IL CAFFÈ 27 maggio 2012 C3SOCIETÀ E COSTUME @ www.tiroide.net www.diabete.net www.alfemminile.com 37 La tiroide, piccola ghiandola nel collo, è in grado di mandare in tilt le coronarie COME STAR BENE I sintomi dell’ipotiroidismo Il rallentamento del metabolismo corporeo dovuto all’ipertiroidismo può comportare: COME MAN GIARE FABRIZIO VAGHI [email protected] aumento di peso sensazione di freddo MARIA ROSA VALETTO Nella convivenza tra cuore e tiroide basta che uno dei due (ma è sempre lei, la tiroide ad avere la colpa) sia in difficoltà, per mandare in crisi anche l’altro. Se la ghiandola è un briciolo vivace o appena pigra, nel lungo periodo si manifestano malattie cardiache. Gli equilibri turbati sono il metabolismo dei grassi, specie del colesterolo, che prelude all’aterosclerosi, e il controllo del ritmo cardiaco, che predispone alle aritmie. Molte disfunzioni ti- Pomodori, crauti, peperoni, cipolle zucchine e porri, la salute è servita stitichezza depressione sonnolenza difficoltà di concentrazione cute secca e ruvida gonfiore del viso voce rauca caduta di capelli Studi confermano che se il Tsh scende troppo aumenta la probabilità di patologie cardiache perdita di memoria disturbi mestruali roidee restano subcliniche, cioè non danno segni o sintomi, e si individuano solo dosando i livelli ormonali. Va detto che è importante misurare non solo quelli prodotti dalla tiroide, ma anche il Tsh che è sempre un ormone ma proviene da una piccola ghiandola alla base del cervello (l’ipofisi) e regola “a distanza” la tiroide. Anzi, la “controregola”: se la tiroide funziona troppo il Tsh si abbassa, se funziona poco si alza. Nelle forme subcliniche, il Tsh si modifica prima degli ormoni tiroidei. Due articoli sugli Archives of Internal Medicines descrivono cosa succede a una tiroide iperattiva o ipoattiva in misura subclinica. L’indagine della Thyroid Studies Collaboration, ha riconsiderato l’associazione tra ipertiroidismo subclinico e malattie cardiovascolari. Tinh-Hai Collet dell’Università di Losanna conferma: “Dai dati raccolti in 10 studi su oltre 50mila persone, risulta che appena il Tsh scende sotto il livello di guardia e prima che salgano gli ormoni tiroidei, aumenta del 20-30% la probabilità di malattie coronariche e di Se la farfalla va in crisi il cuore segue a ruota decessi cardiaci e del 60% il rischio di fibrillazione atriale. L’ipertiroidismo subclinico è latente in 4 persone su 100”. Uno studio britannico ha usato un archivio con i dati di 10 milioni di assistiti; ha poi individuato e seguito 3mila persone di 40-70 anni e poco più di 1.600 ultra70enni con ipotiroidismo subclinico. Spiega il primo autore, Salman Razvi: “Dopo circa 7 anni e mezzo, la metà dei pazienti era stata messa in terapia con ormoni tiroidei. Nei più giovani, ciò ha ridotto del 40% i disturbi coronarici fatali o non fatali; mentre la frequenza di problemi cardiaci non è cambiata nei più anziani”. Difficile dire se questi ultimi fos- I CONTROLLI Molte disfunzioni tiroidee si individuano solo dosando i livelli ormonali sero da troppo tempo esposti ai danni sul cuore dell’ipertiroidismo o se il trattamento con ormoni tiroidei, che nell’anziano va dosato con il bilancino, non li abbia catapultati nella condizione opposta, l’ipertiroidismo subclinico. Ma come muoversi se lo spazio di manovra è così limitato? Risponde Roberto Manfrini, specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio della Clinica San Camillo di Milano: “Nell’ipertiroidismo subclinico, è importante raccogliere la storia del paziente e visitarlo accuratamente. Poi vanno effettuati gli esami, per prima l’ecografia, e vanno sempre ripetuti i dosaggi ormonali per confermare l’alterazione dei dati. A questo punto si danno per bocca i farmaci che bloccano la funzione tiroidea; sono indicati soprattutto nei soggetti sopra i 65 anni con malattie cardiache o rischio cardiovascolare”. E quando la tiroide rallenta? “Dopo l’inquadramento clinico, si imposta la terapia sostitutiva con tiroxina, l’ormone naturale. Sono candidati alla cura i soggetti dai 40 ai 70 anni, mentre sopra i 70 anni, come dimostra la ricerca britannica, la tiroxina non sembra determinare benefici per il cuore. Soprattutto negli anziani, è bene fare controlli clinici e ormonali periodici per tarare al meglio il dosaggio dei farmaci”. La ricerca Lo studio Diabete infantile più cattivo La troppa igiene fa male Il farmaco più sicuro contro il diabete di tipo 2 riesce a controllare la glicemia solo nella metà dei ragazzini diabetici perché sovrappeso. E nemmeno integrando il medicinale con un programma intensivo di dieta e attività fisica si riescono a migliorare di molto questi risultati. Qualche successo in più si ottiene solo aggiungendo alla vecchia pastiglietta (la metformina) un prodotto che è stato ritirato dal mercato perché fortemente sospettato di provocare fratture e di aumentare il rischio cardiovascolare, il rosiglitazone. Lo sostiene la ricerca pubblicata sul New England Journal of Medicine che confrontato i diversi tipi di trattamento su quasi 700 ragazzini tra i 10 e i 17 anni, tutti sovrappeso o obesi. Se la cura non funziona bisogna battere il diabete sul tempo, intervenendo in maniera più determinata per contrastare il sovrappeso e l’obesità tra i più piccoli, prima che il metabolismo vada in tilt. r.v. Un altro tassello si aggiunge alla comprensione della cosiddetta “ipotesi igienica” secondo cui l’aumento di alcune patologie come quelle allergiche è una conseguenza della minore esposizione ai germi durante l’infanzia. Ricercatori dell’Università di Göteborg hanno infatti scoperto che i bambini il cui tratto digerente è colonizzato nelle prime settimane di vita da Escherichia coli, uno dei più comuni batteri intestinali, hanno un maggior numero di “linfociti B memoria”. Si tratta di particolari cellule del sistema immunitario che riconosce gli aggressori esterni con cui il corpo ha già avuto un contatto. “I risultati sono importanti per comprendere la relazione tra la nostra flora intestinale e il nostro sistema immunitario e mostrano i rischi che corriamo con uno stile di vita troppo igienico”, ha commentato il coordinatore della ricerca pubblicata sul Journal of Immunology. a.m. COME AM ARE LINDA ROSSI, psicoterapeuta e sessuologa Posta: Linda Rossi – Il Caffè Via Luini 19 - 6600 Locarno E-mail: [email protected] Qualsiasi campagna di prevenzione alimentare parla di consumare cinque porzioni di frutta e verdura al giorno. Ma qualcuno ha mai veramente capito effettivamente quanta frutta o verdura una persona debba consumare al fine di garantire quei preziosi nutrimenti alla propria salute? Partiamo dalla considerazione che si sta parlando di due porzioni di verdura (pranzo e cena) e di tre frutti, da suddividere tra colazione e spuntini vari. Ma mentre il quantitativo di frutta è facilmente definibile – un frutto per porzione, quantità di circa 100 grammi per frutti di piccola pezzatura, per un totale Porzioni di 200-250 grammi di verdura assicurano il giusto apporto di sostanze preziose che si aggira tra i 300/400 grammi giornalieri – quello di verdura lo è certamente meno. Infatti, non possiamo definire un piccolo contorno come una porzione di verdura, in quanto l’organismo andrebbe sicuramente in carenza di diversi micronutrienti fondamentali al suo funzionamento nel lungo termine. Dovremmo invece parlare di almeno 200-250 grammi di verdura cruda quale porzione, incrementando la quantità in caso di verdura cotta. Ovviamente non pensate a una quota di questo genere di semplice lattuga, che rappresenterebbe un volume stratosferico, ma a un mix di verdura a foglia dominato da altre tipologie di verdure aventi un peso specifico maggiore: pomodori, peperoni, crauti, zucchine, cipolle, carote, sedano, e chi più ne ha più ne metta. In questo modo diventeremo delle capre? Solo se immaginiamo tutta questa verdura come insalata condita con olio, aceto e sale. Ma in realtà la risposta è negativa, perché in tante, tante occasioni abbiamo proposto metodi di condimento e presentazione di questi cibi ben lontani da un gusto piatto e monotono. La lettera La risposta Sono innamoratissimo, ma non ho più fiducia e temo di rovinare tutto Rimanga centrato su di sè e impari a volersi più bene Ho 43 anni e un matrimonio ormai finito. Poi una storia di sei anni con una donna per la quale ho lasciato tutto. La relazione procedeva con alti e bassi (beveva). Ogni uscita per me era un tormento ma, non essendo uno che molla facilmente, ho sperato di salvare il salvabile. Lei ha iniziato a rientrare tardi la notte, mentendo alle mie domande e approfittando della mia bontà. Molti mesi hanno sconvolto la mia vita sessuale e psichica. Non solo. Tranne me, tutti sapevano che aveva un altro. Litigi incredibili, mai avuti in vita mia. Tentai il suicidio. Più del tradimento è il resto che mi ha ferito. Da allora solo lavoro e casa e per due anni niente più sesso. Temo di avere qualcosa che non funziona. Anche se la mia durata non è eccezionale, anzi, ho avuto sempre voglia, ma, dopo lo scarso appagamento dall’essere stato con una prostituta, non ne ho più. Ora sono innamorato come mai mi era successo. Una cosa più grande di me. Però ho paura. Non sono ancora arrivato al sodo e se ne trovassi il coraggio temo di rovinare una cosa bella perché non ho più fiducia nelle persone e nelle parole. Lei mi dice cose belle e profonde, ma sono sempre state le parole ad avermi fatto male. È ora di darle un giro di boa a questa vita mettendovi ordine grazie alla comprensione di ciò che non ha funzionato. Sbagliando si impara e dall’errore si traggono preziosi insegnamenti. A quanto pare i punti deboli che l’hanno turbato e fatto soffrire, tanto che ora non sa più far fiducia a una donna, risalgono alla relazione durata sei anni. Direi che il primo errore l’ha fatto “lasciando tutto” per lei, donna dedita all’alcol. In nome dell’amore, sopravalutando le sue forze e grazie a un po’ di onnipotenza, si è lanciato nel ruolo del grande salvatore. Agli occhi di questa donna lei però ha perso il fascino attrattivo. Si è dato troppo, tutto, nella speranza di avere riconoscenza e amore, ma difatti ha perso se stesso fino ad annullarsi totalmente. Questa esperienza è stata devastante, ma dovrebbe averle insegnato che non sempre vale la pena di insistere quando le cose non vanno. Il primo atto di bontà lo dobbiamo portare a noi stessi e l’accanimento non porta a buon fine. A questa donna ha dato più valore di quanto ne attribuiva a se stesso. Si appresta così anche nell’atto sessuale? Tutto attento al piacere da dare all’amata, ma perdendo il contatto con sé e la sua capacità di gestire l’eccitazione? Sarebbe un problema risolvibile, purché lei impari le opportune abilità erotiche, ma soprattutto purché sappia rimanere centrato su di sé senza perdersi nella donna. Questa nuova fiamma potrebbe essere l’occasione per riconfrontarsi alla relazione amorosa, facendo tesoro dell’esperienza passata, sbagli inclusi, non partendo quindi da un sentimento di inferiorità nei suoi confronti e non considerandola un essere talmente straordinario da perdere ogni fiducia nei suoi mezzi. Più delle sue parole, verifichi se queste sono supportate dai fatti. Si dia il tempo utile per conoscerla e capire se vale la pena di lasciarsi andare con fiducia e piacere. È ora che la bontà la rivolga verso di sé e non sarà più ingannato dalle parole altrui.