Codice cliente: 3691371 Classifica Chris Hemsworth (foto) è l’uomo più sexy al mondo. La rivista People ha consacrato l’attore australiano, 31enne protagonista di Thor, The Avengers e Rush, con questo riconoscimento che lo scorso anno era andato ad Adam Levine. Sposato con l’attrice spagnola Elsa Pataky, con cui ha avuto tre figli, Hemsworth ha voluto ringraziare i genitori «per avermi creato. Grazie a voi ora posso tornare a casa e dire a mia moglie: ricordati, questo è quello che pensano le persone, per cui adesso non ho più bisogno di lavare i piatti o di cambiare i pannolini. Sono al di sopra di tutto questo». Chris Hemsworth è l’uomo più sexy secondo «People» Netflix rinvia lo speciale-compleanno Nuove accuse di stupro contro Bill Cosby Nuove accuse di violenza sessuale a Bill Cosby (foto). Dopo Barbara Bowman, ora una giornalista, Joan Tarshis, ha detto di aver subito abusi da Cosby 45 anni fa, quando ne aveva 19. Ieri Netflix ha deciso di rinviare la diffusione dello speciale del 28 novembre sul 77esimo compleanno del comico mentre la Nbc cancellerà la sua sitcom. Mengoni Il ritorno Pedrini sul palco dopo l’operazione d’urgenza al cuore: è la mia terza vita «Sono un cantautore nell’epoca della crisi Non temo il digitale» MILANO «È il battesimo della mia terza vita». Omar Pedrini (47 anni, foto) se l’è vista brutta, ma non ha perso l’ironia. È tornato ieri sul palco dopo un malore durante un concerto a Roma e l’operazione d’urgenza al cuore. «Come diceva mio nonno è la seconda volta che tiro la barba a San Pietro: la prima volta sono finito in coma dieci anni fa sempre per un problema all’aorta». Un set acustico di circa 30 minuti a una serata evento organizzata dalla rivista Rolling Stone. «Non un vero concerto, sono uno sconsiderato ma non fino a questo punto. È stato un test con il via libera dei medici del Sant’Orsola di Bologna che mi seguono, un primo abbraccio Incontro alla Statale di Milano e nuovo singolo P Non sono contro Spotify, ma la musica va pagata come si acquista il biglietto per andare al museo Sognavo di diventare architetto ma non ho passato il test d’ingresso, così mi sono iscritto a Lingue rofessor Mengoni... «Premessa: non è una lezione. Non sono in grado di farle a me stesso, figuriamoci ad altri. Da piccolo però sognavo di fare il professore: amavo l’odore del gesso sul cancellino, il contrasto del bianco sul nero». Questa mattina Marco Mengoni sarà all’università Statale di Milano per un incontro con gli studenti e 100 lettori del Corriere (dalle 15.30 un riassunto su corriere.it). Tema: come cambia il modo di fruire della musica. Con lui ci saranno Federico Boni, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, e Andrea Rosi, presidente di Sony. Parole e musica: Marco presenterà in anteprima «Guerriero», singolo in vendita da venerdì che anticipa il nuovo album. Era un bravo studente? «”X Factor” mi ha strappato all’università. Questa è l’occasione per tornarci. Ero iscritto a Lingue e letterature straniere. Avessi tempo, adesso farei Architettura. Allora non passai il test, arrivai 277esimo e i posti erano 250, e cambiai facoltà». Dal disco alla playlist: da che parte sta Mengoni? «Sono nato come musicista professionista 5 anni fa. Era un momento in cui il disco nella sua forma fisica stava già scemando. Lo spostamento verso lo streaming non mi fa così tanto effetto quindi. Mi ritengo un cantautore dell’epoca della crisi che però va di pari passo con l’evoluzione della società». Download o streaming? 45 SPETTACOLI Corriere della Sera Giovedì 20 Novembre 2014 «La musica va pagata come si paga il biglietto per il museo. Non sono contro lo streaming e la tecnologia come altri colleghi. Uso Spotify nella versione a pagamento per avere la musica sempre con me, anche senza connessione. E poi compro gli album su iTunes: se un giorno lo streaming sparisse non vorrei perdere i miei preferiti. Le sue playlist? «Solo due: “moderni” e “128 bpm”, pezzi un po’ tamarri per caricarmi quando mi alleno». La tecnologia cambia la musica anche con i social network. Lei non è mai stato un entusiasta, ma su Twitter è uno di quelli con più capacità di ingaggio: ogni suo post riceve centinaia di risposte e commenti dall’Esercito, così si chiamano le sue fan. «È merito loro, sono particolarmente vive e per me è un modo di condividere qualcosa con chi ha portato avanti 5 anni le mie idee. Non posto tutti i giorni. Sarebbe come leggere notizie urlate tutte le mattine, alla fine non le segui più. La tecnologia da un lato aiuta, dall’altro quando all’aperitivo tutti guardano uno schermo... ». «Guerriero», scritta con Fortunato Zampaglione, è una ballad dalle atmosfere scure, una ritmica quasi hip hop, la sua voce più profonda e ancora meno ricamata: un nuovo Mengoni? «L’album nuovo, ancora senza titolo, è un progetto a 360 gradi in cui ho sperimentato in direzioni che non erano parte di me. “Guerriero” rappresenta un cambiamento in tutto. È vero, quasi non canto. A 26 anni non puoi essere come a 20». Chi è il «Guerriero» quello che, dice il testo, resta in piedi e ti difende? «È la coscienza, l’anima, l’alter ego che ci aiuta a superare i momenti difficili e a scegliere la strada». Nel video, codiretto da lei e Cosimo Alemà, c’è un bimbo che trova la forza per affrontare bulli e liti dei genitori in un supereroe che esce da un fumetto. Lo aveva anche lei? «Il ragazzino è un Marco piccolo, un bimbo schivo e solita- rio che si rifugia in Tsuki Deshu, personaggio che ho creato io stesso. E che prima o poi disegnerò. Da piccolo speravo che qualcuno uscisse dai fumetti o dalla tv per aiutarmi nelle scelte: i miei amori erano Diabolik e i supereroi Marvel». Ha annunciato un disco in due tempi. Come sarà? «È un work in progress. Stiamo completando la prima parte, ma continueremo a stare in studio per vedere cosa esce. Siamo come un diesel che si è acceso». Andrea Laffranchi © RIPRODUZIONE RISERVATA Sorriso Marco Mengoni è nato il 25 dicembre del 1988: per lui il successo è arrivato nel 2009, quando ha vinto la terza edizione del talent show «X Factor» a chi mi è stato vicino e mi ha voluto bene, un modo per mettermi alla prova ispirato dal recupero miracoloso di Baggio dopo un infortunio ai tempi del Brescia. Per il rock, se il recupero procede bene, bisogna aspettare febbraio». La prima canzone l’ha scelta con cura: si è presentato con «Veronica». «È un brano dell’ultimo album dedicato a mia moglie e a mia figlia. Sapevo di stare male, lo dicevo nella frase “non ho molto tempo sai”. Mi sarei dovuto operare prima ma se l’avessi fatto subito dopo l’uscita del disco sarei morto dentro. Sono andato in tour ma nelle 38 date non ero mai riuscito a cantarla perché mi veniva un groppo in gola». Bentornato zio Rock. A. Laf. © RIPRODUZIONE RISERVATA