Se la farfalla va in crisi il cuore segue a ruota

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IL CAFFÈ 27 maggio 2012
C3SOCIETÀ E COSTUME
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www.alfemminile.com
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La tiroide, piccola ghiandola nel collo, è in grado di mandare in tilt le coronarie
COME
STAR
BENE
I sintomi dell’ipotiroidismo
Il rallentamento del metabolismo
corporeo dovuto all’ipertiroidismo
può comportare:
COME
MAN
GIARE
FABRIZIO VAGHI
[email protected]
aumento di peso
sensazione di freddo
MARIA ROSA VALETTO
Nella convivenza tra cuore e tiroide basta che uno dei due (ma è
sempre lei, la tiroide ad avere la
colpa) sia in difficoltà, per mandare in crisi anche l’altro. Se la
ghiandola è un briciolo vivace o
appena pigra, nel lungo periodo
si manifestano malattie cardiache. Gli equilibri turbati sono il
metabolismo dei grassi, specie
del colesterolo, che prelude all’aterosclerosi, e il controllo del
ritmo cardiaco, che predispone
alle aritmie. Molte disfunzioni ti-
Pomodori, crauti,
peperoni, cipolle
zucchine e porri,
la salute è servita
stitichezza
depressione
sonnolenza
difficoltà di concentrazione
cute secca e ruvida
gonfiore del viso
voce rauca
caduta di capelli
Studi confermano
che se il Tsh scende
troppo aumenta la
probabilità di
patologie cardiache
perdita di memoria
disturbi mestruali
roidee restano subcliniche, cioè
non danno segni o sintomi, e si
individuano solo dosando i livelli
ormonali. Va detto che è importante misurare non solo quelli
prodotti dalla tiroide, ma anche il
Tsh che è sempre un ormone ma
proviene da una piccola ghiandola alla base del cervello (l’ipofisi) e regola “a distanza” la tiroide. Anzi, la “controregola”: se
la tiroide funziona troppo il Tsh si
abbassa, se funziona poco si alza.
Nelle forme subcliniche, il Tsh si
modifica prima degli ormoni tiroidei.
Due articoli sugli Archives of Internal Medicines descrivono
cosa succede a una tiroide iperattiva o ipoattiva in misura subclinica. L’indagine della Thyroid
Studies Collaboration, ha riconsiderato l’associazione tra ipertiroidismo subclinico e malattie
cardiovascolari. Tinh-Hai Collet
dell’Università di Losanna conferma: “Dai dati raccolti in 10
studi su oltre 50mila persone, risulta che appena il Tsh scende
sotto il livello di guardia e prima
che salgano gli ormoni tiroidei,
aumenta del 20-30% la probabilità di malattie coronariche e di
Se la farfalla va in crisi
il cuore segue a ruota
decessi cardiaci e del 60% il rischio di fibrillazione atriale.
L’ipertiroidismo subclinico è latente in 4 persone su 100”.
Uno studio britannico ha usato
un archivio con i dati di 10 milioni di assistiti; ha poi individuato e seguito 3mila persone di
40-70 anni e poco più di 1.600 ultra70enni con ipotiroidismo subclinico. Spiega il primo autore,
Salman Razvi: “Dopo circa 7 anni
e mezzo, la metà dei pazienti era
stata messa in terapia con ormoni tiroidei. Nei più giovani, ciò
ha ridotto del 40% i disturbi coronarici fatali o non fatali; mentre la
frequenza di problemi cardiaci
non è cambiata nei più anziani”.
Difficile dire se questi ultimi fos-
I CONTROLLI
Molte
disfunzioni
tiroidee si
individuano
solo dosando
i livelli
ormonali
sero da troppo tempo esposti ai
danni sul cuore dell’ipertiroidismo o se il trattamento con ormoni tiroidei, che nell’anziano va
dosato con il bilancino, non li abbia catapultati nella condizione
opposta, l’ipertiroidismo subclinico.
Ma come muoversi se lo spazio di
manovra è così limitato? Risponde Roberto Manfrini, specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio della Clinica
San Camillo di Milano: “Nell’ipertiroidismo subclinico, è importante raccogliere la storia del
paziente e visitarlo accuratamente. Poi vanno effettuati gli
esami, per prima l’ecografia, e
vanno sempre ripetuti i dosaggi
ormonali per confermare l’alterazione dei dati. A questo punto si
danno per bocca i farmaci che
bloccano la funzione tiroidea;
sono indicati soprattutto nei soggetti sopra i 65 anni con malattie
cardiache o rischio cardiovascolare”. E quando la tiroide rallenta?
“Dopo l’inquadramento clinico,
si imposta la terapia sostitutiva
con tiroxina, l’ormone naturale.
Sono candidati alla cura i soggetti
dai 40 ai 70 anni, mentre sopra i
70 anni, come dimostra la ricerca
britannica, la tiroxina non sembra determinare benefici per il
cuore. Soprattutto negli anziani,
è bene fare controlli clinici e ormonali periodici per tarare al
meglio il dosaggio dei farmaci”.
La ricerca
Lo studio
Diabete infantile più cattivo
La troppa igiene fa male
Il farmaco più sicuro contro il diabete di tipo 2 riesce a controllare
la glicemia solo nella metà dei ragazzini diabetici perché sovrappeso. E nemmeno integrando il medicinale con un programma intensivo di dieta e attività fisica si riescono a migliorare di molto
questi risultati. Qualche successo in più si ottiene solo aggiungendo alla vecchia pastiglietta (la metformina) un prodotto che è stato
ritirato dal mercato perché fortemente sospettato di provocare
fratture e di aumentare il rischio cardiovascolare, il rosiglitazone. Lo sostiene la ricerca pubblicata sul New England Journal of
Medicine che confrontato i diversi tipi di trattamento su quasi 700
ragazzini tra i 10 e i 17 anni, tutti sovrappeso o obesi. Se la cura
non funziona bisogna battere il diabete sul tempo, intervenendo in
maniera più determinata per contrastare il sovrappeso e l’obesità
tra i più piccoli, prima che il metabolismo vada in tilt.
r.v.
Un altro tassello si aggiunge alla comprensione della cosiddetta
“ipotesi igienica” secondo cui l’aumento di alcune patologie come
quelle allergiche è una conseguenza della minore esposizione ai
germi durante l’infanzia. Ricercatori dell’Università di Göteborg
hanno infatti scoperto che i bambini il cui tratto digerente è colonizzato nelle prime settimane di vita da Escherichia coli, uno dei
più comuni batteri intestinali, hanno un maggior numero di “linfociti B memoria”. Si tratta di particolari cellule del sistema immunitario che riconosce gli aggressori esterni con cui il corpo ha già
avuto un contatto. “I risultati sono importanti per comprendere la
relazione tra la nostra flora intestinale e il nostro sistema immunitario e mostrano i rischi che corriamo con uno stile di vita troppo
igienico”, ha commentato il coordinatore della ricerca pubblicata
sul Journal of Immunology.
a.m.
COME
AM
ARE
LINDA ROSSI,
psicoterapeuta e sessuologa
Posta: Linda Rossi – Il Caffè
Via Luini 19 - 6600 Locarno
E-mail:
[email protected]
Qualsiasi campagna di prevenzione alimentare parla
di consumare cinque porzioni di frutta e verdura al
giorno. Ma qualcuno ha mai veramente capito effettivamente quanta frutta o verdura una persona
debba consumare al fine di garantire quei preziosi
nutrimenti alla propria salute?
Partiamo dalla considerazione che si sta parlando di
due porzioni di verdura (pranzo e cena) e di tre frutti,
da suddividere tra colazione e spuntini vari. Ma
mentre il quantitativo di frutta è facilmente definibile – un frutto per porzione, quantità di circa 100
grammi per frutti di piccola pezzatura, per un totale
Porzioni di 200-250 grammi
di verdura assicurano il giusto
apporto di sostanze preziose
che si aggira tra i 300/400 grammi giornalieri – quello
di verdura lo è certamente meno. Infatti, non possiamo definire un piccolo contorno come una porzione di verdura, in quanto l’organismo andrebbe sicuramente in carenza di diversi micronutrienti fondamentali al suo funzionamento nel lungo termine.
Dovremmo invece parlare di almeno 200-250
grammi di verdura cruda quale porzione, incrementando la quantità in caso di verdura cotta. Ovviamente non pensate a una quota di questo genere di
semplice lattuga, che rappresenterebbe un volume
stratosferico, ma a un mix di verdura a foglia dominato da altre tipologie di verdure aventi un peso specifico maggiore: pomodori, peperoni, crauti, zucchine, cipolle, carote, sedano, e chi più ne ha più ne
metta.
In questo modo diventeremo delle capre? Solo se
immaginiamo tutta questa verdura come insalata
condita con olio, aceto e sale. Ma in realtà la risposta
è negativa, perché in tante, tante occasioni abbiamo
proposto metodi di condimento e presentazione di
questi cibi ben lontani da un gusto piatto e monotono.
La lettera
La risposta
Sono innamoratissimo,
ma non ho più fiducia
e temo di rovinare tutto
Rimanga centrato su di sè
e impari a volersi più bene
Ho 43 anni e un matrimonio ormai finito. Poi
una storia di sei anni con una donna per la
quale ho lasciato tutto. La relazione procedeva
con alti e bassi (beveva). Ogni uscita per me era
un tormento ma, non essendo uno che molla
facilmente, ho sperato di salvare il salvabile. Lei
ha iniziato a rientrare tardi la notte, mentendo
alle mie domande e approfittando della mia
bontà. Molti mesi hanno sconvolto la mia vita
sessuale e psichica.
Non solo. Tranne me, tutti sapevano che aveva
un altro. Litigi incredibili, mai avuti in vita mia.
Tentai il suicidio. Più del tradimento è il resto
che mi ha ferito. Da allora solo lavoro e casa e
per due anni niente più sesso. Temo di avere
qualcosa che non funziona. Anche se la mia durata non è eccezionale, anzi, ho avuto sempre
voglia, ma, dopo lo scarso appagamento dall’essere stato con una prostituta, non ne ho più. Ora
sono innamorato come mai mi era successo.
Una cosa più grande di me. Però ho paura. Non
sono ancora arrivato al sodo e se ne trovassi il
coraggio temo di rovinare una cosa bella perché
non ho più fiducia nelle persone e nelle parole.
Lei mi dice cose belle e profonde, ma sono sempre state le parole ad avermi fatto male.
È ora di darle un giro di boa a questa
vita mettendovi ordine grazie alla
comprensione di ciò che non ha funzionato. Sbagliando si impara e dall’errore si traggono preziosi insegnamenti.
A quanto pare i punti deboli che
l’hanno turbato e fatto soffrire, tanto
che ora non sa più far fiducia a una
donna, risalgono alla relazione durata
sei anni. Direi che il primo errore l’ha
fatto “lasciando tutto” per lei, donna
dedita all’alcol. In nome dell’amore,
sopravalutando le sue forze e grazie a
un po’ di onnipotenza, si è lanciato nel
ruolo del grande salvatore. Agli occhi
di questa donna lei però ha perso il fascino attrattivo. Si è dato troppo, tutto,
nella speranza di avere riconoscenza e
amore, ma difatti ha perso se stesso
fino ad annullarsi totalmente. Questa
esperienza è stata devastante, ma dovrebbe averle insegnato che non sempre vale la pena di insistere quando le
cose non vanno.
Il primo atto di bontà lo dobbiamo portare a noi stessi e l’accanimento non
porta a buon fine. A questa donna ha
dato più valore di quanto ne attribuiva
a se stesso. Si appresta così anche nell’atto sessuale? Tutto attento al piacere
da dare all’amata, ma perdendo il contatto con sé e la sua capacità di gestire
l’eccitazione? Sarebbe un problema risolvibile, purché lei impari le opportune abilità erotiche, ma soprattutto
purché sappia rimanere centrato su di
sé senza perdersi nella donna. Questa
nuova fiamma potrebbe essere l’occasione per riconfrontarsi alla relazione
amorosa, facendo tesoro dell’esperienza passata, sbagli inclusi, non partendo quindi da un sentimento di inferiorità nei suoi confronti e non considerandola un essere talmente straordinario da perdere ogni fiducia nei suoi
mezzi. Più delle sue parole, verifichi se
queste sono supportate dai fatti. Si dia
il tempo utile per conoscerla e capire
se vale la pena di lasciarsi andare con
fiducia e piacere. È ora che la bontà la
rivolga verso di sé e non sarà più ingannato dalle parole altrui.
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