Ti guadagnerai il pane con il sudore della tua fronte

LAVORO CHE NOBILITA?
Ti guadagnerai il pane con il sudore della tua fronte
I primi esseri umani erano cacciatori-raccoglitori, popolazioni
nomadi che si spostavano in continuazione, secondo le stagioni e
alla ricerca di selvaggina da catturare, di bacche, radici, funghi, frutti da raccogliere. Non costruivano villaggi, possedevano al massimo
tende rudimentali che potevano portare con sé o costruivano di
volta in volta semplici capanne di rami. In questa fase dell’evoluzione il lavoro retribuito non esisteva, tutti facevano tutto (fatta eccezione per una probabile divisione di compiti tra i sessi) ed al massimo si barattavano merci e derrate alimentari.
di Daria Lepori
Le foto del dossier sul lavoro
sono state gentilmente messe
a disposizione
da Antonella
Sicuretto redattrice del periodico «il lavoro»
dell’OCST;
quelle alle pagine 7 e 8 le ha
scattate personalmente.
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Un salto di qualità, lo sviluppo della parola e quindi
la capacità di comunicare per conseguire scopi
comuni, portò a tutta una serie di progressi (armi,
attrezzi, scambio di esperienze, maggior efficacia
nella caccia, addomesticamento di specie animali e
vegetali) che permisero alla maggior parte di queste
popolazioni di trarre maggior beneficio dalle terre,
dai boschi, dai fiumi ecc. Nacquero l’agricoltura e
l’allevamento del bestiame: a poco a poco fu possibile non solo soddisfare i bisogni immediati, ma
anche produrre alimenti in sovrappiù così da rendere superfluo lo spostarsi alla ricerca di risorse. I
nomadi diventarono sedentari e cominciarono a
costruire abitazioni durature, magazzini per i cereali,
luoghi di culto, cimiteri. Non fu più possibile per il
singolo fare tutto: qualcuno continuò ad occuparsi
della terra, altri delle bestie, qualcuno si specializzò
nella costruzione di case, armi o attrezzi, altri cercavano di curare i malati. Nacquero i mestieri, attività
atte alla produzione di merci o alla fornitura di servizi e fu necessario creare un valore di scambio, in
sostituzione del baratto: era nato il lavoro retribuito.
Alcuni lavori furono reputati più importanti di altri e
il dialogo III/05
quindi meglio pagati. Si formarono dei ceti sociali, i
più ricchi abusarono del loro potere e cominciarono
a sfruttare i più deboli.
In molte civiltà antiche il lavoro fisico duro, quotidiano, umile (ma a volte anche quello colto o erudito: poeti, scribi, medici, filosofi) era eseguito dagli
schiavi che erano una moltitudine. Una massa di
esseri senza diritti che tramandavano ai figli il loro
stato ed erano venduti come qualsiasi altra merce.
Altri invece non lavoravano per niente, facevano
fruttare i loro possedimenti o si facevano mantenere. Fino alla nascita della borghesia, all’inizio del
Rinascimento, lavorare era una pecca: i nobili, i
potenti, i ricchi non lavoravano. Tutt’al più cacciavano, andavano in guerra, si istruivano, governavano,
ma non esercitavano una professione il cui reddito
permetteva loro di assicurarsi la sussistenza. Ad un
certo punto alcune persone esercitanti professioni
manuali, che nel corso del Medio Evo, per meglio
tutelare i propri diritti e tener testa ai capricci dei
nobili e dei sovrani si erano riuniti in congregazioni,
affermarono la loro posizione e raggiunsero tali
livelli di ricchezza da contrastare la nobiltà spesso
impoverita da continue guerre. Il lavoro cominciò ad
assumere una nuova valenza e a creare nuovi imperi. Tecniche innovatrici permisero a diverse riprese
di meccanizzare e razionalizzare il lavoro, creando
maggiori profitti per gli imprenditori. Il potere di
questi nuovi ricchi si rafforzò ulteriormente sia nei
confronti della nobiltà e/o degli Stati che si stavano
a poco a poco costituendo, sia nei confronti della
massa dei lavoratori, il cui lavoro fisico veniva di
volta in volta sostituito da nuove macchine. Sia nel
caso dei mulini ad acqua, dei telai meccanici, delle
carrucole, delle macchine a vapore, dell’elettricità,
del computer, queste innovazioni hanno sì creato
nuovi ambiti di lavoro, ma ogni volta anche una moltitudine di operai che hanno visto rimpiazzare le
proprie capacità o la loro forza fisica dalle macchine
e che si sono ritrovati da un giorno all’altro senza
mezzi di sostentamento.
Oggi non lavorare è un difetto, mentre una volta era
considerato un privilegio. Eppure il lavoro in sé non
ha più un valore: se dovessi cucirmi una camicia,
non mi basterebbe una settimana, ma l’operaia cinese che ha fabbricato quella che indosso ha ricevuto
solo qualche centesimo per il suo lavoro. Costruire
una casa, impastare il pane, tener pulite le strade,
piallare il legno, … in fondo sono gesti meravigliosi
perché creativi; eppure nessuno li vuole più fare,
perché il loro valore è stato azzerato.Y