermano la validità della molecola "di consenso". L'associabilità con ribavirina e la futura forma a lento rilascio potrebbero ulteriormente rafforzare il ruolo del Consensus Interferon nella lotta all'epatite C. Giorgio Barbarini è infettivologo al Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali, Policlinico San Matteo, Università di Pavia - Pavia INFEZIONI MICOTICHE NEL SOGGETTO Spinello Antinori Le infezioni micotiche opportunistiche hanno costituito sin dall'apparire della pandemia da HIV una delle più frequenti e importanti complicanze infettive responsabili di elevata morbilità e mortalità. L'introduzione della terapia antiretrovirale di combinazione (denominata HAART) a partire dal 1996 ha prodotto nei Paesi sviluppati importanti modificazioni sia nell'andamento epidemiologico sia nell'approccio di profilassi nei confronti delle micosi; inoltre, in conseguenza dell'immunoricostituzione indotta dalla terapia antiretrovirale sono stati riconosciuti, soprattutto in corso di criptococcosi (per quanto riguarda le micosi) nuovi quadri clinico-patologici. Di seguito verranno sinteticamente riportate le principali acquisizioni relative alle micosi opportunistiche in corso di infezione da HIV/AIDS. CANDIDIASI CRIPTOCOCCOSI La candidiasi mucocutanea è stata una delle infezioni opportunistiche riconosciute sin dal 1981 come caratterizzanti della patologia HIV-correlata; esiste evidenza di una forte correlazione tra la comparsa di candidiasi mucocutanea (orofaringea, esofagea e vaginale) e la progressione verso l'AIDS. La criptococcosi rappresenta una delle più temibili complicanze micotiche nei pazienti con infezione da HIV e in epoca pre-HAART l'infezione da HIV era divenuta il principale fattore di rischio per la comparsa di criptococcosi; la criptococcosi si presenta in soggetti con grave immunocompromissione : nei vari studi la mediana dei linfociti CD4+ al momento della presentazione è compreso fra 20 e 30 cellule/ L. Studi di sorveglianza epidemiologica condotti sia in Europa sia negli Stati Uniti hanno confermato una drammatica riduzione dell'incidenza di criptococcosi nei soggetti HIV-sieropositivi con un trend di riduzione che era già precedente all'introduzione della terapia HAART (5,6). Candida albicans è la specie isolata più frequentemente anche se altre specie (C.glabrata, C.parapsilosis, C.krusei, C.dubliniensis) vengono osservate con frequenza crescente soprattutto nei soggetti sottoposti a trattamenti prolungati con azoli. Prima dell'introduzione della terapia HAART l'incidenza di candidiasi orofaringea nei soggetti HIV-sieropositivi variava dal 7 al 93 % a seconda della metodologia di studio impiegata e del grado di immunodepressione della popolazione studiata. Un altro aspetto peculiare di questa micosi era emerso nella metà degli anni '90 con l' osservazione di casi sempre più numerosi di candidiasi azolo-resistente e/o refrattaria; la prevalenza di questa condizione era del 5-10 % nelle diverse casistiche e si associava a condizioni di grave immunodepressione, utilizzo prolungato di fluconazolo, uso pregresso di cotrimoxazolo e precedenti episodi di candidiasi (1). La terapia antiretrovirale di combinazione oltre ad essere in grado di controllare, in assenza di terapia antimicotica, la candidiasi fluconazolo-resistente si è dimostrata in grado di ridurre la prevalenza di candidiasi orofaringea ; tali risultati sono conseguenza del miglioramento della funzionalità immunologica ma è stato altresì dimostrato da ricercatori italiani un effetto inibitorio diretto, indipendente dal recupero immunitario, esercitato dagli inibitori della proteasi sulle aspartyl-proteasi (SAP) micotiche che rivestono un ruolo patogenetico significativo nell'invasione mucosa (2). E' interessante notare come la prevalenza di colonizzazione osservata in epoca HAART (circa 67 %) è sovrapponibile a quella osservata in precedenza (3) ma la terapia antiretrovirale riduce in maniera statisticamente significativa il carico micotico espresso come CFU/mL (4). Candida albicans L'esordio della malattia è subdolo con comparsa di febbre spesso a carattere intermittente e soprattutto cefalea ingravescente; dopo essere penetrato per via inalatoria il micete si localizza infatti preferenzialmente a livello del sistema nervoso centrale inducendo quadri di meningite o menigoencefalite. La meningite criptococcica è tuttora frequente in Africa e Asia e si caratterizza per una elevata letalità in fase precoce; tale letalità è legata in parte ai valori elevati di pressione endocranica e in parte all'inefficacia dei regimi terapeutici attualmente adottati nel produrre una rapida sterilizzazione del liquido cefalorachidiano. Recentemente uno studio condotto in Thailandia ha dimostrato che il regime di combinazione amfotericina B deossicolato più flucitosina è quello che presenta il più precoce effetto fungicida ed è in grado di ridurre di 0,5 log la CFU (colony forming unit) /mL di Cryptococcus neoformans per giorno di terapia (7); i risultati dello studio citato hanno sostanzialmente confermato quanto emerso nello studio pubblicato nel 1997 dal Mycoses Study Group trial (8) riguardo alla migliore terapia nella meningite criptococcica; un altro importante risultato dello studio di Brower è relativo alla dimostrazione in vivo di una mancata attività additiva della triplice terapia con amfotericina B deossicolato più flucitosina più fluconazolo. Si ritiene che ciò possa essere legato all'antagonismo (dimostrato in vitro ma non sempre evidente in vivo ) tra polieni e azoli. Per quanto concerne la profilassi primaria nei confronti di questa micosi, come è noto, si tratta di una pratica non raccomandata nei Paesi sviluppati; al contrario uno studio condotto recentemente sempre in Thailandia (dove la criptococcosi è responsabile del 38 % delle ospedalizzazioni per patologie AIDS-definenti) ha dimostrato in uno studio randomizzato su un numero limitato di casi che nei soggetti HIV-sieropositivi con grave immunodepressione la somministrazione di 400 mg/settimana di fluconazolo è in grado di ridurre di 4.3 volte la mortalità globale (9). L'efficacia di questo intervento nei Paesi in via di sviluppo necessita di una conferma su un numero maggiore di soggetti e soprattutto della possibilità di disporre di farmaci generici (a bassi costi) o donati nell'ambito di programmi di cooperazione internazionale. Nei Paesi sviluppati uno degli argomenti all'ordine del giorno è quello della possibilità di sospendere la profilassi secondaria (o terapia di mantenimento) successivamente alla diagnosi di infezione opportunistica; nel campo della criptococcosi i dati preliminari provenienti da piccoli studi osservazionali e da un unico studio randomizzato controllato avevano indicato la possibilità di sospendere la profilassi secondaria nei confronti della criptococcosi in seguito all'immunoricostituzione indotta dalla terapia antiretrovirale. Questi risultati sono stati recentemente confermati da uno studio retrospettivo italiano su cento pazienti affetti da criptoccocosi (10) in cui è stato dimostrato un basso rischio di recidiva di criptococcosi. HIV-SIEROPOSITIVO IN EPOCA HAART ISTOPLASMOSI Un aspetto peculiare relativo alla criptococcosi nei soggetti sottoposti a terapia antiretrovirale altamente efficace è quello del possibile peggioramento del quadro clinico a distanza di alcune settimane-mesi dall'inizio della terapia antiretrovirale; attualmente si ritiene che queste manifestazioni siano inquadrabili come una risposta infiammatoria esuberante nei confronti di patogeni già identificati in precedenza o di una patologia che era in fase di incubazione; queste manifestazioni vengono identificate con la denominazione di IRIS - immune reconstitution inflammatory syndrome (11). Per quanto riguarda la criptococcosi i quadri clinici descritti sono quelli di linfoadeniti (laterocervicali o mediastiniche), di ascessi cutanei, di lesioni cerebrali multiple (criptococcomi), di meningite ricorrente (con esami microbiologici negativi), di polmonite necrotizzante. L'approccio terapeutico a queste sindromi non è univoco in quanto in alcuni casi la sintomatologia si risolveva proseguendo la terapia antimicotica mentre in altri era necessario intraprendere una terapia antinfiammatoria. PNEUMOCISTOSI Nonostante l'introduzione dell'HAART abbia comportato una significativa riduzione dell'incidenza, la pneumocistosi continua ad essere per i pazienti con infezione da HIV, una causa importante di ammissione nelle unità di terapia intensiva e la patologia associata alla peggiore sopravvivenza (tabella 1) in accordo con quanto segnalato al San Francisco General Hospital in uno studio effettuato nel periodo 1996-99 (12); tuttavia gli stessi Autori hanno riportato che nei pazienti affetti da pneumocistosi ricoverati in terapia intensiva che ricevevano la terapia HAART (al momento del ricovero o prima del ricovero) la letalità intraospedaliera era nettamente inferiore (25 %) rispetto a quella osservata nei pazienti non in trattamento con HAART (63 %) pur con caratteristiche di gravità della malattia sovrapponibili (13). L'istoplasmosi (causata da H.capsulatum e più raramente da H.duboisii) è una micosi osservata sporadicamente alle nostre latitudini in genere nei soggetti originari di zone endemiche o che abbiano soggiornato in tali aree. Nei soggetti con infezione da HIV si presenta come una malattia disseminata in più del 95 % dei casi e con quadri che simulano una micobatteriosi o una patologia neoplastica linfomatosa. Nelle forme più gravi il trattamento di scelta prevede l'utilizzo della formulazione liposomiale di amfotericina B che si è dimostrata più efficace nell'indurre una risposta clinica rispetto all'amfotericina B deossicolato (88 % vs 64 % di risposte) e con una riduzione della letalità (2 % vs 13 %) (15). Sulla scorta dei dati di questo studio l'amfotericina B liposomiale è considerato il farmaco di prima scelta per il trattamento delle forme gravi di istoplasmosi nei pazienti con infezione da HIV. Anche per questa infezione opportunistica è stata dimostrata la possibilità di sospendere la terapia di mantenimento antifungina in seguito all'immunoricostituzione ma resta da chiarire il livello soglia dei linfociti CD4+ in cui tale sospensione è più opportuna (16). Bibliografia 1. Fichtenbaum CJ, Koletar S, Yiannoutsos C et al. Refractory mucosal candidiasis in advanced human immunodeficiency virus infection. Clin Infect Dis 2000; 30: 749-756. 2. Cassone A, Tacconelli E, De Bernardis F et al. Antiretroviral therapy with protease inhibitors has an early , immune reconstitution-independent beneficial effect on Candida virulence and oral candidiasis in human immunodeficiency virus-infected subjects. J Infect Dis 2002; 185: 188-98. 3. Barchiesi F, maracci M, Radi B et al. Point prevalence , microbiology and fluconazole susceptibility patterns of yeast isolates colonizing the oral cavities of HIV-infected patients in the era of highly active antiretroviral therapy. J Antimicrob Chemother 2002; 50: 999-1002. 4. Arribas JR, Hernandez-Albujar S, Gonzalez-Garcia JJ et al. Impact of protease inhibitor therapy on HIV-related oropharyngeal candidiasis. AIDS 2000; 14: 979-85. 5. Mirza SA, Phelan M, Rimland D et al. The changing epidemiology of cryptococcosis : an update from population-based active surveillance in 2 large metropolitan areas, 1999-2000. Clin Infect Dis 2003; 36: 789-94. 6. van Elden LJR, Walekamp AME, Lipovsky MM et al. Declining number of patients with cryptococcosis in the Netherlands in the era of highly active antiretroviral therapy. AIDS 2000; 14: 2787-88. 7. Brouwer AE, Rajanuwong A, Chierakul W et al. Combination antifungal therapies for HIV-associated cryptococcal meningitis : a randomised trial. Lancet 2004; 363: 1764-67. Non vi è una spiegazione sicura di questo fenomeno ma sono state ipotizzate una possibile presentazione più grave della pneumocistosi nei pazienti in trattamento HAART come espressione di una reazione paradossa da immunoricostituzione; in alternativa è stato proposto un possibile effetto diretto sulle aspartil-proteasi di Pneumocystis come segnalato per la candidiasi oppure l'effetto diretto sulla replicazione virale. Per quanto riguarda la profilassi primaria o secondaria nei confronti di Pneumocystis jirovecii (nuova denominazione di questo microrganismo) è ormai ampiamente documentato che può essere sospesa nei soggetti che mostrano un recupero immunologico in seguito a terapia HAART ; viene considerato come valore soglia anche nelle linee guida ufficiali un incremento superiore a 200 cellule/ L che sia mantenuto per almeno 3 mesi. Questo dato come sottolineato in precedenza proviene da numerosi studi che sono stati anche analizzati in una meta-analisi che ha confermato la fattibilità e l'utilità di questa strategia (14). 8. van der Horst CM, Saag MS, Cloud GA et al. Treatment of cryptococcal meningitis associated with the acquired immunodeficiency syndrome. N Engl J Med 1997; 337: 15-21. 9. Chetchotisakd P, Sungkanuparph S, Thinkharop B, Mootsikapun P, Boonyaprawit P. A multicentre, randomized , double blind, placebo-controlled trial of primary prophylaxis in HIV-infected patients with severe immune deficiency . HIV Medicine 2004; 5: 140-44. 10. Mussini C, Pezzotti P, Mirò JM et al. Discontinuation of maintenance therapy for cryptococcal meningitis in patients with AIDS treated with highly active antiretroviral therapy : an international observational study. Clin Infect Dis 2004; 38: 565-71. 11. Shelburne SA, Hamill RJ, Rodriguez-Barradas MC et al. Immune reconstitution inflammatory syndrome. Emergence of a unique syndrome during highly active antiretroviral therapy. Medicine 2002; 81: 213-227. 12. Morris A, Creasman J, Turner J, Luce JM, Wachter RM, Huang J. Intensive care of human immunodeficiency virusinfected patients during the era of highly active antiretroviral therapy. Am J Respir Crit Care Med 2002; 166: 262-67. 13. Morris A, Wachter RM, Luce J, Turner J, Huang L. Improved survival with highly active antiretroviral therapy in HIV-infected patients with severe Pneumocystis carinii pneumonia. AIDS 2003; 17: 73-80. 14. Trikalinos TA, Ioannidis JPA. Discontinuation of Pneumocystis carinii prophylaxis in patients infected with human immunodeficiency virus : a meta-analysis and decision analysis. Clin Infect Dis 2001; 33: 1901-9. 15. Johnson PC, Wheat LJ, Cloud GA et al. Safety and efficacy of liposomal amphotericin B compared with conventional amphotericin B for induction therapy of histoplasmosis in patients with AIDS. Ann Intern Med 2002; 137: 106-109. 16. Goldman M, Zackin R, Fichtenbaum CJ et al. Safety of discontinuation of maintenance therapy for disseminated histoplasmosis after immunologic response to antiretroviral therapy. Clin Infect Dis 2004; 38: 1485-9. Spinello Antinori è professore associato di Malattie Infettive all’Università di Milano. Tabella 1. Frequenza di ricovero in unità di terapia intensiva e sopravvivenza a seconda delle patologie per pazienti con infezione da HIV (Morris et al. Am J Respir Crit Care 2002) Nuovi meccanismi di azione... P iù volte ci siamo occupati, nell'ultimo anno, di una nuova classe di farmaci antiretrovirali, gli anti-CCR5 (in inglese "against-CCR5"). Questa classe è verosimilmente la prossima che sarà sul mercato per contribuire a contrastare l'infezione da HIV. UNA NUOVA CLASSE tiche che possiedono, ancora in fase di sviluppo, due molecole appartenenti a questa classe. Dalle parole dei due responsabili delle aziende vi è la possibilità di comprendere il meccanismo di azione dei farmaci e lo stadio di sviluppo. questa volta. Senza entrare nel merito dei contenuti delle due interviste, vorremmo però che i nostri lettori ponessero attenzione ad alcune sfumature. N on è tutto oro quello che luccica: pur auguD elta ringrazia le due aziende per l'intervista. Q uesti farmaci agiscono al di fuori della cellula CD4, contrastando l'ingresso del virus: il nome della macro-classe a cui appartengono è infatti "inibitori di ingresso". Per facilitarne la conoscenza, Delta ha intervistato due case farmaceu- GLI AN Nadir ONLUS più volte si è impegnata affinché, tramite studi di ricerca ad hoc e protocolli sperimentali, anche l'Italia potesse avere accesso quanto prima a farmaci innovativi a beneficio delle persone HIV+ e così è accaduto anche randoci che questa nuova classe possa essere "di svolta" nella gestione della patologia e pur condividendo l'entusiasmo degli intervistati, alcuni interrogativi però si profilano come una vera e propria sfida da affrontare: Delta intervista Pfizer Inc. , in particolare la responsabile internazionale della molecola (dal nome UK-427,857) appartenente alla nuova classe "anti-CCR5" (against-CCR5), la Dr. Elna van der Ryst, Clinical Lead for Europe. D: Qual è la molecola che sta sviluppando Pfizer, quali sono le caratteristiche principali e in che fase di sviluppo è? UK-427,857 è un'antagonista dei co-recettori CCR5. Questa molecola si lega al recettore CCR5 prevenendo così il fatto che il virus dell'HIV aderisca al CD4 e che quindi entri nella cellula utilizzando questa via. UK-427,857 è una molecola molto attiva in vitro con valori inibitori virali simili a quelli osservati per altri farmaci anti-retrovirali. Studi su volontari sani hanno dimostrato che il farmaco è sicuro e ben tollerato a vari dosaggi (il farmaco sia assume per via orale) fino a 300 mg bis in die. Studi di interazione hanno mostrato che UK-427,857 non influenza i livelli plasmatici di altri farmaci, ma che alcuni farmaci, compresi gli inibitori delle proteasi, possono aumentare i livelli plasmatici di UK-427,857. Studi di fase IIa in monoterapia sono stati condotti su soggetti HIV+ per valutare gli effetti sulla carica virale. 80 soggetti con virus HIV R5-tropico con CD4> 250 cells/mm3 e carica virale (VL) > 5000 cp/ml hanno assunto UK-427,857 o placebo per 10 giorni e sono stati seguiti fino al giorno 40. Il farmaco è risultato ben tollerato. Le riduzioni medie della VL sono state 0.43, 1.13, e 1.35log10 , riscontrate per i dosaggi 25, 100 e 300 mg una volta al giorno (once-a-day). Dosaggi bis in die di 50, 100, 150 e 300 mg hanno determinato rispettivamente riduzioni di carica virale di 0.66, 1.42 e 1.6 log10. Inoltre 150 mg del farmaco somministrato bis in die, con o senza cibo, ha determinato riduzioni di VL di 1.34 e 1.45 log10, rispettivamente. E' previsto l'inizio degli studi di fase III di UK-427,857, dei dosaggi sia dei regimi once-a-day che di quelli bis in die, in combinazione con altri farmaci anti-retrovirali per la fine del 2004. D: In Italia quali protocolli ci sono/ci saranno, dove e per quanti soggetti ? L'Italia prenderà parte a 3 protocolli. Questi protocolli saranno condotti in soggetti naive e pre-trattati con virus HIV R5-tropico, ma anche su soggetti pre-trattati aventi una popolazione di virus "mista" (per esempio R5 tropico e X4 tropico). Ci si aspetta l'inizio dell'arruolamento per fine 2004. Circa 15 centrii saranno coinvolti: al momento è in corso la selezione dei siti. D:Tra gli studi fino ad ora condotti ...ci sono stati particolari problemi di tollerabilità e/o effetti collaterali ? Negli studi condotti UK-427,857 è stato ben tollerato sia nei volontari sani sia nei soggetti HIV+. Si è riscontrata ipotensione posturale (abbassamento della pressione sanguigna con giramenti di testa quando una persona si alza in piedi) per dosaggi più alti (> 600 mg), ma questo non sembra essere un grosso problema ai dosaggi utilizzati. A dosaggi di 300 mg (oppure minori) l'incidenza di ipotensione posturale era simile a quella del gruppo del placebo. D: Sono in programma degli studi di associazione della molecola con altri antiretrovirali ? Quali in particolare ? Certamente. Negli studi pianificati di fase III UK427,857 sarà utilizzata con gli appropriati regimi di background. D: Ritiene che questo farmaco dovrà essere associato ad una terapia con altre classi di farmaci ? Quali in particolare ? Come tutti i farmaci anti-retrovirali UK-427,857 sarà utilizzato in regimi di combinazione per assicurare la massima soppressione della replicazione virale al fine di prevenire il fallimento terapeutico e lo sviluppo di resistenze. Dovrebbe essere possibile utilizzare UK-427,857 in ogni combinazione ARV in quanto le interazioni con i farmaci sono gestibili e non dovrebbero precludere l'utilizzo di specifiche combinazioni. D: E' previsto un accesso allargato per le persone in necessità ? Certamente, è previsto che un programma di accesso allargato verrà messo in opera quando l'arruolamento per gli studi clinici di fase III sarà completato e i profili di sicurezza e tollerabilità di UK-427,857 saranno confermati da dati positivi riguardanti efficacia e sicurezza a 24 settimane. D:Tutte le persone HIV+ potranno utilizzare il farmaco, oppure ci sono "variabili" o caratteristiche che ne precludono l'utilizzo (resistenze, predisposizioni, fattori genetici,...) ? Ne potranno usufruire le persone coinfette HIV/HCV ? Ci si aspetta che il farmaco agisca meglio in soggetti in cui è presente il virus dell'HIV che utilizza il co-recettore CCR5 (HIV R5 tropico) e nel programma clinico i soggetti verranno selezionati per questo tipo di virus. Tuttavia vi è anche la possibilità che il farmaco possa essere di qualche beneficio in combinazione con altri farmaci anche in soggetti aventi una popolazione virale mista (ossia con virus HIV che utilizzi sia il CCR5 che COSA SONO I CO-RECET .necessità Per entrare in una cellula T, il virus dell'HIV ha di ancorarsi a due parti (dette "porte") della cellula. Una "porta" è chiamata CD4, l'altra "porta" può essere o il CCR5 o il CXCR4. . I virus di HIV che utilizzano la porta CXCR4 sono chiamati "X4 HIV". I virus che invece utilizzano la porta CCR5 sono detti "R5 HIV". La maggior parte delle persone HIV+ hanno virus HIV di tipo "R5". A volte le persone che hanno più virus di tipo X4 hanno una progressione più veloce della malattia. il CXCR4). Per questo motivo verrà condotto uno studio separato al fine di valutare la sicurezza e l'efficacia del farmaco in soggetti con virus CCR5/CXCR4. I soggetti con coinfezione HIV/HCV non saranno esclusi dagli studi clinici di fase III, ma saranno monitorati i valori degli enzimi epatici e la carica virale dell'HCV. D: La nuova classe di farmaci "anti-CCR5" (against-CCR5) si profila come la prossima "nuova classe" di anti-retrovirali...come vede l'inserimento di questo segmento nel panorama dei farmaci anti-HIV esistenti ? E per quali categorie di soggetti? UK-427,857, in combinazione con altri farmaci antiretrovirali, dovrebbe essere efficace in tutti i soggetti con virus HIV R5-tropico, indipendentemente dallo stadio della malattia e dalla storia antiretrovirale del paziente. Viste queste ragioni il farmaco potrebbe avere un ruolo in tutte le tipologie di soggetti: naive, ed in salvataggio. DI FARMACI ANTI-HIV: TI-CCR5 Simone Marcotullio . Il problema delle interazioni con altri farmaci antiretrovirali sembra appartenere, anche se in modo differente, alle due molecole. Riteniamo sia imperativo esplorare meglio questa tematica così importante. Auspichiamo che si arrivi alla pratica clinica con informazioni chiare in proposito; . Il problema della resistenza crociata con altre classi sembra non sussistere, visto il meccanismo differente di azione di questi farmaci. L'uso degli anti-CCR5 nei protocolli di ricerca ci aiuterà a capire quali altri nuovi interrogativi si apriranno su questo fronte; . Solamente l'utilizzo continuativo e a lungo termine ci consentirà di avere una chiara visione sul profilo di sicurezza di questa nuova classe: inibire dei co-recettori che esistono indipendentemente dall'HIV, potenzialmente può comportare conseguenze non prevedibili nel breve termine; . Non è sottinteso che l'uso del farmaco debba necessariamente inquadrarsi all'interno di schemi terapeutici tradizionali. Potrebbero esserci anche strategie nuove da concepirsi a ragione del fatto che la classe è nuova. Gli studi di fase III ci aiuteranno a comprendere gli approcci (schemi) terapeutici migliori; . Vi sono fattori specifici da considerare quali, ad esempio, la variazione della densità e della tipologia dei co-recettori nel singolo individuo. Quali saranno gli effetti di queste variazioni nella pratica clinica? Vi sono già molte difficoltà nel valutarle quando esse avvengono naturalmente, certamente sarà interessante e cruciale capire cosa accade quando esse sono indotte da farmaci; . La classe, che sembra agevole per posologia, potrebbe potenzialmente portare a variazioni notevoli anche in strategie sperimentali, oggigiorno percorse, quali, ad esempio, l'interruzione strutturata di terapia, la PREP, la PEP, l'induzione di terapia, l'intensificazione e la gestione strategica del mantenimento terapeutico. Una innovazione in questi ambiti potrebbe ridefinire molte situazioni al momento non risolte. Delta intervista Schering-Plough: Aracelia Vila,Vice-presidente, responsabile internazionale delle Pubbliche Relazioni e in particolare delle relazioni con le Comunità di pazienti HIV e HCV positivi, risponde alle domande sulla molecola (dal nome SCH-417690) appartenente alla nuova classe "anti-CCR5" (against-CCR5). D: Qual è la molecola che sta sviluppando Schering-Plough, quali sono le caratteristiche principali e in che fase di sviluppo è? Schering-Plough sta sviluppando una nuova molecola inibitore del recettore CCR5, la quale previene l'ingresso del virus dell'HIV nelle cellule ospite bloccando il necessario co-recettore CCR5 (che agisce in concerto con il recettore CD4). SCH-417690 è un potente inibitore della replicazione dell'HIV in laboratorio ed ha dimostrato un'attività antivirale rilevante in uno studio a breve termine in soggetti HIV+. Il composto è attualmente in fase II di sperimentazione. TTORI CCR5 E CXCR4 ? .zaUnla virus HIV che è detto " X4 tropico", utilizporta CXCR4. Tropismo significa infatti avere "affinità con", oppure "attaccarsi a". Analogo discorso si fa per il virus detto "R5 tropico". . Se la "porta" è bloccata, il virus non può entrare nella cellula. La porta (co-recettore) CCR5 è la più comunemente utilizzata. Le persone possono avere virus di uno solo dei due tipi o di entrambi i tipi. D: In Italia quali protocolli ci sono/ci saranno, dove e per quanti soggetti ? Un unico studio multinazionale sarà condotto in tre centri clinici in Italia. Attualmente i tre centri stanno espletando le procedure burocratiche necessarie presso i comitati etici e le autorità sanitarie per ottenere l'autorizzazione. I centri clinici verranno resi pubblici nel momento in cui sarà possibile confermare la loro partecipazione. Lo studio multicentrico comprende circa 20 siti in Europa ed in Canada e arruolerà circa 80 soggetti in totale. In questo contesto, non è stato previsto un numero fisso di pazienti per nazione o per centro. D: Tra gli studi fino ad ora condotti ...ci sono stati particolari problemi di tollerabilità e/o effetti collaterali ? Gli studi clinici fino ad ora condotti non hanno identificato particolari problemi di effetti collatera- li o di tollerabilità specificatamente collegabili a SCH-417690. Studi pre-clinici su animali hanno indicato che a concentrazioni plasmatiche molto alte (concentrazioni molto più elevate di quelle in utilizzo negli studi clinici) possono verificarsi delle crisi di epilessia; per questa ragione i soggetti negli studi di fase II saranno monitorati in modo particolare per qualunque effetto sul sistema nervoso centrale. D: Sono in programma degli studi di associazione della molecola con altri antiretrovirali ? Quali in particolare ? SCH-417690 sarà somministrato a soggetti naive in un regime di combinazione a tre farmaci con Combivir® (zidovudina+lamivudina). I soggetti nel braccio di controllo riceveranno efavirenz con Combivir®. D: Ritiene che questo farmaco dovrà essere associato ad una terapia con altre classi di farmaci ? Quali in particolare ? SCH-417690 può (e Schering-Plough ritiene che lo sarà) essere somministrato in regimi combinati con la maggior parte degli altri farmaci antiretrovirali. Nel momento in cui lo si è somministrato a pazienti con regimi terapeutici contenenti ritonavir, è sembrato che una più bassa dose di SCH-417690 fosse necessaria per raggiungere le concentrazioni plasmatiche target. La co-somministrazione con efavirenz sembra ridurre le concentrazioni plasmatiche di SCH417690 ed è per questo che lo si è escluso dai protocolli di fase II. D: E' previsto un accesso allargato per le persone in necessità ? E' previsto l'inizio di un programma di accesso allargato, ove consentito, durante il programma di fase III per pazienti che non hanno altre opzioni terapeutiche a disposizione. D: Tutte le persone HIV+ potranno utilizzare il farmaco, oppure ci sono "variabili" o caratteristiche che ne precludono l'utilizzo (resistenze, predisposizioni, fattori genetici,...) ? Ne potranno usufruire le persone coinfette HIV/HCV ? Essendo uno specifico inibitore del recettore CCR5, SCH-417690 è attivo solamente sui ceppi che utilizzano quello specifico co-recettore. I ceppi virali che utilizzano il co-recettore CXCR4 non sono sensibili a SCH-417690. Essendo che i ceppi di HIV R5-tropici sono i più comuni in ambito clinico, si potrebbe affermare che SCH-417690 avrà una utilità più ampia nel trattamento delle infezioni HIV. Schering-Plough sta attualmente conducendo uno studio pilota per verificare la sicurezza di SCH-417690 in pazienti con coinfezione HIV/HCV. D: La nuova classe di farmaci "anti-CCR5" (against-CCR5) si profila come la prossima "nuova classe" di anti-retrovirali...come vede l'inserimento di questo segmento nel panorama dei farmaci anti-HIV esistenti ? E per quali categorie di soggetti? I farmaci anti-CCR5 daranno una nuova e interessante opzione di trattamento per i soggetti HIV positivi, in particolari per quelli che hanno sviluppato resistenza alle classi di farmaci attualmente disponibili. SCH-417690 offre il vantaggio di agire bene in combinazione con tutte le altre classi di farmaci antiretrovirali non mostrando nessuna resistenza crociata alle classi di farmaci attualmente sul mercato. Nonostante il fatto che il farmaco potrebbe dimostrarsi utile in tutti gli stadi dell'HIV, i pazienti che hanno esaurito le opzioni terapeutiche a disposizione a causa di resistenze o intolleranze, saranno ovviamente i primi ad avere benefici dall'introduzione di una nuova classe di agenti antiretrovirali. Mauro Guarinieri SE NON ORA QUANDO ? Quando il giorno 11 luglio si è aperta a Bangkok la quindicesima conferenza internazionale sull'AIDS, in alcune parti dell'Africa sub sahariana gli adulti sieropositivi raggiungevano il 30% della popolazione totale. Un record negativo mai raggiunto in precedenza e di cui abbiamo poca coscienza solo perché l'Africa non ha un grande impatto sull'economia mondiale. Dalla conferenza mondiale di Barcellona nel 2002 sono morte di AIDS sei milioni di persone, e dieci milioni hanno contratto il virus. Si stima che nel 2003 oltre cinque milioni di persone si siano infettate, il numero più alto dall'inizio dell'epidemia. Globalmente il numero delle persone sieropositive continua ad aumentare - da 35 milioni nel 2001 siamo passati a 38 milioni nel 2003. Nello stesso anno, circa 3 milioni di persone sono morte di AIDS; da quando la malattia è stata identificata, nel 1981, sono morte oltre 20 milioni di persone. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che nei paesi in via di sviluppo le persone che necessitano di un trattamento antiretrovirale siano almeno 6 milioni, ma solo 440,000 ricevono una terapia efficace. .. benvenuti alla XV Conferenza Internazionale sull'AIDS .. Capitolo 1: Capitolo 2: ACCESS FOR ALL IL RUOLO DELLE MULTINAZIONALI Sono passati ormai quattro anni dalla prima conferenza mondiale in un paese in via di sviluppo. Uno dei meriti della conferenza di Durban, in Sud Africa, fu quello di portare all'attenzione di tutto il mondo il problema dell'accesso ai trattamenti antiretrovirali. Da allora molti studi hanno dimostrato che anche nei paesi in via di sviluppo le persone sieropositive sono in grado di aderire al trattamento, come un qualsiasi colletto bianco di San Francisco. Nel 2001 la dichiarazione di Doha ha aperto le porte alla produzione di farmaci generici a basso costo. Da allora il prezzo dei farmaci è crollato sino a raggiungere i 140 dollari all'anno. Rimane ancora qualche dubbio sul ruolo delle multinazionali farmaceutiche.Tra il 1999 ed il 2001 Big Pharma ha fatto pressioni sul governo Sud Africano perché abrogasse una legge che permette la produzione locale di farmaci generici a basso costo. E dopo che nel 2001 l'Organizzazione Mondiale del Commercio ha finalmente riconosciuto il primato della salute pubblica sugli interessi commerciali, il cartello delle multinazionali ha fatto di tutto per svuotare di ogni significato tale decisione. Poche settimane prima della conferenza un gruppo di ricercatori francesi ha reso noti i risultati di uno studio condotto in Camerun su 60 persone sieropositive, il 92% delle quali in AIDS conclamato. Tutti erano in trattamento con Triomune, un farmaco a dose fissa contenente una versione generica di lamivudina, stavudina e nevirapina. Dopo sei mesi l'80% dei pazienti aveva una carica virale non rilevabile, ed una buona risposta immunitaria. "I risultati sono sostanzialmente identici a quelli osservati nei paesi sviluppati utilizzando farmaci di marca" ha dichiarato Eric Delporte, dell'Agenzia Nazionale Francese per la Ricerca (ANRS). "A questo punto non esistono più argomenti contrari ad un ampio utilizzo di farmaci generici nei paesi in via di sviluppo". E' quanto emerge anche da uno studio presentato a Bangkok da Medici senza Frontiere, sulla base del quale la semplificazione delle terapie, e in particolare l'uso di combinazioni a dose fissa, ha permesso a MsF di aumentare rapidamente il numero di pazienti trattati. Nel 2002 erano 1500 in 10 paesi, oggi ben 13.000 in 25 paesi. Lo studio, condotto su 12.058 adulti sieropositivi (età media 34 anni; 55,6% donne) seguiti in 31 progetti di MsF ha evidenziato un'incoraggiante risposta clinica e immunologia. La probabilità di sopravvivenza a 24 mesi dall'inizio Nonostante alcune riduzioni dei prezzi, dovute alla crescente pressione internazionale, e soprattutto alla competizione con i produttori di farmaci generici, la sensazione generale è che l'obiettivo delle multinazionali rimanga quello di proteggere profitti e brevetti. della terapia è risultata del 85,3% e la percentuale di pazienti che hanno interrotto la terapia si è limitata al 12,1%. Sebbene le multinazionali farmaceutiche, appoggiate dagli Stati Uniti, continuino a mettere in dubbio sicurezza ed efficacia dei farmaci generici, i due studi dimostrano che i farmaci generici sono efficaci, che la disponibilità di combinazioni a dose fissa permette di massimizzare i risultati e favorire l'aderenza, che il numero di persone in trattamento è inversamente proporzionale al costo dei farmaci, e che una campagna internazionale per l'accesso universale ai trattamenti antiretrovirali è, a questo punto, l'unica posizione moralmente difendibile. Anche sulla base di queste considerazioni l'Organizzazione Mondiale della Sanità si è data un nuovo obiettivo: trattare 3 dei 6 milioni di persone che hanno urgente bisogno di farmaci antiretrovirali, entro la fine del 2005. La Banca Mondiale, Kofi Annan, e addirittura George W. Bush, hanno lanciato iniziative per miliardi di dollari. Sulla carta vogliono tutti portare i trattamenti antiretrovirali anche nel sud del mondo. Big Pharma si ostina a sostenere che portare un nuovo farmaco sul mercato costa 500 milioni di dollari, e che l'unico modo per incentivare la ricerca è garantire alti profitti e un'assoluta tutela dei brevetti. Ma non dice che nel conto sono incluse le spese di commercializzazione, che circa 12 miliardi di dollari vengono spesi ogni anno per mantenere una struttura di vendita di oltre 90,000 informatori farmaceutici, e che nel calcolo sono inclusi anche i salari dei manager (Hank McKinnell, Pfizer: salario annuo di 28 milioni di dollari, più 30,6 milioni di dollari in stock options; Raymond Gilmartin, Merck: salario annuo di 19,5 milioni di dollari, più 48 milioni di dollari in stock options; PR Dolan, Bristol Myer Squibb: salario annuo di 8,5 milioni di dollari, più 3,4 milioni di dollari in stock options; Jean Pierre Garnier, Glaxo Smith-Kline: salario annuo di 11,8 milioni di dollari, solo per fare alcuni esempi). Vale a dire che il totale degli stipendi di soli quattro CEO, corrisponde al costo dei farmaci necessari a trattare, per un anno, 1.154.285 persone. A onor del vero preoccupa allo stesso modo la nascita di una nuova burocrazia globale che vive e prospera sull'AIDS. Su ogni singolo caso di AIDS nel mondo, c'è qualcuno - generalmente un funzionario di classe media, bianco e bene istruito, che nella maggior parte dei casi vive all'altro capo del mondo - che ci guadagna sopra qualcosa. In una situazione del genere c'è il rischio che la ricerca di una cura definitiva si arrenda alla tentazione di perpetuare all'infinito l'obiettivo. Capitolo 3: IL RUOLO DEGLI STATI UNITI Ma sebbene tutti cerchino di trarre il massimo profitto personale dalla lotta all'AIDS, non sempre le cose funzionano.Va detto che nonostante gli annunci dei mesi scorsi, l'amministrazione Bush non ha certamente brillato a Bangkok. Il segretario per la salute Tommy Thomson, già fischiato all'ultima conferenza internazionale di Barcellona, all'ultimo momento ha scoperto di avere un altro impegno. E mentre Jim Kim, Peter Piot (direttore del programma delle Nazioni Unite per la lotta all'AIDS, UNAIDS), e Richard Feachem (direttore esecutivo del Fondo Globale) hanno deciso di unirsi alla marcia organizzata dagli attivisti prima della cerimonia di apertura, il responsabile dell'iniziativa statunitense per la lotta all'AIDS, Randall Tobias, ha rifiutato qualsiasi confronto con gli attivisti, cancellando tre interventi già fissati per i giorni successivi. Va sottolineato che l'amministrazione Bush non mai cercato di nascondere che non gradisce affatto il confronto con la comunità internazionale. Per fare sono un esempio, nella scorsa conferenza di Barcellona i ricercatori statunitensi spediti da Washington erano ben 236, mentre quest'anno sono stati solo 50. Una decisione, quella di Bush, dovuta ufficialmente a problemi di budget, ma che per tanti palesa le difficoltà interne dell'amministrazione, in rotta con la comunità scientifica, che critica le politiche della Casa Bianca in tema di lotta all'AIDS. Nel 2003, l'amministrazione Bush ha vincolato i due terzi dei fondi stanziati per l'iniziativa presidenziale per la lotta all'AIDS, (PEPFAR), a programmi basati sull'"astinenza fino al matrimonio". Nello stesso anno ha ordinato la rimozione di tutte le informazioni scientifiche relative all'efficacia del preservativo dal sito web del Centers for Disease Control and Prevention (CDC), l'istituto epidemiologico degli Stati Uniti, e ha nominato i membri del President's Advisory Council on HIV/AIDS (PACHA), scegliendoli tra coloro che si oppongono pubblicamente all'uso del preservativo. E nonostante gli Stati Uniti rimangano in cima alla lista nera per quanto riguarda i finanziamenti al Fondo Globale per la lotta contro AIDS, Tubercolosi, e Malaria, Tobias ha comunque dichiarato ai giornali- sti che i 200 milioni di dollari destinati dagli Stati Uniti al fondo globale, sono "più che sufficienti". Per essere immediatamente smentito dal segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, secondo il quale Washington non contribuisce invece abbastanza. Secondo Annan gli Stati Uniti dovrebbero guidare la lotta contro l'Aids con lo stesso impegno che mostrano nel guidare la guerra al terrorismo e alle armi di distruzione di massa. "Sentiamo parlare molto di terrorismo e siamo preoccupati per le armi di distruzione di massa perchè potenzialmente possono uccidere migliaia di persone. Abbiamo un'epidemia che sta uccidendo milioni di persone. E quale è la risposta?'', ha detto polemicamente Annan, parlando a margine della conferenza. Con l'arroganza che contraddistingue Washington, Tobias, ex presidente della multinazionale farmaceutica Ely Lilly, risponde senza esitare, "Non daremo altri soldi". Secondo Tobias gli Stati Uniti stanno già spendendo abbastanza. Affermazione vera, che però sorvola sul fatto che la maggior parte dei fondi stanziati da Washington serve a finanziare progetti di prevenzione basati sulla fedeltà o, peggio, sull'astinenza, e sono erogati attraverso la stipula di accordi bilaterali che, di fatto, mettono sotto ricatto i paesi destinatari. E anche l'Europa, che sino ad ora sembrava l'unica in grado di rispettare gli impegni presi, rischia di mancare alle promesse, anche a causa dell'Italia. Fonti interne al fondo globale sostengono che i 100 milioni di dollari che dovevano arrivare dal nostro paese ai primi di luglio non sono ancora nelle casse del fondo, e non ci sono informazioni al riguardo. Alcuni dicono che rientrerebbero nei tagli previsti dalla manovra del governo Berlusconi. danno adito a grandi speranze. Nel 2002, l'AIDS è stato responsabile di 2,78 milioni di morti. In assoluto si tratta solo del 4,9% di tutti i decessi, ma se si guarda alle cause di morte nella fascia d'età compresa tra i 15 e i 59 anni (gli anni produttivi dell'esistenza umana) l'AIDS conquista il primo posto. Dall'inizio della pandemia l'AIDS ha causato 20 milioni di morti e oggi sono tra i 34 e i 42 milioni le persone che convivono con l'infezione da HIV. Dal canto suo l'Africa sub sahariana continua a sprofondare: ospita appena il 10 per cento della popolazione mondiale, ma quasi i due terzi del totale delle persone sieropositive. In sette paesi africani dove il tasso di infezione oggi supera il 20 per cento, la speranza di vita di una persona nata tra il 1995 e il 2000 è di 49 anni.Tredici in meno rispetto a quando non esisteva l'AIDS. E le previsioni non sono migliori: se le infezioni continueranno con questo ritmo, il 60 per cento dei giovani che adesso hanno 15 anni non raggiungerà il sessantesimo compleanno. Si stima che nella sola Africa sub sahariana il 25% dei bambini saranno orfani a causa della malattia entro il 2010. E il numero dei contagi aumenta. Capitolo 4: UN’EPIDEMIA ANCORA UNICA NELLA STORIA DELL’UMANITA’ Per rispondere davvero alla sfida lanciata da Kofi Annan sarebbero necessari un significativo aumento delle risorse disponibili, un maggiore coinvolgimento delle persone sieropositive, ed un forte impegno politico. E sebbene una conferenza mondiale ogni due anni sia senz'altro una buona cosa per la lotta all'AIDS, saranno solamente le azioni concrete a stabilire se la conferenza di Bangkok abbia avuto o meno un qualunque significato. La rapida propagazione del virus, la sua estensione, e la gravità dell'impatto che provoca, rendono infatti l'AIDS un fenomeno ancora unico nella storia dell'umanità. E le stime sulla progressione dell'epidemia sottolineano la necessità di un'immediata iniziativa internazionale che sia in grado di affrontare un epidemia che resta dinamica, che cresce e si modifica man mano che il virus sfrutta nuove occasioni per propagarsi. I dati diffusi alcuni mesi fa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità non Il rapporto dell'UNAIDS (l'organismo delle Nazioni Unite per la lotta all'Aids) sostiene che sono 5 milioni le persone nel mondo che nel 2003 hanno contratto il virus HIV. Ancora un record. Di questi 5 milioni, 3 vivono nell'Africa sub sahariana, ed oltre un milione in Asia, il continente che quest'anno ha ospitato la conferenza. Anche in Asia l'epidemia si sta diffondendo molto rapidamente. Si stima che le persone sieropositive siano 7,4 milioni. Solo nel 2003 si sono verificate 1 milione e 100mila nuove infezioni. In un continente che ospita il 60% della popolazione mondiale, l'esplosione di un'epidemia di questa portata fa paura, anche se per ora l'epidemia rimane confinata in alcune fasce della popolazione, in particolare i tossicodipendenti che scambiano le siringhe, i gay, le prostitute, e i clienti delle prostitute. Ci sono delle esperienze positive. La Tailandia e la Cambogia, ad esempio, hanno deciso di puntare sulla prevenzione e di incentivare l'uso del preservativo che qui non incontra resistenze culturali come in Africa, e hanno tutte visto diminuire il numero dei contagi. Ma c'è anche il rovescio della medaglia. Se in Tailandia, ad esempio, è diminuito il numero dei giovani che frequentano i bordelli, è cresciuto di pari passo il numero di persone che ha rapporti sessuali casuali. In ogni caso, i tentativi di mettere in piedi campagne di prevenzione rimangono isolati. Così, l'India ha il numero più alto di sieroconversioni, insieme al Sudafrica: 5,1 milioni di persone, mentre la Cina (dove la causa principale di contagio potrebbe essere data dalle trasfusioni di sangue) rimane ancora un mistero: solo recentemente il governo di Pechino ha ammesso che il numero delle persone sieropositive potrebbe raggiungere i 10 milioni entro il 2010. La verità è che nessuno sa come evolverà la situazione in questo continente. Ma gli esperti prevedono che se non si metteranno in piedi programmi simultanei di cura e di prevenzione, includendo nel pacchetto anche i programmi di riduzione del danno, il futuro potrebbe essere davvero drammatico. Non a caso l'Organizzazione Mondiale si propone di fornire la terapia antiretrovirale a 3 milioni di persone entro il 2005. È un obiettivo ambizioso, se si pensa che nel 2003 poco più di 400.000 persone nei paesi poveri hanno ricevuto una terapia appropriata (il 7% di quanti ne avrebbero effettivamente avuto bisogno), ma non impossibile, dicono gli esperti. Anzi, qualcuno si è anche preso la briga di andare a vedere quanto costerebbe raggiungerlo: tra i 5,1 e i 5,9 miliardi di dollari (The Lancet, J.P. Gutierrez). Una cifra addirittura banale, scrive l'editorialista del Lancet sul numero del primo luglio. Capitolo 5: Se si pensa che fino a qualche anno fa non si pensava neppure fosse possibile esportare una cura così costosa, complicata, e lunga, in paesi poveri e senza un sistema sanitario efficiente, c'è da essere soddisfatti. BUONE NOTIZIE Ma alcune buone notizie ci sono. La prima buona notizia, se ce ne fosse ancora bisogno, è che le terapie antiretrovirali funzionano, e funzionano ovunque: i tassi di mortalità in Europa e in America settentrionale sono scesi dell'80% da quando sono stati introdotti questi farmaci, e le stesse percentuali si osservano in tutti i paesi in cui è stato possibile introdurre il trattamento antiretrovirale. La seconda è che oggi queste terapie sono meno care. Dal 2002 il costo è crollato del 50%, e a dicembre dell'anno scorso la Fondazione Clinton è riuscita a spuntare dalle industrie farmaceutiche un prezzo di 140 dollari per persona all'anno. Una cifra che è ancora al di sopra di quello che molti paesi poveri possono permettersi, ma che consentirebbe ai paesi donatori di mettere in piedi delle campagne di trattamento di massa. La terza buona notizia è che, in effetti, i fondi mondiali per la lotta all'Aids sono aumentati passando dai 300 milioni di dollari del '96 ai quasi 5 miliardi del 2003, anche se rimangono la metà di quanto servirebbe ai Paesi in via di sviluppo. Capitolo 6: CATTIVE NOTIZIE Ma esistono ancora disparità nell'attenzione riservata alle diverse modalità di trasmissione. E mentre i bambini - in quanto 'vittime innocenti' - continuano ad occupare stabilmente le prime posizioni degli 'aventi diritto', l'ultima posizione spetta senza dubbio ai tossicodipendenti, e ciò sebbene lo UNAIDS stimi che lo scambio di siringhe infette rappresenti ormai la forza trainante dell'epidemia in Asia a nell'Europa dell'Est, le regioni nelle quali si assiste ad una crescita esponenziale dei casi. Sulla base dei dati prodotti dalle nazioni Unite, nel mondo, il 10% delle trasmissioni sarebbero ormai associate al consumo di sostanze per via endovenosa, vale a dire una ogni tre al di fuori del continente africano. In Russia, in meno di un anno, si sono infettate almeno un milione di persone, e nei tre quarti dei casi la trasmissione era associate al consumo di sostanze per via iniettiva. Tutti i paesi dell'Asia centrale e della parte meridionale dell'America Latina riportano percentuali analoghe. Un alta prevalenza di trasmissioni tra i tossicodipendenti viene segnalata a Myanmar, in Vietnam, Cina, Tailandia, Malesia, Indonesia, Nepal e Iran. E la situazione sta esplodendo anche in altri paesi asiatici, come India e Pakistan. Prima che la conferenza avesse inizio gli attivisti avevano già denunciato come i tossicodipendenti rappresentano una minoranza tra i pochissimi fortunati che ricevono un trattamento antiretrovirale nel sud del mondo, appellandosi all'Organizzazione Mondiale della Sanità perchè garantisse la loro inclusione nella campagna '3by5'. A Bangkok gli attivisti hanno rinnovato la loro richiesta di procedere ad un'immediata revisione delle legislazioni internazionali in materia di droga, e di includere metadone e buprenorfina nella lista dei farmaci essenziali. La buona notizia è che - nel corso della conferenza - Andrew Ball, parlando a nome dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ha detto che, "l'Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce che esistono evidenze ormai incontrovertibili rispetto all'efficacia di metadone e buprenorfina nel trattamento della dipendenza da oppiacei, e ha già iniziato a produrre il materiale necessario a dimostrarne l'importanza nella prevenzione e nella cura dell'infezione da HIV", aggiungendo che "un comitato indipendente sta già considerando la loro inclusione nella lista dei farmaci essenziali". La stessa dichiarazione è stata fatta da Jim Kim, direttore dei dipartimento HIV/AIDS dell'OMC, alla fine della marcia organizzata dagli attivisti, prima della cerimonia di aperture della conferenza. Per gli attivisti internazionali la marcia è stata un'occasione per dare voce a preoccupazioni, rivendicazioni, e richieste. Per gli attivisti tailandesi è stata, soprattutto, un'occasione per chiedere la fine della campagna governativa contro il consumo di droghe nel corso della quale sono state già uccise oltre 2,500 persone, mentre decine di migliaia di persone sono state inserite nelle liste speciali della polizia, e deportati in strutture militari per essere disintossicati, con il solo effetto di rendere la situazione ancora più complicata. Capitolo 7: IL RUOLO DEGLI ATTIVISTI Non a caso gli attivisti hanno ricordato, nel corso di tutta la conferenza, che gli abusi contro i consumatori di sostanze per via iniettiva rappresentano ormai un ostacolo al controllo dell'epidemia. Hanno denunciato che in molti paesi, ed in particolare nell'Europa dell'Est e in Asia Centrale, è praticamente impossibile avere accesso ad un ago pulito, che il metadone è vietato per legge in nove paesi dell'ex Unione Sovietica, che rendono conto dell'80% dei tossicodipendenti sieropositivi. Che lo scambio di siringhe infette è la prima causa di trasmissione in Cina, Malesia e Vietnam, mentre negli Stati Uniti, dove l'uso di sostanze per via iniettiva è associato al 28% dei nuovi casi di trasmissione, il possesso di siringhe è regolato per legge. Che in molti stati nordamericani gli agenti di polizia possono addirittura confiscare le siringhe distribuite all'interno di programmi di riduzione del danno, peraltro assolutamente legali. Che in Russia, dove il 90% delle trasmissioni è associato al consumo di sostanze, ai tossicodipendenti viene sistematicamente negato il trattamento, mentre in Ucraina, dove il 69% dei casi registrati di HIV è associato al consumo di droghe, solo il 20% di quelli che ricevono una terapia combinata sono tossicodipendenti attivi. "Molti medici sono riluttanti a trattare i tossicodipendenti attivi perchè li considerano persone irresponsabili, sostanzialmente incapaci di aderire ad un trattamento complesso" ha detto Jim Kim, dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, "ma i dati dimostrano che i tossicodipendenti attivi sono in grado di ottenere risultati equiparabili a quello osservati in ogni altra popolazione", sottolineando l'importanza di accompagnare al trattamento antiretrovirale programmi sostitutivi con metadone e buprenorfina. Gli attivisti non hanno mai smesso di denunciare le sistematiche violazioni dei diritti umani commesse in nome della "lotta alla droga", chiedendo una revisione delle leggi internazionali ed una valutazione indipendente dell'impatto del proibizionismo sulla salute pubblica. E hanno rilevato come, anche in questo caso, l'AIDS continui a ricordarci come tutte le malattie trasmissibili siano profondamente radicate nel tessuto sociale ed economico di ogni paese, e come il rispetto per i diritti umani sia un elemento imprescindibile nella risposta globale all'epidemia di HIV/AIDS. Capitolo 8: ACCESSO A CHE COSA, E PER CHI ? Dopo Bangkok possiamo dire che le cose continuano a muoversi. Il sostegno delle organizzazioni internazionali, Fondo Globale per la lotta contro AIDS, Tubercolosi e Malaria, Organizzazione Mondiale della Sanità, UNAIS, continua a crescere. Gli attivisti continuano a costruire reti globali, e nonostante i moltissimi ostacoli, nuovi protagonisti stanno entrando in scena. La storia ci dirà se gli impegni presi saranno, alla fine, rispettati. Secondo un articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine del 19 agosto, la conferenza internazionale si è ormai trasformata in un forum globale all'interno del quale si confrontano, senza esclusione di colpi, interessi contrapposti. Da una parte le ragioni del profitto, dall'altra le persone sieropositive e le organizzazione che ne tutelano i diritti. Dalla conferenza di Bangkok emerge ancora una volta la richiesta di passare dalle parole ai fatti, ed alcuni temi cruciali di cui sarà importante tenere conto nei prossimi due anni. E se il tema della conferenza di quest'anno era "accesso per tutti", rimane da chiarire cosa intendiamo davvero per accesso. Accesso a che cosa, e soprattutto, per chi? Capitolo 9: ARRIVEDERCI A TORONTO Nel 2002 si disse che quella di Bangkok sarebbe stata la conferenza in cui si sarebbero finalmente visti i primi risultati concreti. Ma il Direttore dell'Organizzazione Mondiale delle sanità, Jong Wook Lee, si è limitato a dire che il tempo per le discussioni è ormai finito, e che bisogna passare dalle parole ai fatti. Per il momento il fatto rimane che, anche quest'anno, durante i sette giorni della conferenza mondiale sono morte quasi 9000 persone, e mentre la dichiarazione adottata dalle nazioni unite nel 2001 (UNGASS) è ormai scomparsa dall'agenda politica internazionale, tante altre promesse rischiano di aggiungersi alla lista infinita degli impegni mai messi in atto. Numerosissime sono state, del resto, le manifestazioni di protesta organizzate dagli attivisti e dalle organizzazioni non governative. In prima fila anche nomi eccellenti come Sonia Gandhi e Nelson Mandela che, applaudito calorosamente dal pubblico presente nell'arena che ha ospitato la cerimonia di chiusura del congresso, ha sottolineato ancora una volta la necessità di un maggiore sforzo internazionale. "Ciò che conta adesso - ha detto Mandela - è evitare lo stigma e la discriminazione delle persone sieropositive; integrare prevenzione e trattamento; ristabilire l'eguaglianza dei diritti delle donne; ed esigere maggiori risorse". Ma lo dice ormai da quasi 10 anni. Dell'AIDS, che dopo l'Africa ora minaccia Asia ed Europa dell'Est, si riparlerà tra due anni in Canada, a Toronto. Speriamo che le notizie siano migliori. Nel frattempo, e nonostante tutte le buone intenzioni, e i bei discorsi ascoltati a Bangkok, è importante che le persone sieropositive continuino a far sentire la propria voce. ENDOSCOPIA: . La medicina è una scienza in continua evoluzione. La ricerca e l'esperienza clinica ampliano costantemente le nostre conoscenze: negli ultimi decenni le conoscenze e la tecnologia a disposizione dei medici sono progredite rapidamente. . La gastroenterologia è una delle discipline che nell'ultimo ventennio si è avvalsa maggiormente di tecnologie sofisticate, sia per la diagnostica tradizionale che per la comprensione di alcuni aspetti di fisiologia poco esplorati. E S O FAG O G A S T RO D U O D E N O S C O P I A L'EGDs è una metodica che, attraverso un endoscopio flessibile, permette di esaminare la mucosa del tratto gastrointestinale superiore e di eseguire, se necessario, manovre operative sulle prime vie digestive. In letteratura il rischio di complicanze gravi e i decessi per EGDs sono, rispettivamente1:500 e 1:10.000; il rischio è maggiore per le procedure eseguite in regime di urgenza e per i pazienti anziani o affetti da patologie gravi. Uso Appropriato: Il termine "appropriatezza", nella medicina moderna,viene comunemente utilizzato per indicare l'adeguatezza, ovvero la "convenienza" di una determinata procedura per affrontare uno specifico problema clinico. Vari sono i fattori che contribuiscono al concetto di appropriatezza e cioè il rapporto costo beneficio e l'opportunità di considerare gli esami endoscopici in un contesto di"open access", cioè richiedibili da qualsiasi sanitario, oppure di "selected access" cioè richiedibili solo dallo specialista. In Italia, data l'incidenza della patologia del tratto digestivo superiore, si è ritenuto che l'accesso alla EGDs debba essere "open". Le ricerche condotte in questi anni hanno portato alla codifica di linee guida nazionali ed internazionali per l'indicazione alla esecuzione delle indagini endoscopiche. INDICAZIONI PRINCIPALI ALL'EGDs 1) Individuazione della fonte di un sanguinamento gastroenterico superiore Il sanguinamento del tratto gastroenterico superiore è una delle cause più frequenti di ricovero. Nel 50-70% la fonte è rappresentata da una ulcera peptica, mentre 1/3 d ei casi è dovuto a gastrite acuta da farmaci; più raramente è conseguente a malformazioni vascolari o a tumori. I sintomi più comuni sono ematemesi e/o melena accompagnati eventualmente da instabilità emodinamica, se il sanguinamento è massivo. L'EGDs ha scopo sia diagnostico (identificazione della fonte del sanguinamento) che terapeutico (trattamento attivo del sanguinamento stesso). Effettuata precocemente, entro 12 ore dal sanguinamento, può identificare l'origine con un'accuratezza vicino al 90%; la sensibilità e specificità diminuiscono se l'esame è eseguito dopo 12 ore. 2) Dispepsia La gestione del paziente dispeptico, a cominciare dall'approccio iniziale, appare uno dei problemi più rilevanti che il medico specialista o di medicina generale si trova quotidianamente ad affrontare. La gestione ottimale del paziente dispeptico richiede la capacità di selezionare il tipo di sintomi prevalenti, di quantificarne la severità e di istituire un trattamento adeguato. E' indispensabile distinguere tra dispepsia organica e funzionale. SARCOMA DI KAPOSI ALLO STOMACO La prima deve essere sospettata in presenza Sarcoma di Kaposi a localizzazione gastrica dei seguenti fattori di rischio, segni e sintomi che possono essere definiti di "allarme": 1. pazienti di età superiore ai 45 anni con sintomi dispeptici di recente insorgenza o con modificazione improvvisa della sintomatologia abituale; 2. pazienti con dispepsia associata a disfagia e perdita di peso; 3. evidenza di sanguinamenti gastrointestinali; 4. pazienti che utilizzano FANS o altri agenti ulcerogeni. In queste circostanze il gold standard diagnostico è rappresentato dalla EGDs. Mentre ai pazienti al di sotto dei 45 anni, senza sintomi di allarme, che presentano sintomatologia dispeptica funzionale si prescrive, in prima istanza, un trattamento con PPI e se non si ha risposta si procede ad indagine endoscopica. 3) Conferma e diagnosi cito-istologica di lesione sospette o dimostrate con tecniche d'imaging 4) Biopsia duodenale e digiunale 5) Follow-up di pazienti operati per cancro gastrico o affetti da MALT linfoma gastrico ESOFAGITE DA CANDIDA CMV Grave esofagite da Candida in paziente con AIDS 6) Endoscopia terapeutica quale asportazione di polipi gastrici, rimozione di corpi estranei, sclerosi delle varici esofagee quando e perché Virgilio D’Offizi . La possibilità di ottenere immagini attraverso l'endoscopia o metodiche non invasive e di utilizzare tecnologie computerizzate, ha rivoluzionato l'approccio diagnostico e terapeutico. . L'endoscopia digestiva è certamente una delle tecnologie mediche che ha avuto un enorme e rapido sviluppo nell'ultimo ventennio, ed è merito della classe medica italiana di aver creduto sin dall'inizio nella sua utilità e di averne favorito la diffusione capillare nel nostro Paese. COLONSCOPIA La colonscopia è un'indagine diffusamente utilizzata e rappresenta il gold standard per la diagnosi e il trattamento delle patologie infiammatorie e neoplastiche. Scopo della colonscopia è la visualizzazione completa del grosso intestino. Le principali indicazioni all'esecuzione della colonscopia sono sostanzialmente riconducibili a: 1. diagnosi e prevenzione del cancro colon retto nella popolazione generale; 2. diagnosi e prevenzione del cancro colon retto nella popolazione a rischio: > follow-up dei pazienti operati per cancro del colon retto > follow-up dei pazienti con precedente asportazione di polipi adenomatosi (inclusi i pazienti con poliposi adenomatosa familiare ed i pazienti con cancro del colon retto non poliposico); 3. malattie infiammatorie intestinali; 4. anemia sideropenica non altrimenti giustificata; 5. ematochezia; 6. diarrea cronica; 7. dolori ai quadranti addominali inferiori e stipsi. Le malattie gastrointestinali sono tra le più frequenti e debilitanti complicanze dell'infezione da HIV. Nei Paesi sviluppati e in quelli in via di sviluppo, esse interessano dal 50% fino a quasi il 100% dei pazienti con AIDS. La gravità e la durata dei sintomi causati dai patogeni enterici sono determinate dalla risposta immunitaria dell'ospite. Nei soggetti HIV - positivi, Candida Albicans provoca lesioni locali della mucosa, ma meno spesso infezioni sistemiche, probabilmente perché la funzione dei polimorfonucleati è intatta. Nei pazienti con AIDS è la più comune causa di odinofagia o di disfagia. L'esofagoscopia si è dimostrata diagnostica nella candidiasi dell'esofago come rilevato dall'aspetto istologico, dall'esame citologico o dalla biopsia della mucosa. Cytomegalovirus e herpes simplex possono essere causa di esofagite e provocare emorragie esofagee secondarie ad ulcerazioni della mucosa. L'esofagite è, tra le infezioni ricordate, quella che più comunemente si associa al sanguinamento del tratto gastrointestinale superiore. I vantaggi dell'endoscopia in tali affezioni sono: 1. Maggiore sensibilità rispetto all'esame radiologico. Ciò è vero per le lesioni mucose superficiali, quali l'esofagite. 2. Possibilità di ottenere campioni di tessuto per biopsia, citologia, ed esame colturale. Con l'endoscopia possono essere eseguite direttamente sulle lesioni: biopsie guidate, prelievo di materiale per citologia, ottenuto mediante raschiamento con spatola, o anche per esami colturali. 3. Possibilità di esaminare il restante tratto superiore gastrointestinale. Nei pazienti con AIDS le indicazioni più frequenti alla colonscopia sono la diarrea e le enterorragie. E' ben noto che questi pazienti sono predisposti ad infezioni intestinali da Cryptosporidium, Isospora, amebe, CMV. L'infezione gastrointestinale da CMV interessante il colon, può essere annunciata da diarrea acquosa, dolori crampiformi ai quadranti inferiori dell'addome, ematochezia e perforazione del colon. Il quadro endoscopico evidenzia multiple lesioni emorragiche sottomucose ed ulcerazioni di varie dimensioni. Anche il sarcoma di Kaposi intestinale può causare enterorragie; si deve ricordare che esso può non essere accompagnato da lesioni cutanee. Pertanto le indicazioni all'endoscopia nei pazienti con AIDS sono in generale le stesse che per gli altri pazienti, ma possono essere fatte particolari attenzioni, per la diagnosi, nei casi di candidasi esofagea, di sarcoma di Kaposi intestinale e di infezioni da CMV. Le persone affette da HIV/AIDS debbono avere particolare attenzione e considerazione per il tratto gastrointestinale, fondamentale non solo per l'assorbimento del cibo, ma anche dei farmaci antivirali e sottoporsi alle pratiche diagnostiche e alle cure mediche ancor più delle persone non affette da tale patologia che presenta aspetti multidisciplinari: anche e soprattutto debbono dare la propria disponibilità all'esecuzione degli esami endoscopici, qualora siano necessari, in modo da prevenire, escludere, diagnosticare o trattare patologie tempestivamente, in modo adeguato ed "appropriato". Virgilio D'Offizi è gastroenterologo, specialista in malattie tropicali, endoscopia digestiva Clinica villa Mafalda, Roma [email protected] I nvasione linfomatosa dell’area ileocecale Fase iniziale SARCOMA DI KAPOSI NEL COLON APPROVAZIONI IN USA Filippo von Schloesser Farmaci combinati in una sola compressa S c u l p t r a ™ p e r l a l i p o a t ro f i a f a c c i a l e La Food and Drug Administration (FDA), agenzia regolatoria americana, ha approvato il 2 Agosto 2004 la commercializzazione di due farmaci antiretrovirali che combinano due molecole della stessa classe. Queste già esistono sul mercato separatamente. Tale innovazione, a cui l'FDA ha voluto dare una procedura accelerata, rappresenta una semplificazione nella posologia di due farmaci distinti, da assumere una volta al giorno, ora co-formulati in una sola compressa. Questo rende più facile l'aderenza alle terapie, migliora di conseguenza la qualità della vita e rende, in principio, più semplice il trattamento in aree geografiche ove la distribuzione di farmaci appare più complessa. La Food and Drug Administration (FDA) ha approvato il 3 Agosto 2004 il primo trattamento per la lipoatrofia facciale HIV correlata. Il filler (riempitore) sottocutaneo iniettabile viene utilizzato per correggere le condizioni create dalla perdita di grasso sottocutaneo a livello facciale. Truvada™ (tenofovir disoproxil/emtricitabina). Questo farmaco rappresenta la sintesi di due farmaci: il tenofovir disoproxil fumarato 300 mg (conosciuto come Viread®) e l'emtricitabina 200 mg (conosciuto come Emtriva®, non ancora disponibile in Italia). L'approvazione di Truvada™ si basa sugli studi bioequivalenza che dimostrano parametri farmacocinetici simili tra il prodotto di combinazione e i singoli farmaci, compresi i dati di efficacia e di tollerabilità. Il prodotto si assume una sola volta al giorno. Gilead Sciences (produttore del farmaco) ha iniziato di recente la procedura di approvazione presso l'EMEA e ritiene che Truvada™ possa essere approvato al commercio in Europa nel 2005. L'Italia, al solito, tarderà ulteriori 6-8 mesi per la distribuzione nel nostro paese, dopo l'approvazione europea. Non prevediamo che la nuova Agenzia del Farmaco sia sufficientemente lungimirante da accorciare questi tempi, per essere finalmente in linea con gli altri paesi del nostro continente. Si tratta dell'acido polilattico: New-Fill®, nome commerciale in Europa, oppure Sculptra ™ , nome commerciale in USA. La procedura per l'approvazione è stata inoltrata presso l'EMEA, ente regolatorio europeo. Aventis sarà il distributore del prodotto, se e quando esso sarà approvato in Europa per la gestione specifica della patologia HIV-correlata. E' importante dire che il filler è già commercializzato per uso estetico e non legato al trattamento di complicanze da HIV. Questa sostanza sintetica, determinando una risposta infiammatoria in sede sottocutanea, stimola la formazione di neocollagene in sede dermica. Il prodotto deve essere diluito e questo passaggio è cruciale rispetto al rischio di formazione di piccoli accumuli simil granulomatosi che rendono il materiale non perfettamente riassorbibile. E' necessario eseguire periodicamente infiltrazioni per mantenere il risultato volumetrico raggiunto. Si stima che circa un milione di persone negli Stati Uniti è HIV positiva, di cui solo 750.000 diagnosticate. Circa il 50% di essi ha sviluppato o svilupperà lipoatrofia facciale. Quindi tra le 150.000 e le 350.000 persone potranno ottenere beneficio da questo prodotto sottocutaneo. Epzicom™ (lamivudina/abacavir). Questo farmaco rappresenta la sintesi di due farmaci: la lamivudina 300 mg (conosciuto come Epivir®) e l'abacavir 600 mg (conosciuto come Ziagen®). Anche in questo caso l'approvazione si basa sui dati di bioequivalenza, tossicità ed efficacia della co-formulazione rispetto ai singoli farmaci e la posologia è di una volta al giorno senza restrizioni alimentari. GlaxoSmithkline, produttore delle due molecole, ha iniziato l'iter registrativo presso l'EMEA e conta di ottenerne l'approvazione per novembre 2004. In Europa il prodotto avrà un nome differente: Kivexa®. Anche in questo caso riteniamo doveroso sottolineare che l'Italia sarà in ritardo nella distribuzione di questa combinazione in quanto le autorità regolatorie del nostro paese non rispettano le tempistiche europee. Si prevede un ritardo rispetto agli altri paesi sempre di circa 6-8 mesi. RIVISTA DI INFORMAZIONE SULL’HIV N.19 Autunno 2004 La Dermik (divisione di dermatologia dell'Aventis che produce l'acido polilattico) ha riferito di aver trattato in fase di studio 278 persone con HIV affette da grave lipoatrofia facciale. Le persone trattate con farmaci antiretrovirali erano principalmente maschi tra i 41 e i 45 anni di età. A questi soggetti sono state effettuate da tre a sei iniezioni sottocutanee di Sculptra ™ , a intervalli di due settimane, e sono stati seguiti per due anni. Gli studi registrativi hanno dimostrato che il prodotto non è tossico ed ha migliorato significativamente l'aspetto del volto. Gli eventi avversi più comuni sono legati al sito dell'iniezione ed includono arrossamento, noduli e bruciore. Poste Italiane SPA - Spedizione in Abbonamento Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art.1, comma 2 - DCB - Roma Direttore Responsabile: Filippo Schloesser Redazione: Mauro Guarinieri, Simone Marcotullio, David Osorio Comitato scientifico: Dr. Ovidio Brignoli, Dr. Claudio Cricelli, Le fotografie presenti in questo numero di Delta non sono sono soggette a royalties o pagate ove dovute. Francois Houyez (F), Dr. Martin Markowitz (USA), Dr. Simone Marcotullio, Dr. Filippo Schloesser, Prof. Fabrizio Starace, Dr. Stefano Vella Grafica a cura di: Stefano Marchitiello Collaboratori di redazione: Roberto Biondi, Valentina Biagini, Simone Marchi Stampa: Tipografia Messere Giordana - Roma Editore: NADIR ONLUS via Panama 88 - 00198 Roma La rivista Delta rientra tra le attività istituzionali dell'associazione Nadir ONLUS, attività di utilità sociale non a fini di lucro, il cui scopo primo è l'informazione/formazione a favore delle persone sieropositive. Per ricevere una copia della rivista ritagliare il riquadro, compilarlo in ogni voce e spedirlo al seguente indirizzo: Nadir Onlus, via Panama 88 - 00198 Roma Le fotografie di Bangkok sono di David Osorio. Le opinioni espresse all'interno della presente pubblicazione sono di esclusiva responsabilità degli autori dei relativi articoli e sono comunque soggette all'approvazione del comitato scientifico e redazionale della rivista. E' possibile iscriversi alla mailing list inviando una e-mail a: [email protected] E' inoltre possibile inviare qualsiasi notizia alla redazione utilizzando l'indirizzo e-mail: [email protected] WorldWideWeb www.nadironlus.org Il numero 19 di Delta è dedicato alla memoria di JUAN ANDRES MARTINEZ DISEGNATORE GRAFICO Caracas, 1 ottobre 1963 - 5 ottobre 1994 Ringraziamo Gilead Sciences S.r.l. per il contributo per la stampa e la grafica del n.19 di Delta