Decisioni di investimento e variabili finanziarie Appunti per il corso di Economia finanziaria (prof. G.Garofalo) Testo di riferimento G.Garofalo, Economia politica. Corso intermedio con esercitazioni, Torino, Giappichelli • Per 'investimento' si intende l'acquisizione o la creazione delle risorse utilizzate nella produzione. • Oltre alle spese effettuata dalle imprese per l'acquisto di immobili, impianti, attrezzature e scorte, comprende le spese per l'istruzione, per la ricerca e lo sviluppo, e per la formazione di capitale umano o immateriale in genere. • L'ammontare dell'investimento ha conseguenze importanti per l'economia e il benessere della società. • La crescita economica richiede un ammontare di investimento che sia superiore al deprezzamento o all'obsolescenza del capitale esistente. • Tramite l’acquisto di nuovi beni di investimento vengono introdotte le nuove tecnologie. • La domanda che ci poniamo è: quanto contano le variabili finanziarie? Teorema di Modigliani-Miller [Sintesi neoclassica] • • • (p. 306-8) Un’impresa ha un capitale che in parte è proprio (S) [può essere identificato nel valore di mercato delle azioni], in parte di debito (D). D / S è il rapporto di indebitamento (leverage): un suo aumento rende l’impresa più rischiosa da un punto di vista finanziario L’impresa mira a: – Max il suo valore di mercato (V) – Min il costo del capitale (k) V = Profitti attesi X [dati dalla somma di Dividendi agli azionisti ed Interessi ai creditori] scontati in base a k V= X DIV + rD = k k la somma di una serie infinita di fattori di sconto è pari a k k = Media dei costi del capitale proprio [coincide con i dividendi agli azionisti] e del capitale di debito [Interessi sul debito] ponderata per l’incidenza relativa k= DIV + rD S+D • Ne segue che: V= DIV + rD S+D = ( DIV + rD ) ⋅ =S+D k DIV + rD Il leverage (D/S) è ininfluente su V e k e: k= DIV + rD X = S+D S+D Al crescere dell’indebitatamento cresce il rischio; ma ciò sarebbe compensato dalla deducibilità fiscale degli interessi passivi Corollari • E’ indifferente come gli investimenti sono finanziati. Non solo se l’impresa si indebita o meno, ma anche se ricorre a: - autofinanziamento - emissione di nuove azioni • E’ indifferente per l’azionista essere remunerato con: - dividendi - capital gains Conseguenze • Le variabili finanziarie non influenzano le decisioni di investimento delle imprese • Il tasso d’interesse è la sola determinante dell’investimento Nell’analisi neoclassica [Jorgenson] (p. 320) ….. l’imprenditore che investe confronta il costo del capitale con la produttività marginale del capitale (PMaK) Dipende dal fatto che egli Max profitto sub funzione tecnica di produzione • Il costo del capitale comprende: – interessi i ⋅ PK – guadagni/perdite connessi a variazioni di prezzo del ∆PK ∆P capitale − ∆P = − P = −P K – ammortamenti d ⋅ PK K PK K P Si suppone che il prezzo del capitale vari come il livello generale dei prezzi • Ne segue che: ∆P Costo del capitale = PK i − + d = PK (r + d ) P • In termini reali: Costo del capitale = cfr. Fisher PK (r + d ) P • Se PK = P , avremo come condizione di Max profitto, che: PMaK = r + d → PMaK = r • In ultima istanza: I = I (r) se d = 0 Teoria “fondamentalista” dei mercati efficienti (p. 314-6) • Il tasso di rendimento di un’azione è dato dalla somma dei guadagni in c/capitale ed in P − P Div c/reddito: R= + e t +1 t Pt t Pt • In presenza di arbitraggio R=r r = rendimento di un' attività risk free • Dato quanto sopra e moltiplicando tutti i termini per Pt , si ha che: e t +1 P − Pt + Divt − rPt = 0 → Pt e+1 Divt Pt = + 1+ r 1+ r Prezzo di un’azione segue e P • Se il termine t +1 segue una regola di determinazione simile con una proiezione al tempo t+2; procedendo ricorsivamente, si ha T T Ma il prezzo di Pi +e1 Divi che: Pt = ∑ + un’azione può ∑ i +1 i +1 allontanarsi dai valori i =t (1 + r ) i =t (1 + r ) fondamentali con la formazione di “bolle speculative”!!?? • Se le aspettative di prezzo “non crescono troppo”, il prezzo delle azioni è pari: Div P =∑ (1 + r ) T i t i +1 i =t Nell’approccio keynesiano si fa, invece, riferimento a: Prezzo di domanda e Prezzo di offerta dei beni capitali (p. 275) • Prezzo di domanda (PD): guadagni attesi dall’utilizzo dei beni capitali nel processo di produzione, dunque redditività prevista dell’impresa. Secondo Minsky, in caso di indebitamento, incorpora, in detrazione, il rischio (crescente) del debitore • Prezzo di offerta (PS): costo di produzione e sostituzione dei beni capitali. Secondo Minsky, in caso di indebitamento, incorpora, in aumento, il rischio (crescente) del creditore • Partendo da PD > PS (è conveniente investire), la spesa d’investimento viene spinta fino al punto in cui le due grandezze si eguagliano (determinazione del volume ottimo di spesa): oltre non conviene spingersi Nelle fasi congiunturali positive, PD tende ad aumentare e PS a diminuire, col che aumentano gli investimenti …. Secondo Minsky, gli operatori si spostano da posizioni finanziarie coperte verso posizioni speculative ed ultraspeculative. Con ciò il sistema economico diventa fragile e soggetto a cambiamenti delle condizioni creditizie, che modificano in senso contrario le valutazioni relative a PD e PS con calo degli investimenti. La q di Tobin (p. 320-1) • Il prezzo di domanda dei beni capitali riflette il valore di mercato delle azioni dell’impresa (V) • Il prezzo di offerta dei beni capitali riflette il costo del capitale (PK) • Il loro rapporto è la q di Tobin • Se q > 1, si ha un incentivo all’investimento. Se q < 1, non viene neppure sostituito il capitale logorato Nota bene • Il valore di q dipende da: - la valutazione dei managers sulla redditività prevista dell’impresa (il suo “valore intrinseco”) - la valutazione degli azionisti/del mercato azionario circa il price earning ratio (rapporto prezzo/utili, ossia prezzo delle azioni / dividendi attesi) • Tobin presuppone che le due valutazioni coincidano Infatti Mercati finanziari V Managers π V q= ⋅ = π PK PK