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Claude levi strauss
« Lévi-Strauss non è certo il primo, né il solo a sottolineare il carattere strutturale dei
fenomeni sociali, ma la sua originalità sta nel prenderlo sul serio e nel trarne
imperturbabilmente tutte le conseguenze »
« Più che dare risposte sensate, una mente scientifica formula
domande sensate »
Claude Lévi-Strauss (Bruxelles, 28 novembre 1908 – Parigi, 30 ottobre 2009[3]) è stato un
antropologo, psicologo e filosofo francese.
Tra i suoi contributi alla psicologia scientifica vi è l'applicazione del metodo di indagine strutturalista agli
studi antropologici.
Biografia
Nato a Bruxelles da genitori francesi di religione ebraica, si trasferisce presto con la famiglia a Parigi, dove
suo padre lavorava come ritrattista, nel cui clima intellettuale avviene la sua formazione culturale.
La formazione culturale a Parigi
Studia legge e filosofia alla Sorbona di Parigi e nel 1931 si laurea in filosofia, abbandonando gli studi di
legge, ed inizia ad insegnare in un liceodi provincia.
Le sue posizioni filosofiche si dimostrano subito molto critiche nei confronti delle
tendenze idealiste e spiritualistiche della filosofia francese del periodo fra le due guerre, soprattutto
perché egli riconosce in sé stesso un'esigenza di concretezza che lo porta verso direzioni completamente
nuove.
Egli scopre presto nelle scienze umane, in particolare nella sociologia e nell'etnologia, la possibilità di
costruire un discorso più concreto e innovatore sull'uomo.
Decisivo fu per Lévi-Strauss l'incontro con Paul Rivet, che conobbe in occasione dell'esposizione di Jacques
Soustelle al Museo Etnografico, e con Marcel Mauss del quale fu allievo.
Egli rimane affascinato dal forte senso del concreto che scaturisce dall'insegnamento di Mauss e dal
metodo che egli utilizza per spiegare e analizzare i riti e i miti primitivi.
Esperienze in Brasile nel campo antropologico
Nel 1935 gli viene offerta l'occasione di andare ad insegnare sociologia a San Paolo in Brasile.Questa sarà
l'occasione per conoscere un mondo completamente diverso da quello Europa ma soprattutto per entrare
in contatto con le popolazioni indie del Brasile che diventeranno l'oggetto delle sue ricerche scientifiche sul
campo. Il suo esordio nel campo dell'antropologia avviene gradualmente. Nei primi tempi, compie brevi
visite nell'interno del paese. A cavallo tra il 1935 e il 1936 organizza una spedizione, della durata di
qualche mese, tra i Bororo e infine, tra il giugno e il dicembre del 1938 una missione nel Mato Grosso e
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nella foresta amazzonica dove incontrerà "i veri selvaggi"[4], cioè le popolazioni meno acculturate e nello
stesso tempo più interessanti. Tristi Tropici è un'opera pubblicata nel 1955.
Ritorno in Francia: la guerra
Tornato in Francia nel 1939 viene mobilitato allo scoppio della seconda guerra mondiale ma nel 1941,
subito dopo l'armistizio, a causa dellepersecuzioni contro gli ebrei, è costretto a fuggire e riesce ad
imbarcarsi per gli Stati Uniti.
Esilio negli Stati Uniti
A New York inizia a insegnare presso la "New School for Social Research"; presto viene considerato, uno dei
fondatori dell' École Libre des Hautes Études, una specie di "Università in esilio" per accademici francesi. Gli
anni trascorsi a New York si rivelano presto molto importanti per la sua formazione, e soprattutto la sua
relazione con il linguista Jakobson gli sarà d'aiuto per mettere a punto il suo metodo di indagine
strutturalista. Lévi-Strauss è anche considerato, insieme a Franz Boas, uno degli esponenti principali
dell'Antropologia Americana, disciplina che insegna presso la Columbia University a New York, e che gli fa
ottenere il titolo per essere accettato con facilità negli Stati Uniti.
Il dottorato alla Sorbona
Nel 1948 ritorna a Parigi e in quell'anno consegue il suo dottorato alla Sorbona con una tesi maggiore e
una minore, come era tradizione in Francia, dal titolo "La famiglia e la vita sociale degli
Indiani Nambikwara" (La vie familiale et sociale des Indiens Nambikwara) e le "Le strutture elementari
della parentela" (Les structures élementaires de la parenté).
"Le strutture elementari della parentela" viene pubblicata l'anno seguente e immediatamente considerato
uno degli studi più importanti di antropologia sui rapporti di parentela fino a quel momento effettuati.
Già Emile Durkheim, aveva pubblicato un famoso studio, dal titolo Forme elementari della vita religiosa,
frutto di una analisi sull'organizzazione familiare dei popoli e sull'esame delle strutture logiche che vengono
a formarsi nelle relazioni tra i vari componenti.
Mentre, tra gli antropologi inglesi, Alfred Reginald Radcliffe-Brown sosteneva che la parentela era basata
sulla discendenza da un comune antenato, Lévi-Strauss sostiene che la parentela era basata sull'alleanza tra
due famiglie che si viene a creare quando una donna proveniente da un
gruppo sposa un uomo appartenente ad un altro gruppo.
Tra gli anni 1940 e 1950 Lévi-Strauss continua le sue pubblicazioni e ottiene sempre maggior successo.
Al suo ritorno in Francia lavora come amministratore del CNRS, al "Musée de l'Homme" e in seguito
all'"École Pratique des Hautes Études", alla sezione di "Sciences religieuses", sezione precedentemente
fondata da Marcel Mauss e rinominata "Religions comparées des peuples sans écriture".
Tristi Tropici
Lévi-Strauss era già conosciuto nei circoli accademici ma, nel 1955, con la pubblicazione della sua opera
"Tristes Tropiques" raggiunge un pubblico più vasto.
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Tristi Tropici è essenzialmente un diario di viaggio nel quale egli annota le sue impressioni, frammiste a una
serie di geniali considerazioni sul mondo primitivo amazzonico, che risalgono al periodo intorno
al 1930 quando egli era espatriato dalla Francia.
L'opera di Lévi-Strauss viene presa in considerazione dall'organizzazione del Premio Goncourt, ma viene
rifiutata con la giustificazione che "Tristes Tropiques" era una "non-fiction".
Nel 1959 egli diventa titolare della cattedra di Antropologia sociale presso il Collège de France.
Antropologia strutturale
Dopo qualche tempo egli pubblica "Anthropologie structurale" che comprendeva una collezione dei
suoi saggi con esempi e teorie strutturaliste.
« Sono qui raccolti diciassette dei cento testi circa che ho scritto in quasi trent'anni. Alcuni sono andati
perduti; altri possono benissimo rimanere nell'oblio. Tra quelli che mi sono apparsi meno indegni di
sussistere, ho fatto una scelta, scartando i lavori il cui carattere è puramente etnografico e descrittivo, e
anche altri, di portata teorica, ma la cui sostanza è incorporata nel mio libro Tristi Tropici. Pubblico qui
per la prima volta due testi (i capitoli V e XVI), che, uniti ad altri quindici, mi sembrano adatti a chiarire il
metodo strutturale in antropologia [5]. »
In quel periodo egli sviluppa un programma che comprende una serie di organizzazioni, come
un Laboratory for Social Anthropology e un nuovogiornale, l'Homme, per poter pubblicare i risultati delle
sue ricerche.
Il Pensiero Selvaggio
Nel 1962 Lévi-Strauss pubblica quello che per molti venne ritenuto il suo più importante lavoro, "Pensée
Sauvage".
Nella prima parte del libro viene delineata la teoria della cultura della mente e nella seconda parte questo
concetto si espande alla teoria del cambiamento sociale.
Questa seconda parte del libro coinvolgerà Lévi-Strauss in un acceso dibattito con Jean-Paul Sartre riguardo
alla natura della libertà umana.
Mitologica
Ormai diventato una celebrità, Lévi-Strauss trascorre la seconda metà degli anni sessanta alla realizzazione
di un grande progetto, i quattrovolumi di studi dal titolo Mythologiques.
In esso, Levi-Strauss analizza un singolo mito seguendone le variazioni di gruppo in gruppo dall'estremità
del Sud America attraverso l'America Centrale e Settentrionale, fino al Circolo Artico ed esamina, con una
metodologia tipicamente strutturalista, le relazioni di parentela tra i vari elementi nella struttura
sottostante invece di considerare il contenuto della storia in sé. Mythologiques è un esempio di analisi
ampio e dettagliato (in quattro volumi); benché sia l'opera principale di Lévi Strauss questo libro è meno
conosciuto del Pensiero Selvaggio.
Nel 1971, Lévi-Strauss completa l'ultimo volume di Mythologique e nel 1973 viene eletto dall'Académie
Française, uno dei più grandi onori per un intellettuale francese.
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Egli era anche membro dell'"American Academy of Arts and Letters". Nel 1973 ha ricevuto l'Erasmus Prize,
nel 2003 il Meister Eckhart Prize per Filosofia e ha ricevuto la laurea ad honorem dalle Università
di Oxford, di Harvard e dall'Università dellaColumbia. Egli è anche stato onorato della Grand-croix de la
Légion d'honneur, e gli è stato attribuito il merito di "Commandeur de l'ordre national du Mérite" e di
"Commandeur des Arts et des Lettres". Dopo il ritiro egli ha continuato a pubblicare occasionalmente
meditazioni sull'arte, sulla musica e sulla poesia, e, se intervistato, a raccontare le reminiscenze della sua
vita.
Muore venerdì 30 ottobre 2009 all'età di 100 anni[3].
PENSIERO
Lévi-Strauss è senz'altro lo studioso che per primo ha applicato l'indagine strutturale
(vedistrutturalismo) all'antropologia, e più in particolare alle discipline storico-sociali.
Lévi-strauss incomincia a elaborare il proprio metodo a partire dalla sua opera Le strutture elementari
della parentela. In essa egli afferma che il nucleo che organizza i sistemi di parentela è la regola su cui
si basano i vincoli matrimoniali nelle diverse culture e società. Per spiegare questo fatto, Lévi-strauss
ricorre al metodo strutturale, tratto dalla linguistica e già sperimentato nel campo della fonologia.
In polemica con l'impostazione storico-evolutiva, Lévi-Strauss assegna all'antropologia il compito
principale di definire le caratteristiche dei vari sitemi culturali, riconducendoli a un insieme ristretto
di principi di strutturazione.
Una simile impostazione capovolge radicalmente la prospettiva tradizionale. Così, l'evoluzione sociale
non viene spiegata chiamando in causa la volontà degli uomini e le loro intenzioni, bensì mediante la
logica e la capacità di evoluzione insita nel sistema, che rappresenteno proprietà oggettive delle
strutture, non dipmdono dagli individui e rimangono loro fondamentalmente inconsapevoli.
Nella pratica dello strutturalismo, così come l'intende Lévi-Strauss, possono essere isolati due principi
fondamentali:
1. Una struttura che fa parte del reale, ma non delle relazioni visibili. Ogni realtà etnica è quindi
formata da strutture che bisogna ben distinguere dalle singole relazioni sociali osservabili
empiricamente; tali strutture elementari costituiscono un livello reale ma non percepibile
direttamente.
2. Lo studio scientifico delle realtà etniche deve essere diretto alla determinazione di queste strutture
e al loro funzionamento: è lo studio sincronico di esse che rende conto dello sviluppo storico della
società e non l'esame diacronico del loro sviluppo a offrire una spiegazione delle strutture presenti
nelle realtà etniche.
Storia ed etnologia
In quest'opera, Lévi-Strauss osserva che è necessario integrare lo studio su civiltà diverse dalla nostra
con un approccio completamente diverso, come quello consentito dall'etnologia.
Secondo Lévi-Strauss, la differenza fondamentale tra storia ed etnologia non è né di oggetto, né
di scopo, né di metodo Esse hanno infatti lo stesso oggetto (la vita sociale), lo stesso scopo (una
migliore comprensione dell'uomo) e un metodo in cui varia soltanto il dosaggio dei procedimenti di
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ricerca.
Storia ed etnologia si distinguono soprattutto per la scelta delle prospettive complementari: la storia
organizza i suoi dati in base alle espressioni coscienti, mentre l'etnologia lo fa in base alle condizioni
inconscie delle vita sociale.
Lévi-Strauss osserva che nella maggior parte dei popoli primitivi è molto difficile ottenere una
giustificazione morale, o una giustificazione razionale di un'usanza o un'istituzione: anche quando si
hanno delle risposte, esse hanno sempre il carattere di razionalizzazione. Le ragioni inconscie per cui si
pratica un'usanza o si condivide una credenza, sono in genere assai lontane da quelle con cui il soggetto
cerca di giustificarle.
Secondo Lévi-Struss, gli studi etnologici e linguistici dimostrano che l'attività inconscia dell'uomo
consiste nell'imporre forma a un contenuto, e queste forme sono fondamentalmente le stesse per tutti
gli individui. Quindi è sufficiente scoprire la struttura inconscia su cui poggoa ogni istituzione, ogni
usanza, per ottenere un principio di interpretazione valido per altre istituzioni e usanze.
Com'è possibile giungere a questa struttura inconscia?
Secondo Lévi-Struss, proprio qui si incontrano il metodo etnologico e il metodo storico.
Soltanto la storia, mostrando le istituzioni che si trasformano, riesce a mettere in evidenza la struttra
che sta alla loro base.
L'etnologia, da parte sua, tende a concentrarsi soprattutto su ciò che non noderiva dalla riflessione
cosciente. Il suo scopo è di raggiungere, al di là dell'immagine cosciente e sempre diversa che gli uomini
si formano del loro divenire, una gamma delle possibilità inconscie.
Lévi-Strauss giunge così alla conclusione che storia ed etnologia si richiamano necessariamente e si
integrano nei loro risultati. Solo l'applicazione congiunta di queste due discipline permette di portare
avanti la moderna indagine sull'uomo.
Definizione di strutturalismo
Si definisce strutturalismo una tendenza metodologica che, nata originariamente in ambito linguistico
(con De Saussure), si è estesa ben presto ad altri settori (dall'antropologia alla critica letteraria) dando
luogo, negli anni Sessanta e Settanta, a una specifica "atmosfera culturale", che aveva come centro di
irradiazione la Francia. Tale atmosfera non si è storicamente espressa in un movimento omogeneo e
compatto, ma ha dato luogo a un certo numero di dottrine diverse tra loro. Ciò non toglie che tra queste
ultime esista un orientamente comune di pensiero che può essere ricostruito mettendo in luce le
posizioni contro le quali gli strutturalisti, al di là delle differenze reciproche, si sono unanimemente
battuti:
a) l'atomismo e il sostanzialismo
b) l'umanismo e il coscienzialismo
c) lo storicismo
d) l'empirismo e il soggettivismo
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Contro ogni forma di atomismo logico e di sostanzialismo, lo strutturalismo afferma che la realtà è
un sistema di relazioni i cui termini costituenti non esistono di per se stessi, ma solo in connessione tra
loro.
Contro l'umanismo e il coscienzialismo gli strutturalisti difendono il primato della struttura sull'uomo,
sostenendo che l'individuo non è libero e attore autentico delle proprie scelte e azioni, ma il risultato di
strutture che agiscono per lo più a livello inconscio.
Contro lo storicismo, ossia contro la visione ottocentesca di un divenire omogeneo ed unilaterale,
immancabilmente diretto verso il trionfo dell'uomo e dei suoi valori (libertà, giustizia...), lo
strutturalismo vede la storia come un insieme discontinuo di processi eterogenei retti da un sistema
impersonale di strutture psico-antropologiche, culturali, economiche, ecc. Parallelamente, contro una
considerazione longitudinale delle cose (ovvero contro l'interpretazione della realtà in termini di
divenire e progresso) lo strutturalismo difende il primato di una considerazione trasversale delle cose
stesse (ossia volta a studiare la realtà come un insieme relativamente costante e uniforme di relazioni).
Da ciò il tendenziale privilegiamento, nello studio dei sistemi, del punto di vista sincronico rispetto a
quello diacronico.
Contro l'empirismo e il soggettivismo, lo strutturalismo sostiene che fare scienza significa procedere al
di là dell'empirico e del vissuto, per porsi da un punto di vista assolutamenteoggettivo. Da ciò il
progetto di studiare l'uomo "dal di fuori" ("come se fossi un osservatore di un altro pianeta",
scrive Lévi-Strauss) e il rifiuto dei cosiddetti "dati immediati della coscienza" come via di accesso alla
verità.
Ricerca generale su claude levi strauss
L'antropologo Claude Lévi-Strauss è stato colui che, con la sua utilizzazione del modello della linguistica
strutturale nelle indagini sulle strutture della parentela e sui miti e con le sue teorie generali sul concetto di
struttura, ha più contribuito alla formulazione e alla diffusione di quello che è stato
chiamato strutturalismo.
Secondo Lévi-Strauss, la linguistica di Saussure rappresenta "la grande rivoluzione copernicana nell'ambito
degli studi dell' uomo ", ma sullo sfondo dei suoi studi di antropologia è la tradizione della scuola di
Durkheim.
Questi aveva mostrato che i fenomeni socio-culturali non sono spiegabili come espressioni di istinti o di
scelte individuali volontarie e consapevoli, ma in termini di rappresentazioni collettive.
I concetti basilari della religione, come Dio, anima, spirito o totem, hanno la loro origine nell' esperienza
con cui gli uomini avvertono la forza e la maestà del gruppo sociale e sono il prodotto di una sorta di mente
collettiva.
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Sulla linea dello studio delle rappresentazioni collettive, l' allievo e nipote di Durkheim, Marcel Mauss
(1872-1950), aveva individuato, nel Saggio sul dono (1924), alla base dello scambio arcaico il triplice
obbligo, radicato nella mente umana, di dare, ricevere e restituire, ossia un principio di reciprocità, da cui
dipendono le relazioni di solidarietà tra individui e gruppi, mediante lo scambio di doni pregiati.
A questi problemi si collega l'opera fondamentale di Lèvi-Strauss, Le strutture elementari della parentela .
L' obiettivo di essa è di individuare la logica sottostante a tutti i sistemi di parentela al di là della loro
varietà, ossia la struttura invariante rispetto a cui essi sono tutti trasformazioni.
Alla base di tutti i sistemi matrimoniali è, secondo Lèvi-Strauss, la proibizione dell' incesto, la quale
impedisce l'endogamia: l'uso di una donna, vietato all' interno del gruppo parentale, diventa disponibile ad
altri.
Grazie alla proibizione dell' incesto è reso allora possibile lo scambio di un bene pregiato, le donne, tra
gruppi sociali e quindi lo stabilimento di forme di reciprocità e di solidarietà che garantiscono la
sopravvivenza del gruppo.
Sono queste le relazioni invarianti necessarie in ogni società, alla luce delle quali diventa possibile studiare
le varie forme che assumono le relazioni di parentela, individuando due categorie essenziali di sistemi
matrimoniali, quello a scambio limitato, tra cugini, di tipo prescrittivo, e quello a scambio generalizzato, di
tipo preferenziale.
L'antropologia, alla pari della geologia, della psicanalisi, del marxismo e soprattutto della linguistica, diventa
in tale modo scienza capace di cogliere le strutture profonde, universali, a-temporali e necessarie, al di là
della superficie degli eventi, che è sempre ingannevole, e al di là dell' apparente arbitrarietà degli elementi
che costituiscono ogni società.
A queste strutture si accede non attraverso la descrizione puramente empirica delle varie situazioni di
fatto, ma mediante la costruzione di modelli.
Essi sono sistemi di relazioni logiche tra elementi, sulle quali è possibile compiere esperimenti, ossia
trasformazioni, in modo da individuare ciò che sfugge all' osservazione immediata. I modelli non hanno mai
perfetta rispondenza alla realtà, ma non sono neppure semplici costrutti puramente soggettivi o dotati
soltanto di valore metodologico: essi hanno valore oggettivo, perchè mettono in luce le strutture che
formano l' ossatura logica della realtà.
A queste strutture si accede non attraverso la descrizione meramente empirica delle varie situazioni di
fatto, ma mediante la costruzione di modelli.
Essi sono sistemi di relazioni logiche tra elementi, sulle quali è possibile compiere esperimenti, ossia
trasformazioni, in modo da individuare ciò che sfugge all' osservazione immediata.
I modelli non hanno mai perfetta rispondenza nella realtà, ma non sono neppure semplici costrutti
puramente soggettivi o dotati soltanto di valore metodologico: essi hanno valore oggettivo, perchè
mettono in luce le strutture che formano l' ossatura logica della realtà.
La struttura, infatti, non è una pura e semplice forma, ma "è il contenuto stesso colto in una organizzazione
logica concepita come proprietà del reale".
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Una disposizione di parti costituisce una struttura, quando è un sistema retto da una coesione interna, che
si manifesta nel momento in cui sene studiano le trasformazioni, non storiche, ma secondo regole logiche:
grazie a questo studio è infatti possibile rintracciare proprietà simili in sistemi apparentemente diversi.
Per definire una struttura occorre collocarsi, come fa la linguistica, sul piano delle regole grammaticali e
sintattiche, non su quello del vocabolario, ossia degli elementi singoli.
In questo senso, la struttura di cui parla Lévi-Strauss, si distingue nettamente dalla struttura sociale, di cui
parlano gli antropologi britannici, in primo luogo Alfred Radcliffe-Brown (1881-1955), per i quali essa è
l'insieme di relazioni sociali, empiricamente osservabili, tra gli individui, che ne consentono il
funzionamento e la stabilità.
Secondo Lévi-Strauss, invece, il fenomeno empirico è soltanto una combinazione logicamente possibile di
elementi: per poterlo spiegare occorre ricostruire preliminarmente il sistema globale di cui esso è soltanto
una variante.
Dalla scuola durkheimiana, Lévi-Strauss riprende l'idea della natura psichica dei fatti sociali: questi sono
sistemi di idee oggettive, ossia di categorie che nel loro insieme costituiscono lo spirito umano nella sua
universalità, ma questi sistemi non sono elaborazioni consce, bensì inconsce.
Il fondamento ultimo è dato dallo spirito umano inconscio, che si rivela attraverso i modelli strutturali della
realtà.
Obiettivo dell' antropologia diventa allora la contemplazione dell' architettura logica dello spirito umano, al
di là delle sue molteplici manifestazioni empiriche.
Ormai diventato una celebrità, Lévi-Strauss trascorre la seconda metà degli anni sessanta alla realizzazione
di un grande progetto, i quattro volumi di studi dal titolo Mythologiques.
In esso, Levi-Strauss analizza tutte le variazioni dei gruppi del Nord America e del Circolo Artico
esaminando, con una metodologia tipicamente strutturalista, le relazioni di parentela tra i vari elementi.
Nel 1971, Lévi-Strauss completa l'ultimo volume di Mythologique e nel 1973 viene eletto dall'Académie
Française, uno dei più grandi onori per un intellettuale francese. "Il triangolo culinario" di Lévi-Strauss.
Diagramma di analisi strutturale nella preparazione dei cibi.
Adattato da Le Cru et le cuitEgli è anche membro dell'"American Academy of Arts and Letters". Nel 1973 ha
ricevuto l'Erasmus Prize, nel 2003 il Meister Eckhart Prize per Filosofia e ha ricevuto la laurea ad honorem
dalle Università di Oxford, di Harvard e dall'Università della Columbia.
Egli è anche stato onorato della Grand-croix de la Légion d'honneur, e gli è stato attribuito il merito di
"Commandeur de l'ordre national du Mérite" e di "Commandeur des Arts et des Lettres". Pur essendosi
ormai ritirato egli continua a pubblicare occasionalmente meditazioni sull'arte, sulla musica e sulla poesia, e
se intervistato racconta le reminiscenze della sua vita.
L'attività inconscia collettiva tende per Lévi-Strauss a privilegiare una logica binaria, ossia una logica che
costruisce categorie mediante contrasti o opposizini binarie. Per quanto riguarda la lingua, la fonologia ha
messo in luce che alla base del sistema dei suoni significativi, c'è un piccolo numero di sistemi di contrasto.
Questo stesso tipo di logica presiede anche alla costruzione dei miti.
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I miti secondo Lévi-Strauss, non sono espressioni di sentimenti o spiegazioni pseudoscientifiche di fenomeni
naturali o riflessi di istituzioni sociali, ma non sono neppure privi di regole logiche.
Come è possibile spiegare il fatto che i contenuti dei miti sono contingenti e appaiono arbitrari, eppure
presentano forti somiglianze nelle diverse regioni del mondo? La risposta secondo Lévi-Strauss, sta nel fatto
che il mito è l'espressione dell'attività inconscia dello spirito umano e si struttura come un linguaggio. Come
la funzione significativa di una lingua non è direttamente collegata ai suoni, ma al modo in cui i suoni sono
combinati tra loro, così anche i miti sono formati di unità costitutive minime, le cui combinazioni avvengono
secondo precise regole e danno luogo a unità significanti.
In questo senso, i miti non sono creazioni puramente individuali e il compito di uno studio scientifico dei
miti consiste nel mostrare non come gli uomini pensano e costruiscono i miti, ma "come i miti si pensano
negli uomini, e a loro insaputa".
Gli elementi della riflessione mitica si collocano a metà tra le immagini connesse alla percezione e i
concetti, cosicchè il pensiero mitico resta legato a immagini, ma, lavorando con analogie e paragoni, può
dare origine a generalizzazioni e costruire nuove serie combinatorie degli elementi di base, che restano
costanti.
Di tali strutture, il pensiero mitico si serve per produrre un oggetto che abbia l'aspetto di un insieme di
eventi, ossia un racconto.
In particolare, il sistema mitico e le rappresentazioni che esso suscita stabiliscono correlazioni tra condizioni
naturali e condizioni sociali ed elaborano un codice che permette di passare da un sistema all' altro di
opposizioni binarie pertinenti a questi piani.
Il materiale è fornito dalle classificazioni, per esempio di animali e vegetali, che hanno tanta parte nel
pensiero primitivo: esse non sono solo legate all'esigenza pratica di permettere un miglior soddisfacimento
dei bisogni, ma nascono dall'esigenza intellettuale di introdurre un principio di ordine nell' universo.
In questo senso, Lévi-Strauss rivendica, ne Il pensiero selvaggio, l'esistenza di un autentico pensiero anche
nei primitivi, il quale è alla base di ogni pensiero e non è una mentalità pre-logica, come aveva sostenuto
Lucien Lévi-Bruhl (1857-1939), esclusivamente caratterizzata da una partecipazione affettiva e mistica con
le cose, nettamente distinta dal pensiero logico.
L'unica differenza, secondo Lévi-Strauss, è data dal fatto che il pensiero "selvaggio", quale si esprime anche
nei miti, è più legato all' intuizione sensibile e, quindi, più attento a salvaguardare la ricchezza e la varietà
delle cose e a memorizzarla.
L'ultimo capitolo de Il pensiero selvaggio è una polemica contro la Critica della ragion dialettica di Sartre.
Definendo l'uomo in base alla dialettica e alla storia, Sartre ha di fatto privilegiato, secondo Lévi-Strauss, la
civiltà occidentale, isolandola dagli altri tipi di società e dai popoli "senza storia".
In Razza e storia, Lévi-Strauss aveva riconosciuto che ogni società vive nella storia e muta, ma che diversi
sono i modi in cui le varie società reagiscono a ciò.
Le società primitive hanno subito trasformazioni, ma in seguito resistono a tali modificazioni: in questo
senso, esse sono società fredde, ossia con un basso grado di temperatura storica, e la loro storia è
fondamentalmente stazionaria.
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Esse si distinguono dunque dalle società calde, come quella occidentale, perennemente in divenire e
caratterizzate da una stria cumulativa, le quali hanno come costo della loro instabilità i conflitti.
In prospettiva, Lévi-Strauss auspica una integrazione tra questi due tipi di società e le corrispondenti forme
di cultura e di pensiero. Egli rifiuta, dunque, ogni forma di etnocentrismo, in quanto ogni cultura realizza
soltanto alcune delle potenzialità umane.
Questo significa abbandonare ogni forma di umanesimo e di stoicismo, ossia respingere l'equivalenza,
dominante nel mondo occidentale, tra le nozioni di storia e di umanità: la storia è soltanto una delle scelte
possibili che gli uomini possono compiere.
L’ultimo viaggio di levi strauss
di Ugo Fabietti*
“Odio i viaggi e gli esploratori”. Così suona l’inizio di Tristi tropici, il libro che nel 1955 avrebbe reso il suo
autore e l’antropologia noti in tutto il mondo. L’autore di quel libro, Claude Lévi-Strauss, aveva cominciato a
viaggiare quando, giovane professore di filosofia nei licei di provincia francesi, aveva colto la proposta di
andare a insegnare sociologia a San Paolo del Brasile. Lì sarebbe cominciata la sua grande avventura
intellettuale e umana: le ricerche tra gli indios, il ritorno in Francia, la guerra, la sconfitta, la fuga in
America, l’esilio, il ritorno.
Claude Lévi-Strauss è morto il primo giorno di novembre, prossimo ormai a compiere cento e uno anni.
L’anno passato, per il suo centesimo compleanno, festeggiamenti, convegni, articoli e riedizioni dei suoi
libri (Il pensiero selvaggio,Le strutture elementari della parentela, Il totemismo oggi, la quadrilogia
delleMitologiche, Lo sguardo da lontano e molti altri ancora) erano spuntati un po’ ovunque nel mondo: un
affettuoso e disinteressato omaggio a una figura intellettuale che ha saputo convogliare su di sé
l’ammirazione anche di quanti non ne condividevano le scelte teoriche. La Bibliothèque de la Pléïade
(Gallimard) lo aveva incluso, proprio lo scorso anno, tra i suoi “immortali” pubblicando in un volume di circa
mille pagine alcune delle sue opere scelte dallo stesso Lévi-Strauss.
Comunque si sia tentati di definire la sua opera è certo che la figura di Lévi-Strauss svetta unica e solenne
nella storia dell’antropologia e nella cultura del Novecento, perché il suo pensiero ha segnato in maniera
inconfondibile non solo il profilo di una disciplina come l’antropologia, ma quello di tutte le scienze umane
e della cultura stessa per una buona metà del secolo trascorso. Le sue teorie relative alla natura dello
scambio matrimoniale, la sua analisi del “pensiero selvaggio”, e la teoria del mito come “pensiero che
pensa se stesso”, unite a una grande prosa e a una straordinaria capacità di transitare dall’antropologia alla
filosofia, da questa alla letteratura e alla musica e alla pittura, fanno di Claude Lévi-Strauss una figura tanto
eccezionale quanto inimitabile.
La storia di Lévi-Strauss è piuttosto nota. L’ha raccontata lui stesso in Tristi tropicie poi in una serie di
interviste più o meno celebri rilasciate nel corso degli anni.
Formatosi alla scuola dei filosofi francesi degli anni Venti-Trenta lascia, “deluso” (è un’ espressione sua),
questa disciplina per dedicarsi all’etnologia. Nel 1934 va a ricoprire una cattedra di sociologia a San Paolo
del Brasile e inizia le sue ricerche tra gli indios del Mato Grosso. Dopo qualche anno torna in patria, scoppia
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la guerra, è chiamato alle armi. La Francia è sconfitta, Lévi-Strauss viene congedato. E’ però “arruolato” nel
progetto americano di “salvataggio dei cervelli” in fuga dall’Europa invasa dai nazisti (Lévi-Strauss, che ha
anche ascendenze ebraiche, rischia più di altri).
Arrivato a New York (su cui scriverà pagine bellissime poi raccolte in Lo sguardo da lontano) entra in
contatto con gli ambienti antropologici statunitensi e, soprattutto, si lega di una profonda amicizia con il
grande linguista russo Roman Jakobson, fondatore con altri, nel 1929, del Circolo Linguistico di Praga e uno
dei padri della linguistica strutturale. L’incontro con la linguistica strutturale segnerà in maniera decisiva
tutto il lavoro successivo di Lévi-Strauss.
Contrario a una visione dello studio dell’uomo come soggetto storico capace di imporre al mondo una
forma, Lévi-Strauss concepisce l’antropologia come ricognizione delle istanze inconsce, “vuote” e non
illimitate (le “strutture”) che rendono possibile, allo spirito, articolare l’esperienza del reale. Marx e Freud
hanno preparato il terreno per togliere al “soggetto” della filosofia occidentale quell’onnipotenza di
pensiero e di azione che ora Lévi-Strauss riconduce ad una combinatoria di possibilità non illimitate in cui i
singoli fenomeni registrati dal pensiero acquisiscono un senso solo perché accostati in un certo modo ad
altri: è la lezione della linguistica strutturale.
Comincia così l’analisi dei sistemi di classificazione “primitivi”, l’esame dei sistemi di parentela, lo studio dei
miti. La sua macchina strutturale disseziona, distingue, accosta, oppone e ricompone miriadi di oggetti in sé
apparentemente privi di significato per riordinarli successivamente all’interno di una visione coerente e
compiuta, fondata sulla convinzione che lo spirito umano funziona in base a leggi ineludibili presso di “noi”
come presso gli “altri”, in passato come adesso e quasi certamente anche domani.
Accanto a questo Lévi-Strauss “strutturalista” affiora di tanto in tanto un altro Lévi-Strauss, meno
imponente ma non per questo meno noto, e neppure meno importante per l’eco prodotta dalla sua
antropologia su un pubblico ben più ampio di quello degli specialisti.
E’ il Lévi-Strauss di Tristi tropici (1955) in cui “frammenti di musica e poesia”, espressione di un raffinato
clima intellettuale da cui Lévi-Strauss proviene, e che spesso costitui scono la materia di affascinanti
operazioni di bricolage testuale, funzionano come tracce di una memoria proustiana (alla quale Lévi-Strauss
spesso si richiama) nei cui risvolti la teoria sembra essere in sintonia con una esperienza personalmente
vissuta.
Questa esperienza personale è emblematica di quella di tutti gli antropologi, figure “socialmente anomale”
la cui vocazione li spinge “a risalire il corso dei millenni” alla ricerca di un tempo doppiamente perduto,
tanto dalla società alla quale essi appartengono, quanto da loro stessi che cercano, lontano dai propri simili,
il senso del distacco da questi ultimi.
E’ l’esperienza de “il Lazzaro dei tempi moderni”, quello eroicizzato – filosoficamente, si intende - da Susan
Sontag in un celebre saggio del 1963; il redivivo che, “morto alla sua società e ai suoi” torna tra questi
compiendo il destino di chi, dopo aver viaggiato e aver preso le distanze da tutte le culture, sente la
necessità di affrancarsi dall’ “ultima delle culture di cui non si è ancora liberato: la sua”.
Con Lévi-Strauss l’ambizione dichiarata dell’antropologia fu quella di presentarsi come una scienza. Il
viaggio dell’antropologo strutturalista è così il viaggio che è possibile compiere attraverso quelle strutture
che sono i sistemi di parentela, le forme di classificazione simbolica della realtà e i sistemi mitologici:
grandi, immensi campi di fenomeni dietro i quali sarà possibile ritrovare le invarianti che li fondano,
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strutture che stanno ai quei sistemi come le note stanno al grandioso universo musicale costruito
dall’uomo.
Il viaggio dell’antropologo strutturalista non ha infatti più di tanto bisogno di viaggi attraverso lo spazio
fisico. I suoi viaggi sono soprattutto quelli che egli compie attraverso le strutture della mente. L’esperienza
etnografica ha, in questa prospettiva, un valore tutto sommato limitato. Lévi-Strauss, è vero, fu etnografo
prima che antropologo, e dunque viaggiò. E Tristi tropici è, tra molte altre cose, un grandissimo libro di
viaggi, il più grande mai scritto da un antropologo. Ma non si deve cedere all’illusione.
Il viaggio nello spazio compiuto dall’etnografo Lévi-Strauss è l’annuncio – nostalgico – che i viaggi ormai non
esistono più. Quell’ “Odio i viaggi e gli esploratori”, a cui fa da contrappunto l’altrettanto celebre
conclusione del libro - “Addio selvaggi! Addio viaggi!” – mette in scena un sentimento della perdita che si
riveste del disprezzo nutrito da Lévi-Strauss per i viaggi “da cartolina” e gli esploratori “della domenica”, nel
momento stesso tuttavia in cui il disprezzo si confonde con una nostalgica malinconia: “vorrei essere
vissuto al tempo dei ‘veri viaggi’, quando offrivano in tutto il suo splendore, uno spettacolo non ancora
infangato, contaminato e maledetto….”.
Quell’ “odio i viaggi e gli esploratori” è ciò che annuncia in maniera artatamente iperbolica, la necessità di
intraprendere un viaggio più “scientifico” che ci sarà dato di compiere se, cadute le nostre illusioni, ci
rassegneremo a non viaggiare più nello spazio (andando incontro “alla nostra sozzura gettata sul volto
dell’umanità”) ma attraverso le menti degli uomini, attraverso le strutture di cui il mondo sociale e culturale
non sono che semplici efflorescenze.
Clifford Geertz, altra grande figura dell’antropologia del Novecento scomparsa tre anni fa, non condivideva
la prospettiva di Lévi-Strauss, ritenendola “troppo cerebrale”. Ma ha anche detto che “il senso di
importanza intellettuale che lo strutturalismo di Lévi-Strauss ha procurato all’antropologia non scomparirà
tanto presto e che le conseguenze di questo fatto ci accompagneranno in modo più o meno permanente”.
Oggi c’è chi vede nel lavoro di Claude Lévi-Strauss, debitamente accostato alle scienze cognitive, la
promessa di nuovi frutti e di una “nuova sintesi” per l’antropologia
Intervista a levi strauss
l Claude Lévi-Strauss che non vi hanno raccontato
Nel 1985 Lévi-Strauss rilasciò un’intervista in cui era nitidissima ormai la sua visione apologetica
dell’occidente: “Ho cominciato a riflettere in un’epoca in cui la nostra cultura aggrediva altre culture –
confessò all’epoca lo studioso francese – e a quel tempo mi sono eretto a loro difensore e testimone.
Oggi ho l’impressione che il movimento si sia invertito e che la nostra cultura sia finita sulla difensiva di
fronte a minacce esterne, fra le quali figura probabilmente l’esplosione islamica. E di colpo mi sono
ritrovato a essere un difensore etnologico e fermamente deciso della mia stessa cultura”. In questo
senso ha ragione il quotidiano inglese Times quando scrive che “è il secolo di Lévi-Strauss”. (Giulio
Meotti, Il Foglio 28 novembre 2008)
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Su Il Foglio del 28/11/2008, Giulio Meotti fa una brillante e accurata rilettura degli scritti di Claude LéviStrauss. Il risultato è sorprendente, la teorizzazione dello scontro fra civiltà, analizzato cinquant’anni prima
che diventasse oggetto di contrapposte polemiche. Non solo, ma anche accettato dal grande antropologo
come un fatto normalmente connaturato all'islam. Come dire che Lévi-Stauss dà via libera al suo
riconoscimento ufficiale.
Nel 1985 Lévi-Strauss rilasciò un’intervista in cui era nitidissima ormai la sua visione apologetica
dell’occidente: “Ho cominciato a riflettere in un’epoca in cui la nostra cultura aggrediva altre
culture – confessò all’epoca lo studioso francese – e a quel tempo mi sono eretto a loro difensore
e testimone.
Oggi ho l’impressione che il movimento si sia invertito e che la nostra cultura sia finita sulla
difensiva di fronte a minacce esterne, fra le quali figura probabilmente l’esplosione islamica.
E di colpo mi sono ritrovato a essere un difensore etnologico e fermamente deciso della mia
stessa cultura
- Le sue affermazioni sulla necessita' di tutelare le differenze culturali contro ogni assimilazione
hanno suscitato molte diffidenze. In Francia, ove l'assimilazione culturale e' tuttora considerata
da molti come la premessa necessaria per l'integrazione degli immigrati, qualcuno e' giunto ad
accusarla di "razzismo differenzialista", cioe' dello stesso atteggiamento che viene imputato a chi
contrasta l'integrazione in nome della salvaguardia delle identita' culturali tanto degli autoctoni
che degli immigrati.
"Lo so. Ma sono affermazioni cosi' stolide da non meritare neppure una risposta. Del termine "razzismo"
alcuni fanno abuso per meri motivi ideologici. E' un'operazione non solo del tutto scorretta, ma
controproducente, perche' paradossalmente rischia di legittimare il razzismo, quello vero. Per chi, come
me, ha purtroppo dovuto conoscere quest'ultimo, le teorizzazioni sul cosiddetto "razzismo differenzialista"
appaiono semplicemente grottesche. Non bisogna infatti mai confondere razza e cultura. Ma molti studiosi
oggi non sanno nemmeno piu' impiegare correttamente le parole. D'altra parte, io non sono neppure un
"differenzialista" nel senso sopra definito. Se ho sostenuto la necessita' di salvaguardare le differenze
culturali, ho contestualmente sempre affermato che il dialogo fra le culture e' la condizione stessa dello
sviluppo della civilta': una posizione ben diversa da quella dei differenzialisti culturali, anche se mi sono
sempre rifiutato di sacrificare sull'altare dei luoghi comuni, compresi quelli apparentemente "progressisti".
Del resto, l'integrazione degli immigrati puo' avvenire anche senza l'assimilazione culturale. L'esperienza
degli altri Paesi lo insegna e lo si comincia a capire anche in Francia. Il problema dell'immigrazione non va
peraltro sottovalutato. E' una delle conseguenze piu' gravi della catastrofe demografica".
Appunti di calude levi strauss…
3. Claude Lévi-Strauss
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- “Claude Lévi-Strauss è un antropologo non solo in senso specialistico, ma anche nell’accezione più larga
del termine, quella di cultore di tutte le scienze dell’uomo.
Come etnografo militante, è vissuto a lungo presso popolazioni che sono tra le più “primitive” della terra.
Come teorico, ha profondamente rivoluzionato l’impostazione stessa degli studi etnologici, e l’influenza del
suo pensiero si è ben presto estesa alle discipline limitrofe, specialmente alla
sociologia e alla psicologia sociale...
Non è possibile infine sottovalutare il profondo significato filosofico del suo pensiero, anche per l’influsso
che ha esercitato e continua ad esercitare sugli intellettuali e sugli uomini di cultura...
se si aggiunge a tutto ciò uno stile ammirato dai letterati e un’erudizione, umanistica e scientifica, davvero
straordinaria, non è difficile spiegarsi perché la sua personalità si sia così autorevolmente
imposta alla cultura mondiale.”
-Nel tentativo di elaborare un metodo rigoroso, la sua critica si rivolge tanto al concetto di struttura sociale
utilizzato dai funzionalisti, quanto alla scuola etnologica francese.
• concepire l’etnologia sotto la forma di una descrizione esaustiva di diversità chiuse in se stesse
(particolarismo e funzionalismo di Malinowski) rende impossibile ogni comparativismo.
•il concetto di struttura sociale utilizzato da Radcliffe-Brown ha il difetto di ridurre la struttura all’insieme
delle relazioni sociali esistenti in una società, quindi di essere eccessivamente appiattito sulla descrizione
empirica.
• a Marcel Mauss, Lévi-Strauss riconosce il merito di aver esaminato in dettaglio fatti concreti per poi
interpretarli nel quadro di un’ipotesi teorica; in essai sur le don (1923-24) fenomeni economici diversi ed
eterogenei hanno assunto un significato nel momento in cui sono stati collocati nel quadro di una
problematica forte: quella dello scambio, il “fatto sociale totale”.
Tuttavia, anche Marcel Mauss ha sbagliato in quanto il suo modo di considerare lo scambio in relazione
all’esperienza concreta gli ha impedito di avviare una vera analisi strutturale.
- per fare questo Lévi-Strauss si propone di utilizzare i modelli elaborati dalla linguistica strutturale. il senso
e la funzione di un elemento culturale non vanno ricercati nelle ricostruzioni storiche o nella loro realtà
sociale immediata, ma all’interno del sistema a cui appartengono; un elemento culturale acquista senso,
infatti, in base alla posizione che occupa nel sistema, dipendente dalla relazione di
opposizione/correlazione con altri elementi culturali
Il sistema, a sua volta, si determina in virtù delle proprie leggi di organizzazione. per comprenderlo bisogna
comprendere la sua struttura interna, la sua logica.
- Il concetto di struttura e i modelli come via per le strutture (l’organizzazione del villaggio de Bororo).
Lettura di pag. 332, 333, 334 di Storia dell’antropologia
- La possibilità della comprensione dell’altro è garantita dal fatto che il modello dell’antropologo e il
modello del nativo si incontrano nell’inconscio strutturale, dove le strutture dello spirito umano si
congiungono.
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- Lévi-Strauss applica l’analisi strutturale allo studio dei sistemi di parentela e ai miti.
- Sistemi di Parentela: il sistema di parentela è un linguaggio, una struttura di comunicazione, all’interno del
quale ogni individuo di una società acquisisce uno status e un ruolo sociale in base alla posizione che
occupa. I sistemi di parentela assumono contenuti diversi a secondo dei contesti, ma dietro questa
variabilità esistono regole universali soggiacenti, regole che appartengono all’inconscio e che si inscrivono
nella natura dello spirito umano.
Levi- Strauss ne individua una fondamentale: la proibizione dell’incesto che fonda il principio di reciprocità
- Miti: Lévi-Strauss estende il metodo strutturale allo studio del pensiero mitico.
in Mythologiques I (1964) egli scrisse che “in un certo senso, i miti si pensano tra loro”, a significare che un
mito non può essere compreso se separato dal suo contesto, cioè dal gruppo di varianti a cui appartiene.
È la trama di relazioni tra i miti che consente di individuarne la loro struttura comune soggiacente, dal
momento che uno stesso dispositivo mentale è all’origine di tutte le versioni. tutti i sistemi di
classificazione, infatti, rinviano alla attività simbolica dello spirito umano, il cui fondamento è costituito
dalla “struttura inconscia dello spirito umano”.
- Il compito dell’antropologia è quello di trovare un ordine dietro l’apparente disordine dei fenomeni
culturali. per fare questo è necessario, attraverso un’analisi comparativa, svelare la legge strutturale che sta
dietro ai fatti osservati. per lévi-strauss esistono una serie di categorie simboliche, invarianti da cultura a
cultura, che configurano la “struttura dello spirito umano”. Tra queste, egli ha studiato, per mezzo di un
imponente lavoro comparativo, la norma che vieta l’incesto e la logica binaria che regge i miti primitivi
(alto/basso; destra/sinistra; cotto/crudo)
- Sempre a livello di strutture dello spirito si inserisce il compito morale dell’antropologia. “essa deve
esercitare il proprio studio e la propria vigilanza non tanto sulle sue realizzazioni storiche, quanto piuttosto
sulle potenzialità strutturali dell’uomo. queste ultime, che costituiscono la base di tutte le possibili forme di
vita e di pensiero di cui sono capaci le società umane sono “una possibilità permanente dell’uomo”. su esse
occorre vigilare “nelle ore più buie” quelle cioè in cui una storia esclusiva e intollerante impone a una
molteplicità culturale originaria l’unicità e la falsa assolutezza di un particolare e relativo modo d’essere
uomo”. (Francesco Remotti, Lévi-Strauss. Struttura e Storia, Torino, Einuadi, 1971)
La critica di lévi-strauss alla cultura occidentale si configura quindi come una contestazione del valore
“universale” dello spirito europeo-occidentale.
- All’antropologo, figura nella quale si esprime il rimorso dell’occidente, esploratore della memoria
collettiva, spetta l’ultimo e quasi impossibile compito. Ripercorrere quei legami necessari tra l’uomo e
l’universo nei quali si esprime, al di là della storia e al di là dell’evento, l’immutabilità delle strutture dello
spirito umano.
• sentimento della perdita del passato
• rimorso dell’occidente
4. Bilanci.
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- Aspetti positivi.
Lo strutturalismo ha avuto ampia diffusione negli anni ’60 portando all’antropologia una esigenza di rigore
metodologico e proponendo una teoria complessa della conoscenza con la quale ancora oggi è inevitabile
confrontarsi.
Le analisi strutturaliste hanno dato all’antropologia un importante contributo: hanno matrice strutturalista
l’etnoscienza e l’antropologia cognitiva.
- Aspetti problematici.
Una eccessiva propensione all’astrazione, dovuta alla maggiore attenzione accordata alla forma astratta
piuttosto che ai rapporti reali.
L’assenza di storicità, che ha permesso di collocare le strutture logiche fuori dal tempo: la storia sembra
essere dimenticata nella misura in cui vengono trascurati i rapporti di forza interni ad una società e i
rapporti di dominio tra società diverse.
L’idea di una natura umana unica e invariabile al di là delle diversità storiche e culturali.
L’assunto che i fatti vadano studiati per se stessi, sembra oscurare la tensione tra osservatore ed osservato
che in alcuni scritti, invece, Lévi-Strauss, sembra riconoscere.
Atricoli scritti da marino niola
- MARINO NIOLA
In fondo sono strutturalista fin dalla nascita.
Mia madre mi ha raccontato che, ancora incapace di camminare e molto prima di saper leggere, un
giorno ho gridato dal fondo della mia carrozzina che le prime tre lettere dell' insegna del macellaio
(boucher) e del panettiere (boulanger) dovevano significare "bou" perché erano le stesse in entrambi i
casi.
A quella età già cercavo delle invarianti».
Ricordando questo episodio della sua primissima infanzia, Claude Lévi-Strauss, il più grande
antropologo di tutti i tempi, ci dà una chiave proustiana per spiegare la genesi di quello strutturalismo
che lo ha proiettato nell' Olimpo dei maîtres à penser del Novecento.
Per aver trasformato la conoscenza dell' Altro, lo studio delle differenze culturali, in coscienza critica
dell' Occidente.
In un nuovo modo di pensare l' uomo.
Claude Lévi-Strauss, che sta per compiere cento anni, ha incarnato, più di Sartre, di Nizan e di
Foucault, l' ansia delle generazioni del dopoguerra di spezzare gli angusti schemi eurocentrici che
identificavano la civiltà occidentale con la civiltà tout court.
Centro e motore dell' umanità.
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In questo senso l' autore di Tristi Tropici si può considerare il Copernico delle scienze umane.
Nessun antropologo ha esercitato un' influenza altrettanto vasta al di fuori della propria disciplina.
Dalla filosofia alla storia, dalla politica alla critica letteraria, dalla linguistica alla sociologia, dalla
poesia alla psicanalisi, dall' arte alla musica contemporanea, l' opera di Lévi-Strauss è ricaduta come
una pioggia benefica su questi campi dando loro nuova linfa.
L' uscita delle Strutture elementari della parentela nel 1949 fu salutata da Simone de Beauvoir come
una pietra miliare nella conoscenza dell' uomo.
E Il Crudo e il Cotto, il primo dei sei volumi consacrati allo studio dei miti, diventò addirittura musica
nelle mani di Luciano Berio che lo inserì in una sua sinfonia.
Mentre Max Ernst e Alberto Burri hanno tradotto le sue opere in pittura.
Un' influenza tanto vasta ha diverse ragioni.
Il disegno ad ampio raggio del progetto antropologico, le sue implicazioni filosofiche, un' erudizione
sterminata e preziosa che consente di costruire collegamenti tra diversi campi del sapere umanistico e
scientifico, e infine una grande scrittura ricca di vibrazioni letterarie.
Capolavori come Tristi Tropici, Il pensiero selvaggio, Antropologia strutturale, nascono da questo
personalissimo mélange, in buona parte inimitabile perché frutto di un talento eterodosso e senza
confini.
Che ha sempre portato Lévi-Strauss a pensare in grande.
Senza tuttavia perdersi nell' astrazione pura che parla dell' Uomo con la maiuscola dimenticando gli
uomini in carne ed ossa.
E al tempo stesso senza smarrirsi nella selva dei particolarismi e dei localismi.
E, nella scia dei suoi grandi modelli - Vico, Rousseau, Freud e Marx - il professore del Collège de
France ha cercato di connettere, come due facce della stessa moneta, l' universalità della natura umana
e la diversità delle singole culture.
Un' antropologia degna del suo nome non può, infatti, limitarsi ad un inventario notarile di usi, costumi
e tradizioni.
Ma deve mettere insieme ciò che fa la differenza fra le società con ciò che ci rende simili, tutti
parenti tutti differenti.
E che consente di riferirsi ai membri della specie con lo stesso nome "uomo".
L' idea di fondo di Lévi-Strauss è che costruzioni culturali come il linguaggio, la mitologia, il
matrimonio, l' arte, la tecnica hanno solo in parte origini storiche, sociali e ambientali, ma per l' altra
parte obbediscono a regole universali insite nel funzionamento della mente.
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Una posizione del genere, in un' epoca in cui le scienze sociali erano dominate da teorie empiriste come
il relativismo e il comportamentismo, è costata al grande antropologo accuse d' idealismo, di
antistoricismo, di antiumanismo.
Lo stesso Lévi-Strauss, peraltro, ha affermato più volte che il compito delle scienze umane non è di
costruire l' uomo, ma di dissolverlo.
Ma in realtà la provocazione levistraussiana nasce proprio da quell' attenzione costante al doppio filo
che lega società e natura.
Nei primi anni Cinquanta, con una sensibilità ecologica in largo anticipo sui movimenti ambientalisti
attuali, l' antropologo francese denunciava il pericolo di un umanesimo narcisisticamente
antropocentrico che dimentica i diritti del vivente in nome di un' idea astratta della vita, che fa dell'
uomo il signore unico del pianeta e della sua riproduzione il fine ultimo della natura.
Analizzando, anche sulle colonne di questo giornale, fenomeni particolari - come i miti degli indiani d'
America, il matrimonio tra gli aborigeni australiani, il tempo libero tra i Nambikwara, la cucina in
Francia, il turismo di massa, la scultura degli Irochesi, il ready made di Marcel Duchamp, la religione
consumistica di Babbo Natale, il culto mediatico di Lady Diana, la poesia di Baudelaire e la musica di
Wagner - ha sempre rivelato quanto in essi ci sia di universalmente umano.
Il generale che si nasconde nel fatto più particolare.
Coniugando il rigore dell' analisi scientifica con la sensibilità e l' immaginazione dello scrittore.
E non a caso il suo Tristi Tropici - un autentico best seller, venduto in milioni di copie in tutto il mondo
- è diventato uno dei grandi libri del nostro tempo, l' ultimo romanzo di formazione.
Dove il racconto di viaggio e la scelta del mestiere di antropologo, vanno ben oltre la confessione
individuale, à la Chatwin, per fare dell' antropologia stessa un sintomo del rimorso dell' Occidente che
cerca di scoprire nelle altre civiltà i limiti della propria.
Sottoponendosi alla prova delle Lettere persiane di Montesquieu che consiste nel guardare la propria
identità, i propri costumi, le proprie credenze con gli occhi dell' altro.
Ma soprattutto Lèvi-Strauss ci ha insegnato a cercare l' altro dentro di noi, a riconoscerlo anche all'
angolo della strada e non solo negli scenari esotici della Melanesia o dell' Amazzonia che, nella loro
rassicurante lontananza, tolgono al rapporto con l' alterità quella drammatica urgenza che le migrazioni
e la globalizzazione hanno fatto esplodere.
E sessanta anni fa, quando il primo mondo ancora si cullava nell' illusione delle magnifiche sorti e
progressive, Lévi-Strauss ha intravisto profeticamente il pericolo dell' integralismo religioso che,
partendo dall' Islam avrebbe finito per contagiare il mondo cristiano, facendo della contrapposizione
tra i due monoteismi, sempre più irrigiditi, un conflitto planetario fra due identità in armi.
Tra due nemici per la pelle, che proprio nel demonizzare la differenza dell' altro finiscono per
somigliarsi sempre di più.
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Queste ed altre grandi questioni del presente, dal sovrappopolamento della terra al relativismo
culturale, dal riaffiorare del mito al ritorno dei localismi, fino alla guerra del velo e alle modificazioni
genetiche, si trovano tutte nell' opera di Lévi-Strauss.
Con una formulazione sempre provocatoria e anticipatrice che rappresenta l' eredità preziosa dell'
ultimo dei classici.
- MARINO NIOLA
Introduzione al testo “antropologia strutturale”
Antropologia strutturale (1958) è una raccolta di saggi pubblicata in forma di libro da Lévi-Strauss in cui le
sue teorie antropologiche sono esposte. In breve, egli considera la cultura un sistema di comunicazione
simbolica, per essere analizzata con i metodi che gli altri hanno utilizzato in modo più restrittivo nella
discussione di romanzi, discorsi politici, sportivi e film, quello che Foucault definisce come discorso.
Il suo ragionamento ha un senso migliore alla luce della teoria sociale di una generazione anteriore. Egli ha
scritto su questo rapporto per decenni.
Una preferenza per "funzionalista" spiegazioni dominato le scienze sociali dalla fine del secolo e il 1950,
vale a dire che gli antropologi e sociologi cercò di affermare ciò che un atto sociale o istituzione era
per. L'esistenza di una cosa è stato spiegato, se ha svolto una funzione. L'unica alternativa forte a questo
tipo di analisi è stata la spiegazione storica, che rappresenta per l'esistenza di un fatto sociale, dicendo
come si è venuto per essere.
Tuttavia, l'idea di funzione sociale sviluppato in due modi diversi. L'antropologo inglese Alfred Reginald
Radcliffe-Brown, che aveva letto e ammirato l'opera del sociologo Durkheim francese Émile, ha sostenuto
che l'obiettivo della ricerca antropologica era quello di trovare la funzione collettiva, che un credo religioso
o di un insieme di regole sul matrimonio ha fatto per l'ordine sociale nel suo complesso. Alla fine di questo
approccio è stato una vecchia idea, l'opinione che la civiltà sviluppata attraverso una serie di fasi dal
primitivo al moderno, lo stesso ovunque. Tutte le attività in un determinato tipo di società che partecipano
dello stesso carattere, una sorta di logica interna causerebbe un livello di cultura di evolversi in quello
successivo. Su questo punto di vista, una società può facilmente essere pensato come un organismo, le
parti funzionanti insieme come parti di un corpo.
Il funzionalismo più influente di Bronisław Malinowski descritto la soddisfazione dei bisogni individuali, ciò
che una persona uscito di partecipare a una consuetudine.
Negli Stati Uniti, dove la forma di antropologia è stato fissato dal tedesco di istruzione Franz Boas, la
preferenza è stata per resoconti storici. Questo approccio ha avuto problemi evidenti, che Lévi-Strauss lodi
Boas per affrontare ad angolo retto.
Informazioni storiche raramente è disponibile per le culture non alfabetizzate. L'antropologo riempie con i
confronti di altre culture ed è costretta ad affidarsi a teorie che non hanno alcun fondamento probatorio, la
vecchia nozione di universale fasi di sviluppo o l'affermazione che somiglianze culturali si basano su qualche
contatto disperdano passato tra i gruppi. Boas arrivò a credere che nessun modello globale di sviluppo
sociale potrebbe essere dimostrata, per lui, non c'era storia, le storie solo.
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Ci sono tre grandi scelte oggetto della divergenza di queste scuole - ognuno aveva a decidere che tipo di
prove da utilizzare, sia per sottolineare i particolari di una singola cultura o di ricerca di modelli di base di
tutte le società, e ciò che la fonte di tutti i modelli di base potrebbe essere, la definizione di una comune
umanità.
Gli scienziati sociali in tutte le tradizioni invocata cross-cultural studies. E 'sempre stato necessario
integrare le informazioni su una società con informazioni di altri. Quindi una certa idea di una comune
natura umana era implicito in ogni approccio.
La distinzione fondamentale, quindi, è rimasto: non esiste un fatto sociale, perché è funzionale per l'ordine
sociale, o perché è funzionale per la persona? Non uniformità tra le culture si verificano a causa di esigenze
organizzative che devono essere soddisfatti in tutto il mondo, o perché l'uniforme bisogni della personalità
umana?
Per Lévi-Strauss, la scelta è stata per le esigenze di ordine sociale. Non aveva difficoltà a far emergere le
incongruenze e banalità dei conti individualistica. Malinowski ha detto, per esempio, che le credenze
magico posto in essere quando le persone hanno bisogno di sentire un senso di controllo sugli eventi,
quando l'esito è stato incerto. Nel isole Trobriand, ha trovato la prova di questa affermazione nei riti
circostanti aborti e tessitura gonne. Ma nella stessa tribù, non c'è magia allegata a fare vasi di terracotta,
anche se non è certo più un business di tessitura. Così non, la spiegazione è coerente. Inoltre, queste
spiegazioni tendono ad essere utilizzato in uno ad hoc, modo superficiale - basta postulare un tratto di
personalità quando ne avete bisogno.
Ma il modo accettato di discutere la funzione organizzativa non funziona nemmeno. Diverse società
potrebbe avere istituzioni che erano simili in molti modi evidenti e ancora servite diverse funzioni. Molte
culture tribali divide la tribù in due gruppi e hanno regole elaborate a proposito di come i due gruppi
possono interagire. Ma esattamente quello che possono fare - il commercio, sposarsi - è diversa in diverse
tribù, del resto, lo sono anche i criteri per distinguere i gruppi.
Né vale a dire che la suddivisione in due è un bisogno universale di organizzazioni, perché ci sono un sacco
di tribù che prosperano senza di essa.
Per Lévi-Strauss, i metodi di linguistica è diventata un modello per tutti gli esami precedenti della
società. Sue analogie sono di solito dafonologia (ma anche in seguito dalla musica, la matematica, la teoria
del caos, la cibernetica e così via).
"Una analisi veramente scientifica deve essere reale, la semplificazione, ed esplicativo," dice
(in Antropologia strutturale). Analisi fonemica rivela caratteristiche che sono reali, nel senso che gli utenti
del linguaggio in grado di riconoscere e rispondere ad esse. Allo stesso tempo, un fonema è un'astrazione
dal linguaggio - non un suono, ma una categoria del suono definito dal modo in cui si distingue dalle altre
categorie con regole uniche per la lingua. Il suono intera struttura di una lingua può essere generato da un
numero relativamente ristretto di regole.
Nello studio dei sistemi di parentela, che prima riguardava lui, questo ideale di spiegazione consentito una
organizzazione completa di dati che erano stati parzialmente ordinati da altri ricercatori. L'obiettivo
generale era quello di scoprire perché le relazioni familiari differivano in diverse culture del Sud America. Il
padre potrebbe avere grande autorità sul figlio in un gruppo, per esempio, con il rapporto rigidamente
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limitato databù. In un altro gruppo, il fratello della madre avrebbe quel tipo di rapporto con il figlio, mentre
il rapporto del padre era rilassato e scherzoso.
Un certo numero di modelli di parziale era stata notata. Rapporti tra il padre e la madre, per esempio,
aveva una sorta di reciprocità con quelle di padre e figlio - se la madre aveva uno status sociale dominante
ed è stato formale con il padre, per esempio, poi il padre di solito aveva stretti rapporti con il figlio . Ma
questi modelli più piccoli uniti in modo incoerente.
Un modo possibile di trovare un ordine padrone per votare tutte le posizioni in un sistema di parentela,
lungo diverse dimensioni. Ad esempio, il padre era di età superiore il figlio, il padre ha prodotto il figlio, il
padre aveva lo stesso sesso, come il figlio, e così via, lo zio era matrilineare anziani e dello stesso sesso, ma
non hanno prodotto il figlio, e così su. Una raccolta esaustiva di tali osservazioni potrebbero causare un
modello generale di emergere.
Ma per Lévi-Strauss, questo tipo di lavoro è stato "analisi solo in apparenza." E i risultati in un grafico che è
molto più difficile da capire che i dati originali e si basa su astrazioni arbitrarie (empiricamente, i padri sono
più di figli, ma è solo il ricercatore che dichiara che questa caratteristica spiega le loro relazioni). Inoltre,
non spiega nulla. La spiegazione che offre è tautologico - se l'età è fondamentale, quindi l'età, spiega un
rapporto. E non offre la possibilità di dedurre le origini della struttura.
Una soluzione corretta per il puzzle è quello di trovare una unità di base di parentela che può spiegare tutte
le variazioni. Si tratta di un gruppo di quattro ruoli - fratello, sorella, padre, figlio. Questi sono i ruoli che
devono essere coinvolti in qualsiasi società che abbia un tabù dell'incesto che richiedono un uomo di
ottenere una moglie di un uomo fuori dalla propria linea ereditaria. Un fratello può dare via la sorella, per
esempio, il cui figlio potrebbe ricambiare nella prossima generazione, consentendo la propria sorella di
sposare exogamously. La domanda di fondo è una circolazione continua di donne a tenere i vari clan
pacificamente connessi.
Giusto o sbagliato, questa soluzione mostra le qualità del pensiero strutturale. Anche se Lévi-Strauss parla
spesso di trattare la cultura come il prodotto degli assiomi e corollari che ne sono alla base, o le differenze
fonemi che la costituiscono, si è interessato con i dati oggettivi di ricerca sul campo. Egli osserva che è
logicamente possibile che un atomo di struttura della parentela di esistere - sorella, fratello, sorella, moglie
del fratello, la figlia - ma non ci sono esempi reali di relazioni che possono essere derivate da tale
raggruppamento.
Lo scopo della spiegazione strutturalista è quello di organizzare i dati reali nel modo più semplice
efficace. Tutta la scienza, egli dice, è uno strutturalista o riduttiva. Per affrontare questioni come il tabù
dell'incesto, uno si trova ad affrontare un limite oggettivo di ciò che la mente umana ha finora accettato. Si
potrebbe ipotizzare un imperativo biologico di base, ma per quanto riguarda l'ordine sociale, il tabù è
l'effetto di un fatto irriducibile. Lo scienziato sociale può funzionare solo con le strutture del pensiero
umano che ne derivano.
E le spiegazioni strutturali possono essere testati e confutate. Un sistema semplice di analisi che intende le
relazioni di causalità in esistenza non è strutturalista in questo senso.
Il mito è la lingua
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In Antropologia strutturale, Strauss fa l'affermazione che "il mito è la lingua." Attraverso la mitologia si
avvicina come linguaggio, Lévi-Strauss suggerisce che possa essere affrontata allo stesso modo il linguaggio
può essere affrontata con gli stessi metodi utilizzati per affrontare strutturalista lingua. Lévi-Strauss,
chiarisce, "Il mito è il linguaggio, il funzionamento su un livello particolarmente alto dove il significato riesce
praticamente a 'decollare' da terra linguistica su cui si mantiene a rotazione".
Lévi-Strauss si articola la sua argomentazione in tre parti principali. Significato non è isolato all'interno di
specifiche parti fondamentali del mito, ma piuttosto in quello della composizione di queste parti. Anche se
il mito e il linguaggio sono delle categorie simili, funzioni linguistiche in modo diverso nel mito. Infine, il
linguaggio del mito presenta funzioni più complesse rispetto a qualsiasi altra espressione linguistica. Da
questi suggerimenti, si trae la conclusione che il mito può essere suddivisa in unità che lo costituiscono, e
queste unità sono diverse da quelle costituenti del linguaggio. Infine, a differenza dei componenti del
linguaggio, i componenti di un mito, che egli definisce "mitemi," funzionano come "fasci di relazioni".
Questo approccio è una pausa dai simbolisti "," come Carl Jung, che si dedicano a trovare un significato
esclusivamente ai componenti, piuttosto che le loro relazioni. Per esempio, Lévi-Strauss usa l'esempio del
mito di Edipo e analizza i risultati delle sue componenti:
Leggendo in sequenza da sinistra a destra, dall'alto in basso, il mito è classificato in modo sequenziale e
somiglianze. Attraverso l'analisi i punti comuni tra i mitemi "della storia di Edipo, le intese possono essere
battuto dalla sua categorie.
Così, un approccio strutturale verso miti è quello di affrontare tutti questi componenti. Inoltre, un
approccio strutturale dovrebbe conto per tutte le versioni di un mito, come tutte le versioni sono rilevanti
per la funzione del mito nel suo complesso. Questo porta a ciò che Lévi-Strauss chiama una crescita a
spirale del mito, che è continua, mentre la struttura in sé non è. La crescita del mito termina solo quando
l'impulso "intellettuale che ha prodotto è esaurito".
Dalla mitologia alla critica letteraria
I miti sono in primo luogo riconosciuto come tradizioni orali, mentre la letteratura è in forma di testo
scritto. Ancora, antropologi e critici letterari che sia riconoscere i legami tra i miti e la letteratura
relativamente più contemporanea. Pertanto, molti critici letterari prendere lo stesso Lévi-Strauss
strutturalista, come è coniato, l'approccio alla letteratura. Approccio Questo approccio è, ancora una volta,
simile a critico simbolista alla letteratura. Vi è una ricerca del componente più basso della storia. Ma, come
con il mito, strutturalismo di Lévi-Strauss, quindi, analizza le relazioni tra queste componenti, al fine di
confrontare le relazioni ancora maggiore tra le versioni di storie così come tra racconti stessi.
Inoltre, Lévi-Strauss suggerisce che l'approccio strutturale e processi mentali dedicata verso l'analisi del
mito sono simili per natura a quelle della scienza. Questa connessione tra mito e scienza è ulteriormente
elaborato nei suoi libri, "Mito e significato." E "The Savage Mind" Egli suggerisce che la fondazione dello
strutturalismo si basa su una comprensione innata del processo scientifico, che mira ad abbattere i
fenomeni complessi nelle sue componenti, e poi analizzando le relazioni tra di loro. L'approccio
strutturalista al mito è esattamente lo stesso metodo, e come un metodo che può essere facilmente
applicata alla letteratura.
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I risultati più sorprendenti in un campo diverso linguistica emerge con il lavoro dell'antropologo francese
Claude Lévi-Strauss. Ha pensato che la linguistica è stata la prima disciplina tra le discipline umanistiche (o
di scienze sociali, come alcune parti delle scienze umane, come ad essere conosciuto) per essere basata su
principi puramente scientifiche.
Necessarie leggi
In Antropologia strutturale di Lévi-Strauss scrive: "per la prima volta, una scienza sociale è in grado di
formulare le relazioni necessarie." (SA 33). La cosa che maggiormente colpisce di questa frase è la
caratterizzazione del tipo di strutturalismo rapporto è interessato a. Le leggi che raggiunge per sono quelle
generali (come le leggi scientifiche di gravità, per esempio). Le sue leggi devono essere necessarie. Una
legge è necessaria una legge che si applica sempre indipendentemente dalla situazione. I criteri di base per
una analisi scientifica sono le seguenti: una analisi scientifica deve essere reale, deve semplificare e si deve
spiegare. Spiegazioni semplici da dati complessi dovrebbe essere in grado di portare a correggere le
previsioni relative a situazioni reali del tipo di oggetto di analisi. Lévi-Strauss ha preso l'esempio della
linguistica strutturale e applicato il suo metodo per il tipo di relazioni che l'antropologo l'interesse: relazioni
di parentela.
Rapporti di parentela
Via del ritorno in Grecia Aristotele aveva fatto la famosa dichiarazione "Anthropos è un animale
politico". Aveva anche sottolineato che la parentela inizia con due parti che necessitano di ogni altro,
l'uomo e la donna. A destra fino alla comparsa di antropologia strutturale, le strutture di parentela sono
stati considerati come determinato dalla stessa unità molto semplici che Aristotele aveva suggerito, che è la
famiglia. Per esempio, AR Radcliffe-Brown nel 1930 aveva detto che l'unità della struttura da cui i rapporti
sociali sono costruiti è la famiglia "elementare", costituito da "un uomo e sua moglie e il figlio oi
figli". Il primo ordine di relazione che si costruisce da questa unità è costituita da tre tipi di relazione sociale,
secondo Radcliffe-Brown: "che tra genitore e figlio, che tra fratelli, e che tra marito e moglie". Al di là di
questo primo ordine è un secondo ordine di rapporti sociali, che collegano diverse unità elementari tramite
un componente comune (zii, zie, cugini, ecc.) Da lì un qualsiasi numero, in linea di
principio numerabile molti, gli ordini possono essere estrapolati. È una spiegazione semplice e si adatta
molto bene con il senso comune, che è durato una convincente, difficilmente discutibile conto delle
relazioni sociali per migliaia di anni. Tuttavia, Lévi-Strauss l'applicazione dei principi della linguistica
strutturale prodotto piuttosto una diversa immagine delle leggi fondamentali che regolano i rapporti di
parentela.
Secondo Primo Ordine
Sulla base della linguistica strutturale di Lévi-Strauss cercato la forma di relazioni sottostanti che poteva
essere detto di applicare a qualsiasi gruppo a tutti. Che è, come un buon scienziato, che stava cercando
l'essenza "di parentela umana". Ha trovato che ciò che Radcliffe-Brown aveva chiamato i rapporti di primo
ordine (i rapporti all'interno del gruppo elementare famiglia), era in realtà una funzione, e dipende,
cosa Radcliffe-Brown aveva chiamato i rapporti di secondo ordine (quelli tra le famiglie e il coinvolgimento
di un membro comune ). In altre parole, i rapporti di parentela non derivano dal nucleo familiare con
mamma e papà al suo interno.Piuttosto, essi derivano da sistemi che si perpetuano attraverso specifiche
forme di matrimonio. Queste forme specifiche, in termini di sistema dato sincronico, sempre precedere la
comparsa delle singole famiglie. Come Lévi-Strauss dice: "Non sono le famiglie (isolato termini), che sono
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veramente 'elementari', ma, piuttosto, le relazioni tra questi termini." Ecco, egli suona proprio come
Saussure parlare di segni.
L'unità elementari della parentela
Lévi-Strauss, armati con il metodo strutturale, sentiva che dovrebbe essere in grado di ricavare i principi
semplici da una sovrabbondanza di apparentemente contraddittori dati empirici. Adottare una serie di
diversi tipi di organizzazione sociale e avrai diversi sistemi di comportamento e di atteggiamento. Non c'è
niente da spiegare le differenze. Abitanti delle isole Trobriand della Melanesia tendono a mostrare le
relazioni calda, aperta e cordiale tra padri e figli, ma l'antagonismo marcato tra nipoti e zii
materni. Il circasso del Caucaso, d'altra parte, tendono a mostrare ostilità tra padri e figli, ma una marcata
tendenza per lo zio materno di aiutare il nipote e dare generosi doni, ecc La prima è caratterizzata da una
discendenza matrilineare, dove il Quest'ultimo è caratterizzato da una discesa patrilineare. Ma che non è la
fine della storia. In ogni caso, corrisponde un particolare tipo di relazione tra mariti e mogli e fratelli e
sorelle. Con il Trobriand i mariti e le mogli sono intime e aperte (come i padri e figli), ma il rapporto tra
fratello e sorella è governata da un tabù rigida e dura. Al contrario, nel Caucaso (in cui zii e nipoti hanno il
rapporto speciale ), è il fratello e sorella, che tendono ad avere reciproci, caldo e le relazioni di gara e il
marito e moglie, che sono uniti antagonisticamente (fratello della moglie ha spesso a saltare a proteggerla
da un pestaggio da parte del marito). Un modello emerge così. Questa è la formulazione di Lévi-Strauss:
In entrambi i gruppi, la relazione tra lo zio materno e nipote è il rapporto tra fratello e sorella, come il
rapporto tra padre e figlio è che tra marito e moglie. Quindi, se sappiamo che un paio di relazioni allora è
sempre possibile dedurre l'altro. (SA 42)
Così il rapporto del zio al nipote diventa la chiave per la struttura più elementari della parentela, ed è quindi
la chiave per comprendere qualsiasi organizzazione sociale che è disciplinato dalla parentela. (Non tutti lo
sono. Post-moderna società industriale sembra molto di più ad essere dominato dalla logica della
diversificazione delle materie prime, per esempio, anche se il rapporto di parentela è mantenuto sul livello
del mito o ideologia: l'immagine della famiglia aiuta a vendere i corn flakes in un mondo dove l'unità della
famiglia elementare è in realtà sempre meno indispensabile.) La formula, dobbiamo notare subito, è
analogica. Analogia è un tipo di logica che consente l'inserimento di termini altrimenti mancante, sulla base
di quelle attualmente conosciute. L'ignoto può essere derivato dal noto. Se A è a B come C è quello di D, e
sappiamo cosa A, B e C sono quindi possiamo dedurre D senza problemi. L'unica prova di questa logica è
empirica. Fa prevedere correttamente? Lévi-Strauss ha constatato che in questo caso ha fatto.
Zii con Attitude
Il punto di partenza per la sua scoperta è stato l'atteggiamento. Le relazioni principali, come abbiamo visto,
riguardano il fratello e la sorella, il marito e la moglie e il nipote e zio. L'atteggiamento del nipote e lo zio gli
uni verso gli altri è risultato essere la chiave per comprendere l'unità elementare di parentela per tutte le
organizzazioni sociali che egli ha esaminato. L'unità elementare è quindi la struttura che poggia su quattro
termini: fratello, sorella, padre, figlio. Una delle cose più notevoli di questo atteggiamento è che è stato ed
è spesso considerato come un effetto trascurabile dei termini di organizzazione sociale riflette nella
dimensione psicologica, piuttosto che un segno dei sistemi di veri e propri. Se un ragazzo è antagonista nei
confronti del padre, forse è una fase che sta attraversando o qualcosa del genere. In ogni caso i bambini
sono sempre così, è la loro risposta alle autorità. Faranno crescere fuori di esso quando diventano padri e
iniziare a tormentare i propri figli. Ciò è in parte perché atteggiamenti così spesso divampano a causa
della non-istituzionalizzata, diffusa fattori psicologici. Tuttavia, una volta che questi sono scontati, quindi si
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scopre che l'atteggiamento svolge un ruolo fondamentale nella più elementare delle strutture istituzionali il rapporto di parentela. In altre parole, ciò che spesso prende di essere gli effetti dei singoli vita emotiva si
rivelano essere determinato da leggi strutturali che regolano l'organizzazione della società in
generale. Questo è davvero un importante passo avanti nei primi giorni dello strutturalismo. Un altro gesto
significativo è stato Lévi-Strauss sua volta verso l'analisi strutturale del mito. Qui lo vedremo, non solo il
metodo di adeguamento strutturale, ma anche agire sulla forza delle sue scoperte in materia di
parentela. Più importante è il quadro analogico, che gli permetterà di suggerire una equazione
finale. Prima, però, diamo un'occhiata a uno o due obiezioni che si presentano.
Il tabù dell'incesto - la donna come simbolo di scambio.
Il tabù dell'incesto, che per Lévi-Strauss è universale (si applica in tutte le società), si compone di una legge:
nelle società umane di un uomo deve sempre avere una donna da un altro uomo (una figlia o una
sorella). La struttura della legge implica un ruolo zio fin dall'inizio. Lo zio materno è parte della struttura
anche prima, e indipendentemente dal fatto che vi fosse, qualsiasi zio materno reale. Ciò significa che il
rapporto tra i sessi non è simmetrico. Non si ottiene lo scambio di uomini, donne ovunque, anche se si
ottiene finzioni in alcune società che rappresentano il presente come il caso. La donna è sempre quello che
è dato nelle relazioni di scambio tra gli uomini e che è quindi il simbolo di scambio per un sistema che
funziona solo a perpetuare se stessa. Un'altra analogia emerge: la donna è di natura come l'uomo sia alla
cultura. Se la cultura è considerata come la conseguenza di sistemi di organizzazione sociale, allora la donna
rappresenta simbolicamente per la natura in un sistema di opposizioni che sembra sorgere
spontaneamente (ricordate la rosa malati):
Potremmo andare avanti. Questi sono famose ed evidenti. E 'lo strutturalismo, che fornisce gli strumenti
per analizzare questi sistemi così a fondo. Un certo numero di studiosi nel corso degli ultimi trent'anni o giù
di lì sono molto accuratamente interrogato sia Lévi-Strauss risultati così come i suoi preconcetti. Questo
resta un elemento importante quando si legge il suo lavoro. Ma non dobbiamo dimenticare i principi su cui
ha cominciato. Questa non è una scoperta empirica. Non è basato sulla sola esperienza, ma per l'analisi
strutturale: l'analisi delle relazioni tra termini, piuttosto che i termini stessi. Stiamo analizzando un sistema
simbolico, piuttosto che i rapporti reali tra gli uomini e soprattutto donne. Certo, il sistema determina in
larga misura il modo in cui questi rapporti potrebbe andare e consente di conoscere in essi (e ha un
notevole sostegno nella storia culturale). Ma come un sistema simbolico che rimane aperto a cambiamenti
imprevedibili, come abbiamo osservato, ed è la natura sia l'elemento imprevedibile (ad esempio, non può
essere sottoposto a calcolo) e il modo in cui essa può contribuire in vigore le modifiche desiderate che
hanno stata la preoccupazione di un gran numero di discorsi critici degli ultimi trent'anni. Se la donna è
veramente un segno il cui significato è il sistema che governa il suo status in cambio poi il suo significato
deve rimanere aperta a un futuro che ha in alcun modo completamente determinato (come il significato di
ogni segno). In altre parole, il femminile è il nome di ciò che non può essere nominato. Questa
formulazione tornerà a perseguitarci.
Analisi strutturale del mito
Metodo di Lévi-Strauss è incapsulato in un breve articolo, ma giustamente famoso detto "lo studio
strutturale del mito", che è stato pubblicato anche nella raccolta Antropologia strutturale. Vale la pena
tornare a questo articolo, perché sia i punti di forza e di debolezza del progetto strutturalista sono piuttosto
ben ci ha rivelato. Egli fornisce un esempio concreto per cominciare analizzando il mito di Edipo famosi
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degli antichi greci. Avremo modo di tornare a questo mito, ma per ora seguiamo Lévi-Strauss come lui
definisce il suo significato a nudo. Il suo scopo è quello di illustrare la sua tecnica, naturalmente, in modo
che nessun analisi definitiva è destinato - che sarà riservata per il gruppo dei miti si trova attualmente in
corso di andare ad analizzare in pieno.
Sul modello del linguaggio, si suppone che il mito è formata da componenti separabili o segmenti, unità
minime di significazione del materiale. Allo stesso modo che un segno verbale è composto di fonemi (un
segno scritto da grafemi) un mito sarà composta da mitemi. Egli sottolinea poi che, come la lingua, vi è un
aspetto non temporale (sincronica), così come c'è un temporale (a livello di parole). È il lavoro dell'analista
di stabilire le condizioni strutturali che sono alla base del mito - quelli che organizzano i mitemi. Gli eventi
che si svolgono in sequenza nella storia sono trattati come se essi appartengono a colonne in modo che le
ripetizioni di eventi simili o funzioni possono essere raggruppati indipendentemente dalla sequenza
cronologica. Egli utilizza una semplice analogia:
Diciamo, per esempio, siamo stati di fronte ad una sequenza del tipo: 1, 2, 4, 7, 8, 2, 3, 4, 6, 8, 1, 4, 5, 7, 8,
1, 2, 5 , 7, 3, 4, 5, 6, 8. . . , L'assegnazione è quello di mettere tutte le 1 insieme, tutte le 2, il 3, ecc, il
risultato è un grafico:
Ogni colonna è ora considerata come una unità e può essere letto da sinistra a destra come se fosse una
partitura orchestrale (l'analogia con la musica continuerà ad essere popolare tra gli analisti strutturali). In
questo modo, Lévi-Strauss ci dice, noi abbiamo i mezzi per comprendere il mito. Questa è la sua analisi dei
primi tre colonne:
La prima colonna ha come caratteristica comune la sopravvalutazione delle relazioni di sangue. La seconda
colonna esprime la stessa cosa, ma invertita: sottovalutazione dei rapporti di sangue. La terza colonna si
riferisce ai mostri di essere ucciso.
Ora sembra che l'analisi è, come lo studio delle relazioni di parentela, di un potere predittivo, che dovrebbe
essere in grado di anticipare un significato sulla quarta colonna. Il mito fornirà proprio contesto. Uno degli
aspetti più controversi del mito di Edipo riguarda il fatto che tutti i cognomi di padre Edipo '-line hanno
connotazioni che suggeriscono difficoltà nel camminare dritto dritto in piedi. In termini mitologici che si
riferisca alla terza colonna nel modo seguente:
Terza colonna si riferisce ai mostri. Il drago è un essere ctonio [Chthon = "Terra"; ctonio = "della malavita"],
che deve essere ucciso in modo che l'umanità sia nata dalla Terra, la sfinge è un mostro riluttante a
permettere agli uomini di vivere. L'ultima unità riguarda il primo, che ha a che fare conl'origine
autoctona del genere umano. Dal momento che i mostri sono superate dagli uomini, si può quindi dire che
la caratteristica comune della terza colonna è la negazione di origine autoctona dell'uomo. (215).
Da autoctoni l'antropologo si riferisce alla convinzione che l'umanità è nato dalla Terra (letteralmente, un
nativo radicata nella terra). Attaccare e uccidendo i mostri ctonie significa una negazione della nascita
autoctona dell'umanità. Le unità nella quarta colonna, invece, significa l'affermazione della fede nella
nascita autoctona, a causa della persistente connotazioni di zoppia e difficoltà nel camminare eretti. Come
spiegano gli antropologi, nel mito, la gente ctonio sono generalmente rappresentati come lame. Così la
terza e quarta colonna rappresentano una contraddizione di base: (3) l'umanità non è autoctono: (4)
l'umanità è autoctona. Sappiamo dallo studio della parentela, cosa succederà dopo: (4) è (3), (1) è
(2). Quindi due contraddizioni chiaro sono resi identici in analogia. Come Lévi-Strauss dice:
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La sopravvalutazione delle relazioni di sangue è la sottovalutazione delle relazioni di sangue, come il
tentativo di fuga autoctonia è l'impossibilità di riuscire a esso. (216)
Questo tipo di correlazione ha uno scopo, secondo la mitologia. Serve come una sorta di strumento che
risolve le contraddizioni sul piano ideologico. Essa sposta il problema originale (nata da una - la terra - o nati
da due - uomo e donna) su un derivato (nati dal diverso o Nato dallo stesso). Il mito mantiene quindi un
cosmologica "verità", secondo cui l'uomo è considerato come radicato come una pianta, per esempio, ma
contro tutte le prove. L'analisi strutturale del mito è, quindi, un esempio della tendenza tra i
discorsi scientista di fornire spiegazioni di religione. Questo fatto ci porterà in acque profonde, come si
procede in modo di tenere in mente. Noi alla fine hanno motivo per sottoporlo ad un'analisi simile (ma poi,
quando finirà?).
L'algoritmo di Mito
Alla fine dello stesso articolo Lévi-Strauss porta l'analisi strutturale del mito a una conclusione speculativa
mettendo a punto una formula, come segue:
F x (a y): F (b) ~ F x (b): F A-1 (Y)
I simboli (a) e (b), sono valori e Fx e funzioni Fy. Se, nell'esempio del mito di Edipo, (a) e (b) supporto per i
tipi di rapporto di parentela, quindi Fx sta per sopravvalutazione Fy, mentre sta per sottovalutazione. Nella
seconda parte della formula di qualcosa di interessante accade. Nella seconda metà dell'equazione (b)
prende il posto di (a) in veste di anti-affermazione autoctoni e Y, che sta ora per la fede in autoctonia,
diventa un valore in sé. (a), a sua volta, è diventata una funzione che collega surrettiziamente il rapporto di
parentela alla credenza autoctone. Così le prime due colonne si riferiscono a vicenda nello stesso modo
come il terzo e il quarto si riferiscono gli uni agli altri. Allo stesso tempo, il quarto e il primo si riferiscono a
vicenda nello stesso modo come la terza e la seconda (la convinzione autoctoni è quello di sopravvalutare
le relazioni di parentela, come l'anti-autoctona affermazione è quello di sottovalutare le relazioni di
parentela). La contraddizione è quadrato, preservando in tal modo la fede mitica intatto. Ora dovremmo
essere in grado di vedere l'entità di Lévi-Strauss ambizione nel portare l'analisi scientifica alla mitologia. Da
un lato si ha la semplicità astratta del algorhithm, dall'altra l'improvvisazione complesso ideologico della
mano del mito. Il rapporto è equivalente a una distinzione che Lévi-Strauss fa emergere nella sua
introduzione al Pensée Sauvage (The Savage Mind). La distinzione è tra il produttore dei racconti mitici (sul
modello del medico-stregone), da un lato, e il tecnico delle moderne culture civile, dall'altro. Egli chiama il
creatore di storie di un bricoleur bricolage e duplica il suo mestiere in opposizione alla scienza rigorosa
tecnica. Dice che è, piuttosto, una "scienza del concreto". Ora abbiamo bisogno di esplorare una ulteriore
distinzione nella comprensione strutturalista di usare il linguaggio.
Il paradosso è irrisolvibili: meno si comunica con un'altra cultura, la meno probabile che essi devono essere
danneggiati, uno per l'altro, ma, d'altra parte, meno è probabile che, in tali condizioni, che i rispettivi
emissari di questi culture, sarà in grado di cogliere la ricchezza e il significato della loro
diversità. L'alternativa è ineludibile: o io sono un viaggiatore in tempi antichi, e di fronte a un prodigioso
spettacolo che sarebbe quasi del tutto incomprensibile per me e potrebbe, anzi, mi provocano allo scherno
o di disgusto, o io sono un viaggiatore dei miei giorni, accelerando in cerca di una realtà scomparsa. In
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entrambi i casi io sono il perdente ... per oggi, come vado gemendo tra le ombre, mi manca,
inevitabilmente, lo spettacolo che sta ora prendendo forma.
Lévi-Strauss insiste, a numerosi saggi sulla professione e l'insegnamento della sua materia in Antropologia
strutturale. Una magia del campo è l'esatto equivalente delle analisi di formazione subito dalla
psicoanalisi. Non di prove scritte, ma il giudizio di "membri esperti della professione", che hanno subito lo
stesso calvario psicologico, in grado di stabilire "se e quando" un antropologo candidato "ha, come risultato
del lavoro sul campo, compiuto quella rivoluzione interiore che realmente trasformarlo in un uomo nuovo
".
Tuttavia, va sottolineato che questa concezione letteraria dal suono di chiamare dell'antropologoavventuriero nato due volte spirituale, si sono impegnati a un déracinement sistematica è integrato nella
maggior parte degli scritti di Lévi-Strauss con l'insistenza sulle tecniche più illetterati della ricerca. Il suo
importante saggio sul mito in Antropologia strutturale delinea una tecnica per analizzare gli elementi di
miti in modo che questi possono essere registrate su schede IBM. Contributi europei a quello che in
America vengono chiamate le "scienze sociali" sono in notorietà estremamente basso in questo paese, per
la loro insufficiente la documentazione empirica, per la loro "umanista" debolezza per la critica della cultura
occulta, per il loro rifiuto di abbracciare le tecniche di quantificazione come un essenziale strumento di
ricerca. Lévi-Strauss saggi in Antropologia strutturale di certo sfuggire a queste critiche. Infatti, lungi dal
disdegnare il gusto americano per precisa misurazione quantitativa di tutti i problemi tradizionali, Levi
Strauss ritiene che non sofisticati o metodologicamente abbastanza. A spese della scuola francese
(Durkheim, Mauss, e loro seguaci), al quale ci si aspetterebbe che fosse alleata. Lévi-Strauss rende omaggio
sontuoso in tutta la saggi in Antropologia strutturale al lavoro degli antropologi americani in particolare
Lowie, Boas e Kroeber. Ma la sua affinità reale è chiaramente le metodologie più all'avanguardia delle
economie, la neurologia, la linguistica, e la teoria dei giochi. Per Lévi-Strauss, non c'è dubbio che
l'antropologia deve essere una scienza, piuttosto che uno studio umanistico. Il problema è solo come. "Per
secoli, egli scrive," le discipline umanistiche e delle scienze sociali si sono rassegnati a contemplare il mondo
delle scienze naturali ed esatte, come una sorta di paradiso in cui non potranno mai entrare. " Ma di
recente, una porta per il paradiso è stato aperto dai linguisti, come Roman Jakobson e la sua
scuola. Linguisti ora sappiamo come riformulare i loro problemi in modo che possano "avere una macchina
costruita da un ingegnere e fare una sorta di esperimento, del tutto simile ad un esperimento di scienze
naturali", che dirà loro: "Se l'ipotesi è utile o meno. " Linguisti-così come gli economisti e teorici del gioco
hanno dimostrato che l'antropologo "un modo per uscire dalla confusione derivante dalla conoscenza
troppo e la familiarità con i dati concreti".
Così l'uomo che si pone alla esotici a confermare la propria alienazione interiore come un fine intellettuale
urbana, puntando a vincere il suo soggetto da tradurre in un codice puramente formale. L'ambivalenza
verso l'esotico, il primitivo, non è superato, dopo tutto, ma solo dato una riaffermazione
complessa. L'antropologo, come un uomo, è impegnato a salvare la propria anima, con un atto singolare e
ambizioso di catarsi intellettuale. Ma è anche impegnata a registrare e comprendere il suo soggetto da una
modalità molto alta potenza di analisi formale di ciò che Lévi-Strauss chiama "strutturale", l'antropologia,
che cancella ogni traccia della sua esperienza personale e cancella veramente le caratteristiche umane dei
suoi soggetti, una data società primitiva.
In La Pensée Sauvage, Lévi-Strauss chiama il suo pensiero "anecdotique et géométrique". I saggi in
Antropologia strutturale mostrano soprattutto il lato geometrico del suo pensiero: sono le applicazioni di
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un formalismo rigoroso ai temi tradizionali sistemi di parentela, il totemismo, riti della pubertà, il rapporto
tra mito e rito, e così via. Una grande operazione di pulizia è in corso, e la scopa che spazza tutto pulito è la
nozione di "struttura", Lévi-Strauss si dissocia fortemente da ciò che egli chiama la "naturalistica" tendenza
dell'antropologia britannica, rappresentata da tali figure di spicco come Malinowski e RadcliffeBrown. Secondo Malinowski, empirico, l'osservazione di una singola società primitiva permetterà di
comprendere le motivazioni "universale" presente in tutte le società. Secondo Lévi-Strauss, questa è una
sciocchezza. L'antropologia non può assolutamente ottenere una conoscenza completa delle società che
studi, ma gli studi solo le caratteristiche formali che differenziano una società da un altro, l'antropologia
può essere né descrittiva né una scienza induttivo. Ha correttamente alcun interesse a base biologica,
contenuto psicologico, o una funzione sociale delle istituzioni e dei costumi. Così, mentre Malinowski e
Radcliffe-Brown sostengono, per esempio, che i legami biologici sono l'origine e il modello per ogni vincolo
di parentela, gli strutturalisti "," come Lévi-Strauss, a seguito di Kroeber e Lowie, sottolineano l'artificiosità
delle regole di parentela. Avrebbero discusso di parentela in termini di nozioni che ammettono di
trattamento matematico. Levi Strauss e gli strutturalisti, in breve, la società sarebbe vista come una partita
a scacchi. Diverse società assegnare diverse mosse per i giocatori, non c'è un modo giusto per giocare a
scacchi. Così, l'antropologo può visualizzare un rituale o un tabù, semplicemente come un insieme di
regole, prestando poca attenzione a "la natura delle parti (individui o gruppi), il cui gioco è stato modellato
queste regole". L'analogia tra l'antropologia e la linguistica è il motivo principale dei saggi in Antropologia
strutturale. Ogni comportamento, secondo Lévi-Strauss, è un linguaggio, un vocabolario e la grammatica di
ordine; antropologia non prova nulla circa la natura umana, tranne la necessità di ordine stesso. Non esiste
nessuna verità universale circa i rapporti tra, per esempio, la religione e la struttura sociale. Ci sono solo i
modelli che mostra la variabilità di uno rispetto agli altri.
Al lettore generale di Antropologia strutturale, forse l'esempio più lampante di Lévi-Strauss agnosticismo
teorica è la sua visione del mito. Egli tratta il mito come una operazione puramente formale mentale, senza
alcun contenuto psicologico o qualsiasi collegamento necessario con rito. Narrative specifiche sono esposti
disegni, come logico per la descrizione ed eventualmente l'ammorbidimento delle regole del gioco sociale,
quando essi danno luogo a una tensione o contraddizione. Per Lévi-Strauss, la logica del pensiero mitico è
pienamente altrettanto rigorosa di quella della scienza moderna. L'unica differenza è che questa logica
viene applicata a diversi problemi. Contrariamente a Mircea Eliade, il suo avversario più distinti nella teoria
della religione primitiva, Lévi-Strauss non vede alcuna differenza di qualità tra il pensiero scientifico della
società moderna "storico" e il pensiero mitico delle comunità preistoriche.
Ma nel resto di questi libri, il documentarista lucida e brillante compassionevole è stato sopraffatto dal
esteta, formalista. Il punto di nuovi romanzi e film provenienti dalla Francia di oggi è quella di sopprimere la
storia, nel suo tradizionale significato psicologico o sociale, in favore di una esplorazione formale della
struttura di un emozione. Ed è proprio in questo spirito che Lévi-Strauss applica i metodi di "analisi
strutturale" ai materiali tradizionali dell'antropologia empirica. Costumi, riti, miti e tabù sono un
linguaggio. Come nel linguaggio, in cui i suoni che compongono le parole sono, in sé, priva di senso, così le
parti di un costume o di un rito o un mito (secondo Lévi-Strauss) sono prive di significato in se
stessi. Quando si analizza il mito di Edipo, egli insiste sul fatto che le parti del mito (il bambino perduto, il
vecchio al bivio, il matrimonio con la madre, l'accecamento, ecc) non significano nulla. Solo se messi
insieme nel contesto complessivo fare le parti hanno un senso, il significato che ha un modello logico.
Questo grado di agnosticismo intellettuale è sicuramente straordinaria. E non c'è bisogno di sposare un
freudiano o una interpretazione sociologica degli elementi del mito di contestarla.
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Ogni critica seria di Lévi-Strauss, tuttavia, deve affrontare il fatto che, in ultima analisi, il suo formalismo
estremo è una scelta morale, e (più sorprendente), una visione di perfezione sociale. Radicalmente antistoricista, si rifiuta di distinguere tra "primitivi" e "storici" della società. Primitive hanno una storia, ma è a
noi sconosciuta. E la coscienza storica (che non hanno), egli sostiene l'attacco su Sartre, non è un modo
privilegiato di coscienza. Ci sono solo ciò che egli chiama rivelatore "a caldo" e "freddo" società. Le società
a caldo sono quelli moderni, guidata dai demoni del progresso storico. Le società a freddo sono quelli
primitivi, statico, cristallino, armonico. Utopia, per Lévi-Strauss, sarebbe un abbassamento della
temperatura storico grande. Nella sua lezione inaugurale al Collège de France, Lévi-Strauss ha delineato
una visione post-marxista di libertà in cui l'uomo sarebbe finalmente liberato dall'obbligo di progresso, e da
"l'età antica maledizione che l'hanno costretta a ridurre in schiavitù gli uomini, al fine per rendere possibile
il progresso. " Quindi:
Storia d'ora in poi essere completamente solo, e la società, posti al di fuori e al di sopra della storia, ancora
una volta in grado di assumere che la regolare e quasi-struttura cristallina che, il meglio conservato società
primitive ci insegnano, non è in contraddizione con l'umanità. E 'in questa visione utopistica è vero che
l'antropologia sociale troverebbe la sua giustificazione più alto, dal momento che le forme di vita e di
pensiero che gli studi non sarebbe più semplice di interesse storico e comparativa. Che corrisponderebbe
ad una possibilità permanente dell'uomo, su cui l'antropologia sociale sarebbe una missione di vigilare, in
particolare nelle ore più buie dell'uomo.
L'antropologo è quindi non solo il lutto del mondo freddo dei primitivi, ma il suo custode pure. Gemendo
tra le ombre, difficoltà a distinguere l'arcaico dal pseudoarchaic, agisce su un pessimismo eroico, diligente e
moderno complesso.
Alcune spiegazioni di alcuni capitoli del testo tratti da internet
Capitolo II
Analisi strutturale in linguistica e in antropologia
.
LINGUISTICA occupa un posto speciale tra le scienze sociali, a cui fila essa appartiene indiscutibilmente. Non
è soltanto una scienza sociale, come gli altri, ma, piuttosto, quello in cui di gran lunga i maggiori progressi
sono stati compiuti. È probabilmente l'unico che può veramente affermare di essere una scienza e che ha
ottenuto sia la formulazione di un metodo empirico e la comprensione della natura dei dati presentati alla
sua analisi. Questa posizione privilegiata porta con sé numerosi obblighi. Il linguista si trovano spesso gli
scienziati di discipline affini ma diversi traendo ispirazione dal suo esempio e cercando di seguire il suo
esempio. Noblesse oblige. Una rivista linguistica come Word non può limitarsi alla illustrazione delle teorie
strettamente linguistica e punti di vista. Si deve inoltre con favore psicologi, sociologi, antropologi e
desideroso di imparare dalla linguistica moderna la strada che conduce alla conoscenza empirica dei
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fenomeni sociali. Come Marcel Mauss ha scritto - già quaranta anni fa: "Sociologia avrebbe certamente
progredita molto più in là se fosse tutto il mondo ha seguito l'iniziativa dei linguisti. ... "La stretta
metodologica che esiste tra le due discipline impone un obbligo speciale di collaborazione su di loro.
Da allora il lavoro di Schrader è stato necessario dimostrare l'assistenza linguistica, che può rendere
l'antropologo nello studio di parentela. E 'stato un linguista e filologo (Schrader e Rose) che ha mostrato
l'improbabilità che l'ipotesi di sopravvivenze matrilineare in famiglia nell'antichità, per cui gli antropologi
tanti ancora aggrappato a quel tempo. Il linguista prevede l'antropologo con etimologie che gli consentono
di stabilire relazioni tra alcuni termini di parentela che non sono stati immediatamente
evidente. L'antropologo, d'altro canto, può portare a conoscenza dei costumi linguista, prescrizioni e divieti
che lo aiutano a comprendere il persistere di alcune caratteristiche del linguaggio o l'instabilità dei termini
o gruppi di termini. Nel corso di una riunione del Circolo linguistico di New York, Julien Bonfante una volta
illustrato questo punto di vista, rivedendo l'etimologia della parola di zio in diverse lingue
romanze. Theios Il greco corrisponde in italiano, spagnolo, portoghese e allo zio e Tio,e Egli ha aggiunto che
in alcune regioni d'Italia, lo zio si chiama Barba. La barba "," il divino "" lo zio - che una grande quantità di
suggerimenti per l'antropologo! Le indagini del tardo AM Hocart nel carattere religioso del rapporto zio e
"furto del sacrificio" con i parenti materni immediatamente vengono in mente. Qualunque sia
l'interpretazione viene data ai dati raccolti da Hocart (e la sua interpretazione non è del tutto
soddisfacente), non vi è dubbio che il linguista contribuisce alla soluzione del problema, rivelando la
sopravvivenza tenace nel vocabolario contemporaneo di rapporti che si sono da tempo scomparsi . Allo
stesso tempo, l'antropologo spiega il linguista le basi di etimologia e conferma la sua validità. Paul K.
Benedetto, in sede di esame, come linguista, i sistemi di parentela del Sud Est asiatico, è stato in grado di
dare un contributo importante per l'antropologia della famiglia in quella zona.
Ma linguisti e antropologi seguire i loro percorsi in modo indipendente. Essi arrestare, senza dubbio, di
volta in volta a comunicare l'un l'altro alcuni dei loro risultati, questi risultati, tuttavia, derivano da
operazioni diverse, e nessuno sforzo è fatto per permettere un gruppo di beneficiare dei progressi tecnici e
metodologici degli altri. Questo atteggiamento sarebbe stato giustificato in un'epoca in cui la ricerca
linguistica si appoggiò più pesantemente sulle analisi storica. In relazione alla ricerca antropologica
condotta durante lo stesso periodo, la differenza era di grado piuttosto che di genere. I linguisti ricorso ad
un metodo più rigoroso, e le loro conclusioni sono state stabilite su basi più solide, i sociologi potrebbero
seguire il loro esempio in considerazione la rinuncia della distribuzione spaziale dei tipi contemporanea
come base per le loro classifiche. Ma, dopo tutto, l'antropologia e la sociologia cercavano di linguistica solo
per intuizioni, niente preannunciato una rivelazione.
L'avvento della linguistica strutturale completamente cambiato questa situazione. Non solo rinnovare
prospettive linguistiche, una trasformazione di questa portata non si limita ad una sola
disciplina. Linguistica strutturale certamente svolgere lo stesso ruolo di rinnovamento per quanto riguarda
le scienze sociali che la fisica nucleare, per esempio, ha giocato per le scienze fisiche. In che cosa consiste
questa rivoluzione, come cerchiamo di valutare le sue implicazioni più ampia? N. Troubetzkoy, l'illustre
fondatore della linguistica strutturale, lo stesso fornito la risposta a questa domanda. In una dichiarazione
programmatica, ha ridotto il metodo strutturale di quattro operazioni di base. In primo luogo, la linguistica
strutturale si sposta dallo studio dei fenomeni linguistici consapevole allo studio della loro
infrastruttura inconscio, in secondo luogo, essa non considera termini come entità indipendenti, prendendo
invece come la sua - base di analisi delle relazioni tra termini, in terzo luogo, si introduce il concetto
di sistema - "fonemica moderna non si limita ad annunciare che i fonemi sono sempre parte di un
sistema, mostra concreti sistemi fonemica e chiarisce la loro struttura", infine, la linguistica strutturale mira
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a scoprire le leggi generali, sia per induzione "o ... per deduzione logica, che darebbe loro un carattere
assoluto. "
Così, per la prima volta, una scienza sociale è in grado di formulare le relazioni necessarie. Questo è il
significato di ultimo punto Troubetzkoy, mentre le norme precedenti mostrano come la linguistica deve
procedere, al fine di raggiungere questo scopo. Non è per noi di dimostrare che i crediti Troubetzkoy sono
giustificate. La stragrande maggioranza dei linguisti moderni sembrano abbastanza d'accordo su questo
punto. Ma quando un evento di tale importanza si svolge in una delle scienze dell'uomo, non è ammissibile
solo per, ma richieste, i rappresentanti di discipline affini subito ad esaminare le sue conseguenze e la sua
possibile applicazione ai fenomeni di un altro ordine.
Nuove prospettive per poi aprirsi. Non siamo più che fare con una collaborazione occasionale in cui il
linguista e antropologo, ognuno dei quali lavora da solo, di tanto in tanto di comunicare i risultati che
ognuno pensa temi l'altra. Nello studio dei problemi di parentela (e, senza dubbio, lo studio dei problemi
anche altri), l'antropologo si trova in una situazione che assomiglia formalmente che del linguista
strutturali. Come i fonemi, i termini di parentela sono elementi di significato, come i fonemi, acquistano
senso solo se vengono integrati in sistemi. "Sistemi di parentela," Eke "sistemi fonemica", sono costruite
con la mente a livello del pensiero inconscio. Infine, il ripetersi di schemi di parentela, le regole del
matrimonio, simili atteggiamenti prescritto tra alcuni tipi di parenti, e così via, sparsi nelle regioni del globo
e nelle società fondamentalmente diversa, ci porta a credere che, nel caso di parentela, nonché linguistica, i
fenomeni osservabili frutto dell'azione delle leggi generali, ma che sono implicite. Il problema può quindi
essere formulato come segue: Anche se appartengono ad un altro ordine di realtà, i fenomeni di parentela
sono dello stesso tipo di fenomeni linguistici. Può l'antropologo, utilizzando un metodo analogo in forma (se
non nel contenuto) per il metodo utilizzato in linguistica strutturale, ottenere lo stesso tipo di progressi
nella propria scienza, come quella che ha avuto luogo in linguistica?
Saremo ancor più fortemente incline a seguire questa strada dopo l'osservazione sono stati realizzati. Lo
studio dei problemi di parentela è oggi affrontata negli stessi termini, e sembra essere in preda a delle
difficoltà come è stata la linguistica, alla vigilia della rivoluzione strutturalista. C'è una sorprendente
analogia tra alcuni tentativi da fiumi e la linguistica storico, che ha cercato i suoi principi si spiega prima di
tutto nella storia. In entrambi i casi, spetta esclusivamente (o quasi esclusivamente) l'analisi diacronica, che
deve rendere conto di fenomeni sincronici. Troubetzkoy, confrontando la linguistica strutturale e linguistica
antica, linguistica strutturale definisce come uno strutturalismo "sistematica e universalismo", che
contrasta con l'individualismo e la "atomismo" delle ex scuole. E quando egli considera l'analisi diacronica,
la sua prospettiva è un profondamente modificato: "L'evoluzione di un sistema di fonemica in un dato
momento è diretto dalla tendenza verso un obiettivo. ... Questa evoluzione ha quindi una direzione, una
logica interna, che fonemica storico è chiamato a chiarire. "The" individualista "e" atomistica
"interpretazione, fondata esclusivamente sulla contingenza storica, che viene criticata da Troubetzkoy e
Jakobson, è in realtà la stessa di quella che viene generalmente applicata a problemi di parentela. Ogni
dettaglio di terminologia e di ogni norma speciale matrimonio è associato ad una specifica personalizzata
sia come sua conseguenza o alla sua sopravvivenza. Abbiamo quindi soddisfare con un caos di
discontinuità. Nessuno si chiede come i sistemi di parentela, considerato come totalità sincronica, potrebbe
essere il prodotto arbitrario di una convergenza di diverse istituzioni eterogenee (la maggior parte dei quali
sono ipotetici), e tuttavia la funzione con una certa regolarità ed efficacia.
Tuttavia, una difficoltà preliminare impedisce la trasposizione del metodo fonemica allo studio
antropologico dei popoli primitivi. L'analogia tra i sistemi superficiali fonemica e sistemi di parentela è così
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forte che si mette subito sul binario sbagliato. Non è corretto equiparare termini di parentela e fonemi
linguistici dal punto di vista del loro trattamento formale. Sappiamo che per ottenere una legge strutturale
del linguista analisi fonemi in "caratteristiche", che egli può gruppo in uno o più "coppie di opposizioni." A
seguito di un metodo analogo, l'antropologo potrebbe essere tentato di scomporre analiticamente i termini
di parentela di un dato sistema nelle loro componenti. Nel nostro sistema di parentela proprio, per
esempio, il padre termine ha una connotazione positiva per quanto riguarda il sesso, l'età relativa, e la
generazione, ma ha un valore pari a zero sulla dimensione di collaterality, e non si può esprimere un
rapporto affinal. Pertanto, per ogni sistema, ci si potrebbe chiedere quali relazioni sono espressi e, per ogni
termine del sistema, cosa connotazione - positivo o negativo - si svolge per quanto riguarda ciascuna delle
seguenti relazioni: generazione, collaterality, sesso, età relativa, affinità, ecc E 'a questa "micro-sociologici",
livello che si potrebbe sperare di scoprire le leggi più generali strutturali, come il linguista scopre la sua a
livello infraphonemic o il fisico a infra-livello molecolare o atomico. Si potrebbe interpretare il tentativo
interessante di Davis e Warner in questi termini.
Ma un triplice obiezione sorge immediatamente. Una vera e propria analisi scientifica deve essere reale, la
semplificazione, ed esplicativa. In tal modo le caratteristiche distintive che sono il prodotto di analisi
fonemica hanno un'esistenza oggettiva da tre punti di vista: psicologico, fisiologico, e anche fisici, sono
meno numerosi che i fonemi che risultano dalla loro combinazione e, infine, ci consentono per capire e
ricostruire il sistema.Niente del genere sarebbe emersa dalle ipotesi precedenti. Il trattamento dei termini
di parentela, che abbiamo appena delineato è analitico solo in apparenza, perché, in realtà, il risultato è più
astratto principio, invece di muoversi verso il concreto, ci si allontana da esso, e il sistema definitivo - se il
sistema esiste è - è solo concettuale. In secondo luogo, Davis e sperimentare Warner dimostra che il
sistema realizzato con questa procedura è infinitamente più complesso e più difficile da interpretare
rispetto ai dati empirici. Infine, l'ipotesi non ha alcun valore esplicativo, cioè non conduce ad una
comprensione della natura del sistema e ancor meno di una ricostruzione delle sue origini.
Qual è la ragione di questo fallimento? Una adesione troppo letterale al metodo di linguistica tradisce in
realtà la sua stessa essenza. Termini di parentela, non solo hanno una esistenza sociologica, ma sono anche
gli elementi del discorso. In fretta e furia ad applicare i metodi di analisi linguistica, non dobbiamo
dimenticare che, come una parte del vocabolario, termini di parentela devono essere trattati con metodi
linguistici in modo diretto e non analoghi. Linguistica ci insegna proprio che l'analisi strutturali non possono
essere applicate direttamente alle parole, ma solo a parole precedentemente ripartiti in fonemi. Non vi
sono rapporti necessari a livello di vocabolario. Questo vale per tutti gli elementi di vocabolario, compresi i
termini di parentela. Dal momento che questo vale anche per la linguistica, essa dovrebbe applicarsi ipso
facto alla sociologia del linguaggio. Un tentativo come quello la cui possibilità di cui stiamo discutendo in tal
modo di ampliare il metodo della linguistica strutturale, ignorando le sue esigenze di base. Kroeber
profeticamente previsto questa difficoltà in un articolo scritto molti anni fa. E se, in quel momento, ha
concluso che l'analisi strutturale della terminologia di parentela era impossibile, dobbiamo ricordare che la
linguistica stessa è stata poi limitata a fonetiche, psicologici, e analisi storica. Se è vero che le scienze sociali
devono condividere i limiti della linguistica, ma possono anche beneficiare dei suoi progressi.
Non dobbiamo neppure dimenticare le profonde differenze tra il grafico fonemi di una lingua e la tabella
dei termini di parentela di una società. In primo luogo non vi può essere alcun dubbio sul funzionamento,
tutti sappiamo che il linguaggio serve come mezzo di comunicazione. On D'altra parte, ciò che il linguista
non sapeva che cosa e linguistica strutturale solo gli ha permesso di scoprire è il modo in cui il linguaggio
raggiunge questo scopo. La funzione era ovvio, il sistema è rimasto sconosciuto. A questo proposito,
l'antropologo si trova nella situazione opposta.Sappiamo, dal momento che l'opera di Lewis H. Morgan, che
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i termini di parentela costituiscono sistemi; d'altra parte, noi ancora non sappiamo la loro
funzione. L'interpretazione errata di questa situazione iniziale riduce maggior parte delle analisi strutturali
di sistemi di parentela di tautologie puro. Dimostrano l'ovvio e abbandono l'ignoto.
Ciò non significa che dobbiamo abbandonare la speranza di introdurre l'ordine e la scoperta di significato
nella nomenclatura parentela. Ma, si dovrebbe almeno riconoscere i problemi specifici sollevati dalla
sociologia del vocabolario e il carattere ambiguo delle relazioni tra i suoi metodi e quelli della
linguistica. Per questo motivo, sarebbe preferibile limitare la discussione a un caso in cui l'analogia può
essere chiaramente definiti.Fortunatamente, abbiamo appena un caso del genere a disposizione.
Ciò che viene comunemente definito un sistema di "parentela" comprende due ordini del tutto diversa
della realtà. In primo luogo, vi sono termini attraverso i quali vari tipi di rapporti familiari sono espressi.
Parentela, ma non si esprime solo attraverso la nomenclatura. Le persone o le categorie di persone che
utilizzano questi termini si sentono (o non si sentono, a seconda dei casi può essere), vincolato da un
comportamento prescritto nelle loro relazioni con l'un l'altro, come il rispetto e la familiarità, diritti e
obblighi, e di affetto o di ostilità. Così, insieme con quello che propongo di chiamare il sistema di
terminologia (che, a rigor di termini, costituisce il sistema di vocabolario), c'è un altro sistema, sia
psicologiche e sociali in natura, che chiameremo il sistema di atteggiamenti. Se è vero (come abbiamo
dimostrato, sopra) che lo studio di sistemi di terminologia ci pone in una situazione analoga, ma di fronte,
per la situazione in cui abbiamo a che fare con i sistemi fonemica, questa difficoltà è "capovolto", per così
dire, quando ci esaminare i sistemi di atteggiamenti. Possiamo immaginare il ruolo svolto dai sistemi di
atteggiamenti, che è, per assicurare la coesione del gruppo e di equilibrio, ma non riusciamo a capire la
natura delle interconnessioni tra i diversi atteggiamenti, né noi percepiamo la loro necessità. In altre
parole, come nel caso del linguaggio, si sa la loro funzione, ma il sistema non è noto.
Così troviamo una profonda differenza tra il sistema della terminologia e il sistema di atteggiamenti, e
dobbiamo essere in disaccordo con AR Radcliffe-Brown, se credeva veramente, come è stato detto di lui,
che gli atteggiamenti non sono altro che l'espressione o la trasposizione di termini a livello affettivo. Gli
ultimi anni hanno fornito numerosi esempi di gruppi i cui tabella di termini di parentela non rispecchia
fedelmente l'atteggiamento della famiglia, e viceversa. Sarebbe errato ritenere che il sistema di parentela
costituisce il principale mezzo di regolare i rapporti interpersonali in tutte le società. Anche nelle società
dove il sistema di parentela non funziona in quanto tale, non svolgere questo ruolo in tutto il mondo nella
stessa misura. Inoltre, è sempre necessario distinguere tra due tipi di atteggiamenti: atteggiamenti in primo
luogo, la diffusa, uncrystallised, e non istituzionalizzato, che possiamo considerare come il riflesso o di
recepimento della terminologia a livello psicologico, e la seconda, insieme, o in aggiunta a quelli precedenti,
quegli atteggiamenti che vengono stilizzati, prescritti, e sancita dal tabù o privilegi e si esprime attraverso
un rituale fisso. Questi atteggiamenti, lungi dal riflettere automaticamente la nomenclatura, che spesso
appaiono come elaborazioni secondarie, che servono a risolvere le contraddizioni e superare le carenze
inerenti al sistema terminologico. Questo carattere sintetico è straordinariamente evidente tra i Munkan
Wik dell'Australia. In questo gruppo, scherzando privilegi sanzione una contraddizione tra i rapporti di
parentela che legano due uomini non sposati e la relazione teorica che si deve supporre che esistano tra
loro al fine di rendere conto del loro matrimonio in seguito a due donne che non stanno per sé nel rapporto
corrispondente . Esiste una contraddizione tra due possibili sistemi di nomenclatura, e l'accento posto sugli
atteggiamenti rappresenta un tentativo di integrare o superare questa contraddizione. Possiamo facilmente
d'accordo con Radcliffe-Brown e di affermare l'esistenza di rapporti reali di interdipendenza tra la
terminologia e il resto del sistema. Alcuni dei suoi critici commesso l'errore di dedurre dalla mancanza di un
rigoroso parallelismo tra gli atteggiamenti e la nomenclatura, che i due sistemi sono reciprocamente
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indipendenti. Ma questo rapporto di interdipendenza non implica uno-a-uno. Il sistema di atteggiamenti
costituisce, piuttosto, una integrazione dinamica del sistema di terminologia.
Concesso l'ipotesi (di cui abbiamo piena adesione) di una relazione funzionale tra i due sistemi, siamo
comunque diritto, per ragioni metodologiche, di trattare in modo indipendente i problemi relativi a ciascun
sistema. Questo è ciò che ci proponiamo di fare qui per un problema che è giustamente considerata il
punto di partenza per qualsiasi teoria di atteggiamenti - che dello zio materno. Cercheremo di mostrare
come un recepimento formale del metodo della linguistica strutturale ci permette di fare nuova luce su
questo problema. Perché il rapporto tra nipote e zio materno sembra essere stato al centro di elaborazione
significativo in un gran numero di società primitive, gli antropologi hanno dedicato particolare attenzione
ad esso. Non è sufficiente notare la frequenza di questo tema, dobbiamo anche conto di essa. ...
Capitolo XII
Struttura e Dialettica
Da Lang a Malinowski, attraverso Durkheim, Lévy-Bruhl, e van der Leeuw, sociologi e antropologi che si
sono interessati a le interrelazioni tra mito e rito sono considerati come reciprocamente ridondanti. Alcuni
di questi pensatori si veda in ogni mito, la proiezione ideologica di un rito, lo scopo del mito è quello di
fornire una base per il rito. Altri invertono il rapporto e il rituale considerano come una sorta di illustrazione
drammatizzata del mito. Indipendentemente dal fatto che il mito e il rito è l'originale, che si replicano a
vicenda; il mito esiste a livello concettuale e il rituale del livello di azione. In entrambi i casi, si assume una
corrispondenza regolare tra i due, in altre parole, una omologia. Curiosamente, questa omologia è
dimostrabile solo in un numero limitato di casi. Resta da vedere perché tutti i miti non corrispondono ai riti
e viceversa, e più importante, perché ci dovrebbe essere una tale replica curioso, in primo luogo.
Ho intenzione di dimostrare per mezzo di un esempio concreto che questa omologia non sempre esiste, o,
più specificamente, che quando facciamo trovare un omologia, potrebbe benissimo costituire un esempio
particolare di un rapporto più generale tra mito e rituale e tra i riti stessi.Un tale rapporto generalizzato
comporterebbe uno-a-uno scambio di corrispondenza tra gli elementi di riti che sembrano differire, o tra gli
elementi di uno qualsiasi rito e mito, uno qualsiasi. Una tale corrispondenza non poteva, tuttavia, essere
considerata una omologia. Nell'esempio di essere discusso in questa sede, la ricostruzione della
corrispondenza richiede una serie di operazioni preliminari. - Che è, permutazioni o trasformazioni che
possono fornire la chiave per la corrispondenza. Se questa ipotesi è corretta, dovremo rinunciare alla
causalità meccanica come una spiegazione e, invece, di concepire il rapporto tra mito e rituale come
dialettica, accessibile solo se entrambi sono prima stati ridotti ai loro elementi strutturali. ...
Capitolo XV
Struttura sociale
IL TERMINE "struttura sociale" si riferisce a un gruppo di problemi la cui portata appare così ampio e la
definizione talmente imprecisa che non è certo possibile che un documento di dimensione strettamente
limitata a soddisfare pienamente. Questo si riflette nel programma di questo simposio, in cui i problemi
strettamente connessi alla struttura sociale sono stati attribuiti a diversi studi, come quelli su "Stile",
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"categorie universali della cultura" e "strutturali Linguistica." Questi devono essere letti in connessione con
il presente documento.
D'altro canto, gli studi in strutture sociali hanno a che fare con gli aspetti formali dei fenomeni sociali, sono
quindi difficili da definire, e ancor più difficile da discutere, senza sovrapposizione di altri settori attinenti
alle scienze esatte e naturali, dove i problemi sono altrettanto impostato in termini formali, o meglio, dove
l'espressione formale di problemi diversi ammette lo stesso tipo di trattamento. È un dato di fatto,
l'interesse principale degli studi di struttura sociale sembra essere che danno la speranza antropologo che,
grazie alla formalizzazione dei suoi problemi, si possono prendere in prestito i metodi ed i tipi di soluzioni di
varie discipline che sono andati molto più avanti della propria in quella direzione.
Stando così le cose, è ovvio che il termine "struttura sociale" ha bisogno prima di essere definite e che
qualche spiegazione dovrebbe essere data la differenza che aiuta a distinguere gli studi nella struttura
sociale dal campo illimitato di descrizioni, analisi e teorie che si occupano con le relazioni sociali in generale,
che si fondono con tutta la portata di antropologia sociale. Ciò è tanto più necessario, dato che alcuni di
coloro che hanno contribuito a fissare la struttura sociale a parte, come uno speciale campo di studi
antropologici concepito il primo in molti modi diversi e talvolta persino, a quanto pare, è venuto a nutrire
seri dubbi circa la validità della loro impresa. Ad esempio, Kroeber scrive nella seconda edizione della
sua antropologia:
"Struttura" sembra essere solo un cedimento a una parola che ha un significato tutto bene, ma
improvvisamente diventa moda attraente per una decina di anni - come "razionalizzazione" - e durante la
sua moda tende ad essere applicato indiscriminatamente a causa delle connotazioni piacevole del suo
suono . Naturalmente una personalità tipica può essere considerata come avente una struttura. Ma così è
possibile una fisiologia, ogni organismo, tutte le società e tutte le culture, i cristalli, le macchine - di fatto
tutto ciò che non è del tutto amorfo ha una struttura. So What "struttura", aggiunge il senso della nostra
frase sembra essere nulla, se non a provocare una certa perplessità piacevole. '
Anche se questo passaggio riguarda più in particolare la nozione di "struttura della personalità di base," ha
conseguenze devastanti per quanto riguarda l'uso generalizzato del concetto di struttura in antropologia.
Un altro motivo rende una definizione della struttura sociale obbligatoria: Dal punto di vista strutturalista
che si deve adottare se solo per dare il problema del suo significato, sarebbe inutile cercare di raggiungere
una definizione valida di struttura sociale su base induttiva, da astraendo gli elementi comuni in relazione
agli usi e alle definizioni correnti tra tutti gli studiosi che affermano di aver fatto "struttura sociale"
l'oggetto dei loro studi. Se questi concetti hanno un significato a tutti, che significa, in primo luogo, che la
nozione di struttura è una struttura. Questo cercheremo di delineare fin dall'inizio come una precauzione
contro lasciarci essere sommersi da un inventario noioso di libri e articoli si occupano di relazioni sociali, la
mera elencazione delle quali sarebbe più che di scarico dello spazio limitato a nostra disposizione. In una
fase successiva dovremo vedere quanto e in quali direzioni il termine "struttura sociale", come usato da
diversi autori, si discosta dalla nostra definizione. Ciò avverrà nella sezione dedicata alla parentela, in
quanto la nozione di struttura ha trovato la sua applicazione principale in questo settore e dato che gli
antropologi hanno generalmente scelto di esprimere le proprie opinioni teoriche anche a tale riguardo.
DEFINIZIONE E PROBLEMI DI METODO
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Passando ora al compito di definire "struttura sociale", c'è un punto che va chiarito subito. Il termine
"struttura sociale" non ha nulla a che fare con la realtà empirica, ma con modelli che vengono costruiti
dopo. Questo dovrebbe aiutare a chiarire differenza tra i due concetti, che sono così vicini gli uni che sono
stati spesso confusi, vale a dire, quelli della struttura sociale e delle relazioni sociali. Sarà sufficiente per
affermare in questa relazioni sociali costituito da materie prime out di cui i modelli che compongono la
struttura sociale sono costruite, mentre la struttura sociale può, in alcun modo, essere ridotto al complesso
delle relazioni sociali a essere descritto in una data società. Pertanto, la struttura sociale non può
pretendere un campo proprio tra gli altri, negli studi sociali. Si tratta piuttosto di un metodo da applicare a
qualsiasi tipo di studi sociali, in modo simile per l'analisi strutturale in corso in altre discipline.
La questione diventa allora quello di verificare che tipo di modello merita il nome di "struttura". Questa non
è una questione antropologica, ma che appartiene alla metodologia della scienza in generale. Tenendo
questo in mente, possiamo dire che una struttura costituita da un incontro modello con requisiti diversi.
In primo luogo, la struttura presenta le caratteristiche di un sistema. Esso si compone di vari elementi,
nessuno dei quali può subire un cambiamento senza cambiamenti da effettuare in tutti gli altri elementi.
In secondo luogo, per ogni modello che ci dovrebbe essere una possibilità di ordinare una serie di
trasformazioni derivanti in un gruppo di modelli dello stesso tipo.
In terzo luogo, le proprietà di cui sopra consentono di prevedere come il modello reagirà se uno o più dei
suoi elementi sono sottoposti ad alcune modifiche.
Infine, il modello deve essere costituita in modo da rendere immediatamente comprensibile tutti i fatti
osservati.
Questi sono i requisiti per il modello con il valore strutturale, le conseguenze più seguire. Questi, tuttavia,
non riguardano la definizione della struttura, ma hanno a che fare con le proprietà capo esposti e dei
problemi sollevati dalla analisi strutturale, se previste nei settori sociali e gli altri.
L'osservazione e la sperimentazione.
Grande attenzione dovrebbe essere presa a distinguere tra l'osservazione e il livello sperimentale. A
osservare i fatti ed elaborare i dispositivi metodologici che consentono la costruzione di modelli di questi
fatti non è affatto la stessa cosa per sperimentare i modelli. By "esperimenti su modelli," si intende
l'insieme di procedure volte a verificare come un dato di fatto modello reagirà quando vengono sottoposte
al cambiamento e al confronto tra modelli dello stesso tipo o differenti. Questa distinzione è tanto più
necessario, dato che molte discussioni sulla struttura sociale ruotano attorno l'apparente contraddizione
tra la concretezza e l'individualità dei dati etnologici e l'astratto e formale carattere generale esposte da
studi strutturali. Questa contraddizione, sparisce come si arriva a capire che queste caratteristiche
appartengono a due livelli completamente diversi, o piuttosto a due fasi del processo stesso. A livello di
osservazione, in quello principale potrebbe quasi dire l'unica regola è che tutti i fatti devono essere
attentamente osservati e descritti, senza consentire alcun preconcetto teorico di decidere se alcuni sono
più importanti di altri.Questa regola implica, a sua volta, che i fatti devono essere studiati in relazione a se
stessi (da che tipo di processo di cemento sono venuti in essere?) E in relazione al tutto (sempre al fine di
mettere in relazione ogni modifica che può essere osservata in un settore alla situazione globale in cui
prima apparizione).
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Questa regola con i suoi corollari è stata esplicitamente formulata da K. Goldstein in relazione a studi psicofisiologici, e può essere ritenuta valida per qualsiasi tipo di analisi strutturale. La conseguenza immediata è
che, lungi dall'essere in contraddizione, vi è una diretta rapporto tra il dettaglio e la concretezza della
descrizione etnografica e la validità e la generalità del modello che viene costruito dopo. Infatti, anche se
molti modelli possono essere usati come dispositivi conveniente per descrivere e spiegare i fenomeni, è
evidente che il modello migliore sarà sempre quello che è vero, che è il modello più semplice possibile che,
pur essendo derivati esclusivamente da fatti sotto esame, rende anche possibile per tenere conto di tutti
loro. Pertanto, il primo compito è quello di accertare quali siano tali fatti.
Coscienza e inconscio
Una seconda distinzione ha a che fare con il carattere conscia o inconscia dei modelli. Nella storia del
pensiero strutturale, Boas può essere merito di aver introdotto questa distinzione. Egli ha chiarito che una
categoria di fatti è più facile cedere alle analisi strutturale quando il gruppo sociale in cui essa si manifesta
non ha elaborato un modello consapevole di interpretare o lo giustifichino. Alcuni lettori potrebbero essere
sorpresi di trovare il nome Boas 'citato in connessione con la teoria strutturale, dal momento che è stato
spesso descritto come uno dei principali ostacoli sul suo cammino. Ma questo scrittore ha cercato di
dimostrare che le carenze Boas 'in materia di studi strutturali non stava nella sua incapacità di
comprendere la loro importanza e il significato, cosa che fece, come un dato di fatto, nel modo più
profetico. Hanno invece dato dal fatto che ha imposto strutturali studi condizioni di validità, alcuni dei quali
resterà per sempre parte della loro metodologia, mentre alcuni altri sono così esigente e impossibili da
soddisfare che avrebbero appassiti sviluppo scientifico in ogni campo.
Un modello strutturale può essere conscia o inconscia, senza che tale differenza che influisce sulla sua
natura. Si può solo dire che quando la struttura di un certo tipo di fenomeni non si trovano a grande
profondità, è più probabile che qualche tipo di modello, in piedi come uno schermo per nasconderlo,
esisterà nella coscienza collettiva. Per cosciente modelli, che sono generalmente noti come "norme", per
definizione, sono quelli più poveri, dal momento che non sono destinati a spiegare i fenomeni, ma di
perpetuare loro. Pertanto, l'analisi strutturale è di fronte ad uno strano paradosso ben noto per il linguista,
che è: l'organizzazione strutturale è più evidente, più difficile diventa per raggiungerla a causa dei modelli
inesatte cosciente sdraiato sul sentiero che conduce ad essa.
Dal punto di vista del grado di coscienza, l'antropologo si trova di fronte a due tipi di situazioni. Si può avere
per costruire un modello da fenomeni di carattere sistematico, che ha suscitato alcuna consapevolezza da
parte della cultura, questo è il tipo più semplice di situazione a cui si riferisce Boas a fornire il terreno più
facile per la ricerca antropologica. Oppure l'antropologo si occuperà, da un lato con i fenomeni prime e,
dall'altro, con i modelli già costruiti dalla cultura di interpretare l'ex. Anche se è probabile che, per le ragioni
sopra esposte, questi modelli si rivelerà soddisfacente, essa non è affatto necessario che questo dovrebbe
essere sempre il caso. Come un dato di fatto, molti "primitive" culture hanno costruito i modelli dei loro
regolamenti matrimonio, che sono molto più al punto di modelli costruiti dagli antropologi professionisti
Così non si può fare a meno di studiare "di una cultura fatta in casa", i modelli per due motivi. In primo
luogo, questi modelli potrebbe rivelarsi esatte o, almeno, a fornire alcune indicazioni sulla struttura dei
fenomeni, dopo tutto, ogni cultura ha i suoi teorici, le cui contributi meritano la stessa attenzione di quello
che l'antropologo dà ai colleghi. E, dall'altro, anche se i modelli sono parziali o errate, il bias molto e il tipo
di errore sono una parte dei fatti oggetto di studio e, probabilmente, si collocano tra le più significative. Ma
anche quando prende in considerazione questi modelli culturalmente prodotta, l'antropologo non
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dimenticare - come è stato a volte accusato di fare - che le norme culturali non sono di per sé strutture.Al
contrario, essi forniscono un importante contributo alla comprensione delle strutture, sia come documenti
di fatto o come contributi teorici simili a quelle dell'antropologo stesso.
Questo punto è stato dato grande attenzione da parte della scuola sociologica francese. Durkheim e Mauss,
per esempio, hanno sempre avuto cura di sostituire, come punto di partenza per l'indagine delle categorie
nativo di pensiero, le rappresentazioni coscienti prevalente tra gli stessi indigeni di quelle derivanti dalla
propria cultura dell'antropologo. Questo è stato senza dubbio un passo importante, che, tuttavia, sono
venute meno del suo obiettivo, perché questi autori non erano sufficientemente consapevoli che nativo
rappresentazioni consce, per quanto importanti siano, possono essere altrettanto lontano dalla realtà
inconscia come qualsiasi altro.
Struttura e Misura.
Si è spesso ritenuto che uno degli interessi principali del concetto di struttura è quello di consentire
l'introduzione di misura in antropologia sociale. Questo punto di vista è stato favorito dalla comparsa
frequente di matematica o semi-AIDS matematica in libri o articoli in materia di struttura sociale . E 'vero
che in alcuni casi, l'analisi strutturale ha permesso di attribuire valori numerici a invarianti. Questo è stato,
per esempio, il risultato di uno studio Kroeber di moda femminile vestito, una pietra miliare nel campo
della ricerca strutturale, come pure di un paio di altri studi che verrà discusso di seguito.
Tuttavia, si dovrebbe tenere a mente che non vi è alcun nesso necessario tra la misura e la struttura. Studi
strutturali, nelle scienze sociali, il risultato indiretto dei recenti sviluppi in matematica, che hanno dato
maggiore importanza al punto di vista qualitativo, in contrapposizione al quantitativa punto di vista della
matematica tradizionale. È diventato possibile, quindi, in settori quali la logica matematica, teoria degli
insiemi, teoria dei gruppi, e la topologia, per sviluppare un approccio rigoroso ai problemi che non
ammettono una soluzione metrica. L'impegno eccezionale in questo contesto - che si offrono come
trampolini di lancio non è ancora utilizzata per e scienziato sociale si trova in J. von Neumann e O.
Morgenstern, Theory of Games and Economic Behaviour, N. Wiener, Cibernetica e C. Shannon e W.
Weaver, La teoria matematica della comunicazione. ...
Capitolo XVI ...
Io non postulano una sorta di pre-sintonia esistente tra i diversi livelli della struttura. Essi possono essere e spesso lo sono - del tutto contraddittorie, ma i modi di contraddizione appartengono tutti dello stesso
tipo. Infatti, secondo il materialismo dialettico che deve sempre essere possibile procedere, mediante
trasformazione, dalla struttura economica e sociale alla struttura del diritto, l'arte, o di religione. Ma Marx
non ha mai sostenuto che vi era un solo tipo di trasformazione - per esempio, che l'ideologia era
semplicemente un immagine "a specchio" delle relazioni sociali. A suo parere, queste trasformazioni sono
state dialettica, e in alcuni casi ha fatto di tutto per scoprire la trasformazione fondamentale che a prima
vista sembrava sfidare l'analisi.
Se ci concessione, a seguito di pensiero marxista, che le infrastrutture e sovrastrutture sono costituite da
più livelli e che non vi vari tipi di trasformazioni da un livello ad un altro, diventa possibile - in ultima analisi,
ed a condizione che il contenuto non tener conto - per individuare i diversi tipi in termini di tipi di
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trasformazioni che avvengono al loro interno. Questi tipi di trasformazioni ammonta a formule che mostra
il numero, la grandezza, la direzione e l'ordine delle circonvoluzioni che deve essere sciolto, per così dire, al
fine di scoprire (logicamente , rapporto non normativo) un ideale omologa tra i diversi livelli strutturali.
Ora, questa riduzione di un ideale rapporto di omologa è al tempo stesso una critica. Sostituendo un
modello complesso, con un semplice modello che ha maggior valore logico, l'antropologo rivela le
deviazioni e le manovre, conscio e inconscio, che ciascuna società utilizza nel tentativo di risolvere le sue
contraddizioni - o comunque di nasconderli.
Questa precisazione, già presentati dai miei studi precedenti, che Gurvitch avrebbe dovuto prendere in
considerazione, può esporre a me ancora un'altra critica. Se ogni società ha il medesimo difetto, si
manifesta con il duplice problema - di disarmonia logica e la disuguaglianza sociale, perché i suoi membri
più riflessivo cercare di cambiarla? Cambiamento significherebbe solo la sostituzione di una forma sociale
da un altro, e se uno non è migliore rispetto agli altri, perché preoccuparsi?
A sostegno di questa tesi, Rodinson cita un passo di Tristes Tropiques: "Nessuna società umana è
fondamentalmente buona, ma non è nessuno di essi fondamentalmente cattivo; tutti i loro membri offrono
alcuni vantaggi, anche se bisogna tener presente un residuo di iniquità, a quanto pare più o meno costante
nella sua importanza ... .
Ma qui Rodinson isolati, in maniera distorta, un passo in un processo di ragionamento che ho cercato di
risolvere il conflitto apparente tra pensiero e azione. In realtà:
(1) Nel passaggio di critiche da parte Rodinson, l'argomento relativistico serve solo di opporsi a qualsiasi
tentativo di classificazione, in relazione l'uno all'altro, le società di distanza da quello di un osservatore - per
esempio, dal nostro punto di vista, un gruppo melanesiano e un North American tribù. Ritengo che non
abbiamo a disposizione quadro concettuale che può essere legittimamente applicata alle società situate
poli opposti del mondo, sociologico e considerati nei loro rapporti reciproci.
(2) D'altro canto, ho accuratamente distinguere questo primo fotogramma da una molto diversa, che
consiste nel confrontare le società remote, ma due fasi storicamente legate allo sviluppo della nostra
società - o, a generalizzare, della società dell'osservatore . Quando il quadro di riferimento è quindi
"interiorizzata", tutto cambia. Questa seconda fase ci permette, senza trattenere nulla da una particolare
società,
... a fare uso di tutti e di ciascuno di loro al fine di distinguere quei principi di vita sociale che possono
essere applicati alla riforma dei nostri costumi, e non di quelli di società estere alle nostre. Vale a dire, in
relazione alla nostra società ci troviamo in una posizione di privilegio che è esattamente contraria a quella
che ho appena descritto, per la nostra società è l'unico che si può trasformare e ancora non distruggere, dal
momento che le modifiche dovremmo introdurre sarebbe venuto dal di dentro.
Lungi dall'essere soddisfatto, poi, con un relativismo statica - come lo sono alcuni antropologi americani
giustamente criticata da Rodinson (ma con cui si identifica erroneamente me) - I denunciare come un
pericolo sempre presente sul percorso dell'antropologo. La mia soluzione è costruttivo, in quanto derivante
dagli stessi principi, due atteggiamenti apparentemente contraddittori, vale a dire, il rispetto per le società
molto diversa dalla nostra, e la partecipazione attiva nella trasformazione della nostra società.
C'è qualche ragione qui, come sostiene Rodinson, "per ridurre Billancourt alla disperazione"? Billancourt
meriterebbe scarsa considerazione, se il cannibalismo a modo suo (e più seriamente di quanto non l'uomo
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primitivo, mangiafuoco, per il suo cannibalismo sarebbe spirituali), devono sentirsi necessario per la sua
sicurezza intellettuale e morale che la Papua diventare nient'altro che proletari. Fortunatamente, teoria
antropologica non svolgono un ruolo importante nel rivendicazioni sindacali. D'altra parte, mi stupisce che
uno scienziato con idee avanzate dovrebbe presentare un argomento già formulate da pensatori di un
orientamento completamente diverso.
Né di razza e di storia, né in Tristes Tropiques ho intenzione di screditare l'idea di progresso, anzi, vorrei
vedere progressi trasferiti dal rango di una categoria universale dello sviluppo umano a quello di una
particolare modalità di esistenza, caratteristica della nostra stessa società - e forse di molti altri - ogni volta
che la società raggiunge la fase di auto-consapevolezza.
Dire che questo concetto di progresso - il progresso considerato come una proprietà interna di una
determinata società e privo di un significato trascendente di fuori di esso - porterebbe gli uomini di
scoraggiamento, mi sembra di essere una trasposizione nel linguaggio storico e sul livello di collettivo vita,
l'argomento familiare che tutta la moralità sarebbe compromessa se l'individuo ha cessato di credere
nell'immortalità della sua anima. Per secoli, questo argomento, in modo molto simile a Rodinson, è stato
sollevato di opporsi ateismo. Ateismo sarebbe "ridurre gli uomini alla disperazione" - più in particolare la
classe operaia, che, si temeva, perderebbero la loro motivazione al lavoro se non ci fossero punizioni o
ricompense promesso nell'aldilà.
Tuttavia, ci sono molti uomini (soprattutto in Billancourt) che accettano l'idea di una esistenza personale
limitato alla durata della loro vita terrena, non per questo motivo hanno abbandonato il loro senso di
moralità o la loro disponibilità a lavorare per il miglioramento del loro destino e quella dei loro discendenti.
È ciò che è vero per le persone meno vero per i gruppi? Una società può vivere, agire, e di essere
trasformato, e ancora evitare di diventare intossicato con la convinzione che tutte le società che lo hanno
preceduto nel corso di decine di millenni ha fatto altro che preparare il terreno peril suo avvento, che tutti i
suoi contemporanei - anche quelli a antipodi - sono diligentemente cercando di superare, e che la società
che avrà esito positivo fino alla fine dei tempi dovrebbe essere principalmente interessati con le seguenti
nel suo percorso. Questo atteggiamento è così ingenua come sostenere che la terra occupa il centro
dell'universo e che l'uomo è il culmine della creazione. Quando si professa oggi a sostegno della nostra
società particolare, è odioso.
Che cosa è più, Rodinson mi attacca in nome del marxismo, considerando che la mia concezione è
infinitamente più vicina alla posizione di Marx che la sua. Vorrei sottolineare, in primo luogo, che le
distinzioni sviluppato in Razza e Storia tra storia stazionaria, fluttuante storia e la storia cumulativa può
essere derivato da Marx stesso:
La semplicità della organizzazione per la produzione in quelle, autosufficiente comunità che continuamente
si riproducono nella stessa forma e, quando accidentalmente distrutto, la primavera di nuovo sul posto e
con lo stesso nome - questa semplicità fornisce la chiave per il segreto della immutabilità delle società
asiatiche, una immutabilità in stridente contrasto con la dissoluzione costante e rifondazione degli Stati
asiatici, e incessante cambiamento di dinastia.
In realtà, Marx ed Engels spesso esprimono l'idea che i primitivi, o presumibilmente primitive, le società
sono disciplinati da "vincoli di sangue" (che, oggi, chiamiamo i sistemi di parentela) e non da rapporti
economici. Se queste società non sono state distrutte dal di fuori, che potrebbero durare all'infinito. La
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categoria temporale ad essi applicabili non ha nulla a che fare con quello che utilizziamo per capire, lo
sviluppo della nostra società.
Né questa concezione contraddice affatto il famoso del Manifesto dei comunisti che "la storia di ogni
società sinora esistita è storia di lotte di classe." Alla luce della filosofia hegeliana dello Stato, questo detto
non significa che la classe la lotta è co-estensiva con l'umanità, ma che le idee della storia e della società
può essere applicato, in senso pieno, che Marx dà loro, solo a partire dal momento in cui la lotta di classe
prima apparizione. La lettera di Weydemeyer sostiene chiaramente questo: "Che cosa ho fatto di nuovo,"
Marx ha scritto, "è stato dimostrare ... chel'esistenza delle classi è solo legato a particolari fasi storiche nello
sviluppo della produzione ... ".
Rodinson dovrebbe, quindi, riflettere il seguente commento da Marx nella sua introduzione pubblicato
postumo a un contributo alla critica dell'economia politica:
La cosiddetta importi sviluppo storico, in ultima analisi a questo, che l'ultima forma considera i suoi
predecessori, come le fasi che portano fino a sé e li percepisce sempre unilateralmente, dal momento che è
molto di rado e solo a determinate condizioni, che è in grado di autocritica ...
Questo capitolo era già stata scritta quando Jean-François Revel ha pubblicato il suo studio vivace,
provocatoria, ma spesso sleale.
Poiché una parte del suo capitolo VIII riguarda il mio lavoro, mi sono brevemente la risposta -Revel critica me, ma non senza dubbi. Se lui mi ha riconosciuto per quello che sono un antropologo che ha
condotto il lavoro sul campo e che, dopo aver presentato le sue conclusioni, ha riesaminato i principi teorici
della sua disciplina, sulla base di questi risultati specifici e le conclusioni dei suoi colleghi - avrebbe Revel,
secondo i suoi stessi principi, astenersi dal discutere il mio lavoro. Ma comincia cambiando in me un
sociologo, dopo di che insinua che, a causa della mia formazione filosofica, la mia sociologia non è altro che
la filosofia dissimulata. Da allora in poi siamo tra colleghi, e Revel può liberamente cammini sui miei riserve,
senza rendersi conto che lui si sta comportando esattamente come verso l'antropologia, in tutto il suo libro,
egli rimprovera i filosofi di comportarsi verso le altre scienze empiriche.
Ma io non sono un sociologo, e il mio interesse per la nostra società è solo uno secondario. Quelle società
che io cerco prima di capire sono le cosiddette società primitive con le quali gli antropologi sono
interessati. Quando, a grande dispiacere Revel, ho interpretare lo scambio di vino nei ristoranti del sud
della Francia in termini di prestations sociale, il mio obiettivo primario non è quello di spiegare in dogana
contemporanea attraverso istituzioni arcaiche, ma di aiutare il lettore, un membro di un contemporaneo la
società, per riscoprire, nella propria esperienza e sulla base di una prassi residuale o embrionali, le
istituzioni che altrimenti resterebbero incomprensibili a lui. La questione, allora, non è se lo scambio di vino
è una sopravvivenza del potlatch, ma se, per mezzo di questo confronto ci riescono meglio a cogliere i
sentimenti, le intenzioni e gli atteggiamenti dei nativi coinvolti in un ciclo di prestations. L'etnografo che ha
vissuto tra gli indigeni e ha vissuto le cerimonie come ad esempio uno spettatore o un partecipante, il
diritto di un parere su tale questione; Revel non lo è.
Inoltre, da una curiosa contraddizione, Revel si rifiuta di ammettere che le categorie di società primitive
possono essere applicate per la nostra società stessa, anche se insiste sulla applicare le nostre categorie di
società primitive. "E 'assolutamente certo», dice, che prestations "in cui i beni di una società sono utilizzati
fino alla fine ... corrispondono alle condizioni specifiche di un modo di produzione e di una struttura sociale.
"Ed egli dichiara inoltre che" è anche probabile - un'eccezione unica nella storia, che avrebbe poi dovuto
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essere spiegato - che prestations maschera lo sfruttamento economico di alcuni membri di ogni società di
questo tipo da parte di altri ".
Come si può Revel essere "assolutamente certo"? E come fa a sapere che l'eccezione è "unico nella storia"?
Ha studiato le istituzioni melanesiana e amerindi nel settore? Ha, lui così tanto come ha analizzato le
numerose opere trattare con i Kula e la sua evoluzione dal 1910-1950, o con il potlatch a partire dall'inizio
del XIX secolo fino al ventesimo? Se lo avesse fatto, avrebbe saputo, prima di tutto, che è assurdo pensare
che tutti i prodotti di una società sono utilizzati in questi scambi. E avrebbe le idee più precise le
proporzioni e le tipologie di beni coinvolti in alcuni casi e in determinati periodi. Infine, e soprattutto,
sarebbe stato consapevole del fatto che, dal punto di vista particolare, che lo interessa - vale a dire, lo
sfruttamento economico dell'uomo da parte dell'uomo - le due aree di cultura a cui egli si riferisce non
possono essere confrontati.In uno di essi, questo sfruttamento presenta caratteristiche che potremmo
chiamare i migliori a livello pre-capitalistico. Anche in Alaska e British Columbia, tuttavia, questo
sfruttamento è un fattore esterno: si tratta solo di dare più spazio alle istituzioni che può esistere senza di
esso, e il cui carattere generale, devono essere definite in altri termini.
Revel dovrebbe affrettarsi a protestare, mi permetta di aggiungere che io sono solo parafrasando Engels,
che per caso ha espresso la sua opinione su questo problema, e per quanto riguarda la società stessa che
Revel ha in mente. Engels ha scritto:
Al fine di ottenere finalmente chiaro il parallelo tra i tedeschi di Tacito e il Redskins americano Ho fatto
alcune estrazioni dolce dal primo volume del vostro Bancroft [The Races nativi degli Stati del
Pacifico, ecc.] La somiglianza è davvero tanto più sorprendente perché il metodo di produzione è così
fondamentalmente diverse - qui cacciatori e pescatori senza allevamento del bestiame e dell'agricoltura, ci
bestiame nomadi di sensibilizzazione che passa in agricoltura. Esso dimostra quanto in questa fase, il tipo di
produzione è meno determinante rispetto al grado in cui i legami di sangue vecchio e l'antica comunità
reciproca tra i sessi all'interno della tribù sono stati sciolti. Altrimenti il Tlingit nella ex russo America non
potrebbe essere la controparte esatta delle tribù germaniche. ...
Rimase per Marcel Mauss, in Essai sur le don (che Revel critica abbastanza impropriamente) per giustificare
e sviluppare ipotesi di Engels 'che ci sia un parallelismo impressionante tra germanica alcuni istituti celtiche
e quelle delle società che hanno il potlatch. Lo ha fatto senza alcuna preoccupazione per scoprire le
"condizioni specifiche di un modo di produzione", che, come Engels avevano già capito, sarebbe inutile. Ma
poi Marx ed Engels sapevano antropologia incomparabilmente più quasi un centinaio di anni fa di Revel
conosce oggi.
Sono, d'altra parte, in pieno accordo con Revel quando scrive: «Forse il difetto più grave che ha trasmesso
la filosofia alla sociologia è ...l'ossessione di creare in un colpo solo spiegazioni olistico. "Lui qui ha stabilito
il suo atto d'accusa proprio. Lui mi rimprovera perché non hanno proposto spiegazioni e perché ho agito
come se avessi creduto" che non vi è alcuna ragione per cui fondamentalmente una società adotta uno
insieme di istituzioni e di un'altra società, le altre istituzioni. "Egli richiede antropologi per rispondere a
domande quali:" Perché sono società strutturata su linee diverse? Perché ogni struttura evolve? ... Perché ci
sono differenze [corsivo Revel] tra le istituzioni e tra le società , e quali risposte a quali condizioni queste
differenze significa ...? "Queste domande sono molto pertinenti, e vorremmo essere in grado di rispondere.
Nel nostro stato attuale delle conoscenze, però, siamo in grado di fornire risposte solo per casi specifici e
limitati, e anche qui le nostre interpretazioni restano frammentari e isolati. Revel può credere che sia un
compito facile, dal momento che per lui "è assolutamente certo" che da quando l'evoluzione sociale
dell'uomo ha cominciato, circa 500.000 anni fa, lo sfruttamento economico in grado di spiegare tutto.
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Come abbiamo notato, questo non era l'opinione di Marx e di Engels. In base alla loro vista, nel non-o precapitalistiche società di legami di parentela ha svolto un ruolo più importante di rapporti di classe. Non
credo che io sia infedele ai loro insegnamenti, cercando, settant'anni dopo Lewis H. Morgan, che hanno
ammirato tanto, per riprendere sforzo di Morgan - che è, di elaborare una nuova tipologia di sistemi di
parentela, alla luce di conoscenze acquisite nel settore, da allora, da me e da altri ".
Chiedo di essere giudicato sulla base di questa tipologia, e non su quello delle ipotesi psicologica o
sociologica, che Revel coglie; queste ipotesi sono solo una sorta di impalcatura mentale, un momento utile
per l'antropologo come mezzo per organizzare le sue osservazioni, costruire la sua classificazione, e
sistemare i suoi tipi in una sorta di ordine. Se uno dei miei colleghi sono stati di venire da me e dire che la
mia analisi teorica dei Murngin o sistemi di parentela Gilyak non era coerente con le sue osservazioni, o
che, mentre era in campo ho male interpretato chieftainship tra i Nambicuara, il luogo d'arte nella società
Caduveo, la struttura sociale dei Bororo, o la natura del clan tra i Tupi-Cawahib, mi deve ascoltare a lui con
deferenza e attenzione. Ma Revel, che non potrebbe interessare di meno discendenza patrilineare, il
matrimonio bilaterali, l'organizzazione duale, o dysharmonic sistemi, mi attacca - senza neanche capire che
io cerco solo di descrivere e analizzare alcuni aspetti del mondo oggettivo - di "appiattimento realtà
sociale," Per lui tutto è piatto che non possono essere istantaneamente espressa in un linguaggio che si può
forse usare correttamente in riferimento alla civiltà occidentale, ma in cui i suoi inventori esplicitamente
negato qualsiasi altra applicazione. Ora è il mio turno di esclamare: infatti, "che cosa è l'uso dei filosofi?"
Ragionamento nel campo della moda di Revel e Rodinson significherebbe cedere le scienze sociali di
oscurantismo. Che cosa dovremmo pensare di imprenditori edili e architetti che hanno condannato la fisica
cosmica, in nome della legge di gravità e con il pretesto che una geometria basata su spazi curvi che
rendono obsolete le tecniche tradizionali per la demolizione o la costruzione di case? La casa-demolitore e
l'architetto ha ragione di credere solo in geometria euclidea, ma non cercare di forzare sulla astronomo. E
se non l'aiuto dell'astronomo è necessario rimodellamento sua casa, le categorie si usa per comprendere
l'universo fare automaticamente gli impediscono di gestire il piccone e filo a piombo.
Capitolo 10
Efficacia simbolica
Lévi-Strauss ha definito la sua teoria sull’efficacia simbolica presentando un canto usato dagli sciamani cuna
per guarire le difficoltà di parto. I Cuna sono una popolazione di indios che vive in una regione autonoma
dello stato di Panamà, famosi tra gli antropologi per la ricchezza del loro patrimonio mitico e rituale.
Il canto presentato riferisce di un mito in base al quale Muu, la divinità responsabile della formazione fetale
e della nascita, si è impadronita di una purba, il doppio spirituale della partoriente; il canto ne descrive la
complicata ricerca ripercorrendo uno schema classico: ci si ammala perché si perde un doppio spirituale,
allora lo sciamano compie un viaggio nel mondo soprannaturale per ritrovarlo e porre fine allo squilibrio tra
forze vitali.
L’interesse del testo risiede secondo l’autore nella scoperta che il viaggio mitico si svolge all’interno della
malata, dentro tutte le purba, quelle del cuore, le ossa, i denti, i capelli.
La via di Muu è la vagina; la sua casa, la “profonda, scura sorgente” é l’utero, la penetrazione all’interno
compiuta dallo sciamano e dagli spiriti protettori avviene in analogia ad un amplesso.
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Qui giunti, essi descrivono una vera anatomia mitica ed una geografia affettiva del corpo. Appare un mondo
popolato da animali fantastici e feroci che personificherebbero le doglie; cosparso di ostacoli, fili tesi, sipari
colorati, fibre, ovvero le mucose uterine attraverso le quali si svolge il difficile cammino del feto lungo il
canale del parto.
Il canto appare a Levi-Strauss una terapia psicologica rivolta direttamente all’organo malato, al corpo; i
criteri di funzionamento sarebbero deducibili dal carattere specifico del testo, fortemente incentrato su
quanto precede la cura vera e propria, come per attirare l’attenzione della malata verso la situazione
iniziale, affinché essa la possa rivivere.
Il teatro immaginario è il corpo al cui interno il riferimento al mito trasfigura il dolore e le continue
oscillazioni tra un mondo fisico e uno mitico renderebbero pensabile un’esperienza precedentemente
vissuta solo in termini emotivi; “Lo sciamano fornisce alla sua ammalata un linguaggio nel quale possono
esprimersi immediatamente certi stati non formulati, e altrimenti non formulabili. E proprio il passaggio
a questa espressione verbale (che permette nello stesso tempo di vivere in forma ordinata e
intelligibile un’esperienza attuale, ma che sarebbe, senza quel passaggio, anarchica e ineffabile) provoca
lo sbloccarsi del processo fisiologico, ossia la riorganizzazione, in un senso favorevole, della sequenza di
cui la malata subisce lo svolgimento". 1
Nel saggio, la cura sciamanica viene confrontata a quella psicoanalitica: ambedue appaiono volte a rendere
coscienti conflitti e resistenze inconsce, eliminati non dalla conoscenza razionale loro imposta, bensì
dall’abreazione.
Sciamano e psicoanalista, il primo parlando, il secondo tacendo, entrano in contatto diretto con la
coscienza e indiretto con l’inconscio del malato. Il transfert attivato dalle due figure permetterebbe di
rivivere nell’attuale un’esperienza originaria non formulata. Processi organici e psichismo inconscio trovano
un terreno comune nella definizione di efficacia simbolica, una “proprietà induttrice” di trasformazioni.
Essa agirebbe al livello in cui le leggi del corpo e della mente si sovrappongono facendo leva sul patrimonio
di forme mitiche personali e collettive. Dunque, ogni gesto dotato di senso, ogni produzione simbolica,
mitica, rituale o terapeutica possono essere interpretati come atti volti a generare trasformazioni,
individuali o collettive.
In una prospettiva in cui la trasformazione è sempre associata a qualcosa di positivo, l’idea originaria di
abreazione si é sganciata dal contesto clinico che l’aveva generata e circoscritta all’interno di un insieme di
fatti psichici. Essa è divenuta un concetto vago, capace di dilatarsi a comprendere fatti diversi, come l’agire
del corpo e della mente, dell’individuo e del gruppo.
Quando Freud studiando l’isteria scoprì l’abreazione, la considerò una possibilità di scaricare un affetto
inespresso legato ad un evento traumatico. Una modalità normale di reagire ad una crisi, in modo
spontaneo o provocato dalla psicoterapia. Inizialmente l’abreazione era ritenuta così importante da dare il
nome al metodo di cura, detto appunto catartico. Tuttavia, pur riservandole un ruolo non secondario,
Freud la collocò ben presto in una rete di fenomeni complessi, quali il transfert, la ripetizione,
l’elaborazione psichica.
Dunque, per Freud l’abreazione entra in gioco allorquando una forte carica affettiva connessa a un trauma
riesce a liberarsi e defluire. In questo senso, il discorso non è lontano da quello di Lévi-Strauss, quando egli
parla di esperienze non formulabili, ma la comprensione dei traumi ha permesso di chiarirne con maggiore
precisione la natura.
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Il loro carattere patogeno risiede nella rottura dei sistemi difensivi prodotta dall’evento. Tale rottura
comporta una fuoriuscita incontrollata di materiale inconscio che destabilizza l’equilibrio psichico.
Il vero trauma è pertanto interno, e il problema terapeutico diviene l’individuazione di un percorso
associativo che consenta il riavvicinamento al nucleo inconscio messo a nudo dal trauma. Invece l’efficacia
simbolica, orientata verso il dolore o la malattia del corpo, fa pensare che il trauma sia esterno, mentre
resta indifferenziata la descrizione di quel linguaggio capace di dare un senso all’inesprimibile.
Nel lavoro di ricerca abbiamo tuttavia constatato che lo sciamano parla una lingua sconosciuta alla gente
del villaggio e dunque nessun canto può avere la funzione di porgere direttamente al malato un contenitore
simbolico in cui rielaborare il proprio vissuto perturbato; cosa fa allora il rito?
Una risposta si trova in un saggio, nel quale Carlo Severi riflettendo sull’efficacia rituale studia un processo
proiettivo, particolarmente frequente nell’arte preistorica e primitiva, in base al quale si creano delle
immagini, iconiche o comportamentali, capaci di evocare anche ciò che non contengono e si limitano
soltanto a suggerire. 2
Il processo richiede la presenza di un’area vuota, adatta a divenire lo schermo delle proiezioni, il cui
esempio più semplice sono i quattro punti neri che, in assenza di altri riferimenti percettivi, suggeriscono
sul foglio bianco la forma del quadrato.
Il canto cuna, come moltissimi altri rituali, ha uno spazio lasciato vuoto dalla estraneità della lingua e dalla
monotonia melodica. Si può affermare anzi, che la caratteristica precipua dei riti ed in generale dei miti e
delle credenze, é precisamente la loro vaghezza in alcuni punti della enunciazione; l’elemento che li
caratterizza non sarebbe perciò la fiducia “magica” ed irrazionale nell’agire di potenze superiori, bensì un
alto grado di indecisione e descrizioni sfumate: “dicono che ... ma io non ho mai visto”, “tanto tanto tempo
fa”, “loro pensano che esista un ...”.
E’ precisamente il carattere vago e incerto ciò che consente a ciascuno di proiettare sulla scena rituale o nel
racconto mitico, qualcosa che nel testo non c’era.
L’elemento cruciale della parola rituale non è più il discorso, bensì la generazione di una illusione
percettiva guidata. Nel farsi del rito, il cui sommario svolgimento mitico e gestuale tutti conoscono, la
comparsa della zona opaca prodotta dalle parole prive di senso consentirebbe al paziente di generare
quello spazio vuoto sul quale si proietta l’esperienza del dolore: “Un canto, che racconta una storia
stereotipica – la stessa per tutti – diviene così un’immagine sorprendentemente fedele, dell’esperienza,
e della storia segreta del paziente. E ciò semplicemente perché è il paziente stesso a costruire per sé
la propria efficacia simbolica, a prestare la propria parte al canto enunciato dal terapeuta. A renderlo,
insieme, parola-immagine dell’uno e dell’altro”. 3
Quindi, nuovamente, ed anche dal punto di vista della trasmissione culturale, l’elemento portante del
processo non sta nei contenuti, come altri hanno sostenuto, nemmeno allorché essi siano trasformati in
simboli, archetipi, imago, eccetera.
Quel che rende omogenea la cultura di un gruppo umano è l’insieme condiviso dei sistemi difensivi, ovvero
delle catene specializzate rappresentazionali-affettive nel loro agire come inibitori o propulsori di certi
destini pulsionali, certi desideri e certi fantasmi. In questo caso la descrizione della rottura traumatica della
fusionalità intrauterina come elemento dinamico propulsore capace di attivare il parto e dunque la nascita,
attraverso la presenza di un pene-sciamano che entrando nella vagina-utero spezza l’omeostasi e conduce
il bambino fuori dalla madre.
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Questo tema, che potrebbe essere il contenuto manifesto di un fantasma inconscio, non é ciò che
caratterizza il rituale cuna; esso, come tutti i fantasmi, é pressoché universalmente presente.
La caratterizzazione culturale, nell’esempio cuna, risiederebbe nel tentativo di risolvere una specifica
situazione, la difficoltà del parto, riattivando nel rito quello specifico fantasma. Forse perché questa é una
cultura che potremmo definire a fissazione iniziatico-anale, come si comprende da altri dati che non ho il
tempo di presentare. Tale fissazione seleziona lungo le generazioni le catene specializzate di
rappresentazioni ed affetti di cui ho parlato in precedenza.
Per mostrare uno dei punti dove la realtà psichica soggettiva si incontra con il dinamismo della trasmissione
filogenetica, ho descritto un rituale che costruisce uno spazio percettivo vuoto, attraverso degli stimoli privi
di senso, come una lingua sconosciuta, o la monotonia di un canto. Questo spazio diviene il supporto fisico
di un’esperienza psichica particolare, resa soggettiva dalle proiezioni-identificazioni. Un’esperienza in cui il
soggetto lascia parlare le Immagini filogenetiche.
E’ un tema capace di spingersi lontano, a raggiungere la spazio analitico, già evocato dalle parole di LéviStrauss, e ora più familiare. Viene in mente un’altra situazione capace di generare e contenere le proiezioni:
il transfert, la relazione che, proprio perché non è un rapporto nel senso sociale del termine, lascia, a
partire da alcuni, pochi, elementi chiaramente percepibili, ampio margine alla produzione inconscia, alla
ripetizione di esperienze non ancora elaborate.
In termini micropsicoanalitici si può definire il transfert come una sinapsi psichica, ovvero uno spazio vuoto
generato dalla neutralità del micropsicoanalista, in cui i vissuti aggressivo-sessuali dell’analizzato sono
riattualizzati.
Questa mi sembra la vera differenza tra il transfert analitico e gli altri tipi di transfert sociali, tutti basati su
una dinamica di reciproche proiezioni-identificazioni. Nel caso del rituale in oggetto, tuttavia, lo spazio
relazionale è sufficientemente vuoto da attivare una qualche forma di elaborazione.
L’attività psichica implicata dovrebbe essere l’elaborazione primaria, vale a dire un rimaneggiamento dei
contenuti inconsci che cerca di regolare i conflitti psichici. Il termine usato da Freud letteralmente
significa: lavoro psichico, in analogia al lavoro del sogno che consiste nel processo in base al quale stimoli
somatici, resti diurni, tensioni psichiche, contenuti inconsci vengono trasformati in un contenuto manifesto,
ovvero il sogno stesso.
Le leggi di quel processo sono le leggi dell’inconscio, in base ad esse si costituiscono gruppi associativiche
tendono a mantenersi stabili.Qualcosa di molto più arcaico della elaborazione terapeutica, fondata invece
su processi preconsci e consci, in particolare, secondo Freud, sul superamento delle resistenze e quindi
sulla conoscenza dei moti rimossi che le alimentavano.
I processi trasformativi descritti da Lévi-Strauss e Severi, fondati sulla relazione tra lo sciamano e il malato,
attivati dalla creazione di uno spazio immaginario capace di contenere i vissuti, potrebbero mettere in
funzione l’elaborazione primaria.
L’ipotesi permette di spiegare come certi rituali attivino potenti abreazioni e anche perché essi possano
fallire: di per sé la modificazione degli investimenti inconsci non garantisce un equilibrio migliore e una
diminuzione dei conflitti. Può succedere ma non succede sempre e, soprattutto, il conflitto tenderà a
ripresentarsi in forma diversa, secondo l’agire della coazione a ripetere.
La differenza tra i riti di guarigione e l’esperienza analitica sembra risiedere nello sforzo operato in
quest’ultima di vincolare l’elaborazione primaria suscitata dal transfert e dalle rievocazioni ad un processo
elaborativo secondario che attenui le ripetizioni rinforzando le catene associative dell’Io.
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Capitolo11
La struttura dei miti
Lévi-Strauss, Claude (1955), “La struttura dei miti”,
in Antropologia strutturale, Milano, Il Saggiatore, pp.231-261
<<Taluni pretendono che ogni società esprima, nei suoi miti, sentimenti fondamentali come l’amore, l’odio
o la vendetta, che sono comuni all’intera umanità. Per altri, i miti costituiscono tentativi di spiegazione di
fenomeni difficilmente comprensibili: astronomici, meteorologici,ecc. La mitologia sarà considerata come
un riflesso di una struttura sociale e dei rapporti sociali. Riconosciamo piuttosto che lo studio dei miti ci
porta a constatazioni contraddittorie. Tutto può succedere in un mito; sembra che in essi la successione
degli avvenimenti non sia subordinata a nessuna regola di logica o continuità. Questi miti, in apparenza,
arbitrari, si riproducono con gli stessi caratteri e spesso gli stessi particolari nelle diverse regioni del mondo;
solo a condizione di acquisire coscienza di questa fondamentale antinomia che dipende dalla natura del
mito potremo sperare di risolverlo.
Gli antichi filosofi ragionavano sul linguaggio come noi continuiamo a fare sulla mitologia. Solo il giorno i cui
ci si accorse che la funzione significativa della lingua non è direttamente collegata ai suoni stessi, ma alla
maniera in cui i suoni si trovano combinati fra loro, la contraddizione fu risolta. Secondo Jung alcuni
significati precisi sarebbero connessi ad alcuni temi mitologici da lui chiamati archetipi.
Il principio saussuriano del carattere arbitrario dei segni linguistici ha certamente bisogno di essere
riveduto e corretto>>.
Mito e Linguaggio
Accostare la mitologia al linguaggio non risolve niente: il mito fa parte della lingua; solo grazie alla parola lo
si conosce, dipende insomma dal discorso. Il mito è simultaneamente nel linguaggio e al di là del linguaggio.
Il mito è linguaggio; un linguaggio che agisce ad un livello elevatissimo e in cui il senso riesce a “decollare”
dal fondamento linguistico da cui ha preso l’avvio.
Il mito dipende dall’ordine del linguaggio, tuttavia il linguaggio utilizzato nel mito manifesta proprietà
specifiche, di natura più complessa di quelle che si incontrano in qualunque tipo di espressione
linguistica.
Il mito è un essere verbale che occupa nell’ambito della parola un posto paragonabile a quello che spetta al
cristallo nel mondo della materia fisica: nei confronti della lingua e della parola la sua posizione sarebbe
analoga a quella del cristallo come oggetto intermedio tra un aggregato statistico di molecole e la struttura
molecolare medesima
Struttura Storica e Astorica
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Un mito si definisce in base ad un sistema temporale che combina le proprietà degli altri due (lingua e
parola). Il valore intrinseco attribuito al mito dipende dal fatto che gli avvenimenti che si ritiene debbano
svolgersi in un momento preciso del tempo formano anche una struttura permanente, che si riferisce
simultaneamente al passato al presente e al futuro.
Niente più dell’ideologia politica assomiglia al pensiero mitico (Rivoluzione Francese). Una duplice struttura
storica e astorica nello stesso tempo, spiega come il mito possa simultaneamente dipendere dall’ambito
della parola e da quello della lingua pur offrendo ad un terzo livello lo stesso carattere di oggetto
assoluto.Anche questo terzo livello è dotato di una natura linguistica ma va comunque distinto dagli altri
due.
Struttura Sincro-Diacronica
Nei miti la ripetizione ha una funzione peculiare che è quella di rendere manifesta la struttura: la struttura
sincro-diacronica del mito permette di ordinare gli elementi in sequenze diacroniche che devono essere
lette sincronica mente. La ripetizione permette, così, che il mito possieda una struttura a molti piani, che
traspare in superficie.
Se è vero che l’oggetto del mito consiste nel fornire un modello logico per risolvere una contraddizione
sorgerà un numero teoricamente infinito di piani, ognuno leggermente diverso da quello precedente: il
mito si svilupperà come a spirale. La crescita del mito è dunque continua in opposizione alla sua struttura
che resta discontinua.
Valore e Senso
Si potrebbe definire il mito come quel moto del discorso in cui il valore della formula “traduttore-traditore”
tende praticamente a zero. Il posto del mito nella scala dei modi di espressione linguistica è opposto a
quello della poesia, indipendentemente da quanto si è potuto dire per avvicinarli. La poesia è una forma di
linguaggio estremamente difficile da tradurre. Al contrario, il valore del mito, in quanto mito persiste, a
dispetto della peggiore traduzione. Il mito viene percepito come mito da ogni lettore in tutto il mondo, la
sostanza del mito non sta nello stile, né nel modo di narrazione, né nella sintassi, ma nella storia che vi è
raccontata.
Il senso è dato nella maniera in cui gli elementi sono combinati fra loro.
Unità costitutive
Il mito è formato da unità costitutive; tali unità implicano la presenza di quelle che intervengono
normalmente nella struttura della lingua (fonemi, morfemi, semantemi). Ma esse stanno a questi ultimi
come questi stanno ai morfemi e come i morfemi ai fonemi. Ogni forma differisce da quella che precede per
un più alto grado di complessità (Benveniste). Per questa ragione, gli elementi che dipendono
specificamente dal mito li chiameremo grandi unità costitutive (mitemi).
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Le vere unità costitutive del mito non sono le relazioni isolate ma i fasci di relazione e solo nella forma di
combinazioni di tali fasci i mitemi acquistano una funzione significante (v. anche Lévi-Strauss “La struttura e
la forma“ pp. 138-139). Il sistema di relazioni ha due dimensioni: diacronico e sincronico, per cui riunisce le
proprietà della lingua e della parola (principio di armonia ed esempio spartiti musicali e giuoco di carte).
Versioni
Si può definire ogni mito in base all’insieme di tutte le sue versioni. Il mito resta mito fin tanto che è
percepito come tale: l’analisi strutturale dovrà considerare tutte le varianti alla stessa stregua (v. Edipo,
insieme tridimensionale). È assoluta la necessità di non omettere nessuna delle varianti che sono state
raccolte. Non esiste una versione “vera” di cui tutte le altre sarebbero copie o eco deformate. Tutte le
versioni appartengono al mito.
Opposizioni e Funzioni
In tutti i miti il punto di partenza e il punto di arrivo del ragionamento sono senza equivoco, e l’ambiguità
appare allo stadio intermedio. Il pensiero mitico procede dalla presa di coscienza di certe opposizioni e
tende alla loro progressiva mediazione: poniamo dunque che due termini fra i quali il passaggio sempre
possibile siano in un primo tempo sostituiti da due termini equivalenti che ne ammettano un altro come
intermediario (vita/morte, agricoltura/caccia/guerra, erbivori/mangiatori di carogne/predatori).
La costruzione logica del mito presuppone una duplice permuta di funzioni. Se si riesce ad ordinare una
serie completa di varianti nella forma di un gruppo di permute, si può sperare di scoprire la legge del
gruppo.
Relazione Canonica
Ogni mito è riducibile ad una relazione canonica del tipo: fx(a):fy(b)=fx(b):fa-1(y), nella quale essendo i due
termini a e b dati come le due funzioni, x e y, di questi termini, si pone che debba esistere una relazione di
equivalenza tra due situazioni definite rispettivamente per una inversione dei termini e delle relazioni a due
condizioni: uno dei termini deve essere sostituito dal suo contrario (a e (a-1)) e ci deve essere una
correlativa inversione tra il valore di funzione e il valore di termine di due elementi (y e a).
La logica del pensiero mitico sembra altrettanto esigente di quella del pensiero positivo e poco diversa. La
differenza sta nella natura delle cose su cui tali operazioni vertono (ascia di pietra/ascia di ferro).
Lévi-Strauss, Claude (1958-’59), “La gesta di Asdiwal”
La costruzione mitica consta di due aspetti: le sequenze e gli schemi. Le prime sono il contenuto apparente
del mito, gli avvenimenti che si succedono in ordine cronologico, si pongono su piani in uguale profondità e
sono organizzate in funzione degli schemi, sovrapposti e simultanei; le sequenze devono obbedire a un
duplice determinismo: orizzontale e verticale.
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La relazione del mito con il dato è certa, ma non nella forma di una ripresentazione. E’ di natura dialettica, e
le istituzioni descritte nei miti possono essere inverse rispetto alle istituzioni reali. Sarà anzi sempre così
quando il mito cerca di esprimere una verità negativa.
Il mito non concerne, dunque, la realtà culturale, ma le possibilità inerenti alla sua struttura, le sue
virtualità latenti. Esso cerca non di dipingere il reale, ma di giustificare la soluzione di compromesso in cui
esso consiste, poiché le posizioni estreme sono in esso immaginate, solo per dimostrarle inaccettabili; tale
procedimento, tipico della riflessione mitica, implica l’ammissione (ma nel linguaggio dissimulato del mito)
che la pratica sociale così approfondita è contaminata da un’insormontabile contraddizione. Contraddizione
che, se non si può comprendere si preferisce dimenticare. La nostra concezione dei rapporti fra il mito e la
realtà limita l’utilizzazione del primo come fonte documentaria. Ma apre altre possibilità, poiché,
rinunciando a cercare nel mito un quadro sempre fedele della realtà etnografica, acquistiamo una maniera
di accedere talvolta alle categorie inconsce.
Lévi-Strauss, Claude (1960), “La struttura e la forma”
VLADIMIR PROPP
LEVI-STRAUSS
Afferma che nelle sue basi morfologiche
la fiaba di magia rappresenta un mito.
Propp ha ragione. Non vi è alcun motivo fondato per isolare
le favole dai miti, benché una differenza sia avvertita
soggettivamente da un gran numero di società. Questa base
esiste ma va ricercata in una duplice differenza dove le fiabe
sono costruite su basi locali, sociali o morali, mentre i miti ad
un livello più cosmologico, metafisico e naturale. In secondo
luogo, la fiaba è sottoposta meno strettamente del mito al
triplice criterio della coerenza logica, dell’ortodossia religiosa
e della pressione collettiva.
Ha una concezione erronea dei rapporti
tra mito e fiaba. Sostiene che la fiaba è
l’evoluzione del mito.
Sostiene che miti e favole coesistono fianco a fianco: quindi
un genere non può esser considerato sopravvivenza
dell’altro. Mito e favola sfruttano una sostanza comune ma
ognuno alla loro maniera: la loro relazione non è di anteriore
a posteriore, ma piuttosto di complementarietà. Fiabe e mito
sono due poli di un campo che comprende una quantità di
forme intermedie, che l’analisi morfologica deve considerare
allo stesso titolo.
Inquadra il rapporto fra le due in una
dimensione meramente storica,
combattuto tra le esigenze della sincronia
e della diacronia.
Ciò che fa difetto a Propp non è il passato ma il contesto: egli
fa una scelta occidentale in cui fa sopravvivere solo la forma
e abolisce il contenuto.
Fa riferimento ad un solo livello
morfologico (funzioni) e un livello amorfo
(personaggi, attributi, motivazioni,
raccordi,…)
Questa posizione non tiene conto che miti e fiabe fanno un
uso iperstrutturale del linguaggio: formano un
metalinguaggio, in cui la struttura è operante a tutti i livelli. È
proprio il metalinguaggio a differenziare fiaba e mito da
narrazioni storiche o romanzi.
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Attraverso le fiabe e i miti il lessico è percepito come “natura
naturata”, come qualcosa di dato, con le sue leggi che
impongono un determinato modo di configurare la realtà e la
stessa visione mitica (simbolismo semantico).
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