Finanza Aziendale Corso progredito A.A. 2005-2006 _____________ “Aspetti del rischio e rendimento dei titoli obbligazionari” 1 Obiettivo Studiare i titoli obbligazionari con riferimento principalmente: alle loro caratteristiche fondamentali al concetto di struttura dei tassi per scadenza al tema del rendimento effettivo lordo a scadenza ai diversi concetti di rischio e di valutazione del rischio ad un possibile modello di gestione del portafoglio 2 I titoli obbligazionari nell’ambito dei titoli a reddito fisso ¾ il concetto di titoli a reddito fisso ¾ principali differenze rispetto ai titoli a reddito variabile ¾ le diverse tipologie di titoli a reddito fisso, con riferimento: a) al soggetto emittente: titoli del debito pubblico, obbligazioni societarie e internazionali b) alle caratteristiche tecniche: obbligazioni a cedola fissa, variabile e senza cedola (zero coupon) c) alle modalità di rimborso: a scadenza, a date prefissate (e per gruppi di obbligazioni) e con piano di ammortamento 3 Elementi di disciplina contrattuale dei titoli obbligazionari (1) garanzia (collateral): la garanzia può essere costituita su attività reali del soggetto emittente: essa rende più facile la collocazione del prestito sul mercato, il cui rischio è infatti ridotto in funzione della garanzia prestata clausola di anticipato rimborso (call provision): essa attribuisce la facoltà, al soggetto emittente, di rimborsare un prestito obbligazionario anticipatamente rispetto alla scadenza originaria 4 Elementi di disciplina contrattuale dei titoli obbligazionari (2) fondo di ammortamento (sinking fund): essi prevedono che la società emittente ritiri, alle scadenze previste contrattualmente, quote del prestito obbligazionario, attraverso il metodo dell’estrazione a sorte o dell’acquisto sul mercato di un certo numero di obbligazioni 5 Elementi di disciplina contrattuale dei titoli obbligazionari (3) piano di ammortamento: ammortamento esso implica un rimborso graduale del prestito e può seguire una duplice metodologia: quella della rata costante (cosiddetto ammortamento francese) e quella della quota capitale costante (cosiddetto ammortamento italiano) 6 Elementi di disciplina contrattuale dei titoli obbligazionari (4) Ammortamento a rata costante VA= R * a n┐i; R = VA/a n┐i poiché VA = VR0 = importo capitale iniziale, allora: C1 = R - VR0* i C2 = R - VR1* i, con VR1 = (VR0 - C1) C3 = R - VR2* i, con VR2 = (VR1 - C2) ................ Ck = R - VRk – 1 * i 7 Elementi di disciplina contrattuale dei titoli obbligazionari (5) Con: VA = VR0 = importo capitale iniziale; VA = valore attuale di una rendita immediata posticipata attualizzata al tasso i per n anni; R = rata costante; VR = valore residuo del prestito da ammortizzare; Ck = quota di capitale rimborsata al termine del periodo k 8 Elementi di disciplina contrattuale dei titoli obbligazionari (6) Andamento grafico dell’ammortamento a rata costante 100 80 Rata Quota interessi Quota capitale 60 40 20 0 1 2 3 4 9 Elementi di disciplina contrattuale dei titoli obbligazionari (7) Ammortamento a quota capitale costante R1 = VN/n + r * VN Con: R1 = valore della rata alla fine del primo periodo VN/n = quota costante di capitale rimborsato r * VN = interesse da corrispondere alla prima scadenza 10 Elementi di disciplina contrattuale dei titoli obbligazionari (8) Andamento grafico dell’ammortamento a quota capitale costante 100 80 Rata Quota interessi Quota capitale 60 40 20 0 1 2 3 4 11 Elementi di disciplina contrattuale dei titoli obbligazionari (9) clausola di salvaguardia (protective covenant): esse rappresentano una ulteriore garanzia di buon esito dell’investimento obbligazionario, dal momento che esse obbligano l’azienda al rispetto di determinati limiti finanziari. Per esempio, esse possono fissare l’ammontare di debito che può essere assunto, dei dividendi erogabili e degli stipendi direzionali 12 Il rendimento effettivo lordo a scadenza (REL) dei titoli obbligazionari (1) ¾ il concetto di rendimento di un investimento finanziario ¾ il concetto di REL o di yield to maturity ¾ il REL come misura relativa del rendimento di un investimento in titoli obbligazionari 13 Il rendimento effettivo lordo a scadenza (REL) dei titoli obbligazionari (2) Matematicamente, il REL si determina a partire dal suo valore corrente, cioè dal suo prezzo, ovvero dalla seguente formula fondamentale: fondamentale P = n ∑ t =1 FC t t (1 + i ) P = valore di equilibrio di un’attività o prezzo corrente FC = flussi di cassa ottenibili dall’investimento obbligazionario i = tasso di rendimento effettivo lordo a scadenza (REL) 14 dell’investimento Il rendimento effettivo lordo a scadenza (REL) dei titoli obbligazionari (3) Alcune riflessioni sulla formula fondamentale appena considerata: analogia con la formula fondamentale di valutazione dei titoli azionari l’investimento in titoli obbligazionari con cedole, che venga effettuato oggi per un importo pari al prezzo (P), consente l’ottenimento di un tasso di rendimento r solo se le cedole periodicamente percepite vengono reinvestite al medesimo tasso di rendimento r 15 Il rendimento effettivo lordo a scadenza (REL) dei titoli obbligazionari (4) tra il prezzo (P) ed il REL, che è poi il rendimento richiesto dal mercato, si stabilisce una relazione inversa la formula indicata e le prossime che seguiranno si basano sul principio della composizione discreta di calcolo degli interessi corrisposti agli obbligazionisti 16 Il rendimento effettivo lordo a scadenza (REL) dei titoli obbligazionari (5) Quali sono gli elementi fondamentali per la determinazione del REL? ¾ I flussi di cassa a cui ha diritto il possessore del titolo sulla base di quanto stabilito all’atto dell’emissione del titolo stesso ¾ Il tasso di interesse che misura i proventi corrisposti a titolo di interesse per ogni unità di capitale impiegato nell’intervallo considerato ¾ Il profilo temporale che è definito dai periodi che intercorrono tra la data di acquisto del titolo e i momenti in cui si verificano le entrate dei singoli17 flussi di cassa Il rendimento effettivo lordo a scadenza (REL) dei titoli obbligazionari (6) In effetti, la loro quantificazione permette di calcolare il REL, sviluppando la formula fondamentale già vista: C1 C2 C2n 1000 Po = + +...+ + 1 2 2n 2n (1+ r / 2) (1+ r / 2) (1+ r / 2) (1+ r / 2) dove: Po = prezzo corrente 1.000 = valore nominale C = cedole semestrali n = numero di anni alla scadenza r = tasso di sconto appropriato, capitalizzato semestralmente 18 Il rendimento effettivo lordo a scadenza (REL) dei titoli obbligazionari (7) Poiché il flusso di pagamenti delle cedole costituisce una rendita, la formula appena indicata può essere alternativamente espressa così: Po = C*FSRr/2,2n + 1000*FSr/2,2n dove: FSR = fattore di sconto di una rendita FS = fattore di sconto 19 Il rendimento effettivo lordo a scadenza (REL) dei titoli obbligazionari (8) Risolvendo la formula fondamentale per il tasso di sconto “medio” (cioè per r), si ottiene quindi il REL Nel caso di uno zero-coupon bond con scadenza tra due anni, quotato € 857,63 e capitale rimborsato pari a V = 1.000, il calcolo del REL è relativamente semplice: 1000 V 1000 ;857,63 = Po = ;r = − 1 = 0,0798 = 7,98% 2 2 857,63 (1 + r ) (1 + r ) 20 Il rendimento effettivo lordo a scadenza (REL) dei titoli obbligazionari (9) E’ anche possibile calcolare il REL di un’obbligazione che preveda il pagamento periodico di interessi, conoscendo il prezzo corrente, la cedola e gli anni alla scadenza. Vi sono due metodologie: la determinazione approssimativa del rendimento effettivo (RELA) la stima del rendimento effettivo per interpolazione 21 Il rendimento effettivo lordo a scadenza (REL) dei titoli obbligazionari (10) Il metodo approssimativo determina il rendimento effettivo di un’obbligazione ponendo a rapporto le erogazioni nette medie e l’investimento medio nei titoli; in formula, utilizzando la simbologia precedente: 2C + [(1000 − Po ) / n ] RELA = (1000 + Po ) / 2 22 Il rendimento effettivo lordo a scadenza (REL) dei titoli obbligazionari (11) Un esempio di calcolo del RELA Si consideri un bond con cedola 10%, scadenza fra 20 anni, quotato € 900 e rimborsabile a € 1.000. 100 + [(1000 − 900) / 20] 105 RELA = = = 0,111 = 11,1% (1000 + 900) / 2 950 23 Il rendimento effettivo lordo a scadenza (REL) dei titoli obbligazionari (12) Il metodo di stima del rendimento effettivo a scadenza per interpolazione ha per obiettivo l’individuazione del tasso interno di rendimento, cioè di quel tasso che eguaglia il valore attuale dei flussi di cassa futuri associati al titolo, al suo valore corrente. Operativamente occorre procedere per tentativi, scontando i flussi di cassa a tassi diversi finché non si individuano due tassi “sufficientemente vicini”, che costituiscano gli estremi di un intervallo all’interno del quale è compreso il REL cercato. 24 Il rendimento effettivo lordo a scadenza (REL) dei titoli obbligazionari (13) Un esempio di calcolo del rendimento effettivo lordo a scadenza utilizzando il metodo di stima del rendimento effettivo a scadenza per interpolazione Utilizzando i parametri dell’esempio precedente, si richiami la formula già analizzata (avendo, come si ricorda, un tasso annuo nominale, capitalizzato semestralmente e una durata dell’obbligazione di 20 anni, quotata 900): Po = C*FSRr/2,2n + 1000*FSr/2,2n si può ricavare che il REL sia compreso tra il 10% e il 12% 25 Il rendimento effettivo lordo a scadenza (REL) dei titoli obbligazionari (14) Si calcola infatti il valore corrente con r = 10% Po = 50*FSR0,05,40 + 1.000*FS0,05,40 Po = 50*17,159 + 1.000*0,142 = 1.000 E poi il valore corrente con r = 12% Po = 50*FSR0,06,40 + 1.000*FS0,06,40 Po = 50*15,046 + 1.000*0,097 = 849,3 Poiché sulla base dei valori correnti ottenuti, l’intervallo in cui cade il REL è compreso tra il 10% e il 12%, si procede ad effettuare l’interpolazione per individuare il 26 REL cercato: Il rendimento effettivo lordo a scadenza (REL) dei titoli obbligazionari (15) 2% Per r = 10% Per r = REL Per r = 12% Po = 1.000 Po = 900 Po = 849,3 100 150,7 Dato che 2% : 150,7 = x : 100, allora 100 REL = 10% + ⋅ (2%) = 11,33% 150,7 27 Il rendimento effettivo lordo a scadenza (REL) dei titoli obbligazionari (16) Si noti che la stima del REL è tanto più precisa, quanto più piccolo è l’intervallo prescelto. Il REL corretto si ricava quindi da un processo ripetitivo che utilizza intervalli sempre più piccoli e pertanto quest’ultimo metodo, a differenza di quello approssimativo per il calcolo del REL, è più laborioso. Tuttavia i computer e alcuni tipi di calcolatrici consentono una rapida determinazione del REL cercato ed, inoltre, per la maggior parte degli impieghi, un’interpolazione “manuale” su intervalli dell’1% o 2% conduce ad una stima del REL soddisfacente. 28 La struttura dei tassi per scadenza (1) Il REL può essere concepito come tasso medio di redditività di un investimento obbligazionario Un approfondimento Il REL coincide esattamente con il rendimento richiesto dal mercato solo nel caso degli zero coupon 29 La struttura dei tassi per scadenza (2) In effetti, quando si considerano i titoli con cedola, il rendimento effettivo diviene un indicatore di redditività che riflette tanti tassi di interesse quanti sono i flussi di cassa percepiti dal momento dell’acquisto del titolo fino alla sua scadenza: C C C V Po = + +...+ + (1+ 0r1) (1+ 0r2) (1+ 0rn) (1+ 0rn) 30 La struttura dei tassi per scadenza (3) Ogni tasso di interesse sconta le singole cedole ed il valore di rimborso (pertanto ogni singolo flusso di cassa), in relazione allo specifico periodo di scadenza. I singoli tassi di interesse relativi a diversi periodi di maturazione delle cedole e del capitale, si definiscono tassi “spot” o a pronti relativi a ciascun periodo di riferimento, espressi su base annua. L’insieme di questi tassi si definisce struttura dei tassi per scadenza. scadenza L’esempio seguente chiarisce perché il REL può essere concepito come tasso medio di redditività di un investimento obbligazionario: obbligazionario 31 La struttura dei tassi per scadenza (4) Si considerino tre titoli con le seguenti caratteristiche Titolo A B C Cedola annua 0 6 5,5 Prezzo 95,29 96,6 91,43 Vita residua (anni) 1 2 3 Valore di rimborso 100,00 100,00 100,00 Rendimento effettivo 4,94% 7,90% 8,88% 32 La struttura dei tassi per scadenza (5) Il prezzo di ciascun titolo viene espresso in questo modo: Titolo A: A 100 95 , 29 = 1, 0494 In questo caso il 4,94% è il rendimento effettivo e contemporaneamente è anche il tasso spot per investimenti ad un anno. 33 La struttura dei tassi per scadenza (6) Titolo B: B 6 106 96 , 6 = + 1, 079 (1, 079 ) 2 Nella formula, i flussi di cassa sono scontati al rendimento effettivo. effettivo Tuttavia il prezzo di mercato può essere espresso in funzione dei tassi spot, a partire dalla seguente espressione: 34 La struttura dei tassi per scadenza (7) 6 106 96 , 6 = + 1 + 4 , 94 % 1 + 0r 2 a 0 2 r = 1 + 0r 2 − 1 = 106 6 96 , 6 − 1 + 4 ,94 % − 1 = 7 ,9973 % dove or2a esprime il tasso spot a due anni di investimento espresso su base annua. 35 La struttura dei tassi per scadenza (8) Pertanto il prezzo del titolo B può anche essere espresso in funzione dei tassi spot ad un anno e a due anni su base annua: 6 106 96 , 6 = + 1, 0494 (1, 079973 ) 2 36 La struttura dei tassi per scadenza (9) Analogamente anche per il Titolo C i flussi di cassa possono essere scontati ad un tasso unico rappresentativo del rendimento effettivo: 5 ,5 5 ,5 105 , 5 91 , 43 = + + 2 1, 0888 (1, 0888 ) (1, 0888 ) 3 Anche in questo caso il prezzo di mercato può essere espresso in funzione dei tassi spot, ricavando il tasso spot a tre anni su base annua ed essendo conosciuti gli altri elementi ed in particolare i tassi spot ad un anno (4,94%) e a due anni (7,9973%): 37 La struttura dei tassi per scadenza (10) 5 ,5 5 ,5 91 , 43 = + 1 + 4 , 94 % (1 + 7 , 9973 %) r = 1 + 0r 3 − 1 = a 0 3 2 105 , 5 + 1 + 0r 3 105,5 3 3 5,5 5,5 91,43 − − 1 + 4,94% (1 + 7,9973%)2 − 1 = 8,997% dove or3a esprime il tasso spot a tre anni di investimento espresso su base annua. 38 La struttura dei tassi per scadenza (11) E’ interessante notare che, sulla base dei risultati ottenuti, i singoli tassi spot ricavati possono essere considerati come equivalenti ai rendimenti effettivi di titoli zero coupon con scadenza, rispettivamente, di 1, 2 e 3 anni. 39 La struttura dei tassi per scadenza (12) Una precisazione sulla natura dei tassi spot Un tasso spot a due anni può essere interpretato come il rendimento di un investimento a due anni ad un tasso uniperiodale “x” Un tasso spot a tre anni come il rendimento di un investimento a tre anni ad un tasso uniperiodale “y” Un tasso spot a n anni come il rendimento di un investimento a n anni ad tasso uniperiodale “z” 40 La struttura dei tassi per scadenza (13) Nella realtà, però, i tassi di interesse non sono uguali nei diversi sotto periodi. Infatti, il tasso spot ad un anno è generalmente diverso dal tasso spot che il mercato potrà quotare tra un anno per impieghi della stessa durata. Quindi, per esempio, il tasso a pronti a due anni può essere interpretato come il risultato di un investimento di capitale per un anno al tasso a pronti ad un anno con il successivo reinvestimento del montante per il secondo anno ad un tasso pari al cosiddetto tasso a termine o tasso implicito o tasso forward per l’anno successivo. 41 La struttura dei tassi per scadenza (14) Vale quindi la seguente equazione: (1 + r ) = (1 + r )(1 + 0 2 0 1 1 f 2) Quindi, il tasso forward per il periodo tra il 1° ed il 2° anno è un rendimento implicito nel tasso spot con scadenza tra due anni. Si noti poi che il generico tasso di rendimento richiesto dagli investitori rt, che poi è il tasso di sconto utilizzato per determinare il prezzo dei titoli, è uguale a: rt = (tasso reale privo di rischio)t + (inflazione attesa)t + (premio per il rischio)t 42 dove t costituisce uno specifico periodo di tempo. La struttura dei tassi per scadenza (15) Alcune teorie che cercano di fornire una spiegazione all’andamento della struttura dei tassi per scadenza la teoria delle aspettative la teoria del premio per la liquidità la teoria della segmentazione dei mercati 43 La struttura dei tassi per scadenza (16) La teoria delle aspettative Essa sostiene l’indifferenza per un investitore ad investire una somma in un titolo a reddito fisso per un periodo di n anni oppure ad impiegare la stessa somma, disinvestirla al termine di ogni anno e reinvestirla per ogni anno successivo fino all’anno n. 44 La struttura dei tassi per scadenza (17) Tale ipotesi si traduce matematicamente nella seguente formula: (1+ r 1, n ) = (1 + r 1 ) (1+ r 2) (1 + r 3 ) … (1 + r n ) n dove: r1,n = rendimento effettivo a scadenza di un titolo che ha durata dal periodo di tempo corrente al periodo n (calcolato sulla base del prezzo corrente del titolo che scade l’anno n) ri = tassi uniperiodali attesi 45 La struttura dei tassi per scadenza (18) In base alla teoria delle aspettative: 1. si considera il REL 2. si calcola il tasso forward implicito per ogni anno, cioè il tasso uniperiodale atteso riferito a ciascun anno 3. una volta calcolato il tasso uniperiodale, si è anche individuato il tasso spot atteso dal mercato riferito al periodo corrente 46 La struttura dei tassi per scadenza (19) Un esempio di calcolo di tasso forward: Scadenza del titolo Rendimento a scadenza r1,n,% Tassi forward rt,% 1 anno 7,97 r1 = 7,97 2 anni 8,86 r2 = 9,76 47 La struttura dei tassi per scadenza (20) Il tasso forward per l’anno 2 si calcola in questo modo: r2 = (1+r1,2) (1+r1) 2 2 (1,0886 ) -1= -1 = 9,76% (1,0797 ) Dall’uguaglianza tra il tasso forward ed il tasso atteso per ciascun periodo discendono le regole decisionali per l’investitore: 48 La struttura dei tassi per scadenza (21) Se l’investitore suppone che i tassi spot attesi siano superiori a quelli impliciti nella struttura dei tassi per scadenza (che, in base alla teoria delle aspettative, coincidono con i tassi spot attesi dal mercato), egli dovrà investire in un titolo a breve scadenza, per poi reinvestire la somma smobilizzata a tassi superiori a quelli attesi dal mercato Viceversa, se l’investitore si attende tassi inferiori a quelli impliciti, egli avrà convenienza ad investire a lunga scadenza 49 La struttura dei tassi per scadenza (22) La teoria del premio di liquidità Presupposti I rendimenti a scadenza appaiono generalmente crescenti e comunque superiori ai tassi correnti, mentre i tassi a pronti non sono associati ad alcun tipo di trend 50 La struttura dei tassi per scadenza (22) Conseguenza Gli investitori richiedono un premio come compenso per investire a più lungo termine, perché temono perdite in conto capitale dovute ad incrementi nei 51 tassi di interesse La struttura dei tassi per scadenza (23) Risultato Per favorire la collocazione di emissioni obbligazionarie, i titoli a lungo termine devono offrire un maggiore rendimento 52 La struttura dei tassi per scadenza (24) La teoria della segmentazione dei mercati Presupposti Presenza di specifici elementi di differenziazione tra singoli segmenti del mercato finanziario, in cui sono scambiati titoli con scadenze diverse 53 La struttura dei tassi per scadenza (25) Conseguenza Gli investitori decidono in quale mercato investire in relazione alle esigenze di impiego delle proprie disponibilità 54 La struttura dei tassi per scadenza (26) Risultato Creazione di segmenti di mercato indipendenti e passaggio degli investitori da un mercato all’altro solo se mutano i rendimenti relativi e tenuto conto 55 dei relativi rischi I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (1) Il rendimento effettivo a scadenza fin qui considerato è un rendimento effettivo ex ante o promesso perché esso si basa sulle ipotesi che: 1. il titolo venga tenuto fino alla scadenza 2. i pagamenti delle cedole siano completamente e immediatamente reinvestiti ad un tasso pari al REL 3. tutti i pagamenti delle cedole e della quota capitale siano effettuati puntualmente alle scadenze prefissate 56 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (2) Se una o più di queste ipotesi non si verifica, il rendimento effettivo ex post o realizzato si discosta necessariamente dal rendimento promesso. In questa parte vengono affrontati in particolare gli effetti del mancato verificarsi delle ipotesi 1. e 2.; mentre il rischio associato ai pagamenti verrà discusso nell’ambito della parte dedicata al rischio 57 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (3) Il mancato possesso del titolo fino alla scadenza Si tratta di una condizione che può non verificarsi sia per scelta della società, sia dell’investitore. Infatti: a) l’emittente può decidere di rimborsare anticipatamente il titolo, se ciò è contrattualmente previsto e se i tassi di interesse scendono sensibilmente b) l’investitore può decidere di alienare il titolo prima della scadenza. 58 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (4) Nel caso a), poiché l’emittente può decidere di rimborsare anticipatamente il titolo, l’investitore dovrebbe calcolare il rendimento promesso fino alla prima data di rimborso anticipato. Analogamente a quanto visto per il calcolo del REL, il rendimento alla prima data di rimborso anticipato può essere determinato sia utilizzando la via dell’interpolazione, sia quella del calcolo approssimato (approximate yield to first call) (AYFC); in questo secondo caso si ha che: 59 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (5) 2C + [(Pc − Po ) / Nc ] AYFC = ( Pc + Po ) / 2 dove: C = cedola semestrale Pc = prezzo di riscatto Po = prezzo corrente Nc = numero di anni alla prima data di riscatto 60 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (6) A titolo di esempio, consideriamo il rendimento approssimato alla prima data di richiamabilità di un’obbligazione con cedola del 14%, rimborsabile dopo 5 anni a 1.140 e con un prezzo corrente di 1.010. Utilizzando la precedente equazione, il rendimento approssimato alla prima data di riscatto è: 140 + [(1140 − 1010) / 5] 166 AYFC = = = 15,4% (1140 + 1010) / 2 1075 61 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (7) Il rendimento approssimato (15,4%) è superiore al tasso di interesse cedolare (14%). Tuttavia, questo non significa di per sé una convenienza, per gli investitori, al rimborso anticipato delle obbligazioni. Infatti, l’emittente rimborserà tali obbligazioni solo quando i tassi di interesse saranno scesi abbastanza rispetto al 14% originario, al fine di giustificare il pagamento del prezzo di riscatto pari a 1.140. Quindi il possessore delle obbligazioni si troverà di fronte al problema di reinvestire i proventi dei titoli 62 richiamati a tassi di interesse più bassi. I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (8) Nel caso b), poiché è l’investitore a decidere di smobilizzare il proprio investimento prima della scadenza, occorre considerare l’effetto delle variazioni dei tassi di interesse sul prezzo del titolo. Se l’investitore ritiene probabile una variazione dei tassi di interesse tra la data di emissione delle obbligazioni o a una data di stacco cedola (eliminando così il problema del rateo di interessi) e la data di alienazione del titolo prima della scadenza, il rendimento promesso approssimato può essere calcolato a partire dalla seguente formula: 63 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (9) 2C + [(Ps − Po ) / Ns ] RPA = ( P s + Po ) / 2 dove: Ps = prezzo atteso alla fine del periodo di possesso di Ns anni RPA = rendimento promesso approssimato Limitandoci al calcolo del rendimento promesso approssimato, si ipotizzi il seguente caso riferito ad un’obbligazione acquistata al valore nominale: 64 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (10) obbligazione decennale cedola al 14% vendita del titolo dopo 5 anni valore nominale 1.000 se l’investitore prevede un prezzo di vendita pari a 1.200 il rendimento promesso approssimato sarà uguale a: 140 + [(1200 − 1000) / 5] 180 RPA = = = 16,4% (1200 + 1000) / 2 1100 65 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (11) se invece, al termine dei 5 anni, i tassi di interesse crescono e quindi il prezzo di vendita realizzato scende a 980, il rendimento realizzato approssimato è uguale a: 140 + [(980 − 1000) / 5] 136 RRA = = = 13,7% (980 + 1000) / 2 990 66 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (12) se viceversa, al termine dei 5 anni, i tassi di interesse diminuiscono e quindi il prezzo di vendita realizzato sale a 1300, il rendimento realizzato approssimato è uguale a: 140 + [(1300 − 1000) / 5] 200 RRA = = = 17,4% (1300 + 1000) / 2 1150 67 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (13) Dagli esempi mostrati emerge l’influenza delle variazioni del tasso di interesse sul prezzo dei titoli obbligazionari e quindi sul rendimento realizzato: tale rischio incombe quando l’investitore decide di vendere il titolo prima della scadenza. scadenza E’ di fondamentale importanza, pertanto, stimare la sensibilità dei prezzi dei titoli obbligazionari alle variazioni dei tassi di interesse di mercato e quindi dei tassi di rendimento richiesti dagli investitori: tale tematica verrà approfondita successivamente. 68 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (14) Il mancato realizzarsi del completo e immediato reinvestimento delle cedole a tassi di interesse uguali a quello del REL Si tratta, peraltro, di una ipotesi che non si verifica praticamente mai perché, non solo il completo reinvestimento degli interessi è impossibile per la presenza di imposte e di costi di transazione, ma altresì i tassi di interesse variano frequentemente Di seguito si esplicitano, con un esempio numerico, gli effetti del reimpiego delle somme percepite a tassi 69 diversi dal REL: I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (15) Dati rilevanti del prestito: obbligazione ventennale; prezzo di acquisto = valore nominale: 1.000; rendimento promesso: 8%; tasso cedolare: 8% Tasso di reinvestimento (1) Cedole (2) Interessi sugli interessi (3) Valore futuro delle cedole (4) (3) : (4) % (5) Valore futuro delle cedole e della quota capitale (6) Rendimento realizzato (7) 0 1600 0 1600 0 2600 4,84 5 1600 1096 2696 41 3696 6,64 6 1600 1416 3016 47 4016 7,07 7 1600 1782 3382 53 4382 7,53 8 1600 2201 3801 58 4801 8,00 9 1600 2681 4281 63 5281 8,50 10 1600 3232 4832 67 5832 9,01 70 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (16) Dalla tabella precedente si evince chiaramente che, con un rendimento promesso alla scadenza dell’8%, solo quando le cedole vengono reinvestite al rendimento promesso, il rendimento realizzato corrisponde all’8%. Negli altri casi, il rendimento realizzato differisce. In particolare, esso sarà minore dell’8% se l’investitore reinveste le cedole ad un tasso inferiore al rendimento promesso, mentre sarà superiore se l’investitore effettua il reinvestimento delle cedole ad un tasso superiore al rendimento atteso. 71 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (17) Esiste la possibilità di mostrare, in termini matematici che, solo quando le somme via via acquisite dall’investitore vengono impiegate ad un tasso pari al REL, il REL promesso dell’investimento obbligazionario coincide con il REL realizzato? Sì … mediante l’esempio seguente: 72 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (18) Il punto di partenza è la più volte citata formula fondamentale: P = n ∑ t =1 FC t t (1 + r ) Conoscendo P e quindi r (il REL) è possibile calcolare il montante a scadenza: M = P ⋅ (1 + r ) con M = montante a scadenza. n (4) 73 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (19) Questa relazione, però, è soddisfatta solo se: l’investimento è effettuato in titoli zero coupon o se i reimpieghi delle somme, che si rendono disponibili ad ogni scadenza intermedia, avvengono al medesimo tasso r 74 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (20) Infatti, nell’ipotesi di reimpiego dei flussi intermedi ricavati dall’investimento, M può essere scritto anche come: M = FC n + n −1 ∑ t =1 n−t FC t ⋅ 1 + k t Sostituendo M nella formula (4), e ponendo i tassi di reimpiego dei flussi intermedi costanti nel tempo (k1 = k2 = …= kn = k), avremo: 75 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (21) FC n + n −1 ∑ FC (1 + k ) n = P ⋅ (1 + r ) t (1 + k ) n t ⋅ t =1 dividendo entrambi i membri per (1 + r)n si ha: FC n P = + n (1 + r ) n −1 ∑ FC t =1 (1 + k ) t n (1 + k ) ⋅ (1 + r ) n t ⋅ 76 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (22) Ponendo k = r, cioè ipotizzando che i reimpieghi siano possibili allo stesso tasso di rendimento, otteniamo di nuovo la formula iniziale: FC n P = + n (1 + r ) n −1 ∑ t =1 FC t = t (1 + r ) n ∑ t =1 FC t t (1 + r ) Il criterio di valutazione si fonda quindi sull’ipotesi che i reimpieghi siano conclusi al medesimo saggio di rendimento r, r quindi al REL 77 I fattori determinanti il REL dei titoli obbligazionari (23) Una prima conclusione al termine di questa sezione Il rendimento realizzato sui titoli obbligazionari dipende dalle due componenti del tasso di reinvestimento delle cedole e della variazione del prezzo: quando i tassi di interesse crescono (si riducono), aumenta (diminuisce) il rendimento proveniente dall’investimento delle cedole, mentre si riduce (aumenta) quello associato al differenziale prezzo di vendita/prezzo di acquisto. Pertanto la variazione dei tassi di interesse ha effetti opposti sul rendimento realizzato, del titolo 78 obbligazionario. Elementi del rischio e della valutazione del rischio dei titoli obbligazionari (1) In questa sezione vengono analizzate le seguenti tipologie di rischio associato ai titoli obbligazionari: il rischio di insolvenza o di credito riguarda l’incapacità (potenziale) di una controparte di soddisfare i propri impegni contrattuali il rischio di liquidità si riferisce a quelle situazioni in cui il possessore di uno strumento finanziario incontra difficoltà a trasferire tale strumento prontamente e a prezzi convenienti il rischio di interesse o di prezzo si riferisce al rischio di variazione del prezzo che consegue dalle variazioni di rendimento richiesto dal mercato 79 Elementi del rischio e della valutazione del rischio dei titoli obbligazionari (2) Il rischio di insolvenza In generale, maggiore è la probabilità di inadempimento, maggiore è il rendimento del titolo. titolo Per misurare il rischio di insolvenza, gli investitori utilizzano normalmente due metodologie: a) la valutazione delle caratteristiche finanziarie del titolo e del suo emittente b) l’utilizzo dei meriti di credito o credit ratings 80 Elementi del rischio e della valutazione del rischio dei titoli obbligazionari (3) Per quanto riguarda la valutazione delle caratteristiche finanziarie del titolo e del suo emittente, emittente gli investitori si concentrano soprattutto sui seguenti due aspetti: 1. l’analisi per indici 2. l’analisi del rischio di mercato 81 Elementi del rischio e della valutazione del rischio dei titoli obbligazionari (4) Attraverso l’analisi per indici vengono calcolate le principali classi di indici di redditività, indebitamento e liquidità, con particolare attenzione al livello sostenibile di indebitamento, indebitamento alla gestione operativa, operativa al potenziale di crescita ed al cash flow. flow Tali tecniche sono talvolta così accurate, da permettere una previsione di fallimento anche 5 anni prima del suo verificarsi e con una precisione tanto più elevata, quanto più vicina è l’insolvenza. 82 Elementi del rischio e della valutazione del rischio dei titoli obbligazionari (5) Esempi di alcuni indici utilizzabili: ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ RO/K = ROI UN/N = ROE D/UN = pay out ratio Stabilità degli utili RO/OF Attività correnti/passività correnti K/N Attività fisse/N 83 Elementi del rischio e della valutazione del rischio dei titoli obbligazionari (6) L’analisi del rischio di mercato si disinteressa invece dei dati contabili, per focalizzarsi su dati desumibili dal mercato al fine della previsione del fallimento aziendale. In particolare, si tiene conto della varianza dei rendimenti di titoli azionari della società esaminata, esaminata sulla base del presupposto, riscontrato empiricamente, che le società che vanno incontro ad un fallimento, mostrano un considerevole aumento della stessa varianza già alcuni anni prima dell’episodio fallimentare. 84 Elementi del rischio e della valutazione del rischio dei titoli obbligazionari (7) Peraltro, gli investitori utilizzano sempre più spesso il rating Il rating esprime un giudizio dell’investimento obbligazionario sul buon fine Il rating viene elaborato da agenzie specializzate come Moody’s, Standard & Poor’s e Duff e Phelps che valutano la qualità dell’emissione obbligazionaria. obbligazionaria 85 Elementi del rischio e della valutazione del rischio dei titoli obbligazionari (8) Quali sono i fattori studiati dall’agenzia di rating nell’attribuire un appropriato punteggio all’emissione obbligazionaria? ¾ ¾ ¾ ¾ il contratto di prestito la struttura finanziaria la redditività degli investimenti le caratteristiche del management 86 Elementi del rischio e della valutazione del rischio dei titoli obbligazionari (9) Spesso gli investitori utilizzano la categoria più elevata di rating come rendimento di riferimento (benchmark) e calcolano i differenziali di rendimento per i titoli con rating inferiore. In generale, al peggiorare della qualità dell’emissione obbligazionaria, il rendimento aumenta poiché cresce il relativo rischio di insolvenza. insolvenza 87 Elementi del rischio e della valutazione del rischio dei titoli obbligazionari (10) Criticità della metodologia del rating: ; il rating non varia frequentemente, poiché le agenzie di rating non sono fisicamente in grado di tenere sotto osservazione tutte le società sul mercato ; per l’attribuzione del rating ci si riferisce solo ad un numero limitato di categorie ; per esigenze di tempo ed economiche, la valutazione del merito creditizio non abbraccia tutti i possibili fattori sensibili, associati all’emittente ed al suo prestito obbligazionario 88 Elementi del rischio e della valutazione del rischio dei titoli obbligazionari (11) Il rischio di liquidità In generale, maggiore è il grado di liquidità di un titolo, più basso è il suo rendimento. rendimento In termini quantitativi, possiamo definire la liquidità come la possibilità di acquistare o vendere un titolo senza significative concessioni di prezzo. Fattori di valutazione del rischio di liquidità: liquidità a) la dimensione dell’emissione di un titolo b) le condizioni di mercato c) il grado di sostituibilità 89 Elementi del rischio e della valutazione del rischio dei titoli obbligazionari (12) La problematica della valutazione del rischio di interesse verrà affrontata nell’ambito del prossimo argomento, cioè in sede di discussione del tema della duration e della duration modificata. Inoltre, altri strumenti di misurazione del rischio verranno analizzati dopo avere introdotto il concetto di VaR di un portafoglio obbligazionario. 90 I concetti di duration e di duration modificata (1) Si è già avuto modo di accennare alla relazione inversa che lega i tassi di interesse di mercato, e quindi il rendimento di un titolo obbligazionario, al suo prezzo. Questo significa che, al variare del rendimento richiesto dal mercato, cambia anche il rendimento conseguito dall’investitore che non detenga il titolo fino a scadenza e quindi il REL promesso. Se ipotizziamo che gli investitori siano avversi al rischio di interesse o di prezzo, allora essi avranno preferenza per quei titoli che, a parità di rendimento promesso, si caratterizzano per le variazioni di prezzo più contenute 91 I concetti di duration e di duration modificata (2) Allora: esiste almeno un indicatore capace di stimare il cambiamento del prezzo del titolo, causato dal cambiamento del rendimento? Si tratta della duration modificata, per il cui calcolo occorre innanzitutto determinare la duration. 92 I concetti di duration e di duration modificata (3) Per determinare la duration di un titolo obbligazionario occorre, in primo luogo, richiamare la formula fondamentale di determinazione del prezzo che per comodità espositiva, viene esposta qui di seguito nella sua versione estesa e considerando una cedola annuale: C1 C2 Cn V P= + +...+ + 1 2 n n (1+ r) (1+ r) (1+ r) (1+ r) 93 I concetti di duration e di duration modificata (4) A partire dalla formula precedente, bisogna calcolare la derivata prima del prezzo del titolo rispetto al rendimento. La derivata prima del prezzo (rispetto al rendimento) è: dP 1 1C 2C nC nV =− + + ...+ + 1 2 n n (5) dr (1 + r) (1 + r) (1 + r) (1+ r) (1 + r) 94 I concetti di duration e di duration modificata (5) La derivata prima del prezzo del titolo rispetto al rendimento effettivo ha valore negativo, per la presenza nella sua formula del segno meno. La relazione tra il rendimento effettivo (grandezza causa) ed il prezzo (grandezza effetto) è quindi inversa, ma anche curvilinea e concava verso l’alto, come si evince dal seguente grafico: Prezzo Rendimento 95 I concetti di duration e di duration modificata (6) Riprendiamo ora la formula (5): dP 1 1C 2C nC nV =− + + ... + + 1 2 n n dr (1 + r) (1 + r) (1 + r) (1 + r) (1 + r) Dividendo entrambi i termini per il prezzo P, si ottiene la formula (6): 1 1C 2C dP 1 nC nV 1 ⋅ =− + +...+ + ⋅ 1 2 n n dr P (1+ r) (1+ r) (1+ r) (1+ r) (1+ r) P 96 I concetti di duration e di duration modificata (7) L’espressione tra parentesi moltiplicata per il reciproco del prezzo è generalmente definita come duration o durata media finanziaria. La duration è una media ponderata delle scadenze dei flussi di cassa attesi. La duration pertanto non si identifica con il tempo residuo a scadenza di un titolo, né con la media semplice delle scadenze dei flussi di cassa previsti, ma costituisce una misura della vita media ponderata di un’obbligazione. 97 I concetti di duration e di duration modificata (8) Si consideri, a scopo esemplificativo, il seguente calcolo della duration, con riferimento ad un titolo con le queste caratteristiche: • • • cedola = 8% riscossa annualmente rendimento effettivo lordo a scadenza = 10% anni alla scadenza = 4 la duration può essere calcolata nel seguente modo: 98 I concetti di duration e di duration modificata (9) Periodo di tempo Flusso di cassa x Fattore di sconto 1/(1+r)t = Valore attuale 1 80 0,909 72,73 2 80 0,826 66,12 3 80 0,751 60,11 4 80 0,683 56,64 4 1000 0,683 683,01 P= 936,60 D = 1(72,73) + 2(66,12) + 3(60,11) + 4(56,64 + 683,01) = 3,57 936,60 99 I concetti di duration e di duration modificata (10) Riprendendo il ragionamento, la formula (6), ovvero la duration divisa per il fattore (1 + r), definisce il valore della duration modificata. La duration modificata, calcolata per il livello corrente del rendimento effettivo, consente di stimare la variazione percentuale del prezzo, in corrispondenza di una data variazione del rendimento (∆r). 100 I concetti di duration e di duration modificata (11) Valgono infatti le seguenti relazioni: dP 1 D ∆P D ⋅ =− ⇔ ≅− ∆r dr P (1+ r) P 1+ r (7) All’aumentare della duration modificata aumenta la variabilità del prezzo del titolo, vale a dire aumenta il rischio di interesse: pertanto la duration costituisce una misura di tale rischio. Tuttavia, la variazione del prezzo stimata con la duration costituisce una buona approssimazione della variazione effettiva del prezzo solo per variazioni sufficientemente piccole del rendimento effettivo 101 richiesto dall’investitore. I concetti di duration e di duration modificata (12) Perché? Si consideri il seguente esempio: Calcolo della duration Obbligazione con scadenza 5 anni Cedola annuale: 9 Prezzo:100 Rendimento effettivo annuale: 9% Periodo (t) Flussi di cassa Valore presente (VP) dei flussi di cassa T x (VP) 1 9 8,257 8,257 2 9 7,575 15,150 3 9 6,950 20,849 4 9 6,376 25,503 5 109 70,843 354,213 100,000 423,972 Somma Duration (in anni) = 423,972/100 = 4,24 Duration modificata = 4,24/1,09 = 3,89 102 I concetti di duration e di duration modificata (13) Sostituendo il valore della duration modificata con riferimento al precedente esempio, perciò nella formula (7), si ha: ∆P ≅ − [3 ,89 ]∆ r P Considerando una variazione di rendimento effettivo pari allo 0,1% (+0,001), la variazione di prezzo stimato è: − 0 , 00389 = − 3 ,89 ⋅ ( + 0 , 001 ) 103 I concetti di duration e di duration modificata (14) Il nuovo prezzo stimato risulta pari a: 100 − ( 0 , 00389 ⋅ 100 ) = 99 , 611 Il nuovo prezzo effettivo che risulta invece dall’attualizzazione dei flussi di cassa, al nuovo rendimento effettivo (9,1%), è pari a 99,612 e quindi risulta solo leggermente più elevato del prezzo stimato. 104 I concetti di duration e di duration modificata (15) Tuttavia, all’aumentare delle variazioni nel rendimento effettivo, l’uso della duration modificata porta via via a sovrastimare o sottostimare la variazione reale di prezzo: ciò perché la duration modificata esprime la variazione di prezzo calcolata in uno specifico punto della relazione prezzo/rendimento, la quale presenta, come visto in precedenza, una concavità. Il seguente grafico mostra perché l’utilizzo della duration modificata approssima l’effettiva variazione di prezzo causata da movimenti nei rendimenti effettivi richiesti: 105 I concetti di duration e di duration modificata (16) Prezzo Curva prezzo/rendimento Retta che approssima l’effettiva variazione di prezzo in un determinato punto Rendimento 106 I concetti di duration e di duration modificata (17) In altri termini, con l’utilizzo della duration modificata nella valutazione del prezzo di un titolo, si tenta di stimare una relazione convessa con una relazione di tipo lineare. Pertanto, più ci si allontana dal punto di tangenza, minore risulta essere la precisione della stima. 107 I concetti di duration e di duration modificata (18) Si sottolinea che l’indicizzazione finanziaria consente di ridurre il rischio di interesse. Per indicizzazione finanziaria si intende il meccanismo di adeguamento del valore dei flussi di cassa del titolo alle variazioni di un parametro di natura finanziaria scelto per l’indicizzazione. Se l’indicizzazione è completa e contemporanea, essa consente di annullare le variazioni di prezzo dovute a variazioni di tassi di interesse e quindi la volatilità del prezzo alle variazioni dei tassi (dP/dr = 0). 108 I fattori determinanti la duration modificata (1) I fattori che determinano la duration e quindi la volatilità di un titolo sono tre: 1. il tasso cedolare 2. il periodo alla scadenza 3. il rendimento a scadenza 109 I fattori determinanti la duration modificata (2) Il tasso cedolare La duration ed il livello del tasso cedolare sono inversamente collegati: quindi, maggiore è il tasso, minore è la duration e meno volatile è il prezzo del titolo. Questo si verifica perché l’investitore in un titolo con un alto tasso nominale riceve, durante i primi anni di vita del titolo, un ammontare relativamente elevato dei flussi di cassa complessivi del titolo. Si consideri, in proposito, il seguente esempio: 110 I fattori determinanti la duration modificata (3) Effetto della cedola di interessi sulla duration, con rendimento effettivo tenuto costante al 10% Cedola n 6% 10% 14% 1 0,97 0,95 0,94 5 4,24 3,93 3,71 10 7,05 6,32 5,89 20 9,59 8,65 8,19 30 10,16 9,50 9,21 ∞ 10,00 10,00 10,00 111 I fattori determinanti la duration modificata (4) Il tempo alla scadenza In linea generale, all’aumentare della scadenza, aumenta la duration e la volatilità del titolo. Questa relazione è intuitivamente comprensibile, poiché quando la scadenza aumenta occorre aspettare di più per ricevere una certa parte dei pagamenti riferiti al titolo: ciò è dimostrato dalla tabella precedente. Ci possono però essere delle eccezioni costituite dalle “cosiddette obbligazioni a sconto”, vale a dire da quelle obbligazioni in cui il tasso nominale è inferiore al rendimento alla scadenza, facendo sì che 112 il titolo sia quotato sotto la pari. I fattori determinanti la duration modificata (5) Se si considera, nell’esempio precedente, la colonna della cedola al 6%, si nota che la duration raggiunge il valore di 10,16 per una scadenza trentennale, per poi discendere a 10,00 per un titolo perpetuo. Tuttavia, a meno che il titolo non sia quotato notevolmente sotto la pari, il punto in cui la duration raggiunge il massimo si verifica per valori di n così elevati da assumere scarsa importanza pratica. E’ anche interessante notare che, nel caso di titoli perpetui, la duration è sempre uguale al reciproco del rendimento a scadenza del titolo: pertanto si può 113 dire che, per titoli perpetui, D = 1/r. I fattori determinanti la duration modificata (6) Il rendimento a scadenza Infine, tra la duration ed il livello del rendimento a scadenza esiste una relazione inversa: pertanto, all’aumentare del rendimento a scadenza, si riduce la duration e quindi la volatilità del titolo. Operativamente, questo si verifica perché, all’aumentare del tasso di sconto, i valori attuali dei pagamenti lontani nel tempo diminuiscono sia in termini assoluti, sia in termini del loro peso sul prezzo del titolo rispetto ai valori attuali dei primi pagamenti. Pertanto, nell’equazione della duration diminuiscono i pesi dei pagamenti più distanti nel tempo e, per definizione, 114 diminuisce la duration. Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (1) Il Value at Risk (Var) misura la massima perdita probabile che – con un determinato intervallo di confidenza – un investitore potrà subire detenendo il proprio portafoglio a posizioni inalterate per un certo periodo di tempo. 9 Il VaR costituisce una misura del rischio asimmetrico In generale esistono tre metodi per il calcolo del VaR: a) l’approccio varianza/covarianza (o approccio parametrico) b) la simulazione storica c) la simulazione di Monte Carlo 115 Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (2) In particolare viene approfondito il modello deltanormal, normal nell’ambito dell’approccio parametrico per la stima del VaR. Quali sono i 2 presupposti principali del modello deltanormal? normal 1. Il legame esistente tra determinati fattori rischio di mercato e specifiche posizioni finanziarie: nel caso dei titoli obbligazionari i fattori di rischio di mercato sono costituiti dai tassi di interesse 2. Normalità della funzione di densità delle variazioni dei fattori di rischio 116 Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (3) La funzione di probabilità normale o Gaussiana può essere descritta dalla seguente formula: 1 1 exp − f ( yt ) = 2 σ 2π 2σ ( yt − µ ) 2 dove: yt = variabile casuale “variazione giornaliera” del fattore di rischio y µ = media o valore atteso della variabile casuale yt σ2 = varianza della variabile casuale yt σ = deviazione standard ovvero la radice quadrata della 117 varianza Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (4) Per determinare il VaR occorre, innanzitutto, definire il livello di confidenza prescelto, cioè identificare la massima variazione sfavorevole del fattore di rischio in corrispondenza di un determinato margine di probabilità. Occorre pertanto ricorrere alla funzione di ripartizione di yt, ovvero alla funzione di distribuzione di probabilità cumulata della variabile casuale (la variazione del fattore di rischio), cioè al suo integrale. 118 Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (5) In termini statistici generali, la probabilità Pr che yt sia superiore ad µ - ασ si ottiene dall’integrale di yt definito per valori della variabile casuale yt compresi nell’intervallo (µ - ασ; +∞), cioè: +∞ 1 2 ( yt − µ ) dyt Pr (µ − ασ < yt < +∞ ) = ∫ exp− 2 2σ µ −ασ σ 2π 1 Se per ipotesi, il valore di α prescelto è 1,65, si ha una probabilità del 95% (intervallo di confidenza) che yt, quindi la variazione giornaliera del fattore di rischio y, sia superiore a (µ - 1,65σ) 119 Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (6) In secondo luogo, è necessario determinare i coefficienti di sensibilità (delta) delle variazioni del valore di mercato delle posizioni finanziarie rispetto alle variazioni dei fattori di rischio. Per le posizioni in titoli obbligazionari, il coefficiente delta si identifica nella duration modificata. A questo punto è possibile determinare il VaR di ogni singola posizione finanziaria su un orizzonte temporale giornaliero con la seguente formula: 120 Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (7) VAR i = VM i ⋅ δ i ⋅ α ⋅ σ i con: δi = coefficiente di sensibilità della posizione i-esima alla variazione del fattore di rischio; α = costante che individua il livello di confidenza di una distribuzione di probabilità normale; σi = deviazione standard della variazione giornaliera del fattore di rischio. 121 Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (8) Estendendo quanto sin qui rappresentato ad un portafoglio di strumenti finanziari sensibili ad n fattori di rischio, il VaR di tale portafoglio è riassumibile nella seguente formula: VARP = 2 ( ) VM δ σ ∑ i i i + 2∑∑(VMiδiασi )(VMjδ jασ j )ρi, j n i=1 n n i=1 j >1 con: σi , σj che rappresentano le deviazioni standard delle variazioni dei fattori di rischio, rispettivamente, i122 esimo e j-esimo; Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (9) ρi,j è il coefficiente di correlazione lineare tra la variazione del fattore di rischio i-esimo e j-esimo ed esprime l’intensità della relazione tra le medesime ed ha valori compresi nell’intervallo [ –1 , +1]. Si noti che: ρi,j, è ottenuto dal rapporto tra la covarianza delle variazioni dei fattori di rischio i-esimo e j-esimo, al e σj al numeratore, ed il prodotto tra σi denominatore si possono cogliere i benefici della diversificazione di portafoglio dall’analisi del secondo termine della 123 relazione precedente Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (10) Un confronto VaR/Duration: La duration di un’obbligazione indica di quanto varia il prezzo del bene al variare del tasso di interesse, ma non riesce ad identificare la probabilità che tali modifiche abbiano luogo Il VaR, VaR invece, tiene conto di questa probabilità basandosi sulla distribuzione di probabilità empirica (e storica) delle variazioni del tasso di interesse La duration inoltre non tiene conto delle relazioni esistenti tra i diversi beni. La diversificazione di portafoglio ne viene quindi esclusa 124 Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (11) All’interno del metodo della simulazione storica, storica che non richiede alcuna preliminare assunzione sulla distribuzione di probabilità dei profitti, esistono due misure del VaR: il VaR parametrico e quello nonparametrico. In entrambi i tipi di VaR esistono alcune fasi che devono essere comunque effettuate: a) la scelta del periodo di detenzione (holding period) b) il calcolo statistico – utilizzando una base storica formata da n profitti passati – delle variazioni di valore intervenute nell’holding period c) l’applicazione di tali variazioni storiche al valore corrente del portafoglio, ottenendo così n ipotetici 125 cambiamenti di valore Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (12) d) la scelta del livello di confidenza (es. 95%) Nel caso del VaR parametrico si svolgeranno poi le seguenti fasi: e) calcolo della media e della deviazione standard delle variazioni storiche di valore del portafoglio ottenute in c) f) sottrazione dalla media del numero di deviazioni standard necessarie per ottenere l’intervallo di confidenza prescelto (es. nel caso di intervallo di confidenza del 95%, si sottrae dalla media 1,65 deviazioni standard) 126 Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (13) Nel caso del VaR non-parametrico, si svolgeranno successivamente le seguenti fasi: e) ordinamento delle variazioni di portafoglio ipotetiche calcolate in c) dal risultato migliore al risultato peggiore f) stima della massima perdita potenziale: ad esempio, se l’intervallo di confidenza prescelto è il 95%, si calcolerà la media tra il 97° e il 98° percentile dell’ordinamento effettuato in e) 127 Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (14) Esempio di calcolo del VaR nell’approccio della simulazione storica Valore del portafoglio: € 650.000 Intervallo di confidenza: 95% Holding period: 1 giorno Valore portafoglio Variazione % Variazione ipotetica 650.000 12,07% 728.448 562.000 -13,54% 562.000 462.000 -17,79% 534.342 ……. …… …… 603.000 -2,90% 631.159 550.000 -8,79% 592.869 568.000 3,27% 671.273 599.000 5,46% 685.475 580.000 128 Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (15) a) b) c) d) Procedimento comune alle due metodologie si calcolano le variazioni effettive percentuali, utilizzando gli ultimi 100 giorni, e si indicano nella colonna “variazione %” si applicano tali percentuali al valore corrente di portafoglio (€ 650.000), ottenendo la colonna delle variazioni ipotetiche si calcola il VaR con il metodo parametrico si determina il VaR con il metodo non parametrico 129 Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (16) 1) 2) 3) 4) Calcolo del VaR con il metodo parametrico si calcola la media delle variazioni storiche del valore di portafoglio = 653.477 = µ la deviazione standard = 57.443 = σ si calcola la formula parametrica per l’intervallo di confidenza del 95%, data dalla seguente relazione: µ 1,65σ = 558.696 quindi il VaR cercato è pari alla differenza tra il valore di portafoglio (650.000) e il valore ottenuto (558.696), cioè € 91.304 e rappresenta la massima perdita conseguibile con il 95% di probabilità, detenendo le 130 posizioni per un giorno Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (17) Calcolo del VaR con il metodo parametrico 1) si ordinano le variazioni ipotetiche del valore di portafoglio in modo decrescente: VaR non parametrico Ordinamento variazioni ipotetiche 1 773.512 2 729.825 3 728.448 ……. ……. 97 598.546 98 592.869 99 562.000 100 534.342 131 Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (18) 2) si calcola la media tra il 97° e il 98° percentile, pari a (598.546 + 592.869)/2. Il VaR è pari alla differenza tra il valore di portafoglio così trovato (595.708) e il valore iniziale del portafoglio, cioè 650.000 – 595.708 = 54.292 euro 132 Elementi del Value at Risk (VaR) di un portafoglio obbligazionario (19) Cenni sulla simulazione di Monte Carlo Essa è preferita nel caso di portafogli caratterizzati da dipendenze non-lineari, composti ad esempio da opzioni. La simulazione di Monte Carlo consiste nel generare delle variabili random, trasformarle in altrettanti scenari di mercato e applicarli al portafoglio, al fine di generare una distribuzione di profitti o perdite. 133 Un modello di strategic asset allocation per i portafogli obbligazionari (1) Essenzialmente, la strategic asset allocation si svolge attraverso le seguenti fasi gestionali: 1) individuazione delle macro classi di attività verso cui orientare le scelte di investimento 2) svolgimento di analisi storiche e di scenario che consentano di quantificare il rischio e rendimento attesi, per ciascuna classe di attività 3) determinazione della combinazione ottimale tra classi di attività e obiettivi degli investitori 134 Un modello di strategic asset allocation per i portafogli obbligazionari (2) Individuazione delle macro classi di attività verso cui orientare le scelte di investimento Si basa sulla costruzione delle macro classi di attività in funzione dei diversi paesi/aree geografiche/aree valutarie e in rapporto ai diversi settori economicoproduttivi su cui impiegare le disponibilità dei risparmiatori. 135 Un modello di strategic asset allocation per i portafogli obbligazionari (3) Svolgimento di analisi storiche e di scenario che consentano di quantificare il rischio e rendimento attesi, per ciascuna classe di attività, e quindi per la costruzione delle due seguenti relazioni matematiche: E (µ p ) = n ∑ E (µ ) ⋅ w i =1 i i con: E(µp) = rendimento atteso del portafoglio E(µi) = rendimento atteso per la i-esima classe di attività wi = peso percentuale della i-esima classe nel portafoglio complessivo n ∑ i =1 wi = 1 136 Un modello di strategic asset allocation per i portafogli obbligazionari (4) E(σ ) = ∑E(σ ) ⋅ w + ∑∑w ⋅ w ⋅ E(σ ) ⋅ E(σ ) ⋅ ρ N p i=1 2 i 2 n m i=1 j=1 i j i j ij dove: E(σp) = rischio complessivo di portafoglio E(σi) = scarto quadratico medio della classe di attività i-esima ρij = coefficiente di correlazione tra i rendimenti della i-esima e della j-esima classe di attività (i ≠ j) 137 Un modello di strategic asset allocation per i portafogli obbligazionari (5) Determinazione della combinazione ottimale tra classi di attività e obiettivi degli investitori Il gestore deve definire i pesi (wi) delle diverse classi di attività selezionate che permettano di soddisfare le esigenze di rendimento/rischio attesi dagli investitori/clienti. Quindi, il gestore, per ogni segmento di investitori omogenei individuato, a cui corrispondono dati rendimenti medi attesi e dati rischi medi attesi, dovrà individuare i pesi (wi) che si ottengono risolvendo le 138 seguenti equazioni: Un modello di strategic asset allocation per i portafogli obbligazionari (6) E(µ p1 ) = ∑E(µi1 ) ⋅ wi1 = D(µ1 ) n i =1 E(σ p1 ) = N ∑E(σ ) i =1 i1 2 ⋅ wi1 + ∑∑wi1 ⋅ wj1 ⋅ E(σ i1 ) ⋅ E(σ j1 ) ⋅ ρij1 = D(σ1 ) 2 n m i =1 j =1 dove: D (µ 1=) rendimento medio atteso dal generico segmento 1 di investitori/clienti D σ 1= rischio medio atteso dal generico segmento 1 di 139 investitori/clienti ( ) Un modello di strategic asset allocation per i portafogli obbligazionari (7) Lo studio appena trattato potrebbe essere integrato applicando il modello della frontiera efficiente Questo modello permette di costruire portafogli efficienti, cioè portafogli che massimizzano il rendimento atteso, dati i livelli di rischio assunti, o, viceversa, che rendono minimo il rischio, dato il rendimento atteso. Il grafico seguente illustra il perché: 140 Un modello di strategic asset allocation per i portafogli obbligazionari (8) µ 3 4 2 1 5 σ 141 Un modello di strategic asset allocation per i portafogli obbligazionari (9) In chiusura d’argomento i principali punti di debolezza del criterio testé esaminato, che è definito approccio media-varianza, sono: l’identificazione delle variabili inserite nella determinazione del rendimento/rischio atteso di portafoglio e nella costruzione della frontiera efficiente; la nozione di rischio simmetrico considerato; le modalità di determinazione delle preferenze degli investitori/clienti, cioè la propensione al rischio e rendimento che trascurano la dimensione dell’holding 142 period.