Quartetto Pavel Haas - Società del Quartetto di Milano

Sala Verdi del Conservatorio
Martedì 15 novembre 2005, ore 20.30
S TA G I O N E 2 0 0 5 • 2 0 0 6
Quartetto Pavel Haas
4
Consiglieri di turno
M° Mario Delli Ponti
Prof. Luciano Martini
Sponsor istituzionali
Con il patrocinio e il sostegno di
Con il sostegno di
FONDAZIONE CARIPLO
Si ringrazia per il ciclo “Musica da Camera”
Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione
e al pubblico il clima più favorevole all’ascolto, si prega di:
• spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici;
• limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse ...);
• non lasciare la sala prima del congedo dell’artista.
Si ricorda inoltre che registrazioni e fotografie non sono consentite.
Quartetto Pavel Haas
Veronika Jaruskova violino
Katerina Gemrotova violino
Pavel Nikl viola
Peter Jarusek violoncello
Bedřich Smetana
(Litomyšl, Boemia 1824 - Praga 1884)
Quartetto n. 2 in re minore
Leoš Janáček
(Hukvaldy, Moravia 1854 - Ostrava 1928)
Quartetto n. 2 “Lettere intime”
Intervallo
Ludwig van Beethoven
(Bonn 1770 - Vienna 1827)
Quartetto n. 9 in do maggiore op. 59 n. 3
La serie “Rising Stars” nella stagione 2005-2006
della Società del Quartetto è sostenuta da
Bedřich Smetana
Quartetto n. 2 in re minore
Allegro
Allegro moderato
Allegro non più moderato, ma agitato
e con fuoco
Presto
Bedřich Smetana fu un convinto sostenitore della capacità della musica di
descrivere luoghi e di raccontare storie, oltre che di esporre idee e di esprimere
sentimenti. Aderì con entusiasmo alla teoria e alla pratica introdotta da Liszt di
associare la musica a pittura, letteratura, poesia, storia, politica, religione,
biografia, anzi autobiografia. Di suo, aggiunse quell’amore appassionato per i
valori e le vicende del proprio paese che ne fecero il campione della scuola
nazionale cèca destinata, anche grazie a Dvořák e Janáček, ad avere forte
impatto sulla storia della musica nel secondo Ottocento e per l’intero Novecento.
Non è dunque un caso se la massima parte della produzione di Smetana si trovi
concentrata nel teatro d’opera e nel poema sinfonico, sempre con fortissime
implicazioni nazional-popolari: l’opera La sposa venduta e il ciclo sinfonico La
mia patria hanno giustamente fatto epoca. Anche la non piccola produzione
pianistica è zeppa di danze popolaresche e di colori locali. Perfino la limitata
musica da camera non si sottrae alle scelte di fondo. Il duo per violino e
pianoforte ha un titolo (Dalla mia patria) che è tutto un programma. Il primo,
e più famoso, quartetto per archi (Dalla mia vita) ha un esplicito carattere
autobiografico, che peraltro lo stesso Smetana descrive nel dettaglio,
movimento dopo movimento, in una lettera a un amico.
Non ci sono sottotitoli e neppure correlazioni dirette con specifiche vicende della
vita del compositore nel secondo quartetto, ma è ovvio, fin dall’attacco del primo
movimento, il fortissimo contenuto emozionale che le note sono delegate a
trasmettere. Sentiamo subito quasi uno strappo che, alla maniera teatrale, alza
il sipario, cattura l’attenzione e fa partire l’azione. Quindi entrano incerti gli
intervalli dai quali nasce una melodia che presto acquista contorni netti e
inconfondibili, si carica di urgenza espressiva, assume spessore sinfonico,
genera e assorbe gli assottigliamenti e addensamenti di scrittura che frenano e
accelerano il passo agitato del sofferto “Allegro” che appunto fa da primo
movimento. La tensione cala, ma solo di poco, nel seguente “Allegro moderato”,
una raccolta di danze in tono popolaresco (la vivace polka, la moderata dumka,
altri ritmi incrociati) che di fatto sostituisce il tradizionale movimento lento, ma
non i salti espressivi su cui l’intero quartetto si regge. Salti che diventano ancora
più evidenti nel terzo movimento, in costante e sempre più precario equilibrio
fra frenesia e distensione lirica. Tutto si riassume nell’ultimo “Presto”, fulmineo
nella sua brevità (meno di tre minuti) eppure riassuntivo come pochi dell’energia
vitale che anima tutte le pagine precedenti, resa ancor più bruciante dal fatto che
i singoli movimenti si succedono quasi senza soluzione di continuità a formare un
diamante con quattro facce distinte e una sola luce, sempre corrusca.
La biografia di Smetana aiuta non poco a capire questo estremo lavoro:
composto nel 1879, a un paio di anni di distanza dal primo quartetto, il quale (per
ammissione dello stesso autore) trasferiva in partitura l’angoscia provocata dai
primi sintomi della sordità. Ora, alla sordità conclamata, si accompagnano i
primi segni della follia che avrebbe portato tre anni dopo all’internamento e alla
fine precoce. Eppure, visto con la prospettiva di oggi, ben oltre un secolo dopo,
le frenesie e i sussulti di questo quartetto ci appaiono soltanto perturbazioni
superficiali, moti ondosi vorticosi e impressionanti che comunque non turbano la
forza delle correnti di fondo che davvero lo sostengono. Che sono le eterne
correnti dell’architettura musicale classica, come definita da Mozart e Haydn,
con un asciutto insieme di intervalli e di incisi melodici che regge l’intera
costruzione. E con la compattezza e il senso dell’urgenza messa a punto dal
Beethoven dell’età di mezzo, in particolare quello del Quartetto op. 59 n. 3, lo
stesso che ascolteremo alla fine del programma magnificamente impaginato dal
giovanissimo Quartetto protagonista di questa serata.
Leoš Janáček
Quartetto n. 2 «Lettere intime»
Andante. Con moto. Allegro
Adagio. Vivace
Moderato. Adagio. Allegro
Allegro. Andante. Allegro
Leoš Janáček incontrò Kamila Stösslová, nata Neumann, durante le vacanze
estive del 1917. Lui aveva 63 anni e, dopo una faticosa carriera, stava diventando
uno stimato compositore. Lei di anni ne aveva 25, era sposata a un antiquario e
si presentava come graziosa brunetta con occhi neri e movenze gitane. Lui
s’innamorò perdutamente. Lei accondiscese, senza ricambiare del tutto. La
relazione durò dieci anni, fino a quando lui morì per una polmonite presa
affannandosi nella ricerca del figlio undicenne di lei che si era perduto nel bosco.
Fu soprattutto (forse soltanto) una relazione epistolare, nel senso che lui
scriveva e lei (talvolta) leggeva. Janáček scrisse non solo lettere, ma anche
musica, tanta e bella. Molti dei suoi capolavori nacquero appunto in
quell'incredibile decennio. Il caso ha voluto che l’ultimo capolavoro, il Secondo
quartetto che ascolteremo stasera, sia stato intitolato “Lettere intime” dallo
stesso autore.
Inizialmente Janáček voleva chiamare il lavoro “Lettere d’amore” e farne una
sintesi musicale delle oltre seicento lettere indirizzate a Kamila nei dieci anni
del loro amore. La composizione era iniziata nel gennaio del 1928, pochi giorni
dopo il completamento dell’opera Da una casa di morti. Le lettere (vere) a
Kamila seguirono passo per passo la nascita del nuovo quartetto: «La nostra
esistenza sarà trasferita in esso... Ho scritto il primo tempo a Hukvaldy. Sono le
mie impressioni di quando ti vidi per la prima volta. Sto lavorando al secondo
tempo» (29 gennaio); «... sto scrivendo il terzo tempo di Lettere d’amore. È molto
gaio, si risolverà in un affresco simile alla tua immagine...» (6 febbraio); «...oggi
ho completato il tempo in cui la terra trema (terzo movimento). Sarà il migliore...
seguirà l’ultimo... dovrà esprimere paura per la tua salute...» (18 febbraio).
Con tali premesse, nessuno può dubitare che il Secondo quartetto sia uno dei
lavori più appassionati di Janáček. È facile verificare che le risorse linguistiche
adottate sono le più tipiche della sua ultima stagione. L’armonia, come sempre,
non si discosta dai princìpi tonali. Abbondano però le sovrapposizioni di quarte.
Gli accordi si susseguono spesso senza alcun legame funzionale in termini di
armonia classica. La compattezza dell’architettura è garantita dal costante
ricorrere di cellule tematiche comuni, che oltre tutto sono elementari e dunque
facilmente rimandano a lavori precedenti: nel caso in questione, gli analisti
(attenti come sempre al momento biografico) hanno trovato addentellati col
quartetto precedente (1923) e con l’opera Kát’a Kabanová (1919-21). La
divisione in quattro tempi è tradizionale e anche la successione dei movimenti
non presenta grandi innovazioni. L’articolazione interna è invece assai libera.
Non ci sono residui di forma sonata nel primo tempo, solo combinazione fra due
temi: il primo è mascolino, l’altro - affidato alla viola, in “pianissimo”, quasi
esitante, dunque femminino - è costruito secondo i canoni della cosiddetta “scala
zingara”, con evidente riferimento a Kamila.
Ancora alla viola è affidato il tema d’apertura del secondo tempo. La forma è
pure in questo caso molto libera, si snoda per variazioni ritmico-intervallari; la
dinamica cambia spesso e a un certo punto una nuova melodia (“infantile”, “un
vagito di neonato”, suggerisce qualcuno) nasce dal secondo violino. La fusione di
tutti i temi conclude con solennità.
Il terzo tempo è articolato in tre sezioni distinte: la più interessante è quella
centrale, tutta impostata su un lento addensamento delle sonorità e della
dinamica. Il finale è una specie di rondò, ancora una volta intenso e
appassionato, ricco di singolari contrasti, di fresca inventiva. È proprio vero che
a settantaquattro anni Janáček era all’apice della sua creatività.
Ludwig van Beethoven
Quartetto n. 9
in do maggiore op. 59 n. 3
Introduzione: Andante
con moto. Allegro vivace
Andante con moto quasi allegretto
Menuetto: Grazioso
Allegro molto
Il terzo e ultimo quartetto che Beethoven scrisse su commissione del conte
Andreas Kirillovic Rasumovskij termina con un grandioso fugato. Non è una
fuga vera e propria; è facile riconoscere la scarsa familiarità del compositore con
le tecniche della polifonia classica; talvolta l’intenzione sopravanza la capacità di
realizzazione; si vede bene l’influenza del Clavicembalo ben temperato di Bach,
frequentato e amato da Beethoven per tutta la vita; l’equilibrio formale è
migliorabile...
Il Quartetto op. 59 n. 3 è dunque solo un esperimento, però cruciale. Per la prima
volta Beethoven intuisce che il contrappunto barocco può diventare
drammatico; e che può assolvere magnificamente alla funzione di scaricare le
tensioni accumulate nei movimenti precedenti dai meccanismi propri della
forma sonata. I frutti di questa intuizione matureranno molto più tardi, e saranno
dirompenti: nel finale della Sonata per pianoforte op. 106 “Hammerklavier”,
nella Grande fuga per quartetto d’archi op. 133, nelle Variazioni su un tema di
Diabelli op. 120. Intuizioni che prefigurano soluzioni proprie dei lavori
dell’ultima maturità beethoveniana abbondano comunque anche nei tre
movimenti precedenti. La catena di dissonanze (settime diminuite)
nell’introduzione al primo movimento può essere vista come un embrione della
monumentale introduzione alla Sonata per pianoforte op. 111, ultima dell’intera
serie. Le correlazioni intervallari fra diversi principi melodici, che fanno sì che
nel corpo principale del primo movimento sia difficile distinguere fra primo e
secondo (e terzo, e quarto...) tema, sono caratteristiche inconfondibili di molti
primi movimenti dei quartetti cosiddetti dell’“ultima maniera”. E al di là della
novità sostanziale di un pizzicato di violoncello che coordina ma anche separa, e
di incisi collaterali ora immobili o visionari o perfino prolissi, il secondo
movimento non fa altro che trattare melodia e timbro in modo pre-schubertiano,
dunque avveniristico, sia pure nel rispetto della simmetria centrale. Come terzo
movimento abbiamo un “Minuetto” e non un aspro “Scherzo”, come succede
negli altri lavori della terna op. 59 e nella maggioranza della produzione coeva.
Ma è un “Minuetto” fuori dal tempo, certo non classico, bensì visionario, a suo
modo nuovo e assai imperfetto se confrontato con i frutti dell’ultima stagione.
Forse hanno ragione i critici che vedono nel Quartetto in do maggiore op. 59
n. 3 una minore chiarezza formale e una visibile ambiguità di contenuto. Chi
invece ama le situazioni ambigue in cui le certezze del passato sono confuse dalle
nebbie del futuro, troverà il lavoro affascinante. E lo considererà il vero ponte
fra la “seconda” e “terza maniera” di Beethoven (sempre che a tale distinzione
si riconosca un senso reale).
Enzo Beacco
Quartetto Pavel Haas
Formato a Praga nel 2004, il Quartetto ha preso il nome dal compositore ceco Pavel
Haas (1899 – 1944), allievo di Leoš Janáček, deportato a Theresienstadt nel 1941 e
morto ad Auschwitz nel 1944.
Il Quartetto ha studiato con musicisti di primo piano quali Piero Farulli (Quartetto
Italiano), Norbert Brainin (Quartetto Amadeus), Hatto Beyerle (Quartetto Alban
Berg), Valentin Berlinski (Quartetto Borodin), Christophe Coin (Quartetto
Mosaïques) e a Praga con Milan Škampa, viola del Quartetto Smetana. Attualmente
studia a Basilea con Walter Levin (Quartetto LaSalle) e ai corsi di formazione
professionale ProQuartet del Centre européen de musique de chambre a Parigi.
Nel 2003 il Quartetto ha debuttato alla Wigmore Hall di Londra con il Quartetto
Škampa. Nel 2004 ha vinto il Premio Vittorio E. Rimbotti a Firenze, dove ha suonato
al Teatro della Pergola.
Nel maggio 2005 ha vinto il primo premio al concorso del Festival Primavera di
Praga, e solo un mese dopo al Concorso Paolo Borciani di Reggio Emilia il primo
premio e il premio per la migliore interpretazione di A Sad Paven for these
Distracted Tymes di Sir Peter Maxwell Davies, eseguito in presenza del compositore e
ripreso nell’ambito del festival che il compositore organizza nelle isole Orkney in Scozia.
Per la stagione 2005/2006 ha in programma la tournée-premio di 40 concerti che lo
porterà ad esibirsi nelle maggiori città europee quali Bruxelles, Vienna,
Francoforte, Brema, Amburgo, Roma, Venezia e Firenze, negli Stati Uniti e in
Giappone.
È per la prima volta ospite della nostra Società.
Prossimi concerti:
martedì 29 novembre 2005, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Julia Fischer violino
Oliver Schnyder pianoforte
Difficile immaginare un recital violinistico con programma più complesso e
articolato di quello che ci propone il prossimo appuntamento di stagione. Abbiamo
infatti l’adolescente Mozart che collauda la tecnica violinistica appresa dal padre e i
modelli compositivi assorbiti dal figlio più giovane di Bach. Quindi saltiamo al
Novecento, con un Prokof’ev maturo che ammicca alla classicità lontana senza
perdere la modernità del linguaggio. Approdiamo all’ultimo Ottocento francese,
con quell’elegante e neo-bachiano esercizio per violino solo che è la Quarta sonata
del virtuoso belga Eugène Ysaÿe. In chiusura, trionfo della scuola franco-belga con
la celeberrima Sonata di César Franck (che a Ysaÿe è dedicata.). Tanti riferimenti
diretti e trasversali, tanti mutamenti di stile farebbero tremare i polsi a fior di maturi
concertisti. Non è così per Julia Fischer, tedesca di Monaco, giovanissima (poco
più di vent’anni) e già nota in tutto il mondo musicale per la saldezza dei suoi nervi
e l’agilità delle sue mani. Debutta alla nostra Società assieme al suo prezioso
collaboratore pianistico stabile Oliver Schnyder.
Programma (Discografia minima)
W.A. Mozart
Sonata in mi minore K 304
(Grumiaux, Haskil
Philips, 442 629-2)
S. Prokof’ev
Sonata n. 2
in re maggiore op. 94
(Mintz, Bronfman
DG 445 557-2)
C. Franck
Sonata in la maggiore
(Chung, Lupu
Decca 421 154-2)
martedì 13 dicembre 2005, ore 20.30
Angela Hewitt pianoforte
Bach, Beethoven, Chopin, Ravel
martedì 20 dicembre 2005, ore 19.30
Freiburger Barockorchester
Clare College Choir Cambridge
René Jacobs direttore
Händel - The Messiah Hwv56
E. Ysaÿe
Sonata n. 4
in mi minore per violino solo
(Zehetmair, ECM 1835)
I Soci del Quartetto ai concerti di
“GIOVANE EUROPA IN MUSICA” - STAGIONE 05/06
La Società del Quartetto e la Fondazione Pro Musica Giancarlo ed Etta Rusconi
invitano i Soci ai concerti della terza rassegna della serie “Giovane Europa in
Musica”, il ciclo di concerti dedicato a giovani musicisti emergenti ideato in
collaborazione con AICEM (Associazione Istituti di Cultura Europei a Milano)
per sostenere i giovani interpreti vincitori di importanti concorsi internazionali.
I biglietti omaggio riservati ai Soci, ai quali cordialmente ricordiamo che un
invito stabile alla serie resta tra le loro prerogative, possono essere ritirati, fino
ad esaurimento, in sede da sei giorni prima di ogni concerto (ore 13.30 - 17.30).
Il primo appuntamento è previsto per lunedì 28 novembre, ore 20.30 al Teatro
Litta, sede di tutti i concerti, con il chitarrista Fernando Espì presentato in
collaborazione con l’Instituto Cervantes.
VISITE GUIDATE ALLA FONDAZIONE MAZZOTTA
Si avvisano i Soci che la prima visita guidata gratuita alla mostra “La motocicletta italiana. Un secolo su due ruote tra arte, storia e sport” (27 ottobre
2005 - 12 marzo 2006) presso la Fondazione Mazzotta è prevista per martedì 22
novembre alle ore 18.00.
I Soci, in un massimo di 25 persone, potranno prenotarsi per telefono
(02.795.393) e via e-mail ([email protected]), presso la segreteria della
Società.
PRIVILEGI E VANTAGGI PER I SOCI
I Soci della Società del Quartetto per la stagione 2005/06 possono usufruire
delle seguenti agevolazioni:
Biglietti omaggio per “Giovane Europa in Musica” - Fondazione Pro
Musica Giancarlo ed Etta Rusconi
• Per il ciclo dedicato ai giovani musicisti emergenti mettiamo a
disposizione dei Soci biglietti omaggio che possono essere ritirati in sede
da una settimana prima di ogni concerto.
Società del Quartetto di Milano - via Durini 24 - 20122 Milano
tel. 02.795.393 - fax 02.7601.4281
www.quartettomilano.it - e-mail: [email protected]
Biglietti ridotti per i concerti
• Ai Soci vengono riservati alcuni biglietti acquistabili a prezzo ridotto, con
un contingente limitato e variabile secondo la disponibilità residua dopo la
vendita degli abbonamenti. Per i concerti più richiesti, i biglietti ridotti
saranno destinati in prelazione ai Soci Protettori.
Libri del “Quartetto”
• I Soci possono richiedere, entro i limiti di disponibilità, i libri pubblicati
negli ultimi anni dalla nostra Società. L’elenco completo dei titoli è
disponibile sul sito (www.quartettomilano.it) nella sezione “Pubblicazioni”.
Cinema Anteo
• Il lunedì sera biglietto ridotto a € 4,50 anziché € 7.
FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano
• Sconto del 20% sul biglietto di ingresso a tutte le proprietà del FAI.
Fondazione Mazzotta
• Visite guidate gratuite alla mostra “La motocicletta italiana. Un secolo
su due ruote tra arte, storia e sport”, 27 ottobre 2005 - 12 marzo 2006.
• Biglietti ridotti per tutte le mostre in programma.
Piccolo Teatro
• Biglietti ridotti per tutti gli spettacoli inviando una e-mail all’indirizzo
[email protected]
• Riduzioni su tutti gli abbonamenti esibendo la tessera associativa 05/06
alla biglietteria del Piccolo Teatro.