La teoria normativa della politica economica

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Capitolo 2
La teoria normativa
della politica economica
Politica economica - Introduzione ai modelli fondamentali – R. Cellini
Copyright © 2004 – The McGraw-Hill Companies srl
La teoria normativa
della politica economica
Anche se non è possibile definire scienza in senso stretto,
l’economica cerca di seguire in “metodo scientifico”.
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l’investigazione economica parte dall’osservazione di fenomeni reali
• Si concentra su accadimenti che mostrano regolarità
• Cerca di enucleare “fatti stilizzati”
• Procede a costruire un modello che spieghi tali “fatti stilizzati”
• Cerca di valutare il modello
Un modello è una descrizione stilizzata e semplificata della realtà e deve
essere semplice, generalizzabile e robusto.
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Vi possono essere conflitti tra modelli alternativi
Ogni modello può essere letto in chiave positiva o normativa.
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Quattro categorie di relazioni
•Relazioni tecniche (tecnologia o preferenze)
•Funzione di Cobb-Douglas:
y = kα l β
•Relazioni comportamentali
•Funzioni di domanda o di offerta di mercato:
Q = A – Bp
•Funzione di consumo aggregato keynesiana:
C = C0 + cY
•Relazioni di equilibrio
D(p) = S(p)
•Relazioni di definizione
D=C+I+G+X–M
•Relazioni istituzionali
BS = T – G
BC = X – M
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Caratteristiche di un modello
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In ogni modello è possibile trovare variabili endogene ed
esogene.
Nelle relazioni tra variabili si trovano anche parametri di
comportamento (PMC) e parametri tecnici (α).
Le variabili esogene trovano la loro giustificazione in diversi
modi: perché nei fenomeni economici sono rilevanti le variabili
non economiche che il modello economico non spiega; perché
esistono fatti predeterminati che vengono presi come un dato;
perché il modello non può essere ampliato in maniera
indiscriminata.
La politica economica tratta come esogeno ciò che una lettura
positiva del modello interpreta come endogeno.
– Modello Keynesiano Reddito-Spesa Pubblica
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Caratteristiche di un modello
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La forma strutturale di un modello è data dall’insieme delle equazioni
che lo compongono e che esprimono le relazioni che intercorrono tra le
variabili prese in considerazione.
La forma ridotta si ha quando il modello è scritto in modo che ciascuna
variabile endogena risulti funzione soltanto di variabili esogene.
Tra le variabili che compongono un modello si possono distinguere gli
obiettivi e gli strumenti.
Per obiettivo di politica economica si intende un fine dell’azione
dell’autorità di politica economica.
L’obiettivo può essere fisso quando l’autorità mira a raggiungere un
valore puntuale di una certa variabile; flessibile quando mira a
raggiungere il massimo o il minimo valore possibile di una funzione.
Per strumenti di politica economica si intende una variabile che viene
usata dal policy-maker come leva per raggiungere un fine.
– deve essere controllabile, sufficientemente isolata ed efficace sugli
obiettivi dell’autorità
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Una formalizzazione del modello descrittivo
di economia politica
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Possiamo avere k equazioni con variabili endogene ed esogene.
Z è il vettore di tutte le variabili che può essere scomposto nel vettore y
che contiene m variabili endogene e x che contiene n variabili esogene.
Possiamo scrivere il modello nella sua forma ridotta che rappresenta
quasi la “soluzione” del modello dato che ogni variabili endogena è
espressa unicamente in funzione delle variabili esogene.
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Una formalizzazione del modello descrittivo
di economia politica
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Se le equazioni che compongono il modello non sono espresse in
forma lineare è sempre possibile considerarne un’approssimazione
lineare (regola di Taylor).
Nel nostro caso, le lettere a rappresentano i parametri tecnici e
possono essere o decisi a priori oppure stimati tramite procedimenti
econometrici
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Una formalizzazione del modello descrittivo
di economia politica
Possiamo esprime il modello in forma matriciale dove A è la matrice dei
coefficienti.
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Obiettivi fissi
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L’Autorità di politica economica non può porsi più di m obiettivi, uno per
ogni variabile endogena. Una volta stabiliti i valori che costituiscono gli
obiettivi si cerca di capire come possono essere raggiunti.
In altre parole si cerca di capire quali valori devono assumere le x per
ottenere i livelli desiderati delle y.
La politica economica trasforma in esogene variabili che erano nel
modello positivo endogene e trasforma in endogene variabili che erano
esogene. Cioè il vettore x diventa l’incognita.
Se il sistema lineare costruito è risolvibile, esso si dice controllabile. Un
modello di politica economica è controllabile se l’autorità è in grado di
perseguire i suoi obiettivi.
Dato un sistema di m equazioni da risolvere per n incognite avremo: 1)
m=n ed il sistema è determinato; 2) m<n il sistema è sottodeterminato
e ci saranno infinite soluzioni; 3) m>n il sistema non è risolvibile vi sono
più equazioni (obiettivi) che variabili (strumenti).
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Obiettivi fissi
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La condizione di Tinbergen è necessaria ma non sufficiente
poiché gli strumenti devono essere indipendenti tra loro.
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Il caso 3) è quello più vicino alla realtà in cui l’autorità di pone
troppi obiettivi rispetto a quelli che può raggiungere. In tale caso
si possono seguire 3 linee di condotta:
– Lasciar perdere alcuni obiettivi stabilendo quindi delle
priorità.
– Cercare di costruire nuovi strumenti
– Abbandonare gli obiettivi fissi e perseguirne uno flessibile.
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L’obiettivo flessibile
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Passando ad un obiettivo flessibile, l’autorità di politica
economica deve convogliare in un’unica funzione obiettivo i
valori delle variabili di suo interesse.
Il modo più consueto di costruire una funzione obiettivo è quello
di considerare una funzione di perdita che dipende da quanto la
realizzazione di una variabile si discosta dal valore ritenuto
ottimale dal policy-maker:
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A volte si può anche pesare ogni perdita con un coefficiente il
cui valore è scelto dal policy-maker:
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In forma compatta diventa
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L’obiettivo flessibile
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Il problema di massimizzazione della funzione di perdita è
soggetto a vincoli derivanti dalla struttura economica:
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Dalla soluzione del problema deriva il piano di politica che rende
minima la perdita.
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Esempio
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Ad esempio possiamo considerare il caso di due obiettivi fissi, tasso
d’inflazione e tasso di disoccupazione, e di un solo strumento, la spesa
pubblica.
Dalla regola di Tinbergen sappiamo che con un solo strumento non
possiamo ottenere due obiettivi. Quindi passiamo ad obiettivi flessibili e
scriviamo la funzione di perdita da minimizzare:
I pesi ω1 e ω2 rappresentano i pesi che il Governo assegna ai due
obiettivi.
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L’obiettivo flessibile
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Okun ha suggerito di utilizzare come funzione di perdita la
somma del tasso d’inflazione e del tasso di disoccupazione,
funzione nota come l’indice di malessere di Okun, IMO=π+u.
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Indipendentemente dalla scelta fatta circa la funzione di perdita,
bisogna notare che le due variabili considerate si muovono in
direzioni opposte che sarà descritta ad esempio dalla Curva di
Phillips.
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La critica di Lucas
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L’idea che la politica economica possa raggiungere i suoi
obiettivi guardando alla solvibilità di un sistema di equazioni è
stata contestata da Lucas (1976) sulla base delle “aspettative
razionali”.
Egli sostiene che nel momento stesso in cui l’azione di politica
economica viene messa in pratica muta il quadro nel quale gli
individui privati si muovono e quindi possono mutare i parametri
di comportamento degli individui (inclusi nella matrice A), cioè la
regola comportamentale che gli individui adottano nel prendere
le loro decisioni.
La politica economica ha effetto sulle variabili economiche ma in
un modo che non può essere previsto sulla base dei
comportamenti osservati nel passato
Egli perviene alla conclusione che sia meglio per le autorità di
politica economica astenersi da interventi attivi perché l’esito di
tali interventi è sempre imprevedibile.
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