Cooperative e professioni sociali Centro Stampa del Comune di Forlì - Dicembre 2015 A cura di Informagiovani del Comune di Forlì Piazzetta della Misura, 5 - 47121 Forlì Tel. 0543 712445 - Fax 0543 712450 [email protected] www.informagiovani.comune.forli.fc.it Informagiovani di Forlì Per rimanere aggiornato su lavoro, formazione, studio, tempo libero ed opportunità all’estero iscriviti alla newsletter dell’Informagiovani Se hai tra i 14 e i 29 anni e risiedi, studi o lavori in Emilia-Romagna richiedi la YoungERcard! Potrai usufruire di agevolazioni per servizi culturali e sportivi e di sconti presso gli esercizi commerciali convenzionati. Potrai inoltre diventare Giovane Protagonista investendo il tuo tempo in progetti di volontariato. 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I moduli sono disponibili sul sito www.comune.forli.fc.it sezione “SMS: iscriviti al servizio” Indice Cooperative sociali: cosa sono..........................................2 Soria e disciplina normativa..............................................5 Tipi di cooperative e settori di attività...............................8 Figure professionali richieste e attestati/lauree necessari ........................................................................................12 Cooperative sociali a Forlì e Provincia.............................22 Link utili e Sitografia........................................................23 1 Cooperative sociali: cosa sono "Una cooperativa è un’associazione autonoma di individui che si uniscono volontariamente per soddisfare i propri bisogni economici, sociali e culturali e le proprie aspirazioni attraverso la creazione di una società di proprietà comune e democraticamente controllata1". Le cooperative sociali sono imprese finalizzate al perseguimento degli interessi generali della comunità, alla promozione umana ed all'integrazione sociale dei cittadini2. Questo scopo è perseguito attraverso la gestione dei servizi socio-sanitari ed educativi o lo svolgimento di attività produttive finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Una cooperativa sociale, quindi, è un'impresa che a differenza delle imprese con fine di lucro organizza le proprie risorse per il perseguimento di scopi sociali ovvero per soddisfare un bisogno collettivo. Capisaldi del sistema cooperativo sono i principi di Mutualità, Solidarietà, Democrazia. Il concetto di mutualità rappresenta in un certo senso la caratteristica principale di un’impresa cooperativa, ciò che la contraddistingue dalle società di capitali. Infatti, a differenza di queste, il cui fine ultimo è la realizzazione del lucro e si concretizza nel riparto degli utili patrimoniali, le società cooperative assicurano ai propri soci beni, servizi o occasioni di lavoro a condizioni più vantaggiose di quelle che otterrebbero dal mercato. I valori riconosciuti sui quali si basa la cooperazione sono: 1. Democrazia 2. Eguaglianza 1Dichiarazione di identità cooperativa (Manchester, 1995) Definizione 2 art. 1, Legge 381/91 2 3. 4. 5. 6. Equità Solidarietà Autosufficienza Auto-responsabilità Da questi valori nascono sette principi cooperativi, linee guida mediante le quali le cooperative mettono in pratica i propri valori: 1. Adesione libera e volontaria Le cooperative sono organizzazioni volontarie e aperte a tutti gli individui capaci di usare i servizi offerti e desiderosi di accettare le responsabilità connesse all’adesione, senza alcuna discriminazione sessuale, sociale, razziale, politica o religiosa (Principio della porta aperta). 2. Controllo democratico da parte dei soci Le cooperative sono organizzazioni democratiche, controllate dai propri soci che partecipano attivamente nello stabilire le politiche e nell’assumere le relative decisioni. Gli uomini e le donne eletti come rappresentanti sono responsabili nei confronti dei soci. Nelle cooperative di primo grado, i soci hanno gli stessi diritti di voto, e anche le cooperative di grado più alto sono ugualmente organizzate in modo democratico (Principio una testa un voto) 3. Partecipazione economica dei soci I soci contribuiscono equamente al capitale delle proprie cooperative e lo controllano democraticamente. Almeno una parte di questo capitale è di norma di proprietà comune della cooperativa. I soci,di norma, percepiscono un compenso limitato sul capitale sottoscritto quale condizione per la loro adesione ed allocano i surplus per qualunque dei seguenti scopi: a. sviluppo della propria cooperativa, possibilmente creando delle riserve, parte delle quali almeno dovrebbe essere indivisibile; b. erogazione di benefici per i soci in proporzione alle loro transazioni con la cooperativa stessa (Ristorni); c. sostegno di altre attività approvate dalla base sociale. 3 4. Autonomia e indipendenza Le cooperative sono organizzazioni autonome, autosufficienti, controllate dai propri soci. Nel caso in cui esse sottoscrivano accordi con altre organizzazioni (incluso i governi)o ottengano capitale da fonti esterne, le cooperative sono tenute ad assicurare sempre il controllo democratico da parte dei soci e mantenere l’autonomia della cooperativa stessa. 5. Educazione, formazione e informazione Le cooperative s'impegnano a educare e formare i propri soci, i rappresentanti eletti, i manager e il personale in modo che questi siano in grado di contribuire con efficienza allo sviluppo delle proprie società cooperative. Le cooperative devono attuare campagne di informazione allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica, in modo particolare i giovani e gli opinionisti di maggiore fama, sulla natura e i benefici della cooperazione. 6. Cooperazione tra cooperative Le cooperative servono i propri soci nel modo più efficiente e rafforzano il movimento cooperativo lavorando insieme, attraverso le strutture locali, nazionali, regionali ed internazionali. 7. Impegno verso la collettività Le cooperative lavorano per uno sviluppo sostenibile delle proprie comunità attraverso politiche approvate dai propri soci. 4 Storia e disciplina normativa Le società cooperative si sono sviluppate principalmente nel corso degli anni ’80, anche se la loro origine risale a molti anni prima, quando, nel 1844, in piena Rivoluzione Industriale, un gruppo di tessitori che stava soffrendo della pesante crisi economica, decise di costituire il primo spaccio cooperativo con lo scopo di "migliorare la situazione economica dei soci". Questo avveniva nella cittadina inglese di Rochdale, nel nordovest del Regno Unito, ma presto sarebbe stato di esempio per molti, inaugurando un periodo pionieristico che, alimentato dai primi incoraggianti successi, ben presto fece della struttura cooperativa un modello importante e diffuso in tutta Europa3. In Italia fu il Piemonte la regione che per prima accolse l'arrivo delle cooperative nostrane. Nel 1854 a Torino fu la volta della Società degli Operai mentre due anni più tardi toccò all'Associazione artistico-vetraia di Altare, in Liguria. Da quel momento il processo fu inarrestabile, tanto che alla fine dell'anno 1862 si potevano contare nel Regno d'Italia ben 443 società di mutuo soccorso delle quali 209 costituite tra il 1860 ed il 1862. In pochi anni, si passò dalle 3800 società nel 1902 alle 5065 società cooperative esistenti nel 1910. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale in Italia si contavano 7429 cooperative con un milione e 800 mila soci (di queste 2408 appartengono al settore di consumo, 3022 alla produzione e lavoro, 1143 al settore agricolo, 105 alle assicurazioni). Ma dopo la vittoria, tra il 1919 ed il 1920, nel nostro paese si assistette ad un vero boom cooperativo, stimolato in parte dalla forte disoccupazione e dall'aumento sfrenato dei prezzi. Nel 1921 le cooperative erano 25.000 e contavano oltre due milioni di soci. Nei primi anni venti il Fascismo, allo scopo di arrestare l'avanzata delle forze socialiste e cattoliche, colpì duramente la cooperazione. Nei giorni dopo l'8 settembre 1943, alla caduta del Regime Fascista, le forze antifasciste posero le basi per la (ri)costruzione di cooperative libere e democratiche. 3 http://www.infocooperazione.it/storia_coop.aspx 5 La legge Basevi, approvata il 14 settembre 1947, contenente "Provvedimenti per la cooperazione", sanciva sia i principi solidaristici e democratici cui dovevano ispirarsi le società cooperative, sia le clausole che avrebbero dovuto certificarne il rispetto del requisito della mutualità sancito dalla Costituzione all'art.45, che recita “la Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità”. Nuove sfide si prospettarono a partire dagli anni ottanta, nel momento in cui il sistema produttivo, modificato profondamente da importanti trasformazioni, pose al movimento cooperativo il problema di come agire sul mercato senza tuttavia smarrire i propri valori della solidarietà e della mutualità. Proprio in questo periodo però le cooperative vivono il periodo di maggiore successo, superando la sfida del/con il mercato, e marcando il diritto per tutti i ceti sociali di accedere all'esperienza dell'impresa, di produrre reddito, occupazione e solidarietà. Le cooperative rappresentano oggi una componente significativa dell’offerta di servizi sociali, che erogano in maniera rispondente alle effettive esigenze delle comunità locali e, soprattutto, delle persone svantaggiate. Come accennato nel Cap.1, per procedere alla legale costituzione di una società cooperativa è necessario che i soci siano almeno tre. Se la cooperativa è formata da tre a otto soci è obbligatorio che siano persone fisiche e che la società adotti le norme della società a responsabilità limitata. Se i soci sono almeno nove non sussiste tale vincolo. La legge determina il numero minimo dei soci necessario per la costituzione di particolari categorie di cooperative. Il vantaggio perseguito dai partecipanti a una società cooperativa (soci) risiede in primo luogo nella realizzazione di rapporti di scambio (con la cooperativa) a condizioni più vantaggiose di quelle praticate sul mercato. La natura di questo rapporto di scambio (che si aggiunge al rapporto societario proprio di tutte le società: conferimento di capitale, partecipazione agli utili, partecipazione alla gestione della società), caratterizza i diversi tipi di cooperative nel loro modo di operare e anche 6 nella loro struttura, come vedremo nel capitolo successivo. Le leggi che disciplinano le Cooperative Sociali sono le seguenti 4: - Legge 26 febbraio 1987, n. 49 “Nuova disciplina della cooperazione dell'Italia con i Paesi in via di sviluppo” (Suppl. Ord. alla Gazzetta Ufficiale 28 febbraio 1987, n. 49). - Legge 11 agosto 1991, n. 266 “Legge-quadro sul volontariato” (Gazzetta Ufficiale n.196 del 22 agosto 1991) - Legge 8 novembre 1991, n. 381 “Disciplina delle cooperative sociali” (Gazzetta Ufficiale 3 dicembre 1991, n. 283)5. - Decreto Legislativo 4 dicembre 1997, n. 460 “Riordino della disciplina tributaria degli enti non commerciali e delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale" (Gazzetta Ufficiale n. 1 del 2 gennaio 1998 - Supplemento Ordinario n. 1). - Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 26 settembre 2000 “Istituzione dell'Agenzia per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS)”. - Legge 7 dicembre 2000, n. 383 "Disciplina delle associazioni di promozione sociale" (Gazzetta Ufficiale n. 300 del 27 dicembre 2000) - Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 21 marzo 2001, n. 329 “Regolamento recante norme per l'Agenzia per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale” (Gazzetta Ufficiale 17 agosto 2001, n. 190). - Decreto Ministeriale 14 novembre 2001, n. 471 4 http://www.lavoro.gov.it/AreaSociale/AgenziaTerzoSettore/Normativa/ Pages/default.aspx 5 http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2013/08/20/13A07086/sg 7 “Regolamento recante norme circa l'iscrizione e la cancellazione delle associazioni a carattere nazionale nel Registro nazionale delle associazioni di promozione sociale, a norma dell'articolo 8, comma 1, della legge 7 dicembre 2000 n. 383” - Decreto Legge 2 marzo 2012 , n. 16 “Disposizioni urgenti in materia di semplificazioni tributarie, di efficientamento e potenziamento delle procedure di accertamento. (Gazzetta Ufficiale n. 52 – 3 marzo 2012) Tipi di cooperative e settori di attività Le Cooperative Sociali si differenziano tra cooperative sociali di tipo A, B e C6: Le cooperative di tipo A gestiscono servizi socio sanitari ed educativi, per l'iscrizione sono richiesti l'effettiva autonomia tecnica, organizzativa e di bilancio, il possesso da parte dei soci lavoratori e dipendenti dei titoli di studio o gli attestati professionali per svolgere le mansioni loro assegnate in base al tipo di servizio prestato e che al momento della domanda d'iscrizione siano intercorsi almeno sei mesi dalla costituzione della cooperativa. Le cooperative di tipo B gestiscono attività agricole, artigianali, industriali, commerciali e di servizi, finalizzate all'inserimento lavorativo delle persone svantaggiate. Queste cooperative richiedono la presenza idonea in 6 http://www.regione.emilia-romagna.it/urp/faq/sociale/terzosettore/che-differenza-c2019e-tra-cooperative-sociali-di-tipo-a-e-ditipo-b 8 quanto a numero e professionalità di soci lavoratori, soci volontari o dipendenti al fine di un corretto inserimento delle persone svantaggiate. Le persone svantaggiate devono costituire almeno il 30% dei lavoratori della cooperativa. Le cooperative di tipo C sono i Consorzi di Cooperative che almeno per il 70% devono essere già iscritte all'Albo Regionale e che siano in possesso dei requisiti citati in precedenza. Le tipologie di cooperativa previste dall’art. 4, comma 3, D.M. 23.6.2004 sono le seguenti: • • • • • • • • • • • Cooperative di produzione e lavoro Cooperative di lavoro agricolo Cooperative sociali Cooperative di conferimento prodotti agricoli e allevamento Cooperative edilizie di abitazione Cooperative di consumo Cooperative della pesca Cooperative di trasporto Consorzi cooperativi Banche di credito cooperativo Consorzi e cooperative di garanzia e fidi ll 9° Censimento Generale dell’Industria, dei Servizi e delle Istituzioni Non Profit ha rilevato – al 31 dicembre 2011 – 301.191 unità, il 28% in più rispetto al 2001, con una crescita del personale impiegato pari a 39,4%. Il settore conta sul contributo lavorativo di 4,7 milioni di volontari, 681 mila dipendenti, 270 mila lavoratori esterni e 5 mila lavoratori temporanei. Sono inoltre presenti altre tipologie di risorse umane che prestano a vario titolo la loro attività nelle istituzioni rilevate: 19 mila lavoratori comandati/distaccati, 40 mila religiosi e 19 mila giovani del servizio civile 7. 7 http://www.forumterzosettore.it/2014/04/16/istat-identikit-delleistituzioni-non-profit-in-italia/ 9 Il Censimento ha evidenziato che dal 2001 al 2011 in Emilia Romagna c'è stato un significativo aumento del numero di cooperative sociali: la cooperazione sociale emiliano romagnola è composta da realtà che operano sia in ambito socio-sanitario, assistenziale, educativo che in settori produttivi diversi dai servizi sociali e riguardanti varie attività di produzione e servizio, che la rendono un soggetto di politiche attive del lavoro, anche attraverso l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. La categoria professionale più rappresentata, con il 27,5% dei lavoratori retribuiti, dipendenti ed esterni, è quella delle professioni tecniche, seguono le professioni commerciali e nei servizi con il 24,1%, le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (17,9%), le professioni non qualificate con il 13,8% e le professioni esecutive nel lavoro d’ufficio (11,4%). I dirigenti e gli imprenditori rappresentano invece una quota pari al 3,5% del totale dei lavoratori retribuiti. Le Cooperative Sociali in Emilia-Romagna: iscrizioni al 30/06/20128 Provincia / Sezione Bologna Ferrara Forlì-Cesena Modena Parma Piacenza Ravenna Reggio Emilia Rimini Totali Sez. A 70 18 53 43 46 30 34 58 39 391 Sez. B 21 9 24 20 14 16 10 30 27 171 Sez. C 9 3 3 3 1 2 7 4 5 37 Sez. A-B 34 6 14 19 17 1 8 12 11 122 Totali 134 36 94 85 78 49 59 104 82 721 8 http://sociale.regione.emilia-romagna.it/terzo-settore/approfondimenti 10 Coop. di tipo A Coop. di tipo B Coop. di tipo C Coop. di tipo A-B Nella provincia di Forlì-Cesena sono presenti al momento oltre 100 cooperative, operanti in vari settori (Fonte: Albo delle Cooperative Sociali, Regione Emilia Romagna). 11 Figure professionali richieste e attestati/lauree necessari All'interno delle Cooperative Sociali operano svariate tipologie di figure, con competenze amministrative, manageriali, educative, mediche, assistenziali. È richiesta generalmente a tutti una formazione specifica o, per quanto riguarda le professioni non ancora specificatamente regolamentate, almeno dell'esperienza già acquisita nel campo sociale. Le richieste delle figure professionali necessarie variano ovviamente a seconda del tipo di cooperativa. Vediamo di seguito le principali. Nelle cooperative socio assistenziali di tipo A trovano occupazione: educatori professionali, educatori sociali e culturali, psicologi, pedagogisti, medici, fisioterapisti, educatori nei servizi per l'infanzia, assistenti sociali, operatori socio sanitari (OSS), responsabili attività assistenziali (RAA), coordinatori di struttura. Nelle cooperative di tipo B lavorano insieme persone svantaggiate, che altrimenti sarebbero oggetto di assistenza (soggetti con handicap fisici o psichici, tossicodipendenti), lavoratori ordinari e soci volontari. I settori tradizionali di questo tipo di attività sono operazioni di inserimento dati (data entry), falegnameria, manutenzione del verde, pulizia e ristorazione, ma non solo. Come possiamo vedere nell'illustrazione di seguito, le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali svolgono svariate funzioni, supportano il personale sanitario nella somministrazione di terapie e nella sorveglianza e nella tutela dell'igiene e della sicurezza sanitaria; effettuano assistenza fisico manuale svolgendo, nell'ambito delle proprie competenze, la prevenzione, la cura, la riabilitazione e il recupero funzionale mediante diverse tecniche; svolgono interventi di assistenza finalizzati a soddisfare i bisogni primari dei pazienti; si occupano dello sviluppo psicologico, motorio, ludico e sanitario dei bambini. 12 Analizziamo nello specifico la formazione necessaria per le figure professionali operanti all'interno delle cooperative di tipo A: 1) Educatore professionale; Formazione9: Laurea in Educazione professionale (abilitante alla professione sanitaria di educatore professionale) (D.M. 270). Il Corso di Studio è a numero programmato ai sensi di legge. Il numero dei posti viene determinato annualmente dal MIUR a livello nazionale; è 9 http://corsi.unibo.it/educazioneprofessionale/Pagine/default.aspx 13 prevista una prova di ammissione secondo le modalità e nelle date previste dal bando di ammissione alle Professioni Sanitarie pubblicato annualmente. Funzioni: • Attua specifici progetti educativi e riabilitativi volti a uno sviluppo della personalità, nell’ambito di un progetto terapeutico elaborato da una equipe multiprofessionale, in un contesto di partecipazione e recupero alla vita quotidiana; • cura il positivo inserimento o reinserimento psico-sociale dei soggetti in difficoltà"; • programma, gestisce e verifica interventi educativi mirati al recupero e allo sviluppo delle potenzialità dei soggetti in difficoltà per il raggiungimento di livelli sempre più "avanzati" di autonomia; • contribuisce a promuovere e organizzare strutture e risorse sociali e sanitarie, al fine di realizzare il progetto educativo integrato; • programma, organizza, gestisce e verifica le proprie attività professionali all’interno di servizi socio-sanitari e strutture socio-sanitarie-riabilitative e socio educative, in modo coordinato e integrato con altre figure professionali presenti nelle strutture, con il coinvolgimento diretto dei soggetti interessati e/o delle loro famiglie, dei gruppi, della collettività; • opera sulle famiglie e sul contesto sociale dei pazienti, allo scopo di favorire il reinserimento nella comunità; • partecipa ad attività di studio, ricerca e documentazione finalizzate agli scopi sopra elencati; • contribuisce alla formazione degli studenti e del personale di supporto e concorrono direttamente all’aggiornamento relativo al loro profilo professionale e all’educazione alla salute. 2) Educatore sociale e culturale; Formazione10: 10 http://corsi.unibo.it/Laurea/EducatoreSocialeCulturaleBologna/Pagine/ 14 Laurea in Educatore sociale e culturale (D.M. 270). Il corso di laurea può adottare un numero programmato a livello locale (ex art. 2 L. 264/99) in relazione alle risorse disponibili. Funzioni: • svolge attività educative e di animazione socio-educativa affiancando altre figure di operatori, quali il medico, il sociologo, lo psicologo, l'insegnante, l'assistente sociale; • progetta e gestisce attività di carattere educativo, culturale a diretto contatto con bambini, adolescenti, anziani, persone con deficit, soggetti emarginati. 3) Psicologo; Formazione11: Laurea in Psicologia (D.M. 270) ed eventuale Laurea Magistrale con specializzazione (ad esempio: LM Psicologia Clinica). Il laureato magistrale può svolgere il ruolo professionale e le funzioni di psicologo previo superamento dell’Esame di Stato ed iscrizione all’albo professionale. Funzioni: • effettua interventi di diagnosi del funzionamento psicologico, del disagio psicologico e della sofferenza mentale; interventi di sostegno psicologico e relazioni di aiuto; • gestisce situazioni cliniche complesse e multiproblematiche, effettuando una valutazione degli esiti e monitorando i risultati ottenuti; • effettua interventi di prevenzione del disagio e promozione della qualità della vita, di mantenimento della salute e promozione del benessere psicologico, di progettazione, studio e ricerca su temi rilevanti nell’ambito della salute, della salute mentale e della sofferenza psicologica. default.aspx 11 http://www.psicologiaformazione.unibo.it/it 15 4) Pedagogista12; Formazione: Laurea Magistrale in Pedagogia (D.M. 270). Funzioni: • svolge attività di ricerca educativa nei principali settori della riflessione pedagogica e delle metodologie di intervento educativo; • effettua consulenza pedagogica rivolta a singoli, gruppi ed istituzioni con particolare riguardo ai servizi educativi , alle famiglie, agli organi di gestione e amministrazione; • si occupa del coordinamento di gruppi operativi che gestiscono servizi educativi; • realizza la progettazione di iniziative e interventi educativi rispondenti ai bisogni del territorio; • si occupa della formazione del personale e della gestione diretta dei corrispondenti setting formativi. Gli ambienti in cui opera: area socio-sanitaria: ospedali e centri riabilitativi, reparti pediatrici, servizi di neuropsichiatria infantile. Progetti di educazione alla salute; educazione socio-sanitaria ed alimentare, educazione e preparazione al parto, educazione sessuale. Collaborazione con medici, psichiatri, neuropsichiatri infantili, psicologi, ecc.; area scolastica: intervento riabilitativo ed educativo sul minore in difficoltà, con problemi di apprendimento e con manifestazioni di disagio. Progetti di prevenzione del disagio sociale, della dispersione scolastica, del bullismo, servizi per l’orientamento, servizi di dopo-scuola e attività educative extrascolastiche, centri di formazione professionale; insegnamento nei licei di filosofia, psicologia e scienze dell’educazione; area formativa: aggiornamento e formazione per insegnanti, operatori socio-sanitari, educatori, orientamento e selezione del personale, degli 12 http://corsi.unibo.it/Magistrale/Pedagogia/Pagine/default.aspx 16 operatori di enti, aziende, imprese, ecc. area sociale: consulenza rivolta al singolo (bambino – adolescente – adulto – anziano), al gruppo, alla famiglia, alla coppia; area socio-educativa e socio-assistenziale: centri socio-educativi, centri occupazionali diurni, centri di accoglienza per disabili, asili nido, cooperative di lavoro deputate all’accoglienza delle persone con disabilità, ludoteche, centri di aggregazione giovanile, consultori, centri per le famiglie, servizi di mediazione familiare, comunità residenziali per disabili, comunità residenziali per minori, servizi per minori stranieri, servizi di operatori di strada, servizi socio-culturali, informa-giovani, servizi socioeducativi degli enti locali, servizi per la tutela dei diritti dell’infanzia, servizi di volontariato e cooperative sociali; centri di recupero per tossicodipendenti; servizi educativi in carcere; area giuridica: consulenza anche nei casi di separazione, affido, adozione, situazioni di abuso e maltrattamento di minori, criminalità minorile, nuove dipendenze. 4) Fisioterapista13; Formazione: Laurea in Fisioterapia (abilitante alla professione sanitaria di fisioterapista) (D.M. 270). Il Corso di Studio è a numero programmato ai sensi di legge. Il numero dei posti viene determinato annualmente dal MIUR a livello nazionale; è prevista una prova di ammissione secondo le modalità e nelle date previste dal bando di ammissione alle Professioni Sanitarie pubblicato annualmente sul sito Internet della Scuola. Funzioni: • svolge in via autonoma, o in collaborazione con altre figure sanitarie, gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione nelle aree della motricità, delle funzioni corticali superiori, e di quelle viscerali conseguenti a eventi patologici, a varia eziologia, congenita od acquisite; 13 http://corsi.unibo.it/fisioterapia/Pagine/default.aspx 17 • in riferimento alla diagnosi ed alle prescrizioni del medico, pratica autonomamente la rieducazione funzionale delle disabilità motorie, psicomotorie e cognitive, utilizzando terapie fisiche, manuali, massoterapiche e occupazionali. 5) Educatore nei servizi per l'infanzia14; Formazione: Laurea in Educatore nei servizi per l'infanzia (D.M. 270). Il corso di laurea può adottare un numero programmato a livello locale (ex art. 2 L. 264/99) in relazione alle risorse disponibili. Funzioni: • assiste nella cura e nell'educazione di bambini da 0 a 3 anni e intrattiene i rapporti con la famiglia; • progetta e realizza, anche in collaborazione con altre figure professionali, iniziative finalizzate alla socializzazione, allo sviluppo delle capacità creative e alla promozione di percorsi di autonomia per i bambini e di accoglienza delle famiglie (attività di gioco e di animazione, attività di informazione per gli adulti, attività anche in chiave multiculturale). Il Corso di Laurea si propone di fornire le competenze professionali proprie di chi intende operare come educatore/educatrice di servizi quali l'asilo nido, le comunità infantili nei diversi modelli organizzativi presenti sul territorio, i servizi di sostegno alla genitorialità come i centri gioco o i centri per le famiglia. 6) Assistente Sociale15; Formazione: Laurea in Servizio sociale (D.M. 270). La laurea triennale apre l’opportunità di una prosecuzione degli studi attraverso Master o lauree Magistrali. Funzioni: 14 http://corsi.unibo.it/Laurea/EducatoreServiziInfanzia/Pagine/default.as px 15 http://corsi.unibo.it/Laurea/ServizioSociale/Pagine/default.aspx 18 • individua e censisce le situazioni di emarginazione sulla base delle segnalazioni di insegnanti, medici, forze dell'ordine; • prende contatto con le persone che si trovano in situazioni di disagio e ne analizza i bisogni; identifica gli strumenti più adatti al singolo caso e disponibili sul territorio; • stabilisce il contatto tra i servizi territoriali competenti ed il soggetto; • segnala alle autorità giudiziarie i casi che necessitano del loro intervento (abbandoni, abusi, ecc.); • coordina le attività svolte dalle strutture competenti; • definisce i percorsi da seguire con le persone in stato di bisogno, elaborandoli anche all'interno di équipe multidisciplinari; • collabora con l'autorità giudiziaria, in particolare nelle pratiche di affido e di adozione di minori, negli affidamenti al servizio sociale, in alternativa alla pena carceraria; • ricopre compiti di consulenza presso i tribunali; • analizza bisogni e risorse sociali presenti sul territorio; • individua e attiva le risorse (personali dell'utente, dell'istituzione in cui opera e della comunità locale) che possono essere utilizzate per attivare un percorso di assistenza rispetto alla domanda e/o al problema presentato; • verifica periodicamente il piano assistenziale fino al raggiungimento degli obiettivi definiti. 7) Operatore Socio-sanitario (OSS); Formazione: Qualifica Professionale di Operatore Socio Sanitario, a seguito di superamento dell’esame finale, rilasciato dall’Amministrazione regionale di competenza e valido su tutto il territorio nazionale, dopo aver frequentato il corso. Funzioni: 19 • assistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero: assiste la persona, in particolare non autosufficiente o allettata, nelle attività quotidiane e di igiene personale; realizza attività semplici di supporto diagnostico e terapeutico; collabora ad attività finalizzate al mantenimento delle capacità psico-fisiche residue, alla rieducazione, riattivazione, recupero funzionale; realizza attività di animazione e socializzazione di singoli e gruppi; coadiuva il personale sanitario e sociale nell'assistenza al malato anche terminale e morente; aiuta la gestione dell'utente nel suo ambito di vita; cura la pulizia e l'igiene ambientale; • intervento igienico sanitario e di carattere sociale: osserva e collabora alla rilevazione dei bisogni e delle condizioni di rischio-danno dell'utente; collabora alla attuazione degli interventi assistenziali; valuta, per quanto di competenza, gli interventi più appropriati da proporre; collabora alla attuazione di sistemi di verifica degli interventi; riconosce ed utilizza linguaggi e sistemi di comunicazione/relazione appropriati in relazione alle condizioni operative; mette in atto relazioni-comunicazioni di aiuto con l'utente e la famiglia, per l'integrazione sociale ed il mantenimento e recupero della identità personale; • supporto gestionale, organizzativo e formativo: utilizza strumenti informativi di uso comune per la registrazione di quanto rilevato durante il servizio; collabora alla verifica della qualità del servizio; concorre, rispetto agli operatori dello stesso profilo, alla realizzazione dei tirocini ed alla loro valutazione; collabora alla definizione dei propri bisogni di formazione e frequenta corsi di aggiornamento; collabora, anche nei servizi assistenziali non di ricovero, alla realizzazione di attività semplici. 8) Responsabile attività assistenziali (RAA) Formazione: Certificato di Competenze per le Unità di Competenza n. 2 “Organizzazione servizi” e n. 4 “Cura e gestione cliente”, relative alla qualifica professionale di TECNICO ESPERTO NELLA GESTIONE DEI SERVIZI, previo superamento esame finale, come sancito dalla Legge Regionale 12/2003. Funzioni: 20 • elabora e propone al coordinatore responsabile il programma socioassistenziale di nucleo, in coerenza con gli indirizzi generali della struttura. • assicura la raccolta e la tenuta di tutti i dati e le informazioni socioassistenziali relative al nucleo e ai singoli pazienti. Ne garantisce la diffusione "mirata", al fine di realizzare una gestione consapevole e finalizzata della struttura, del nucleo e del singolo ospite. • garantisce la realizzazione del programma socio-assistenziali di nucleo, nel rispetto degli standard qualitativi definiti dalla struttura. • assicura l'integrazione professionale e organizzativa degli operatori che agiscono all'interno del nucleo, in particolare delle figure socio-assistenziali e il raccordo del nucleo medesimo con gli altri settori della struttura, attraverso: • assicura la presenza del personale socio-assistenziale di servizio del nucleo, attraverso la predisposizione e la gestione dei turni di lavoro, in coerenza con i criteri definiti dalla struttura. • garantisce, secondo prassi proprie della struttura, l'ingresso del paziente, effettuando o delegando ai collaboratori le visite di pre-ingresso. Assicura l'elaborazione del programma assistenziale individuale di inserimento dell'ospite in struttura. • assicura lo sviluppo della qualità delle prestazioni all'anziano attraverso la promozione di atteggiamenti e comportamenti professionali conseguenti; la partecipazione attiva degli operatori all'individuazione di soluzioni migliorative dell'organizzazione e del funzionamento del nucleo; il confronto con gli altri nuclei organizzazioni esterne. • indirizza, coordina e controlla i collaboratori che si riferiscono a lui direttamente e ne valuta le prestazioni, sulla base dei risultati prodotti e delle capacità profes-sionali espresse. • assicura, per la propria competenza, lo sviluppo professionale dei collaboratori diretti, individuandone i bisogni di aggiornamento e di formazione attraverso metodologie collettive e proponendo alla posizione superiore il relativo programma. • assicura una gestione dei rapporti coi familiari, volontari ed altre figure ed organismi esterni organizzata e in linea con le politiche della struttura. 21 • cura il proprio aggiornamento professionale,anche proponendo la partecipazione a corsi specifici, per tutti gli aspetti inerenti al proprio profilo professionale. 9) Coordinatori di struttura Formazione: Certificato di qualifica professionale di TECNICO ESPERTO NELLA GESTIONE DEI SERVIZI, previo superamento esame finale, come sancito nella Legge Regionale 12/2003. L'attestato non è obbligatorio per esercitare la mansione, ma può contribuire, unitamente all'esperienza nel ruolo, ad adeguare il curriculum formativo e professionale di coordinatore responsabile di struttura come da Del. G.R. 514/2009 “Accreditamento servizi socio-sanitari servizi anziani e disabili”. Funzioni: • è il responsabile del buon andamento della struttura, è garante dell’erogazione dei servizi secondo gli orientamenti aziendali, i principi dell’accreditamento e in raccordo con quanto dichiarato nella Carta dei Servizi, nonché dal Piano Assistenziale Individuale. • garantisce il governo unitario del servizio sotto il profilo della qualità tecnica, organizzativa e relazionale. • indirizza e coordina l’integrazione tra i processi socio – assistenziali e sanitari, coordina i servizi alberghieri, di pulizia e ne garantisce l’integrazione con quelli assistenziali. Valuta i risultati di ciascun servizio e i risultati nei confronti degli ospiti. 5. Cooperative Sociali a Forlì e Prov. L'elenco aggiornato delle Cooperative Sociali della Provincia di Forlì-Cesena è scaricabile a questo indirizzo16, dopo aver compilato i criteri di ricerca. 16 https://wwwservizi.regione.emilia-romagna.it/teseofe/cooperativesociali.asp 22 6. Link utili e Sitografia www.gazzettaufficiale.it www.lavoro.gov.it/AreaSociale www.cliclavoro.gov.it www.regione.emilia-romagna.it http://sociale.regione.emilia-romagna.it www.web.provincia.fc.it www.fc.camcom.it www.informagiovanionline.com www.unci.eu www.agci.it www.forumterzosettore.it www.corsi.unibo.it www.unicoop.it www.legacoopromagna.it www.confcooperative.net www.anep.it www.corsi.unibo.it www.cooperativasociale.org www.infocooperazione.it www.informagiovanionline.com www.cssforli.it www.istat.it www.farecooperativa.it 23