Università di Roma “La Sapienza” Corso di Laurea in Ingegneria Elettronica DALLA TEORIA DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI AL MODELLO DI CIRCUITO A COSTANTI CONCENTRATE Seminario interdisciplinare del corso di Teoria dei Circuiti 1 - I modulo Docente: Prof. Raffaele Parisi 1 INDICE 1- Descrizione del fenomeno elettromagnetico (grandezze fisiche, parametri e relazioni costitutive, eq. Maxwell) 2- Problema fondamentale dell’elettromagnetismo (approccio campistico e circuitale) 3- Ipotesi di costanti concentrate (enunciati e limiti di validità) 4- Conseguenze dell’ipotesi di costanti concentrate (suddivisione in regioni tipiche) 5- Modello del circuito a costanti concentrate (caratterizzazione con V ed I, leggi di Kirchhoff, relazioni costitutive) BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE • G. MARTINELLI - M. SALERNO: “Fondamenti di Elettrotecnica” - Vol. I - pp. 22-32 • E. DI CLAUDIO: “Introduzione alla Teoria dei Circuiti” - PP. 14-38 2 1-Descrizione del fenomeno elettromagnetico • Il fenomeno elettromagnetico è dovuto all’esistenza delle cariche elettriche • Una struttura spaziale contenente corpi diversi (ambiente eterogeneo) è sede di fenomeni e.m. quando è sollecitata dall’esterno Trasformazioni energetiche • Per una caratterizzazione quantitativa occorre introdurre: a) Grandezze fisiche appropriate b) Parametri rappresentativi dei corpi c) Relazioni costitutive dei materiali d) Equazioni di Maxwell 3 1-Descrizione del fenomeno elettromagnetico (continua...) a) GRANDEZZE FISICHE: → E CAMPO → ELETTRICO [Volt/metro] determinato da una distribuzione di cariche D INDUZIONE ELETTRICA [Coulomb/m2] → → determinato dall’interazione di E con un materiale elettrico H CAMPO → MAGNETICO [Amperspira/m] determinato da cariche in movimento B INDUZIONE MAGNETICA [Weber/m2] → → J determinato dall’interazione di H con un materiale magnetico DENSITÀ DI CORRENTE DI CONDUZIONE [Ampere/m2] legata al moto delle cariche 4 1-Descrizione del fenomeno elettromagnetico (continua...) PROPRIETÀ DELLE GRANDEZZE FISICHE •Le grandezze fisiche sono tutte di tipo vettoriale •Sono descritte da opportuni modelli matematici e possono essere determinate con metodi analitici, sperimentali o numerici 5 1-Descrizione del fenomeno elettromagnetico (continua...) b) PARAMETRI CHE CARATTERIZZANO I MATERIALI: ε COSTANTE DIELETTRICA o PERMETTIVITÀ µ PERMEABILITÀ MAGNETICA γ CONDUCIBILITÀ ρ DENSITÀ SPAZIALE DI CARICA [Coulomb/m3] [Farad/m] [Henry/m] [Ω-1/m] IPOTESI: Hp 1: ISOTROPIA quantità scalari Hp2: LINEARITÀ, PERMANENZA ed OMOGENEITÀ dallo stato e.m., dal tempo e dal punto. COSTANTI SCALARI indipendenti 6 1-Descrizione del fenomeno elettromagnetico (continua...) c) RELAZIONI COSTITUTIVE (CORPI O MATERIALI SEMPLICI): r r r ∂B D = εE = − ∂t r r B = µH r r r r J = γ (E − E 0 ) + J 0 → R1 R2 R3 → E0 e J0 rappresentano le ECCITAZIONI ESTERNE (trasformazioni energetiche) ρ (densità di carica) può essere considerata SORGENTE INTERNA 7 1-Descrizione del fenomeno elettromagnetico (continua...) d) EQUAZIONI DI MAXWELL: r r ∂B rot E = − ∂t r r ∂D r rot H = +J ∂t r div B = 0 r div D = ρ Equazioni indipendenti M1 M2 M3 M4 r ∂B : densità corrente ∂t magnetica di spostamento r ∂D : densità corrente ∂t elettrica di spostamento 8 1-Descrizione del fenomeno elettromagnetico (continua...) • Le equazioni di Maxwell costituiscono il modello matematico fondamentale (di massima sintesi) del fenomeno e.m. • Ogni variazione temporale di un campo in un punto presuppone l’esistenza, o la variazione temporale, del campo complementare nello stesso punto CHIUSURA ANALITICA DEL PROBLEMA E.M.: • • 5 incognite ( →→ → → → E, D, H, B e J ) 2 equazioni indipendenti (M1 e M2) 5 equazioni 3 relazioni costitutive 9 1-Descrizione del fenomeno elettromagnetico (continua...) RICHIAMO SU TEOREMI E RELAZIONI VETTORIALI TEOR. DI STOKES (DEL ROTORE): Sc → → rot Γ⋅ n dS = ∫cΓ⋅ τ dc → τ n dS ∫∫ → → → Sc c Applicato ad M1 ed M2 fornisce: M1’) ∫ → → ∫ → → E ⋅ τ dc = − c M2’) H ⋅ τ dc = c → ∂B → ⋅ n dS Sc ∂t ∫∫ → ∂D → ⋅ n dS + Sc ∂t ∫∫ → → Circuitazioni di E ed H ∫∫ → → J ⋅ n dS Sc 10 1-Descrizione del fenomeno elettromagnetico (continua...) TEOR. DELLA DIVERGENZA: ∫∫∫ → div Γ dV = V ∫∫ → n → → Γ ⋅ n dS SV dS V dV SV Applicato ad M3 ed M4 fornisce: M3’) ∫∫ ∫∫ → → SV M4’) → B⋅ n dS = 0 SV → → D⋅ n dS = → Flussi di B e D ∫∫∫ ρdV V DIVERGENZA DEL ROTORE: → divrot Γ = 0 → ∀Γ 11 2- IL PROBLEMA FONDAMENTALE DELL’E.M.: LA SOLUZIONE CAMPISTICA E QUELLA CIRCUITALE Eccitazioni (cause) r r E0 , J 0 , ρ esterne SEDE SEDE DEL DEL FENOMENO FENOMENO E.M. E.M. Uscite (effetti) r r r r r E, D, H, B, J interna Struttura eterogenea caratterizzata da parametri fisici e geometrici noti Due possibili approcci alla soluzione, distinti ma complementari: 1) Campistico 2) Circuitale 12 2- IL PROBLEMA FONDAMENTALE DELL’E.M.: LA SOLUZIONE CAMPISTICA E QUELLA CIRCUITALE (cont. …) 1) Approccio della teoria dei campi Studio della dinamica del sistema sulla base delle equazioni di Maxwell (considerazione diretta dei parametri introdotti e delle grandezze specifiche di campo). L’individuazione delle grandezze fisiche può essere molto complessa. é Ipotesi semplificative: Linearità: applicazione del principio sovrapposizione effetti → Caso quasi-statico magnetico: Caso quasi-statico elettrico: → Caso statico: → ∂ B ∂D = =0 ∂t ∂t ∂B =0 ∂ →t ∂D =0 ∂t 13 2- IL PROBLEMA FONDAMENTALE DELL’E.M.: LA SOLUZIONE CAMPISTICA E QUELLA CIRCUITALE (cont. …) 2) Approccio della teoria dei circuiti Si impongono limitazioni su: • frequenze di lavoro (campi e.m. lentamente variabili) • natura dei componenti (presenza in un componente di un solo fenomeno e.m. per volta, tempo-invarianza delle sue caratteristiche, ecc.) 14 2- IL PROBLEMA FONDAMENTALE DELL’E.M.: LA SOLUZIONE CAMPISTICA E QUELLA CIRCUITALE (cont. …) 2) Approccio della teoria dei circuiti (cont. …) Si ottiene una grande semplificazione nella trattazione del problema e.m.: •Le → → → → → grandezze vettoriali ( E , D, H , B, J ) sono sostituite da grandezze scalari (V, I ). •Le Equazioni di Maxwell sono sostituite dalle Leggi di Kirchhoff (topologiche) •L’ambiente eterogeneo, sede del fenomeno e.m., è rappresentato da un circuito: ente astratto privo di dimensioni fisiche e soggetto solo a proprietà topologiche (grafo) 15 3- L’IPOTESI DI COSTANTI CONCENTRATE ENUNCIATI e LIMITI DI VALIDITÀ • Tre diverse formulazioni (con conseguenze diverse): 1) Assenza di dimensioni: Le dimensioni geometriche della struttura sede del fenomeno e.m. sono sufficientemente piccole da poter essere trascurate Ô APPROCCIO TOPOLOGICO 2) Velocità infinita: La velocità di propagazione del fenomeno e.m. può considerarsi infinita Ô INDIVIDUAZIONE DI REGIONI TIPICHE (corpi costitutivi dove è presente un solo fenomeno alla volta) o elementi 3) Assenza di ritardi: Il tempo di trasmissione del fenomeno e.m. da un punto all’altro della struttura può considerarsi nullo Ô VERIFICA DI VALIDITÀ DELL’IPOTESI DI C.C. 16 3- L’IPOTESI DI COSTANTI CONCENTRATE ENUNCIATI e LIMITI DI VALIDITÀ (continua) • Limiti di validità (uso enunciato 3): : estremo superiore delle bande di frequenza dei campi e.m. presenti, rappresentati nel dominio delle frequenze tramite Fourier (è una quantità nota) fmax 1 : t min = 2 f max minimo intervallo di tempo apprezzabile (massima rapidità di variazione temporale dei campi e.m. presenti) L : dimensione geometrica massima della struttura (nota) c : velocità di propagazione del campo e.m. nella struttura (nel vuoto = velocità della luce) ttrasm L ≤ c : tempo impiegato dal campo per propagarsi da un punto all’altro della struttura 17 3- L’IPOTESI DI COSTANTI CONCENTRATE ENUNCIATI e LIMITI DI VALIDITÀ (continua) VERIFICA DELLA VALIDITÀ DELL’IPOTESI: ttrasm << t min L 1 → << → c 2 f max Con la lunghezza d’onda: • L 2 f max << 1 c L << λ min Le dimensioni fisiche della struttura sede del fenomeno e.m. devono essere trascurabili rispetto alla lunghezza d’onda minima (campo a banda più larga) in gioco. 18 3- L’IPOTESI DI COSTANTI CONCENTRATE ENUNCIATI e LIMITI DI VALIDITÀ (continua) VALIDITÀ IPOTESI C.C. - ESEMPI ES. 1) Amplificatore HI-FI: 8 f max −˜ 20kHz ; L −˜ 1m ; c − ˜ 3 ⋅10 m / s L 2 fmax −˜ c Oppure: λmin [ ] = 1.3⋅10 3⋅10 [m ⋅s ] 2 ⋅1[m ]⋅ 20 ⋅10 3 s −1 8 −1 −4 <<1 c 3 ⋅108 [m ⋅ s −1 ] = = = 7500 [m] >> 1 [m] 3 −1 2 f max 20 ⋅10 [s ] AMPIAMENTE VERIFICATA AMPIAMENTE VERIFICATA 19 3- L’IPOTESI DI COSTANTI CONCENTRATE ENUNCIATI e LIMITI DI VALIDITÀ (continua) ES. 2) Dispositivo a microonde: f max −˜ 2GHz ; L −˜ 0.1m L 2 fmax −˜ c Oppure: λ min [ ] −˜ 1.3 >1 3 ⋅10 [m ⋅ s ] 2 ⋅ 0.1[m ]⋅2 ⋅10 9 s −1 8 [ −1 ] = 0.075[m ] < 0.1[m] = 2 ⋅ 2 ⋅10 [s ] 3 ⋅10 8 m ⋅ s −1 9 −1 NON ACCETTABILE! NON ACCETTABILE! 20 3- L’IPOTESI DI COSTANTI CONCENTRATE ENUNCIATI e LIMITI DI VALIDITÀ (continua) ES. 3) Rete distribuzione energia elettrica: f max = 50Hz ; L ≥ 100Km L 2 fmax −˜ c [ ] −˜ 0.03 < 1 3 ⋅10 [m ⋅s ] 2 ⋅10 5 [m ]⋅50 s −1 8 • [ ] = 3.000Km > 100Km 2 ⋅ 50[s ] 3 ⋅10 m ⋅ s 8 λ min = −1 IPOTESI ACCETTABILE −1 −1 IPOTESI ACCETTABILE In questo caso la validità dell’ipotesi non è evidente: per reti di distribuzione di dimensione geografica potrebbe anche non essere verificata 21 4 - CONSEGUENZE DELL’IPOTESI DI COSTANTI CONCENTRATE Entro il limite di validità dell’ipotesi di costanti concentrate, verificabile tramite l’enunciato 3 (assenza di ritardi), si può derivare il modello circuitale a cost. conc. • Dall’enunciato 1 (assenza di dimensioni): le proprietà del modello si riducono a quelle puramente topologiche • Dall’enunciato 2 (istantaneità): la struttura eterogenea sede del fenomeno e.m. può essere suddivisa in regioni semplici di pochi tipi. Infatti: – Legame tra velocità di propagazione del campo e.m. e materiali presenti (parametri costitutivi, ε, µ): 1 c= ε ⋅µ 22 4 - CONSEGUENZE DELL’IPOTESI DI COSTANTI CONCENTRATE (continua…) Se l’ipotesi è verificata, in confronto a tutte le altre grandezze in gioco si può pensare c→∞ e quindi: ε⋅µ → 0 é Si hanno tre casi, che individuano tre tipologie di regioni semplici: I) ε =µ=0 II ) ε =0 e µ≠0 (con cinque sottocasi) III) ε ≠ 0 e µ = 0 23 4 - CONSEGUENZE DELL’IPOTESI DI C.C. (continua…) REGIONE I • ε=µ=0 → → A partire dal vettore di Poynting ( P = E x H ) si definiscono le seguenti densità volumetriche di energia: 1→ → 1→ → B ⋅ H (magnetica) D ⋅ E (elettrica) 2 • → 2 Poiché (dalle prime due relaz. cost.) si ha (dal punto di vista energetico): → → D=εE=0 e → → B= µH =0 1→ → 1→ → D⋅ E = B ⋅ H = 0 2 2 û La regione I è priva di energia elettrica e magnetica immagazzinata 24 4 - CONSEGUENZE DELL’IPOTESI DI C.C. (continua…) Dalle Equazioni di Maxwell: da M4) da M2) → → D=0 → div D = ρ = 0 → rot H = J non c’è accumulo di cariche → → divrot H = div J = 0 e perciò (Teo. Divergenza): ∫ V → div J = ∫ ( → J è “solenoidale”) → → J ⋅ n dS = I = 0 SV û Corrente di conduzione entrante = corr. di cond. uscente (è definita univocamente la corrente I in tutta la regione I) 25 4 - CONSEGUENZE DELL’IPOTESI DI C.C. (continua…) → B=0 • → : da M1) rot E = 0 → e perciò (Teo. Stokes): → E irrotazionale (ciclico o conservativo) ∫ →→ ∫ →→ E⋅ τ dc= 0→∃ V = E⋅ τ dc c c (differenza di potenziale) û In tutta la regione I è univocamente definita la differenza di potenziale V tra due punti 26 4 - CONSEGUENZE DELL’IPOTESI DI C.C. (continua…) • Dalla terza relaz. costitutiva → → → J = γ E − E0 + J0 → derivano ulteriori proprietà che individuano 5 sottoregioni, a seconda della presenza o meno delle eccitazioni e del valore di γ. • Dal punto di vista energetico, si definisce la densità potenza elettrica: volumetrica di → → J⋅E (è dovuta alle correnti di conduzione e fornisce una misura dei fenomeni di trasformazione energetica) 27 4 - CONSEGUENZE DELL’IPOTESI DI C.C. (continua…) IA) VUOTO: → → E0 = J 0 = 0 (nessuna eccitazione) γ = 0 (conducibilità nulla) û → → J =γ E = 0 e → J⋅E = 0 Non passa corrente di conduzione e non c’è dissipazione di potenza IB) CONDUTTORE PERFETTO: → → E0 = J 0 = 0 γ = ∞ (conducibilità infinita) û → → J E= =0 γ e → J⋅E = 0 Potenziale costante in ogni punto (regione equipotenziale) e non c’è potenza elettrica dissipata 28 4 - CONSEGUENZE DELL’IPOTESI DI C.C. (continua…) IC) REGIONE RESISTIVA: → → E0 = J 0 = 0 γ ≠ 0 (conducibilità finita) û →2 → → → →2 J =γ E ≠ 0 e J ⋅E =γ E = J ≠0 γ È presente una corrente di conduzione e c’è dissipazione di potenza (trasformazione irreversibile di energia elettrica in altra forma: effetto Joule) ID) GENERATORE INDIPENDENTE DI CORRENTE: → → E0 = 0 e J 0 ≠ 0 (finita) γ = 0 → → J = J0 → → e J0 ⋅ E ≠ 0 La regione imprime una corrente I0 ed è sede di trasformazioni reversibili di energia non elettrica in energia elettrica. û → (Nota: quando J0 = 0 si ha il vuoto IA) 29 4 - CONSEGUENZE DELL’IPOTESI DI C.C. (continua…) IE) GENERATORE INDIPENDENTE DI TENSIONE: → E0 ≠ 0 (finito) e γ = ∞ → J0 = 0 → → E = E0 e → → J0 ⋅ E ≠ 0 → (Nota: quando E0 = 0 si ha il conduttore perfetto IB) ûÈ impressa una d.d.p. V0 e c’è una trasformazione reversibile di energia 30 4 - CONSEGUENZE DELL’IPOTESI DI C.C. (continua…) ε =0 e µ ≠0 REGIONE II) • → Prime due rel. cost.: D = ε E = 0 û • → → 1→ → B = µ H ≠ 0 → B⋅ H ≠ 0 2 È presente energia magnetica immagazzinata → Essendo D = 0 : da M4) ed M2) û e → ρ=0 e → J solenoidale Anche in questo caso: corrente entrante = corrente uscente (corrente I definita univocamente in tutta la regione II) 31 4 - CONSEGUENZE DELL’IPOTESI DI C.C. (continua…) • → → Essendo B ≠ 0 : da M1) rot E = −µ → • E → ∂H ∂t risulta quindi non conservativo û Non è univoca la d.d.p. V all’interno della regione II • La regione II (di tipo magnetico) è costituente essenziale degli elementi ideali: – Induttore – Induttori mutuamente accoppiati – Trasformatore 32 4 - CONSEGUENZE DELL’IPOTESI DI C.C. (continua…) REGIONE III) • Poiché → → D=εE≠0 e ε ≠0 e µ =0 → → B = µ H = 0 si ha 1→ → D⋅ E ≠ 0 2 ûÈ presente energia elettrica immagazzinata • → → Essendo D ≠ 0 : da M4) div D = ρ ≠ 0 → può esserci accumulo di cariche al suo interno ∂D da M2) rot H = +J ∂t → → → → ∂div D divrot H = + div J = 0 ∂t → e quindi... 33 4 - CONSEGUENZE DELL’IPOTESI DI C.C. (continua…) • … per il teorema di Continuità o Principio di Conservazione delle cariche elettriche: ∂ρ div J = − ∂t → → J non è solenoidale ûCorrente entrante diversa dalla corrente uscente (occorre tener conto della corrente di spostamento) Teo. Divergenza: ∂ ∫V div J = ∫SVJ ⋅ n dS = − ∂t → → → ∂q ∫V ρdV → I = − ∂t 34 4 - CONSEGUENZE DELL’IPOTESI DI C.C. (continua…) • Essendo → → B = 0 , da M1) rot E = 0 → E conservativo ûÈ definita in modo univoco la d.d.p. • V in tutta la regione III La regione III (di tipo elettrico) è costituente essenziale dell’elemento ideale: - Condensatore (Nota: solo nella regione III si può avere accumulo di cariche) NOTE: È da rimarcare il basso numero di elementi semplici ricavati. Casi più complessi (misti) possono essere ottenuti a partire da essi. È inoltre possibile ricavare il circuito magnetico in modo del tutto analogo. 35 5 - MODELLO DEL CIRCUITO A COSTANTI CONCENTRATE • Verificata l’ipotesi di c.c. (enunciato 3) ed individuate le regioni tipiche (enunciato 2), la struttura eterogenea sede del fenomeno e.m. può essere schematizzata tramite corpi elementari semplici che immettono le eccitazioni (regioni ID ed IE) o in cui avvengono fenomeni di un solo tipo (IC, II, III), connessi tra di loro tramite conduttori perfetti (IB), il tutto immerso nel vuoto (IA). • Le dimensioni geometriche dei corpi sono trascurabili (enunciato 1). ID IB IA IB II IC IB IB IE IB III 36 5 - MODELLO DEL CIRCUITO A COSTANTI CONCENTRATE (continua …) NOTA 1: Lo schema introdotto può apparire “non fisico”, ma l’obiettivo è quello di giustificare il modo pratico (cioè valido operativamente) in cui vengono costruiti i circuiti elettrici, non di studiare e descrivere il comportamento e.m. dei materiali nel modo più generale possibile NOTA 2: La concentrazione dei fenomeni elettromagnetici all’interno di singole regioni opportune può essere vista come una condizione di “robustezza” del modello. [Di Claudio p. 21] 37 5 - MODELLO DEL CIRCUITO A COSTANTI CONCENTRATE (continua...) • Per la completa formalizzazione del modello circuitale occorre ancora dimostrare che: A - I corpi presenti possono essere caratterizzati da due variabili scalari di interfaccia: tensione V (“grandezza agli estremi”) e corrente I (“grandezza attraverso”) B - V ed I soddisfano le leggi di equilibrio di Kirchhoff (K1 e K2) C - Le V ed I che caratterizzano gli elementi ideali individuati (IC, ID, IE, II e III) sono messe in relazione tramite opportune equazioni costitutive 38 5 - MODELLO DEL CIRCUITO A COSTANTI CONCENTRATE (continua...) A - Si ha che: → • Le regioni di connessione IB (morsetti) sono equipotenziali (E = 0) → • e non c’è accumulo di cariche ( div D = ρ = 0 ). → In IA (vuoto) è definita una d.d.p. ( E conservativo) e non si accumulano cariche. äSi può parlare in modo univoco di tensione V applicata ad un elemento ideale (IC, ID, IE, II e III) come d.d.p. tra i suoi due morsetti IB. äSi può parlare in modo univoco di corrente I che attraversa un elemento ideale. Infatti:... 39 5 - MODELLO DEL CIRCUITO A COSTANTI CONCENTRATE (continua...) → n IA A1 IB III IB Superficie chiusa SV di volume V che racchiude un elemento ideale e attraversa solo il vuoto IA ed i due morsetti IB (non deve passare all’interno della regione III) A2 SV • Da M4) e Teo. della Div.: → ∫ div D dV = ∫ D⋅ n dS = ∫ ρdV = q = 0 V → → → → SV (Gauss) V ( D = ε E = 0) • Da M2) e Teo. Div.: → → div rot H = 0 = div J → → → ∫ div J dV = ∫ J ⋅ n ds = 0 V SV la corrente complessiva che passa attraverso SV è nulla. → äPoiché in IA risulta J = 0 , la corrente scorre tutta attraverso le sezioni di IB di area A1ed A2: corrente entrante = corrente 40 uscente 5 - MODELLO DEL CIRCUITO A COSTANTI CONCENTRATE (continua...) B Si ha che: K1 - LEGGE DI EQUILIBRIO DELLE CORRENTI IA I4 A2 IB A4 IB A1 → I1 Superficie chiusa Sv che passa → nel vuoto IA e nei morsetti IB (dove J è solenoidale) racchiudendo un numero arbitrario di elementi ideali n A3 SV Risulta: → → → ∫ div J dV = ∫ J ⋅ n dS = V SV ∑ i Ii = 0 dove Ii è la corrente che passa attraverso la sezione Ai 41 5 - MODELLO DEL CIRCUITO A COSTANTI CONCENTRATE (continua...) K2 - LEGGE DI EQUILIBRIO DELLE TENSIONI . IA .I Curva chiusa C (circuitazione) all’interno di IA e IB che interessi un numero arbitrario di elementi ideali passando in corrispondenza dei loro morsetti (entrambi). B IB .P 1 .P 2 C → → • Essendo: rot E = 0 ( E conservativo) all’interno di IA ed IB: ∫ → → E ⋅ τ dc = c ∑ i Vi = 0 dove Vi è la d.d.p. tra i due morsetti dell’elemento i-mo Es.: V1 = − ∫ P2 → → P1 E ⋅τ dc 42 5 - MODELLO DEL CIRCUITO A COSTANTI CONCENTRATE (continua...) C Si ricava la relazione costitutiva nel caso della regione di tipo resistivo IC (Resistore): LR . P1 .P 2 IC → → E conservativo tensione SR → rot E = 0 E P2 → → VR = − ∫P E ⋅τ dc = Eo ⋅ LR 1 → → J =γ E corrente IR = ∫ → → SR J ⋅ n dS = γE1 ⋅ SR TEOREMA DELLA MEDIA TEOREMA DELLA MEDIA 43 5 - MODELLO DEL CIRCUITO A COSTANTI CONCENTRATE (continua...) VR Eo L R = =R I R γE1S R RESISTENZA [Ω] unico parametro caratteristico Eo LR rLR ⋅ = hR R= E1 γSR SR h R : fattore di forma r = 1 γ : resistività • Per campo uniforme si ha • In pratica hR = 1 → R=rLR / SR hR ≅ 1 : il modello è semplice e robusto (bassa criticità realizzativa del resistore) 44