In margine alle recenti vertenze sindacali che agitano
oggi il mondo operaio
«Dignità dell’uomo»
di MICHELE BORRIELLO
Paolo di Tarso, nella prima Lettera ai Tessalonicesi (4, 10-12), ha scritto:
«Vi esortiamo, fratelli… a farvi un punto d’onore, vivere in pace, attendere
alle cose vostre e lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato, al
fine di condurre una vita decorosa…». Ma quale lavoro e quindi quale vita
decorosa possono aspettarsi i circa diecimila operai della Fiat (per non
contare quelli dell’indotto)? Sono giorni e giorni di angoscia e disperazione
che stanno vivendo sulle loro spalle. Eppure su un problema così grave,
come questo, si vanno affievolendo si vanno affievolendo, giorno dopo
giorno, le voci che nel giornalismo italiano contano.
È veramente un punto d’onore, perciò, elevare la nostra piccola, ma
vibrante voce per affermare il punto di vista della Chiesa a questo progetto e
per enunciare con le parole stesse del Vangelo che potranno, senza alcun
dubbio, eliminare le menti e riscaldare i cuori poiché operai e datori di
lavoro facciano ciò che è giusto, per tutti. Per il bene delle comunità.
Nella “Laborem exercens” Giovanni Paolo II afferma: «Per
assicurare i giusti diritti dei lavoratori nel quadro del bene comune
dell’intera società»
«Devono essere adeguatamente retribuiti, cioè si devono garantire
i mezzi sufficienti per permettere al singolo e alle famiglie, una vita
dignitosa su un piano materiale, sociale, culturale e spirituale,
corrispondentemente al tipo di attività e grado di rendimento
economico di ciascuno, nonché alle condizioni dell’impresa e al bene
comune» (Gaudium et spes, 67).
Bisogna che si abbandoni la visione piuttosto deterministica della
economia e non ignorare le dimensioni trascendenti della persona
umana. In ultima analisi l’economia può considerarsi un insieme di
relazioni tra uomini con leggi e compatibilità oggettive. Tale insieme,
per quanto condizionato deve essere affidato alle responsabilità di
tutte le componenti sociali e finalizzato alla loro dignità.
L’uomo deve sempre avere le priorità nel lavoro, ne è il
protagonista e il primo destinatario dello sviluppo economico. Più
degli affari, insomma, conta la qualità della vita. Ogni persona ha il
diritto-dovere di lavorare secondo le proprie capacità. In realtà il
Vangelo propone una “spiritualità” della vita economica, che regoli
cioè le relazioni tra tutte le componenti sociali. Tale spiritualità ha
delle caratteristiche, o meglio, dei valori che possono indentificarsi
sulle disponibilità a condividere i beni, serietà, competenza, e
professionalità sul lavoro, solidarietà sociale, sensibilità politica,
attenzione alle esigenze della propria famiglia.
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Né si possono e debbono aumentare ingiustizie per una falsa
interpretazione della mortificazione. Se le ingiustizie, quelle sociali
soprattutto vanno combattute con tutti i mezzi leciti e che sono a
disposizione dei lavoratori dipendenti. Certo perché il lavoro è una
società vitale ed insieme affermazione di libertà. Solo l’uomo ha il
grande dono di lavorare, a differenza degli animali e perciò è capace di
progettare e di creare, sviluppando e realizzando la sua umanità e di
conseguenza valori come iniziative, realismo, ordine, solidarietà…
«La libertà stessa - scrive Giorgio La Pira - respiro della persona
umana e, in certo qual modo, condizionata da due primordiali
esigenze: quelle del lavoro e del pane». Oggi, dolorosamente, viene
toccato con mano, il lavoro è stato ridotto da più parti a un non-lavoro,
o un valore sfigurato e tradito. Il credente è chiamato a vivere il lavoro
come un dono di Dio, libero dall’ansia di produrre e dall’avidità. Si
impegna concretamente - come è tempo di farlo tutti! - perché la
dignità e i diritti della persona umana vengano posti a fondamento
dell’economia e venga rispettata l’armonia meravigliosa del creato.
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