Tecnologie bioclimatiche nell`architettura

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TECNOLOGIE BIOCLIMATICHE PER L’ARCHITETTURA
(Bioclimatic technologies; OkologisCh Teknologie)
Parole Chiave: risparmio, passivo, energia rinnovabile
Keywords: prefabrication, modularity, flexibility, componentry, series
Abstract:
Il
concetto
di
tecnologia
bioclimatica,
lontano
dall’essere
precisamente definito e collegialmente condiviso all’interno della comunità non
solo scientifica, prende spesso a prestito dalla dialettica che ruota attorno al
binomio architettura e bioclimatica, riflessioni, interpretazioni, significati
che tradiscono l’erronea interpretazione di un’architettura che è soltanto la
sua tecnologia. Se, è vero, la tecnologia e la progettazione tecnologia
diventano momenti fondanti del processo di architettura, ancor più in ambito
bioclimatico, non è possibile però identificare in maniera semplicistica
l’architettura solo con la sua tecnologia riducendosi a definire architettura
bioclimatica quell’architettura “dotata” di tecnologie bioclimatiche. Occorre
quindi una riflessione più ampia che analizzi il binomio in se stesso, arrivando
a definire in maniera prioritaria quelle che sono oggi comunemente riconosciute
come tecnologie bioclimatiche, ma soprattutto il rapporto esistente tra
aggettivi simili, spesso considerati sinonimi che, riferendosi più propriamente
al concetto di architettura, travisano la definizione di tecnologia.
Nel programma di ricerca del progetto europeo Thermie "Adoption of Bioclimatic
Technologies by SMEs and Building Actors in the Mediterranean Region"
«l’introduzione di tecnologie bioclimatiche, cioè di soluzioni tecnologiche
mirate nella produzione edilizia corrente, ha un significato preciso: la
consapevolezza che un miglioramento qualitativo ambientale del prodotto
edilizio, quindi dell’ambiente costruito, è un obiettivo che si può più
facilmente raggiungere introducendo nuovi concetti a piccole dosi. Se
l’architettura bioclimatica può apparire troppo vincolante, troppo sperimentale
e troppo lontana dai canoni progettuali e soprattutto dai modelli abitativi
correnti, la singola tecnologia può rappresentare una soluzione più accettata
sia dagli operatori, dai progettisti e dalle imprese, che soprattutto dagli
utenti. L’architettura bioclimatica può essere rilanciata da una azione di
disseminazione a pioggia di soluzioni tecnologiche che, dopo tutto, sfruttano
principi conosciuti da sempre, dall’effetto serra al controllo delle ombre,
dall’utilizzo della massa termica dell’edificio alla gestione intelligente dei
fenomeni climatici esterni. La sostenibilità dell’ambiente urbano passa anche
attraverso una riqualificazione programmata degli edifici che riconsideri
l’utilizzo
di
queste
tecnologie.1»
Emerge
immediato
il
rapporto
tra
l’architettura e la sua tecnologia, quasi fosse possibile e lecito il transfert
semantico da un termine all’altro. L’architettura bioclimatica si definisce e si
identifica nella sua tecnologia?
Per Tecnologia, in realtà, si intende
l'applicazione della scienza per risolvere problemi, dal punto di vista
industriale o commerciale e, in questo caso, architettonico. Ma nell’ambito
dell’ampio dibattito sul tema della architettura, edilizia, costruzione,
progettazione bioclimatica (e sarebbe curioso e altrettanto necessario un secondo lemma che, al
contrario di questo, facesse centro sul termine bioclimatica per muovergli intorno le diverse combinazioni
terminologiche possibili) la questione tecnologica sembra assorbire in se tutte le
valenze progettuali, funzionali, estetiche, formali, economiche, sociali,
contestuali propriamente attribuite al concetto di “architettura”. Se il
concetto di architettura-tecnologia bioclimatica o climaticamente responsabile,
si lega alla storia stessa della tradizione costruttiva, il termine viene
declinato in maniera specifica nei primi anni ’70, in seguito alla prima crisi
petrolifera mondiale, come risposta all’esigenza di sfruttare fonti naturali di
energia in grado di rendere energeticamente autonome le costruzioni, con
particolare riferimento all’energia solare catturata tramite la sperimentazione
(nei Laboratori militari di Los Alamos), maturata in quegli anni delle
tecnologie solari prima
“attive” (collettori solari, pannelli captanti, poi
pannelli fotovoltaici ecc.) e poi “passive” (serre accumulo-convettive, muri di
Trombe, ecc.). E’ il livello di complessità che regola il ricorso alla parola
architettura o alla parola tecnologia, in virtù di una definizione di
bioclimatica che riflette una concezione degli edifici molto complessa che
prevede il controllo dei parametri climatologici e dell’ambiente esterno
attraverso il ricorso alla tecnologia, appunto. Il concetto di bioclimatica è
legato profondamente alla consapevolezza che il progresso tecnologico possa
trovare
un
limite
nella
capacità
di
sopportazione
dell'ambiente
e
nell'esauribilità delle risorse naturali. E allora tecnologia bioclimatica
diventa ogni soluzione che, semplice o composta, abbia come risorsa una fonte
energetica rinnovabile e contribuisca non solo all’immediato soddisfacimento di
un esigenza funzionale, ma al più ampio bisogno di limitare l’uso e il consumo
dell’ambiente, nell’ottica di una visione sostenibile del processo di
costruzione. L’espressione tecnologia bioclimatica suppone quindi un’adesione al
principio di sostenibilità, esposto per la prima volta nel Rapporto Bruntland
(1987) della Commissione Internazionale Indipendente istituita in vista della
Conferenza Mondiale su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro del 1992, declinato
però in termini progettuali, ossia, come più recentemente P.A. Cetica2, «il
rapporto tra sostenibilità e progetto si configura come raggiungimento di un più
elevato livello di qualità, oltre la sicurezza, la funzionalità, la congruenza
tecnico-economica, allo scopo di esercitare il controllo dell’effetto degli
interventi sull’ambiente planetario (universale) e sull’ambiente fisico e
culturale specifico delle comunità coinvolte dagli interventi stessi».
L’innovazione della tecnologia bioclimatica dell’architettura, quindi, non è
tanto e non solo un processo di riconoscimento dei valori ambientali
dell’architettura, che Virginia Gangemi ha tradotto attorno agli anni ’80 in
termini di “tecnologia appropriata”, ma l’integrazione in architettura delle
tecnologie finalizzate ad una parziale o totale autonomia energetica3.
Ne discende che riferire la tecnologia bioclimatica alla sola applicazione di
sistemi per lo sfruttamento delle energie rinnovabili (solare termico e
fotovoltaico), risulta marginale ed incongruente rispetto alla valenza semantica
del termine che vede solo nella stretta interrelazione con il disegno e la
morfologia architettonica, la presa di coscienza del percorso evolutivo che del
termine che oggi configura soluzioni in grado di soddisfare i requisiti di
comfort con la possibilità di un controllo passivo del microclima minimizzando
l’uso di impianti meccanici e massimizzando l’efficienza degli scambi tra
edificio e ambiente.
E ne discende, ancora più significativamente, che una tecnologia non può
chiamarsi bioclimatica per il semplice fatto che regola, anche se in maniera
spesso innovativa, le performance ambientali ed energetiche dell’edificio, i
livelli di comfort dell’ambiente indoor, ma che acquista caratteri bioclimatici
solo nel momento in cui si trasforma da mera applicazione di sistemi e
componenti, a momento di ricerca, analisi ed studio del progetto, letto in
chiave prestazionale, energeticamente consapevole, ambientale e sostenibile.
A livello pratico, prendendo spunto e rielaborando quanto proposto da Legnante e
Galanti (2004)4, è possibile delineare, elencandole, alcune delle tendenze
evolutive legate al concetto di tecnologia bioclimatica, declinato sulla base
della strategia di intervento prevista:
TECNOLOGIE BIOCLIMATICHE:
1. TECNOLOGIE COSTRUTTIVE
1.a
NEO-TRADIZIONALI: basate sulla riscoperta e rielaborazione di tecnologie
antiche a basso impatto ambientale (terra cruda, struttura lignea
massiccia, muratura in laterizio portante, murature e volte in tufo,
ecc.) in continuità con i sistemi costruttivi e forme del passato ma
sviluppate secondo logiche e forme originali
1.b
LEGGERE: che utilizzano sistemi costruttivi innovativi basati su
materiali dal contenuto energetico basso, con cui sia possibile
realizzare strutture caratterizzate dalla estrema leggerezza (cartone
strutturale, strutture assemblate in legno o derivati del legno, cls
cellulare, strutture di materiali derivanti dall’agricoltura, ecc.)
2. TECNOLOGIE DI INVOLUCRO
2.a
DI TAMPONAMENTO: basate sull’incremento dello spessore o del numero
degli strati che costituiscono il pacchetto di tamponamento o
l’involucro dell’edificio e finalizzato al controllo del microclima
interno attraverso la riduzione delle dispersioni di calore e il
controllo dei flussi in ingresso (super-isolamenti, pareti a doppia
pelle, superfici esterne selettive, griglie protettive, sistemi di
schermatura, ecc.).
3. TECNOLOGIE ENERGETICHE
3.a
ATTIVE RINNOVABILI: basate sulla completa integrazione di una serie di
componenti attivi nello sfruttamento delle risorse rinnovabili (solare
termico e fotovoltaico, energia del vento, geotermia, ecc.) con il
disegno architettonico dell’edificio
3.b
ATTIVE IMPIANTISTICHE: basate sull’impiego di dispositivi impiantistici
ad alto rendimento (pompe di calore, impianti/elementi ad alta
efficienza, recuperatori/scambiatori di calore, ecc.)che consentano
l’uso di risorse energetiche non nobili (biomasse, biofuel, calore
naturale), il recupero di energie di scarto da reimmettere nel ciclo.
3.c
PASSIVE: basate sull’integrazione nel disegno degli spazi, dei volumi e
degli elementi architettonici, di componenti e dispositivi in grado di
garantire da un lato il recupero di risorse anche non energetiche,
dall’altro lo sfruttamento delle proprietà dei materiali e dei fluidi
per la climatizzazione degli ambienti (ventilazione naturale, massa
termica, camini di ventilazione, camini di luce, sistemi a guadagno
solare ed effetto serra, sistemi di riciclo e recupero delle acque,
ecc.)
La confusione ancora presente anche nel mondo della ricerca scientifica, in
merito al significato specifico di termini che tropo spesso vengono impiegati in
maniera indistinta a designare un approccio generalmente legato alle tematiche
ambientali, prescinde non tanto dal sostantivo che questi termini accompagnano
(progettazione, edilizia, architettura, tecnologia), quanto piuttosto dalla
sensibilità personale di chi li propone.
Il linea di massima, si possono identificare i seguenti termini simili,
riportando,
di
seguito
ad
ognuno,
il
carattere
che
teoricamente
li
contraddistingue:
TECNOLOGIE ECOLOGICHE: o ambientalmente responsabili. Di matrice anglosassone,
derivata da studi effettuati negli anni ’70 in USA e UK relativamente alle
problematiche legate all’inquinamento interno degli edifici, alla salubrità
degli ambienti confinati, all’analisi del ciclo di vita di materiali e
componenti e che, in chiave tecnologica, si traducono nella ricerca di soluzioni
mirate al risparmio energetico (forma e collocazione degli edifici, tecnologie
dell’involucro edilizio, tecnologie di produzione del calore, tecnologie per il
condizionamento e la ventilazione interna, contributi delle tecnologie solari)
nell’ottica finale di una certificazione energetica dell’edificio stesso →
green technologies.
TECNOLOGIE BIOECOLOGICHE: la scomposizione delle tre radici greche che
compongono l’aggettivo - Bios (favorevole alla vita), Oikos (in equilibrio con
l'ambiente), Logos (intelligente e razionale) - evidenzia gli elementi che in
lingua tedesca caratterizzano il termine Baubilogie (=studio degli esseri
viventi in relazione alle costruzioni), coniato nel 1976 dal dott. Anton
Schneider, fondatore dell’Istituto di biologia edile di Neubern (Germania).
E ancora:
TECNOLOGIE
TECNOLOGIE
TECNOLOGIE
TECNOLOGIE
SOSTENIBILI
AMBIENTALI
PER IL RISPARMIO ENERGETICO
ECOCOMPATIBILI
BIBLIOGRAFIA
1
2
3
4
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1991
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tendenze progettuali a matrice ecologica, in Progetti didattici 4, Lavori dei
laboratori di progetto e di laurea dei corsi di G. Nardi e A. Mangiarotti,
anno accademico 1994-1995, Gruppo Editoriale Stampitalia, Milano 1995
P. A. Cetica, La scelta di progettare, A. Pontecorboli, Firenze, 2003
E. Costa, Bioarchitettura: conoscenza e progettazione, Recuperare n. 5,
1993
R. L. Crowther, Ecologic Architecture, Butterworth-Heinemann, Stoneham,
USA 1992
V. Gangemi, Per una tecnologia alternativa: processi e metamorfosi
dell'ambiente, Napoli, Ed. del Delfino, 1976
P.Hawken, A. Lovins e L. H. Lovins, Capitalismo naturale : la prossima
rivoluzione industriale, Milano, Edizioni ambiente, 2001
C. Latina, Architettura Eco & Logica, Costruire in laterizio n. 31, PEG
S.p.A., Milano 1993
V.Legnante,
G.
Galanti,
La
questione
ambientale
e
la
tecnologia
dell’architettura, in Atti del Convegno Nazionale ABITA “I percorsi della
progettazione per la sostenibilità ambientale” - Firenze 20-21 ottobre 2004
S. Peitz (a cura di), Bioarchitettura, un’ipotesi di bioedilizia, Maggioli,
Rimini, 1993
B. Vale, R. Vale, Green Architecture, Thames and Hudson, London 1991
Editoriale - Un progetto per rilanciare la bioclimatica, Giuliano Dall’O’.
http://www.puntoenergia.com/Newsletter/2000-06-bioclimatica/giugno00_speciale.htm
Cetica, P. A., op. cit.
V. Legnante, G. Galanti, op. cit.
V. Legnante,G. Galanti,ibidem
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