Studio del grafico di una funzione reale Questo testo è una guida per lo studio del grafico di una funzione. Non è un testo completo ma solo una bozza che servirà per arrivare il più presto possibile a poter tracciare in modo qualitativo il grafico di una funzione. Questi appunti sono stati scritti in un tempo molto breve, quindi conteranno sicuramente errori che cercherò di correggere in futuro. 0.1 Le fasi dello studio del grafico di una funzione Data una funzione f : E ⊂ R → R, dove con E abbiamo indicato l’insieme di esistenza, i passi per rappresentare il suo grafico sono i seguenti. A Studiare il comportamento agli estremi dell’insieme di esistenza, i quali si dividono in due tipi: A1 estremi finiti, cioè punti per i quali la funzione non esiste ma esiste per valori vicini a piacere; A2 estremi infiniti. B Studiare i massimi e minimi locali e gli eventuali flessi a tangente orizzontale. C Tracciare il grafico congiungendo tutte le informazioni ottenute nei passi precedenti. Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 2 0.2 Comportamento agli estremi caso A1 Illustriamo questa parte con degli esempi per poi generalizzare. Esempio 0.1. Sia data la funzione 1 x tale funzione esiste per tutti i valori reali diversi da zero, cioè E = (−∞, 0)∪(0, +∞). Gli estremi dell’insieme di esistenza sono: 0, −∞, +∞. Come detto in precedenza si dividono in estremi finiti ed estremi infiniti. Occupiamoci per ora solo di quelli finiti. Prima di far questo rappresentiamo l’insieme E × R, cioè l’insieme dove l’eventuale grafico della funzione esiste. Si ha: y y= E×R x Si noti che la retta x = 0 è stata evidenziata con il tratteggio per ricordare che il grafico della funzione non può attraversare tale retta. Andiamo quindi a capire cosa succede al grafico della funzione per valori della x vicini al valore x = 0. Dalla rappresentazione grafica di E × R si osserva che possiamo avvicinarsi al volere x = 0 sia per valori più grandi, e si dirà da destra, che per valori più piccoli, e diremo da sinistra. I punti del grafico hanno coordinate (x, f (x)), quindi per conoscere il comportamento del grafico in prossimità del valore x = 0 dobbiamo capire a quale valore tende la funzione f (x) quando x tende al valore 0. Tale operazione si indica con 1 lim+ f (x) = lim+ , qui x tende a 0 da destra x→0 x x→0 Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.2 Comportamento agli estremi caso A1 1 lim− f (x) = lim− , x→0 x x→0 3 qui x tende a 0 da sinistra Per calcolare questi limiti operiamo nel modo seguente. Nell’operazione di limite dividere un numero per una quantità che tende a zero produce una quantità infinita (basti pensare che 1/0.001 = 1000). Il problema qui consiste nel decidere se tende a +∞ o −∞. Per sciogliere tale dubbio osserviamo che nel primo caso, cioè quando x tende a 0 da destra, il denominatore della frazione 1/x tende a zero per valori positivi. Scriveremo quindi lim+ x→0 1 1 = + = +∞ x 0 dove il segno + è stato attribuito con l’usuale regola del prodotto dei segni. Nel secondo caso, invece, quando x tende a 0 da sinistra, il denominatore della frazione 1/x tende a zero per valori negativi. Si ha quindi lim− x→0 1 1 = − = −∞. x 0 Dal punto di vista grafico i limiti visti sopra indicano che più x è vicino a 0 da destra più la quota del corrispondente punto sul grafico assume valori infinitamente grandi (cioè verso +∞), mentre più x è vicino a 0 da sinistra più la quota del corrispondente punto sul grafico assume valori infinitamente piccoli (cioè verso −∞). In questo caso si dice che il grafico della funzione presenta un asintoto verticale di equazione x = 0. Per comodità si tracciano le parti del grafico che tendono asintoticamente a tale retta in corfomità con i limiti appena calcolati. Il grafico diviene Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 4 y Asintoto verticale x = 0 x Esempio 0.2. Sia data la funzione y= x2 − 2 1+x Anche in questo caso l’insieme di esistenza si ottiene imponendo che il denominatore sia diverso da 0. Si ha E = (−∞, −1)∪(−1, +∞). L’insieme E × R diventa y E×R −1 x Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.2 Comportamento agli estremi caso A1 5 dove come nell’esempio precedente abbiamo indicato con un tratteggio la retta x = −1 dove la funzione non esiste. Calcoliamo adesso i limiti della funzione per x che tende a −1 da destra e da sinistra. Si ha lim + x→−1 −1 x2 − 2 = + = −∞ 1+x 0 infatti se x tende a −1 da destra vuol dire che tende a −1 per valori più grandi di −1 (ad esempio −0.9), ne consegue che la quantità 1 + x tende a zero per valori positivi. Infine, la solita regola dei segni porta alla conclusione −∞. Calcoliamo adesso il limite della funzione per x che tende a −1 da sinistra. Si ha lim − x→−1 x2 − 2 −1 = − =∞ 1+x 0 infatti se x tende a −1 da sinistra vuol dire che x tende a −1 per valori più piccoli di −1 (ad esempio −1.1), ne consegue che la quantità 1 + x tende a zero per valori negativi. Anche in questo caso si dice che il grafico della funzione presenta un asintoto verticale di equazione x = −1 e si tracciano le parti del grafico che tendono asintoticamente a tale retta in corfomità con i limiti appena calcolati. Il grafico diviene y Asintoto verticale x = −1 −1 x Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 6 Esempio 0.3. Sia data la funzione 1 y = ex L’insieme di esistenza si ottiene imponendo che il denominatore dell’esponente sia diverso da 0. Si ha E = (−∞, 0) ∪ (0, +∞). Andiamo quindi a capire cosa succede al grafico della funzione per valori della x vicini al valore x = 0. Si ha 1 1 lim+ e x = e 0+ = e+∞ = +∞ x→0 mentre 1 1 lim− e x = e 0− = e−∞ = x→0 1 e+∞ = 1 =0 +∞ In questo caso la funzione tende ad una quantità infinita solo quando x tende a zero da destra mentre tende ad un numero finito, cioè 0, quando x tende a zero da sinistra. Anche in questo caso si dice che la retta x = 0 è un asintoto per il grafico della funzione ma si specifica che è solo per la parte destra. Il grafico vicino alla retta x = 0 diviene y x = 0 è un asintoto verticale destro ? x Si noti che non si può ancore decidere se il grafico tende a zero da sinistra per valori positivi (cioè sopra l’asse delle x) o negativi (cioè sotto l’asse delle x). Per ora si lasciano le due possibilità e vedremo più avanti che la scelta sarà obbligata. Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.2 Comportamento agli estremi caso A1 7 Esempio 0.4. Sia data la funzione y= x2 − 1 x−1 Anche in questo caso l’insieme di esistenza si ottiene imponendo che il denominatore sia diverso da 0. Si trova E = (−∞, 1) ∪ (1, +∞). In questo caso si ha 0 x2 − 1 lim+ = ? x→1 x − 1 0 Il quale rappresenta una forma di indecisione che non abbiamo ancora affrontato. Ad ogni modo, per ora risolviamo il limite sfruttando che il numeratore è la differenza di due quadrati. Si ha lim+ x→1 x2 − 1 (x − 1)(x + 1) = lim+ = lim+ x + 1 = 2 x→1 x→1 x−1 x−1 Allo stesso modo x2 − 1 (x − 1)(x + 1) lim− = lim− = lim− x + 1 = 2 x→1 x − 1 x→1 x→1 x−1 In questo caso la funzione tende ad una quantità finita sia da sinistra che da destra. Il grafico non presenta quindi asintoti verticali. Il grafico vicino alla retta x = 1 diviene y 2 1 x Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 8 Esempio 0.5. Sia data la funzione y= |x| x L’insieme di esistenza si ottiene imponendo che il denominatore sia diverso da 0. Si ha E = (−∞, 0) ∪ (0, +∞). Calcoliamo il comportamento della funzione per valori della x vicini al valore x = 0. Si trova lim+ x→0 x |x| = lim+ = 1 x→0 x x mentre |x| −x = lim− = −1 x→0 x→0 x x In questo caso la funzione tende ad una quantità finita sia da sinistra che da destra ma, diversamente dell’esempio precedente, i due limiti destro e sinistro sono diversi. Il grafico non presenta asintoti verticali e, vicino alla retta x = 0, si manifesta come in figura y lim− 1 x −1 Esempio 0.6. Sia data la funzione y = ln x In questo caso l’insieme di esistenza si ottiene imponendo che l’argomento del logaritmo sia maggiore di zero. Si ha E = (0, +∞), da cui la rappresentazione di E × R è Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.2 Comportamento agli estremi caso A1 9 y E×R x Andiamo quindi a capire cosa succede al grafico della funzione per valori della x vicini al valore x = 0. In questo caso possiamo avvicinarci al valore 0 solo da destra, cioè per valori maggiori di zero. Dall’analisi del grafico elementare del logaritmo fatta per punti si deduce che lim ln x = ln 0+ = −∞ x→0+ In questo caso la retta x = 0 è un asintoto verticale destro per il grafico, quindi il comportamento vicino a zero è y x Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 10 Riassumiamo quanto visto negli esempi precedenti. Sia x0 un estremo finito per E. Indicando con ℓ+ = lim+ f (x), x→x0 ℓ− = lim− f (x) x→x0 il limite destro e sinistro (quando questo è possibile) della funzione f (x) per x che tende a x0 , si hanno le seguenti possibilità: (i) almeno uno tra ℓ+ e ℓ− è infinito, in questo caso si dice che la retta di equazione x = x0 è un asintoto verticale (si vedano gli esempi 0.1, 0.2, 0.3, 0.6); (ii) ℓ+ ed ℓ− sono entrambi finiti e ℓ+ = ℓ− (si veda l’esempio 0.4); (iii) ℓ+ ed ℓ− sono entrambi finiti e ℓ+ 6= ℓ− (si veda l’esempio 0.5). Un definizione rigorosa di limite è la seguente Definizione 0.7. Sia f : E ⊂ R → R una funzione e sia x0 un numero reale appartenente ad E unito con i suoi estremi. (a) Si dice che lim+ f (x) = ℓ+ 6= ±∞ x→x0 se per ogni ǫ > 0 esiste un numero δ > 0 tale che per ogni x ∈ E con 0 < x − x0 < δ si ha |f (x) − ℓ+ | < ǫ. (b) Si dice che lim f (x) = ℓ− 6= ±∞ x→x− 0 se per ogni ǫ > 0 esiste un numero δ > 0 tale che per ogni x ∈ E con 0 < x0 − x < δ si ha |f (x) − ℓ− | < ǫ. Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.2 Comportamento agli estremi caso A1 11 (c) Si dice che lim f (x) = +∞ x→x+ 0 se per ogni M > 0 esiste un numero δ > 0 tale che per ogni x ∈ E con 0 < x − x0 < δ si ha f (x) > M. (d) Si dice che lim f (x) = −∞ x→x+ 0 se per ogni M > 0 esiste un numero δ > 0 tale che per ogni x ∈ E con 0 < x0 − x < δ si ha f (x) < −M. Se un punto x0 appartiene all’insieme si esistenza si può calcolare il valore della funzione in quel punto ma si può comunque calcolare il limite della funzione per x che tende a x0 . Tuttavia può accadere che il valore della funzione in x0 non sia uguale al valore del limite della funzione per x che tende a destra o a sinistra di x0 . Facciamo un esempio, si consideri la funzione cosi definita: 2 x se x > 0 1 se x = 0 f (x) = 2 x se x < 0 La funzione f è definita per tutti i valori reali ed il suo grafico è il seguente: Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 12 y b x Risulta che f (0) = 1 mentre lim f (x) = 0 6= f (0). x→0± In questo caso si dice che la funzione non è continua in x = 0. Tale termine vuol ricordare che non è possibile tracciare il grafico della funzione con un tratto continuo, cioè senza dover mai staccare la penna dal foglio. L’analisi dell’esempio precedente conduce alla seguente Definizione 0.8. Una funzione f : E ⊂ R → R si dice continua in un punto x0 ∈ E se lim+ f (x) = lim− f (x) = f (x0 ). x→x0 x→x0 Nel seguito quando limx→x+0 f (x) = limx→x−0 f (x) parleremo solamente di limx→x0 f (x) intendendo che il valore da destra è lo stesso del valore da sinistra. Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.3 Successioni 13 Prima di esaminare il comportamento di una funzione agli estremi infiniti è conveniente esaminare il caso delle successioni. 0.3 Successioni Si dice successione una qualsiasi funzione a : N → R. Spesso per indicare una successione si usa la sequenza delle immagini: a0 = a(0), a1 = a(1), ... an = a(n), ... Talvolta si considera l’insieme N privato dello zero e quindi si considera come primo termine di una successione quello con indice 1 ossia: a1 = a(1), a2 = a(2), ... an = a(n), ... Per questo motivo è opportuno fare attenzione al significato di espressioni come primo termine della successione oppure primi 5 termini della successione che potrebbero risultare ambigui. A priori qualsiasi sequenza di numeri costituisce una successione; potremmo, ad esempio, costruirne una lanciando un dado e considerando come an il numero uscito all’nesimo lancio. In generale però tratteremo successioni i cui termini sono ottenibili mediante una qualche formula matematica. Esempio 0.9. La successione an = n2 è la successione dei quadrati dei numeri naturali: a0 = 0, a1 = 1, La successione bn = naturali: b0 = 0, √ 3 a2 = 4, a3 = 9, a4 = 16, ... n è la successione delle radici cubiche dei numeri b1 = 1, b2 = √ 3 2, b3 = √ 3 3, b4 = √ 3 4, ... La successione cn = (−1)n è una successione i cui termini si ripetono infinite volte c0 = 1, c1 = −1, c2 = 1, c3 = −1, c4 = 1, Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 ... 14 an b bn b b b 1 b 2 b b 3 4 b b 5 6 7 n b b 1 2 3 n 4 Figura 1: Alcuni punti del grafico delle successione an = n2 (a sinistra) e bn = (−1)n (a destra). 0.4 Grafico di una successione Come visto nel paragrafo precedente una successione an è una funzione an : N → R. Possiamo quindi rappresentare una successione tramite il suo grafico: G(an ) = {(n, an ) : n ∈ N}. In questo caso il grafico non costituisce una linea continua, infatti le ascisse dei punti del grafico possono assumere solo valori naturali e quindi sono ben distanziati. Consideriamo alcuni esempi. In Figura 1 sono mostrati i primi punti del grafico delle successioni an = n2 La successione cn = n , n−1 e bn = (−1)n . definita per n ≥ 2, ha valori iniziali c2 = 2, c3 = 3/2 = 1.5, c4 = 4/3 = 1.3, c5 = 5/4 = 1.25, c6 = 6/5 = 1.2, . . . mentre la successione dn = (−2)n inizia con d0 = 1, d1 = −2, d2 = 4, d3 = −8, . . . I grafici di cn e dn sono mostrati in Figura 2. Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.5 Limiti di una successione 15 dn b b 1 2 3 4 5 6 7 n b cn b b b b b 4 5 6 b 1 2 3 7 n Figura 2: Alcuni punti del grafico delle successione cn = e dn = (−2)n (a destra). 0.5 n n−1 (a sinistra) Limiti di una successione Il grafico di una successione è utile per riconoscere alcune proprietà matematiche. Iniziamo con la seguente Definizione 0.10. Un successione an si dirà: • limitata inferiormente se esiste un numero m tale che an ≥ m ∀n ∈ N; • limitata superiormente se esiste un numero M tale che an ≤ M ∀n ∈ N; • limitata se è limitata inferiormente e superiormente. Per le successioni viste nel paragrafo precedente valgono le seguenti proprietà: an an = n2 bn = (−1)n n cn = n−1 dn = (−2)n limitata inferiormente si da 0 si da −1 si da 1 no limitata superiormente no si da 1 si da 2 no Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 16 La tabella sopra è stata costruita guardando il comportamento del grafico delle successioni. Alcune deduzioni sono ovvie, per esempio, è ovvio che la successione an = n2 non è limitata superiormente. Altre, invece, richiedono più attenzione e devono essere dimostrate in modo rigoroso. n Mostriamo, per esempio, che la successione cn = n−1 è limitata inferiorn mente da 1, cioè che per ogni n il numero cn = n−1 è maggiore di 1. Si ha n n cn = > = 1. n−1 n Qui abbiamo utilizzato la proprietà che aumentando il denominatore di una frazione questa diminuisce. In alcuni casi le successioni, man mano che n cresce, tendono ad un valore n preciso. La successione cn = n−1 , per n molto grande, fornisce un valore sempre più vicino ad 1, per esempio per n = 100 si ha c100 = 1.01. Quando una successione an tende ad un numero ℓ, per valori di n infinitamente grandi, si dice che la successione converge ad ℓ e si scrive lim an = ℓ. n→∞ A volte indicheremo an → ℓ per indicare che la successione converge ad ℓ. Prima di dare la definizione formale di successione convergente introduciamo la seguente notazione. Diciamo che una successione an possiede definitivamente una certa proprietà se esiste un numero N tale che la proprietà risulta verificata per ogni n > N. Per esempio, la successione an = n − 6 è definitivamente positiva, infatti per n > 6, an > 0. Definizione 0.11. Una successione an si dice convergente se esiste un numero ℓ tale che: qualunque sia ǫ > 0 risulta definitivamente |an − ℓ| < ǫ. (1) Il numero ℓ si chiama limite della successione an . Si noti che la disuguaglianza (1) corrisponde alle seguenti due ℓ − ǫ < an < ℓ + ǫ. (2) Se tracciamo una striscia orizzontale delimitata dalle rette y = ℓ − ǫ e y = ℓ + ǫ la (2) significa che i punti della successione an , da un certo punto in poi, non escono dalla striscia. Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.5 Limiti di una successione an 17 ✻ ℓ+ǫ ℓ ℓ−ǫ ✲ 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 n Figura 3: Significato geometrico della definizione di limite. Nell’esempio in Figura 3 i punti della successione non escono dalla striscia per n ≥ N = 5. Se diminuiamo il valore di ǫ il numero N cresce, come mostra la Figura 4 nella quale i punti sono tutti all’interno della striscia per n ≥ 8. Esempio 0.12. Mostriamo, utilizzando la definizione, che la successione an = n1 converge a zero. Fissato ǫ > 0 dobbiamo trovare N tale che per ogni n > N si ha 1 0 − ǫ < < 0 + ǫ. n 1 La prima disuguaglianza, −ǫ < n , è sempre soddisfata, mentre la seconda 1 <ǫ n è soddisfata per n > 1ǫ , quindi si sceglierà N > ǫ = 0.01 si ha N = 1ǫ = 100. 0.5.1 1 . ǫ Se, per esempio, Successioni divergenti e successioni irregolari Le successioni che non convergono, cioè tali che non esiste un numero finito a cui la successione tende per n infinitamente grande, sono di due tipi. Definizione 0.13. Una successione an si dice che diverge a +∞ (−∞) se per ogni M > 0 si ha che definitivamente an > M (an < −M). Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 18 an ✻ ℓ ✲ 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 n Figura 4: Significato geometrico della definizione di limite. Diremo nei due casi, rispettivamente, che +∞ e −∞ sono il limite della successione. Esempio 0.14. n2 diverge a +∞. Infatti per ogni M > 0, √ La successione scelto N > M, si ha che n2 > M per ogni n > N. Esistono successioni che non sono convergenti né divergenti. Queste successioni si chiamano irregolari. Esempio 0.15. La successione (−1)n essendo limitata non potrà divergere ma non è convergente, infatti al crescere di n saltella tra i valori 1 e −1. Allo stesso modo la successione (−2)n non è convergente in quanto non è limitata ma non diverge a +∞ o −∞ poiché per ogni dato M > 0 assume valori sia maggiori di M che minori di −M. Per le successioni viste nel paragrafo precedente si ha: an an = n2 bn = (−1)n n cn = n−1 dn = (−2)n convergenza diverge a +∞ irregolare converge a 1 irregolare Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.5 Limiti di una successione 0.5.2 19 Calcolo dei limiti Prima di illustrare le regole di calcolo dei limiti di una successione consideriamo due casi notevoli. Esempio 0.16 (La successione potenza). Calcoliamo il limite della successione an = nα con α ∈ R costante. Suddividiamo lo studio a seconda del valore di α. (α > 0) In questo caso la successione diverge a +∞. Infatti per ogni 1 M > 0, scegliendo N > M α , si ha nα > M per ogni n > N. (α < 0) Ponendo α = −β, β > 0, si ha nα = n−β = 1 . nβ Dal punto precedente sappiamo che nβ assume valori infinitamente grandi e trovandosi al denominatore fa si che n1β assuma valori sempre più piccoli. Segue che la successione converge a 0. (α = 0) La successione diventa an = n0 = 1. Valendo per ogni n la successione converge ad 1. Riassumendo: +∞ se α > 0 α 0 se α < 0 lim n = n→∞ 1 se α = 0 Esempio 0.17 (La successione geometrica). Calcoliamo il limite della successione an = q n con q ∈ R costante. Suddividiamo lo studio a seconda del valore di q. (q > 1) In questo caso la successione diverge a +∞. Infatti per ogni M > 0, scegliendo N > logq M, si ha q n > M per ogni n > N. (q = 1) La successione diventa an = 1n = 1, quindi converge ad 1. (|q| < 1) La successione converge a 0. Supponiamo per primo che 0 < q < 1 e poniamo q = p1 con p > 1. La successione diventa n 1 1 n = n. q = p p Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 20 Per il primo caso si ha che pn assume valori infinitamente grandi e trovandosi al denominatore fa si che p1n assuma valori sempre più piccoli. Allo stesso modo si argomenta nel caso −1 < q < 0. (q ≤ −1) In questo caso la successione è irregolare come già mostrato negli esempi del paragrafo precedente. Riassumendo: +∞ 1 lim q n = 0 n→∞ ∄ se se se se q>1 q=1 |q| < 1 q ≤ −1 Esaminiamo ora le proprietà dell’operazione di limite rispetto alle operazioni algebriche. Se an → a e bn → b allora an + bn → a+b an − bn → a−b an bn → ab an bn → a b (bn , b 6= 0) (an )bn → ab (an , a > 0) Inoltre l’operazione di limite mantiene l’ordinamento cioè: se an → a, bn → b e an ≥ bn allora a ≥ b. Consideriamo il caso in cui i limiti sono +∞ o −∞. Supponiamo per esempio che an → a e bn → +∞. Allora è facile vedere che an +bn → +∞. Abbrevieremo questa scrittura cosı̀: a+∞ = +∞. Ragionando in maniera analoga si ottengono le regole per il limite della somma (o differenza) di due successioni delle quali una o entrambe sono divergenti. a + ∞ = +∞ a − ∞ = −∞ +∞ + ∞ = +∞ −∞ − ∞ = −∞ Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.5 Limiti di una successione 21 Analogamente per il prodotto (o il rapporto) abbiamo le regole seguenti (il segno di ∞ va determinato con la usuale regola dei segni) a · ∞ = ∞ (a 6= 0) a =0 ∞ a =∞ 0 (a 6= 0) A questo elenco mancano le regole relative a quattro operazioni: +∞ − ∞, 0 · ∞, 0 , 0 ∞ . ∞ Queste espressioni si chiamano forme indeterminate o di indecisione, poiché nessuna regola può essere stabilita a priori per determinare il risultato. Nel prossimo paragrafo mostreremo come risolvere alcune delle forme di indecisione più frequenti. 0.5.3 Confronti Una successione che converge a 0 si dice infinitesimo; una successione che diverge (a +∞, o a −∞) si dice infinito. Quando due successioni sono entrambe infinitesimi o infiniti, è utile stabilire un confronto tra di esse, per capire quale delle due tenda più rapidamente a 0 o all’infinito. Consideriamo i seguenti esempi di infiniti: an = log2 n, bn = n, cn = 2 n . Guardano il grafico delle tre successioni ci si accorge immediatamente che an cresce meno velocemente di bn che a sua volta cresce meno velocemente di cn . Per capire cosa vuol dire ”cresce meno velocemente” calcoliamo il limite ∞ n = n→∞ log2 n ∞ lim Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 22 Se il numeratore cresce più velocemente del denominatore vuol dire che, man mano che cresce n, il rapporto logn n diventa sempre più grande 2 tendendo all’infinito. Viceversa, se calcoliamo il limite n ∞ = n n→∞ 2 ∞ lim qui il denominatore cresce molto più velocemente del numeratore e fa si che il rapporto 2nn diventi sempre più piccolo convergendo a zero. Consideriamo adesso il ∞ n+1 = . lim n→∞ n ∞ In questo caso una semplice operazione algebrica fa si che 1 n 1 n+1 = lim + = 1 + =1+0=1 n→∞ n n→∞ n n ∞ lim Riassumendo, per il rapporto tra due infiniti an possibilità 0 an ℓ 6= 0, finito lim = n→∞ bn ±∞ ∄ e bn si presentano quattro (a) (b) (c) (d) Diciamo che in (a) an è un infinito di ordine inferiore a bn ; (b) an e bn sono infiniti dello stesso ordine; (c) an è un infinito di ordine superiore a bn ; (d) an e bn non sono confrontabili. Il caso (d) occorre, per esempio, se an = n(2 + sin n) e bn = n; essendo (2 + sin n) una quantità limitata (compresa tra 1 e 3) la successione an diverge a +∞, mentre il rapporto n(2 + sin n) an = = (2 + sin n) bn n oscilla tra 1 e 3 comportandosi in modo irregolare. Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.5 Limiti di una successione 23 In modo analogo se due successioni an e bn convergono a 0 e bn 6= 0, per il limite del rapporto abnn si presenta una delle quattro situazioni viste sopra e diremmo che in: (a) an è un infitesimo di ordine superiore a bn ; (b) an e bn sono infinitesimi dello stesso ordine; (c) an è un infinitesimo di ordine inferiore a bn ; (d) an e bn non sono confrontabili. Esempio 0.18. Nel caso dei polinomi esiste una semplice regola per calcolare l’ordine di infinito. Siano P (n) = pr nr + pr−1 nr−1 + · · · + p1 n + p0 e Q(n) = qs ns + qs−1 ns−1 + · · · + q1 n + q0 due polinomi di grado r ed s rispettivamente. ±∞ se P (n) 0 se = lim n→∞ Q(n) pr se qs Si ha r>s r<s r=s dove il segno di ±∞ è quello del rapporto pqsr . Quindi l’ordine di infinito dei polinomi corrisponde al grado dei polinomi. Per gli altri infiniti esiste la seguente scala delle velocità: logaritmi ≪ polinomi ≪ esponenziali Esempio 0.19. 1. 2n +∞ = = +∞ n→∞ n10 +∞ Infatti, l’esponenziale è un infinito di ordine superiore al polinomio. lim 2. +∞ ln(n10 + 2) = =0 n→∞ n2 + n − 1 +∞ Poiché, il logaritmo è un infinito di ordine inferiore al polinomio. lim Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 24 3. +∞ ln(n10 + 2) = = +∞ n→∞ 0.1n 0 In questo caso non si tratta di una forma di indecisione, infatti se il denominatore converge a 0 e il nominatore tende a +∞, entrambi contribuiscono a far divergere il rapporto. lim 0.5.4 La differenza di due infiniti Nel paragrafo precedente abbiamo visto come risolvere alcuni casi in cui si presenta la forma di indecisione ∞ . Vediamo ora come risolvere l’inde∞ cisione +∞ − ∞. Nel caso dei polinomi la situazione è semplice: il monomio di grado maggiore controlla il comportamento del polinomio. Per esempio il polinomio n3 − 5n2 + 2 diverge a +∞ in quanto il monomio di grado maggiore, n3 , diverge a +∞. Il polinomio n3 − n2 + 4n − 6n4 diverge invece a −∞, essendo il monomio di grado massimo −6n4 . Quando si considera la differenza an − bn tra due infiniti diversi dai polinomi si può procedere mettendo in evidenza quello di ordine maggiore. Per esempio, calcoliamo lim 2n − n3 = +∞ − ∞. n→∞ Mettendo in evidenza 2n si ha n3 ) = +∞(1 − 0) = +∞. n→∞ n→∞ 2n Se non è chiaro quale dei due infiniti abbia ordine maggiore, si può mettere in evidenza uno dei due a caso. Ad esempio, per calcolare lim 2n − n3 = lim 2n (1 − lim log2 n − log4 n n→∞ mettiamo in evidenza log4 n. Si ottiene 2 log4 n log2 n − 1) = lim log4 n( − 1) n→∞ n→∞ log4 n log4 n = +∞(2 − 1) = +∞ lim log2 n − log4 n = n→∞ lim log4 n( Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.6 Esercizi sui limiti delle successioni 25 dove abbiamo utilizzato log2 n = log4 n = 2 log4 n. log4 2 Osservazione 0.20. Si noti che la successione log2 n non è un infinito di ordine superiore a log4 n come si potrebbe pensare dal risultato del limite della loro differenza. Infatti si ha 2 log4 n log2 n = lim =2 n→∞ log 4 n n→∞ log4 n lim il che implica che log2 n e log4 n sono infiniti dello stesso ordine. 0.6 Esercizi sui limiti delle successioni 1. Rappresentare il grafico, per n = 1, 2, 3, 4, 5, delle seguenti successioni: 2n (1/4)n log2 (n) an = ; an = ; an = ; n n+3 4 n 2. Calcolare il limite, per n che tende all’infinito, delle seguenti successioni: n2 − n3 n2 − n3 n1/2 an = ; an = ; a = ; n n n − n3 n an = 3n ; n an = 2003 an = ; n an = ln(n) ; n (1203)n an = ; (0.0003)n 3n ; 2−n an = (0.0003)n ; (0.003)2n log(n2 − n) ; n an = log(n10 ) ; log(n) + log(n9 ) an = an = (1/4)n ; (4/7)n an = log3 (n2 ) − n; an = log3 (n2 ) − log2 (n3 ); Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 26 an = en − log n ; 3en + n5 an = 6en + n √ ; an = 3en + n2 + 1 1 an = sin( ); n an = n4 − (ln(n))4 ; 5n + n2 − log n √ ; n4 + 1 √ 3 2 + n6 an = √ ; n4 + 1 an = cos( n2 ); 1 − n4 an = (0.9)n + (0.3)n − (1.2)n ; Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.7 Comportamento agli estremi caso A2 27 Torniamo adesso allo studio di una funzione reale. 0.7 Comportamento agli estremi caso A2 Anche in questo caso vediamo prima degli esempi. Esempio 0.21. Sia data la funzione 1 x Tale funzione esiste per tutti i valori reali diversi da zero, cioè E = (−∞, 0)∪(0, +∞). Gli estremi dell’insieme di esistenza sono: 0, −∞, +∞. Nella sezione precedente abbiamo studiato il comportamento della funzione vicino a zero. Andiamo adesso ad occuparci del comportamento della funzione quando x tende a ±∞. Per tale operazione dobbiamo ancora una volta svolgere un limite, è cioè dobbiamo calcolare y= 1 x→+∞ x lim e 1 x→−∞ x lim Per calcolare questi limiti si procede nel modo seguente: nel primo caso, cioè quando x tende a +∞, si pone x = n e si calcola 1 1 = lim n→∞ n x→+∞ x lim questo è il limite di una successione cha sappiamo valere lim x→+∞ 1 1 1 = lim = =0 n→∞ x n ∞ Per calcolare il limite per x che tende a −∞ si pone x = −n. In tal modo quando n tende a +∞ la x tende a −∞ e si ha 1 1 1 = lim = =0 n→∞ −n x→−∞ x −∞ lim Ma qual’è il significato geometrico di questi limiti. Di fatto limx→+∞ x1 = 0 ci dice che man mano che valutiamo la funzione per valori della x sempre più grandi la funzione e quindi la quota del grafico tende a valori prossimi allo zero. Si dice allora che il grafico presenta un asintoto orizzontale di equazione y = 0. Lo stesso vale quando si tende a −∞. La visualizzazione grafica diventa: Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 28 y Asintoto orizzontale y = 0 ? ? x Non si può decidere a priori se il grafico tende all’asintoto da sopra o da sotto. In ogni caso vedremo più avanti che tale ambiguità si risolverà in modo naturale. Esempio 0.22. Sia data la funzione y = x2 tale funzione esiste per tutti i valori reali cioè E = (−∞, +∞). Gli estremi dell’insieme di esistenza sono: −∞, +∞. Calcoliamo quindi il limite per x che tende a +∞ e −∞. Si ha lim x2 = lim n2 = +∞ x→+∞ n→∞ e lim x2 = lim (−n)2 = +∞ x→−∞ n→∞ In questo caso la funzione non presenta asintoti orizzontali in quanto il suo grafico non tende ad una quota finita ma cresce sempre. Il grafico è infatti: Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.7 Comportamento agli estremi caso A2 29 y x Cerchiamo di capire meglio cosa succede quando una funzione ha un limite infinito per x che tende a +∞ o −∞. Si presentano tre situazioni diverse che adesso elenchiamo. Supponiamo che lim f (x) = ∞ x→∞ allora si presentano i seguenti tre casi (i) la funzione cresce più velocemente di una retta; (ii) la funzione cresce come una retta; (iii) la funzione cresce più lentamente di una retta. Dal punto di vista analitico per capire se la nostra funzione si trova in uno dei tre casi elencati sopra basta confrontare la velocità con cui la funzione tende all’infinito con la velocità con cui una retta tende all’infinito. Cioè si esegue il limite f (x) lim x→∞ x Si hanno quindi le seguenti possibilità: ∞ allora siamo nel caso (i) f (x) m 6= 0 allora siamo nel caso (ii) se lim = x→∞ x 0 allora siamo nel caso (iii) La rappresentazione grafica dei tre casi è illustrata nella figura seguente Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 30 (i) (ii) (iii) Il caso (ii) merita alcune considerazioni. Dalla figura sembra che se f (x) = m 6= 0 x→∞ x lim allora il grafico della funzione tende asintoticamente ad una retta obliqua, cioè la funzione presenta un asintoto obliquo. Per affermare con certezza che questo sia vero bisogna verificare se sia possibile ricavare l’equazione dell’eventuale asintoto obliquo. Per far questo denotiamo con y = mx + q l’equazione dell’eventuale asintoto obliquio. Allora diremo che esiste l’asintoto obliquo se: f (x) = m 6= 0, x→∞ x lim e se q = lim [f (x) − mx] esiste ed è finito x→∞ Vediamo alcuni esempi. Esempio 0.23. Si consideri la funzione y= x2 + 1 x Tale funzione esiste per tutti i valori reali diversi da zero, cioè E = (−∞, 0) ∪ (0, +∞). Andiamo a verificare il comportamento a −∞ e +∞. Si ha, usando le regole delle velocità per i polinomi, +∞ x2 + 1 n2 + 1 = lim = = +∞ x→+∞ n→∞ x n +∞ lim mentre +∞ (−n)2 + 1 x2 + 1 = lim = = −∞ n→∞ x→−∞ x −n −∞ lim Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.7 Comportamento agli estremi caso A2 31 Verifichiamo adesso con quale velocità la funzione cresce a +∞, si ha f (x) x2 + 1 n2 + 1 = lim = lim =1 x→+∞ x x→+∞ n→∞ x2 n2 m = lim Siamo quindi nel caso (ii). Per decidere se esiste l’asintoto obliquo dobbiamo calcolare 1 1 x2 + 1 − x = lim = =0 x→+∞ x x→+∞ x→+∞ x ∞ Segue che la retta y = mx + q = x è un asintoto obliquo per la funzione quando x tende a +∞. Con calcoli analoghi si ricava che la retta y = x è un asintoto obliquo anche per x che tende a −∞. Il grafico diventa y q = lim [f (x) − mx] = lim ? x ? Anche in questo caso non possiamo decidere a priori se il grafico tende all’asintoto da sopra o da sotto ma sarà risolto nel seguito. Esempio 0.24. Si consideri la funzione y = x + ln x In questo caso l’insieme di esistenza è E = (0, +∞). Andiamo a studiare il comportamento della funzione per x che tende a +∞. Si ha lim x + ln x = +∞ + ∞ = +∞ x→+∞ Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 32 Andiamo a verificare se esiste un asintoto obliquo. Calcolando l’eventuale m si trova x + ln x x ln x m = lim = lim + =1+0=1 x→+∞ x→+∞ x x x Sembrerebbe quindi che possa esistere l’asintoto obliquo. calcolo di q conduce a Tuttavia il q = lim x + ln x − x = lim ln x = +∞ x→+∞ x→+∞ quindi non esiste l’asintoto obliquo in quanto il valore di q deve essere finito. Il grafico è il seguente y x Come si nota dalla figura il grafico, nonostante cresca in modo simile ad una retta, non tende ad una retta. Esempio 0.25. Si consideri la funzione √ y= x In questo caso l’insieme di esistenza è E = [0, +∞). Studiamo il comportamento della funzione per x che tende a +∞. Si ha √ √ x = +∞ = +∞ lim x→+∞ Verifichiamo se esiste un asintoto obliquo. Calcolando l’eventuale m si trova √ x 1 1 m = lim = lim √ = =0 x→+∞ x x→+∞ x +∞ Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.7 Comportamento agli estremi caso A2 33 Siamo quindi nel caso in cui il grafico della funzione cresce più lentamente di una retta, come mostra la seguente figura y x Esempio 0.26. Come ultimo esempio consideriamo la funzione √ y = x2 − 1 L’insieme di esistenza in questo caso richiede x2 −1 ≥ 0. Tale disequazione è verificata per valori esterni alle radici dell’equazione associata x2 −1 = 0. Segue che E = (−∞, −1] ∪ [1, +∞). y E ×R E ×R x Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 34 Studiamo il comportamento a +∞ e −∞. Si trova √ √ lim x2 − 1 = +∞ e lim x2 − 1 = +∞ x→+∞ x→−∞ Verifichiamo l’esistenza di eventuali asintoti obliqui. Iniziamo a controllare per x che tende a +∞. p p √ x2 (1 − 1/x2 ) |x| (1 − 1/x2 ) x2 − 1 = lim = lim m = lim x→+∞ x→+∞ x→+∞ x x x Adesso, siccome x tende a +∞ vuol dire che assume valori positivi e quindi, dalla definizione di valore assoluto, si trova p p p |x| (1 − 1/x2 ) x (1 − 1/x2 ) (1 − 1/x2 ) = 1 m = lim = lim = lim x→+∞ x→+∞ x→+∞ x x Calcoliamo l’eventuale termine q dell’equazione dell’asintoto √ q = lim x2 − 1 − x = +∞ − ∞ x→+∞ Per √ risolvere questa forma di indecisione moltiplichiamo e dividiamo per x2 − 1 + x. Utilizzando la formula della differenza di due quadrati si ottiene √ √ √ ( x2 − 1 − x)( x2 − 1 + x) 2 √ q = lim x − 1 − x = lim x→+∞ x→+∞ x2 − 1 + x 2 2 x −1−x −1 −1 = lim √ =0 = lim √ = x→+∞ +∞ x2 − 1 + x x→+∞ x2 − 1 + x La retta y = x è quindi un asintoto obliquo per il grafico della funzione quando x tende a +∞. Nel caso in cui x tenda a −∞ si trova p p −x (1 − 1/x2 ) |x| (1 − 1/x2 ) = lim m = lim x→−∞ x→−∞ x x p 2 = lim − (1 − 1/x ) = −1 x→−∞ mentre, con calcoli analoghi al caso +∞ si trova che q vale ancora zero. Segue che la retta y = −x è un asintoto obliquo per il grafico della funzione per x che tende a −∞. Il grafico diventa quello mostrato in figura. Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.8 Derivata di una funzione 35 y x 0.8 Derivata di una funzione In questo paragrafo ci proponiamo di risolvere il seguente problema: Data una funzione f : E ⊂ R → R determinare il coefficiente angolare della retta tangente al grafico della funzione in un punto di ascissa x0 ∈ E Si consideri un punto P0 = (x0 , f (x0 )) sul grafico della funzione y = f (x) di ascissa x0 e la retta tangente r0 al grafico come mostrato nella figura seguente. Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 36 r0 y f (x0 + h) f (x0 ) rh b y = f (x) b x0 x0 + h x Fissato un valore h si consideri il punto Ph = (x0 + h, f (x0 + h)) sul grafico della funzione di ascissa x0 + h. Il coefficiente angolare mh della retta rh passante per P0 e Ph è dato dall’usuale formula mh = f (x0 + h) − f (x0 ) f (x0 + h) − f (x0 ) = x0 + h − x0 h Se adesso diminuiamo il valore di h un’attenta osservazione del grafico sopra mostra che la retta rh tende a sovrapporsi alla retta r0 . Di conseguenza per valori di h che tendono al valore zero il coefficiente angolare mh tende al coefficiente angolare m0 della retta tangente r0 . Segue che f (x0 + h) − f (x0 ) h→0 h m0 = lim mh = lim h→0 Dobbiamo subito notare che il limite sopra potrebbe non esistere o essere infinito. Tratteremo queste possibilità in seguito. Per ora diamo la seguente definizione. Definizione 0.27. Data una funzione f : E ⊂ R → R ed un punto x0 ∈ E si dice che f è derivabile in x0 se lim h→0 f (x0 + h) − f (x0 ) h esiste ed è finito. Il valore del limite, cioè il coefficiente angolare della retta tangente al grafico della funzione nel punto di ascissa x0 , si chiama valore della derivata della funzione nel punto x0 e si scrive f (x0 + h) − f (x0 ) h→0 h f ′ (x0 ) = m0 = lim Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.8 Derivata di una funzione 37 Quindi la derivata di una funzione f : E ⊂ R → R è una nuova funzione f ′ : E ′ :→ R il cui valore in un punto x0 ∈ E ′ , se x0 ∈ E, fornisce il coefficiente angolare della retta tangente al grafico della funzione nel punto di ascissa x0 . Diamo adesso le regole per determinare la derivata di una funzione. Tali regole dovrebbero essere dimostrate utilizzando la definizione. Noi le prenderemo per buone. La tabella delle derivate delle funzioni elementari è la seguente: Funzione Derivata Funzione Derivata xn ax ax ln a ex ex loga x 1 x ln a ln x 1 x sin x cos x cos x − sin x n xn−1 cf c f′ f +g f ′ + g′ fg f g + fg f /g f ′g − f g′ g2 ′ ′ Alla tabella sopra bisogna aggiungere la derivazione della funzione composta. Se h = g ◦ f cioè se h(x) = g(f (x)), allora si ha che h′ (x) = g ′ (f (x)) f ′(x). Per esempio la regola della derivazione della funzione composta implica le Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 38 seguenti regole: Funzione Derivata f (x)n n f (x)n−1 f ′ (x) ef (x) ef (x) f ′ (x) ln(f (x)) f ′ (x) f (x) p f (x) f ′ (x) p 2 f (x) sin(f (x)) cos(f (x)) f ′ (x) cos(f (x)) − sin(f (x)) f ′(x) Analizziamo, utilizzando le regole delle derivate, la derivata di alcune funzioni elementari. √ Si consideri la funzione f (x) = x = x1/2 . La sua derivata diventa 1 1 f ′ (x) = x1/2−1 = √ 2 2 x L’insieme di esistenza della funzione f è E = [0, +∞) mentre la derivata f ′ non è definita in 0. Se operiamo il limite per x che tende a zero della derivata, si ottiene 1 lim+ f ′ (x) = √ = +∞. x→0 2 x Essendo la derivata la funzione che per ogni valore della x fornisce il coefficiente angolare della retta tangente al grafico della funzione nel punto di ascissa x, il limite visto sopra ci dice che il coefficiente angolare della Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.9 Massimi, minimi e flessi 39 √ retta tangente alla funzione f (x) = x tende all’infinito man mano che x tende a zero. Ma il coefficiente angolare di una retta tende all’infinito quando la retta si sta portando in una posizione verticale. Infatti il grafico √ della funzione f (x) = x è y x dal quale è evidente che la retta tangente, per x = 0, è la retta verticale di equazione x = 0, cioè l’asse delle ordinate. 0.9 Massimi relativi, minimi relativi e flessi a tangente orizzontale Torniamo adesso allo studio del grafico di una funzione. Dopo lo studio del comportamento agli estremi ci rimane da considerare il comportamento della funzione nelle parti tra due estremi. La filosofia che ci guiderà per tale studio è la seguente. Consideriamo il seguente grafico di una ipotetica funzione y = f (x). Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 40 y x2 x1 x Per ogni valore di x < x1 la retta tangente al grafico nel punto di scissa x1 è crescente e di conseguenza il suo coefficiente angolare è positivo. Ma essendo il coefficiente angolare della retta tangente pari al valore della derivata della funzione in x, si deve avere che per tutti i valori di x < x1 la derivata della funzione è positiva. Arrivati al punto sul grafico di ascissa x1 la retta tangente risulta orizzontale e di conseguenza il suo coefficiente angolare (o il valore della derivata in x1 ) è pari a zero. Per valori della x compresi tra x1 e x2 la retta tangente ha invece coefficiente angolare negativo e di conseguenza è negativo il valore della derivata per ogni x con x1 < x < x2 . Arrivati ad x2 la retta tangente è di nuovo orizzontale e quindi la derivata in x2 vale zero. Infine per valori x > x2 la derivata della funzione torna ad assumere valori positivi. Questa semplice analisi ci permette di concludere che: • f ′ (x) > 0 se e solo se la il grafico della funzione è crescente in x (in questo caso si dice che la funzione è crescente) • f ′ (x) < 0 se e solo se la il grafico della funzione è decrescente in x (in questo caso si dice che la funzione è decrescente) Inoltre il grafico dell’esempio presenta due punti particolari: uno in corrispondenza di x1 e l’altro in corrispondenza di x2 . Nel primo caso la la funzione è crescente per valori minori di x1 ed è decrescente per valori maggiori di x1 , siamo passati per un picco e si dice che la funzione presenta un massimo locale nel punto P1 = (x1 , f (x1 )). Nel secondo caso la funzione è decrescente per valori minori di x2 ed è crescente per valori maggiori di x2 , siamo passati per una valle e si dice che la funzione presenta un minimo locale nel punto P2 = (x2 , f (x2 )). Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.9 Massimi, minimi e flessi 41 I punti di massimo e minimo locale sono gli ingredienti chiave per completare lo studio di funzione. Un osservazione ovvia è che nei punti di massimo e minimo locale la derivata della funzione assume valore zero (la retta tangente al grafico è orizzontale in quei punti). Ci si può chiedere se in tutti i punti in cui la derivata prima è orizzontale si presenti un massimo o un minimo locale. La risposta è negativa. Di fatto si hanno quattro possibilità. Sia f : E → R una funzione e sia x0 ∈ E. Supponiamo che f ′ (x0 ) = 0, allora si hanno le seguenti possibilità: • f ′ (x) > 0 per x < x0 e f ′ (x) < 0 per x > x0 . In questo caso la funzione presenta un massimo locale in x0 . • f ′ (x) < 0 per x < x0 e f ′ (x) > 0 per x > x0 . In questo caso la funzione presenta un minimo locale in x0 . • f ′ (x) < 0 per x < x0 e f ′ (x) < 0 per x > x0 . In questo caso la funzione presenta un flesso decrescente a tangente orizzontale in x0 . • f ′ (x) > 0 per x < x0 e f ′ (x) > 0 per x > x0 . In questo caso la funzione presenta un flesso crescente a tangente orizzontale in x0 . Le quattro possibilità si possono osservare nella figura sotto dove: in corrispondenza di x1 c’è un flesso crescente; in corrispondenza di x2 c’è un massimo locale; in corrispondenza di x3 c’è un flesso decrescente; in corrispondenza di x4 c’è un minimo locale. y M b F F b b b x1 x2 x3 m x4 x Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 42 Per la ricerca dei punti di massimo o minimo locale e degli eventuali flessi di una funzione f : E → R si può procedere nel modo seguente Passo 1 Si calcola la derivata f ′ (x). Passo 2 Si determinano le soluzione, appartenenti all’insieme di esistenza E dell’equazione f ′ (x) = 0. Chiamiamo con x1 , . . . , xk tali soluzioni. I punti x1 , . . . , xk sono detti punti stazionari o critici. Passo 3 Se non esistono punti stazionari vuol dire che non esistono massimi, minimi o flessi e si conclude. Passo 4 Per ciascun punto stazionario si verifica la natura studiando il segno della derivata. Siamo adesso in grado di studiare il grafico di una funzione. Vediamo alcuni esempi guida: Esempio 0.28. Data la funzione y = x2 − ln x per rappresentare il suo grafico i passi sono i seguenti 1 determinare l’insieme di esistenza; 2 determinare il comportamento agli estremi; 3 calcolare i massimi, i minimi e gli eventuali flessi; 4 disegnare il grafico. L’insieme di esistenza è E = {x ∈ R ; x > 0} = (0, +∞). Calcoliamo il comportamento della funzione quando x tende a zero da destra: lim+ x2 − ln x = 0 − (−∞) = +∞ x→0 Quindi la retta x = 0 è un asintoto verticale. Calcoliamo il comportamento a +∞: lim x2 − ln x = +∞ − ∞ x→+∞ Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.9 Massimi, minimi e flessi 43 Questa è una forma di indecisione. Per risolverla mettiamo in evidenza x2 . Si ha lim x2 − ln x = lim x2 (1 − x→+∞ x→+∞ ln x ) = +∞(1 − 0) = +∞ x2 Inoltre, essendo x2 − ln x ln x = lim x − = +∞ − 0 = +∞ x→+∞ x→+∞ x x lim non esistono asintoti obliqui e la funzione cresce più velocemente di una retta. La derivata prima è: y ′ = 2x − 1 2x2 − 1 = . x x Segue che i punti stazionari sono le soluzioni, appartenenti all’insieme di esistenza, dell’equazione 2x2 − 1 =0 x √ √ le cui soluzioni sono x = ± 2/2. La soluzione x = − 2/2 non appartiene √ all’insieme di esistenza. Quindi l’unico punto stazionario è x = 2/2. Essendo la funzione definita solo per x > 0, segue √ che la derivata prima è 2 positiva quando 2x − 1 > 0, cioè quando x > 2/2: √ 2/2 y′ √ Quindi la funzione presenta un minimo nel punto m = ( 2/2, 1/2 − √ Prima di disegnare il grafico osserviamo che l’ordinata del miln( 2/2)). √ √ nimo è f ( 2/2) = 1/2−ln( 2/2) = 1/2−1/2 ln(1/2) = 1/2(1−ln(1/2)) > 0. Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 44 y m b x √ 2 2 Esempio 0.29. Sia data la funzione y= x2 − 2 1+x L’insieme di esistenza è E = (−∞, −1) ∪ (−1, +∞). I limiti sono stati calcolati nell’Esempio 0.2 e sono x2 − 2 lim = −∞, x→−1+ 1 + x x2 − 2 lim = +∞ x→−1− 1 + x Il comportamento a +∞ è x2 − 2 = +∞ x→+∞ 1 + x lim In questo caso x2 − 2 =1 x→+∞ x + x2 quindi potrebbe esistere l’asintoto obliquo. Calcoliamo l’eventuale q m = lim −x − 2 x2 − 2 − x = lim = −1 x→+∞ 1 + x x→+∞ 1 + x q = lim Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.9 Massimi, minimi e flessi 45 Quindi la retta y = x − 1 è un asintoto obliquo per il ramo del grafico a +∞. Calcoli analoghi mostrano che la stessa retta è un asintoto obliquo anche per il ramo a −∞. La derivata della funzione è x2 + 2x + 2 y = (x + 1)2 ′ Gli eventuali punti stazionari sono le soluzioni dell’equazione x2 + 2x + 2 =0 (x + 1)2 la quale non ammette soluzioni reali e quindi non esistono massimi, minimi o flessi. Il grafico diventa y Asintoto obliquo y = x − 1 −1 x Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 46 0.10 Applicazioni della derivata 0.10.1 Retta tangente ad un grafico Naturalmente la derivata di una funzione permette di calcolare l’equazione della retta tangente al grafico di una funzione in un suo punto. Sia f : E → R una funzione e sia x0 ∈ E. Allora una qualsiasi retta passante per P0 = (x0 , f (x0 )) appartiene al fascio proprio y − f (x0 ) = m(x − x0 ) Se chiediamo che la retta del fascio sia tangente al grafico basta imporre che il coefficiente angolare sia la derivata della funzione calcolata nel punto x0 : m = f ′ (x0 ). Quindi la retta tangente al grafico di una funzione nel punto di ascissa x0 è y − f (x0 ) = f ′ (x0 )(x − x0 ). Esempio 0.30. Date le funzioni y = ex e y = e−x calcoliamo le rette tangenti ai due grafici nel loro punto di intersezione. Il grafico di ex è noto. Quello di e−x si può facilmente dedurre osservando che x 1 −x e = e quindi è la funzione elementare esponenziale con base minore di uno. Il punto di intersezione si ottiene risolvendo il sistema ( y = ex y = e−x la cui soluzione è x = 0, conseguentemente il punto di intersezione ha coordinate P0 = (0, 1). La retta r tangente al grafico della funzione ex nel punto P0 ha coefficiente angolare m pari alla derivata di ex calcolata nell’ascissa di P0 : m = e0 = 1. Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.10 Applicazioni della derivata 47 Quindi la retta r ha equazione y − 1 = 1(x − 0). Per la retta r ′ , tangente al grafico della funzione y = e−x , si ha y ′ = −e−x da cui m′ = −e0 = −1. Segue che le equazioni delle rette tangenti sono r : y =x+1 r ′ : y = −x + 1 Il grafico delle due funzioni assieme alle rette tangenti è mostrato nella figura seguente. Si osservi che r ed r ′ sono perpendicolari. y y = ex y=e −x y = −x + 1 y =x+1 x 0.10.2 La regola di De L’Hôpital Siano y = f (x) e y = g(x) due funzioni. Supponiamo che per x che tende ad un certo valore x0 (possibilmente infinito) si abbia lim f (x) = ±∞ e x→x0 lim g(x) = ±∞ x→x0 Allora si ha (Regola di De L’Hôpital): f ′ (x) f (x) = lim ′ x→x0 g (x) x→x0 g(x) lim Cioè quando si esegue un limite della forma ∞/∞ si possono sostituire numeratore e denominatore con le rispettive derivate. Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 48 La regola di De L’Hôpital vale anche nel caso in cui le due funzioni f e g tendano entrambe a 0 quando x tende a x0 . Più precisamente: supponiamo che per x che tende ad un certo valore x0 (possibilmente infinito) si abbia lim f (x) = 0 e lim g(x) = 0 x→x0 x→x0 Allora si ha (Regola di De L’Hôpital): f (x) f ′ (x) lim = lim ′ x→x0 g(x) x→x0 g (x) Tale regola rende moltissimi limiti un puro calcolo meccanico. Vediamo alcuni esempi. Utilizzando le regole delle velocità già sappiamo che lim x→+∞ ln x =0 x Risolviamo adesso il limite utilizzando la Regola di De L’Hôpital, si ha 1 1 ln x = lim x = = 0. x→+∞ 1 x→+∞ x +∞ lim La regola diventa sorprendente per risolvere limiti dove non si possono usare le regole delle velocità. Per esempio, quanto vale 0 x = ? x→0 ex − 1 0 lim Utilizzando la Regola di De L’Hôpital si ha lim x→0 ex x 1 1 = lim x = = 1 − 1 x→1 e 1 Mostriamo adesso come risolvere con la regola di De L’Hôpital la forma indeterminata 0 ∞. Supponiamo che per x che tende ad un certo valore x0 (possibilmente infinito) si abbia lim f (x) = 0 e x→x0 lim g(x) = ∞ x→x0 In questa situazione non si può determinare a priori il valore del limite lim f (x) g(x) = 0 ∞ x→x0 Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.11 Esempi di studio di funzione 49 Per risolvere il limite si sfrutta la proprietà algebrica 1 g(x) = 1 g(x) da cui il lim f (x)g(x) = lim x→x0 f (x) x→x0 1 g(x) = 0 1 ∞ = 0 0 diventa del tipo 0/0 che può essere risolto applicando la regola di De L’Hôpital. Per esempio, si consideri la funzione y = x ex . Sa calcoliamo il limite a −∞ si ha lim x ex = −∞ 0. x→−∞ Scrivendo ex = 1 1 ex = 1 e−x si ottiene 1 x De L’Hôpital 1 −−−−−−−→ lim = =0 −x −x x→−∞ e = x→−∞ −e −∞ lim x ex = lim x→−∞ 0.11 Esempi di studio di funzione Esempio 0.31. Data la funzione y = x2 ln x D1 determinare l’insieme di esistenza; D2 determinare gli eventuali asintoti ed il comportamento agli estremi; D3 calcolare i massimi, i minimi e gli eventuali flessi; D4 disegnare il grafico. D Soluzione D1 E = {x ∈ R ; x > 0} Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 50 D2 Calcoliamo il comportamento della funzione quando x tende a zero da destra: lim+ x2 ln x = 0(−∞) x→0 Portando al denominatore il reciproco del primo fattore ed applicando la regola di De L’Hospital si ha lim+ x2 ln x = lim+ x→0 x→0 ln x 1 x2 = lim+ x→0 1 x −2 x3 = lim+ x→0 −x2 = 0. 2 Calcoliamo il comportamento a +∞: lim x2 ln x = (+∞)(+∞) = +∞ x→+∞ Inoltre, essendo x2 ln x = lim x ln x = +∞ x→+∞ x→+∞ x lim non esistono asintoti obliqui e la funzione cresce più velocemente di una retta. D3 La derivata prima è: y ′ = 2x ln x + x2 1 = x(2 ln x + 1). x Segue che i punti stazionari sono soluzioni dell’equazione x(2 ln x + 1) = 0 cioè x = 0 e x = e−1/2 = √1e . Il punto x = 0 non appartiene all’insieme di esistenza, quindi non va considerato. Essendo la funzione definita solo per x > 0, segue che la derivata prima è positiva quando (2 ln x + 1) > 0, cioè quando x > e−1/2 : e−1/2 y′ Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.11 Esempi di studio di funzione 51 1 ). Quindi la funzione presenta un minimo nel punto m = ( √1e , − 2e D4 disegnare il grafico. y √1 e 1 − 2e b m x Esempio 0.32. Data la funzione y = x ln x − x D1 determinare l’insieme di esistenza; D2 determinare gli eventuali asintoti ed il comportamento agli estremi; D3 calcolare i massimi, i minimi e gli eventuali flessi a tangente orizzontale; D4 disegnare il grafico. D Soluzione D1 E = {x ∈ R ; x > 0} D2 Calcoliamo il comportamento della funzione quando x tende a zero da destra: lim+ x ln x − x = 0 x→0 Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 52 Calcoliamo il comportamento a +∞: lim x ln x − x = lim x(ln x − 1) = +∞ x→+∞ x→+∞ Inoltre, essendo x ln x − x = +∞ x→+∞ x non esistono asintoti obliqui e la funzione cresce più velocemente di una retta. lim D3 La derivata prima è: y ′ = ln x. Segue che i punti stazionari sono soluzioni dell’equazione ln x = 0 cioè x = 1. Per valutare il comportamento nei punti stazionari osserviamo la funzione ln x è positiva per valori maggiori di 1 1 y′ segue che in x = 1 la funzione presenta un minimo locale di coordinate m = (1, −1). D4 disegnare il grafico. y 1 x −1 b Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.11 Esempi di studio di funzione 53 Esempio 0.33. Data la funzione y = x ex D1 determinare l’insieme di esistenza; D2 determinare gli eventuali asintoti ed il comportamento agli estremi; D3 calcolare i massimi, i minimi e gli eventuali flessi a tangente orizzontale; D4 disegnare il grafico. D Soluzione D1 E = R D2 Calcoliamo il comportamento della funzione quando x tende ±∞: lim x ex = +∞ x→+∞ Inoltre, essendo x ex = lim ex = +∞ x→+∞ x→+∞ x lim non esistono asintoti obliqui per x che tende a +∞ e la funzione cresce più velocemente di una retta. Mentre lim x ex = +∞ 0 x→−∞ è una forma di indecisione. Per risolverla scriviamo ex = 1/e−x da cui si ottiene, applicando la regola di De L’Hôpital, 1 1 x De L’Hôpital − − − − − − − → lim = =0 = x→−∞ −e−x x→−∞ e−x −∞ lim x ex = lim x→−∞ Quindi la retta y = 0 è un asintoto orizzontale. Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 54 D3 La derivata prima è: y ′ = ex + x ex = ex (x + 1). Segue che i punti stazionari sono soluzioni dell’equazione ex (x + 1) = 0. Siccome ex > 0 segue che l’unico punto stazionario è x = −1. Inoltre, essendo ex > 0 la derivata prima è positiva quando x+1 > 0: −1 y′ Quindi in x = −1 la funzione presenta un minimo locale di coordinate m = (−1, −1/e). D4 disegnare il grafico. y −1 1/e b x Esempio 0.34. Data la funzione y= ex x D1 determinare l’insieme di esistenza; D2 determinare gli eventuali asintoti ed il comportamento agli estremi; Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.11 Esempi di studio di funzione 55 D3 calcolare i massimi, i minimi e gli eventuali flessi a tangente orizzontale; D4 disegnare il grafico. D Soluzione D1 E = (−∞, 0) ∪ (0, +∞) D2 Calcoliamo il comportamento della funzione quando x tende a 0 lim+ x→0 ex 1 = + = +∞ x 0 mentre 1 ex = − = −∞ x→0 x 0 Quindi la retta x = 0 è un asintoto verticale. Calcoliamo il comportamento della funzione quando x tende ±∞: lim− ex +∞ = = +∞ regola delle velocità x→+∞ x +∞ lim inoltre +∞ ex = = +∞ x→+∞ x2 +∞ non esistono asintoti obliqui per x che tende a +∞ e la funzione cresce più velocemente di una retta. Verso −∞ si ha lim ex 0 = =0 x→−∞ x −∞ quindi la retta y = 0 è un asintoto orizzontale per x che tende a −∞. lim D3 La derivata prima è: x ex − ex ex (x − 1) = . x2 x2 Segue che i punti stazionari sono soluzioni dell’equazione y′ = ex (x − 1) = 0. Siccome ex > 0 segue che l’unico punto stazionario è x = 1. Inoltre, essendo il denominatore sempre positivo (nell’insieme di esistenza) segue che la derivata prima è positiva quando x > 1: Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 56 1 y′ Quindi in x = 1 la funzione presenta un minimo locale di coordinate m = (1, e). D4 disegnare il grafico. y e b 1 0.12 x Derivate successive Dada una funzione f : E → R la sua derivata è una nuova funzione f ′ : E ′ → R. È quindi lecito poter considerare la funzione derivata della funzione f ′ che chiameremo derivata seconda della funzione ed indicheremo con f ′′ . Qual’è l’interpretazione geometrica della derivata seconda? Vediamo alcuni esempi. Si consideri la funzione y = x2 il cui grafico è la parabola con concavità verso l’alto Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.12 Derivate successive 57 y x La derivata prima della funzione è y ′ = 2x mentre la derivata seconda diventa y ′′ = 2 > 0. Si consideri adesso la funzione y = −x2 il cui grafico è la parabola con concavità verso il basso y x La derivata prima in questo caso è y ′ = −2x mentre la derivata seconda diventa y ′′ = −2 < 0. Da questi due esempi risulta chiaro che il segno della derivata seconda tiene conto della concavità della funzione. Più precisamente, sia f : E → R una funzione e sia x0 ∈ E alora • se f ′′ (x0 ) > 0 la concavità della funzione in x0 è verso l’alto; • se f ′′ (x0 ) < 0 la concavità della funzione in x0 è verso il basso. Se adesso combiniamo lo studio dei massimi e minimi relativi con lo studio della derivata seconda si ottiene il seguente criterio per il riconoscimento della natura di un punto stazionario. Prima di introdurre tale criterio osserviamo che in un punto x0 ∈ E dove la funzione presenta un minimo Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 58 è ragionevole aspettarsi che la funzione abbia la concavità verso l’alto e quindi f ′′ (x0 ) > 0, mentre in un pinto x0 ∈ E dove la funzione presenta un massimo è ragionevole aspettarsi che la funzione abbia la concavità verso il basso e quindi f ′′ (x0 ) < 0. Di fatto la situazione non è cosi semplice. Si consideri, ad esempio, la funzione y = x4 il cui grafico presenta un minimo in (0, 0) y x In questo caso y ′ = 4x3 da cui segue che l’unico punto stazionario è x0 = 0. La derivata seconda in questo caso vale y ′′ = 12x2 e y ′′ (0) = 0, cioè la derivata seconda nel punto stazionario non è ne negativa ne positiva, quindi non si può decidere con l’uso della sola derivata seconda se vi è un massimo o un minimo. Prima di introdurre il criterio generale denotiamo con f (k) la derivata della funzione di ordine k. Con questo intendiamo che deriviamo prima la funzione (derivata prima) poi deriviamo la derivata prima (derivata seconda), poi deriviamo la derivata seconda (derivata terza) e cosi via sino ad arrivare alla derivata k-esima. Il criterio generale è il seguente. Sia f : E → R una funzione e sia x0 ∈ E un punto stazionario, cioè f ′ (x0 ) = 0. Supponiamo che f ′′ (x0 ) = f ′′′ (x0 ) = · · · = f (k−1) (x0 ) = 0 e f (k) (x0 ) = c 6= 0 (questo vuol dire che tutte le derivate valgono zero in x0 sino alla derivata di ordine k − 1 e che la prima diversa da zero in x0 è la derivata di ordine k). Allora: • se k è pari e c > 0 la funzione presenta un minimo locale in x0 ; • se k è pari e c < 0 la funzione presenta un massimo locale in x0 ; • se k è dispari la funzione presenta un flesso a tangente orizzontale in x0 . Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 0.13 Esercizi sullo studio di funzione 59 Applichiamo il criterio ad alcuni esempi. Sia data la funzione y = x ex . La derivata prima è y ′ = ex (x + 1) la quale si annulla solo per x0 = −1. Per studiare la natura del punto stazionario x0 = −1 calcoliamo la derivata seconda della funzione. Si ha y ′′ = ex (x + 2) da cui y ′′ (−1) = e−1 > 0 quindi siamo nel caso in cui la prima derivata diversa da zero nel punto critico è la seconda, cioè una derivata di ordine pari. Dal criterio, essendo y ′′ (−1) = e−1 > 0 segue che in x0 = −1 cè un minimo locale. Naturalmente questo criterio prevede il calcolo delle derivate successive ma non prevede lo studio del segno della derivata prima. Lo studente è libero di scegliere il metodo che più preferisce. 0.13 Esercizi sullo studio di funzione Determinare il grafico delle seguenti funzioni (in questi casi i punti critici si possono trovare in modo esplicito, i. e. l’equazione f ′ (x) = 0 ha sempre soluzioni esplicite): 1. 2. x y= x+3 7. x ln x y= 8. −3 y= 2 x +1 y= ex x 9. 3. 10. x −1 11. x3 2 − x2 12. 4. y= 5. y= 6. y = x ln x −x2 y= 2 x −2 x3 y= ln(x + 1) x+1 y= ex ln(x) y = 1 − ex 2 −x 13. −1/2 y = ln(1/x) x2 − 7x + 12 Matematica e Statistica - A.A. 2015/16 y= 60 14. x2 − 3x + 2 ) y = ln( x+1 23. y = x ln x − x 24. 15. y = ln( 16. r r x+1 ) x y = sin x − cos x 25. y = sin2 x 8 x 26. y = ln(ln(x)) 27. y= x2 − y= 17. y= 18. y= 19. ln(x) 1 + ln(x) 1 cos x − 1 28. y= x2 − 4 y=√ 1−x 20. y = sin x − 1/2 30. y = x ln x − 3x 31. 22. x2 x2 y =x− − x ln x + ln x x 2 sin x cos x 29. y = 1 − e2x 21. 1 cos x y = sin2 x − cos2 x y = sin2 x 32. y= −3 √ 2 cos x − 3 Matematica e Statistica - A.A. 2015/16