sbulloniamoli Manuale per i docenti prevenire e contrastare i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo Quando si può parlare di bullismo Nonostante il bullismo sia ormai un termine noto, che evoca episodi di aggressività e prevaricazione nell'ambiente scolastico, non è così facile e immediato riconoscerlo. “Le sue manifestazioni sono molteplici e cambiano anche in base alla fascia di età di chi compie l'atto e chi lo subisce - dice Alfonso Sodano, medico esperto in clinica dell'adolescenza e docente presso la LUDeS di Lugano che da circa 20 anni si occupa del problema, collaborando anche con le scuole. “Di norma, la vittima è chi risulta più o meno attaccabile, il più fragile che attira gli atti del bullo come se fosse una calamita. A volte, è quello 'troppo piccolo', 'grasso', 'magro' o chi soffre di qualche tipo di handicap”. Di fatto, è possibile ricondurre le forme attraverso cui il bullismo si esprime a tre 'grandi categorie': fisico (botte, spinte, tormenti), psicologico (esclusione, maldicenza, pettegolezzi di varia natura) e verbale (offese, provocazioni, prese in giro). In tutti questi casi, secondo gli esperti, quando l'episodio negativo rientra sotto l'etichetta di bullismo (e non si tratta, invece, di un 'normale' conflitto tra bambini o adolescenti), presenta alcune caratteristiche tipiche. La chiara volontà di mettere in atto un comportamento che offenda o faccia male a un altro; l'abuso di potere: il cosiddetto bullo è più 'forte' (non solo in senso fisico) e agisce ai danni di un compagno debole, e comunque più fragile; l'episodio aggressivo si ripete nel tempo in modo sistematico, non è mai sporadico (altrimenti non è più bullismo); l'atto ai danni della vittima avviene di fronte a un pubblico che può approvare o tacere ma, comunque, assiste al comportamento del bullo. “Per parlare di bullismo è indispensabile che l'offesa perpetuata sia l'esito di un'intenzionale volontà di aggredire che avviene in modo sistematico nel tempo. E tutto si compie ai danni di una vittima con una evidente asimmetria di potere. Quanti più compagni sono a conoscenza di tali episodi, tanto più il bullo sarà riconosciuto nel suo ruolo agli occhi dei coetanei”. Come si fa a capire se un bambino è vittima di bullismo Purtroppo, non esiste un unico 'segnale', forte e inequivocabile, che aiuti a capire al volo quando un alunno soffre per le offese costanti nell'ambiente scolastico. Il bambino/ragazzino può lanciare dei segnali attraverso comportamenti diversi da quello consueti. Se un ragazzo, per esempio, che non ha mai avuto difficoltà a scuola, ha un calo improvviso nel suo rendimento, significa che qualcosa non va. In genere, inizia anche a dedicare meno impegno ai compiti assegnati e si mostra poco motivato e talvolta apatico. Inoltre, chi è vittima di atti di bullismo “non mostra più il medesimo interesse nei confronti dei coetanei e manifesta invece atteggiamenti di ritiro e isolamento”. Un altro campanello d'allarme da parte di chi si trova nel mirino dei bulli è accusare malesseri fisici di varia natura. I classici mal di pancia o di testa, spesso, rappresentano un pretesto per evitare la scuola. Questa è una reazione piuttosto diffusa: è infatti molto difficile per un ragazzo parlare degli episodi negativi che vive tra le mure scolastiche. “Un ragazzo che ha ripetutamente sperimentato sentimenti di paura, imbarazzo, tensione o impotenza, fatica a condividere il disagio con un adulto. Di base, ha timore che un intervento adulto confermi ulteriormente la sua percezione di debolezza”. Non è bullismo se… Vi ricordiamo che non si tratta di bullismo se due ragazzi o gruppi di ragazzi litigano fra loro o si picchiano perché, in questi casi, esiste una parità di forza. Ma soprattutto non è bullismo quando qualcuno attacca o minaccia un coetaneo con un coltello, procura ferite gravi o compie molestie o abusi sessuali, questi comportamenti sono dei veri e propri reati. Quando si può parlare di cyberbullismo “Il cyberbullismo, in concreto, si presenta con l’atteggiamento tipico degli atti di bullismo e, quindi con manifestazioni vessatorie ed approfittamento della debolezza della vittima; ciò che cambia è l’amplificazione devastante del messaggio per effetto delle tecnologie odierne utilizzate. Si tratta di comportamenti violenti esercitati in Rete. Cambia l’ambiente e cambiano le vittime, ed il giovane autore si muoverà in assoluto anonimato; saranno frequenti comportamenti illeciti rientranti nelle minacce, ingiurie, diffamazione ma non potranno essere commessi reati che comportano fisicità”. Chi sono i protagonisti del cyberbullismo? il bullo, ragazzo/a che compie l’atto; le vittime, coloro che subiscono; gli osservatori che assistono, in maniera più o meno passiva, alla performance. E’ importante sottolineare che dietro ad ogni episodio di cyberbullismo ci sono, per la maggior parte dei casi, bambini ed adolescenti, che assorbono le conseguenze dell’essere vittima, ma anche attore o spettatore, e che dovendosi rapportare, a computer spento, con la vita reale di tutti i giorni, trovano enormi difficoltà nell’accettare se stessi e mescolarsi con il gruppo dei pari. Ad ogni modo esistono due forme di cyberbullismo: e-bullying diretto che consiste nell’uso di Internet per inviare messaggi minacciosi alla vittima; e-bullying indiretto che consiste nel diffondere messaggi dannosi o calunnie sul conto della vittima. L’aspetto preoccupante del fenomeno è che i ragazzi che non hanno il coraggio di interpretare i bulli nella vita reale, trovano attraverso il computer il modo di immettere la propria violenza in Rete, senza uscire allo scoperto, in assoluto anonimato ma con conseguenze psicologiche del tutto simili al bullismo. Attraverso computer, smartphone e tablet, utilizzati soprattutto delle generazioni più giovani, come confermano i dati Istat, è possibile agire nell’anonimato; reiterare la condotta; diffusione immediata, con una cassa di risonanza altissima, dell’azione lesiva; esclusione di possibilità di controllo da parte degli insegnanti e/o genitori. Il cyberbullo grazie all’anonimato, garantito da Internet riesce per sino a sentirsi irresponsabile delle azioni commesse in danno di altri. Quali sono le conseguenze del cyberbullismo? Secondo uno studio condotto da Telefono Azzurro, i bulli possono presentare un calo nel rendimento scolastico, difficoltà relazionali, disturbi della condotta. L’incapacità di rispettare le regole può portare, nel lungo periodo, a veri e propri comportamenti antisociali e devianti o ad agire comportamenti aggressivi e violenti in famiglia. Per le vittime il rischio è quello di manifestare il disagio innanzitutto attraverso sintomi fisici, ad esempio mal di pancia o mal di testa, oppure segnali psicologici, quali incubi o attacchi d’ansia. Alla lunga, le vittime mostrano una svalutazione di sé e delle proprie capacità, insicurezza, difficoltà relazionali, fino a manifestare, in alcuni casi, veri e propri disturbi psicologici, tra cui ansia o depressione. Gli osservatori, infine, vivono in un contesto caratterizzato da difficoltà relazionali che aumenta l’insicurezza, la paura e l’ansia sociale. Il continuo assistere ad episodi di “violenza” può rafforzare una logica di indifferenza e scarsa empatia, portando i ragazzi a negare o sminuire il problema. Cosa fare Può essere utile far compilare agli alunni un questionario e organizzare una giornata di dibattito e incontri fra genitori, fra insegnanti e fra genitori e insegnanti. Ciò è importante per capire le dimensioni del fenomeno Una migliore attività di controllo durante la ricreazione e la mensa metterebbe al sicuro le potenziali vittime. Sono questi i momenti in cui la maggior parte dei bulli agisce indisturbata In genere sono gli studenti più grandi a fare i bulli con quelli più piccoli. Si può valutare di dividere gli spazi e i tempi della ricreazione per gli uni e per gli altri Elogi, ricompense e sanzioni possono servire a modificare il comportamento degli studenti più aggressivi, ma non sono l’unico strumento per far cambiare atteggiamento al bullo Spesso si ha timore o vergogna di raccontare personalmente ciò che sta succedendo. Potrebbe essere di aiuto, per genitori e vittime, avere un numero di telefono al quale rivolgersi Si possono istituire “cassette delle prepotenze” dove lasciare dei biglietti con su scritto quello che succede; individuare degli studenti leader che aiutino le vittime; aprire uno sportello psico-pedagogico che sia di riferimento per bambini e adulti In classe, tutti insieme, si possono individuare poche e semplici regole di comportamento contro il bullismo. Le regole devono essere esposte in modo ben visibile e tutti devono impegnarsi a rispettarle Il silenzio e la segretezza sono potenti alleati dei bulli. È importante abituare i ragazzi a raccontare ciò che accade e a non nascondere la verità Se l’insegnante individua un bullo o una vittima, per aiutarlo è necessario parlare subito con lui di ciò che gli accade Organizzare incontri con personale qualificato che illustri ai ragazzi i rischi e le conseguenze di taluni comportamenti, che fornisca indicazioni utili per un corretto uso della rete. Educare I ragazzi a condividere il meno possibile online, di modo che siano consci dei pericoli a cui vanno incontro. Un insegnamento che oltre tutto ha il pregio collaterale di spingerli a una maggiore socializzazione con i coetanei nella vita reale.