RASSEGNA Alimentazione nella persona con diabete che pratica esercizio fisico e sport Annuzzi G Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia, Università Federico II di Napoli, Napoli RIASSUNTO Nella persona con diabete che pratica attività sportiva una corretta alimentazione è sostanzialmente simile a quella raccomandata per il trattamento del diabete, sempre che sia soddisfatto il fabbisogno energetico, di nutrienti e le perdite idriche connesse all’esercizio, e con un moderato aumento della quota di carboidrati e proteine della dieta rispetto a chi non pratica sport. Un’alimentazione equilibrata a base di prodotti vegetali e animali è in grado di soddisfare il fabbisogno di aminoacidi essenziali oltre a quello di minerali e vitamine, per cui supplementi sono da prendere in considerazione solo nelle attività sportive di lunga durata e con dispendio energetico molto elevato. Le persone con diabete rispondono in modo molto diverso tra di loro allo sforzo fisico e all’allenamento, per cui una pratica sicura ed efficace dell’attività fisica svolta a scopo sia salutare sia agonistico necessita di un’attenta gestione dell’alimentazione prima, durante e dopo l’esercizio con un monitoraggio intensivo della glicemia. Negli atleti o nelle persone molto attive che tendono alla competizione è necessaria l’assistenza di professionisti nutrizionali esperti. SUMMARY Nutrition for physically active individuals and athletes with diabetes Proper nutrition for the person with diabetes who is physically active is substantially similar to that recommended for the treatment of diabetes, provided that energy needs, nutrients and water loss involved with exercise are satisfied. The dietary contribution of carbohydrates and protein may need to be moderately increased compared to those who do not practice sports. A balanced diet based on vegetable and animal products meets the needs for essential amino acids, minerals and vitamins, so supplements should be considered only in long-duration sports and those involving heavy energy expenditure. Since individuals with diabetes respond very differently to physical stress and training, safe and effective physical activity requires careful nutritional management before, during, and after exercise, with intensive monitoring of blood glucose. In athletes or very active people who take part in competitions, the assistance of experienced nutritionist professionals is required. Introduzione Alimentazione e attività fisica costituiscono un’associazione inestricabile nella storia clinica del diabete, dalle basi fisiopatologiche allo sviluppo e alla correzione prima dell’obesità e dell’insulino-resistenza e successivamente della malattia diabetica e delle malattie cardiometaboliche associate al diabete. Un’adeguata e appropriata nutrizione è importante per tutte le persone che si impegnano in un programma di esercizio fisico regolare, sia esso a scopo salutare o agonistico. Nelle persone con diabete, tuttavia, la nutrizione assume ulteriore importanza non solo per i possibili benefici in termini di prestazione fisica e salute generale, ma, anche, per il suo ruolo determinante nella regolazione della glicemia prima, durante e dopo l’esercizio fisico. Nelle persone con diabete molti fattori influenzano la risposta glicemica all’attività fisica, rendendo quindi impossibile fornire indicazioni nutrizionali (e sul dosaggio insulinico) che possano applicarsi a tutti i pazienti. Tra questi fattori i principali sono l’intensità, la durata e il tipo di attività, il momento della giornata, il livello di allenamento della persona, lo stato nutrizionale (depositi di glicogeno), la relazione temporale con la precedente assunzione di cibo e la composizione in macronutrienti del cibo assunto. Naturalmente, sono rilevanti il tipo di diabete, lo stato di controllo glicometabolico, i livelli di glicemia prima dell’esercizio e il tipo e la distanza dalla somministrazione di insulina o altri farmaci ipoglicemizzanti. Pertanto, è indispensabile che le indicazioni debbano essere individualizzate, cercando di soddisfare gli obiettivi e lo stile di vita individuali con strategie che Corrispondenza: dott. Giovanni Annuzzi, Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia, Università Federico II di Napoli, via Pansini 5, 80131 Napoli – e-mail: [email protected] Pervenuto il 18-05-2016 • Accettato il 25-05-2016 Parole chiave: diabete, attività fisica, sport, nutrizione, composizione della dieta • Key words: diabetes, physical activity, sport, nutrition, dietary composition Abbreviazioni: CGM, continuous glucose monitoring, monitoraggio continuo della glicemia; DEXA, dual energy X-ray absorptiometry, assorbimetria a raggi X a doppia energia; MUFA, monounsaturated fatty acids, acidi grassi monoinsaturi; PUFA, polyunsaturated fatty acids, acidi grassi polinsaturi. G It Diabetol Metab 2016;36:85-91 85 Annuzzi G la persona con diabete sia disposta e in grado di attuare. Pochi studi hanno esaminato le problematiche nutrizionali connesse all’esercizio fisico nelle persone con diabete. Pertanto, le raccomandazioni sono basate su studi effettuati in persone non diabetiche. Inoltre, gli studi che riguardano gli atleti sono stati condotti generalmente in una fascia di età (18 e 40 anni) diversa da quella della popolazione diabetica, particolarmente quella con diabete di tipo 2, e non riguardano le persone che svolgono un alto volume di attività fisica al di fuori di ambiti agonistici(1). Qualche evidenza che le persone con diabete, in particolare di tipo 1, utilizzano le fonti di substrati glicidici e lipidici differentemente dalle persone non diabetiche, cioè con una minore captazione muscolare di glucosio e una maggiore ossidazione dei grassi durante esercizio fisico moderato, ma non durante quello intenso(2), sembrano non avere un impatto differenziale sulle esigenze nutrizionali. I principi di una sana e corretta alimentazione alla base delle raccomandazioni nutrizionali per i pazienti diabetici(3-5) non differiscono tra i pazienti che praticano attività fisica e quelli sedentari, tenendo naturalmente in considerazione i fabbisogni nutrizionali aggiuntivi connessi alla pratica dell’attività sportiva. rea, ottenuta mediante impedenziometria, plicometria o, quando possibile, la DEXA (dual energy X-ray absorptiometry). I livelli ottimali di grasso corporeo, che dipendono da sesso, età ed ereditarietà, e possono essere specifici per tipo di sport, negli adulti sono 10-22% nell’uomo e 20-32% nella donna, con limiti inferiori di sicurezza di 5% nell’uomo e 12% nella donna(7-9). Gli atleti o coloro che praticano attività fisica intensa durante i periodi di allenamento ad alta intensità e/o di lunga durata hanno bisogno di consumare energia sufficiente a mantenere il peso corporeo e la salute e massimizzare gli effetti dell’allenamento. Un basso apporto energetico può causare perdita della massa muscolare, disfunzione mestruale, perdita o incapacità di aumentare la densità ossea, aumentato rischio di affaticamento, lesioni traumatiche, malattie e prolungato recupero dallo sforzo. Un’eventuale perdita di peso (perdita di grasso) dovrebbe avvenire durante la fase di preparazione o iniziare prima della stagione competitiva e coinvolgere un dietista sportivo qualificato. Gli atleti che limitano l’apporto energetico o utilizzano pratiche intensive di perdita di peso, eliminando uno o più gruppi di alimenti dalla loro dieta o consumando diete a bassa densità di micronutrienti, sono a maggiore rischio di carenze di micronutrienti. Apporto energetico della dieta Composizione della dieta Nel programma alimentare si deve tenere conto del fabbisogno energetico legato all’attività fisica. Questo diventa rilevante nel caso degli atleti che si sottopongono a un notevole volume di esercizio fisico, mentre è meno importante nelle persone che praticano attività fisica da livelli scarsi fino a quelli consigliati a scopo salutare (150 minuti di attività moderata a settimana). In relazione al livello di attività fisica, le esigenze caloriche possono variare indicativamente da 50 kcal/kg peso corporeo nell’uomo che pratica attività fisica intensa a 30 kcal/kg peso corporeo in caso di attività fisica lieve (Tab. 1)(6). Il migliore modo per determinare il fabbisogno calorico nelle persone con diabete è iniziare con un’anamnesi nutrizionale dettagliata, confrontare l’apporto energetico riscontrato con quello desiderato e sviluppare un programma dietetico basato sulla valutazione dello stato nutrizionale. Il peso corporeo è il principale criterio di valutazione dell’adeguatezza dell’introito calorico. È di supporto la determinazione della composizione corpoTabella 1 Esigenze caloriche approssimative di persone adulte in relazione a diversi livelli di attività fisica(6). Uomini Donne Livello di attività (kcal/kg peso corporeo) (kcal/kg peso corporeo) Lieve 30 30 Moderata 40 37 Intensa 50 40 86 La composizione in nutrienti va adattata al tipo e al volume di attività fisica. Il ritmo quotidiano di assunzione di cibo (pasti e spuntini) va personalizzato e attentamente calibrato in funzione degli orari degli allenamenti e delle gare e, nelle persone con diabete, mantenuto preferibilmente costante. Nelle persone impegnate in un programma generale di fitness (30-60 min per 3-4 volte la settimana) i fabbisogni nutrizionali sono soddisfatti dalla dieta comunemente raccomandata nel trattamento del diabete (Tab. 2). Negli atleti il fabbisogno di carboidrati e proteine aumenta. Carboidrati La quantità di carboidrati richiesta dipende da dispendio energetico totale giornaliero, tipo di sport, sesso e condizioni ambientali. I carboidrati devono costituire il 45-60% dell’energia totale della dieta in base alle caratteristiche metaboliche dei pazienti. Un apporto dietetico adeguato e regolare di carboidrati è necessario in tutti gli atleti di resistenza per mantenere elevati i depositi di glicogeno nei muscoli e nel fegato(10). Un basso apporto giornaliero di carboidrati conduce a una progressiva deplezione delle scorte di glicogeno e quindi a sensazione di fatica, compromettendo rapidamente le riserve energetiche necessarie per un’attività fisica intensa e portando all’utilizzo di proteine come riserva energetica. D’altro Alimentazione nella persona con diabete che pratica esercizio fisico e sport Tabella 2 Indicazioni generali per la composizione ottimale della dieta per il paziente diabetico (Standard italiani SID/AMD 2014). Componenti della dieta Quantità complessiva consigliata Quantità consigliata dei singoli nutrienti Carboidrati 45-60% kcal totali Saccarosio e altri zuccheri aggiunti < 10% Fibre 20 g/1000 kcal/die, soprattutto solubili Proteine 10-20% kcal totali Saturi < 10, < 8% se LDL elevate MUFA 10-20% Grassi 25-35% kcal totali PUFA 5-10% Evitare acidi grassi trans Colesterolo < 300 mg/die, < 200 mg/die se colesterolemia elevata Sale < 6 g/die canto, l’ingestione di carboidrati in eccesso non incrementa la capacità di ossidazione dei glucidi(11). Per gli atleti con diabete è essenziale che dosaggio di insulina e introito di carboidrati siano coordinati per assicurare sia un ottimale controllo glicemico sia livelli massimali di depositi di glicogeno. Nelle persone che si allenano ≤ 1 ora al giorno, per rifornire le scorte muscolari di glicogeno è necessario un introito regolare di carboidrati di 5-6 g/kg peso corporeo al giorno. Nella maggior parte delle persone, ciò corrisponde a un contenuto di carboidrati intorno al 60% dell’apporto calorico giornaliero. Per le persone che si allenano ≥ 2 ore al giorno possono essere necessari 8-10 g/kg peso corporeo al giorno(10). Questo aspetto non è stato studiato nelle persone attive con diabete, ma non vi sono motivi apparenti perché sia diverso per questi pazienti se sono in buon controllo glicemico. Nelle persone con diabete sia fisicamente attive sia atleti, come in quelle sedentarie, l’apporto di carboidrati va fornito preferendo gli alimenti a basso indice glicemico e/o ricchi in fibre, per i quali le altre caratteristiche nutrizionali siano appropriate (densità calorica, tipo di grassi). Questa indicazione è valida per tutti i pazienti diabetici anche se i dati sull’uso dell’indice glicemico nella nutrizione sportiva non sono concordi(12). Il contenuto di fibre dovrebbe essere di 20 g/1000 kcal, di tipo prevalentemente idrosolubile, anche se si sono osservati effetti benefici anche con quantità minori, più accettabili. È possibile aumentare il consumo di fibre vegetali consumando una porzione di legumi almeno 3-4 volte a settimana (fagioli, ceci, lenticchie, fave, piselli), consumando una porzione abbondante di verdura a pranzo e cena, preferendo quelle più ricche in fibre vegetali (carciofi, carote, fagiolini, melanzane, broccoli, funghi, cavolfiore, zucchine) e scegliendo frutta ricca in fibre ai pasti e agli spuntini (mele, agrumi, nespole, fragole, pere, prugne, albicocche). Tra i cereali vanno preferiti quelli integrali e ricchi in fibre. FRUTTOSIO Il fruttosio consumato come “fruttosio libero” (cioè, naturalmente presente in alimenti come la frutta) può tradursi in un migliore controllo glicemico rispetto all’assunzione isocalorica di saccarosio o di amido, e può non avere effetti dannosi sulla trigliceridemia, purché il consumo non sia eccessivo (> 12% dell’energia totale). Tuttavia, le persone con diabete sedentarie o fisicamente attive dovrebbero limitare o evitare l’assunzione di bevande zuccherate (da qualsiasi dolcificante calorico compreso lo sciroppo di mais ricco in fruttosio e il saccarosio) per ridurre il rischio di aumento di peso e peggioramento del profilo di rischio cardiometabolico(13). Negli atleti, un aspetto positivo del metabolismo del fruttosio è che durante esercizio fisico, in combinazione con altri zuccheri semplici, il fruttosio induce un rapido assorbimento di liquidi e soluti nell’intestino tenue e un aumento dell’ossidazione dei carboidrati esogeni durante l’esercizio(14). Inoltre, in associazione al glucosio, rispetto al glucosio da solo, migliora la performance probabilmente attraverso effetti gastrointestinali e psicologici(15), mentre, invece, non contribuisce al ripristino delle scorte di glicogeno nella fase di recupero dall’esercizio(16). Grassi La quantità ideale di grassi totali nella dieta del paziente diabetico è molto dibattuta; tuttavia l’introito raccomandato è tra il 25 e il 35%(4). Per gli atleti, consumarne di meno (< 20%) non migliora le prestazioni, così come non sono raccomandate le diete ad alto contenuto di grassi, anche se i grassi sono una fonte importante di energia, vitamine liposolubili e acidi grassi essenziali. La qualità dei grassi è importante e non varia tra atleti e non atleti: i grassi saturi dovrebbero essere < 10% dell’energia totale, e < 8% se i livelli di colesterolo LDL sono elevati. Il consumo di acidi grassi saturi può essere limitato evitando i condimenti di origine animale (burro, strutto, lardo, pancetta, panna ecc.), preferendo i condimenti di origine vegetale (oli e margarine vegetali), evitando il 87 Annuzzi G consumo di insaccati, limitando il consumo di formaggi e latticini, aumentando la frequenza di consumo del pesce, preferendo le carni magre ed eliminando il grasso visibile, evitando il consumo dei dolci, facendo attenzione agli alimenti confezionati contenenti olio di cocco e di palma, che, pur essendo grassi vegetali, sono ricchi in acidi grassi saturi. I grassi monoinsaturi cis dovrebbero essere compresi tra il 10 e il 20% dell’energia totale. Il consumo ottimale di grassi polinsaturi ω-3 si può ottenere con 2-3 porzioni di pesce a settimana e assumendo vegetali ricchi in ω-3. L’introito dietetico di colesterolo dovrebbe essere < 300 mg/die. Proteine Per le persone con diabete senza evidenza di nefropatia le proteine dovrebbero fornire il 10-20% dell’energia totale giornaliera(4). Le evidenze non sono sufficienti a definire il consumo ideale di proteine per ottimizzare il controllo glicemico o agire positivamente sui fattori di rischio cardiovascolare. Per i pazienti con nefropatia diabetica (sia micro- sia macroalbuminuria), per ridurre il rischio di evoluzione verso l’insufficienza renale terminale, l’apporto proteico deve essere limitato alla razione dietetica raccomandata (0,8 g/kg). In questi pazienti ridurre la quantità di proteine della dieta al di sotto del consumo abituale sembra non modificare il controllo glicemico, i fattori di rischio cardiovascolare o il declino della funzionalità renale. Al momento non è possibile raccomandare, nelle persone con diabete, diete ad alto contenuto proteico allo scopo di favorire il calo ponderale, in quanto l’effetto a lungo termine di una dieta con un contenuto proteico > 20% nei pazienti diabetici non è noto. In relazione all’attività fisica, il fabbisogno proteico dipende da molteplici variabili quali sesso, età, condizione atletica, caratteristiche del programma di allenamento, apporto energetico globale, contenuto di carboidrati della dieta e riserve di glicogeno dell’organismo. L’utilizzazione delle proteine a scopo energetico si osserva solo quando il glicogeno muscolare si esaurisce e, pertanto, i carboidrati hanno un effetto proteino-risparmiatore. In condizioni normali solo il 5% delle proteine è utilizzato a scopo energetico ma tale quota può arrivare fino al 1518% negli esercizi prolungati che superano i 90 minuti. La fonte proteica deve essere di origine sia animale sia vegetale per assicurare il giusto apporto di aminoacidi essenziali, inclusi leucina, isoleucina e valina, gli aminoacidi a catena ramificata a maggiore funzione energetica. Il fabbisogno proteico incrementa durante le fasi di potenziamento muscolare e quando l’attività sportiva viene praticata a lungo, quotidianamente e con elevato impegno. L’apporto di proteine raccomandato per gli atleti di resistenza e di forza vanno da 1,2 a 1,8 g/kg peso corporeo/giorno. Queste assunzioni consigliate di proteine possono generalmente essere soddisfatte attraverso la 88 dieta da sola, senza l’uso di integratori di proteine o aminoacidi, tenendo conto che per un’ottimale utilizzazione delle proteine e per ottenere buone prestazioni fisiche è necessario un apporto energetico sufficiente a mantenere il peso corporeo. Non esistono prove, invece, che un apporto proteico superiore a 2 g/kg peso corporeo/giorno favorisca lo sviluppo della massa muscolare o fornisca maggiore potenza o resistenza. Idratazione Con la sudorazione si possono perdere da 1,5 a 3 l/ora di liquidi. Il sudore è una soluzione ipotonica (80-180 mOsmol/l) rispetto al plasma (300 mOsmol/l) per cui con il sudore si perde essenzialmente acqua e solo in minima misura minerali. Le perdite di minerali sono soprattutto a carico del cloruro di sodio, mentre la perdita di potassio è trascurabile. La disidratazione (deficit di acqua superiore al 2-3% del peso corporeo) riduce la prestazione fisica; pertanto, un’adeguata assunzione di liquidi prima, durante e dopo l’esercizio è importante per la salute e per ottenere prestazioni ottimali(17). Negli eventi di lunga durata, l’obiettivo è prevenire la disidratazione durante l’esercizio fisico bevendo 300 ml di acqua (e/o soluzioni glicido-saline ipo-isotoniche) 2 ore prima dell’evento sportivo e 250 ml ogni 20-30 min di attività per idratare costantemente il corpo. Dopo l’esercizio, si dovrebbero assumere circa 400-700 ml di liquidi per ogni 500 g di peso corporeo perso durante esercizio, bevendo fino al recupero del peso pre-esercizio. Si possono utilizzare integratori alimentari già pronti in commercio oppure bevande fresche, un succo d’arancia zuccherato o un succo di frutta zuccherato, diluiti in acqua minerale naturale ricca di sodio a temperatura tra 7-10 °C. È importante che l’assunzione di liquidi avvenga prima di avvertire il senso di sete. Alimentazione prima dell’esercizio Tre-quattro ore prima di un evento sportivo è raccomandato un pasto composto prevalentemente da carboidrati, a basso contenuto di grassi e con un contenuto moderato di proteine, in grado di fornire liquidi sufficienti a mantenere l’idratazione(18,19). Il pasto deve essere composto da cibi familiari ed essere ben tollerato dall’atleta per ridurre al minimo i possibili disturbi gastrointestinali. Una piccola quantità di carboidrati può essere assunta anche un’ora prima dell’esercizio. L’assunzione di questi pasti può migliorare le prestazioni rispetto a esercitarsi/competere a digiuno, in quanto dopo il digiuno notturno le riserve di glicogeno muscolare ed epatico possono essere ridotte. Teoricamente, può aiutare utilizzare alimenti a basso indice glicemico Alimentazione nella persona con diabete che pratica esercizio fisico e sport nel pasto pre-esercizio. Tuttavia, la ricerca su atleti non diabetici non è stata in grado di indicare un chiaro vantaggio di avere un pasto pre-esercizio a basso indice glicemico, con un sufficiente consumo di carboidrati totali, e non sono stati condotti studi sugli atleti diabetici. Per l’atleta diabetico può essere necessario assumere 15 g di carboidrati, preferibilmente carboidrati complessi, 15-30 min prima anche di un evento di durata relativamente breve (~45 min)(20). Prima dell’esercizio, la glicemia deve essere monitorata attentamente e, se la glicemia è bassa (< 100 mg/dl), può essere necessario consumare carboidrati aggiuntivi prima di iniziare. Il controllo della glicemia è più facile in condizioni di allenamento regolare. Diventa più difficile in situazioni di competizione quando l’ora di inizio non è ben definita (per es. atletica) o la durata dell’evento varia (per es. tennis). Se l’esercizio è effettuato in modo regolare, gli eventuali spuntini sono parte dello schema dietetico giornaliero e, quindi, le dosi abituali di insulina possono essere modificate adeguandole alle esigenze dell’esercizio. Il monitoraggio intensivo della glicemia, preferibilmente con la misurazione continua sottocutanea (CGM), è lo strumento necessario e indispensabile per l’ottimizzazione delle modifiche nutrizionali in corso di attività fisica, in particolare nei pazienti in terapia insulinica. CARICO DI CARBOIDRATI Il carico di carboidrati è una tecnica utilizzata dagli atleti per aumentare le riserve di glicogeno prima di eventi di lunga durata(15). Il carico di carboidrati dipende dalla disponibilità di insulina e quindi richiede un buon controllo del diabete. È necessario regolare la somministrazione di insulina per tenere conto dell’aumentata assunzione di carboidrati, considerando anche gli effetti della riduzione della quantità di esercizio effettuato dagli atleti prima della competizione. Pertanto, il regolare monitoraggio glicemico è essenziale durante il carico di carboidrati. Alimentazione durante l’esercizio Mangiare durante l’esercizio dipende dalla durata e intensità dell’esercizio. In generale, supplementi di carboidrati dovrebbero essere considerati quando la durata dell’esercizio di intensità moderata-alta è superiore a un’ora, in caso di attività sia competitiva sia non competitiva. Ciò assume particolare importanza quando l’atleta non ha consumato cibo o liquidi in modo adeguato prima dell’esercizio o quando l’atleta si sta esercitando in un ambiente estremo (calore, freddo o ad alta quota). Gli atleti diabetici, a maggiore rischio di ipoglicemia rispetto a quelli non diabetici, dovrebbero assumere 3060 g di carboidrati per ora, preferibilmente distribuiti a intervalli di 15-30 min. Naturalmente è necessario anche l’adeguamento delle dosi di insulina. Se sono necessari ulteriori carboidrati durante l’esercizio fisico, è meglio consumarli in piccole quantità di frequente, piuttosto che assumere tutto all’ultimo minuto. È importante che qualsiasi nuova strategia sia provata durante le sessioni di allenamento, quando è più facile monitorare gli effetti sul controllo della glicemia. I carboidrati possono essere assunti in forma liquida o solida(21). Nel primo caso hanno il vantaggio di reintegrare anche i liquidi e di essere assorbiti più velocemente. Lo svuotamento gastrico è influenzato dal contenuto di zuccheri: soluzioni contenenti ≤ 8% di carboidrati si svuotano alla stessa velocità dell’acqua da sola, mentre quelle contenenti > 10% di carboidrati possono causare problemi osmotici e disturbi gastrointestinali. I succhi di frutta e la maggior parte delle bevande analcoliche disponibili contengono circa il 12% di carboidrati e devono, quindi, essere diluite con acqua. Altre opzioni sono i gel di carboidrati, frutta e barrette sportive. Alimentazione dopo l’esercizio Dopo l’esercizio, gli obiettivi dietetici sono quelli di fornire adeguati liquidi, elettroliti, energia e carboidrati per rimpiazzare il glicogeno muscolare e garantire un rapido recupero. Un’assunzione di carboidrati di circa 1,0-1,5 g/kg peso corporeo durante i primi 30 minuti e successivamente ogni 2 ore per 4-6 h sarà sufficiente a ricostituire le riserve di glicogeno. Le proteine consumate dopo l’esercizio forniranno gli aminoacidi per la sintesi e la riparazione del tessuto muscolare. Le strategie nutrizionali nel periodo di recupero tese al rimpiazzo dei substrati e liquidi utilizzati durante l’esercizio sono le stesse per gli atleti con e senza diabete. Tuttavia, nei pazienti diabetici che si esercitano sia a livello ludico-motorio sia agonistico, va tenuto conto che l’aumento della sensibilità all’insulina causata dall’attività fisica, si protrae per diverse ore dopo l’esercizio. Pertanto, il rischio di ipoglicemia persiste per diverso tempo e l’ipoglicemia può verificarsi 4-48 ore dopo l’esercizio. Prevenire l’ipoglicemia ritardata richiede il consumo di una sufficiente quantità di carboidrati prima, durante e dopo l’esercizio. È in genere necessario ridurre la dose di insulina successiva all’esercizio ed è indispensabile monitorare frequentemente i livelli di glicemia dopo l’esercizio. Purtroppo, l’ipoglicemia ritardata si verifica spesso durante la notte e se si verifica regolarmente, questo può esacerbare l’affaticamento negli atleti. Svegliarsi molto stanchi e intontiti al mattino può indicare ipoglicemie notturne e quindi la necessità di un più intensivo monitoraggio della glicemia dopo sessioni di allenamento con caratteristiche simili. L’alcol inibisce il rilascio di glucosio dal fegato e aumenta, quindi, il rischio di ipoglicemia. Il consumo eccessivo di alcol compromette anche la capacità di riconoscere i sin- 89 Annuzzi G tomi di ipoglicemia. Tutti gli atleti sono invitati a moderare l’assunzione di alcol dopo l’esercizio e dare priorità al reintegro idrico e dei substrati energetici. Poca ricerca è disponibile direttamente sugli atleti con diabete. Tuttavia, sembra che le persone con diabete di tipo 1 abbiano una ridotta capacità di immagazzinare glicogeno dopo l’esercizio. Questo può essere un problema quando le sessioni di allenamento intense si svolgono entro un breve periodo di tempo (meno di 24 ore di distanza). Sport di potenza Gli esercizi di forza (per es. il sollevamento pesi o anche sport marziali) generalmente richiedono movimenti brevi, ripetitivi e ad alta intensità. Questo tipo di esercizio può aumentare temporaneamente i livelli di glicemia. Al momento, non è noto se questa iperglicemia temporanea da allenamento di potenza abbia alcun effetto a lungo termine e la gestione di questa risposta è difficile e ancora controversa. Infatti, diminuire l’assunzione di carboidrati, nel tentativo di evitare l’iperglicemia, potrebbe compromettere le prestazioni durante l’esercizio e aumentare il rischio di ipoglicemia ritardata dopo l’esercizio. D’altro canto, aumentare la dose di insulina dopo l’esercizio per ridurre la glicemia può aumentare il rischio di ipoglicemia ritardata, una volta che la risposta adrenergica si è esaurita. Il controllo regolare della glicemia è indispensabile per riconoscere la risposta agli esercizi di forza e individuare la strategia individuale per un’adeguata correzione. Uso di supplementi In generale, non sono necessari integratori vitaminici e minerali sia nei pazienti diabetici che praticano attività fisica a scopo salutare sia negli atleti, se questi assumono l’energia sufficiente a mantenere il peso corporeo con un adeguato assortimento di alimenti. Un’alimentazione ricca in vegetali, frutta e cereali garantisce il giusto apporto di quasi tutte le vitamine, sali minerali e fibre. Un integratore multivitaminico/minerale può essere appropriato se un atleta elimina abitualmente alimenti o gruppi di alimenti, è ammalato o sta recuperando da un infortunio, o ha una specifica carenza di micronutrienti. Naturalmente, gli integratori di un singolo nutriente sono appropriati in presenza di una specifica ragione medica o nutrizionale (per es. il ferro per correggere l’anemia da carenza di ferro, l’acido folico per le donne in età fertile). Per lo sportivo dedito a un regolare allenamento, la supplementazione di alcune vitamine e minerali può essere utile per l’azione specifica sul metabolismo glucidico, per sopperire all’elevato consumo e per antagonizzare i radicali liberi la cui produzione aumenta per l’intensa attività fisica. Va tenuto conto, tuttavia, che questa attività 90 fisica fa aumentare anche i livelli degli enzimi antiossidanti, che a loro volta necessitano di alcuni minerali come manganese, rame, selenio e ferro. La vitamina E, la vitamina C e il beta-carotene hanno mostrato un effetto antiossidante e, pertanto, una loro supplementazione può essere indicata nello sportivo, soprattutto se diabetico. La vitamina C facilita l’assorbimento del ferro e aiuta la formazione di collagene e tessuto connettivo di tendini e legamenti. Comunque, la maggior parte degli integratori sportivi è stata studiata poco e quasi per niente negli atleti con diabete. È importante discutere i potenziali effetti di qualsiasi prodotto con una persona esperta prima di utilizzare qualsiasi integratore. Uso di ergogenici Vi è un numero elevato di sostanze per le quali viene dichiarato un effetto di miglioramento delle prestazioni fisiche. Tuttavia, per la maggior parte di esse non ci sono studi controllati che ne dimostrino l’efficacia. Si possono distinguere: 1) ergogenici che hanno gli effetti dichiarati, come la creatina che ha dimostrato di essere efficace per attività brevi ad alta intensità come lo sprint e il sollevamento pesi, sport che traggono energia principalmente dal sistema energetico ATP-CP, ma non per sport di resistenza quali corsa di fondo(22), o la caffeina i cui potenziali effetti ergogenici sembrano essere legati ai suoi effetti stimolanti sul sistema nervoso centrale e alla diminuita percezione dello sforzo(23). Tuttavia, l’uso di bevande energetiche contenenti caffeina può essere ergolitico e potenzialmente pericoloso se in eccesso(24); 2) ergogenici che potrebbero avere gli effetti dichiarati, ma per i quali non vi è sufficiente evidenza di efficacia in questo momento, come glutammina, betaidrossimetilbutirrato, ribosio; 3) ergogenici che non hanno dimostrato gli effetti dichiarati come aminoacidi, polline d’api, carnitina, cromo picolinato, Cordyceps, il coenzima Q10, acido linoleico coniugato, citocromo C, ginseng, inosina, trigliceridi a media catena, piruvato, vanadio; per alcune di queste sostanze si sono osservati effetti avversi(25). Gli atleti devono essere informati per quanto riguarda l’uso appropriato di aiuti ergogenici. Tali prodotti devono essere utilizzati solo dopo un’attenta valutazione per la sicurezza, l’efficacia, la potenza e la legalità. Vegetariani Gli atleti vegetariani possono essere a rischio di basso apporto di energia, proteine, grassi e micronutrienti essen- Alimentazione nella persona con diabete che pratica esercizio fisico e sport ziali come ferro, calcio, vitamina D, riboflavina, zinco e vitamina B12(26). È auspicabile la consultazione con un dietista dello sport per evitare questi problemi di nutrizione. Conclusioni Nella persona con diabete che pratica un’attività sportiva una corretta alimentazione è sostanzialmente simile a quella raccomandata per il trattamento del diabete, sempre che sia soddisfatto il fabbisogno energetico, di nutrienti e le perdite idriche connesse all’esercizio. La quota di carboidrati e proteine della dieta va moderatamente aumentata rispetto a chi non pratica sport. Un’alimentazione equilibrata a base di prodotti vegetali e animali è in grado di soddisfare il fabbisogno di aminoacidi essenziali oltre a quello di minerali e vitamine, per cui supplementi a base di barrette e bevande energetiche sono da prendere in considerazione solo nelle attività sportive in cui l’esercizio è intenso e di lunga durata e il dispendio energetico è molto elevato. Le linee guida nutrizionali possono aiutare chi inizia a praticare attività fisica, ma le persone con diabete rispondono in modo molto diverso tra di loro allo sforzo fisico e all’allenamento, per cui un adattamento utile per una persona non lo è per un’altra. Per una pratica sicura ed efficace dell’attività fisica svolta a scopo sia salutare sia agonistico sono necessari un’attenta consapevolezza dei segnali provenienti dal proprio corpo e un monitoraggio intensivo della glicemia. Per atleti o persone molto attive che tendono alla competizione è necessaria l’assistenza di professionisti esperti per una nutrizione efficace e sicura. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. Conflitto di interessi 19. Nessuno. 20. Bibliografia 21. 1. Thomas DT, Erdman KA, Burke LM. Position of the Academy of Nutrition and Dietetics, Dietitians of Canada, and the American College of Sports Medicine: Nutrition and Athletic Performance. J Acad Nutr Diet 2016;116:501-28. 2. Raguso CA, Coggan AR, Gastaldelli A, Sidossis LS, Bastyr EJ 3rd, Wolfe RR. Lipid and carbohydrate metabolism in IDDM during moderate and intense exercise. Diabetes 1995;44:1066-74. 3. Mann JI, De Leeuw I, Hermansen K, Karamanos B, Karlström B, Katsilambros N et al. Diabetes and Nutrition Study Group (DNSG) of the European Association. Evidence-based nutritional approaches to the treatment and prevention of diabetes mellitus. Nutr Metab Cardiovasc Dis 2004;14:373-94. 4. AMD-SID. 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