Civilisation italienne Introduzione : Identità italiana ? Identità della penisola ? 8000 km di coste : zona di penetrazione tra varie civilità. I quattro mari : Ligura, Adriatico, Tirreno, Ionio. Confini terrestri definiti dalla geografia stessa. Italia : « cuore » dell’Europa, zona d’incontro tra vari popoli. Crocevia (carrefour) tra nord e sud (Europa / Africa), tra est e ovest (Occidente / Oriente). Dai Balcani alla Russia Un mosaico etnico : Italia « pre-romana » : gia un miscuglio di popoli diversi : etruschi (en Toscane), siculi (di Sicilia), oschi … Influenze greche, bizantine e islamiche (da Oriente e da Sud). Invasione barbariche (da Nord). è 2 influssi magiori sulla civilità italiana : l’impero romano : pagano (païenne) la Chiesa romana : Cristiana Un paradosso : una storia millenaria e un mosaico etnico … … eppure, l’Italia in quanto nazione unita esiste soltanto da meno di 150 anni ! Unità : 1870 – dopo il lungo periodi del Risorgimento. Il Risorgimento : il processo unitario dell’Italia, le lotte per l’independenza avvenute nel corso dell’Ottocento. Il Rinascimento : Tra il Quattrocento e il Cinquecento (courant artistique) à Rinascimento del « sapere antico » (pittura, architettura, musica, poesia, filologia …). --> Symbolo del Rinascimento : « La nascita di Venere » Botticelli. Capire il significato di « Risorgimento » : senso di una rinascita + per i « padri delle patria » (Garibaldi, Mazzini) è la rinascita del popolo italiano cosi detto oppresso dalla Chiesa e da potenze straniere (austriaci a Nord, Borboni = Bourbons a Sud …). L’unità dell’Italia (1860-1870) : un alleanza tra la dinastia dei Savoia e i « repubblicani » italiani … nascita di un mito ! Piano cronologico del corso : 1/ L’Italia dalle origini alla caduta dell’impero romano 2/ Dall’Italia dei barbari ala rivoluzione dei comuni. 3/ Il Rinascimento e l’età barocca. 1/ L’Italia dalle origini alla caduta dell’impero romano : A/ Dal crogiuolo (un creuset) etnico all’unità nella « romanità » : - Fin dall’origine, l’Italia è un mosaico etnico - Si parla d’Italia “pre-romana”. - Influenza degli indoeuropei in Italia e in tutta l’Europa, fino all’India. (carta) 1500-1000 aC : popoli invasori venuti dall’Est e/o dal Nord : « i veneti » distinti dai Latini (Lazio), dagli umbri, dai piceni, questi ultimi sono tutti ritenuti popoli « italici ». Il colore rinvia alla carta dell’Italia preromana. Communque una mera ipotesa, c’è chi pensa pure che la lingua alla civilita indoeuropea si sia diffusa in maniera pacifica, dalla Turchia e dalla Grecia (con influenze semitiche). Notate altre innumerovoli influenze profonde : i celti, i fenici (« popoli del mare »), etruschi … Chi furono gli indoeuropei ? Impronta (empreinte) profonda sull’ Occidente e l’India Carattere rapido di tali invasioni : difatti sarebbero guerrieri e pastori a cavallo. La supposta lingua indoeuropea, matrice delle principali lingue d’Europa. Difficoltà scientifiche ed archeologiche di situare un « Urheimat » (terra di origine) indoeuropeo. Gli indoeuropei giungiono in Grecia circa nel 2000 aC. 1500 – 1000 aC : invadono parte della Penisola italic, specie il Nord e il Centro … Comunque si ritiene che si furono in Italia 4 ondate indoeuropee tra il terzo millennio aC (era dei menhir) e il primo millennio. 48,5 % della popolazione parla una lingua della matrice indoeuropea. Un politeismo dominato dal culto del sole. Struttura teolofica che si ritroverebbe in tutti i grandi miti europei e non solo ; pantheon greco, romano, celtico, nordico ecc. Società tripartita (tri-partite) e gerarchizzata (hiérarchisée) : 3 caste Teoria di Georges Dumézil, oggi ripresa da Bernard Sergent 1/ I sacerdoti (le prêtre) : Roma = Giove. 2/ I guerrieri (o vice versa) : Roma = Marte (Marse) 3/ I produttori e i mercanti : Roma = Quirino (Quirinus) Influenze profonda del sistema socio-religioso indo-europeo sulla società romana ... ... e persino sull’Occidente medievale (oratores, bellatores, laboratores) è società molto chiusa che dura nei secoli Un esempio : i primi re di Roma (re mitici) Numa (re sacerdote) Tullio Ostilio (re guerriero) Anco Marzio (re mercante) Una parentesi : l’etimologia della parola “ITALIA” ... I “viteloi” : nome grecizzeta di un popolo calabrese di allevatori Totem : il vitello (le veau) “Viteloi” à “italoi” (italici, popolo italico) Come osservo il linguista Giovanni Semerano. “Italia”e molte altre parole non sono di origine indoeuropea : importanza dell’acadico, lingua semitica alla base della lingue della Mesopotamia (2800 aC – 2000 aC) e dell’etrusco (come l’aramaico). Dopo le supposte ondate italiche seguono altre invasioni : Grechi, celti, galli, fenici, ecc. Dall’Asia Minore : gli etruschi. Origine del mito di Roma : -753 : Remo & Romolo (dei gemelli) raccolti dalla lupa. Sono i figli di Marte (Mars), sono abandonnati, una lupa le salva e i gemelli crescono. I gemelli creano Roma ma non possono dirigere le due dunque hanno riguardato il cielo per decidere chi dirigerà la città. Remo sarà ucciso da Romolo, Remo diviene un dio. --> Devise des romains : “Cosi perisca chiunque osi offendere il nome di Roma !” Compiono l’unità delle prime comunità romane : esquilino, palatino, quirinale ...(il primo nucleo = noyau di Roma). -753 - -509 : Era dei Re. -509 – 631 : Repubblica romana. La dittatura di Cesare : transizione verso l’Impero romano. Uno dei più vasti imperi mai esistiti .... Dalla Scozia all’Asia Minore, dal Nord Europea all’Africa del Nord. Roma e il modello greco : un pantheon copiato sui greci, il genio particolare dei romani : diritto, architettura, storiografia, arte politica e militare. L’origina della decadenza romana : vittima della propria espansione geografica (militare ed amministrativa). 200 aC : i barbari entrano nell’esercito della repubblica romana Cresce l’influenza dei cittadini non romani.(cittadinanza = citoyenneté) I primi re di Roma : l’unificazione del “Septimontum” e la progressiva espansione : Seconda metà dell’VIII secolo aC. Una federazione di villagi intorno al Palatino. Palatino : sede dei primi re. Risiedono nella cosidetta “ROMA QUADRATA”, cioe il perimetro tracciato miticamente da Romolo. Il “pomerium”, o cinta sacrame.(perimetro sacrale) Profonda influenza etrusca e costruzione della prima forma del FORO ROMANO, tra Palatino e Campidoglio. Sede religiosa e amministrativa del regno. Assemblee citadine nel COMIZIO La Repubblica romana (509 – 31 aC) : Origine : non è une repubblica popolare Anzi : nasce da una reazione dei Patrizi (patriciens) contro leggi regali a favore della plebe. Governo di consoli (magistrati), che sostituiscono il governo regale (reale). Crescono l’influenza greca e le relazioni con l’estero (Cartagine) V secolo aC : lotte per imporre l’autorità romana sulla Penisola. IV secolo aC : definitiva vittoria romana sui rivali etruschi. Pero segue subito la momentanea occupazione di Roma da parte dei galli, nell’ambito della migrazione celtica verso Francia e Spagnia. Decadenza della Repubblica Crisi della piccola proprietà e costituzione del latifondi(dei cittadini più ricchi). Esodo rurale e crisi popolari in città. Crescono la corruzione e il clientelismo L’esercito romano assume sempre più mercenari. Casta militare che imporrà i propri capi : origine dell’impero. L’impero romano e la decadenza (27 aC – 476 dC) Cesare e la fine della Repubblica : Ottavio / Augusto. Il primo imperatore è Augusto. Espensione fino alla Mauretania e alla Scozia. Si passa da un’oligarchia ad una monarchia con imperatore divinizato. Dal terzo secolo dC, l’impero entra in crisi. Un secolo dopo, si moltiplicano le guerre civili. Prime dinastie imperiali non italiche Le due riforme dell’imperatore Costantino. Roma e Costantinopoli : i due imperi, Oriente (civilità greca) ed Occidente. L’Editto di Milano : la religione cristiana diventa ufficiale. 330 dC : Bisanzio ribattezzata “Costantinopoli”. Fine del quarto secolo : scissione definitiva tra i due imperi. B/ Capire la rivoluzione politico-religiosa del cristianesimo : Origine geografica ? Une religione nuova, a erede del giudaismo. Compimento nel giudaismo ? (concezione cristiano-paolina) C’erano molte sette in Italia a quest’epoca Gesù Christo si declara salvatore dell’umanità perché l’umanità è considerata come peccatrice Cristianesimo si radica (s’enraciner) nel Giudaismo Giudaismo : religione del popolo ebraico che subiva lo schiavitù e che ha seguito Mosè per diventare libero San Paolo ha perseguito gli ebraichi (ma non era un apostolo) Il Mosè di Michelangelo (1545) : questo Mosè ricolca ai posizioni dei grandi generali o imperatori. Michelangelo porta una speciale attenzione alle pieghe (les plis) dei vestiti per dare un’impressione di movimento. Sceglie d’esagerare i formi e i proporzioni dei corpi per dare una potenza al personaggio Mosè guida gli ebrei dell’Egitto all’Israele perché erano schiavi del Faraone. Ma il giudaismo non nasce con Mosè ! Il primo capo degli ebrei è Abramo* Origine del giudaismo : monoteismo che sorge attorno al seconda mollennio aC. Rivelazione del Dio unico a Mosè, che guida il popolo scelto verso la terra promessa. I dieci comandomenti : i tavoli della legge Il cristianesimo sarà poco a poco sovversivo Sconvolge il giudaismo tradizionale (analisi di J. Neusner) Sconvolge il politeismo e la politica romana (Roma, potenza che occupava allora l’attuale Palestina) Duccio di Buoninsegna : Gesù guarisce un cieco (un aveugle) Gli ebrei all’epoca di Gesù era una communità etnica Cristianismo e universalismo : dalla famiglia di sangue alla famiglia umana (superamento delle comunità etnica) = siamo tutti fratelli, universalità del genere umano La sovversione politica : il rifiuto della schiavitù (Sul piano politico, il cristianismo denuncia lo schiavitù e è il primo a farlo) Difesa dei più poveri, degli oppressi e dei malati Una minaccia per la gerarchia e l’ordine romano L’universalismo del Vangelo (Évangile = Bonne Nouvelle en latin) guida le missioni d’evangelizzazione) Il prezzo del sangue, i martiri : san Pietro crocifisso a Roma Perché le persecuzioni contro i cristiani ? Rifiuto dei cristiani di adorare l’imperatore Considerano l’imperatore un mero (simple) essere umano, mortale Adorano un Dio unico, presente nonsulla terra ma in cielo (paradiso : contemplazione eterna di Dio) Questa è la ragione del martirio Consequenze non solo spirituali e filosofiche man anche politiche La separazione centrale tra potere terrestre e potere celeste è fondamentale per capire la storia europea Potere temporale = potere politico Parole essenziali di Cristo prima essere presentato a Ponzio Pilato (il rappresentante dell’imperatore), durante il suo processo : “rendete, dunque, a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” (Vangelo di San Matteo) Cioè implica la distinzione esenziale tra due ordini : il politico e lo spirituale Terra (amministrazione politica del visibile) / Cielo (regno invisibile e transcendente di Dio) La politica riguarda gli affari delle terra, cioè temporali : rispetto del bene comune, sanità, amministrazione, comercio ecc. Cielo : contemplazione eterna di Dio creatore Potere spirituale e potere temporale Questa è l’origine della separazione dei due poteri Origine della lotta strenua tra i “due poteri”, tra Chiesa e potere politico (specie nel Medioevo) Indirettamente la frase di Gesù preannuncia la laicità moderna (cfr. René Girard, Gianni Vattimo) Rishio di confusione dei due poteri C/ Le invasioni barbariche e la ricostruzione della civilità occidentale Roma saccheggiata tre volte I barbari... prima delle invasioni! 390 aC: i galli compiono il primo sacco di Roma, il capo dei galli si chiama Brenna (FR: Brennus) Brenno ai senatori che protestavano per il pagamento di un riscatto: “Vae victis!” (Malheur aux vaincus; leggenda della spada di ferro) Complessivamente le invasioni vere e proprie iniziano alla fine del II secolo dC e durano fino al 476 (fine dell’impero romano d’Occidente) Sono movimenti prevalentemente demografici 490 dC: i goti (era di decadenza) Alarico, re dei goti, sacchegia Roma... 455 dC: Roma e il sacco dei vandali I GOTI: in lotta con gli unni Si scindono poi in due rami: visigoti e ostrogoti Gli UNNI, venuti dalle steppe (origine turco-mongola) Verrano respinti da una coalizione di visigoti I VANDALI: sono germani (come i burgundi) Inizio V secolo: giungono in Spagna e persino in Africa del Nord Costantinopoli minacciata... Ma riconquiste di Giustiniano nel 553, in Africa e in Italia... Una parentesi bizantina: Giustiniano I Giustiniano I è l’imperatore che ha compilato il Corpus iuris civilis, base del diritto occidentale L’impero d’Oriente non è mai stato invaso dai barbari (nonostante l’incursione vandala) E invece, sulla Penisola: Invasione crollo dell’impero d’Occidente I barbari conservano i costumi romani (specie nel setorre giuridico) Le religioni barbarcihe, tra paganesimo ed eresia cristiana Trionfo dell’eresia ariana: Ario (FR: Arius) Il concilio di Nicea: 325 dC Il “Credo” (dogma) della Chiesa viene precisato e fissato Viene proclamata l’omousia, cioè il figlio viene definito “consubstantialem Patri” (stessa sostanza del Padre) Presenza dell’ imperatore Costantino II/ Dalla fine dell’impero romano alla rivoluzione dei comuni: dall’Itlaia barbarica all’età dell’oro medievale A/ L’Italia delle invasioni (V-VIII secolo) La Penisola divisa tra il potere imperiale bizantino e le pressioni dei Longobardi Il tramonto dell’impero d’Occidente Una data simbolica: 476 Odoacre: generale romano Barbaro proveniente dalla Germania orientale: autore di un colpo di stato delle genti germaniche (gli Eruli) Zenone, imperatore di Costantinopoli,delega a Odoacre ildominio su territori occidentali dell’impero Zenone sperava di riunire in un unico impero l’Italia e l’impero d’Oirente ma la rottura è definitiva... Comunque non è minacciata l’influenza bizantina sulla Penisola (almeno fino all’arrivo dei Longobardi) L’influenza bizantina in Italia si consoliderà durante il regno di Giustiniano Il dominio bizantino sulla Penisola Ravenna, capitale dell’impero d’Occidente già dall’inizio del V secolo: ma numerose incursioni barbariche! L’Italia giustinianea L’imperatore d’Oriente Giustiniano unifica l’Italia e respinge i barbari: dominio bizantino imposte anche ai barbari (ostrogoti) nel 554 I Longobardi Cuore: l’attuale Lombardia Giungono in Italia nel VI secolo (200/300.000 unità) Origini conosciute grazie al monaco Paolo Diacono (720-799): provenivano forse dalla Scandinavia meridionale Historia Langobardorum: Fonte rara e testimonianza preziosa sul passaggio dall’impero romano all’Italia barbarica Chi erano i Longobardi? Società con una ferrea organizzazione militare, di stirpe (origine) indo-europea Senso forte della gerarchia Pagani, adotteranno poi la religione ariana (= eresia cristiana): rifiutavano l’ortodossia dunque andavano verso l’eresia Dal 568, sotto la guida di re Alboino, conquistano il Friuli, il Veneto (il loro primo “ducato” = duché = villaggio fortificato, come una caserma (primo feudo = fief)), respingendo i bizantini verso il sud... Conquistano la gotica (che appartiene ai goti) Pavia (vicino a Milano) nel 572: la città della Padania diventa lacapitale del loro regno Il potere longobardo viene contralizzato a Pavia, ma i vari ducati (Spotelo, Benevento) conservano una relativa autonomia Tale modello di potere centrale e di autonomia periferica sarà tipica dell’età medievale 554: proclamazione dell’esarcato d’Italia (bizantini vs Longobardi) Di fronte ai Longobardi resistono i centri di potere bizantini: tensione militare tra i due occupanti, specie dopo la calata di re Alboino (568) Esarcato di Ravenna (o Esarcato d’Italia): all’inizio tutti i territori sotto controllo bizantino = nome di una circoscrizione Influsso profondo e durevole dell’arte bizantina (paleocristiana) in Italia Rari gli affreschi e le statue L’arte musiva (mosaïque) esalta la sacralità, la trascendenza I mosaici sono “pezzi” di luce (luce divina) Caratteristiche bidimensionali, con uno sfondo spesso dorato (simbolismo dell’oro): importanza della simetria La profondità (prospettiva) dell’immagine si va riducendo: tipico poi dell’arte medievale Scene codoficate: santi, imperatori, flora e fauna, motivi geometrici Origine delle Madonne col bambino, influenza sull’arte senese del Duecento Mosaico del Buon Pastore: Gesù è con un gregge (un troupeau) che lui deve guidare al paradiso La crisi iconoclasta (Costantonopoli) Origine del movimento iconoclasta (briseur d’image): l’imperatore bizantino Leone III proibisce la rappresentazione sacra di Gesù, Maria e dei santi (730) Idolatria delle sacre immagini? Suo figlio, Costantino V (741-775), perseguita chi continua a venerare le icone (massacri) Immagine sacra di Dio incarnato? 787: secondo concilio di Nicea, che autorizza la venerazione e la produzione di icone Le lontane origine della “Serenissima” Canaletto, Il ritorno del Bucintoro (Ascensione: sposalizio (mariage) di Venezia col mare) Una misteriosa laguna... IV-V secolo: una zona paludosa dove si rifugiano le popolazioni vittime dei barabri: visigoti (di Alalrico), unni, ostrogoti... Villaggi sparsi di pescatori, lavoro nelle saline; e albori (aube) di un commercio sempre più aperto sul mare... Distinzione tra “Venetia marritima” e “Venetia interna” Domina la “Venetia marritima”, con comando bizantino (Esarcato): apertura sul mare, commercio nascente nell’Adriatico e al di là (au delà) La “Venetia interna” è sotto l’egida dei Longobardi (conquiste di Alboino) fino all’VIII secolo 751: ulteriore sviluppo del ducato di venezia e autonomia territoriale crescente Il villaggio di Metamauco (futura Malamocco) è il primo centro del potere della futura città unita di “Venezia” Oggi Malamocco è una semplice città sul Lido di Venezia (isola di 11km di lungo) 806-812: Venezia è posta sotto la ‘protezione’ dei Franchi di Carlo Magno (contro i Longobardi) Il Rivo alto (Rialto) è il nuovo cuore del potere, specie dopo la vittoria sui Longobardi nel 812 812: anno simbolico per datare l’independenza della Repubblica (vittorie sui Longobardi) Venezia resta allora nella sfera d’influenza bizantina Il Rialto è un forte centro di cultura religiosa: accoglie le spoglie di san Marco nel 821 (da Costantinopoli) e il Patriarca vi si trasferisce Altri paeselli integrati poi nella ‘Repubblica srenissima’ Malamocco Torcello (isola): sede episcopale Caorle: sede episcopale Venezia, un sistema politico sempre più oligarchico Nel X secolo Venezia sviluppa la sua rete commerciale con l’Oriente e s’impone nel Mediterraneo Alla stessa epoca: l’aristocrazia locale si consolida: i “patrizi” (nome dell’elità romana) Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio Ce premier dossier de civilisation vous explique comment l’homme d’affaire Silvio Berlusconi a pu arriver au pouvoir, profitant de l’écroulement du vieux système politique (la « Prima Repubblica »), mis à bas par l’action anti-corruption des juges de Mani Pulite (Mains Propres) et, après la chute du mur de Berlin, par la disparition de l’opposition entre Catholiques et Communistes, entre la DC (Democrazia Cristiana) et le PC (Partito Comunista). Alors que le paysage politique italien avait été structuré depuis l’après-guerre par ces deux grands partis, la vie politique italienne connaît après 1992 une fragmentation extrême de son offre politique qui explique l’instabilité de la vie politique italienne. Ce n’est que très récemment, depuis avril 2008 et les dernières élections législatives, que l’on assiste à l’émergence d’un bipolarisme politique entre la formation politique de Silvio Berlusconi à droite (Il Popolo della Libertà) et un parti de centre gauche (il Partito Democratico), gage, peut-être, d’une plus grande stabilité. Ce dossier vous explique aussi « l’anomalie Berlusconi » et les démêlés du Président du Conseil avec la justice, jusqu’à une récente décision de la Cour Constitutionnelle italienne qui, le 7 octobre 2009, a suspendu l’immunité pénale du Président du Conseil. Vous seront aussi exposés la personnalisation du pouvoir dont fait preuve le Président du Conseil italien, les grands traits de la société berlusconienne ainsi que les mouvements de résistance qui traversent la société italienne. 1 Capire il contesto : la crisi della « Prima Repubblica » 1.1 Il crollo del vecchio sistema Nel 1989 cade il muro di Berlino e nel giro di due anni crolla l’impero sovietico : la situazione internazionale muta e l’Italia – che negli anni della guerra fredda era stata un paese di confine tra la NATO e l’Europa dell’Est – cambia per forza anche lei. Infatti la convenzione non scritta che impediva l’accesso dei comunisti al governo non ha ormai più senso. E tutti i partiti sentono di dover cambiare. Se la « Prima Repubblica » si caratterizzava per il confronto tra due grandi ideologie portatrici di due contrapposti modelli di società – l’ideologia comunista e quella cattolica –, oggi, in questa fase di lunga ed incerta transizione verso la « Seconda Repubblica », assistiamo ad uno scontro continuo ed esasperato di singole persone in un clima violento di delegittimazione reciproca. Ma oltre alla fine delle ideologie, c’è un altro elemento decisivo nel crollo del sistema politico della Prima Repubblica: l’azione della magistratura contro la corruzione della classe politica. Questa lotta prende avvio da un evento all’apparenza insignificante : la scoperta di una piccola tangente a Milano. Nel 1992 un funzionario socialista di Milano viene scoperto mentre incassa una tangente. Il funzionario spiega alla polizia il sistema delle tangenti e in due anni i maggiori esponenti socialisti e democristiani dei governi nazionali, regionali e comunali dell’Italia finiscono sotto accusa. Il sistema delle tangenti è usato anche per arricchimento personale, ma soprattutto per finanziare le spese sempre più forti dei partiti, la corruzione sui lavori pubblici, sulle licenze commerciali, sulle attività produttive. Il sistema viene allo scoperto e sconvolge gli italiani : in ogni democrazia un certo livello di corruzione è presente, ma quello che si copre in Italia va al di là di ogni immaginazione. Il clima del ’92 è un clima terribile : · in Sicilia vengono uccisi dalla mafia due giudici, Falcone e Borsellino : un episodio che risveglia gli italiani che si erano illusi che la mafia fosse ormai sconfitta · Il Presidente della Repubblica, Cossiga, fa dichiarazioni violentissime sulla degenerazione del sistema politico e si dimette provocatoriamente · A Maastricht si fonda l’Unione Europea, che prevede la moneta unica. L’Italia ha un deficit spaventoso e il nuovo capo del governo, Amato, esce dal sistema monetario europeo e svaluta la lira del 22%. 1.2 La tabula rasa lasciata da « Mani Pulite » In questo clima drammatico esplode l’azione di un gruppo di magistrati di Milano contro il sistema delle tangenti, che sarà battezzato « Tangentopoli ». Il giudice Di Pietro, irruente, emigrato in Germania da ragazzo, laureatosi mentre lavora come poliziotto, incarna il desiderio di giustizia (o il « giustizialismo » secondo alcuni) degli italiani e diventa il simbolo di « Mani Pulite ». Ogni giorno la televisione mostra immagini di funzionari, ministri, potentissimi industriali, ex-capi del governo posti sotto accusa da Di Pietro che li attacca con freddezza. In altre parole, gli italiani affidano alla magistratura il compito di distruggere una classe politica, compiendo però un errore gravissimo : la magistratura può svolgere una funzione di depurazione della classe politica, ma non può svolgere l’altra funzione, costruire una nuova classe dirigente. Chi potrà ormai dirigere l’Italia ? Le conseguenze di questo errore saranno gravi perché alcuni dei nuovi partiti che nascono dalle macerie della Prima Repubblica sono impegnati a difendersi dalle accuse di corruzione, perdendo quindi qualsiasi credibilità, ed altri approfittano del vuoto, della tabula rasa per imporsi, spesso con interessi strettamente imprenditoriali, mentre non hanno nessuna formazione politica. Ed è il caso dell’imprenditore Silvio Berlusconi. 1.3 La frammentazione politica Come si vede dall’albero e nella cronologia, è aumentata nel giro di pochissimi anni la frammentazione politica, si sono molteplicate le sigle e i simboli. È proprio grazie a questo sgretolamento delle forze politiche tradizionali che nel 1994 un uomo come Silvio Berlusconi ha potuto accedere una prima volta al potere. L’albero dei partiti italiani : Notare come la DC (Democrazia Cristiana) si è spaccata in varie formazioni, parte nell’« Ulivo » di Prodi e parte nel « Polo » di Berlusconi. Interessante anche l’evoluzione dei simboli socialisti, dalla falce con il martello a diversi fiori (garofano, rosa, margherita). Notare anche la formazione della « Sinistra Arcobaleno » alla sinistra del PD – in cui sono confluiti Rifondazione comunista, Comunisti italiani, Sinistra democratica e i Verdi – . Cronologia : - Novembre 1989 cade il Muro di Berlino - 1991 scioglimento del PCI (Partito Comunista Italiano) - 17 febbraio 1992 arresto di un funzionario socialista e inizio di « Mani Pulite » - Maggio – luglio 1992 vengono assassinati a Palermo i giudici antimafia Falcone e Borsellino - 1993 riforma elettorale che introduce il sistema maggioritario - 1994 scioglimento del MSI (Movimento Sociale Italiano), l’erede del fascismo, nascita di Alleanza Nazionale (AN) - gennaio 1994 scioglimento della DC (Democrazia Cristiana) - gennaio 1994 creazione di « Forza Italia » da Berlusconi - marzo 1994 elezioni politiche. Vince il « Polo delle Libertà » di Berlusconi. Diventa capo del governo, ma solo per 9 mesi (il patto fra « Forza Italia » e la « Lega Nord » si scioglie). - 1994-1996 « Governi tecnici » - 1996 elezioni politiche anticipate. Vince « l’Ulivo » di Romano Prodi. Primo governo Prodi. - 2001 elezioni politiche. Vince Berlusconi. - 2001-2006 secondo governo Berlusconi - aprile 2006 vittoria dell’« Unione » di Prodi alle elezioni politiche. Secondo governo Prodi. - ottobre 2007 e febbraio 2008 creazione del PD (Partito Democratico) sotto la presidenza di Walter Veltroni. Creazione in reazione del PDL (Popolo della Libertà) di Berlusconi. - Gennaio 2008 crisi e caduta del governo Prodi. - 13 aprile 2008 elezioni politiche anticipate. Vince nettamente il PDL di Berlusconi. Nuovo governo Berlusconi. 1.4 La governabilità del paese in causa La caduta prematura del governo Prodi meno di un anno fa – causando le elezioni anticipate dell’aprile 2008 a solo due anni di distanza dalle precedenti – pone di nuovo e molto seriamente il problema della governabilità del paese. È il segno di come la frammentazione politica abbia raggiunto un livello preoccupante. Infatti, il secondo governo Prodi aveva una limitatissima maggioranza in Parlamento, e fu la vittima delle divisioni interne della nuova maggioranza, costituita da uno schieramento di undici partiti, dai cattolici centristi ai comunisti di « Rifondazione comunista » – le divisioni sono forti sulla presenza delle truppe in Afghanistan, sull’approvazione della legge sulle coppie di fatto, sulla politica impopolare di risanamento dei conti e di rigore finanziario –. 2 I caratteri dell’Italia di Berlusconi 2.1 L’azione di Berlusconi al potere, ovvero l’ « anomalia Berlusconi ». Ogni volta che arriva Berlusconi al potere, si rinnova « l’anomalia italiana » o « l’anomalia Berlusconi », cioè il conflitto fra gli interessi del presidente del Consiglio e il suo ruolo istituzionale. La stampa internazionale e l’opposizione italiana condannano in effetti certe tendenze dei diversi governi Berlusconi : - il controllo esercitato sui mezzi di informazione che provoca un’indubbia deformazione della vita democratica - la costante aggressione e delegittimazione del potere giudiziario : la magistratura è accusata di indagare a senso unico e di utilizzare le inchieste giudiziari come arma di lotta politica. Donde, la limitazione dell’autonomia della magistratura con la riforma dell’ordinamento giudiziario - il rifiuto del confronto con l’opposizione anche in Parlamento - l’estremizzazione delle pratiche lottizzatrici della Prima Repubblica - l’assenza di dialogo sociale nel procedere delle riforme, imposte senza concertazione - l’uso delle « leggi ad personam », che favoriscono interessi materiali di amici, sostegni, imprenditori. Fra le cui : - la parziale depenalizzazione del reato di falso bilancio (legge che ha portato a conclusione alcuni processi di Berlusconi imputato per falso bilancio) - il rientro in forma anonima dei capitali esportati illegalmente dal paese e sempre sfuggiti al fisco - condoni edilizi e fiscali di cui ha profittato anche la Mediaset – l’impresa di Berlusconi – risparmiando diecine di milioni di euro di imposta 2.2 La personalizzazione del potere Negli anni Novanta e nei primi anni del nuovo secolo si è assistito a un’accelerazione del processo di personalizzazione e spettacolarizzazione della politica. I partiti sono diventati organi organizzativi, vertici sempre più ristretti e separati dalla società. Luogo di una ristrettatissima cerchia di persone attorno ad un leader, non più un luogo democratico di scambio con la base. Si parla sempre di personalizzazione del potere per Silvio Berlusconi, ma la tendenza alla personalizzazione interessa anche lo schieramento di centro-sinistra. Ne sono un esempio i criteri di selezione del candidato « premier » nel maggio 2001. Senza consultazione degli elettori del centro-sinistra, né degli organi dirigenti, la ristrettissima cerchia dei segretari di partito decise che il nuovo candidato sarebbe stato il sindaco di Roma, Francesco Rutelli. Tra i criteri della scelta fu esplicitamente indicato il bell’aspetto del giovane uomo politico, considerato il miglior candidato per rivaleggiare contro Berlusconi sul terreno degli spot televisivi. 2.3 La società berlusconiana Si può dire che l’azione dei governi Berlusconi – « Polo delle Libertà », « Casa delle Libertà » e poi « Popolo della Libertà » – ha soddisfatto le aspettative di quei settori della società italiana che della libertà hanno un’accezione puramente negativa, cioè interpretandola come mancanza di Stato, di controlli, di regole, di imposizione fiscale. Il successo della coalizione di centro-destra si spiega, secondo osservatori come Andrea Di Michele, con il sostegno di un blocco sociale che si caratterizza per i suoi interessi materiali, e ancor di più per un preciso profilo identitario. È l’Italia maggiormente influenzata dal sogno consumista delle televisioni commerciali, affascinata dall’imprenditore di successo che « si è fatto da solo », individualista, desiderosa di ascendere la scala sociale e di ostentare la propria ricchezza. E che non si scandalizza per leggi che a molti paiono favorire solo il presidente del Consiglio. È l’Italia dei consumi privati e della paura del pubblico, cresciuta a partire degli anni Ottanta. L’opposizione ai valori berlusconiani : il regista e drammaturgo Dario Fo, lo scrittore Umberto Eco, il regista Nanni Moretti e il comico Beppe Grillo hanno fatto pubbliche dichiarazioni circa le conseguenze che i valori veicolati dai media di Berlusconi possono avere sulla società civile. 2.4 Un bipolarismo finalmente possibile ? Dopo le politiche dell’aprile 2008 il quadro offerto dal nuovo Parlamento è risultato profondamente semplificato, con pochi gruppi parlamentari. Potete anche leggere in questo senso la semplificazione dei rami dell’albero genealogico dei partiti italiani. Dobbiamo chiederci se questo fenomeno sia il segno del superamento della frammentazione politica? Il PDL e il PD saranno capaci di consolidarsi come forze politiche compatte e omogenee, non come semplici « partiti-contenitori » creati per vincere le elezioni ? Saranno capaci di dare vita a un nuovo ed equilibrato bipartitismo ? Non sappiamo ancora se la semplificazione e la maggiore razionalità del sistema politico italiano abbiano segnato la fine di una lunga transizione italiana e l’inizio di una nuova fase della storia repubblicana. 2.5 2009, affari giudiziari Silvio Berlusconi è stato imputato in oltre venti procedimenti giudiziari (accuse di corruzione giudiziaria, finanziamento illecito a partiti e falso in bilancio), ma nessuno dei quali si è concluso con una sentenza definitiva di condanna, per via di assoluzioni, prescrizioni e depenalizzazioni del reato. Le cose stanno per cambiare se consideriamo che il 7 ottobre 2009, la Corte Costituzionale italiana ha dichiarato illegittima la legge sull’immunità che protegge Silvio Berlusconi da quando è tornato al potere, nel 2008. Conclusione : Verso la « Seconda Repubblica » ? L’Italia sta vivendo una fase di profonde difficoltà, politiche, sociali ed economiche. Al crollo del vecchio sistema della « Prima Repubblica » all’inizio degli anni Novanta è seguita e segue ancora una lunga e tormentosa fase di transizione, non ancora conclusa, che non ha ancora saputo condurre alla nascita di un sistema politico nuovo, stabile e efficiente. Il crollo delle ideologie, l’operazione « Mani Pulite », l’estrema frammentazione del quadro politico, il clima di scontro e di delegittimazione continua, hanno indebolito la capacità delle forze di governo, ed hanno fatto aumentare in maniera preoccupante la sfiducia e la disaffezione degli italiani verso la politica e le istituzioni. Quando avverrà finalmente la costruzione dell’auspicata « Seconda Repubblica » e la fine di questa lunga ed incerta transizione ? contrapposti modelli : des modèles opposés tangente : il denaro versato illegalmente in cambio di favori e vantaggi, le pot-de-vin maggiori esponenti : les représentants les plus importants dimettersi (dimisi – dimesso): démissionner dare le dimissioni : donner sa démission irruente : impetuoso, violento, impétueux macerie: le rovine, i resti, les ruines sgretolamento : l’effritement garofano : l’œillet schieramento : la coalition risanamento dei conti : l’assainissement des finances inchiesta giudiziaria (le inchieste giudiziari) : l’enquête judiciaire « leggi ad personam » : loi faite pour nuire ou avantager telle ou telle personne condono : la remise de peine, ou l’annulation du caractère illégal d’une construction imposta : l’impôt vertice : le sommet auspicato/a : souhaité(e) Come fare l’Italia e gli italiani ? Ce deuxième dossier de civilisation est consacré à la faiblesse de l’Etat en Italie et à la faiblesse du sentiment d’appartenance des Italiens à une même identité politique. Votre premier dossier de civilisation dressait le portrait de l’Italie actuelle, celle de Berlusconi. Il faut désormais comprendre où réside le péché originel de la politique italienne : c’est la fragilité de l’unité politique dans la péninsule. Ce dossier vous exposera donc les symptômes – les signes – de cette faiblesse (I), ainsi que les facteurs explicatifs qui rendent compte de la faiblesse de l’Etat central en Italie (II). Vous pourrez désormais mieux comprendre un grand nombre des phénomènes qui font l’actualité italienne en les rattachant à cette problématique. Citons par exemple la question des organisations parallèles à l’Etat que sont les mafias, la question de l’évasion fiscale, très importante en Italie, le mépris d’une certaine classe politique pour la Constitution italienne et ses valeurs républicaines, l’opposition NordSud et l’existence de partis politiques séparatistes comme la Lega Nord, et enfin les séquelles encore visibles dans le corps social d’un passé proche violent et de grandes oppositions d’opinion (opposition entre fascistes et anti-fascistes pendant la période mussolinienne, opposition entre extrême gauche et extrême droite pendant les « années de plomb »). Un exemple récent : les attaques de Silvio Berlusconi en octobre 2009 contre la Cour Constitutionnelle et le Président de la République : «Il capo dello Stato [Giorgio Napolitano] sapete voi da che parte sta. Abbiamo giudici della Corte costituzionale eletti da tre capi dello Stato di sinistra, che fanno della Corte costituzionale non un organo di garanzia ma politico». C’est ainsi qu’après la levée de son immunité pénale par la Cour Constitutionnelle en octobre 2009, Silvio Berlusconi s'en est pris inhabituellement à Giorgio Napolitano, Président de la Répubique italienne, garant des valeurs républicaines et garant de la neutralité de la Cour Constitutionnelle. Il l’a accusé d’avoir influencé le jugement de la Cour, en rappelant qu’il avait appartenu autrefois au Parti communiste. Il a qualifié de « sentence politique » la décision de la Cour constitutionnelle. Fait extrêmement rare, le Quirinal, résidence du chef de l'Etat, réplique aussitôt par un communiqué cinglant et lapidaire : «Tout le monde sait de quel côté se trouve le Président. Il est du côté de la Constitution, et il exerce ses fonctions avec une impartialité absolue, dans un esprit de collaboration loyale avec les intitutions». Vétéran de l'antifascisme pendant la guerre, Giorgio Napolitano, 84 ans, est reconnu pour sa modération, sa prudence et son sens de l'Etat. Introduzione : La situazione problematica dello Stato italiano si vede oggi da numerosi segni. Da elementi simbolici : la fragilità del sentimento comune di appartenenza alla stessa identità politica (separatismi, distanza Nord-Sud, evasione fiscale). Da elementi concreti : le debolezze strutturali dello Stato italiano (mafia, crisi dei rifiuti, ecc). Nel 1847, il conte austriaco Klemens von Metternich scrisse la famosa e controversa frase «L'Italia non è che un'espressione geografica». L’Italia era ancora sotto dominio spagnolo e austriaco. Una frase del genere faceva saltare agli occhi di tutti l’assenza di un’identità politica comune nella penisola. Oltre il carattere dispregiativo e disprezzante dell’affermazione di Metternich, possiamo cogliere in queste parole una realtà italiana ancora percettibile oggi : la difficoltà a fare oggigiorno l’Italia e gli italiani. “Come fare gli italiani?”, fu questa la posta in gioco dietro le tensioni di sempre. Creare uno stato per tutti, comporre una società nazionale, saldata da valori comuni, dare alle sue componenti (ogni regione avendo la sua storia, la sua identità culturale) il sentimento dell’appartenenza a una patria comune. 1 Lo stato debole – I fatti 1.1 Appartenenze e strutture parallele Altre “istituzioni” federano, accanto allo Stato e a volte più di lui, gli italiani : la famiglia, il paese, la chiesa. Hanno un’importanza maggiore per una gran parte degli italiani che le considera come riferimenti per la loro identità (“sono un Cavalcanti”, “sono fiorentino”, “sono cattolico” sono spesso considerazioni più strutturanti che “sono un cittadino dello Stato italiano”). La Mafia è un buon esempio di struttura parallela a quella statale. Oltre le sue attività criminali propriamente dette ( traffico d’armi, di stupefacenti, prostituzione), la mafia svolge, in effetti, attività di “servizio” alle persone, supplendo così lo Stato per ciò che dovrebbe fare e non fa. Adottando comportamenti basati su un modello di economia statale, la mafia gestisce per esempio la sicurezza (con milizie private), i rifiuti (traffico), e l’edilizia (abusivismo edilizio). E costringe la gente a pagare il “pizzo”, come se fosse una “tassa”, in cambio della supposta protezione o del supposto servizio (il pizzo è in realtà una forma di estorsione o di racket). 1.2 Dei partiti politici anti-stato o antirepubblicani La presenza di partiti politici che non condividono i principi fondativi dello Stato italiano è il sintomo di questo malessere dell’identità italiana. Il partito “La Lega Nord”, il cui nome ufficiale è “La Lega Nord per l’indipendenza della Padania”, rimette in causa il principio unitario dello Stato italiano. In effetti, “La Lega” propone nel 1996 la secessione delle regioni settentrionali. Vuole oggi che l’Italia diventi uno “Stato federale”. Le sue rivendicazioni maggiori sono il federalismo fiscale (“non vogliamo pagare per il Sud”) e la devoluzione alle regioni di numerose funzioni esercitate dallo Stato. Inoltre, l’adesione di un partito come “Alleanza Nazionale”, partito post-fascista, ai principi repubblicani della Costituzione Italiana è ancora molto problematica. 1.3 L’evasione fiscale, sintomo del malessere italiano L’evasione fiscale è un fenomeno molto importante in Italia. L’evasione fiscale consiste a evitare il prelievo fiscale : dalle operazioni di vendita effettuate senza emissione di fattura (lo scontrino fiscale) e che sono “vendite in nero”, alla falsa dichiarazione fiscale o alla frode fiscale. Secondo l’Istat, l'evasione raggiunge in Italia circa il 18% del PIL. La “Lega Nord” ha spesso minacciato di organizzare uno sciopero fiscale in Padania, per mettere in ginocchio lo Stato. Nell’agosto 2007, Umberto Bossi, il leader della “Lega Nord”, lancia il suo appello per fare lo “sciopero delle tasse”. Lo Stato è visto come estraneo, a volte come nemico o come parassita. 1.4 La Costituzione italiana vilipesa La Costituzione è la legge fondamentale e fondativa dello Stato italiano : espone i valori sui quali si fonda la Repubblica italiana – leggere il doc n°1 –. Fu approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947. La Costituzione ambiva di riunire intorno ai suoi valori repubblicani tutto il popolo italiano. Sentiamo Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea Costituente : « L'Assemblea ha pensato e redatto la Costituzione come un patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa la affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore ». Il problema è che una parte consistente del paese e del mondo politico non si riconosce in quell’orizzonte di valori. E non esita a criticare apertamente lo zoccolo duro della Repubblica italiana. Nel 2005 per esempio, la “Lega Nord” minaccia di lasciare il Governo se la Costituzione non è riscritta in senso federale. La riforma della Costituzione voluta dalla “Lega” non entrò mai in vigore : fu bocciata dal referendum del giugno 2006 con il 61,3 dei no. 2 Lo Stato debole – Elementi per riflettere 2.1 Una nascita molto recente Lo Stato italiano è uno Stato giovane, che nasce solo nel 1861. Inoltre, questa nascita è soltanto una nascita giuridica : lo Stato italiano nasce solo da un punto di vista istituzionale. In effetti, gli italiani del 1861 non parlano una lingua comune, ma dialetti diversi, raccontano storie e leggende diverse, non cucinano gli stessi piatti, non pregano gli stessi santi, ecc. Pochissime cose ancora accomunano un torinese e un napoletano. Lo Stato italiano è percepito come un’entità astratta e lontana per la maggior parte dei nuovi italiani. 2.2 Una Repubblica più giovane ancora L’impianto repubblicano è ancora più giovane e fragile di quello unitario. Quando nacque la Repubblica italiana, nel 1946, con il referendum istituzionale, l’Italia aveva perso da secoli l’esperienza della repubblica e della democrazia (i Comuni e le Repubbliche del Medioevo e del Rinascimento facevano ormai parte di un passato remoto). Il popolo era abituato all’ubbidienza e alla sottomissione nei confronti del sovrano, del padrone e del prete. Bisognava fare la nuova Italia repubblicana partendo quasi da zero. I risultati del referendum del 1946 illustrano la debolezza del consenso repubblicano – vedere doc n° 2 –. I difensori accaniti della Repubblica cercarono di diffondere nel popolo i valori repubblicani (uguaglianza, laicità, libertà, umanesimo) e di federare gli italiani attorno all’ideale repubblicano. La Costituzione fu la loro battaglia. Ma questi valori repubblicani discesero con difficoltà nel popolo perché altre tradizioni ideologiche forti – cattolicesimo e comunismo – impedivano all’ideologia repubblicana di “prendere” nell’humus italiano. L’ideologia risorgimentale (o unitaria) fu dunque sempre debole e in crisi. 2.3 Delle appartenenze politiche parallele e rivali Ma perché, nel dopo guerra, non si è potuto formare un consenso repubblicano largo e forte, condiviso da tutti? I due grandi partiti pre-fascisti – il “liberale” e il “socialista” – che portavano l’ideologia repubblicana ed unitaria non sopravissero al fascismo. Invece, i due partiti che erano forti dopo la guerra erano il partito “democristiano” (cattolico) e quello “comunista”, fondati su ideologie non propriamente repubblicane. Né i cattolici né i comunisti condividevano i principi ispiratori dello Stato unitario. Per i cattolici l’Italia si era costituita contro la volontà papale. Per i comunisti, l’Italia si era costruita contro il popolo. Inoltre questi partiti, anche se partecipavano al gioco politico, avevano costruito delle “società parallele” o “contro-società” con valori e strutture indipendenti. Per tanto tempo (fine al 1944), la Democrazia Cristiana aveva considerato lo Stato con sospetto e, sotto la direzione della Chiesa, i capi del movimento cattolico s’erano adoperati a creare una grande rete d’associazioni, di banche, di scuole, di cooperative: una società parallela ed autonoma di corpi intermedi, capace di sopravvivere senza lo Stato. La cultura cattolica e quella comunista furono dunque per quarant’anni circa (19451985) le due culture tendenzialmente egemoniche. Cattolici e comunisti formavano controsocietà fortemente gerarchiche in cui i valori privilegiati erano l’obbedienza, la lealtà, la dedizione, la sottomissione, l’ortodossia. Il che non incoraggiava lo spirito critico, l’indipendenza del giudizio, la volontà individuale, che sono indispensabili per l’emergenza di una coscienza repubblicana e libera. Di fronte a queste grandi “istituzioni” informali – parallele allo Stato – vi era un’Italia tumultuante e libertaria, frazionata in decine di movimenti spontanei. La debolezza delle strutture statali, l’egemonia di due grandi istituzioni che non si riconoscevano nello Stato risorgimentale, avevano interessi universali che trascendevano i confini della nazione (l’unione dei lavoratori per i comunisti, la fede per i cattolici), e si opponevano fra di loro; tutto ciò fu fattore di divisione. Ma ci sono radici ancora più profonde allo “Stato debole”... 2.4 Una diffidenza originaria nei confronti dello Stato La diffidenza ha come fondamento il modo estrinseco e violento in cui lo Stato italiano si è imposto ai suoi cittadini. Tanti ebbero il sentimento di non essere stati « integrati » ma « annessi » nel nuovo Stato italiano, imposto dall’alto e dal Nord – leggere il doc n°3 –. Questo legame fatto di diffidenza e di violenza con lo Stato ha inoltre come origine la repressione del brigantaggio da parte del nuovo Stato negli anni 1860. Dopo le guerre per l’unità italiana, nel 1862, molti soldati decisero di non tornare a casa a sudare nei campi per arricchire i padroni, ma pensarono di usare il loro addestramento militare e le loro mani per vivere rapinando, assalendo piccole città. Il nuovo Regno d’Italia reagì prontamente, e nel 1863 mandò soldati del Nord per combattere il brigantaggio, in una sorte di guerra civile. Lo Stato fu sentito come estraneo e violento. La diffidenza che ne scaturì è ancora presente oggigiorno, soprattutto nel Sud, ed è un terreno favorevole per la mafia. 2.5 Uno Stato diviso – la disuguaglianza fra Nord e Sud La nascita e la costruzione del Regno d’Italia si fece sotto l’autorità dei Savoia, che imitarono il modello accentrato francese, senza lasciare nessun autogoverno a livello locale. Questo problema fu poco sentito al Nord dove c’erano strade e ferrovie, e dunque la possibilità di raggiungere velocemente il centro del potere. Ma il Sud era fisicamente e culturalmente lontano dal centro del nuovo Stato. Perciò, lo Stato veniva visto solo come ente lontano e violento che : - emetteva leggi incomprensibili - basava il suo sviluppo sull’industria, mentre il processo d’industrializzazione era del tutto assente al Sud che rimaneva agricolo - pretendeva di imporre l’istruzione obbligatoria, e quindi sottraeva i ragazzini al lavoro dei campi e importava per loro maestri dal Nord (in Sicilia, certi maestri furono accolti a fucilate) - toglieva i ragazzi dalla campagna nel massimo del vigore fisico per mandarli nel lontano Nord d’Italia a fare il servizio militare e a lavorare nelle fabbriche e le industrie. Questa disuguaglianza di trattamento fra Nord e Sud rimase un problema fino ad oggi. Negli anni 1970, la “Cassa del Mezzogiorno” e gli insediamenti industriali nelle province meridionali furono un tentativo per unificare il paese dando agli italiani uguali possibilità di lavoro, di educazione e di promozione sociale. Ma la strategia della “Cassa del Mezzogiorno” fallì, dando spesso nascita ad un assistenzialismo senza progetti e prospettive. Oggigiorno, l’unità del paese rimane un problema acuto : una gran parte del territorio nazionale sfugge al controllo giudiziario, poliziesco e fiscale dello Stato unitario. 2.6 L’esperienza dello stato violento e totalitario La percezione violenta che gli italiani hanno dello Stato è anche dovuta all’esperienza estremamente violenta che ebbero dello Stato, spesso sinonimo di guerra. Alla domanda “Come fare gli italiani?”, alcuni governi risposero “con la guerra”. Già, nel maggio 1915, il governo fa entrare l’Italia in guerra per “fare gli italiani”. Poi, Mussolini è convinto che gli italiani si devono fare “col ferro e col fuoco”, nel vivo dell’azione, nel crogiolo delle guerre e delle battaglie. Per gli esponenti di questa strategia, una nazione definisce la propria identità lottando per la propria esistenza. Nulla ha fatto la nazione francese quanto le grandi guerre di espansione e conquista, da Luigi XIV a Napoleone. Ma non sembra che questa strategia abbia funzionato, l’Italia uscì molto indebolita dal primo conflitto mondiale, e il fascismo sboccò su una vera e propria guerra civile – i storici ammettono infatti che si sia combattuta in Italia, dal 43 al 45 una guerra civile, tra fascisti e antifascisti. Questa guerra interna indebolì la nazione, e non fu l’auspicata guerra esterna che doveva rafforzarla. Conclusione : Come “fare l’Italia e gli italiani” quando la classe dirigente politico-amministrativa continua a parlare un linguaggio che nasconde il vuoto ideologico della Repubblica e quando il popolo non parla la stessa lingua? Come rinvigorire il patto fra cittadini e governanti sulla base di convinzioni repubblicane comuni? Gli anni Ottanta, “gli anni Craxi” (Presidente del Consiglio di allora) hanno proposto una soluzione : l’unione e l’identità tramite il consumismo e la TV. In effetti, furono gli anni dell’opulenza, del miracolo consumistico, che diedero l’illusione di una società più omogenea ed unita. Ma cosa pensare di una società unita solo dal consumismo, dalla TV (che contribuì all’omogeneizzazione della lingua italiana più di ogni piano di unificazione linguistica) e dalla squadra nazionale di calcio? Certo non siamo più ai tempi del Regno d’Italia, quando un napoletano ed un torinese non avevano ancora niente in comune, né ai tempi della guerra civile (1943-1945). Certo l’Italia non è più dilaniata come una volta. Ma essa non è neanche veramente e profondamente unita, come testimoniano i separatismi (La Lega Nord), l’odio fra Nord e Sud, l’indifferenza o la diffidenza latente per lo Stato, l’evasione fiscale, la non comunione nei valori repubblicani e costituzionali. Annexe - Documenti : Doc n°1, La Costituzione della Repubblica Italiana PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE ITALIANA Art. 1. L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Art. 4. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. Art. 7. Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Art. 9. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Art. 10. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici. Art. 11. L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. Art. 12 La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni. Doc n°2 : i risultati del referendum del 1946 I risultati ufficiali del referendum istituzionale furono: Per la Repubblica voti 12.718.641 pari al 54,3% Per la Monarchia voti 10.718.502 pari al 45,7%. Doc n° 3, Il Gattopardo, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, 1958. Il Regno d’Italia è appena nato. La Sicilia è stata integrata, o piuttosto “annessa” allo Stato nuovo. Un emissario del nuovo Stato, Chevalley, viene da Torino a trovar il Principe nella sua villa vicino Palermo, per chiedergli di far parte del nuovo Senato. Il Principe rifiuta la proposta : “Appena seduto Chevalley espose la missione della quale era stato incaricato : “Dopo la felice annessione, volevo dire la fausta unione della Sicilia al Regno di Sardegna, è intenzione del governo di Torino di procedere alla nomina a Senatori del Regno di alcuni illustri siciliani. (…) Si è subito pensato al suo nome, Principe”. Don Fabrizio (il Principe) però non dava segno di vita, le palpebre pesanti lasciavano appena intravedere lo sguardo. (…) “Stia a sentirmi, Chevalley; se si fosse trattato di un segno di onore, di un semplice titolo da scrivere sulla carta di visita, sarei stato lieto di accettare; trovo che in questo momento decisivo per il futuro dello stato italiano è dovere di ognuno dare la propria adesione”. “Ma, allora, Principe, perché non accettare? “Abbia pazienza, Chevalley, adesso mi spiegherò; noi Siciliani siamo stati avvezzi da una lunghissima egemonia di governanti che non erano della nostra religione, che non parlavano la nostra lingua. Adesso la piega è presa, siamo fatti così. In questi sei ultimi mesi, da quando il vostro Garibaldi ha posto piede a Marsala, troppe cose sono state fatte senza consultarci. Siamo vecchi, Chevalley, vecchissimi. Sono venticinque secoli almeno che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche civiltà eterogenee, tutte venute da fuori già complete e perfezionate, nessuna germogliata da noi stessi, nessuna a cui abbiamo dato il “la”. Adesso Chevalley era turbato. “Ma ad ogni modo questo adesso è finito; adesso la Sicilia non è più terra di conquista ma libera parte di un libero stato” “L’intenzione è buona, Chevalley, ma tardiva” Doc n° 4, Il Gattopardo, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, 1958. Siamo nel 1860, in una bellissima villa vicino Palermo, dopo lo sbarco di Garibaldi in Sicilia. Il giovane Tancredi viene a salutare lo zio, il Principe di Salina, prima di andare a raggiungere i Garibaldini che stanno liberando l’Italia dagli austriaci e dai Borboni. Lo zio reagisce in questi termini : “Sei pazzo, figlio mio! Andare a mettersi con quella gente! Sono tutti mafiosi e imbroglioni. Un Falconieri dev’essere con noi, per il Re”. (…) Il ragazzo ebbe una delle sue crisi di serietà che lo rendevano impenetrabile e caro. “Se non ci siamo anche noi, quelli ti combinano la repubblica. Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. Mi sono spiegato?”. Abbracciò lo zio un po’ commosso. “Arrivederci a presto. Ritornerò col tricolore”. Il Principe capisce allora che, per continuare a vivere come prima, non bisogna opporsi al cambiamento imminente. Il “trasformismo” italiano è nato. Bibliografia : Vous pouvez lire avec profit un ouvrage qui fait le tour de ces questions fondamentales. Sergio Romano, Storia d’Italia dal Risorgimento ai nostri giorni, Milano, Longanesi, 1998. dispregiativo : péjoratif disprezzante : méprisant oggigiorno : aujourd’hui la posta in gioco : l’enjeu saldata : soudée l’Istat : l’Istituto Nazionale di Statistica ambire di : ambitionner de il custode : le gardien lo zoccolo duro : le socle l’impianto : le système accaniti : acharnés diffondere : diffuser estrinseco : extrinsèque, extérieur l’ente : l’institution Profilo storico dell’’Italia LE GRANDI TAPPE DELLA STORIA ITALIANA PER CAPIRE L’ITALIA DI OGGI 1 Il passato italiano, un passato fatto di gloria e di servitù L’Italia fu cuore dell’Impero Romano, e poi, nel Medioevo, la terra del Papato e nel contempo quella dei primi Comuni, delle prime Repubbliche – Firenze, Venezia, Genova –, delle grandi università – Bologna –, il centro mondiale del commercio e della banca, e nel Rinascimento, quello degli artisti e degli intellettuali. Ma nel Cinquecento, all’inizio dell’epoca moderna, mentre si consolidano gli altri stati nazionali europei – Spagna, Francia, Portogallo, Inghilterra –, l’Italia rimane divisa in piccoli Stati indipendenti, spesso in guerra fra di loro, sotto lo sguardo vigile ed interessato del Papa, arbitro che impedisce all’uno o all’altro di diventare troppo potente e di contrastare la sua egemonia. Proprio a quest’epoca, le Guerre d’Italia – 1494-1530 – aprono per l’Italia un lungo e cupo periodo di tre secoli in cui la penisola sarà dominata dagli stranieri, spagnoli e poi austriaci. 2 La tarda unità italiana 2.1 Il « Risorgimento » italiano Il « Risorgimento » è il periodo in cui l’Italia prende coscienza di essere una nazione unitaria e « risorge » dopo secoli di sottomissione agli stranieri. Nel 1848 un vento rivoluzionario dilaga in tutta Europa. Anche l’Italia è in subbuglio. Carlo Alberto, re di Piemonte decide di prendere la guida del movimento risorgimentale e dichiara la guerra all’Austria. Sarà la prima guerra d’indipendenza dell’Italia. Carlo Alberto chiede aiuto a Napoleone III che scende in aiuto dei Savoia, sconfigge gli austriaci ma poi firma un armistizio : la Lombardia è conquistata ma il Veneto resta austriaco – come compenso, i Savoia cedono a Napoleone la città di Nizza –. Questa « vittoria mancata » ha acceso gli animi e la primavera del 1860 vede una delle azioni militari più incredibili della storia italiana : la “Spedizione dei Mille”. Il loro capo, Giuseppe Garibaldi raccoglie un migliaio di volontari e parte in nave da Genova per la Sicilia. La spedizione riesce a far esplodere la rivolta dei siciliani. E Garibaldi sconfigge i Borboni. Dopo la “Spedizione dei Mille”, i Savoia hanno dunque liberato l’Italia del Sud dai Borboni e una parte dell’Italia del Nord dagli Austriaci. Può allora nasceren sotto la dinastia di casa Savoia, lo Stato Italiano, che avrà nome “Regno d’Italia”. Siamo nel 1861. Avrà come capitale Torino (dal 1861 al 1865), poi Firenze (dal 1865 al 1870), e poi Roma. 2.2 L’Italia fascista L’episodio rilevante successivo della storia italiana è quello del Ventennio fascista. Ma che cos’era il fascismo ? Il fascismo in quanto tale non è propriamente detto un’ideologia – come quella marxista – né un progetto politico com’erano quelli socialista, liberale o cattolico-popolare. Era prima di tutto un atteggiamento, un modo di risolvere i problemi. Il « fascio » è la metafora creata da Mussolini per dare corpo all’idea fascista : è un simbolo di origine romana che simboleggia la forza che viene dall’unione di più piccoli bastioni in un unico gruppo, intorno ad un’ascia, simbolo della forza. Il fascismo deve dunque essere azione continua, “decisionismo”, un « fare » che non deve essere ostacolato da chi la pensa diversamente. Ed il fascismo esalta il gruppo, la corporazione : l’individuo conta solo in quanto serve lo Stato. Il capo che doveva guidare gli italiani nell’azione era Benito Mussolini, inizialmente socialista poi nazionalista, inizialmente favorevole agli operai e poi sempre più vicino alla borghesia. Ebbe l’appoggio del Re Vittorio Emanuele III che gli affidò il governo dopo la “Marcia su Roma” del 1922, e che tacque di fronte all’assassinio di Matteotti nel 1924. Ma oltre al re, lo appoggiavano anche la borghesia liberale, spaventata da quanto stava accadendo in Russia, molte forze cattoliche, ed i nazionalisti che pensavano di aver combattuto invano la Grande Guerra (1914-1918). Il « Ventennio » fascista è caratterizzato da alcune linee fondamentali che hanno effetto fino ad oggi : · La soluzione del problema con la Chiesa che nel 1870 si era vista « derubare » del suo Stato. Nel 1929 Chiesa e Stato Italiano firmano un patto che stabilisce i rispettivi ruoli. Sono i cosidetti Patti Lateranesi. · La creazione di un’identità nazionale. Divisa per più di mille anni, l’Italia si era unita politicamente nel 1861, ma rimaneva socialmente e linguisticamente divisa. Mussolini ripropone la « romanità » come base dell’identità nazionale, e lancia un programma di italianizzazione e di unificazione linguistica. Questo programma fu una campagna per « purificare » la lingua con la proibizione delle parole dialettali, straniere e con la ripresa di parole della romanità. · L’accelerazione della modernizzazione del paese – bonifica delle palude, elettrificazione, infrastrutture nel Sud Italia, lavoro per tutti, ecc. 3 L’Italia repubblicana 3.1 La nascita sbilenca della Repubblica italiana Alla fine della guerra, chi può governare il paese ? Vittorio Emanuele III è troppo legato alle tragedie dei trent’anni precedenti e non può continuare a regnare. Nel maggio del 1946 lascia il trono al figlio Umberto II, che è re d’Italia per un mese. Il 2 giugno 1946 gli italiani votano per scegliere tra monarchia e repubblica. Vince, con pochissimi voti, la seconda, e l’Italia assume l'attuale forma repubblicana. In seguito, l’Assemblea costituente lavora due anni ed elabora la “Costituzione” che entra in vigore il 1° gennaio 1948 e dà alla Repubblica un carattere parlamentare. È nata la Repubblica italiana. Ma nel 1944, a Yalta, Stalin e Roosevelt si erano accordati per inserire l’Italia nella sfera d’influenza americana. Nel 1947, De Gasperi, capo del governo, ottiene dal governo americano un prestito di 100 milioni di dollari e « paga » l’alleato, già in guerra fredda con il blocco sovietico, escludendo i comunisti e i socialisti dal governo. Il 18 aprile 1948 le elezioni confermano questa situazione dando la vittoria alla “Democrazia Cristiana” [DC], il partito cattolico. Inizia allora un percorso che durerà quasi mezzo secolo e che vedrà la DC, prima da sola e poi con i socialisti, al governo dell’Italia. Per quarant’anni, fino allo sfascio dell’Unione Sovietica nel 1989, esisterà un accordo non scritto, ma chiaro a tutti nella NATO : il Partito Comunista non deve prendere il potere. Per quaranta anni dunque la politica italiana sarà segnata dalla necessità di fare dei governi che possano fare a meno di quel terzo dell’elettorato italiano che vota comunista. Saranno quaranta anni di egemonia della DC. 3.2 Il vuoto lasciato dal crollo della « Prima Repubblica » Nel 1989 cade il muro di Berlino e nel giro di due anni crolla l’impero sovietico : la situazione internazionale muta e l’Italia – che negli anni della Guerra Fredda era stata un paese di confine tra la NATO e l’Europa dell’Est – cambia per forza anche lei. Infatti, la convenzione non scritta che impediva l’accesso dei comunisti al governo non ha ormai più senso. E tutti i partiti sentono di dover cambiare e si sciolgono l’uno dopo l’altro. È finita la « Prima Repubblica » (1948-1991) che si caratterizzava per il confronto tra due grandi ideologie portatrici di due contrapposti modelli di società – l’ideologia comunista e quella cattolica –. Ma oltre alla fine delle ideologie, c’è un altro elemento decisivo che spiega il crollo del sistema politico della “Prima Repubblica” : l’azione della magistratura contro la corruzione della classe politica – l’operazione “Tangentopoli” e “Mani Pulite” –. Questa lotta prende avvio da un evento all’apparenza insignificante : la scoperta di una piccola tangente a Milano. Nel 1992 un funzionario socialista di Milano è scoperto mentre incassa una tangente. Il funzionario spiega alla polizia il sistema delle tangenti (le tangenti servivano a finanziare le spese sempre più forti dei partiti, la corruzione sui lavori pubblici, eccetera), e in due anni i maggiori esponenti socialisti e democristiani finiscono sotto accusa. Il giudice simbolo di “Tangentopoli” è il giovane Di Pietro. In altre parole, gli italiani hanno affidato alla magistratura il compito di distruggere la vecchia classe politica, compiendo però un errore gravissimo : se la magistratura può svolgere una funzione di depurazione della classe politica, non può svolgere l’altra funzione, costruire una nuova classe dirigente. Chi potrà ormai dirigere l’Italia ? Tanti approfittano del vuoto, della tabula rasa per imporsi, spesso con interessi strettamente imprenditoriali, mentre non hanno nessuna formazione politica. È il caso dell’imprenditore Silvio Berlusconi che grazie a questo clima di sgretolamento delle forze politiche tradizionali, ha potuto creare, qualche settimana prima delle elezioni politiche del 1994, un nuovo partito (Forza Italia) e accedere una prima volta al potere. Conclusione : Verso la « Seconda Repubblica » ? L’Italia sta vivendo una fase di profonde difficoltà, politiche, sociali ed economiche. Al crollo del vecchio sistema della « Prima Repubblica » all’inizio degli anni Novanta è seguita e segue ancora una lunga e tormentosa fase di transizione, non ancora conclusa, che non ha ancora saputo condurre alla nascita di un sistema politico nuovo, stabile ed efficiente. Bibliographie indicative : Si vous voulez approfondir ces grandes étapes de l’histoire italienne, vous pouvez lire une synthèse très simple de l’histoire de l’Italie, des origines à nos jours, écrite dans un italien très abordable et spécifique pour les non italiens, avec des images, des graphiques et des frises chronologiques : Profilo di storia per stranieri, Paolo Balboni, Matteo Santipolo, Guerra Edizioni, 2004. Réédition 2007. L’economia italiana, un’economia in mutazione ed in pericolo Introduzione : Membro del G8 - organizzazione degli otto paesi più industrializzati - l'Italia rappresenta la settima potenza economica del pianeta per PIL nominale, ponendosi al quinto posto nel mondo per valore delle esportazioni e al settimo per quello delle importazioni effettuate nell'anno 2007. Tuttavia, alcuni enormi problemi strutturali continuano ad essere un ostacolo per l'economia italiana : · il debito pubblico troppo alto che è al 107% sul PIL nel 2006, (l’esistenza di un debito pubblico superiore al valore del reddito nazionale) nonostante l’Unione Europea richieda un indebitamento massimo del 60% sul PIL. · un tasso di crescita inferiore alla media europea, di sostanziale stagnazione, con una crescita pari a zero nel 2005, mentre l’economia mondiale chiudeva l’anno con una crescita media del 3,4% · l'evasione fiscale, anche se nel 2006 la lotta agli evasori ha riportato nelle casse dello stato più di 33 miliardi di euro. · il drenaggio di risorse operato dalle organizzazioni criminali soprattutto sull'imprenditoria centro-meridionale (Mafia, Camorra, Ndrangheta e Sacra Corona Unita) che con le loro attività estorsive (pizzo) provocano l'uscita dal mercato e perfino il fallimento delle imprese. · il ritiro delle grandi imprese dalle attività produttive e la preferenza data agli investimenti finanziari su quelli nell’« economia reale ». 1 L’ossessione del debito e la politica di rigore 1.1 La lotta economica per rimanere nel circuito europeo Entrare nella moneta unica fu la grande lotta economica dell’Italia negli anni Novanta. In effetti, durante lo scorso decennio, l'Italia ha perseguito una politica fiscale stretta per fare fronte alle richieste dell’Unione Economica e Monetaria dell’Unione europea. Il governo Amato fece la scelta chiave nel 1992 : decise di aderire al progetto di moneta unica europea partendo da una valutazione realistica della moneta italiana : ci fu una svalutazione del 22%. I successivi governi di Ciampi e di Dini, entrambi per anni ai vertici della banca d’Italia, proseguirono il movimento. Poi Prodi nel 1996 puntò tutto sul risanamento del bilancio e l’ingresso nell’area dell’euro. Nel 1999, l'Italia vinceva la sua sfida ed entrava nella moneta unica, sostituendo la lira a partire dal 2002 (1 euro = 1936,27 lire). 1.2 I modi impiegati per risanare i conti · L’aumento delle tasse. Il governo Prodi impose tasse altissime per risanare il deficit. Furono anni durissimi per gli italiani, ma essi non si lamentarono. In effetti, erano consapevoli che fuori della moneta unica il sistema economico italiano sarebbe crollato. · Le privatizzazioni e il licenziamento dei funzionari. I rigidi vincoli di bilancio imposti dal processo di unificazione europea hanno spinto i governi italiani a operare una drastica operazione di dismissioni delle aziende a partecipazione statale. Le privatizzazioni sono decollate nella seconda metà degli anni Novanta e l’Italia è stata uno dei paesi europei ad aver effettuato il maggior volume di dismissioni. Tra il 1993 e il 1999 le privatizzazioni hanno portato nelle casse dello Stato l’equivalente dell’8% del PIL di quel periodo, contribuendo in maniera importante alla diminuzione del debito pubblico. Esempio : la percentuale delle attività bancarie in mano allo Stato è passata dal 75% al 20% tra 1990 e il 2000. 1.3 L’ideologia del rigore Ha giocato un ruolo importante nelle politiche economiche degli anni Novanta e Duemila il successo dell’ortodossia liberista. Lo smantellamento del complesso delle aziende a partecipazione statale ha significato il tramonto dell’importante fenomeno dell’« economia mista » italiana, che negli anni del « miracolo economico » (anni Cinquanta e Sessanta) aveva destato interesse in tutto il mondo. L’uomo dei risanamenti è l’exPresidente del Consiglio Romano Prodi, e il suo ministro dell’Economia e delle Finanze, Tommaso Padoa-Schioppa, un uomo della Banca d’Italia e un membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea. Notate che negli ultimi dieci anni sono governi di centro-sinistra che hanno attuato una politica di rigore finanziario, mentre il centro-destra – berlusconiano e populista – è poco attento agli equilibri del bilancio pubblico. 2 Dei mutamenti difficili 2.1 L’euroscetticismo, ovvero le conseguenze nefaste del rigore nelle coscienze Il prezzo pagato per entrare nell’area della moneta unica è stato decisamente alto con il risanamento forzato dei conti pubblici, ha determinato un forte calo del reddito, degli investimenti e dell’occupazione. Il governo Berlusconi in carica dal 2001 al 2006 e di nuovo, dall’aprile 2008, ha spesso insistito sugli effetti negativi dell’euro per l’economia italiana, proponendo con la “Lega Nord” un’uscita dall’area della moneta unica. Raccogliendo i malumori dei piccoli imprenditori esposti alla concorrenza straniera e quelli della popolazione colpita dal forte aumento dei prezzi e dell’aumento delle tasse. Il numero degli « euroscettici » è andato aumentando nel paese. Inoltre, Silvio Berlusconi, noto populista, non ha rispettato il Patto che impone di mantenere il rapporto deficit/PIL sotto il 3% e ha sospeso la politica di risanamento dei conti pubblici. 2.2 Le conseguenze economiche della crisi Dobbiamo anche accennare a due conseguenze nefaste del rigore e del disimpegno dello Stato, che frenano lo spirito competitivo ed innovativo delle attività economiche italiane : · Le privatizzazioni che, a breve termine, avevano portato denari nelle casse dello Stato, hanno determinato, a lungo termine, il calo delle ricette dello stato. Inoltre, hanno causato l’aumento delle rendite per le aziende con il trasferimento dallo Stato ai privati di settori monopolistici o semimonopolistici (telecomunicazioni, energia, trasporti) che garantiscono ai nuovi proprietari ricche rendite. Il che non è un incentivo per intraprendere e proseguire attività produttive e spinge le grandi famiglie a ritirasi dalla produzione industriale. Esempi : * “Benetton” (abbigliamento) si è rifugiata nel settore dei trasporti, acquisendo “Società Autostradale” che le assicura l’incasso dei pedaggi. * “Pirelli” (pneumatici) ha fatto lo stesso con la telefonia fissa e mobile (“Telecom Italia”). · Si è assistito, con la crescita degli investimenti finanziari speculativi, ad un processo di « finanziarizzazione » dell’economia e di diminuzione degli investimenti nell’« economia reale ». Esempi : i pericoli di questi investimenti sono saltati fuori con il crack della “Cirio” (azienda di conserve alimentare) e quello della “Parmalat” (azienda alimentare, del latte, yogurt, ecc) il cui gigantesco debito di 14,5 miliardi di euro era occultato da complesse transazioni finanziarie. 3 Delle difficoltà reali e strutturali Sarebbe però sbagliato ricercare negli sforzi di stabilizzazione finanziaria e nella moneta unica i motivi profondi delle difficoltà italiane, che risiedono piuttosto nei problemi strutturali dell’economia nazionale. Negli ultimi anni l’Italia ha, infatti, sofferto dell’indebolimento della base produttiva del paese, dell’aumento della distanza economicosociale tra Nord e Sud, e di altre difficoltà strutturali. · L’arretramento progressivo delle attività produttive italiane. Si deve notare il ritiro alla fine degli anni Novanta dell’economia italiana dai settori industriali di punta, alto livello tecnologico – industria chimica, elettronica, industria automobilistica –, che sono poi quelli più dinamici. Esempi : la fine dell’“Olivetti”, l’abbandono del settore chimico da parte di “Montedison” e dell’“ENI”, la grave crisi (forse superata) della “FIAT”. · Le disparità Nord-Sud : forte sviluppo industriale e preponderanza di aziende private a Nord, tassi di disoccupazione più alti con punte del 20% e sviluppo molto minore a Sud dove l'agricoltura ha un peso maggiore, e l'industria è spesso statale. · Il proseguimento della specializzazione produttiva nei settori tradizionali, di alta qualità, a basso contenuto tecnologico e di manodopera qualificata (il tessile, l’abbigliamento, la moda, l’alimentare, la manifattura leggera) in cui dominano le piccole e le medie imprese, e che sono tipici del « Made in Italy ». Sono questi settori che soffrono maggiormente la durissima concorrenza dei paesi emergenti a basso costo del lavoro. · Il « nanismo » delle imprese italiane : le microimprese continuano a rappresentare il tratto distintivo della struttura economica italiana. Nel 99% dei casi, le imprese italiane hanno meno di 50 addetti. Nell’industria manifatturiera il numero medio degli addetti si ferma a 15, circa un terzo (1/3) della media degli altri paesi europei. Il « nanismo » rappresenta un serio limite per l’economia nazionale. Poiché queste piccole unità produttive oggi dimostrano di non riuscire ad integrare le nuove tecnologie, di essere meno innovative in campo finanziario e manageriale, e quindi meno competitive sui mercati internazionali. Da notare : un costo del lavoro fra i più bassi d’Europa, ed un livello dei salari superiore solo a quello del Portogallo in termini. · il calo del turismo : il Paese ha perso da molti anni il primato di visitatori stranieri all'anno. L'Italia con 37.100.000 turisti nell’2004 è adesso al quinto posto nel mondo dopo la Cina (41.800.000 turisti), gli USA (46.100.000), la Spagna (53.600.000) e la Francia (75.100.000). · la dipendenza energetica : la maggior parte delle materie prime e il 75% dell'energia deve essere importato, dato che l'Italia non dispone di ricchi giacimenti di materie prime. · L’esistenza di un debito pubblico superiore al valore del reddito nazionale (107% sul PIL nel 2006), nonostante le politiche di rigore, rappresenta un problema strutturale gravissimo non ancora risolto, una spada di Damocle sul futuro economico dell’Italia. il PIL : il Prodotto Interno Lordo (il valore complessivo dei beni e servizi prodotti in un anno in un paese). il pizzo : racket, argent exigé par les racketteurs il tramonto : le coucher d’un astre, le déclin la “Lega Nord” : la Ligue du Nord (parti séparatiste de Umberto Bossi) il disimpegno dello Stato, : le désengagement de l’État un incentivo : une incitation, un encouragement