bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII - N. 4 2005 EDITORIALE 145 Tre regole del mercato, e tutela della salute ANNO XII N.4 LUGLIO-AGOSTO 2005 Bimestrale - Poste italiane s.p.a. Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB Roma PANORAMI E PERCORSI 147 La ricerca indipendente sui farmaci finanziata dall’AIFA BIMESTRALE DELL’AIFA - MINISTERO DELLA SALUTE 173 La pagina del paziente Domande e risposte su Hexavac® 174 Dear Doctor Letter • Hexavac® (vaccino esavalente). Sospensione dell’autorizzazione all’immissione in commercio AGGIORNAMENTI 152 Gabapentin e pregabalin nel dolore neuropatico cronico DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA 175 Otite media acuta, gli antibiotici si possono evitare in due bambini su tre ROASTbif 160 Nutrirsi di pillole o prescrivere diete a base di pesce? LA GALLERIA 179 Il dito di Caravaggio nella piaga della ricerca FARMACOVIGILANZA 162 L’errore terapeutico: quando umano e quando diabolico FARSI UN’IDEA 183 Il corretto uso delle erbe medicinali 167 Uso sicuro dell’isotretinoina 170 La sospensione del vaccino Hexavac®. La raccomandazione dell’EMEA 171 ATTIVITÀ EDITORIALI DELL’AIFA 184 Rapporto Nazionale sulla Sperimentazione Clinica PAROLE IN CROCE 186 Appropriatezza Le indicazioni nazionali sul vaccino Hexavac® MINISTERO DELLA SALUTE AIFA - AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO bollettino d’informazione sui farmaci BIMESTRALE DELL’AIFA - MINISTERO DELLA SALUTE Direttore responsabile Nello Martini Redazione editoriale Il Pensiero Scientifico Editore Via Bradano 3/c, 00199 Roma Direttore scientifico Antonio Addis Tel. 06 862821 Fax 06 86282250 [email protected] Comitato scientifico Francantonio Bertè Marco Bobbio Fausto Bodini Franca De Lazzari Albano Del Favero Nicola Montanaro Luigi Pagliaro Paolo Preziosi Alessandro Rosselli Alessandro Tagliamonte Gianni Tognoni Francesca Tosolini Massimo Valsecchi Redazione Elisabetta Neri Linda Pierattini Francesca Rocchi Carmela Santuccio Valeria Severi Segreteria di Redazione Monica Pirri Comunicazioni e osservazioni al Bollettino dovranno essere inoltrate presso: www.pensiero.it Responsabile: Manuela Baroncini Progetto grafico e impaginazione Redazione Bollettino d’Informazione sui Farmaci Agenzia Italiana del Farmaco Ministero della Salute Via della Sierra Nevada, 60 00144 Roma Fax 06 59784657 [email protected] www.agenziafarmaco.it Doppiosegno snc Stampa Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Eventuali incongruenze cronologiche tra il materiale citato e la data di pubblicazione del BIF sono dovute alla numerazione in arretrato del Bollettino. Fa testo la data di chiusura in tipografia. © Ministero della Salute La riproduzione e la divulgazione dei contenuti del BIF sono consentite fatta salva la citazione della fonte e il rispetto dell’integrità dei dati utilizzati. Questo numero è stato chiuso in ottobre 2005. Le comunicazioni relative a variazioni di indirizzo dovranno essere inoltrate utilizzando l’apposita scheda di variazione dei dati anagrafici pubblicata all’interno della rivista. A questo numero, oltre ai componenti del comitato scientifico e della redazione, hanno contribuito: R. Coppari, R. Cuscito, E. Donnarumma, P. Dri, G. Formoso, A. Liberati, M.R. Luppino, C. Macchiarulo, N. Magrini, A. Marata, F. Marchetti, E. Matarangolo, F. Nonino, I. Pagano, P. Rossi, R. Satolli, C. Tomino bollettino d’informazione sui farmaci 145 EDITORIALE Tra regole del mercato, e tutela della salute ficace almeno quanto o non meno di un altro già in commercio, ma non gli è consentito valutare il vantaggio terapeutico che quello stesso medicinale porterà ad un Servizio Sanitario Nazionale (SSN)3. Allo stesso modo la valutazione di commerciabilità di un nuovo medicinale stabilita dall’EMEA prescinde da valutazioni che abbiano a che fare con il rimborso, i criteri di distribuzione, la regolamentazione dei prezzi ed anche con un’informazione che in maniera critica esamini le vere e le false novità, dal punto di vista del nostro SSN, del mercato farmaceutico. Sulla base del modello europeo anche altri paesi mantengono distinte le procedure che riconoscono l’efficacia dei nuovi trattamenti da quelle che decidono l’eventuale rimborsabilità o che informano relativamente alla loro reale efficacia e sicurezza. Al contrario nel nostro paese, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) assomma al suo interno la doppia missione di garantire il processo di accesso al mercato di alcuni prodotti, ma anche quella di voler giocare un ruolo importante nell’ambito della salute pubblica. Le strade che tracciano queste procedure non sempre si sovrappongono, e questo spiega perché, se da una parte l’organo regolatorio approva un nuovo medicinale, lo stesso ha anche il dovere di produrre un’informazione indipendente per operatori sanitari e il pubblico che aiuti a capire i reali vantaggi terapeutici dello stesso farmaco. L’ambizione dell’AIFA di poter riuscire in un intento più complesso rispetto ad altre agenzie si basa anche sulla decisione di sviluppare strumenti originali tra cui: la gestione di un monitoraggio sempre più attento alla sperimentazione sui medicinali realizzata nel nostro paese (vedi pag. 184); la promozione di una ricerca indipendente (vedi pag. 147); lo sviluppo di un programma di informazione indipendente. Per questo non ci sentiamo in contraddizione tutte le volte che abbiamo indicato e indichiamo i limiti di un nuovo medicinale, pur sapendo che quello stesso farmaco è stato valutato proprio qui prima di essere reso disponibile a prescrittori e utenti. Le decisioni assunte a livello europeo e na- L’editoriale “Nasce prima il farmaco o la malattia” dell’ultimo numero del BIF1 ha provocato diverse reazioni che, a giudicare dalle lettere ricevute in redazione, confermano quanto il tema sulle vere o presunte patologie in cerca di farmaci sia attuale. D’altronde non siamo i soli ad avere puntato i riflettori su questo problema: in Canada un libro specificamente dedicato al tema del “disease mongering” sta diventando una specie di best seller2. Chi ha scritto, spesso, si è congratulato con noi per aver sollevato il tema, aggiungendo esempi preziosi a quanto già espresso nel citato editoriale. Tuttavia alcuni pongono una questione alla quale ci preme di provare a rispondere. In definitiva, dice qualcuno, non è lo stesso Ministero della Salute che approva l’introduzione in commercio dei farmaci di cui stiamo parlando? Ciò che stupisce è che sia proprio un bollettino edito dall’Agenzia regolatoria che governa l’intera area farmaceutica a puntare l’indice su farmaci già in commercio, quasi a scoraggiare da una parte l’utilizzo di alcuni medicinali di cui ha autorizzato per prima l’introduzione in commercio. In realtà la contraddizione è solo apparente. Per analogia, sarebbe come stupirsi che il Ministero dei trasporti consenta la produzione di automobili che superano una certa velocità, pur disseminando la strada di limiti che richiamano gli automobilisti a non superare gli stessi. Pur senza scendere in tecnicismi regolatori complicati, per semplificare, possiamo dire che il mercato dei farmaci è regolamentato sempre più sulla base di direttive che vengono condivise a livello europeo tramite un’apposita agenzia, l’European Agency for Evaluation of Medicinal Products (EMEA). Per quanto questo organo europeo sia nato soprattutto con una missione di tipo regolatorio, legato cioè all’armonizzazione dei diversi mercati europei, ha portato indubbiamente importanti miglioramenti nel governo dell’intera area, senza però poter entrare nell’ambito delle scelte di politica sanitaria che stabiliscono quali (e se) vi siano dei livelli essenziali di assistenza farmaceutica di cui è necessario farsi carico. In definitiva, l’EMEA potrà indicare se un farmaco è ef- R AIFA - Ministero della Salute 146 EDITORIALE zionale vincolano l’AIFA al rispetto di regole disegnate per garantire un mercato equo e sicuro del medicinale. Nonostante ciò rimane parte della missione dell’AIFA anche promuovere l’impiego sicuro ed appropriato dei farmaci. Lo stesso avviene per le diverse attività editoriali e di formazione che ruotano intorno al BIF e che hanno prima di tutto l’obiettivo di informare sui farmaci in maniera critica e indipendente, sia dalle regole dettate dal mercato sia dalle procedure delle autorità regolatorie comunitarie. Bibliografia 1. Nasce prima il farmaco o la malattia. BIF 2005; 3: 97-8. 2. Moynihan R, Cassels A. Selling sickness: how the world’s biggest pharmaceutical companies are turning us all into patients. New York: Nation Books, 2005. 3. Garattini S, Bertele’ V. Discontinuation on Vioxx. Lancet 2004; 365: 24. Il Bollettino d’Informazione sui Farmaci nel tempo 1990 19 2000 80 R AIFA - Ministero della Salute 200 3 bollettino d’informazione sui farmaci 147 PANORAMI E PERCORSI La ricerca indipendente sui farmaci finanziata dall’AIFA a produrre conoscenze innovative relative al profilo di efficacia, sicurezza, impatto di salute pubblica dei farmaci e degli interventi terapeutici. Operativamente questo si traduce nella promozione di ricerche che intervengano su quelle aree che: a) soffrono di una cronica carenza di interesse di mercato dovuta alla (relativa) rarità delle popolazioni coinvolte e perché i farmaci non sono più coperti da brevetto; b) coincidono con grandi popolazioni e problemi che per la loro estensione possono avere implicazioni importanti a livello di salute pubblica e di sostenibilità economica; c) determinano una posizione “periferica” della realtà italiana nelle strategie dell’industria internazionale, specificamente per quanto riguarda l’interfaccia tra ricerca di base e le prime fasi di valutazione clinica; d) sono penalizzate dalla carenza in Italia di fondazioni interessate a finanziare studi sul farmaco. La promozione della ricerca indipendente rappresenta uno dei compiti e degli obiettivi strategici che vengono attribuiti all’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) dalla legge istitutiva al fine di promuovere la produzione di conoscenze che, per contenuti, obiettivi, metodologie, abbiano caratteristiche di “eccellenza” e siano capaci di contribuire a trovare risposte rilevanti per la salute pubblica in aree che, nell’attuale organizzazione della ricerca sui farmaci, appaiono destinate a rimanere marginali1. Il Consiglio di Amministrazione (CdA) dell’AIFA nel mese di febbraio del 2005 ha dato mandato alla Direzione Generale per la predisposizione di linee di indirizzo finalizzate a favorire la ricerca indipendente nel settore farmaceutico da parte della stessa AIFA. La Direzione Generale, sulla base degli indirizzi del CdA e avvalendosi della Commissione per la Ricerca e Sviluppo (CRS)*, ha definito le linee di indirizzo programmatico per l’attivazione di una ricerca promossa direttamente dall’AIFA ed ha successivamente pubblicato tre bandi per l’assegnazione di finanziamenti per la ricerca indipendente sui farmaci2. Le caratteristiche clinico-epidemiologiche dei problemi e delle popolazioni che richiedono disegni di ricerca sul farmaco devono quindi essere caratterizzate da: • forte radicamento nelle strategie assistenziali, rappresentando così un’occasione importante per esprimere il ruolo protagonista delle regioni nelle politiche dell’AIFA; • coerenza con il principio di promuovere una ricerca che sia lo strumento privilegiato e permanente anche per la formazione degli operatori sanitari (non solo medici), che devono essere coinvolti nella produzione e non solo nell’applicazione di “conoscenze basate su prove di efficacia”. L’indirizzo da parte del Consiglio di Amministrazione In base alle linee di indirizzo definite dal CdA, il contributo specifico dell’AIFA, nell’ambito della promozione della ricerca sui farmaci, deve configurarsi in modo tale da non proporsi come surrogato o sostitutivo (né tanto meno come competitivo) rispetto ad altre strutture private e pubbliche, più specificamente responsabili delle politiche della ricerca biomedica. Il termine che più opportunamente sembra poter qualificare in modo sintetico la logica e le competenze dell’AIFA in questo ambito è quello di “sponsor indipendente” che si assume il ruolo di definire, promuovere e finanziare, avendone e mantenendone la responsabilità complessiva, programmi e protocolli di ricerca (sperimentale, osservazionale, clinica ed epidemiologica), mirati * La CRS è una delle commissioni consultive previste dal regolamento di organizzazione e di funzionamento dell’AIFA che ha come proprio fine quello di supportare l’Agenzia nella promozione della ricerca scientifica a carattere pubblico e traslazionale nei settori strategici dell’assistenza e favorire gli investimenti di soggetti privati sul territorio nazionale. R AIFA - Ministero della Salute 148 PANORAMI E PERCORSI proposte in risposta ai bandi di concorso. Verranno resi noti eventuali conflitti di interesse da parte dei suoi componenti, nonché i nomi delle commissioni giudicatrici. La CRS adotterà il criterio prioritario della validità scientifica e rilevanza clinica definito mediante il ricorso al giudizio dei pari (peer review) attraverso l’impiego di study session: i protocolli di ricerca saranno valutati da una commissione composta da un numero massimo di cinque referee esterni per area, anche stranieri, nominata dal Direttore Generale sulla base di una rosa di esperti proposti dalla CRS. Le aree di applicazione e le priorità della ricerca indipendente promossa dall’AIFA per l’anno 2005/2006 sono state così individuate: 1. ricerca clinica sui farmaci orfani e negletti; 2. studi comparativi tra farmaci e strategie farmacologiche; 3. farmacovigilanza attiva e studi di valutazione e trasferibilità dei trattamenti farmacologici. La proposta della Commissione Ricerca e Sviluppo L’approvazione finale da parte del Consiglio d’Amministrazione dell’AIFA La CRS ha il compito di dare contenuti alla strategia di promozione voluta dall’AIFA e mirata alla promozione di ricerche cliniche che rispondono a due parole-chiave, Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e Farmaci. Questa strategia nasce dalla consapevolezza dell’importanza di permettere la realizzazione di tutte quelle ricerche che hanno difficoltà ad ottenere finanziamenti da altre fonti e che sono tuttavia vitali per mantenere la capacità della ricerca clinico-epidemiologica sul farmaco, di rispondere ai bisogni conoscitivi ed operativi del SSN, in armonia con i principi della medicina basata sulle prove di efficacia e nell’interesse centrale dei pazienti che hanno diritto ad essere curati con farmaci efficaci, sicuri e con un buon rapporto costo-beneficio. Particolare attenzione dovrà essere data a temi che abbiano rilevanza sia in termini quantitativi che di qualità d’impiego dei farmaci quando vi siano più farmaci disponibili per la stessa indicazione. Dovranno inoltre essere privilegiati studi sui medicinali per popolazioni più a rischio di non appropriatezza (per es. bambini e anziani), oppure a rischio di emarginazione (per es. ammalati di malattie rare e pazienti non rispondenti alle terapie comuni). La gravità delle malattie, le strategie di trattamenti combinati, il confronto fra trattamenti farmacologici e non saranno altri elementi importanti nella scelta dei temi che verranno proposti dalla CRS con cadenza annuale. I bandi di assegnazione di finanziamento richiedono una prima “dichiarazione di intenti” che verrà valutata dalla CRS; i proponenti prescelti dovranno presentare in seguito i protocolli completi di studio per il giudizio della study session. Il giudizio e la graduatoria formulata dalla study session verranno proposti, attraverso la Direzione Generale dell’AIFA, per l’approvazione da parte del CdA dell’AIFA. Le attività degli assegnatari verranno monitorate con la richiesta di rapporti sul loro progresso e con visite in loco da parte dei membri della CRS e di un gruppo di tecnici della ricerca clinica che verrà costituito presso l’AIFA. Metodologia della selezione La procedura di pubblicazione dei bandi e della trasmissione e valutazione dei progetti di ricerca di cui sopra si svolge come indicato in tabella I. Presentazione dei bandi per area tematica I progetti di ricerca clinica ed epidemiologica sui farmaci potenzialmente finanziabili dall’AIFA devono riguardare una delle aree di interesse sopra menzionate. La trasparenza e l’indipendenza delle procedure Bando 1. Farmaci orfani e negletti Con il presente bando si invita alla presentazione di progetti per: In tutte le sue attività la CRS rispetterà il principio della trasparenza rendendo pubblici sia i criteri con cui verranno prese le decisioni, sia i giudizi con cui verranno approvate o respinte le • effettuare ricerche su malattie rare prive di terapia. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 149 2005 Tabella I – Procedura di pubblicazione dei bandi. SOGGETTI COINVOLTI TERMINE PUBBLICAZIONE L’AIFA pubblica i bandi, uno per ogni singola area, e rende noti i requisiti e le procedure che verranno seguite sulla base del presente “documento” presentato al CdA. Settembre 2005 I bandi sono pubblicati sul sito dell’AIFA (www.agenziafarmaco.it) e ne viene dato avviso sulla G.U. n. 227 del 29/09/2005. L’ente che intende presentare un progetto di ricerca dovrà inviare all’AIFA una dichiarazione di intenti, in italiano. Entro il 31 ottobre 2005 La lista di tutti coloro che hanno presentato una dichiarazione di intenti per progetti di ricerca verrà pubblicata sul sito dell’AIFA. La CRS valuterà le dichiarazioni di intenti che, su istruttoria e proposta del Direttore Generale, saranno trasmesse al CdA per l’approvazione finale. Entro il 15 novembre 2005 I risultati e le motivazioni della selezione saranno pubblicati sul sito dell’AIFA in forma anonima e con il solo titolo del progetto. Gli enti prescelti dovranno trasmettere all’AIFA il protocollo del progetto di ricerca (in inglese e in italiano). Entro il 31 dicembre 2005 La lista completa dei protocolli di ricerca presentati, comprensivi di titolo e abstract, verrà pubblicata sul sito dell’AIFA. I protocolli di ricerca saranno valutati da una commissione composta da un numero massimo di 5 referee esterni per area, anche stranieri, nominata dal Direttore Generale sulla base di una rosa di esperti proposti dalla CRS. Gennaio 2006 La lista dei componenti della Commissione esterna verrà pubblicata sul sito dell’AIFA. I protocolli valutati positivamente dalla Commissione esterna e ratificati dalla CRS su istruttoria e proposta del Direttore Generale saranno trasmessi, unitamente allo schema di convenzione, al CdA per l’approvazione definitiva. Febbraio 2006 I risultati e le motivazioni della selezione saranno pubblicati sul sito dell’AIFA in forma anonima e con il solo titolo del progetto. Le tematiche per progetti ammessi al finanziamento, il primo anno, nell’ambito dell’area 1 – Farmaci orfani e negletti sono le seguenti: 1. Ricerche cliniche su farmaci orfani disponibili da parte del SSN per migliorarne le conoscenze di efficacia e sicurezza. 2. Ricerche cliniche su farmaci orfani non ancora approvati e commercializzati per migliorarne le conoscenze di efficacia e sicurezza. 3. Studi di fase II di farmaci già in commercio e al di fuori dal relativo brevetto per cui si ipotizzano nuove indicazioni terapeutiche di primario interesse per il SSN. 4. Studi clinici di terapia genica o cellulare di primario interesse per il SSN. I progetti possono riguardare: a) nuovi prodotti per migliorare uno o più degli esiti delle malattie rare e neglette; b) nuovi prodotti per soggetti intolleranti o non rispondenti alle terapie esistenti; c) prodotti già in commercio per altre indicazioni; • produrre profili di esito su popolazioni rappresentative, così da porre in evidenza l’estensione, la qualità, l’evitabilità dei bisogni inevasi; • sviluppare modelli idonei alle problematiche inerenti alle malattie rare (piccoli numeri di pazienti, ecc.) per valutare il rapporto rischio-beneficio dei prodotti per le malattie rare. Limitatamente all’area tematica “Farmaci orfani e negletti” sono possibili co-finanziamenti da parte di enti non profit e da parte dell’industria farmaceutica e di altri enti privati, purché sia garantita la completa indipendenza della ricerca. Bando 2. Studi comparativi fra farmaci e strategie farmacologiche Questo bando si propone di sollecitare la realizzazione di studi comparativi di grande dimensione mirati a fornire informazioni sulla efficacia comparativa di specifici farmaci (o loro classi) per specifiche patologie ad alta rilevanza R AIFA - Ministero della Salute 150 PANORAMI E PERCORSI e tossicità di strategie immunodepressive per ottenere trattamenti ottimali nella prevenzione del rigetto dopo trapianto d’organo. 9. Studi comparativi sulla efficacia e la sicurezza di trattamenti farmacologici in gravidanza con attenzione a terapie specifiche della gravidanza e/o per patologie croniche. epidemiologico-clinica ed assistenziale. Questi studi devono affrontare in modo esplicito quesiti di efficacia comparativa e/o di sicurezza rilevanti per il miglioramento della qualità della salute dei pazienti e per il funzionamento del SSN. Particolare attenzione dovrà essere prestata alla promozione di studi relativi a farmaci già in commercio ma con un profilo di conoscenze ancora incompleto per quanto riguarda: a) efficacia comparativa di farmaci di classe diversa per lo stesso problema clinico; b) confronto tra modalità e durata di trattamento; c) tutte quelle ricerche che avrebbero difficoltà ad ottenere finanziamenti da altre fonti, pur in presenza di importanti ricadute conoscitive e operative per il SSN. Bando 3. Farmacovigilanza attiva e studi di valutazione e trasferibilità dei trattamenti farmacologici La ricerca dell’industria farmaceutica sull’efficacia dei farmaci, soprattutto in aree prive di risposte efficaci ed adeguate al livello di gravità e sofferenza per i pazienti e per il loro contesto familiare e sociale, tende a proporre come innovazioni nuove molecole e strategie terapeutiche valutate in setting assistenziali specialistici e su casistiche necessariamente selezionate. Per garantire che la maggior parte dei pazienti possa effettivamente trarre sostanziale beneficio da questi trattamenti, e capire se queste potenziali innovazioni sono davvero in grado di modificare favorevolmente la salute dei pazienti nella realtà concreta di uso dei servizi sanitari, è necessario: a) studiare quali sono le condizioni di trasferibilità di questi trattamenti; b) misurare il grado di raggiungibilità/raggiungimento di questi benefici su indicatori di processo e di esito plausibili in funzione delle conoscenze a priori disponibili. In particolare, la formulazione delle proposte deve riguardare le seguenti tematiche: 1. Studi comparativi randomizzati di confronto fra ACE-inibitori e inibitori dei recettori ATII in varie patologie cardiovascolari e renali con particolare riferimento all’impiego nella pratica di medicina generale ed al rilevamento delle reazioni avverse. 2. Studi comparativi randomizzati sull’efficacia e tossicità fra inibitori delle aromatasi per il trattamento del tumore della mammella estrogeno positivo dopo terapia con tamoxifene. 3. Studi comparativi randomizzati sull’efficacia e tossicità di farmaci antitumorali “target-oriented” utilizzati in combinazione rispetto a trattamenti chemioterapici su specifici tumori solidi. 4. Studi sull’efficacia e sulla tossicità dei farmaci utilizzati nella prevenzione delle fratture osteoporotiche nella donna in postmenopausa. 5. Studi comparativi randomizzati sull’efficacia e tossicità di trattamenti per la sclerosi multipla alternativi all’interferone. 6. Studi comparativi randomizzati tra terapie complesse nel paziente con Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO). 7. Studi comparativi fra diverse strategie terapeutiche nei pazienti con diabete di tipo 2 con riferimento all’impatto sulle complicanze cardiovascolari e renale, sui disturbi della vista e lo sviluppo di neuropatia. 8. Studi comparativi randomizzati sull’efficacia In questo contesto assume particolare rilevanza il tema della farmacovigilanza, attiva e passiva, in relazione alla documentata scarsa misurabilità di effetti collaterali a medio e lungo termine all’interno delle sperimentazioni cliniche che portano all’approvazione dei farmaci. In particolare, la formulazione delle proposte deve riguardare le seguenti tematiche: 1. Valutazione e confronto della sicurezza nell’utilizzo dei nuovi farmaci anti-TNF. 2. Valutazione dell’appropriatezza e degli esiti delle terapie con interferone e/o altri farmaci antivirali nella epatite C, con particolare riferimento all’impiego nella pratica clinica corrente. 3. Valutazione dell’impiego “off-label” di farmaci antitumorali e dell’appropriatezza d’uso di nuovi farmaci con particolare riferimento al monitoraggio degli effetti a lungo termine. 4. Farmacovigilanza attiva sull’impiego del R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 5. 6. 7. 8. metilfenidato e di altri trattamenti farmacologici per la terapia della sindrome da iperattività con deficit di attenzione nel bambino. Trattamento farmacologico dell’epilessia con particolare riferimento ai casi di resistenza. Sorveglianza epidemiologica per l’ottimizzazione di terapie farmacologiche in psichiatria riguardo a trattamenti antidepressivi e antipsicotici. Valutazione di trasferibilità e di esito dell’utilizzo delle carte di rischio cardiovascolare in medicina generale. Valutazione di efficacia e di impatto di interventi di miglioramento della pratica prescrittiva basata su esplicite strategie di 151 2005 governo clinico in aree terapeutiche con forte bisogno di continuità assistenziale. 9. Valutazione di impatto di strategie educativo-informative sull’uso di farmaci rivolte a specifiche categorie di pazienti. 10. Valutazione della corrispondenza tra conoscenze scientifiche e utilizzo nella pratica clinica dei trattamenti nelle allergopatie respiratorie. Bibliografia 1. Art. 48, Comma 5, Lett. g, Legge 24/11/2003 N° 326; S.O. G.U. N. 274 del 25/11/2003. 2. G.U. N. 227 del 29/09/2005. www.agenziafarmaco.it Il presente articolo è stato pubblicato a semplice scopo informativo, in quanto il termine per la presentazione dei progetti è scaduto il 31ottobre 2005. I componenti della CRS sono: Silvio Garattini (Presidente), Renato Bernardini, Sergio Bonini, Enrico Garaci, Gloria Saccani Jotti, Lucio Annunziato, Maria Del Zompo, Antonio Francavilla, Alessandro Liberati, Giampietro Rupolo. R AIFA - Ministero della Salute 152 bollettino d’informazione sui farmaci AGGIORNAMENTI Gabapentin e pregabalin nel dolore neuropatico cronico Riassunto matica. Tra i farmaci antiepilettici disponibili il gabapentin può costituire una opzione terapeutica nel DNC, tenendo presente che la sua efficacia è stata dimostrata solamente su pazienti affetti da polineuropatia diabetica e nevralgia posterpetica, e che per altre forme di DNC esistono alternative terapeutiche efficaci. Sulla base della letteratura disponibile il pregabalin non dimostra consistenti vantaggi in termini di efficacia o sicurezza rispetto al gabapentin. Introduzione. I farmaci antiepilettici sono frequentemente usati nella terapia del dolore neuropatico cronico (DNC), una condizione sulla cui definizione e classificazione non vi è ancora consenso in quanto legata in modo complesso a varie patologie organiche e metaboliche. Il gabapentin è un antiepilettico che negli ultimi anni si è imposto come uno dei farmaci più frequentemente impiegati nella terapia del DNC. Recentemente ne è stato commercializzato in Italia un analogo, il pregabalin, con indicazione nel DNC periferico. Obiettivi. Scopo dell’articolo è presentare una revisione della letteratura sull’efficacia e la sicurezza di gabapentin e pregabalin nella terapia del DNC, fornendone un sintetico inquadramento clinico ed eziopatogenetico. Metodi. Sono stati analizzati le banche dati bibliografiche Medline e l’archivio di revisioni sistematiche della Cochrane Library, includendo revisioni sistematiche e studi randomizzati controllati (RCT) in cui efficacia e sicurezza di gabapentin e pregabalin vengono confrontati con placebo o con un altro trattamento attivo. Risultati. Sono stati identificati 6 RCT e una revisione sistematica sul gabapentin, e 4 RCT sul pregabalin. Tutti gli studi, eccetto un RCT di piccole dimensioni, erano controllati versus placebo. La quasi totalità dei pazienti reclutati negli studi era affetta da polineuropatia diabetica o da nevralgia posterpetica, le forme di DNC di più frequente riscontro nella pratica clinica. In tutti gli studi, sia il gabapentin che il pregabalin si sono dimostrati più efficaci del placebo nella misura di 1,2-1,7 punti, utilizzando una scala numerica Likert con valori compresi tra 0 (nessun dolore) e 10 (dolore massimo). Sonnolenza, vertigini ed edemi periferici sono effetti avversi frequentemente associati all’uso dei due farmaci. Conclusioni. Il DNC è una condizione di difficile inquadramento nosografico, con meccanismi patogenetici complessi e in parte ancora non chiari, la cui terapia è essenzialmente sinto- Abstract Background. Chronic neuropathic pain (CNP) can be associated with many different conditions, organic as well as metabolic, and on its definition and classification there is no general consensus. Antiepileptic drugs are commonly used for managing CNP, and in recent years gabapentin has been accepted as one of the standard treatments. Pregabalin is a drug with properties very similar to gabapentin that has recently been launched on the Italian market. Objectives. The aim of this paper is to provide a comprehensive review of the literature on the efficacy and safety of gabapentin and pregabalin in the treatment of CNP, and to present a brief overview of its definition and etiology. Methods. The Medline database and the Database of Systematic Reviews of the Cochrane Library have been searched to retrieve systematic reviews and randomised controlled trials (RCTs) comparing gabapentin or pregabalin with placebo or with another active treatment in CNP. Results. Our search retrieved 6 RCTs and one systematic review on gabapentin, and 4 RCTs on pregabalin. All studies but one small RCT compared gabapentin or pregabalin with placebo. The majority of included patients were affected by painful diabetic polineuropathy or by post-herpetic neuralgia, the two conditions more commonly associated with CNP in clinical practice. All studies showed that both gabapentin and pregabalin were more effective than placebo by 1.2-1.7 points on a numerical 10-point Likert scale, were 0 indicates no pain and 10 R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 maximum pain. Somnolence, dizziness and peripheral edema were commonly observed among patients treated with both drugs. Conclusions. The definition of CNP includes pain of various origin associated with a number of conditions, and its mechanisms are not completely understood. Among antiepileptic drugs gabapentin can be a therapeutical option in CNP associated with diabetic polineuropathy and post-herpetic neuralgia. In CNP of different origin other antiepileptic drugs have been showed to be effective. Available data do not suggest that pregabalin may offer advantages over gabapentin in terms of efficacy and safety. 153 2005 farmaci tradizionali, dopo aver ottenuto l’indicazione per il dolore neuropatico ha visto un netto aumento dei consumi sul territorio nazionale (+99% DDD/1000 abitanti/die nel 2002 rispetto al 2001, e +30% DDD/1000 abitanti/die nel 2003 rispetto al 2002), occupando nel 2003 il quarto posto per spesa lorda pro-capite tra i farmaci del sistema nervoso centrale1,2. Recentemente il brevetto del gabapentin (Neurontin®) è scaduto, ed è comparso sul mercato il corrispondente generico. Contemporaneamente la Pfizer, produttrice del Neurontin®, ha da poco lanciato sul mercato italiano il pregabalin (Lyrica®), che ha ottenuto dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMEA) la registrazione per il trattamento del dolore neuropatico periferico negli adulti. Gli scopi di questo lavoro sono: - fornire un sintetico inquadramento clinico del DNC; - presentare una revisione degli studi disponibili sull’efficacia e la sicurezza di gabapentin e pregabalin nella terapia del DNC. Introduzione Il dolore neuropatico cronico (DNC) è un sintomo comune a diverse eziologie, i cui meccanismi patogenetici sono particolarmente complessi e non completamente chiariti. Queste incertezze si riflettono nella eterogeneità dei farmaci utilizzabili per il suo trattamento sintomatico, tra i quali il medico spesso è costretto a scegliere in assenza di solide prove di efficacia o di documenti di consenso. Molti farmaci che interagiscono a livello della trasmissione nervosa e della cinetica dei neurotrasmettitori si sono dimostrati utili, tra cui gli antiepilettici, la cui efficacia sembra legata alle proprietà di condizionare l’attività dei canali ionici della membrana neuronale implicati nella trasmissione dell’impulso nervoso. In Italia i farmaci antiepilettici con indicazioni registrate per il trattamento del DNC sono la carbamazepina, il gabapentin e il pregabalin (tabella I). Il gabapentin, nato come antiepilettico di associazione nelle forme di epilessia resistenti ai Definizione e fisiopatologia del dolore neuropatico cronico Il DNC viene definito come un dolore persistente per mesi o anni causato da una lesione primitivamente localizzata nel sistema nervoso centrale (encefalo, midollo spinale) o periferico. La relazione tra eziologia, patogenesi e sintomi del DNC è complessa: in pazienti diversi lo stesso sintomo può essere provocato da meccanismi diversi, e nello stesso paziente il dolore può essere causato da più meccanismi contemporaneamente, soggetti a variazioni nel tempo. Per spiegare la genesi del DNC sono state formulate diverse ipotesi: aumento di attività elettrica Tabella I – Farmaci antiepilettici con indicazioni registrate in Italia per il trattamento del dolore neuropatico cronico (DNC). Carbamazepina Tegretol®, Carbamazepina generico trattamento delle nevralgie essenziali del trigemino Gabapentin Neurontin® trattamento del dolore neuropatico in adulti a partire dai 18 anni Gabapentin generico Pregabalin Lyrica® negli adulti: trattamento sintomatico della NPE/trattamento della NPE e della PND/DNC* trattamento del dolore neuropatico periferico negli adulti NPE = nevralgia post-erpetica; PND = polineuropatia diabetica; DNC = dolore neuropatico cronico. * Indicazioni variabili da un produttore all’altro. R AIFA - Ministero della Salute 154 AGGIORNAMENTI spontanea a livello di vie nervose ascendenti nocicettive, modificazioni nella funzione dei neurotrasmettitori e nella sensibilità dei recettori, alterazioni dell’attività di vie discendenti ad azione modulatrice sugli input nocicettivi, iperattivazione delle terminazioni nervose dolorifiche dei nervi sensitivi. È verosimile che molti di questi meccanismi intervengano simultaneamente, e che le strutture dolorifiche centrali abbiano un ruolo importante anche nella cronicizzazione di un dolore di origine periferica3,4. La complessità dei meccanismi patogenetici e la varietà delle possibili eziologie rendono difficile classificare le varie forme di DNC; diversi schemi sono stati proposti, sulla base della topografia dei sintomi o della patologia causale, ma nessuno si è dimostrato soddisfacente, soprattutto se – sulla base del tipo di DNC o della sua sede – si cerca di prevedere una risposta terapeutica. Una distinzione di massima, utile dal punto di vista pratico, è quella tra dolore neuropatico periferico e centrale. Il dolore neuropatico periferico è provocato da una lesione localizzata a livello del sistema nervoso periferico (tronchi nervosi). Le forme più frequenti sono la nevralgia post-erpetica, che può complicare il 20% circa dei casi di Herpes zoster, e le polineuropatie distali in corso di malattie sistematiche, in particolare la polineuropatia diabetica (PND) che colpisce tra il 5% e il 25% dei pazienti affetti da diabete. Il dolore neuropatico centrale, più raro di quello periferico, può essere causato da lesioni ischemiche, infiammatorie, traumatiche o compressive a livello midollare o encefalico (tabella II)5. Una sindrome clinicamente ben definita di dolore centrale è la “sindrome talamica”, causata da ischemie o tumori del nucleo ventrale posterolaterale del talamo e caratterizzata da dolore spontaneo o evocato da ogni tipo di stimolo (“dolore talamico”), emianestesia e talvolta emiparesi transitoria3. Caratteristiche cliniche del dolore neuropatico cronico Il DNC è caratterizzato da una sintomatologia dolorosa cronica e persistente, con abnorme sensibilità agli stimoli dolorosi (iperalgesia), alla quale possono associarsi esacerbazioni parossistiche scatenate da sensazioni normalmente non dolorose (allodinia), o a comparsa improvvisa anche in assenza di stimoli. Le caratteristiche del dolore sono diverse e percepite spesso simultaneamente: breve e lancinante, a “scossa elettrica”, irradiantesi in corrispondenza del territorio di distribuzione di un nervo periferico, oppure profondo, persistente, spesso a componente termica (causalgia), meno precisamente localizzato del dolore acuto. In alcune forme di dolore neuropatico periferico (ad es. nevralgia trigeminale e NPE) il dolore può essere scatenato da stimoli tattili, anche molto lievi, applicati su aree cutanee specifiche, denominate “zone grilletto” o “zone trigger”4. La terapia del dolore neuropatico cronico: gabapentin e pregabalin Il DNC è una condizione difficile da trattare. Solitamente infatti, il paziente giunge all’osservazione del medico perché molto sofferente, chiedendo un sollievo immediato; spesso è anziano, con co-patologie importanti (la PND è la principale forma di DNC riscontrabile nell’ambito della medicina generale), e la terapia è quasi sempre sintomatica ed empirica, poiché non è possibile prevedere in anticipo quali pazienti risponderanno a un particolare tipo di trattamento. Molti farmaci (in particolare antidepressivi triciclici6, antiepilettici7 e tramadolo8) hanno dimostrato efficacia nella terapia del DNC, ma spesso il loro uso clinico è reso problematico dalla scarsa maneggevolezza e tollerabilità, soprattutto in pazienti anziani sottoposti a politerapie. Nato come antiepilettico di associazione, il gabapentin ha ottenuto nel febbraio 2001 l’indicazione registrata per il trattamento del dolore neuropatico negli adulti. Recentemente è comparso sul mercato italiano un principio attivo con proprietà farmacologiche simili a quelle del gabapentin, denominato pregabalin (Lyrica®), che ha ottenuto la registrazione per il dolore neuropatico periferico nell’adulto. Tabella II – Forme principali di dolore neuropatico di origine centrale5. • Mielopatia compressiva • Mielopatia HIV • Dolore associato a sclerosi multipla (nevralgia trigeminale) • Dolore associato a malattia di Parkinson • Mielopatia post-ischemica • Mielopatia post-attinica • Dolore post-ictus • Dolore da trauma midollare • Siringomielia R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 155 2005 con gabapentin, uno nella neuropatia diabetica9 e uno nella NPE10, annoverati tra i 10 RCT menzionati precedentemente. Materiali e metodi È stata effettuata una ricerca bibliografica aggiornata a febbraio 2005, includendo gli studi randomizzati controllati (RCT) e le revisioni sistematiche che hanno indagato l’efficacia di gabapentin e pregabalin nel DNC. Le banche dati consultate sono state Medline e l’archivio di revisioni sistematiche della Cochrane Library. Efficacia nella polineuropatia diabetica ■ Gabapentin Tre RCT versus placebo hanno valutato l’efficacia del gabapentin nella terapia della PND9,11,12. Due di questi11,12 non hanno mostrato differenze statisticamente significative, forse a causa della scarsa numerosità campionaria (4011 e 25 12 pazienti rispettivamente). Lo studio di maggiori dimensioni sulla PND utilizza una scala numerica Likert con valori da 0 a 10 per quantificare l’intensità del dolore, dove 0 indica assenza di dolore e 10 dolore massimo. I risultati mostrano che il gabapentin, utilizzato per 8 settimane, determina un miglioramento di circa 1 punto superiore a quanto si ottiene con il placebo, e che la differenza è statisticamente significativa9 (tabella IV). Risultati La ricerca ha portato a identificare 10 RCT9-18 e una revisione sistematica19. Tre studi9,11,12 hanno indagato l’efficacia del gabapentin nella PND, due nella NPE10,13 e uno in una popolazione di pazienti affetti da diversi tipi di DNC, sia periferico che centrale14. Il pregabalin è stato studiato in quattro RCT, due dei quali sulla PND16,17 e due sulla NPE15,18 (tabella III). Tutti gli studi eccetto uno12 hanno confrontato gabapentin e pregabalin verso placebo. Nessun RCT ha confrontato queste molecole con altri farmaci anticomiziali utilizzati nella terapia del dolore cronico (come ad esempio carbamazepina o fenitoina), né vi sono studi di confronto tra gabapentin e pregabalin. La revisione Cochrane valuta l’efficacia di tutti i farmaci anticomiziali nel dolore neuropatico in generale, e porta come data di ricerca bibliografica il settembre 199919. Vi sono inclusi solo due studi Pregabalin Due RCT sull’efficacia del pregabalin nella PND16,17 con follow-up di 516 e 817 settimane hanno mostrato che – utilizzando una scala numerica con valori da 0 a 10 – nel gruppo trattato con pregabalin si ha una riduzione statisticamente significativa (fino a 1,5 punti) dei punteggi medi rispetto al gruppo placebo (tabella IV). ■ Tabella III – Studi randomizzati controllati su gabapentin e pregabalin nel dolore neuropatico cronico. Autore, anno Controllo Tipo Durata N pazienti Patologia di studio (settimane) randomizzati in studio P P P Amitriptilina P P RCT RCT RCT, C-O RCT, C-O RCT RCT 8 8 15 6 7 8 165 229 40 25 334 305 PND NPE PND PND NPE NPE, PND* P P P P RCT RCT RCT RCT 8 5 8 8 173 338 146 238 NPE PND PND NPE GABAPENTIN Backonja, 1998 Rowbotham, 1998 Gorson, 1999 Morello, 1999 Rice, 2001 Serpell, 2002 PREGABALIN Dworkin, 2003 Lesser, 2004 Rosenstock, 2004 Sabatowsky, 2004 C-O: cross-over; PND: polineuropatia diabetica; NPE: neuropatia post-erpetica; P: placebo; *pazienti affetti da dolore neuropatico di diversa natura, tra cui PND e NPE. R AIFA - Ministero della Salute 156 AGGIORNAMENTI Tabella IV – Efficacia del gabapentin nella polineuropatia diabetica (900-3600mg/die) e nella nevralgia post-erpetica (1200-3600 mg/die). Risultati degli studi con maggiore numerosità campionaria. Autore, anno (dosi farmaco) Punteggi outcome primario (intensità del dolore) POLINEUROPATIA DIABETICA Backonja 1998 (da 900 a 3600mg/die) Punteggio medio iniziale Gabapentin* (N soggetti trattati) Placebo* (N soggetti trattati) 6,4 (N=84) 3,9 6,5 (N=81) 5,1 -1,2** 6,5 (N=223) 4,3 (N=115, 1800 mg/die) 4,2 (N=108, 2400 mg/die) 6,4 (N=111) 5,3 -1,1** Punteggio medio al termine dello studio NEVRALGIA POST-ERPETICA Rice 2001 (1800-2400mg/die) Punteggio medio iniziale Punteggio medio al termine dello studio Variazione media al termine dello studio (gabapentin vs placebo) -1,2** *valori ottenuti mediante scala numerica Likert per la valutazione del dolore con punteggio 0-10; **differenze statisticamente significative rispetto al placebo. Efficacia nella nevralgia post-erpetica ■ Gabapentin Due RCT versus placebo, con caratteristiche metodologiche simili, hanno indagato l’efficacia del gabapentin nella NPE 10,13 (tabella IV). Il farmaco si è dimostrato statisticamente più efficace del placebo quando utilizzato per 7-8 settimane a dosi comprese tra 1800 e 3600 mg/die, producendo un miglioramento di magnitudine di poco superiore a quella osservata nello studio sulla PND citato precedentemente (1,213-1,610 punti in più rispetto al placebo). 19% con il pregabalin) presenta edema periferico, un effetto avverso che sembra dose-dipendente (tabella VI). Conclusioni Dall’analisi della letteratura emerge innanzitutto che le prove di efficacia e sicurezza provengono da un numero limitato di studi che hanno testato gabapentin e pregabalin su un campione di pazienti che – in relazione all’uso estensivo di questi farmaci nella pratica clinica e alla notevole varietà di quadri eziologici nei quali le indicazioni registrate ne consentono l’utilizzo – non appare particolarmente numeroso e rappresentativo. L’unica revisione sistematica reperita – essendo aggiornata al 1999 – include due soli studi sul gabapentin: nella PND e nella NPE9,10. La revisione conclude che il gabapentin, pur essendo ampiamente usato nella pratica clinica, non mostra efficacia superiore alla carbamazepina; che non esistono studi comparativi testa-a-testa tra molecole diverse di antiepilettici; e che non esistono prove di efficacia a favore degli antiepilettici nel dolore acuto. Come talvolta accade nel caso di revisioni sistematiche che affrontano argomenti clinici complessi, l’utilità pratica dei risultati della revisione Cochrane appare tuttavia limitata dal Pregabalin Due RCT molto simili dal punto di vista metodologico hanno valutato l’efficacia del pregabalin nella NPE nell’arco di un follow-up di 8 settimane15,18. I risultati mostrano che nel gruppo trattato con pregabalin si ha una riduzione massima di 1,7 punti in più rispetto al gruppo placebo, utilizzando una scala con valori da 0 a 10 (vedi sopra) (tabella V). ■ Sicurezza Gli effetti avversi più comuni in corso di terapia con gabapentin e pregabalin sono vertigini e sonnolenza, sintomi che tuttavia raramente inducono una sospensione del trattamento. Una non trascurabile proporzione di pazienti (fino all’11% con il gabapentin e fino al R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 157 2005 Tabella V – Efficacia del pregabalin nella polineuropatia diabetica (900-3600mg/die) e nella nevralgia post-erpetica (1200-3600 mg/die). Risultati degli studi con maggiore numerosità campionaria. (Valori ottenuti mediante scala numerica Likert per la valutazione del dolore con punteggio 0-10). Autore, anno (dosi farmaco) Punteggi outcome primario (intensità del dolore) Pregabalin* (N soggetti trattati) Placebo* (N soggetti trattati) POLINEUROPATIA DIABETICA Lesser 2004 (75-300-600mg/die) Punteggio medio iniziale 6,7 (N=77, 75 mg/die) 6,2 (N=81, 300 mg/die) 6,2 (N=82, 600 mg/die) 4,9 (75 mg/die) 3,8 (300 mg/die) 3,6 (600 mg/die) 6,6 (N=97) 6,9 (N=81, 150 mg/die) 7,0 (N=76, 300 mg/die) 5,1 (150 mg/die) 4,8 (300 mg/die) 6,6 (N=81) Punteggio medio al termine del trattamento NEVRALGIA POST-ERPETICA Sabatowski 2004 (150-300mg/die) Punteggio medio iniziale Punteggio medio al termine del trattamento 5,1 Variazione media al termine dello studio (gabapentin vs placebo) -0,2* -1,3* -1,5* 6,3 -1,2** -1,6** *valori ottenuti mediante scala numerica Likert per la valutazione del dolore con punteggio 0-10; **differenze statisticamente significative rispetto al placebo. tra l’inizio e la fine dello studio. Tuttavia considerando il tasso di risposta (proporzione di pazienti con una riduzione > 50% nel punteggio medio del dolore tra inizio e fine dello studio), la differenza tra gabapentin e placebo non è significativa. L’interpretazione di questi risultati è difficile, in quanto essi vanno riferiti a una popolazione con quadri estremamente eterogenei di DNC: dal dolore post-chirurgico al dolore postictus, alla NPE14. Considerando gli altri singoli RCT sul gabapentin, una possibile limitazione alla generalizzabilità dei risultati dello studio di Backonja9 (quello di maggiori dimensioni nella PND) sta nel dosaggio utilizzato. Il 67% dei pazienti ha infatti assunto 3600 mg/die di farmaco, che – alla posologia massima disponibile di 400 mg – corri- fatto che efficacia e sicurezza di tutti i farmaci antiepilettici considerati cumulativamente sono state valutate nell’ambito di una patologia estremamente varia da un punto di vista sintomatologico e eziopatogenetico qual è il dolore neuropatico. Le conclusioni di una simile valutazione, quindi, sono troppo generali per aiutare il clinico nelle scelte sul singolo paziente, il quale presenta un tipo specifico di dolore neuropatico in cui è necessario decidere una terapia con uno specifico farmaco. Qualche considerazione analoga può essere fatta in merito allo studio di Serpell14, un RCT che confronta gabapentin con placebo nelle sindromi neuropatiche dolorose. I risultati mostrano una differenza significativa a favore del gabapentin nei punteggi medi per la valutazione del dolore R AIFA - Ministero della Salute 158 AGGIORNAMENTI le forme (periferiche e centrali) di DNC, mentre il farmaco è stato oggetto di RCT su pazienti prevalentemente con PND e NPE. Tralasciando le forme di DNC centrale, molto meno frequenti, va notato che vi sono altre forme di DNC periferico nelle quali l’efficacia del gabapentin non è mai stata indagata nell’ambito di RCT (ad esempio la sindrome del tunnel carpale o la nevralgia trigeminale), sebbene l’indicazione registrata ne consenta l’utilizzo. In particolare, nella nevralgia trigeminale la carbamazepina costituisce un’alternativa terapeutica di provata efficacia7 con indicazione registrata. Un altro aspetto contraddittorio riguarda le indicazioni del prodotto coperto da brevetto (Neurontin®) e il gabapentin generico. Pur trattandosi della stessa molecola, i due preparati hanno indicazioni diverse: il generico infatti è registrato in alcuni casi solo per la NPE (ad esempio il gabapentin Teva), in altri per NPE e PND (ad esempio gabapentin Sandoz), mentre il Neurontin® – come detto più sopra – possiede indicazioni molto più ampie (tabella I). Per capire queste incongruenze è necessario esaminare le procedure regolatorie: il prodotto generico – a differenza del prodotto “branded” – ha seguito un percorso registrativo basato sul cosiddetto “mutuo riconoscimento” delle autorizzazioni nazionali tra gli Stati membri dell’Unione Europea. Questa procedura prevede che l’autorizzazione all’immissione in commercio rilasciata da uno Stato membro dell’Unione Europea venga estesa ad altri Stati membri indicati dal richiedente. Qualora vi siano degli ostacoli nel riconoscimento della iniziale autorizzazione nazionale in un altro Stato membro, le controversie vengono sottoposte all’arbitrato dell’EMEA, il cui parere viene poi applicato mediante decisione della Commissione Europea. Per superare queste incongruenze, determinate esclusivamente da un disguido regolatorio legato alle diverse procedure di registrazione, è già in corso a livello europeo una procedura di armonizzazione delle schede tecniche, e anche le aziende produttrici di farmaci generici hanno richiesto all’EMEA l’allargamento delle indicazioni registrate. Le differenze esistenti tra le diverse indicazioni registrate di preparati a base di gabapentin con nomi commerciali diversi possono essere, quindi, spiegate da ragioni puramente normative, dovute a percorsi registrativi diversi, e non a diversità nell’efficacia dei prodotti. Il DNC è una condizione di difficile inqua- sponde a 9 capsule al giorno in tre somministrazioni. I risultati dello studio indicano una ottima compliance (83% dei pazienti ha completato lo studio); è legittimo tuttavia qualche dubbio sulla trasferibilità di questi dati in un setting ambulatoriale non sperimentale dove i pazienti non sono selezionati e i tempi di trattamento sono prevedibilmente più lunghi9. Se consideriamo la coerenza tra scopi e metodi degli studi sul pregabalin notiamo alcuni aspetti critici che legittimano dubbi sulla reale innovatività della molecola. Innanzitutto viene da chiedersi se sia etico decidere di utilizzare il placebo come controllo studiando un nuovo farmaco che dovrebbe rappresentare un’alternativa al gabapentin, definito come di prima scelta nel trattamento del dolore neuropatico5. Esaminando inoltre i criteri di inclusione utilizzati dai ricercatori, si nota che da tutti gli studi citati vengono esclusi i pazienti che non hanno risposto a un precedente trattamento con gabapentin. Se è vero che esiste la necessità di nuovi farmaci per i pazienti refrattari a quelli disponibili15, questo tipo di selezione favorisce il pregabalin nella stima dell’effetto terapeutico rispetto al placebo, e comunque non consente di stabilire – attraverso un confronto diretto – se il pregabalin sia effettivamente più efficace del gabapentin. Il confronto indiretto di pregabalin e gabapentin rispetto al placebo fa supporre che sia l’efficacia sia la sicurezza delle due molecole siano sovrapponibili (tabella VI). Prove di efficacia e indicazioni registrate Considerando le indicazioni registrate dei due farmaci e le prove di efficacia disponibili si notano alcune discrepanze. In Italia l’indicazione registrata per il gabapentin parla infatti di “dolore neuropatico” senza ulteriori specificazioni, e questa definizione comprende teoricamente tutte Tabella VI – Effetti avversi più comuni osservati durante trattamento con gabapentin (900-3600mg/die) e pregabalin (75-600mg/die). Vertigini Sonnolenza Edemi periferici Atassia GABAPENTIN PREGABALIN 24%9-31%13 17%13-27%10 5% -11%13 7%10 8% 16 -35% 17 4 % - 2 7 % 16 3% 18 -19% 15 R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 159 2005 7. Zakrzewska JM. Trigeminal neuralgia. In: Clinical Evidence. Issue 8. London: BMJ Publishing Group, 2002. 8. Dühmke RM, Cornblath DD, Hollingshead JRF. Tramadol for neuropathic pain. The Cochrane Database of Systematic Reviews 2004, Issue 2. 9. Backonja M, Beydoun A, Edwards KR, et al. Gabapentin for the symptomatic treatment of painful neuropathy in patients with diabetes mellitus. JAMA 1998; 280: 1831-6. 10. Rowbotham M, Harden N, Stacey B, Bernstein P, Magnus Miller L. Gabapentin for the treatment of postherpetic neuralgia. JAMA 1998; 280: 1837-42. 11. Gorson KC, Schott C, Herman R, Ropper AH, Rand WM. Gabapentin in the treatment of painful diabetic neuropathy: a placebo controlled, double blind, crossover trial. J Neurol Neurosurg Psychiatry 1999; 66: 251-2. 12. Morello CM, Leckband SG, Stoner CP, Moorhouse DF, Sahagian GA. Randomized double-blind study comparing the efficacy of gabapentin with amitriptyline on diabetic peripheral neuropathy pain. Arch Intern Med 1999; 159: 1931-7. 13. Rice AS, Maton S. Gabapentin in postherpetic neuralgia: a randomised, double blind, placebo controlled study. Pain 2001; 94: 215-24. 14. Serpell MG; Neuropathic pain study group. Gabapentin in neuropathic pain syndromes: a randomised, doubleblind, placebo-controlled trial. Pain 2002; 99: 557-66. 15. Dworkin RH, Corbin AE, Young JP Jr, et al. Pregabalin for the treatment of postherpetic neuralgia: a randomized, placebo-controlled trial. Neurology 2003; 60: 1274-83. 16. Lesser H, Sharma U, LaMoreaux L, Poole RM. Pregabalin relieves symptoms of painful diabetic neuropathy: a randomised controlled trial. Neurology 2004; 63: 2104-10. 17. Rosenstock J, Tuchman M, LaMoreaux L, Sharma U. Pregabalin for the treatment of painful diabetic peripheral neuropathy: a double-blind, placebo-controlled trial. Pain 2004; 110: 628-38. 18. Sabatowski R, Galvez R, Cherry DA, Jacquot F, Vincent E, Maisonobe P, Versavel M; 1008-045 Study Group. Pregabalin reduces pain and improves sleep and mood disturbances in patients with post-herpetic neuralgia: results of a randomised, placebo-controlled clinical trial. Pain 2004; 109: 26-35. 19. Wiffen P, Collins S, McQuay H, Carroll D, Jadad A, Moore A. Anticonvulsant drugs for acute and chronic pain. The Cochrane Database of Systematic Reviews 2005, Issue 3. dramento eziopatogenetico, nella quale antidepressivi triciclici e antiepilettici sono tra i farmaci più spesso usati, anche se il loro meccanismo di azione in questa patologia è sconosciuto. Tra essi il gabapentin può costituire una opzione terapeutica, senza dimenticare che la sua efficacia nei confronti del placebo è stata dimostrata da RCT in due sole forme specifiche di DNC: la NPD e la NPE, e che per altre forme di dolore neuropatico esistono altri farmaci antiepilettici di provata efficacia, come ad esempio la carbamazepina nella nevralgia trigeminale7. Per quanto concerne il pregabalin, recentemente commercializzato in Italia, la letteratura disponibile non dimostra consistenti vantaggi in termini di efficacia o sicurezza rispetto al gabapentin. Bibliografia 1. Ministero della Salute. Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto Nazionale 2002. Roma: Il pensiero Scientifico Editore, 2003. 2. Ministero della Salute. Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto Nazionale 2003. Roma: Il pensiero Scientifico Editore, 2004. 3. Bradley WG, Daroff RB, Fenichel GM, Marsden CD. Neurology in clinical practice. Third Edition. Oxford: Butterworth-Heinemann, 2000. 4. Woolf CJ, Mannion RJ. Neuropathic pain: aetiology symptoms, mechanisms, and management. Lancet 1999; 353: 1959-64. 5. Dworkin RH, Backonja M, Rowbotham MC, et al. Advances in neuropathic pain. Arch Neurol 2003; 60: 1524-34. 6. Alper BS, Lewis PR. Treatment of postherpetic neuralgia: a systematic review of the literature. J Fam Pract 2002; 51: 121-8. R AIFA - Ministero della Salute 160 bollettino d’informazione sui farmaci ROASTbif Per informare bene sui farmaci, è necessario parlare anche di altri fattori, che spesso incrociano le prescrizioni o che idealmente potrebbero sostituire il medicinale. Questa nuova rubrica è stata così creata per discutere ogni possibile associazione tra farmaci e alimentazione. Si può trattare di interazioni tra cibo e farmaci che possono essere complesse ma, nella maggior parte dei casi, non sono tali da compromettere l’efficacia della terapia, o si può trattare del concetto di cibo intelligente ovvero di “cibo come medicina”. Nutrirsi di pillole o prescrivere diete a base di pesce? Quando evitare l’utilizzo di terapie intraprese per la cura di disturbi che possono essere prevenuti seguendo una corretta alimentazione? Il concetto di “cibo come medicina” è relativamente recente nei paesi occidentali, ma gli orientali ritengono da tempo che certi cibi procurino benefici per la salute. I giapponesi per esempio hanno coniato l’espressione “cibo funzionale” circa 20 anni fa per definire alimenti contenenti sostanze che possono prevenire o curare malattie1. L’attenzione verso i cibi funzionali nei nostri paesi è legata a diversi fattori: • i rapidi progressi delle conoscenze scientifiche a favore del ruolo cruciale dell’alimentazione sullo stato di salute e nella prevenzione delle malattie; • il cambiamento del ruolo del cibo, non più concepito come semplice mezzo di sussistenza; • i costi crescenti per la tutela della salute. Si tratta di cibi che possono essere di origine vegetale o prodotti di derivazione animale, come i grassi del pesce per la prevenzione di patologie cardiache. A proposito di questi ultimi, è noto che gli acidi grassi omega 3, contenuti nel pesce e in particolare nei grassi del pesce, possono proteggere dal rischio di decesso dovuto a malattia coronarica2. A sostegno di questa ipotesi sono stati raccolti dati provenienti da studi osservazionali e sperimentazioni cliniche sulle proprietà anti-aritmiche degli acidi grassi3. McClennan et al. sono stati i primi, alla fine degli anni Ottanta, a dimostrare le proprietà anti-aritmiche associate a questi acidi4. Successivamente, Burr et al. hanno pubblicato il primo trial randomizzato degli effetti del consumo di pesce sul decesso dovuto a malattia cardiaca. Si tratta del Diet and Reinfarction Trial (DART)5. Nella sperimentazione, circa 2000 uomini con storia di infarto del miocardio sono stati randomizzati a tre diverse strategie dietetiche (diminuzione dei grassi saturi, aumento delle fibre, aumento del consumo di pesce grasso). Lo studio ha mostrato una riduzione della mortalità totale del 29% nei partecipanti ai quali era stato consigliato di mangiare almeno due porzioni di pesce grasso alla settimana. Tuttavia non è stata riscontrata alcuna differenza degli eventi totali per R AIFA - Ministero della Salute patologie coronariche: infarti del miocardio non fatali si sono verificati nel gruppo cui era stato consigliato il consumo di pesce. Questi effetti, apparentemente discordanti tra eventi fatali e non fatali, sono stati spiegati da Blurr et al. nel seguente modo: il consumo di pesce può ridurre il rischio di aritmia fatale e, pertanto, ha un effetto sull’incidenza della mortalità in seguito ad infarto del miocardio. Siscovick et al. 6 sono pervenuti alla medesima ipotesi in uno studio retrospettivo casocontrollo in cui veniva studiato se l’assunzione di cibo e i livelli di acidi grassi n-3 nel sangue erano associati al rischio di arresto cardiaco primario. Nel US Physicians’ Health Study7,8 sono stati indagati gli stessi quesiti clinici – rispetto a decesso cardiaco improvviso – in uno studio di coorte prospettico in cui erano stati arruolati 20.000 medici americani di sesso maschile in apparente stato di salute. Sia quest’ultimo studio sia lo studio di Siscovick et al. hanno dimostrato una riduzione (circa 50%) del rischio relativo associato al consumo di pesce una volta la settimana. Riduzioni di addirittura 81-90% sono state osservate nei partecipanti con con- bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 centrazioni ematiche di acidi grassi n-3 nel quartile più alto. L’evidenza clinica più convincente per valutare il meccanismo d’azione anti-aritmico degli acidi grassi polinsaturi n-3 proviene, comunque, da uno studio italiano, il GISSI, un trial randomizzato di ampie dimensioni 9. Nello studio, con disegno fattoriale, oltre 11.000 pazienti sopravvissuti ad infarto del miocardio sono stati assegnati random ad acidi grassi e/o vitamina E. È stata rilevata una riduzione significativa (20%) dell’endpoint primario (decesso, infarto del miocardio non fatale e stroke non fatale) nei pazienti assegnati al consumo di pesce. Anche in questo studio, come nello studio DART, non è stato rilevato alcun beneficio nell’incidenza di eventi cardiovascolari non fatali. A buon senso, simili risultati dovrebbero portare alla pre- a proposito di… scrizione di diete in cui l’apporto proteico è costituito prevalentemente dal pesce, salvo in soggetti con grave insufficienza renale. Ma il termine “cura” sembra essere associato a quello di pillola, cosicché l’omega-3 in pillola ha assunto l’immagine del farmaco che potrebbe rendere meglio tollerabile anche il consumo di latticini e cheeseburger. Dovremmo piuttosto tenere conto dei dati che provengono dalla ricerca clinica, soprattutto quando consentono di trasformare la generica indicazione di una “alimentazione corretta” in consigli specifici di cibi che possono aiutare a prevenire rischi importanti per la salute. Bibliografia 1. Kamerow D. Food, functional food. BMJ 2004; 328: E277. 2. Din JN, Newby DE, Flapan AD. 161 2005 Omega 3 fatty acids and cardiovascular disease: fishing for a natural treatment. BMJ 2004; 328: 30-5. 3. Albert C. Fish oil: an appetising alternative to anti-arrhythmic drugs? Lancet 2004: 363: 1412-3. 4. McLennan PL, Abeywardena MY, Charnock JS. Dietary fish oil prevents ventricular fibrillation following coronary artery occlusion and reperfusion. Am Heart J 1988; 116: 709-17. 5. Burr ML, Fehily AM, Gilbert JF, et al. Effects of changes in fat, fish, and fibre intakes on death and myocardial reinfarction: Diet and Reinfarction Trial (DART). Lancet 1989; 2: 757-61. 6. Siscovick DS, Raghunathan TE, King I, et al. Dietary intake and cell membrane levels of long-chain n-3 polyunsatured fatty acids and the risk of primary cardiac arrest. JAMA 1995; 274: 1363-7. 7. Albert CM, Hennekens CH, O’ Donnell CJ, et al. Fish consumption and decreased risk of sudden cardiac death. JAMA 1998; 279: 23-8. 8. Albert CM, Campos H, Stampfer MJ, et al. Blood long-chain n-3 fatty acids and risk of sudden death. N Engl J Med 2002; 346: 1113-8. 9. GISSI-Prevenzione Investigators. Dietary supplementation with n-3 polyunsaturated fatty acids and vitamin E after myocardial infarction: results of the GISSI-Prevenzione Trial. Lancet 1999; 354: 447-55. Efficacia dei farmaci equivalenti In riferimento alle dichiarazioni su una presunta inefficacia dei farmaci generici apparse sulle agenzie di stampa si precisa che la equivalenza dei medicinali generici ai farmaci di marca viene stabilita dalle Agenzie nazionali dei farmaci (per l’Italia l’AIFA) sulla base di linee-guida e di procedure definite da normative uniformi in tutti i paesi europei. L’equivalenza è valutata caso per caso dopo attenta analisi di un Dossier presentato da ogni singola Azienda farmaceutica contenente dati relativi alla purezza del medicinale e alla sua equivalenza terapeutica in termini di biodisponibilità, vale a dire in relazione alla quantità, alle concentrazioni e al tempo di permanenza del farmaco nel plasma. I dati, dopo essere stati analizzati dagli uffici competenti e vagliati dalla Sottocommissione per l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio, sono sottoposti all’esame finale della Commissione Tecnico-Scientifica dell’AIFA che è composta da diciannove membri, riconosciuti tra i massimi esperti del settore, nominati dal Ministro della Salute, dal Ministro dell’Economia e dalla Conferenza Stato-Regioni. La Commissione, cui partecipa anche il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, è presieduta dal Direttore Generale dell’AIFA. È necessario sottolineare, inoltre, che è stato approvato il programma annuale 2005 per il controllo dei lotti dei generici prelevati a campione dai NAS ed analizzati dai laboratori dell’Istituto Superiore di Sanità e che i farmaci generici sono registrati per la stragrande maggioranza con procedura di mutuo riconoscimento. Ciò significa che lo stesso generico-equivalente è presente, poiché registrato sulla base dello stesso Dossier di bioequivalenza, in tutti i paesi europei. Appare dunque singolare che lo stesso medicinale generico che risulta efficace in tutti i paesi d’Europa non funzioni nella regione Calabria. Peraltro, le dichiarazioni diffuse a mezzo stampa oltre ad un intento polemico non contengono alcuna indicazione specifica sulla metodologia, i risultati, i controlli e tanto meno sulle elaborazioni tecnico-scientifiche che hanno portato al giudizio di inefficacia. Appare dunque importante ricordare che qualora un medico di medicina generale rilevi la mancanza di effetto di un medicinale è tenuto a trasmettere l’informazione all’ufficio di Farmacovigilanza dell’AIFA poiché la mancata comunicazione comporta una procedura sanzionatoria. Dal 1 gennaio 2004 ad oggi, però, nessuna delle 59 segnalazioni pervenute all’ufficio di Farmacovigilanza dell’AIFA da parte di medici della regione Calabria riporta una mancanza di efficacia riferibile all’impiego di farmaci generici. R AIFA - Ministero della Salute 162 bollettino d’informazione sui farmaci FARMACOVIGILANZA L’errore terapeutico: quando umano e quando diabolico Introduzione che un paziente sia vittima di un evento avverso, cioè subisca un qualsiasi “danno o disagio imputabile, anche se in modo involontario, alle cure mediche prestate durante il periodo di degenza, che causa un prolungamento del periodo di degenza, un peggioramento delle condizioni di salute o la morte”2. Ovviamente il rischio clinico è legato anche ad altre tipologie di errori quali gli errori diagnostici, gli errori durante l’esecuzione di procedure invasive, e gli errori dovuti ad una scarsa gestione clinica in reparto, ad esempio per omissione di un aspetto importante delle procedure operative standard di assistenza. Queste tipologie di errori non vengono qui esaminate. La US Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organisation (JCAHO) ha individuato nell’ambito degli eventi sentinella (cioè degli eventi gravi, spesso evitabili legati al trattamento e all’assistenza erogata), collezionati mediante un processo di reporting spontaneo, alcuni indicatori per la sicurezza del paziente tra cui l’errore di terapia. Gli eventi sentinella determinati da errori di terapia sono considerati talmente rilevanti per la sicurezza dei pazienti che sono stati inseriti all’interno di una delle cinque aree considerate prioritarie per lo sviluppo di indicatori di qualità dall’Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD)3. Gli errori di terapia che determinano il decesso o gravi complicazioni sono infatti collocati all’interno dell’area “eventi sentinella” intendendo con questo termine gli eventi che non sarebbero mai dovuti accadere, indicativi di un mal funzionamento in uno o più punti del sistema. Il verificarsi anche di un solo caso impone la revisione di tutte le fasi e procedure che lo hanno determinato al fine di identificarne e rimuoverne le cause. In molti paesi la rilevazione degli eventi sentinella è considerata un importante aspetto di sanità pubblica e ha portato ad attivare sistemi di monitoraggio. In Italia il Ministero della Salute ha recentemente elaborato in via sperimentale un “Protocollo per il monitoraggio degli eventi sentinella” pubblicato nel proprio sito Web al quale si rimanda il lettore per i dettagli4. La Farmacovigilanza (FV) si occupa della rilevazione e valutazione delle reazioni avverse a farmaci ed è finalizzata ad identificare i potenziali rischi al fine di minimizzarli e se possibile eliminarli. Le reazioni avverse, definite nel D.Lgs. 95/2003 come risposte ad un farmaco che siano nocive e non intenzionali e che avvengono alle dosi normalmente usate nell’uomo per la profilassi, la diagnosi, la terapia o per ripristinare, correggere o modificare le funzioni fisiologiche, possono essere attese o inattese in base a quanto riportato nel riassunto delle caratteristiche del prodotto in relazione alla loro natura e gravità. Accanto alle reazioni avverse, legate alle proprietà specifiche della terapia farmacologica, esistono eventi avversi legati all’errore e quindi potenzialmente prevenibili ed evitabili. Anche in medicina è importante non perdere l’opportunità di imparare da ciò che gli errori possono insegnare. Definizione di errore Secondo la definizione proposta dal National Coordinating Council for Medication Error Reporting and Prevention (NCCMERP), per errore di terapia si intende ogni evento avverso, indesiderabile, non intenzionale, prevenibile che può causare o portare ad un uso inappropriato del farmaco o ad un pericolo per il paziente. Tale episodio può essere dovuto ad errore di prescrizione, di trasmissione della prescrizione, etichettatura, confezionamento o denominazione, allestimento, dispensazione, distribuzione, somministrazione, educazione, monitoraggio ed uso1. Se la FV valuta le reazioni avverse a farmaci legate alle proprietà farmacologiche e quindi intrinseche al farmaco stesso, la valutazione dell’errore di terapia si basa prevalentemente sulle modalità di impiego del farmaco e sul rischio clinico che ne può derivare. Per rischio clinico si intende la probabilità R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 Stima ed entità del fenomeno 163 2005 È soltanto di pochi mesi fa la notizia del caso, comparso su tutti i quotidiani, del bambino deceduto in ospedale a causa della somministrazione in bolo di una fiala di Cloruro di Potassio (altamente letale) scambiata erroneamente con una di Cloruro di Sodio dall’aspetto esterno simile. Relativamente recente è anche il caso di una donna di sessantotto anni alla quale, per una serie di sviste e disattenzioni nella interpretazione della ricetta specialistica, è stata somministrata una dose di methotrexate superiore a quella indicata per la patologia (1000 mg invece di 15 mg) provocandone il decesso per gli effetti tossici. Un altro errore ad esito fatale pubblicato in letteratura è riferito al caso di decesso verificatosi dopo somministrazione errata di amfotericina B deossicolato in sostituzione della formulazione lipidica11. Non mancano anche nella banca dati della Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) segnalazioni sporadiche di errori di terapia soprattutto quando la reazione è grave o mette in pericolo la vita del paziente. È recentissima la segnalazione dell’insorgenza di “epatite fulminante” in un bambino con meno di due anni d’età al quale per 4 giorni è stato somministrato 1gr/die di paracetamolo. A volte invece l’autorità regolatoria ne viene a conoscenza dopo l’attivazione di procedimenti medico-legali anche se la segnalazione non è stata trasmessa alla RNF. È questo il caso del bambino di pochi mesi a cui è stato somministrato, con uso off-label, Narlisim® gocce controindicato per l’età e per lo più ad un dosaggio tossico provocandone la morte per arresto cardiocircolatorio. Il fenomeno delle intossicazioni da farmaci è denunciato anche dai centri antiveleni (CAV) in Italia: il 34% delle richieste di consulenze è legato a incidenti dovuti ai farmaci e nel solo CAV di Milano le intossicazioni messe in relazione ad errori terapeutici sono risultate il 14% del totale12. Questi dati sono in linea con quanto osservato a livello internazionale13. Gli studi condotti negli USA5 e in Australia6 hanno dimostrato che fino al 16,6 % dei pazienti ricoverati in ospedale è colpito da un evento avverso. In altri paesi quali il Regno Unito e la Nuova Zelanda, la percentuale degli eventi avversi è stimata rispettivamente del 10,8%7 e del 12%8. L’analisi retrospettiva delle cartelle è un metodo consolidato per scoprire gli eventi avversi e la metodologia della doppia review delle cartelle cliniche è stata quella più utilizzata in questi studi per valutare l’incidenza e la tipologia degli eventi avversi9. I dati riportati in letteratura riguardano prevalentemente indagini e stime di errori in ambito ospedaliero e solo recentemente sono stati eseguiti studi al di fuori del percorso ospedaliero anche se in questo contesto risulta più difficile la stima del fenomeno. Un lavoro pubblicato nel 2003 sul New England Journal of Medicine10 riporta i risultati di uno studio di coorte prospettico condotto su pazienti ambulatoriali per valutare tassi, tipi, gravità e prevedibilità degli eventi avversi a farmaci. Il 39% degli eventi avversi a farmaci riportati nello studio era prevenibile o migliorabile. In Olanda si stima che la percentuale degli errori di terapia sia compresa tre il 12% ed il 20% del totale degli errori. Da uno studio condotto nel Regno Unito più di metà degli eventi registrati risulta dovuta ad errori legati all’uso dei farmaci e ad una gestione clinica in reparto non corretta7. Gli errori nelle terapie farmacologiche possono avere importanti ripercussioni oltre che sulla salute del paziente anche sulla spesa sanitaria in quanto spesso richiedono ospedalizzazione o prolungamento della degenza per peggioramento delle condizioni cliniche del paziente. Purtroppo spesso restano misconosciuti per il timore di conseguenze medico-legali a carico dell’operatore direttamente responsabile, anche se è dimostrato che le cause di tali errori sono sicuramente multifattoriali e quindi riconducibili a mancanza di informazioni, poca comunicazione, calo di attenzione, stanchezza, ma soprattutto mancanza nella organizzazione dell’articolato processo che va dalla prescrizione alla preparazione e somministrazione del farmaco. Il perverso meccanismo tra l’errore medico e la trattazione dello stesso da parte dei media non aiuta la corretta informazione dell’opinione pubblica. Interventi di prevenzione Gli interventi volti a prevenire gli errori di terapia riguardano prevalentemente due aree: quella del farmaco e quella più complessa della gestione della terapia. La prevenzione delle reazioni avverse evitabili non può prescindere da specifici interventi rivolti al farmaco per far in modo che questo non diventi R AIFA - Ministero della Salute 164 FARMACOVIGILANZA fonte di errore. Tali interventi iniziano già nella fase di sviluppo di un farmaco prima ancora che il medicinale sia immesso in commercio e continuano per tutta la vita del prodotto. È noto che un farmaco viene autorizzato all’immissione in commercio quando dalla documentazione presentata a supporto della registrazione si evidenzia un favorevole rapporto beneficio-rischio nella popolazione destinataria di quel medicinale. Negli ultimi anni, a livello internazionale, c’è stata un’evoluzione del concetto di gestione del rischio finalizzata a massimizzare il rapporto beneficio-rischio sia a livello di popolazione target sia del singolo individuo. Da una valutazione del rischio reattiva all’insorgenza di segnali si è passati ad un concetto di valutazione pro-attiva del rischio, finalizzata alla prevenzione degli eventi avversi. La necessità di una valutazione del rischio, quale processo fondamentale e continuo in tutta la vita del farmaco per la sicurezza, è stata riconosciuta anche dalla legislazione europea nella quale sono stati introdotti dei riferimenti al risk management (Regolamento CE 726/2004 e Direttiva 2001/83/CE). Il Risk Management System è costituito da un insieme di attività volte ad identificare, caratterizzare, prevenire o minimizzare i rischi relativi ai prodotti medicinali. Tali attività vengono implementate attraverso il Risk Management Plan (RMP) che rappresenta quindi una parte costituente del dossier di registrazione che le aziende farmaceutiche devono presentare ai fini dell’autorizzazione all’immissione in commercio; un punto specifico del RMP è intitolato: “Medication errors”. Le aziende farmaceutiche richiedenti la registrazione di un farmaco devono valutare, prima che inizi la commercializzazione, tutte le potenziali fonti di errore ed in particolare le seguenti: umano dell’EMEA, (CHMP), nell’aprile 2005 ha adottato una specifica linea-guida “Guide on the acceptability of invented name for human medicinal products processed through the centralised procedure”. In tale linea-guida è previsto che il nome proposto per il medicinale soggetto a registrazione con procedura centralizzata sia valutato in relazione alla possibilità di creare problemi di salute pubblica e più in particolare potenziali rischi di sicurezza. È previsto inoltre che l’azienda titolare effettui il monitoraggio delle segnalazioni relative a “prescription errors/medication errors” indipendentemente dal fatto che da tali errori derivino o meno reazioni avverse. Un report sintetico di queste segnalazioni deve essere inserito nei Rapporti Periodici di Sicurezza (PSURs). • Presentazione: forma, colore, confezione. La presentazione del prodotto deve essere chiara: una scarsa differenziazione, ad esempio, di una confezione contenente una stessa forma farmaceutica ma con dosaggi diversi per adulti e bambini, rischia di esporre gli adulti a dosi inefficaci ed i bambini a sovradosaggio. Per questi ultimi, infatti, la probabilità di commettere errori nel somministrare i farmaci è più alta che in altre fasce di età sia per l’eterogeneità della popolazione pediatrica, sia per la frequente necessità di adattare il dosaggio al singolo paziente. • Differenziazioni fisiche o visive dovrebbero essere prese in considerazione tra forme diverse dello stesso prodotto e tra altri prodotti comunemente autorizzati. • Istruzioni per l’uso e via di somministrazione: è di fondamentale importanza che queste informazioni siano presentate in maniera chiara, comprensibile ed inequivocabile. Particolarmente delicata è la via di somministrazione, soprattutto nei casi in cui il ricorso ad una via diversa da quella autorizzata può mettere in pericolo la vita del paziente (es. nelle somministrazioni parenterali im e non ev); in questo caso le informazioni devono essere messe in risalto e maggiormente evidenziate, ad esempio con appositi box negli stampati. Anche quando la forma farmaceutica e le indicazioni terapeutiche sono chiare, vale la pena di precisare con particolare attenzione la via e la modalità di somministrazione (es. le gocce dei colliri, oppure le bustine di prodotti ad uso topico esterno non vanno ingeriti). • Nome: la presenza sul mercato di farmaci con nomi simili può causare confusione ed aumentare le possibilità di errore. A titolo di esempio si cita una Dear Doctor Letter14 pubblicata nel 2004 dall’FDA in relazione ad errori terapeutici segnalati per confusione tra Reminyl ® (galantamina idrobromide) autorizzata per alcune forme di malattia di Alzheimer e Amaryl® (glimepiride) indicato per il diabete mellito di tipo 2. La somministrazione di quest’ultimo farmaco al posto del primo ha determinato episodi di gravi ipoglicemie ed un decesso. In merito al nome dei farmaci il Comitato per i medicinali ad uso R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 165 2005 Conclusioni • Particolare attenzione deve essere rivolta ai farmaci con uno stretto margine terapeutico, significativa tossicità e potenziale sovradosaggio. L’errore terapeutico è una realtà poco nota e poco documentata che tende ad emergere di tanto in tanto, nei casi ad esito più grave, più come fatto di cronaca attraverso i media che come rilevazione di sistema. La gravità e l’entità del fenomeno, tuttavia, richiedono una maggiore apertura da parte degli operatori sanitari nei confronti della segnalazione spontanea degli eventi avversi derivati da errori terapeutici. Le esperienze a livello internazionale nel settore del rischio clinico hanno dimostrato che dagli errori si può imparare, in quanto se opportunamente segnalati possono essere analizzati nella causa e corretti per evitare che si ripetano o per ridurre la gravità dell’evento avverso che ne può derivare. Pertanto un adeguato monitoraggio degli eventi avversi legati ad uso improprio dei farmaci e la successiva valutazione degli stessi nell’ambito della FV possono permettere l’adozione di misure preventive finalizzate a minimizzare il rischio per il paziente e contenere la spesa sanitaria. A tal fine particolare rilevanza assume la necessità della formazione del personale sanitario sul rischio clinico e la rimozione, o almeno riduzione, della cortina di reticenza nei confronti del tema “errore in medicina” spesso dovuta al timore di conseguenze medico-legali. Occorrerebbe passare da una cultura della colpa ad una cultura della comunicazione e della consapevolezza di poter imparare dagli errori. • Dovrebbero essere prese in considerazioni modalità per prevenire l’ingestione accidentale da parte dei bambini. Gli errori identificati nella fase di sviluppo del farmaco, le cause ed i possibili rimedi insieme a relative proposte di strategie per la minimizzazione del rischio dovrebbero essere discusse nel piano di azione del Pharmacovigilance Plan. L’esigenza di riconoscimento, analisi e prevenzione dell’errore è quindi molto sentita dal punto di vista regolatorio ed ha portato a sviluppi di nuove regole e all’elaborazione di ulteriori linee-guida. Particolare attenzione è stata rivolta negli ultimi tempi alle potenzialità del foglio illustrativo posto nelle confezioni del farmaco quale strumento di informazione/istruzione per il paziente soprattutto per i medicinali che non prevedono l’obbligo di pr escrizione medica. Un foglio illustrativo non sempre è facilmente comprensibile e a volte la lunghezza delle informazioni contenute può rilevarsi controproducente nel richiamare l’attenzione del paziente sulle istruzioni principali, facendone calare l’interesse con prematura interruzione di lettura. Al riguardo, la Direttiva 2001/83/CE prevede l’obbligo per le aziende farmaceutiche di redigere un foglio illustrativo che rifletta i risultati di consultazioni con gruppi mirati di pazienti (user testing) al fine di garantirne la leggibilità, la chiarezza e la facilità d’impiego. Per quanto riguarda gli interventi preventivi rivolti alla gestione della terapia, l’attivazione di sistemi di monitoraggio degli eventi sentinella in molti paesi ha permesso di analizzare le cause che generano gli errori e di adottare strategie per evitare che possano ripetersi o per minimizzare il rischio. A tale proposito, negli USA, sono stati attivati programmi specifici attraverso l’Institute for safe medication practices, in Francia attraverso il French medication error reporting programme (REEM)15,16. Alla fine del 2004 è stata istituita, da parte dell’OMS, la World Alliance for Patient Safety finalizzata a ridurre il numero di malattie, infermità e morti subite dai pazienti durante le cure sanitarie. Bibliografia 1. National Coordinating Council for Medication Error Reporting and Prevention – NCCPMERP. www.nccmerp.org 2. Kohn LT, Corrigan JM, Donaldson MS, eds; Committee on Quality of Health Care in America, Institute of Medicine. To err is human: building a safer health system. Washington, D.C.: National Academy Press, 2000. 3. Millar J, Mattke S and the Members of OECD Patient Safety Panel. OECD Health Technical Papers n.18. Selecting indicators for patient safety at the health system level in OECD countries, 2004. 4. http://www.ministerosalute.it/programmazione/qualita/ qualita.jsp. 5. Brennan TA, Leape LL, Laird MN, et al. Incidence of adverse events and negligence in hospitalised patients. N Engl J Med 1991; 324: 370-6. 6. Wilson RM, Runciman WB, Gibberd RW, et al. The quality in Australian health care study. Med J Aust 1995; 163: 458-71. 7. Woloshynowych M, Neale G, Vincet C. Adverse events in R AIFA - Ministero della Salute 166 8. 9. 10. 11. FARMACOVIGILANZA 12. Davanzo f, Settimi L, Manfrè S, et al. Intossicazioni da farmaci in Italia: la casistica presa in esame dal centro antiveleni di Milano nel 2004. Not Ist Super Sanità 2005; 18: III-IV. 13. Watson AW, Litovitz TL, Schuartz WK, et al. 2003 Annual report of the American Association of Poison control Centres Toxic Exposure surveillance system. Am J Emerg Med 2004; 22: 335-421. 14. http://www.fda.gov.medwatch/SAFETY/2004/reminyl_ DHCP.htm 15. Dufay E, Schmitt E, Kettani C, Calop J. Un réseau épidémiologique de l’erreur médicamenteuse. Pharm Hosp 1998; 33: 14-8. 16. Dufay E, Schmitt E, Kettani C, Calop J. Un réseau épidémiologique de l’erreur médicamenteuse: le réseau REEM. Pharm Hosp 2000; 35: 20-1. hospitalised patients: a pilot study and preliminary findings. Clinical Governance Bullettin, Vol. 1, N. 2 settembre 2000, pag. 2-3. Davis P, Lay-Yee R, Briant R, Ali W, Scott A, Schug S. Adverse events in New Zealand public hospitals I: occorence and impact. N Z Med J 2002; 115: U271. Brennan TA, Leape LL, Laird NM, et al. Incidence of adverse events and negligence in hospitalized patients: results of the. Harvard Medical Practice Study I. 1991. Qual Saf Health Care 2004; 13: 145-51. Gandhi TK, Weingart SN, Borus J, et al. Patient safety: adverse drug events in ambulatory care. N Engl J Med 2003; 348: 1556-64. Mohr JF, Hall AC, Ericsson CD, Ostrosky-Zeichner L. Fatal amphotericin B overdose due to administration of nonlipid formulation instead of lipid formulation. Pharmacotherapy 2005; 25: 426-8. a proposito di… Farmaci di fascia C Il Decreto Legge n. 87/20051, “Disposizioni urgenti per il prezzo dei farmaci non rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale”, è stato convertito nella Legge n. 149/2005, in vigore dal 30 Luglio scorso2. Nella conversione in Legge, relativamente alle misure riguardanti i farmaci appartenenti alla fascia C, il testo del Decreto ha subito delle modifiche e delle integrazioni: • il farmacista non è più tenuto ma “è obbligato, sulla base della sua specifica competenza professionale” ad informare il paziente dell’eventuale presenza in commercio di medicinali bioequivalenti con un prezzo minore rispetto a quello del medicinale prescritto dal medico; • il farmacista che non ottempera all’obbligo di cui sopra è soggetto ad una sanzione amministrativa (da € 258,23 a 1549,37); in caso di reiterazione delle violazioni può essere disposta la chiusura temporanea della farmacia per un periodo non inferiore a quindici giorni; • una o più copie della lista di trasparenza dei farmaci in fascia C devono essere poste in modo ben visibile al pubblico all’interno di ciascuna farmacia; • diminuzioni del prezzo dei farmaci classificati in fascia C sono possibili in qualunque momento mentre, come già stabilito dal precedente Decreto Legge, variazioni in aumento sono consentite soltanto nel mese di gennaio di ogni anno dispari. La Legge 149/2005 ha introdotto ulteriori misure che non riguardano solo il contenimento del prezzo dei farmaci in fascia C. I farmaci generici vengono formalmente definiti “medicinali equivalenti”: le aziende titolari dell’AIC, entro novanta giorni dall’entrata in vigore della Legge, devono apporre sulle confezioni la nuova dicitura. L’Agenzia Italiana del Farmaco, entro novanta giorni dall’entrata in vigore della Legge, individuerà tra i farmaci le specialità per le quali possono essere previste confezioni monodose o confezioni contenenti una singola unità posologica. Entro il 31 dicembre 2005, infine, sulle confezioni esterne sia dei farmaci etici che dei rimedi fitoterapici ed omeopatici, dovrà essere riportato il nome commerciale del prodotto in carattere Braille. Riferimenti normativi 1. Decreto Legge n. 87 del 27 maggio 2005. G.U. n. 124 del 30 maggio 2005. 2. Legge n. 149 del 26 luglio 2005. G.U. n. 175 del 29 luglio 2005. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 167 2005 Uso sicuro dell’isotretinoina con disposizioni per medici, farmacisti e aziende farmaceutiche in aggiunta ai singoli provvedimenti relativi ad ogni specialità medicinale. Il provvedimento, in fase di emanazione, consente l’uso sistemico dell’isotretinoina esclusivamente nell’ambito del “Programma di prevenzione del rischio teratogeno” approvato dall’AIFA e concernente l’insieme delle procedure finalizzate ad evitare gli effetti teratogeni della isotretinoina attraverso modalità di prescrizione, dispensazione, distribuzione del farmaco associate ad una dettagliata informazione alle pazienti candidate al trattamento con tale farmaco. L’isotretinoina è un composto retinoide derivato dalla vitamina A, indicato per il trattamento di alcune gravi forme di acne (per esempio acne nodulare o conglobata ovvero acne con rischio di cicatrici permanenti) refrattarie a cicli adeguati di terapia standard con antibatterici sistemici e di terapia topica. Questo farmaco è altamente teratogeno1 e la sua assunzione in gravidanza, anche se limitata a pochi giorni, può determinare l’insorgenza di anomalie congenite. Per questo, già dal 2003, a livello europeo2 è stato previsto che la prescrizione di isotretinoina alle donne in età fertile deve avvenire nell’ambito di un Programma di prevenzione della gravidanza3 (box) che sottopone le pazienti a rigide misure di controllo atte a prevenire una gravidanza. L’obbligo di attuare il Programma di prevenzione, dopo averne concordato i dettagli con le autorità nazionali, compete alle aziende titolari dei farmaci che sono, inoltre, tenute a registrare e monitorare eventuali casi di gravidanza e/o di sospetta esposizione embrio-fetale, a presentare rapporti periodici con le scadenze previste per le nuove autorizzazioni e a non fornire campioni gratuiti del prodotto medicinale. In Italia sono autorizzate all’immissione in commercio quattro specialità contenenti isotretinoina per le quali sono stati presentati dei programmi differenziati di prevenzione della gravidanza. La necessità di uniformare i programmi, con particolare riferimento alle modalità di prescrizione e di controllo della dispensazione, hanno indotto l’AIFA ad elaborare un provvedimento di carattere generale Box PREVENZIONE Tale Programma prevede: A) Materiali educazionali per il medico: 1. Dieci regole per la prescrizione (vedi scheda p. 168); 2. guida alla prescrizione per il medico. B) Materiali educazionali per le pazienti: 1. guida alla terapia per la paziente, guida alla contraccezione; 2. modulo di informazione e consenso informato per le pazienti di sesso femminile. C) Materiale educazionale per il farmacista: 1. guida alla dispensazione per il farmacista. D) Modulo di follow-up delle gravidanze (da seguire nel caso in cui, nonostante tutte le precauzioni, dovesse verificarsi una gravidanza in corso di terapia con isotretinoina). DELLA GRAVIDANZA PER DONNE IN TERAPIA CON ISOTRETINOINA3 ■ Il Programma di prevenzione della gravidanza si articola in tre componenti: a) Programma informativo: • migliorare la consapevolezza del rischio teratogeno nei pazienti e nei medici; • informare e sensibilizzare ulteriormente le pazienti e ricercarne l’approvazione. b) Gestione della terapia: • fornitura ai prescrittori di materiale informativo adeguato da consegnare alle pazienti; • esecuzione, sotto la supervisione del medico, di test di gravidanza prima, durante e fino a cinque settimane dopo il trattamento; • adozione prima dell’inizio della terapia di almeno un metodo con- R AIFA - Ministero della Salute traccettivo efficace o preferibilmente due forme complementari di contraccezione, ivi compreso un metodo di barriera. c) Controllo della distribuzione: • limitazione di vendita; • quantità di farmaco da utilizzare per 30 giorni; • ricetta valida per 7 giorni. 168 FARMACOVIGILANZA SCHEDA: dieci regole per la prescrizione di medicinali contenenti isotretinoina Prima di prescrivere un trattamento con isotretinoina orale ad una paziente in età fertile, deve assicurarsi che vengano soddisfatti tutti i criteri di seguito riportati: 1. Correttezza dell’indicazione d’uso (forme gravi di acne, quali acne nodulo cistica o conglobata o acne con rischio di formazione di cicatrici permanenti, resistenti ad adeguati cicli di terapia standard con antibatterici ad uso sistemico e a trattamento topico). 2. Assenza delle seguenti controindicazioni: • Gravidanza o allattamento al seno • Donne in età fertile, salvo che non siano soddisfatte tutte le condizioni previste dal Programma di prevenzione della gravidanza • Insufficienza epatica • Iperlipidemia • Ipervitaminosi A • Ipersensibilità all’isotretinoina o ad uno degli eccipienti • Trattamento concomitante con tetracicline. 3. La paziente è stata informata e ha compreso il rischio teratogeno correlato al trattamento con isotretinoina. 4. La paziente ha compreso la necessità di effettuare visite di controllo ad intervalli di 28 giorni (per la limitazione relativa alla quantità di farmaco prescrivibile, che può coprire una terapia di massimo 30 giorni, e per l’effettuazione di un test di gravidanza). 5. La paziente ha compreso e ha accettato la necessità di una contraccezione efficace, senza interruzione, almeno 1 mese prima dell’inizio del trattamento, per tutta la durata del trattamento e per almeno 1 mese dopo la fine del trattamento, anche nel caso in cui non sia sessualmente attiva. Deve essere utilizzato almeno un metodo efficace di contraccezione (di prima scelta), ma preferibilmente due metodi complementari, incluso un metodo di barriera (di seconda scelta) per ridurre il rischio di un possibile fallimento della copertura contraccettiva. Pertanto la paziente va informata in merito alla contraccezione prima di iniziare il trattamento. Durante il trattamento, in occasione della visita di controllo da effettuarsi ogni 28 giorni, si deve continuare a fornire consulenza a riguardo e a verificare il corretto utilizzo dei metodi anticoncezionali. 6. La paziente con amenorrea deve comunque seguire tutte le indicazioni relative ad una contraccezione efficace. 7. La paziente è in grado di osservare le misure contraccettive scelte. 8. La paziente è stata informata e ha compreso le potenziali conseguenze di una gravidanza ed è al corrente del fatto che, se nonostante le precauzioni prese si dovesse verificare una gravidanza in corso di trattamento, la terapia deve essere immediatamente interrotta, e la paziente deve discutere con un esperto in teratogenicità l’opportunità di continuare la gravidanza. Lo stesso vale se la gravidanza si dovesse verificare nel mese successivo all’interruzione del trattamento. 9. La paziente ha compreso la necessità e ha accettato di sottoporsi a test di gravidanza prima, durante e cinque settimane dopo la fine del trattamento. Un test negativo di gravidanza, con una sensibilità minima di 25mIU/ml, da effettuarsi sotto controllo medico nel corso dei primi tre giorni del ciclo mestruale, è il pre-requisito per iniziare il trattamento con isotretinoina. 10. La paziente, dopo aver ricevuto tutte le informazioni necessarie, a voce e per iscritto (Guida alla terapia per il paziente, Guida alla contraccezione), dichiara di aver compreso i rischi e le precauzioni alle quali attenersi in corso di terapia con isotretinoina firmando il Modulo di informazione e Consenso Informato. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 Il caso dell’isotretinoina dimostra come in ultima analisi la minimizzazione di un rischio teratogeno, noto e non eliminabile perché proprio della molecola, appare legato in parte a limitazioni regolatorie, restrizione delle indicazioni e della sua disponibilità (prescrivibilità e dispensabilità), ma soprattutto a strategie di comunicazione finalizzate ad informare sui rischi e a responsabilizzare tutti i soggetti coinvolti nel trattamento: pazienti, medici farmacisti ed azienda farmaceutica. L’elemento principale è la condivisione del rischio e delle precauzioni da adottare, che diventano particolarmente rilevanti quanto meno si considera salvavita il farmaco coinvolto. Numerosi agenti antitumorali sono teratogeni e controindicati in gravidanza, ma per la patologia che trattano e per l’ambito (ospedaliero) in cui vengono somministrati non sono accompagnati da programmi di prevenzione delle gravidanze come quello previsto per l’isotretinoina. 169 2005 da parte del medico delle dieci regole (vedi scheda p. 171). Considerato che la tempistica per esecuzione di test di gravidanza (vincolato all’inizio del ciclo mestruale della paziente), prescrizione e dispensazione del prodotto (possibilmente nella stessa giornata al massimo) sono difficilmente realizzabili, il rinvio a specialisti od ospedali renderebbe del tutto impraticabile il trattamento con isotretinoina. Il materiale educazionale previsto ripropone rischi, precauzioni necessarie e verifiche relative all’adozione delle stesse in più punti del programma; probabilmente la minimizzazione del rischio teratogeno dell’isotretinoina sarà realizzata oltre che dall’implementazione del piano di prevenzione anche da una riduzione dei consumi per le difficoltà di adesione ai vincoli imposti dal programma stesso con rinuncia ad una terapia particolarmente complicata da rispettare. D’altra parte la patologia curata dall’isotretinoina è più frequente nei soggetti in età fertile e sebbene sia previsto che: deve essere prescritta soltanto da parte di o sotto la supervisione di medici esperti nell’uso di retinoindi per via sistemica, per il trattamento di acne severa pienamente consapevoli dei rischi della terapia con isotretinoina e dei controlli richiesti, la sua prescrizione non è vincolata a specialisti o ad ambiti ospedalieri, ma solo al rispetto Bibliografia 1. Agenzia Italiana del Farmaco. Farmaci e gravidanza. 2005. 2. Disponibile on-line: www.emea.eu.int/index/indexh1.htm (accesso verificato il 26/09/05). 3. Decisione della Commissione Europea del 17/10/2003; disponibile on-line: http://pharmacos.eudra.org/F2/register/refh_others.htm (accesso verificato il 26/09/05). R AIFA - Ministero della Salute 170 FARMACOVIGILANZA La sospensione del vaccino Hexavac®. La raccomandazione dell’EMEA L’Agenzia europea dei medicinali (European Medicines Agency, EMEA) raccomanda, come misura precauzionale, la sospensione dell’autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino Hexavac®, a causa di un problema relativo alla protezione a lungo termine nei confronti dell’epatite B. Hexavac ® è un vaccino ad uso pediatrico contro difterite, tetano, pertosse, epatite B, polio e Haemophilus influenzae di tipo b. Non vi sono problemi immediati per i bambini già vaccinati con Hexavac®. Comunque il Comitato ha richiesto alla Sanofi Pasteur MSD, l’azienda farmaceutica titolare dell’autorizzazione, di definire uno specifico programma di sorveglianza per valutare se sia necessaria una rivaccinazione in una età successiva, ad esempio al momento dell’adolescenza, al fine di assicurare una protezione a lungo termine contro l’epatite B. Il Comitato sottolinea l’importanza della vaccinazione ed i benefici per ogni singolo bambino e per la popolazione in generale. Sono disponibili nell’Unione Europea vaccini alternativi (esavalenti o associazioni di vaccini equivalenti) attivi nel proteggere i bambini contro queste malattie gravi e potenzialmente in grado di mettere in pericolo la vita. Le vaccinazioni devono essere proseguite in conformità alle raccomandazioni e ai calendari vaccinali previsti a livello nazionale. La raccomandazione è stata formulata dal Comitato dei medicinali per uso umano dell’Agenzia (Committee for Medicinal Products for Human Use, CHMP) durante la riunione del 12-15 settembre 2005, a seguito del riscontro di una diminuita immunogenicità (capacità del vaccino di stimolare una risposta immunitaria) della componente contro l’epatite B. Ciò è dovuto presumibilmente ad una variabilità nel processo di produzione del vaccino anti-epatite B, la quale potrebbe determinare una diminuzione della protezione a lungo termine verso l’epatite B. Per ulteriori chiarimenti, si consiglia ai genitori di rivolgersi agli operatori sanitari. Una lista di domande e risposte per i genitori e per gli operatori sanitari è disponibile sul sito Internet dell’EMEA (www.emea.eu.int). Il problema non riguarda la protezione verso difterite, tetano, pertosse, poliomielite e Haemophilus influenzae di tipo b. a proposito di… Centri antiveleni ed emergenze in medicina Nel volume “Emergenze in Medicina Generale”, una delle pubblicazioni curate dall’AIFA di recente distribuzione, nella parte relativa ai Centri antiveleni italiani (pag XIII) non è stato citato il Centro antiveleni di Bergamo. L’omissione è dovuta ad un semplice refuso di stampa. Il Centro antiveleni di Bergamo, operativo dall’anno 2000, aperto 24 ore al giorno, si occupa principalmente di cura dei pazienti intossicati che accedono all’ospedale di Bergamo, consulenza medico-tossicologica telefonica, servizio di informazione sui farmaci, definizione di protocolli per la gestione dell’emergenza tossicologica, attività didattica e di informazione e prevenzione, attività di studio e ricerca. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 171 2005 Le indicazioni nazionali* sul vaccino Hexavac® L’Hexavac® è un vaccino combinato per la prevenzione di 6 malattie: tetano, difterite, pertosse, poliomielite, infezioni invasive da Hemophilus influenzae b ed epatite virale B. Questo prodotto è stato registrato per l’uso in Italia e nelle altre nazioni dell’Unione Europea tra il 2000 e il 2001, per la vaccinazione dei bambini nel primo anno di vita. L’Agenzia Europea dei Prodotti Medicinali (European Medicines Agency, EMEA), responsabile della valutazione di farmaci e vaccini, a cui partecipano esperti nazionali degli stati membri dell’Unione Europea, ha evidenziato una ridotta risposta anticorpale per epatite B indotta dalla vaccinazione con Hexavac®, per cui ha raccomandato di sospenderne in via precauzionale l’autorizzazione alla vendita. Di conseguenza, verrà sospesa la distribuzione del vaccino e verranno ritirate dal mercato tutte le dosi non utilizzate. Infatti, sebbene a distanza di un mese dalla terza dose di Hexavac® oltre il 95% dei bambini vaccinati presenti titoli anticorpali superiori alla soglia considerata protettiva (anti HBsAg >10 UI/l), una quota variabile dal 5 al 20% dei vaccinati supera di poco tale soglia (con titoli anticorpali >10 UI/l e < 100 UI/l). Sebbene il significato clinico di questa osservazione non sia ancora noto, è possibile che la durata della protezione non sia ottimale nel tempo, e i bambini vaccinati, pur essendo protetti durante l’infanzia, potrebbero non esserlo adeguatamente durante l’adolescenza e l’età adulta. La sospensione dell’Hexavac®, quindi, non è correlata a problemi di sicurezza del vaccino, né comporta una scarsa efficacia protettiva a breve termine nei confronti dell’epatite B. tiranno di definire la necessità di dosi di richiamo contro l’epatite B ai bambini precedentemente vaccinati con Hexavac®. Nella eventualità di dover effettuare in futuro dosi di richiamo ai bambini vaccinati con Hexavac®, è essenziale che i Servizi vaccinali mantengano un’accurata documentazione individuale dei vaccini somministrati nel primo anno di vita. Si ribadisce che il dosaggio dei titoli anticorpali contro l’epatite B non fornisce alcuna informazione utile alla valutazione della effettiva protezione dei singoli vaccinati, e non è pertanto raccomandato. I bambini che devono iniziare o completare il ciclo vaccinale primario (3 dosi nel primo anno di vita) dovranno ricevere prodotti alternativi all’Hexavac ®, che garantiscano la vaccinazione contro le sei malattie previste dal vigente calendario vaccinale e dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). In base alla disponibilità di vaccini sul territorio, si possono quindi utilizzare i prodotti riportati di seguito. 1. Bambini che hanno già ricevuto 1 o 2 dosi di Hexavac®. Si raccomanda di completare il ciclo vaccinale (3 dosi), con un diverso vaccino, cioè: a) Infanrix-hexa®, che protegge verso le stesse sei malattie dell’ Hexavac® (difterite, tetano, pertosse, poliomielite, infezioni invasive da Hemophilus influenzae b, ed epatite virale); o varie associazioni di vaccini, quali quelle sottoelencate: b) vaccino pentavalente contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite, infezioni invasive da Hib (Pentavac®) + vaccino monovalente contro l’epatite B; c) vaccino pentavalente contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite, epatite B (Infanrix-penta ® ) + vaccino monovalente contro le infezioni invasive da Hib; d) vaccino tetravalente contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite (Tetravac®) + vaccino monovalente contro l’epatite B + vaccino mo- Al momento, non è necessario che i bambini che hanno completato il ciclo vaccinale primario (3 dosi) con Hexavac® ricevano una dose di richiamo contro l’epatite B. Sono attualmente in corso ulteriori studi sull’efficacia a lungo termine del vaccino, che consen- * Raccomandazioni condivise tra Agenzia Italiana del Farmaco, Istituto Superiore di Sanità e Ministero della Salute. R AIFA - Ministero della Salute 172 FARMACOVIGILANZA novalente contro le infezioni invasive da Hib; e) vaccino tetravalente contro difterite, tetano, pertosse, epatite B (InfanrixHepB ® ) + vaccino monovalente contro la poliomielite + vaccino monovalente contro le infezioni invasive da Hib combinazioni con vaccini tetravalenti e vaccini monovalenti. vaccino monovalente contro l’epatite B + vaccino monovalente contro le infezioni invasive da Hib; e) vaccino tetravalente contro difterite, tetano, pertosse, epatite B (InfanrixHepB ® ) + vaccino monovalente contro la poliomielite + vaccino monovalente contro le infezioni invasive da Hib combinazioni con vaccini tetravalenti e vaccini monovalenti. Tutte queste vaccinazioni possono essere eseguite nella stessa seduta vaccinale. Tutte queste vaccinazioni possono essere eseguite nella stessa seduta vaccinale. Il nostro paese ha adottato la strategia vaccinale per l’infanzia con i vaccini esavalenti che hanno contribuito ad aumentare grandemente la compliance nei confronti di tutte le vaccinazioni, ed in particolare nei confronti delle vaccinazioni raccomandate, previste dai LEA. Per tale motivo, nel nostro paese la disponibilità di vaccini monovalenti o polivalenti in diverse associazioni è attualmente ridotta, perché limitata a situazioni particolari dell’offerta vaccinale. Si chiede, pertanto, di voler operare per garantire al massimo la continuità e l’omogeneità dei programmi vaccinali sul territorio nazionale. 2. Bambini che non hanno ancora iniziato il ciclo vaccinale. Le vaccinazioni previste dal vigente calendario nazionale ed incluse nei LEA vanno effettuate somministrando tre dosi dei vaccini attualmente autorizzati per l’uso, cioè: a) Infanrix-hexa®, che protegge verso le stesse sei malattie dell’ Hexavac® (difterite, tetano, pertosse, poliomielite, infezioni invasive da Hemophilus influenzae b, ed epatite virale; o varie associazioni di vaccini, quali quelle sottoelencate: b) vaccino pentavalente contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite, infezioni invasive da Hib (Pentavac®) + vaccino monovalente contro l’epatite B; c) vaccino pentavalente contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite, epatite B (Infanrix-penta ® ) + vaccino monovalente contro le infezioni invasive da Hib; d) vaccino tetravalente contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite (Tetravac®) + Rimangono infine valide le raccomandazioni circa la valutazione e vaccinazione dei bambini ad alto rischio, che includono i nati da madri HBsAg positive, i conviventi con portatori, e le altre categorie elencate nell’allegato al D.M. 20 novembre 2000 “Protocollo per l’esecuzione della vaccinazione contro l’epatite virale B” e Circolare Ministero della Salute n. 19 del 30 novembre 2000. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci 173 LA PAGINA DEL PAZIENTE Domande e risposte su Hexavac® £ Che cos’è Hexavac® e a cosa serve? Per bambini che hanno già ricevuto 1 o 2 dosi di Hexavac®, ® Hexavac è un vaccino indicato nell’infanzia per prevenire 6 si raccomanda di completare il ciclo vaccinale (3 dosi) con un malattie: difterite, tetano, pertosse, epatite B, poliomielite e diverso vaccino, cioè con un esavalente o con un’associazione le malattie invasive da Haemophilus influenzae tipo b. di vaccini equivalenti. £ Perché Hexavac® è stato sospeso? L’EMEA, il CHMP e le autorità sanitarie nazionale sotto- Hexavac® è stato sospeso in via cautelativa a causa di problemi derivano per il singolo individuo e per la popolazione in ge- relativi all’efficacia protettiva contro l’epatite B nel lungo nerale. Le vaccinazioni devono proseguire secondo quanto termine, conseguenti al riscontro di una ridotta immunogenicità previsto dai programmi nazionali e dalle schedule vaccinali. (risposta di difesa dell’organismo contro una malattia) della com- £ Ci sono altri vaccini che possono essere utilizzati al lineano l’importanza della vaccinazione e dei benefici che ne ponente relativa all’epatite B. Si suppone che ciò dipenda da una posto di Hexavac®? variabilità del processo di produzione della componente del vaccino contro l’epatite B che potrebbe condurre ad una ri- Sono disponibili nell’Unione Europea vaccini alternativi duzione della protezione a lungo termine dell’epatite B. (esavalenti o associazioni di vaccini equivalenti) attivi nel £ Il mio bambino è stato vaccinato con Hexavac®. È proteggere i bambini contro queste malattie gravi potenzialmente in grado di mettere in pericolo la vita. In Italia le autorità sanitarie hanno attivato tutte le iniziative necessarie protetto contro le sei malattie? Il suo bambino è protetto contro difterite, tetano, pertosse, per assicurare la prosecuzione dei programmi vaccinali, di- poliomielite e le malattie invasive da Haemophilus influenzae sponendo anche l’importazioni di dosi di vaccini alternativi tipo b. Il problema riguarda solo l’epatite B ed in particolare al fine di garantire la copertura di tutti i soggetti sottoposti la protezione a lungo termine (5-10 anni). Non c’è nessun a vaccinazione problema immediato riguardante la protezione a breve £ Che cosa significa la sospensione dell’autorizzazione termine contro l’epatite B. all’immissione in commercio di Hexavac®? £ Il mio bambino è stato vaccinato con Hexavac . È ne® La sospensione di un’autorizzazione all’immissione in com- cessario eseguire il dosaggio anticorpale? mercio è una misura cautelativa, durante la quale l’azienda In questo caso il dosaggio dei titoli anticorpali contro l’epatite titolare del farmaco può proporre soluzioni ai problemi iden- B non fornisce alcuna informazione utile a livello individuale tificati dall’Agenzia e dai suoi comitati scientifici. Durante il e non è pertanto raccomandato. periodo di sospensione, Hexavac® non sarà disponibile. Co- £ Il mio bambino è stato vaccinato con Hexavac®. È ne- munque, una volta che il problema sarà risolto, Hexavac® può essere reintrodotto nel mercato. cessaria un’ulteriore vaccinazione contro l’epatite B? Non c’è nessuna necessità immediata di rivaccinare il suo £ Esiste qualche legame tra la sospensione di Hexavac® bambino. Comunque, il Comitato europeo per i medicinali e la precedente comunicazione del CHMP sulle morti ✂ ad uso umano (CHMP) ha richiesto alla ditta titolare di improvvise inattese? condurre indagini specifiche per valutare la necessità di ri- No. I due argomenti non sono correlati. In passato il CHMP vaccinare i bambini in età successive, ad esempio nell’adole- aveva rivisto la possibilità di un legame tra la morte improvvisa scenza, per assicurare una protezione a lungo termine contro inattesa (SUD, Sudden Unexpected Death) e Hexavac® ed aveva l’epatite B. In Italia le autorità sanitarie, promotrici e garanti concluso che, sulla base dell’evidenza disponibile, non c’era dei programmi di immunizzazione della popolazione, valu- alcun rischio per la salute pubblica. La precedente posizione teranno i dati che si renderanno via via disponibili e provve- pubblica è disponibile nel sito del Ministero della Salute deranno a fornire indicazioni in merito ad eventuali richiami. www.ministerosalute.it/dettaglio/pdNews.jsp?area=medi £ Il mio bambino ha iniziato la vaccinazione con cinali-farmacovigilanza&colore=3&id=502 £ In quali paesi era disponibile Hexavac®? Hexavac®. Cosa devo fare? Non c’è alcun problema immediato. Mantenga i prossimi ap- Hexavac® era disponibile all’interno dell’Unione Europea puntamenti programmati con il vaccinatore che le suggerirà oltre che in Italia, in Austria, Cipro, Repubblica Ceca, Francia, le modalità per completare la vaccinazione in accordo alle Germania, Grecia, Lituania, Slovacchia e Svezia. Il vaccino raccomandazioni nazionali. era disponibile anche in altri 19 paesi nel mondo. R AIFA - Ministero della Salute 174 DEAR DOCTOR LETTER Si pubblica di seguito una Dear Doctor Letter (DDL) recentemente inviata ai medici per diffondere tempestivamente nuove evidenze sulla sicurezza di Hexavac® (vaccino esavalente). Le DDL sono concordate con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) che quindi ne condivide i contenuti; con la loro pubblicazione sul Bollettino d’Informazione sui Farmaci si intende sottolinearne l’importanza e facilitarne l’archiviazione. Si ricorda inoltre che per ulteriori informazioni ci si può rivolgere via fax all’Ufficio Farmacovigilanza dell’AIFA, al numero: 06/59784142. Nota informativa importante concordata con l’Agenzia europea per i medicinali (EMEA) e l’AIFA ■ Hexavac® (vaccino esa- valente). Sospensione dell’autorizzazione all’immissione in commercio 20 Settembre 2005 Egregio Dottore, Gentile Dottoressa l’EMEA1 ha deciso di sospendere l’autorizzazione alla immissione in commercio di Hexavac®, vaccino esavalente per l’infanzia che fornisce protezione contro sei malattie (difterite, tetano, pertosse, poliomielite, Haemophilus influenzae tipo b ed epatite B). Di conseguenza, Sanofi Pasteur MSD interromperà la distribuzione di ulteriori dosi di Hexavac® per tutta la durata del provvedimento di sospensione. Sanofi Pasteur MSD sta procedendo al ritiro dal mercato di tutte le dosi non utilizzate di Hexavac®. L’EMEA ha preso questa decisione come misura precauzionale legata ad alcune riserve relative alla protezione a lungo termine contro l’epatite B, derivanti dall’osservazione di una ridotta immunogenicità in un numero limitato di studi condotti con Hexavac®. L’EMEA ha assunto questa decisione come misura precauzionale fino a quando la questione non sarà risolta. Non vi sono problemi relativi alla sicurezza del vaccino. Recenti studi clinici hanno dimostrato che la maggior parte dei bambini vaccinati con Hexavac® ha raggiunto o oltrepassato la soglia di protezione di livelli sierici di 10mUI/mL di anti-HBs. Nessun caso di epatite B è stato riportato tra i bambini vaccinati con Hexavac® dall’inizio della commercializzazione del prodotto avvenuta nel 2000 (in Italia nel 2001). Le azioni da intraprendere nei riguardi dei bambini vaccinati con Hexavac® sono le seguenti: • per quei bambini che non avessero completato il ciclo di vaccinazione con Hexavac®, la vaccinazione deve essere completata con un vaccino esavalente o con un’associazione di vaccini equivalenti; • per quanto riguarda i bambini che hanno completato il ciclo di vaccinazione con Hexavac®, al momento non c’è necessità di ulteriori interventi, quali test anticorpali o rivaccinazione. In conformità a quanto concordato con le autorità regolatorie, l’azienda titolare si è impegnata a produrre i dati aggiuntivi che possano essere rilevanti in merito alla protezione a lungo termine. R AIFA - Ministero della Salute La protezione fornita da Hexavac® contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite e patologie invasive causate da Haemophilus influenzae tipo b (Hib) non risulta in alcun modo alterata. L’AIFA coglie l’occasione per ricordare a tutti i medici l’importanza della segnalazione delle reazioni avverse da farmaci, quale strumento indispensabile per confermare un rapporto beneficio-rischio favorevole nelle loro reali condizioni di impiego. Le segnalazioni di sospetta reazione avversa da farmaci devono essere inviate al Responsabile di Farmacovigilanza della Struttura di appartenenza. bollettino d’informazione sui farmaci 175 DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA Questa rubrica vuole portare all’attenzione dei lettori alcuni studi clinici particolarmente rilevanti per il riflesso che possono avere nella pratica professionale. Gli studi sono presentati in forma sintetica, tenendo conto dell’eventuale dibattito suscitato dalla loro pubblicazione. Otite media acuta, gli antibiotici si possono evitare in due bambini su tre TITOLO La prescrizione ritardata può ridurre l’uso di antibiotici per l’otite media acuta. Uno studio osservazionale prospettico in medicina generale. (Titolo originale: Delayed prescription may reduce the use of antibiotics for acute otitis media. A prospective observational study in primary care). AUTORI Marchetti F, Ronfani L, Conti Nibali S, Tamburlini G, per il Gruppo Italiano di Studio sull’otite media acuta. RIVISTA Arch Pediatr Adoles Med 2005; 159: 679-84. SPONSOR Studio no profit. Finanziamento da parte dell’Associazione Culturale Pediatri per gli aspetti di gestione dello studio. Nessun conflitto di interessi dichiarato. Contesto e motivazione della ricerca Ad oggi, la massiccia prescrizione di antibiotici è ancora uno dei maggiori problemi in medicina1: il rischio dell’aumento di resistenze batteriche a questi farmaci dovrebbe condurne ad un uso più razionale2,3. L’otite media acuta (OMA), una delle affezioni più comuni nella popolazione pediatrica, è responsabile del 25-50% delle prescrizioni annuali di antibiotici per via orale4,5, nonostante esistano controverse evidenze sull’efficacia di tali farmaci, sia in termini di risoluzione dei sintomi che di prevenzione delle complicazioni6,7. Le evidenze derivanti da alcune revisioni sistematiche indicano che i benefici della terapia antibiotica sono limitati: per avere beneficio su 1 bambino occorre trattarne da 7 a 208-11, senza contare gli effetti avversi della terapia, il maggior costo del trattamento, l’aumento delle resistenze batteriche, oltre che la mancata opportunità di coinvolgimento delle famiglie in una scelta informata12,13. Un promettente approccio per la riduzione dell’impiego di antibiotici in casi di OMA è la prescrizione ritardata, ovvero prima di somministrare un antibiotico è meglio attendere un paio di giorni. Tale approccio (“aspetta e vedi”) è stato proposto dal Duch College of General Practitioners14 e recentemente adottato dal Gruppo di Ricerca Pediatrica di Cincinnati negli USA15, sulla base dei dati di efficacia derivanti da uno studio clinico randomizzato condotto in Inghilterra16. In Italia, l’Associazione Culturale Pediatri (ACP), un’associazione professionale di pediatri di libera scelta (PLS)17, ha sviluppato alcune lineeguida (LG), simili a quelle olandesi sopracitate 18 , per il trattamento dell’OMA, nelle quali il ricorso agli antibiotici viene limitato. Ai fini di implementare nella pratica clinica quotidiana dei pediatri le LG proposte è stato previsto il diretto coinvolgimento dei prescrittori nel va- R AIFA - Ministero della Salute lutarne l’applicabilità e l’efficienza19. Sulla base di queste considerazioni gli autori hanno disegnato un grande studio collaborativo per valutare l’applicabilità e l’efficienza delle LG dell’ACP nel trattamento dell’OMA in pediatria di base19-21. Materiali e metodi Nello studio sono stati coinvolti 169 PLS distribuiti in varie regioni italiane ed appartenenti a 13 gruppi dell’ACP. In accordo con il protocollo dello studio (approvato dal Comitato etico di Verona), i PLS, nell’arco temporale di 2 mesi (febbraio–marzo 2001), hanno reclutato i casi eleggibili, selezionando i pazienti tra i primi 11 bambini, di età compresa tra 1 e 14 anni, visitati consecutivamente, che presentavano i sintomi per OMA entro 24-36 ore dalla loro comparsa. È stata adottata la seguente definizione di OMA 16 : presenza di febbre e/o dolore auricolare e/o irritabilità con uno o più dei seguenti segni clinici: rossore marcato, gonfiore e perforazione della membrana timpanica. In Italia la diagnosi di OMA viene infatti eseguita sulla base dei sintomi e delle caratteristiche della membrana timpanica. Per indagare se specifiche combinazioni di segni e sintomi fossero predittive dell’uso di antibiotici è stata adottata la seguente definizione di OMA grave: persistenza di febbre (≥ 38,4°C) e gonfiore e rossore della membrana timpanica22. 176 DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA Tabella I – Linea-guida per la gestione terapeutica di casi con OMA. Condizione Gestione Iniziale Indicazione all’antibiotico Agente di prima scelta Età < 1 anno Storia di OMA Otorrea Sintomatico Antibiotico Da subito Paracetamolo (10-15 mg/kg/dose) Amoxicillina (75-100 mg/kg/die) Diversa dal punto precedente Sintomatico Decorso irregolare dopo 48-72 ore di attesa Paracetamolo (10-15 mg/kg/dose) Amoxicillina (75-100 mg/kg/die) I criteri di esclusione prevedevano: bambini di età inferiore ad 1 anno, somministrazione precedente di antibiotici, severe patologie acute concomitanti (asma, bronchite, broncopolmonite), sindrome di Down, fibrosi cistica, immunodeficienza, malformazioni cranio-facciali. Il protocollo dello studio (tabella I) prevedeva l’utilizzo da subito della terapia antibiotica (amoxicillina, 75-90 mg/kg/die in 3 dosi per non meno di 5 giorni) in presenza di otorrea e/o di storia di OMA ricorrente (attacchi in 6 mesi ≥ 3 o in 12 mesi ≥ 4) o, a discrezione del medico, in caso di patologia ritenuta come “severa”. In tutti gli altri casi ai bambini veniva somministrato solo un trattamento sintomatico (paracetamolo, 10-15 mg/kg per dose, 4 volte al giorno e lavaggi nasali con soluzione idrosalina). Il protocollo dello studio differiva da quello olandese per il periodo di osservazione dei pazienti: da 48 a 72 ore, invece che per 72 ore. Altre differenze tra i due protocolli, suggerite dalla pratica clinica quotidiana, erano le indicazioni per la terapia antibiotica nei bambini con storia ricorrente di OMA e otorrea23. Dopo il primo contatto, tutti i pazienti arruolati sono stati rintracciati telefonicamente dopo 48-72 ore e, successivamente, dopo 30 giorni effettuando una visita. La misura di esito principale indagata dallo studio è stata la proporzione di bambini con diagnosi di OMA ed eleggibili per il trattamento sintomatico che, a 72 ore dall’arruolamento, hanno presentato una risoluzione dei sintomi senza ricevere l’antibiotico. L’outcome secondario è stata la proporzione di bambini con diagnosi di OMA eleggibili per il trattamento sintomatico che, alla visita di follow-up al trentesimo giorno, non avevano ricevuto l’antibiotico. Si è valutata anche la proporzione di bambini in terapia antibiotica a cui è stata prescritta l’amoxicillina. Gli esiti sono stati analizzati secondo le caratteristiche della popolazione (età e sesso, livello di istruzione materna, esposizione passiva al fumo, quadro otoscopico e precedenti episodi di OMA) utilizzando il test del χ2. È stata inoltre condotta un’analisi multivariata per identificare i fattori associati all’utilizzo dell’antibiotico. I risultati sono stati presentati come odds ratio (OR) con un intervallo di confidenza (IC) pari al 95%. Risultati I 169 PLS hanno reclutato 1672 casi di OMA. Di questi, 395 casi non sono stati considerati nell’analisi: i pazienti analizzati sono stati quindi 1277. In tabella II sono riportati le caratteristiche della popolazione ed i segni clinici ed otologici riscontrati. Il paracetamolo è stato prescritto nel 93% dei casi ed i lavaggi nasali con soluzione idrosalina nel 73% dei casi. Il 26% dei bambini, 332 pazienti, ha ricevuto un trattamento sintomatico aggiuntivo (gocce otologiche analgesiche, vasocostrittori nasali, e antistaminici per via orale), mentre 125 bambini hanno ricevuto un differente farmaco analgesico, di cui 86 in associazione al paracetamolo. Dei 1277 bambini analizzati nello studio, 178 (13,9%) avevano i criteri per ricevere da subito l’antibiotico secondo le LG, in quanto presen- R AIFA - Ministero della Salute tavano otorrea (112; 8,8%), storia ricorrente di OMA (52; 4,1%), o entrambe (14; 1,1%); mentre 1099 bambini (86,1%) sono risultati eleggibili per il solo trattamento sintomatico. Questi ultimi pazienti hanno però ricevuto l’antibiotico per un totale pari a 356 bambini nelle prime 72 ore (l’81,2% amoxicillina e nei casi restanti cefalosporina di II o III generazione o macrolide), mentre 27, per una ricaduta, hanno ricevuto l’antibatterico in un secondo tempo: si è giunti così ad un totale di 716 bambini (65,1%), dei 1099 eleggibili, non curati con l’antibiotico. La somministrazione dell’antibiotico è stata motivata dalla severità del quadro clinico, e dai sintomi persistenti. In 44 casi la terapia è stata richiesta espressamente dai genitori preoccupati dalle condizioni dei figli. Tra i 1099 casi eleggibili per l’approccio “aspetta e vedi”, 121 hanno presentato simultaneamente febbre (≥ 38,4°C) e rossore e gonfiore della membrana timpanica. Nell’analisi dei fattori associati all’uso di antibiotici, confrontando il gruppo di bambini che mostrava questa combinazione di sintomi e segni clinici ed a cui è stato somministrato l’antibiotico al primo contatto o entro le prime 72 ore (67 bambini dei 121, pari al 55%) con il gruppo rimanente (284 dei 978, pari al 29%), la differenza è risultata statisticamente significativa. L’analisi univariata ha evidenziato inoltre che l’altra variabile associata in maniera significativa nella scelta di utilizzare o meno l’antibiotico è stato il sesso del bambino. Secondo l’analisi multivariata, un quadro di OMA severo e l’essere maschio esponeva ad un maggior uso della terapia antibiotica (vedi tabella III). bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 Tabella II – Caratteristiche della popolazione e segni clinici ed otoscopici dei 1277 bambini con OMA. Caratteristiche generali Valore Età, media (intervallo in anni) Sesso maschile, % Educazione materna, % - medie inferiori - medie superiori e/o università Storia familiare per OMA, % Numero di precedenti episodi di OMA (media nei 12 mesi precedenti), % Terapia antibiotica per OMA nei mesi precedenti, % Segni clinici, % - Febbre (temperatura media), °C - Bambini con temperatura ≥ 38,4°C - Dolore auricolare - Irritabilità - Rinite - Tosse - Otorrea Segni otoscopici, % - Rossore - Gonfiore Riflesso luminoso, % - Assente - Opaco Perforazione Miringite bollosa % Presenza concomitante di febbre con temperatura ≥ 38,4°C e rossore e gonfiore della membrana timpanica, % 4,8 (1,0 -13,9) 51 Discussione Questo studio prospettico osservazionale è stato condotto per valutare, su un vasto campione di pediatri, l’applicabilità dell’approccio “aspetta e vedi” relativamente alla terapia nei bambini affetti da OMA. Questo approccio è stato applicato al primo contatto in più del 90% dei casi eleggibili ed ha permesso di evitare l’uso dell’antibiotico in 2 bambini su 3. Nello studio, circa il 20% dei bambini non ha mostrato segni di miglioramento entro 48-72 ore dal primo contatto, dato in accordo con i risultati di una recente metanalisi10 i cui risultati evidenziano che il 19% dei bambini non trattati non presenta segni di miglioramento dopo 1-7 giorni dalla comparsa dei sintomi24. 40 60 31 60 (1,5) 11 52 (38,3) 47 96 48 59 36 11 84 52 54 30 12 2 11 Nessuno dei pazienti partecipanti allo studio ha riscontrato durante il periodo di osservazione serie complicazioni come la mastoidite. Il dibattito se questo approccio nei casi di OMA possa portare ad una maggiore incidenza di mastoidite è stato recentemente riaperto da due pubblicazioni con risultati contrastanti25,26. Lo studio presenta poche limitazioni. L’impossibilità di alcuni pediatri di rispettare i criteri di inclusione dei pazienti o di registrare completamente i dati ha comportato l’esclusione dall’analisi di 395 casi: è stata testata la confrontabilità tra questi ultimi e i bambini inclusi nello studio e non si sono evidenziate differenze significative in termini di caratteristiche della popolazione e percentuale di successo dell’approccio “aspetta e vedi”. R AIFA - Ministero della Salute 177 2005 La diagnosi di OMA si è basata sui segni e sintomi clinici presentati dai pazienti, oltre che sull’anormalità della membrana timpanica: elementi che normalmente si valutano nella pratica clinica e sulla base delle indicazioni derivanti dagli studi condotti in medicina generale. Alcuni autori sostengono che una diagnosi certa di OMA debba essere effettuata solo tramite l’uso dell’otoscopio pneumatico, strumento che però non è di uso routinario in Europa, almeno in pediatria generale. Considerato che una over-diagnosi di OMA ed un ricorso eccessivo agli antibiotici sono diffusi27,28, l’approccio “aspetta e vedi” è utile anche per evitare un utilizzo non necessario di questi farmaci laddove cioè la diagnosi sia incerta, come nei casi di otite media con versamento. Non vi è certezza che tutti i PLS partecipanti allo studio abbiano arruolato esclusivamente i primi 11 pazienti consecutivi, ma il fatto che la maggior parte dei pediatri abbia completato l’arruolamento entro i primi 15 giorni lavorativi limita un possibile selection bias. L’elevato numero dei pediatri partecipanti, la distribuzione omogenea su tutto il territorio nazionale, le caratteristiche dei bambini studiati che riflettono quelle della popolazione generale29, rendono i risultati dello studio rappresentativi della pediatria di base, almeno a livello italiano. Che cosa insegna questo studio Le LG basate sull’approccio “aspetta e vedi “ per bambini con OMA sono risultate applicabili ed efficaci nella pediatria di base. Questa strategia ha permesso di evitare la somministrazione di antibiotici in 2 pazienti su 3. Il successo di questo approccio ne fa supporre una futura e sempre maggiore applicazione nella pratica clinica. La forza dello studio consiste infatti nel coinvolgimento diretto dei pediatri in un vasto studio osservazionale, strumento per una effettiva strategia di implementazione delle LG formulate. 178 DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA Tabella III – Variabili associate all’uso di antibiotici nei 1099 bambini (1-14 anni) con OMA eleggibili per il solo trattamento sintomatico. Variabili incluse nell’analisi multivariata Presenza concomitante di febbre con temperatura ≥ 38,4°C e rossore e gonfiore della membrana timpanica, % Sesso maschile Età ≤ 3 anni Grado di istruzione materna Madre fumatrice Padre fumatore Storia familiare di OMA Terapia antibiotica nei mesi precedenti Precedenti episodi di OMA ≥3 Bibliografia 1. World Health Organization. Control of infectious diseases, rational use of drugs. In: The World Health Report 1996, Fostering Development. Geneva, Switzerland: World Health Organization; 1996. 2. Gold HS, Moellering RC. Antimicrobial-drug resistance. N Engl J Med 1996; 335: 1445-53. 3. Bronzwaer S, Lonnroth A, Haigh R. The European Community strategy against antimicrobial resistance. Eur Surveill 2004; 9: 1-3. 4. Finkelstein JA, Metlay JP, Davis RL, Rifas-Shiman SL, Dowell SF, Platt R. Antimicrobial use in defined populations of infants and young children. Arch Pediatr Adolesc Med 2000; 154: 395-400. 5. 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Francis Bacon Il dito di Caravaggio nella piaga della ricerca assunto questo dipinto come emblema della sua tesi, che vede nell’arte del Caravaggio una diversa espressione dello stesso ambito culturale da cui ha preso avvio la rivoluzione scientifica. In un suo libro, uscito nello stesso anno della mostra romana, cita il quadro d i S a n To m m a s o s i n d a l titolo, ne riproduce l’immagine in copertina e lo interpreta come un manifesto della nascente cultura sperimentale, tanto da rappresentare “la volontà di verifica, di accertamento per prova... in termini che ora possiamo dire galileiani a ragion veduta”1. Incredulità di S.Tommaso, Caravaggio. (1601-1602) olio su tela; 107x149 cm. Potsdam-Sanssouci, Bildergalerie, Berlin. Il dito nella piaga Nel 1992 Roma ospitò la mostra “Michelangelo Merisi da Caravaggio. Come nascono i capolavori”, curata da Mina Gregori. In quell’occasione fu esposta per la prima volta in Italia anche la “Incredulità di San Tommaso”, che risiede normalmente a Postdam, in Germania. Ricordo di essere rimasto impressionato allora soprattutto dal dito dell’apostolo che penetra nella ferita del costato, sino a sollevarne crudelmente il labbro. Osservandolo, ancora oggi mi colpisce la concentrazione del racconto: il volto dolente di Cristo reclinato in ombra, quasi vergognoso della penetrazione, e la mano sovrapposta a guidare e trattenere il gesto maldestro. L’uomo del quadro concede ai discepoli di fare esperienza, cioè di apprendere, letteralmente sulla propria pelle. Non a caso, il critico Ferdinando Bologna ha Dice la saggezza popolare che il medico pietoso fa la piaga pustolosa, ma nel quadro è il ditaccio con le unghie sporche dell’apostolo che rischia di infettare una ferita miracolosamente pulita. Agli occhi di uno spettatore medico, il gesto indagatore può richiamare l’agire del clinico, deciso ad andare sino in fondo nell’accertamento del male. Allora la mano che lo trattiene (mentre l’altra scosta la veste in un gesto di accondiscendenza) rappresenta la volontà del paziente che dà il suo consenso a essere scrutato e curato, ma che mantiene sempre la possibilità di decidere dove e quando il curante deve fermarsi. Però la curiosità intensa dipinta sui volti dei tre apostoli rimanda in maniera ancor più convincente al mondo della ricerca clinica, ammesso che questo R AIFA - Ministero della Salute 180 LA GALLERIA come garanzia almeno contro l’occultamento di dati sgraditi agli sponsor. Richard Smith, ex direttore del British Medical Journal, dubita in realtà che le soluzioni sinora proposte, dal registro dei trial alla trasparenza sui ruoli degli sponsor e dei ricercatori, cambino davvero un corso delle cose determinato da così potenti interessi economici. Poiché ormai le riviste scientifiche sono ridotte a “estensione del ramo marketing delle compagnie farmaceutiche”, secondo Smith dovrebbero smettere di pubblicare i trial, concentrandosi sul compito di analizzarne criticamente i risultati, che dovrebbero essere disponibili a tutti su siti web controllati pubblicamente3. Anche questa drastica misura però, se anche risolvesse la crisi di credibilità che affligge ormai il sistema di pubblicazione scientifica, tagliando con la spada il nodo che l’avvolge in un conflitto di interessi inestricabile, lascerebbe intatto il difetto a monte. Occorre prendere atto che, soprattutto in campo biomedico, la ricerca non ha più le caratteristiche di un’impresa “disinteressata e collaborativa”, come era stata definita dal sociologo della scienza Robert Merton solo mezzo secolo fa. Con le parole del premio Nobel per la medicina Karis Mullis, “probabilmente lo sviluppo scientifico più importante del XX secolo è che l’interesse economico ha rimpiazzato la curiosità come forza trainante della ricerca”. Si tratta di interessi ingenti e crescenti: secondo una recente analisi, i finanziamenti per la ricerca in campo biomedico sono raddoppiati, arrivando nei soli Stati Uniti alla cifra di 100 miliardi di dollari; su questo totale, quasi il 60% degli investimenti proviene dall’industria, mentre il contributo dei National Institutes of Health è inferiore al 30%4. Eppure, per quanto enormi possano sembrare le somme investite oggi dall’industria nella ricerca, esse costituiscono tuttora meno di un terzo di quello che le compagnie farmaceutiche spendono per marketing, promozione e gestione5. ambito debba considerarsi nettamente distinto da quello della pratica. Ricordo di avere sentito negli anni Settanta Giulio Maccacaro dire che non si deve fare ricerca sull’uomo, ma con l’uomo. Quel cambio di proposizione mi colpì, perché mi sembrò allora una verità allo stesso tempo folgorante e troppo semplice. Si fa presto a dire “con l’uomo”, ma come evitare il rischio che resti una bella frase, o un’utopia fuori dalla realtà? Oggi che mi trovo a osservare le cose dall’interno del Comitato etico di un’importante istituzione di ricerca mi rendo conto che quell’utopia è forse più lontana di allora. Certo, sono ormai scomparse le violazioni vistose dei diritti umani che Maccacaro negli anni Cinquanta e Sessanta denunciava sistematicamente, sollevando la sua voce isolata contro i baroni che facevano “sperimentazioni” criminali su ignare cavie umane: culture di germi fatte ingoiare ai bambini ricoverati in pediatria, milze asportate ai cirrotici, prelievo di umor acqueo dall’occhio di diabetici. Oggi questo non sarebbe neppure pensabile, grazie al diffondersi di un’etica della ricerca e di una cultura della “good clinical practice”. Contemporaneamente si è affermata però una più sottile forma di prevaricazione, che consiste nello sfruttare la buona fede dei pazienti per arruolarli (il termine militare la dice lunga su quanto sia considerato attivo il coinvolgimento dei soggetti) in ricerche che nulla hanno a che vedere con il desiderio di conoscenze, o con la salute della gente, ma che sono concepite e condotte a scopo di profitto, spesso addirittura come puro ingrediente del marketing. Ricerca e marketing Il grido di allarme lanciato nel settembre del 2001 dai direttori di 12 tra le più autorevoli riviste internazionali di medicina, attraverso la pubblicazione contemporanea di un editoriale a firma congiunta, è ormai un classico2. Poiché a distanza di 5 anni da quell’appello alla responsabilità e affidabilità non vi è cenno a un recupero di credibilità della ricerca clinica pubblicata, gli editori raccolti nell’International Committee of Medical Journal Editors (ICMJE: tra cui New England Journal of Medicine, Journal of the American Medical Association, Lancet, Archives of Internal Medicine, ecc.) stanno dando seguito a una iniziativa comune concreta: non pubblicheranno più i risultati di trial clinici che non siano stati iscritti sin dall’inizio in un registro pubblico e indipendente, Perdita di rilevanza Le aberrazioni che questo stato di cose sta producendo hanno già creato una vasta letteratura, di cui si può trovare un’eccellente e aggiornata sintesi nel libro di Marco Bobbio “Giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza”6. L’insieme di questi stravolgimenti si può però riassumere in una sola espressione sintetica: perdita di rilevanza. Un esempio al limite del grottesco, a proposito di R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 181 2005 Di fronte a queste rigidità, ai comitati etici resta dunque spesso solo la scelta secca tra approvare gli studi così come sono o bocciarli in tronco: due opzioni che lasciano comunque immutato il corso complessivo delle cose: lo sponsor che riceve un rifiuto in un istituto, ne ha molti altri a cui rivolgersi. Per uscire da questo stato di cose, una prima via potrebbe essere cercata in un maggior scambio di informazioni e pareri tra i diversi comitati chiamati a decidere su argomenti simili: coordinando le proprie decisioni, i comitati etici potrebbero acquisire una maggior capacità di influenzare a monte il disegno degli studi, attraverso la mediazione dei ricercatori. Alcuni passi in questa direzione si stanno facendo, anche se purtroppo in assenza di un organismo con compiti di coordinamento istituzionale a livello nazionale, tutto si fonda per ora sulla buona volontà dei singoli comitati; i cui membri sono a loro volta volontari, nel senso che mancano sia di formazione specifica sia di retribuzione per l’opera che prestano. L’Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica (OsSC), unico in Europa, è uno strumento di trasparenza, e la sua prossima apertura verso il pubblico costituirà una garanzia per la pubblicazione dei risultati anche negativi della ricerca. Purtroppo il suo aggiornamento da parte degli sponsor non è costante e il suo uso come strumento di comunicazione e di scambio tra tutti gli attori del settore, nonostante le intenzioni del progetto, non ha mai preso piede. Anche se, per ipotesi improbabile, si realizzasse domani un’azione coerente in ambito nazionale da parte dei comitati etici, ancora non basterebbe per svolgere in maniera diretta il ruolo della mano che guida e trattiene, se si considera il quadro sempre più internazionale e globale della ricerca multicentrica. Un diniego in un solo paese avrebbe come unico effetto di far migrare altrove i fondi industriali per la ricerca. uno studio sul trattamento della stitichezza cronica, è stato esaminato in un recente editoriale del Bollettino d’Informazione sui Farmaci7. Ma molti altri possono essere citati: le ricerche di nuovi farmaci contro l’obesità e contro l’insonnia (due condizioni presentate dal marketing e dai media come “epidemie” e quindi come priorità per la salute pubblica) si accontentano spesso di verificare solo che le molecole sperimentali siano superiori al placebo nel produrre effetti misurabili ma di dubbio impatto sulla salute, anche per il breve periodo di osservazione. Sulla base di quegli studi, nessuno saprà mai quanto la perdita di peso o la ridotta latenza al sonno si mantengano nel tempo, e rappresentino un reale vantaggio di salute a fronte di sicuri e talvolta gravi effetti collaterali. Come si può uscire da questa situazione insostenibile? In altri termini, quale può essere per la ricerca clinica l’equivalente della mano di Cristo, che guida e trattiene il dito indagatore, spinto ormai da ingenti interessi in una ricerca troppo poco rispettosa dell’uomo, che dovrebbe invece essere il vero riferimento ultimo? L’impotenza dell’etica Molti individuano oggi nei comitati etici un possibile argine alla prepotente invadenza del mercato nel mondo della scienza. In realtà, il punto di osservazione interno all’attività di questi organismi offre un panorama scoraggiante. Lasciando da parte i piccoli protocolli locali, spesso di bassa qualità, i grandi trial multicentrici sono disegnati in maniera ineccepibile sul piano del metodo e del rigore, ma quasi sempre in modo tale da soddisfare le esigenze dei produttori dei farmaci in studio, piuttosto che per rispondere alle domande che consentirebbero ai medici di usarli al meglio e ai malati di giovarsene. Il margine di intervento dei singoli comitati, grazie anche alla polverizzazione sul territorio, è quasi nullo, limitato per lo più alle modifiche delle informazioni scritte (di per sé assai meno importanti di quelle orali) da fornire per il consenso. Risulta molto difficile, se non quasi impossibile, proporre e ottenere correzioni sostanziali dei protocolli (e persino degli emendamenti) che siano mirate a ottenere risposte più utili in termini di salute: spesso per esempio, lo sponsor si rifiuta di approfondire, anche con studi satelliti, i fattori che condizionano la risposta ai farmaci, in modo da poter individuare chi se ne gioverà e chi no, temendo in tal modo di ridurne il mercato potenziale. Una mano che guida e trattiene Le uniche istituzioni che avrebbero un reale potere di argine di fronte alla commercializzazione della ricerca sono le grandi agenzie regolatorie americane ed europee che dovrebbero rappresentare l’interesse dei malati e della collettività: Food and Drug Adminitration (FDA) ed European Medicines Evaluation Agency (EMEA). In effetti l’industria, quando disegna gli studi, si attiene scrupolosamente ai requisiti minimi che sono richiesti da queste autorità: R AIFA - Ministero della Salute 182 • • LA GALLERIA ricerca indipendente su temi rilevanti per la salute pubblica, come sta facendo l’Agenzia Italiana del Farmaco con i bandi su tre aree: medicinali orfani, farmacovigilanza e soprattutto studi comparativi, utilizzando il fondo di circa 47 milioni di euro istituito con il 5% delle spese promozionali dell’industria farmaceutica; • cambiare gli standard di valutazione a livello europeo e americano, richiedendo che l’approvazione di un nuovo medicinale avvenga sulla base di una valutazione completa dell’utilità che esso può avere nella pratica clinica, soprattutto nel confronto con i trattamenti già disponibili; per non frenare la reale innovazione, questa valutazione potrebbe avvenire in parte anche dopo la messa in commercio, in caso di vera novità del prodotto. Non sono processi semplici che possano avvenire da un giorno con l’altro, ma i tempi e l’opinione pubblica sembrano maturi perché se ne possa discutere, con l’intento di trasformare la funzione di FDA ed EMEA, ormai insoddisfacente per tutti, nella “mano” che può guidare la ricerca con l’uomo. il rispetto di standard di qualità per gli studi (Good Clinical Practice); la dimostrazione di efficacia e di sicurezza per i farmaci sperimentati. Sul primo punto non c’è nulla da dire: come è dimostrato ormai da numerose analisi, la qualità metodologica dei trial sponsorizzati è ormai molto alta, in genere superiore a quella degli studi indipendenti, che soffrono di una cronica carenza dei mezzi economici indispensabili per ottemperare a tutti gli adempimenti. Sul secondo punto invece la “mano” è decisamente carente. Secondo Jerry Avorn, professore di medicina ad Harvard e autore di un documentato volume su benefici e rischi dei farmaci8, le agenzie mostrano quasi un disturbo ossessivo-compulsivo nel richiedere sempre e solo che un nuovo farmaco esca bene da un confronto con un termine di paragone irrilevante (per esempio il placebo, come ben illustrato in un recente articolo in questa stessa rubrica9) nel raggiungere un effetto altrettanto irrilevante in uno studio di breve durata10. In conseguenza di questo atteggiamento “monomaniacale” non si fanno quasi mai studi di confronto diretto per stabilire quale, tra diversi trattamenti disponibili per la medesima malattia, è preferibile e in quali circostanze. Tanto è vero che quando studi di tal fatta vengono finalmente condotti con ricerche indipendenti portano spesso con gran sorpresa a indicare come preferibili i farmaci più vecchi e meno costosi: ciò è accaduto per gli antipertensivi e più recentemente per i rimedi contro le psicosi11. Le agenzie dovrebbero anche accertare che i nuovi farmaci siano sufficientemente sicuri, ma gli elementi di prova di cui si accontentano sono ancor meno soddisfacenti, perché la brevità e le ridotte dimensioni dei trial consentono di individuare solo rischi immediati e ingenti. Il resto è affidato alla sorveglianza successiva, ma con un ruolo scarsamente attivo da parte delle agenzie, come dimostrato dalle recenti vicende relative agli effetti dannosi dei coxib e degli antidepressivi, e di altri incidenti minori ma sempre più frequenti. Per di più, in assenza di una solida valutazione di utilità, risulta comunque impossibile determinare quale grado di rischio sarebbe teoricamente accettabile. Per effetto di queste gravi carenze, che antepongono i legittimi interessi industriali a quelli dei cittadini, i sistemi sanitari sono costretti a rimborsare trattamenti sempre più costosi senza sapere se e quanto valgono. Le possibili soluzioni sono a due livelli: • aprire nuovi canali di finanziamento per una Roberto Satolli Presidente del Comitato etico Istituto dei tumori, Milano Bibliografia 1. Bologna F. L’incredulità del Caravaggio. Torino: Bollati Boringheri, 1992: 162. 2. Davidoff F, DeAngelis CD, Drazen JM, et al. Sponsorship, authorship, and accountability. Lancet 2001; 358: 854-6. 3. Smith R. Medical journals are an extension of the marketing arm of pharmaceutical companies. PloS Medicine 2005; 2: e138. 4. Moses H 3rd, Dorsey ER, Matheson DH, Thier SO. Financial anatomy of biomedical research. JAMA 2005; 294: 133342. 5. Scully T, van der Walde L, Choi K, Higins J. Health care industry market update: pharmaceuticals. Baltimore: Centers for Medicare and Medicaid, 2003. (www.cms.hhs.gov/reports/hcimu/hcimu_01102003.pdf; accesso verificato il 26/09/05). 6. Bobbio M. Giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza. Medici e industria. Torino: Einaudi, 2004. 7. Anonimo. Nasce prima il farmaco o la malattia? BIF 2005; 3: 97-8. 8. Avorn J. Powerful medicines: the benefits, risks and costs of prescription drugs. New York: Alfred Knopf, 2004. 9. Bertele’ V, Garattini S. Escher, l’ambiguità degli spazi e l’effetto placebo. BIF 2005; 2: 84-8. 10. Avorn J. FDA standards. Good enough for government work? N Engl J Med 2005; 353: 969-72. 11. Lieberman J, Stroup TS, McEvoy JP, et al. Effectiveness of antipsychotic drugs in patients with chronic schizophrenia. N Engl J Med 2005; 353: 1209-23. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci 183 FARSI UN’IDEA Il corretto uso delle erbe medicinali massima parte in regime di automedicazione. Pur non addentrandoci nel significato sociologico del successo dei fitoterapici, la diffusione del fenomeno impone una riflessione sulla capacità degli attuali sistemi di sorveglianza di riuscire a cogliere i rischi legati all’assunzione di questi prodotti: inoltre alcune referenze possono dare indicazioni utili per promuovere un utilizzo più sicuro e appropriato dei prodotti medicinali vegetali anche attraverso la formazione del personale sanitario e l’educazione dei consumatori. “Naturale, cioè innocuo”. È questa la diffusa convinzione riguardo i rimedi di origine vegetale1. Nel 2003 il mercato europeo ha registrato vendite di prodotti fitoterapici pari a 5 miliardi di dollari; in questo contesto l’Italia si è collocata al terzo posto dei consumi, in coda alla Germania e alla Francia, paesi di rinomata tradizione sull’uso di questi prodotti2. Ma a fronte di tale largo uso3-6 (o abuso) spesso viene trascurato il fatto che si tratta di prodotti in genere costituiti da una miscela di sostanze biologicamente attive, che presentano una specifica attività farmaco-tossicologica e che possono interagire con i farmaci di sintesi, alterandone gli effetti previsti1. Gli effetti collaterali da erbe medicinali possono derivare: 1) dalla cattiva qualità del prodotto utilizzato per la preparazione; 2) da un uso scorretto; 3) dalle interazioni farmacologiche. Bibliografia 1. Sorveglianza delle reazioni avverse nei prodotti a base di piante officinali. Farmacovigilanza News 2005; n.12/13. 2. De Smet PAGM. Herbal medicine in Europe: relaxing regulatory standards. N Engl J Med 2005; 352: 1176-8. 3. Menniti-Ippolito F, Gargiulo L, Bologna E, Forcella E, Raschetti R. Use of unconventional medicine in Italy: a nation-wide survey. Eur J Clin Pharmacol 2002; 58: 61-4. 4. Fugh-Berman A. Herb-drug interactions. Lancet 2000; 355: 134-8. Per ulteriori approfondimenti • Farmacovigilanza News, n.12/13 2005; il documento è accessibile attraverso il sito Internet: www.agenziafarmaco. it/documenti/farmacovigilanza12_13_2005.pdf • Firenzuoli F. Fitoterapia. Milano: Masson, 2002. • Direttiva 2004/24/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 31 marzo 2004, che modifica la direttiva 2001/83/CE per la parte relativa ai medicinali. • Who guidelines on safety monitoring of herbal medicines in pharmacovigilance system. Il documento è accessibile attraverso il sito Internet: www.who.int/medicines/orga nization/trm/guidelines/guidelines_safety_monitoring _herbal_medicines_part1_10-09-04.pdf • Guidelines on developing consumer information on proper use of traditional, complementary and alternative medicine. Il documento è accessibile attraverso il sito Internet: www.who.int/medicines/library/trm/Consumer.pdf • www.epicentro.iss.it/focus/erbe/fitosorveglianza. htm • Dobrilla G, Coruzzi G. Fitoterapia. Erbe medicinali tra evidenze scientifiche ed effetti indesiderati. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2005. Allo stato attuale le conoscenze sul rapporto rischio/beneficio e sull’appropriatezza d’uso dei preparati fitoterapici sono estremamente limitate, sia perché la sperimentazione clinica costituisce un’area ancora poco sviluppata nell’ambito delle erbe medicinali4, sia per i limiti della segnalazione spontanea di reazioni avverse in questo campo e sia perché il ricorso a tali rimedi avviene in R AIFA - Ministero della Salute 184 bollettino d’informazione sui farmaci ATTIVITÀ EDITORIALI DELL’AIFA Rapporto Nazionale sulla Sperimentazione Clinica con un valore medio di oltre 550 l’anno. Nonostante la netta prevalenza degli studi di fase III (55,0% nel periodo di riferimento), le ricerche di fase II si confermano stabili su valori significativi: 34,9% nel 2004, contro il 33,6% nell’intero periodo. Si rileva inoltre un aumentato coinvolgimento dell’Italia in studi multicentrici internazionali: 74,5% nel 2004, 64,9% nel dato globale. Il 75,7 % della ricerca in Italia è promossa da aziende farmaceutiche, ed è concentrata principalmente su antineoplastici e immunomodulatori (23,3%), farmaci per il sistema nervoso (12,4%) e antimicrobici generali per uso sistemico (11,0%). Il restante 24,3% è coordinato da enti no profit (Aziende ospedaliere, ASL, Associazioni scientifiche, IRCCS, Università, ecc.) che nel 58,7% dei casi promuovono ricerche nella categoria degli antineoplastici. In generale, nelle diverse classi terapeutiche le molecole maggiormente studiate sono: gemcitabina (57 studi), acetilcarnitina (21), antigene influenzale purificato (17), fenoldopam, candesartan e omega-3 trigliceridi (9 ciascuna), levocarnitina (19), eritropoietina (31), celecoxib (23), sildenafil (15), montelukast (10), somatropina (14) e acido gadobenico (6). Per quanto riguarda la partecipazione globale delle Regioni, mantengono posizioni di vertice la Lombardia (62,6%), l’Emilia-Romagna (43,9%), il Lazio (37,8%), la Toscana (36,8%) e il Veneto (34,1%). Il Rapporto Nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei medicinali in Italia è ormai giunto alla sua 4° edizione. La pubblicazione riassume il contenuto dell’Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei Medicinali (OsSC) nel periodo che va dal 1 gennaio 2000 al 31 dicembre 2004, ed è suddivisa in tre sezioni principali: • le sperimentazioni cliniche (con approfondimenti per gli studi no profit, le ricerche in oncologia, cardiologia e gastroenterologia), • i Comitati etici, • i Centri privati. Di particolare utilità è l’Appendice, contenente l’elenco di tutta la normativa relativa alle sperimentazioni cliniche, i cui testi completi sono consultabili all’indirizzo web: http://oss-sper-clin. sanita.it/normativa.htm I Comitati etici I Comitati etici, in base alla recente normativa e in particolare al D.Lgs 211/2003, svolgono un compito delicato e cruciale. Ad essi, infatti, viene richiesto un parere vincolante prima dell’inizio dello studio in merito al quale vengono interpellati; tale parere viene emesso tenendo in debita considerazione, tra le altre cose, la pertinenza e la rilevanza della ricerca e del disegno dello studio, il protocollo, l’idoneità dello sperimentatore e dei Le sperimentazioni cliniche Nel periodo 2000-2004 le sperimentazioni cliniche censite nell’OsSC e le ricerche di fase I valutate dall’Istituto Superiore di Sanità sono oltre 2.800, R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 185 2005 I Centri privati suoi collaboratori, l’adeguatezza e la completezza delle documentazioni da presentare al soggetto e la procedura per la gestione del consenso informato. Nell’attesa di un nuovo decreto specifico (previsto dal D. Lgs 211/2003), è importante rilevare il gran numero di strutture operanti in Italia (308, in media uno ogni 185.000 abitanti) che, se da un lato rappresenta una innegabile forma di garanzia, dall’altro evidenzia la necessità di un’armonizzazione procedurale e metodologica. I Comitati etici operano all’interno di Aziende Sanitarie Locali nel 47,7% dei casi e di strutture ospedaliere per il 31,5%. Ogni Comitato è composto in media da 14 membri, di cui il 54,8% è rappresentato da dipendenti della struttura, mentre il rimanente è personale esterno. La categoria più rappresentata è quella dei clinici (26,1%). In Valle d’Aosta, Piemonte e Lombardia esiste un Comitato etico regionale che affianca quelli locali, mentre in Umbria è presente il solo Comitato etico regionale centrale. La disciplina relativa ai Centri privati autorizzati a partecipare a studi clinici farmacologici, disciplinata dal D.M. 19 marzo 1998, non ha subito modificazioni dall’entrata in vigore del D.Lgs 211/2003. Attualmente i Centri privati ritenuti idonei a partecipare a ricerche cliniche sono 37, con una certa prevalenza del Centro-Nord Italia. Le unità operative con maggiore prevalenza sono cardiologia, ortopedia e traumatologia, urologia, medicina generale e neurologia, chirurgia generale e oncologia. Allergologia, angiologia, chirurgia oncologica, elettrofisiologia e psichiatria si attestano invece tra quelle meno rappresentative. Il 4° Rapporto - luglio 2004 è disponibile all’indirizzo web: http://oss-sper-clin.sanita.it/dati_pubblica zioni.htm a proposito di… Regimi di fornitura Il nuovo PFN 2005 distingue nettamente la classificazione delle specialità medicinali a seconda del: • regime di rimborsabilità (H, A, C); • regime di fornitura. La distinzione tra i due predetti regimi è stata effettuata in quanto le modalità di dispensazione di un medicinale prescindono dalla corrispettiva classe di rimborsabilità. In particolare, le specialità medicinali in fascia H o C possono essere classificate ai fini di fornitura in: OSP 1: medicinali soggetti a prescrizione medica limitativa, utilizzabili esclusivamente in ambito ospedaliero o in una struttura ad esso assimilabile; OSP 2: medicinali soggetti a prescrizione medica limitativa, utilizzabili in ambiente ospedaliero, in una struttura ad esso assimilabile o in ambito extra ospedaliero, secondo disposizioni delle Regioni o delle Province Autonome. Per quanto concerne il tipo di fornitura OSP 2, spetta alle Regioni decidere in piena autonomia le modalità attraverso cui effettuare la fornitura delle specialità così classificate, adattandole alle scelte organizzative e alle strategie assistenziali proprie di ciascuna di esse. R AIFA - Ministero della Salute 186 bollettino d’informazione sui farmaci PAROLE IN CROCE In questo numero il BIF inaugura la nuova rubrica Parole in croce, pensata per far riflettere sul significato di alcune parole chiave che ricorrono nella pratica clinica. I termini vengono presentati attraverso un cruciverba arricchito da una bibliografia utile per eventuali approfondimenti. Vi sono delle parole che continuano a rimbalzare all’interno dell’area farmaci o della pratica clinica, diventando alle volte dei veri e propri tormentoni. Sono termini usati talmente spesso per cui è difficile trovare poi una definizione ufficiale e condivisa. Questa nuova rubrica cercherà di ragionare sul significato di queste parole date troppo spesso per scontate, incrociandole - per quanto possibile - con il corretto uso dei medicinali. Appropriatezza based), come linee-guida, molte delle quali ad accesso gratuito on-line4-7, Clinical Evidence8 e revisioni sistematiche. Il termine appropriatezza compare spesso in relazione ad interventi sanitari, ma a fronte delle numerose citazioni non esiste una definizione precisa. Una descrizione di questo concetto, anche se non esaustiva, compare nel Glossario del Programma Nazionale Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità1, nel quale sono distinte appropriatezza clinica o specifica (diagnostica, terapeutica, ecc.) e appropriatezza organizzativa o generica. Nel glossario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità2, un trattamento viene considerato appropriato se il beneficio atteso in termini di salute è superiore ai possibili effetti negativi previsti, con un margine sufficiente a giustificarne la scelta. Per quanto riguarda i farmaci, il termine è spesso associato alla prescrizione e si riferisce al corretto utilizzo del medicinale; ma anche in questo caso è un concetto difficile da valutare e quantificare3. L’appropriatezza delle prescrizioni presuppone l’efficacia del farmaco che viene dimostrata in sperimentazioni cliniche. Affinché un medicinale efficace risulti appropriato per il malato occorre che sia impiegato in circostanze adatte, cioè nelle condizioni studiate nel corso delle sperimentazioni cliniche che ne hanno dimostrato l’efficacia. Tuttavia è molto difficile che si presentino nella realtà condizioni del tutto identiche a quelle delle sperimentazioni cliniche, nelle quali i pazienti sono più selezionati, non presentano in genere patologie concomitanti e sono seguiti con maggiore attenzione. In ogni caso, per limitare la non appropriatezza, gli interventi terapeutici dovrebbero sempre avvalersi di fonti di informazione aggiornate e metodologicamente valide (evidence- Elementi che influenzano l’appropriatezza d’uso di un farmaco9 • la correttezza della diagnosi, ovvero l’individuazione corretta del problema clinico nel quale l’efficacia è stata dimostrata e che rappresenta l’indicazione del farmaco; • l’indicazione, che deve essere quella per cui è stata dimostrata l’efficacia clinica del farmaco; • la dose; • la via di somministrazione; • la durata della terapia e la programmazione di una revisione periodica del trattamento; • l’impiego in pazienti con controindicazioni; • l’impiego in pazienti che fanno già uso di farmaci che presentano possibili interazioni col nuovo farmaco. Bibliografia 1. www.pnlg.it/glossario/gloss_a.htm 2. www.euro.who.int/observatory/Glossary/TopPage?phrase=A 3. Britten N, Jenkis L, Barber N, Bradley C, Stevenson F. Developing a measure for the appropriateness of prescribing in general practice. Qual Saf Health Care 2003; 12: 246-50. 4. Woolf SH, Grol R, Hutchinson A, et al. Potential benefits, limitations and harms of clinical guidelines. BMJ 1999; 318: 527-30. 5. www.pnlg.it 6. www.guideline.gov 7. www.sign.ac.uk 8. www.aifa.clinev.it 9. Alcune riflessioni sull’appropriatezza nell’uso dei farmaci: www.ministerosalute.it/medicinali/resources/documenti/ notecuf/noteebm2.doc R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 1 2 3 11 4 5 12 17 6 8 13 22 26 15 23 27 30 16 29 32 36 41 24 28 31 35 40 10 19 21 25 9 14 18 20 39 7 33 34 37 38 42 44 45 43 46 47 48 49 50 A P P R O P R I A T E Z Z A 51 52 53 54 57 58 62 55 59 63 60 61 64 65 66 69 56 67 70 71 75 76 77 79 80 83 84 68 72 73 78 81 85 88 74 82 86 87 89 Pietro Dri ORIZZONTALI 1 Pronto soccorso all’inglese 4 Ci si va per le emergenze 6 Disturba il cuore 11 Dilatazione delle vene testicolari 14 Unione Europea 15 Se inglese 17 Immunoglobuline 18 Infiammazione delle labbra 19 Arredo da psicanalista 20 Dittongo in e 22 Transtoracica 23 Pronome personale 24 Una malattia articolare in sigla 25 Risponde ai triciclici 30 Svogliata 31 Ci si va per un infarto 32 Proba 35 Un farmaco antinfiammatorio selettivo che dovrà riportare le nuove importanti avvertenze (http://www.agen- ziafarmaco.it/documenti/co x2_comunicato_emea_270 62005.pdf) sul rischio cardiovascolare 38 Extracardiaco 39 Ossa del piede 42 Indugiare 43 Mineralometria Ossea 44 Massima concentrazione di un farmaco nel plasma 46 Questi in breve 47 Difetto di conduzione del cuore 48 Adeguatezza delle decisioni diagnostiche e prescrittive rispetto alle prove di efficacia e alla situazione del paziente 51 Un tempo si assaporava a scopo diagnostico 52 Può essere di sorveglianza 53 Spesso sono difficili 55 Insiemi di tre sintomi 57 Dispari di tassi 58 Una meninge 60 Devoto 61 Preposizione articolata interna 62 La figlia del dagherrotipo 65 In ospedale si fa presto 66 Volubile 68 Sigla di Trento 69 Due filtri 71 Ci sono quelle urinarie 72 Preposizione articolata 73 Poeta spagnolo 75 Possessivo femminile 76 LES senza fine 77 Anno Corrente 78 Jogging in italiano 79 Prefisso per articolare 80 La città del Belgio (all’italiana) da cui derivano le mostarde azotate 82 Il gruppo dei trapianti del Nord Italia 83 Antigene carcinoembrionario 84 Snow ne individuò a Londra la fonte di contagio 86 Filosofo celebre per il rasoio 88 Sofferenze 89 Prefisso per vita animale VERTICALI 1 Epoche storiche 2 Quelle anali fanno molto male 3 Difetto nervoso reiterato 4 Scrisse I delitti della Rue Morgue 5 Ne ha alcune il polmone 6 A volte sono etilici 7 Dopo sigma 8 Transuretrale 9 Un dodicesimo dell’anno 10 L’ente regolatorio italiano per il farmaco 12 Protrusioni bilaterali della cornea 13 Gelo senza inizio né fine 16 La fondamentale funzione di medici e farmacisti per segnalare all’AIFA gli ef- La soluzione del cruciverba verrà pubblicata sul prossimo numero del BIF. R AIFA - Ministero della Salute 187 2005 fetti avversi dei farmaci 21 Elettroencefalogramma 23 Grosse pietre oblunghe degli antichi celti 26 Vanno fatte con appropriatezza 27 Divisi 28 Di solito è patogena 29 Esempio 30 Tempo di tromboplastina parziale 33 Prefisso per giovane 34 Argomento 36 Riferire una bibliografia 37 Può essere media 40 Osservazione 41 Riportata al suo stato originale 45 Offerta pubblica d’acquisto 47 Sono ricche di potassio 49 Dieci in un chilo 50 Gruppo sanguigno 54 Iterativo di sia 56 L’odontoiatra per tutti 58 Quelle di efficacia guidano la scelta di un farmaco 59 Ulcere della bocca 60 Mitica sostanza per guarire tutti i mali 62 Hanno spesso effetti collaterali 63 Gioco avocalico 64 Intrarterioso 67 A te 70 Irlanda 73 Rumore polmonare 74 Acido contrastato dall’allopurinolo 76 Precede spesso regionale nell’anestesia 77 Incitamento a muoversi per gli animali da soma 80 È epatico o polmonare 81 Al fine di 85 Volo in centro 86 Favoloso paese di un celebre mago 87 Avversativo 188 SCHEDA DATI ANAGRAFICI Spedire al fax numero 06 85084185 Scheda variazione dati anagrafici COGNOME / NOME .......................................................................................................................................................................................... ¨ Farmacista ALBO PROFESSIONALE ¨ Medico DELLA PROVINCIA DI ........................................................................ NUM. ISCRIZIONE ALL’ALBO ...................................................... INDIRIZZO ATTUALE VIA/PIAZZA .......................................................................................................................................................................................................... CAP.......................... LOCALITÀ..........................................PROV. .................................................................................................. TEL......................................FAX .........................................COD. FISCALE/P.IVA .......................................................................... E-MAIL .................................................................................................................................................................................................................... INDIRIZZO PRECEDENTE VIA/PIAZZA ............................................................................................................................................................................................................................. CAP ............................ LOCALITÀ............................................PROV. ........................................................................................................... Medico Specializzato in: ¨ Allergologia e immunologia clinica ¨ Fisioterapia e Riabilitazione ¨ Neurologia ¨ Pneumologia ¨ Anestesiologia ¨ Gastroenterologia ¨ Oculistica ¨ Primo Soccorso ¨ Cardiologia ¨ Geriatria ¨ Odontoiatria ¨ Psichiatria ¨ Chirurgia ¨ Medicina del Lavoro ¨ Oncologia ¨ Radiologia ¨ Dermatologia ¨ Medicina Interna ¨ Ortopedia e Traumatologia ¨ Reumatologia ¨ Ematologia ¨ Medicina Legale ¨ Medicina Sportiva ¨ ¨ Endocrinologia ¨ Nefrologia ¨ Pediatria ¨ Ostetricia e Ginecologia ✂ Altro Luogo e data ............................ Firma ....................................................................................... R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 Scheda unica di segnalazione di sospetta reazione avversa (da compilarsi a cura dei medici o degli altri operatori sanitari e da inviare al Responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza) 1 6 INIZIALI DEL PAZIENTE 2 DATA DI NASCITA 3 SESSO 4 DATA DʼINSORGENZA DELLA REAZIONE DESCRIZIONE DELLA REAZIONE ED EVENTUALE DIAGNOSI* 5 7 ORIGINE ETNICA CODICE SEGNALAZIONE GRAVITÀ DELLA REAZIONE: GRAVE u DECESSO u OSPEDALIZZAZIONE O PROLUNGAMENTO OSPED. u INVALIDITÀ GRAVE O PERMANENTE u HA MESSO IN PERICOLO DI VITA u ANOMALIE CONGENITE/ DEFICIT NEL NEONATO NON GRAVE * se il segnalatore è un medico 8 9 EVENTUALI ESAMI DI LABORATORIO RILEVANTI PER ADR: riportare risultati e date in cui gli accertamenti sono stati eseguiti ESITO: RISOLUZIONE COMPLETA ADR IL __/__/__ RISOLUZIONE CON POSTUMI MIGLIORAMENTO REAZIONE INVARIATA O PEGGIORATA DECESSO IL __/__/__ u dovuto alla reazione avversa 10 u il farmaco può avere contribuito u non dovuto al farmaco u causa sconosciuta AZIONI INTRAPRESE (specificare): In caso di sospensione compilare i campi da 16 a 19 11 FARMACO (I) SOSPETTO (I) nome della specialità medicinale* INFORMAZIONI SUL FARMACO NON DISPONIBILE A) ____________________________________________________ 12. LOTTO_________________________________ 13. DOSAGGIO/DIE ________________________ 14. VIA DI SOMMINISTRAZIONE _________________________ 15. DURATA DELL'USO: DAL ________________________ AL______________________________ B) ____________________________________________________ 12. LOTTO_________________________________ 13. DOSAGGIO/DIE ________________________ 14. VIA DI SOMMINISTRAZIONE _________________________ 15. DURATA DELL'USO: DAL ________________________ AL______________________________ C) ____________________________________________________ 12. LOTTO_________________________________ 13. DOSAGGIO/DIE ________________________ 14. VIA DI SOMMINISTRAZIONE _________________________ 15. DURATA DELL'USO: DAL ________________________ AL______________________________ * Nel caso di vaccini specificare anche il numero di dosi e/o di richiamo e lʼora della somministrazione 16. IL FARMACO È STATO SOSPESO? 17. LA REAZIONE È MIGLIORATA DOPO LA SOSPENSIONE? ✂ 21 B: u sì u no C: u sì u no A: u sì u no B: u sì u no C: u sì u no A: u sì u no 18. IL FARMACO È STATO RIPRESO? 20 A: u sì u no A: u sì u no 19. SONO RICOMPARSI I SINTOMI DOPO LA RISOMMINISTRAZIONE? INDICAZIONI O ALTRO MOTIVO PER CUI IL FARMACO È STATO USATO: B: u sì u no C: u sì u no B: u sì u no C: u sì u no A: B: C: FARMACO(I) CONCOMITANTE(I), DOSAGGIO, VIA DI SOMMINISTRAZIONE, DURATA DEL TRATTAMENTO 22 USO CONCOMITANTE DI ALTRI PRODOTTI A BASE DI PIANTE OFFICINALI, OMEOPATICI, INTEGRATORI ALIMENTARI, ECC. (specificare): 23 CONDIZIONI CONCOMITANTI PREDISPONENTI (se il farmaco sospetto è un vaccino riportare l'anamnesi ed eventuali vaccini somministrati nelle 4 settimane precedenti alla somministrazione) 24 QUALIFICA DEL SEGNALATORE 26 DATA DI COMPILAZIONE 28 u MEDICO DI MEDICINA GENERALE u MEDICO OSPEDALIERO u SPECIALISTA CODICE ASL INFORMAZIONI SULLA SEGNALAZIONE u PEDIATRA DI LIBERA SCELTA u FARMACISTA u ALTRO 25 27 29 R DATI DEL SEGNALATORE u NOME E COGNOME u INDIRIZZO u TEL E FAX FIRMA DEL SEGNALATORE u E-MAIL FIRMA DEL RESPONSABILE DI FARMACOVIGILANZA AIFA - Ministero della Salute 189 2005 190 GUIDA Guida alla compilazione della scheda di segnalazione Premessa Compilazione La segnalazione spontanea è una comunicazione relativa all’insorgenza di una reazione avversa che si sospetta si sia verificata dopo l’assunzione di un farmaco. È uno strumento semplice, pratico ed economico applicabile a tutte le tipologie di pazienti e a tutti i farmaci, che consente di rilevare potenziali segnali di allarme. A tal fine la qualità e la completezza delle informazioni riportate sono fondamentali. La qualità dell’informazione è determinata dalla congruità dei dati, dalla loro completezza e dalla precisione con cui sono riportati. Ogni sezione della scheda ha una ragione di esistere e dovrebbe essere adeguatamente compilata. Una scheda incompleta non consente di valutare il nesso di causalità tra farmaco e reazione. Indipendentemente dall’algoritmo che verrà usato non si può fare a meno di conoscere la relazione temporale, se esistono o meno spiegazioni alternative sia per quanto riguarda le condizioni cliniche che per quanto riguarda l’utilizzo di altri prodotti, e cosa ha determinato la sospensione del farmaco ritenuto sospetto. È stata quindi eliminata la differenziazione in campi obbligatori e facoltativi, prevista nel precedente modello, in quanto essa poteva portare ad una compilazione parziale che non consentiva di fatto la valutazione del nesso di causalità tra farmaco e reazione. Infine è predisposto un unico modello di scheda per segnalare le sospette reazioni avverse a tutti i farmaci inclusi i vaccini. I vaccini sono infatti soggetti al doppio monitoraggio della farmacovigilanza (come per tutti i farmaci) e della prevenzione, con il principale obiettivo di identificare e correggere rapidamente eventuali errori nel programma di immunizzazione al fine di garantire, in modo più efficiente e più sicuro, quel diritto alla salute rappresentato dalle vaccinazioni. L’adozione di un modello unico di scheda, che tiene conto degli standard internazionali, semplifica la segnalazione di reazione avversa a vaccino, limita i possibili duplicati e velocizza le operazioni di inserimento in banca dati essendo previsto il suo invio al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria. Vengono di seguito riportate alcune motivazioni relative all’esistenza dei diversi campi che dovrebbero essere tenute in considerazione durante la compilazione. Paziente e data di insorgenza: i dati di questa sezione sono importanti per l’identificazione del caso ed il riconoscimento di duplicati (insieme alle informazioni su farmaco e reazione). Per motivi di privacy non è possibile scrivere per esteso il nome e cognome del paziente; sarà comunque sufficiente riportare prima la lettera iniziale del nome seguita dalla lettera iniziale del cognome. L’indicazione della data di nascita, invece che dell’età, risulta essere particolarmente importante in caso di segnalazioni di reazioni avverse a vaccino: infatti, le vaccinazioni dell’età evolutiva vengono somministrate, di norma, ad età prestabilite. Le iniziali, insieme alla data di nascita, consentono di distinguere i casi, operazione necessaria soprattutto in occasione di segnalazioni di cluster di reazioni avverse da vaccini derivanti da una stessa struttura. Inoltre la data di insorgenza della reazione insieme alle date di inizio e fine terapia sono indispensabili perché consentono di stabilire la correlazione temporale tra assunzione del farmaco e reazione avversa. Il campo codice della reazione va compilato dal responsabile di farmacovigilanza dopo l’avvenuto inserimento della scheda in banca dati. Reazione: la compilazione di questo campo è ovviamente fondamentale, oltre alla descrizione della reazione è prevista anche la sua diagnosi ed i risultati di eventuali accertamenti diagnostici. È opportuno che tale descrizione avvenga nel modo più chiaro e meno fantasioso possibile considerato che la descrizione dovrà poi essere interpretata e codificata da un altro operatore all’atto dell’inserimento della scheda in banca dati. Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare anche l’orario di insorgenza della reazione. Di seguito sono riportati alcuni suggerimenti relativi alla descrizione delle reazioni da vaccino e alla definizione di caso. Nella sezione “esami di laboratorio e strumentali” vanno riportati i risultati, rilevanti ai fini della reazione avversa, degli esami effettuati e possibilmente R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XII N. 4 191 2005 ministrazione ed il numero di dose (I, II III o di richiamo). Inoltre vanno specificati il lotto e la data di scadenza. Non va tralasciata l’indicazione terapeutica per la quale il farmaco è stato assunto: da tale indicazione potrebbero emergere spiegazioni alternative all’insorgenza della reazione osservata che potrebbe essere in realtà un aspetto della patologia trattata. Anche le indicazioni vanno riportate nel modo più preciso possibile tenendo presente la classificazione internazionale delle malattie (ICD IX: international classification disease). Condizioni predisponenti: la disponibilità di queste informazioni consente di accertare la presenza o meno di cause alternative al farmaco nel determinare la reazione avversa. In particolare nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare i dati anamnestici, la storia clinica e farmacologica rilevante. È opportuno anche specificare la sede dove è avvenuta la vaccinazione: ASL, studio privato, scuola, altro (specificare) ed il sito di inoculo del vaccino. Farmaci concomitanti: l’informazione di eventuali farmaci concomitanti va acquisita soprattutto in relazione alle possibili interazioni. Nell’apposita sezione andrebbero riportate anche le altre possibili interazioni con integratori alimentari, prodotti erboristici, ecc. Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare anche i vaccini somministrati nelle 4 settimane precedenti alla somministrazione. Fonte e segnalatore: il segnalatore deve essere chiaramente identificabile, anche se i suoi dati sono tutelati, in primo luogo perché spesso c’è la necessità di contattare il segnalatore per chiarimenti o follow-up ed inoltre perché non sono accettabili schede anonime. Qualora la fonte venga riportata come “Altro” deve essere specificata chiaramente la tipologia di segnalatore. le date a cui si riferiscono. La sola citazione dell’esame senza conoscere il risultato non è dirimente. È importante anche precisare se la reazione è stata trattata e come. Il segnalatore può allegare alla scheda eventuali referti, lettere di dimissioni ospedaliera, relazioni cliniche rispettando comunque la tutela della privacy del paziente. Gravità: l’importanza di una reazione avversa varia anche in relazione alla sua gravità; va ricordato che la gravità non deve essere stabilita su base soggettiva per cui non hanno senso le affermazioni: media gravità o gravità moderata, ecc. Una reazione è grave solo se: • è fatale • ha provocato o prolungato l’ospedalizzazione • ha provocato invalidità grave o permanente • ha messo in pericolo la vita del paziente. Sono da considerare gravi anche le anomalie congenite e i difetti alla nascita in neonati le cui madri avevano assunto i farmaci sospetti in gravidanza. In questo ultimo caso la scheda sarà compilata con i dati della madre, ma alla scheda stessa dovrà essere allegata un’accurata relazione clinica che oltre ai dati anamnestici dettagli la reazione a carico del feto o del neonato e l’esito della stessa. Esito: analogamente alla gravità è importante riportare l’esito della reazione facendo attenzione alle voci poste al di sotto dell’esito “decesso”: infatti ad esempio le frasi “il farmaco può aver contribuito” oppure “ non dovuto al farmaco” sono relativi ai casi fatali. Nel campo “esito” andranno riportate anche le date di guarigione o di decesso. Farmaco sospetto: è importante riportare il nome commerciale del farmaco e non solo il principio attivo, sia per consentire eventuali accertamenti legati alla produzione dello stesso sia per consentire alle aziende farmaceutiche titolari del farmaco sospetto di assolvere ai numerosi obblighi di farmacovigilanza nazionale ed internazionale previsti dalla legge. Inoltre nel caso dei farmaci generici, al nome del principio attivo deve essere aggiunto il nome dell’azienda. Senza questa informazione non sarà possibile procedere all’identificazione del medicinale coinvolto. Deve essere indicato il dosaggio e non solo l’unità posologica (infatti per un dato farmaco potrebbero ad esempio esserci compresse da 250, 500 o 1000 mg). In questa sezione è importante fornire anche le informazioni relative all’eventuale miglioramento della reazione avversa dopo la sospensione del farmaco e quando disponibile anche il dato sulla risomministrazione del farmaco (rechallenge). Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare anche l’ora della som- Per le reazioni gravi, tanto più se non previste nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) o per le quali l’esito non è conosciuto al momento della segnalazione stessa, è opportuno far seguire la segnalazione iniziale da un aggiornamento sul caso. La scheda compilata va inviata al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza per i successivi adempimenti ai sensi del D.lgs. 95/2003. Per approfondimenti sulla Farmacovigilanza si rimanda alla lettura del volume IX di EudraLex disponibile all’indirizzo: http://pharmacos.eudra.org/F2/eudralex/in dex.htm R AIFA - Ministero della Salute 192 SUGGERIMENTI Suggerimenti relativi alla descrizione di sospetta reazione avversa a vaccino Locale, nel punto di inoculo ¨ reazione locale estesa ¨ ascesso sterile ¨ ascesso settico ¨ necrosi/ulcerazione ¨ anestesia/parestesia ¨ altro_______________________ Generale ¨ adenopatia ¨ artralgia ¨ artrite cronica ¨ anestesia/parestesia ¨ convulsioni afebbrili ¨ convulsioni febbrili ¨ encefalopatia ¨ iperpiressia 39,5° C ¨ ipersensibilità immediata: specificare___________________ ¨ altre manifestazioni ipersensibilità specificare___________________ ≥ ¨ ipotonia - iporesponsività ¨ meningite/encefalite ¨ neurite brachiale ¨ pianto persistente ¨ paralisi flaccida acuta ¨ porpora trombocitopenica ¨ shock anafilattico ¨ S. di Guillan Barrè/ poliradicoloneurite ¨ vomito e/o diarrea gravi ¨ altro_______________________ DEFINIZIONI DI CASO Anestesia/parestesia: vanno segnalate le condizioni che perdurino per più di 24 ore. Artrite cronica: può essere presa in considerazione in un soggetto senza storia di artropatia nei 3 anni precedenti la vaccinazione sulla base di: comparsa di segni di artrite acuta (gonfiore articolare) che sia insorta tra i 7 e i 42 giorni seguenti la vaccinazione antirosolia; persistenza di segni obiettivi di artrite intermittente o continua per più di 6 mesi dopo la vaccinazione; risposta anticorpale al virus della rosolia. L’artralgia o rigidità articolare senza gonfiore non è considerata artrite cronica. Convulsioni: attacchi di spasmi tonico-clonici, o di altri attacchi epilettici dell’infanzia (es: spasmi infantili, tic di saalam) con durata variabile da alcuni minuti a più di 15 minuti, in assenza di lesioni neurologiche preesistenti. A seconda della temperatura corporea, le convulsioni vanno distinte in: febbrili (temperatura 38° C) o afebbrili. ≥ Encefalite: quadro clinico ad inizio acuto, con insorgenza entro 1-4 settimane dalla somministrazione del vaccino, caratterizzato da convulsioni, alterazione dello stato di coscienza, cambiamenti evidenti del comportamento per almeno due giorni, che non si risolvano entro 24 ore, accompagnati da segni di infiammazione cerebrale, con evidenti alterazioni del liquor, in assenza di altre cause dimostrabili. Encefalopatia: quadro clinico ad inizio acuto, con insorgenza entro 72 ore dalla somministrazione del vaccino, caratterizzato da due o più dei seguenti sintomi: (I) convulsioni, (II) alterazione dello stato di coscienza e/o cambiamenti evidenti del comportamento per almeno due giorni, (III) segni neurologici focali che non si risolvano entro 24 ore. Ipotonia-iporesponsività: nei bambini di età inferiore a 24 mesi, episodi che si manifestano con diminuzione o perdita acuta del tono muscolare, perdurante per almeno 10 minuti, accompagnata da cianosi o pallore, o da mancata risposta agli stimoli ambientali, o da torpore prolungato, o da arresto respiratorio, in un periodo di tempo compreso tra 0 e 24 ore dalla vaccinazione. Da non confondere con lipotimia o con stato post-convulsivo. Manifestazioni ipersensibilità immediata: orticaria, rinite, asma, broncospasmo, edema della glottide, angioedema, che si manifestino entro pochi minuti dalla somministrazione del vaccino, in assenza di stato di shock . Meningite/Encefalite: quadro clinico di meningite, con insorgenza entro 15 gg dalla somministrazione del vaccino; la sintomatologia può essere sfumata e subdola, oppure molto simile a quella dell’encefalite: quadro clinico ad inizio acuto, con insorgenza entro 1-4 settimane dalla somministrazione del vaccino, caratterizzato da convulsioni, alterazione dello stato di coscienza, cambiamenti evidenti del comportamento per almeno due giorni, che non si risolvano entro 24 ore, accompagnati da segni di infiammazione cerebrale, con evidenti alterazioni del liquor, in assenza di altre cause dimostrabili. Neurite brachiale: quadro clinico con insorgenza entro 2-28 giorni dalla somministrazione di vaccini tossoide tetanico caratterizzato da disfunzione limitata all’estremità superiore del plesso brachiale (tronco, dermatomeri) senza coinvolgimento di altre strutture del sistema nervoso periferico (radice nervosa o singolo nervo periferico) o centrale (midollo spinale). Un dolore profondo, continuo, spesso severo alla spalla e alla radice del braccio annuncia di solito la comparsa della condizione. Il dolore è seguito, a distanza di giorni o di settimane, da debolezza o atrofia dei gruppi muscolari dell’estremità prossimale. La perdita di sensibilità può accompagnare il deficit motorio, mentre la debolezza è un dato necessario perché sia fatta la diagnosi. La neurite può essere presente sia dallo stesso lato sia dal lato opposto rispetto al punto in cui è stata eseguita l’iniezione; talvolta è bilaterale, colpendo entrambe le radici degli arti superiori. Paralisi flaccida acuta: paralisi flaccida ad inizio improvviso che si manifesti in un periodo di tempo compreso tra 4 e 30 giorni dalla somministrazione di OPV nel soggetto vaccinato e tra 4 e 75 giorni in un contatto persistente anche dopo 60 giorni dal suo manifestarsi. Pianto persistente: pianto inconsolabile che si prolunghi ininterrottamente per un periodo superiore alle 3 ore, durante il quale il bambino non si alimenta e non dorme, oppure pianto o grido di alta o inconsueta tonalità. Reazione locale estesa: area di arrossamento, indurimento, tumefazione con diametro superiore a 5 cm, estesa fino alla radice dell’arto. Shock anafilattico: reazione allergica con stato di shock (insufficienza circolatoria, ipotensione arteriosa, polsi periferici deboli o assenti, alterazione del livello di coscienza, sudorazione) con o senza broncospasmo e/o laringospasmo o edema della glottide, che si manifesti immediatamente dopo l’inoculazione del vaccino. Sindrome di Guillain-Barrè/poliradicoloneurite: paralisi flaccida ad inizio acuto, simmetrica, ascendente, rapidamente progressiva, con perdita di sensibilità periferica, in assenza di iperpiressia. L’esame del liquor evidenzia dissociazione albumino-citologica. L’associazione a vaccino è ritenuta certa o probabile in caso di Sindrome di Guillain-Barrè insorta entro 60 giorni dalla somministrazione del vaccino. R AIFA - Ministero della Salute ✂ Porpora trombocitopenica: quadro clinico con insorgenza entro 2 mesi dalla somministrazione di vaccini contenenti il virus morbilloso caratterizzato da una conta piastrinica sierica inferiore a 50.000/ml. La porpora trombocitopenica non include casi di trombocitopenia associate ad altre cause come ipersplenismo, disordini autoimmunitari (compresi alloanticorpi da pregresse trasfusioni), mielodisplasie, malattie linfoproliferative, trombocitopenia congenita o sindrome emoliticouremica; non include casi di porpora trombocitopenica immune mediati, per esempio, da infezioni virali o fungine, da tossine o da farmaci nè casi di trombocitopenia associati a coagulazione intravasale disseminata come si osservano nelle infezioni batteriche o virali. Glossario EER (Experimental Event Rate) Numero di eventi osservato nel gruppo randomizzato al trattamento in sperimentazione diviso per il numero totale di soggetti inclusi nel gruppo in trattamento. CER (Control Event Rate) Numero di eventi osservato nel gruppo di controllo diviso per il numero totale di soggetti inclusi nel gruppo di controllo. IC 95% (Intervallo di confidenza 95%) Il concetto di base è che gli studi (RCTs, metaanalisi) informano su un risultato valido per il campione di pazienti preso in esame, e non per l’intera popolazione; l’intervallo di confidenza al 95% può essere definito (con qualche imprecisione) come il range di valori entro cui è contenuto, con una probabilità del 95%, il valore reale, valido per l’intera popolazione di pazienti. ➤ INDICATORI DI RIDUZIONE DEL RISCHIO DI EVENTI SFAVOREVOLI mentazione e la probabilità nei pazienti di controllo. È un altro indice di riduzione relativa del rischio di un evento nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli, e corrisponde alla formula: [EER / (1 – EER)] / [CER / (1 – CER)]. OR è rappresentativamente uguale a RR se il rischio di base nei controlli è basso (<10%); se il rischio di base è alto, OR tende a valori costantemente più lontani dall’unità rispetto a RR. ➤ INDICATORI DI AUMENTO DELLA PROBABILITÀ DI EVENTI FAVOREVOLI ABI (Absolute Benefit Increase) Aumento assoluto del beneficio terapeutico nei pazienti randomizzati al trattamento sperimentale rispetto ai controlli. Corrisponde alla formula: [EER – CER]. NNT (Number Needed to Treat) Numero di pazienti da trattare per ottenere un beneficio terapeutico in un paziente. Corrisponde alla formula: [1/ABI]. ARR (Absolute Risk Reduction) Riduzione assoluta del rischio di un evento sfavorevole nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto a quelli di controllo. Corrisponde alla formula: [CER – EER]. RBI (Relative Benefit Increase) Aumento relativo del beneficio terapeutico nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli. RBI corrisponde alla formula: [EER – CER]/CER. NNT (Number Needed to Treat) Numero di pazienti che devono essere trattati per prevenire un evento. Corrisponde alla formula: [1/ARR], arrotondando per eccesso al numero intero. ➤ INDICATORI DI AUMENTO DEL RISCHIO DI RR (Relative Risk) È il rapporto tra il rischio nel gruppo dei trattati (EER) ed il rischio nel gruppo di controllo (CER). [RR = EER/CER]. RRR (Relative Risk Reduction) Riduzione relativa del rischio di un evento sfavorevole nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli. Corrisponde al rapporto: [CER – EER]/CERx100. OR (Odds Ratio) Rapporto fra la probabilità di un evento nei pazienti randomizzati al trattamento in speri- EVENTI SFAVOREVOLI ARI (Absolute Risk Increase) Aumento assoluto del rischio di una reazione avversa nei pazienti che ricevono il trattamento sperimentale rispetto ai controlli. ARI corrisponde alla formula: [EER – CER]. NNH (Number Needed to Harm) Numero di pazienti che devono sottoporsi al trattamento perché si manifesti una reazione avversa. Corrisponde alla formula: [1/ARI] arrotondando per eccesso al numero intero. RRI (Relative Risk Increase) Aumento relativo del rischio di una reazione avversa nei pazienti che ricevono il trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli. Corrisponde alla formula: [EER – CER ]/CER.