Aldo Moro, Il centro-sinistra organico Riportiamo alcuni brani del programma di governo del “centro-sinistra organico” esposto da Aldo Moro alle Camere il 3 marzo 1963. La piattaforma politica e programmatica di questo governo è di una democrazia avanzata, impegnata perciò a portare più in alto le categorie lavoratrici ed a rendere più uguale e più giusta la società italiana. Una democrazia peraltro fiduciosa nella sua capacità di risolvere da sé, nella libertà, tutti i problemi sociali ed aperta ad una significativa varietà di posizioni e funzioni così come la costituzione repubblicana prevede. Rimane dunque ferma per questo, come per i precedenti governi che ho avuto l’onore di presiedere, la delimitazione della maggioranza e negli stessi termini nei quali essa fu in passato fissata e ragionevolmente definita. [...] Restano quindi fuori della maggioranza il Partito comunista e con esso ovviamente quello socialista di unità proletaria, da un lato, le forze di destra ed anche il Partito liberale dall'altro. [... ] Siamo consapevoli che il ritmo di vita in questa epoca è estremamente veloce, che profonde trasformazioni sono in corso in Italia e nel mondo, che si fa strada a fatica, ma in modo ormai irresistibile e ponendo il problema urgente di un equilibrio nuovo, l’idea del valore di tutte le persone, del diritto di tutti i popoli, della giustizia sociale nelle nazioni, della eguale dignità delle nazioni, della loro cooperazione sempre più stretta, di una autorità universale, di una pace emergente, sullo sfondo di una inaccettabile guerra distruttiva della civiltà, come un’appassionata richiesta della coscienza morale dell’umanità. Questa società, che noi dobbiamo rettamente amministrare, con fermezza ed insieme con discrezione e rispetto, cambia dunque sotto i nostri occhi e progredisce, malgrado lacerazioni, compromessi, involuzioni, ciniche forme d'indifferenza, mossa da una alta e nobile ispirazione morale. È l’uomo che qui, come in ogni continente, anche il più remoto e diverso, vale sempre di più, chiede di valere sempre di più, non accetta la miseria, la ignoranza, la sopraffazione. E in questa aspirazione irresistibile, e in questo dovere impellente per tutti gli uomini di buona volontà, c’è l’incontro naturale di una sensibilità religiosa, della quale vediamo ogni giorno una presenza più tesa ed attenta in questo mondo in positiva evoluzione, e di una sensibilità civile nella consapevolezza di un compito eguale e di una responsabilità comune in determinate condizioni storiche. Ecco perché siamo insieme; ecco che cosa vogliamo fare insieme. Consci certo della difficoltà dell’impresa, del dislivello tra l’aspirazione morale e la tecnica complessa e lenta dell’esercizio del potere e della realizzazione effettiva di una società nuova nell’interno e nell’ordine internazionale, vogliamo fare quanto è in nostro potere per liberare gli uomini ed assicurare loro una condizione sempre meglio corrispondente alla dignità della persona. Libertà, dignità e potere per tutti, libertà effettiva, originaria ed individuale, non come frutto solo di una paziente attesa, ma come conquista di una società consapevole dei suoi compiti e, in essa, del libero e costruttivo svolgersi d’iniziative creatrici. È un compito per il quale abbiamo bisogno di trovare nei cittadini e nelle loro varie organizzazioni sociali impulso, comprensione, senso di responsabilità. Ci rivolgiamo perciò a tutti con rispetto e fiducia. Abbiamo un corretto e preciso rapporto da maggioranza ad opposizione. Non vi è alcuna possibile confusione. Ma è appunto il nostro un rapporto corretto che ci consente, nella nostra dignità ed autonomia, di rivolgerci ai nostri avversari e di dire loro, confrontando tesi con tesi, qual è il nostro modo d’interpretare gli interessi del popolo e la posizione del nostro paese nel mondo. Ma soprattutto vogliamo rivolgerci a tutti gli italiani, accettino o non accettino essi le nostre intuizioni politiche ed i nostri ideali. Abbiamo con loro aperto in questi anni un dialogo prima timido, poi più facile e costruttivo, atto a farci intendere che cosa si chiede al governo ed a far capire le ragioni con le quali facciamo certe cose e non altre o siamo costretti a rinunziare ad altre con un sacrificio che è doloroso per tanti, ma meno grave di quello che altrimenti alla fine s’imporrebbe, inevitabilmente. Anche in questo momento, mentre diciamo che alcune cose vanno meglio, che vi sono più speranze per il domani (ma il vero nostro progresso richiederà il passaggio di una generazione), dobbiamo ancora domandare delle rinunzie, una misura, una pazienza, che consentano alla nostra economia di riassestarsi e riprendere a pieno ritmo il suo sviluppo. Valga questo a spiegare i dinieghi che, per la situazione presente, abbiamo dovuto dire e dovremo dire ancora. Ma appunto, accanto alle limitazioni, possiamo indicare delle speranze, delle possibilità non lontane e non effimere. Per tutto quello cui conviene rinunziare, per non disperdere le promettenti prospettive dell’avvenire, chiediamo la comprensione e la collaborazione di tutti. Chiediamo a tutti, uomini di cultura, tecnici, imprenditori, consapevoli della dignità della funzione loro riservata nel nostro ordine costituzionale, lavoratori dei quali vogliamo esaltare la dignità, sviluppare il benessere e la cultura, accrescere il peso nella vita sociale e politica; giovani che hanno più viva in sé l’aspirazione ad un mondo più umano, donne che saldano le tradizioni e le speranze per l’avvenire, a tutti vogliamo chiedere di comprendere e secondare lo sforzo che il governo intende compiere, non per sé, ma per le fortune del popolo italiano. Questo sarà, se voi lo vorrete, un governo non fazioso e chiuso, ma un centro di potere a larga base democratica, un potere posto a servizio della causa della libertà, della solidarietà e della pace del popolo italiano. A. MORO, Programma del governo di centrosinistra, in «Relazioni internazionali», 12 marzo 1966, pp. 270-74