volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 1 Progetto di sperimentazione e recupero di produzioni agricole ed agroalimentari Fagioli Testi a cura di: Michele Piccinini, Antonella Petrini, Donatella Fuselli, Marino Antonelli Progetto finanziato dal GAL SIBILLA nell’ambito dell’iniziativa comunitaria LEADER PLUS volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 2 Si ringraziano per la collaborazione nella realizzazione del progetto: • Accademia Georgica di Treia • Agenzia per i Servizi nel Settore Agroalimentare delle Marche (ASSAM) • Comune di Fiuminata • CRAB Centro di Riferimento per l’agricoltura biologica – Prov. Di Torino • Dip. di Scienze Sociali - Facoltà di Economia – Università Politacnica delle Marche • Facoltà di Agraria - Università Politecnica delle Marche • Fondazione Giustiniani Bandini • Gruppo tecnico del PAS (Progetto Agricoltura Sostenibile del Parco Nazionale dei Monti Sibillini) • Istituto Nazionale di Economia Agraria sede regionale delle Marche • Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura - Istituto del CRA - Sezione di Bergamo (ISC-CRA) • La Salvia srl • Marco Monetti per la collaborazione nell’attività di divulgazione: • Confederazione Italiana Agricoltori Macerata • Copagri Confederazione Produttori Agricoli Macerata • Federazione Provinciale Coltivatori Diretti Macerata • Unione Provinciale Agricoltori Macerata La presente pubblicazione è distribuita gratuitamente a quanti ne faranno richiesta a: CERMIS Centro Ricerche e Sperimentazione per il Miglioramento Vegetale “N. Strampelli” Via Abbadia di Fiastra, 3 62029 TOLENTINO (MC) tel. e fax 0733.203437 [email protected] - www.cermis.it Grafica e stampa Scocco&Gabrielli Finito di stampare nel mese di aprile 2005 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 3 PRESENTAZIONE A partire dalla seconda metà del ventesimo secolo, molte specie di interesse agrario, un tempo ampiamente coltivate ed utilizzate per l’alimentazione umana, hanno subito una progressiva contrazione della diffusione che le sta portando all’estinzione. Tra le tante cause che hanno contribuito al minor utilizzo di queste colture vanno ricordate: l’evoluzione dello stato sociale, il cambiamento delle abitudini alimentari, la mancanza di standard per le pratiche colturali, la globalizzazione dei mercati e l’omologazione delle produzioni. Queste piante, attualmente definite “minori” e quasi dimenticate, hanno permesso l’evoluzione dell’agricoltura e da loro dipende la nostra sopravvivenza. La perdita di diversità genetica contribuisce direttamente anche ad un appiattimento culturale che comporta una graduale scomparsa di tradizioni popolari, usi e costumi associati a tutte quelle colture ormai in disuso. La necessità di salvaguardare queste risorse genetiche e la maggiore attenzione dei consumatori verso un’alimentazione più salubre, genuina e tradizionale sta orientando il mercato verso la riscoperta di prodotti tipici. Oltre alla garanzia di qualità, infatti, il consumatore è sempre più interessato ad altri elementi che differenzino il prodotto e che dimostrino i legami con la tradizione, la storia e la cultura di determinate aree geografiche. Promuovere la ricerca, la raccolta e la caratterizzazione di alcune specie e varietà locali consente quindi la conservazione e la valorizzazione sia delle colture caratteristiche di un territorio che del patrimonio storico-culturale ad esse legato. Sulla base di questi presupposti il GAL Sibilla, nell’ambito dell’iniziativa comunitaria LEADER PLUS, ha affidato al CERMIS - Centro Ricerche e Sperimentazione per il Miglioramento Vegetale “N. Strampelli” la realizzazione del progetto “Sperimentazione e recupero di produzioni agricole ed agroalimentari”. L’obiettivo principale è quello di tutelare la biodiversità e, contemporaneamente, valorizzare l’economia di settori e di aree marginali penalizzate dai processi di globalizzazione dei mercati e di omologazione delle produzioni attraverso: • il recupero di quattro specie agrarie: mais da polenta, miglio, roveja e fagiolo; • la ricerca degli usi e delle tradizioni locali a queste associate; • la valutazione delle caratteristiche agronomiche, nutrizionali ed economiche; 3 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 4 • la revisione delle tecniche colturali impiegate, con un’eventuale introduzione di pratiche agronomiche che ne esaltano le caratteristiche organolettiche e salutistiche; • il rilancio della coltivazione favorendo la conservazione delle varietà e popolazioni in situ. I risultati di questo progetto, realizzato nel biennio 2003-2004, sono riassunti in quattro opuscoli dove sono illustrati tutti gli aspetti studiati per singola specie. Aspetti valutati per singola coltura: STORICI (legame con gli usi e le tradizioni del territorio) AGRONOMICI (vocazionalità dell’area e tecnica colturale) AMBIENTALI (coltivazioni con metodi a basso impatto e biologici) NUTRIZIONALI (proprietà qualitative e salutistiche) ECONOMICI (trasformazione, promozione e vendita del prodotto) 4 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 5 IL FAGIOLO INTRODUZIONE Il fagiolo, nei suoi tipi rampicanti e nani, è la seconda leguminosa più importante nel mondo dopo la soia, utilizzata per l’alimentazione umana. In Italia, malgrado che dal dopoguerra si registri una progressiva e inesorabile contrazione delle superfici destinate a questa leguminosa, è ancora coltivata un po’ ovunque ed utilizzata sia come legume immaturo (fagiolino o cornetto) che come granella fresca o secca. Nelle Marche, oltre alla coltivazione per uso famigliare praticata in tutti gli orti, si è recentemente diffusa, nelle aree di pianura irrigua, la coltivazione del fagiolo di tipo “borlotto” destinato all’industria dei surgelati. Purtroppo il cambiamento delle abitudini alimentari della popolazione ha portato alla diffusione di coltivazioni di fagiolo per l’industria, con conseguente contrazione della variabilità genetica e quindi delle varietà di fagiolo coltivate. La distribuzione commerciale delle sementi ortive ha quasi completamente sostituito il reimpiego aziendale per cui attualmente è possibile reperire sul mercato quasi esclusivamente fagioli di tipo borlotto o cannellino, mentre l’enorme varietà di popolazioni locali che in passato ogni agricoltore conservava gelosamente è confinata all’interno di piccoli orti familiari e rischia di scomparire per sempre. 5 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 6 Queste varietà locali, perfettamente adattate al loro ambiente e con peculiari caratteristiche organolettiche e sensoriali, costituiscono un patrimonio genetico unico e irripetibile che va conservato e, quando possibile, valorizzato in modo da reintrodurlo in un ciclo produttivo economicamente sostenibile. Area d'origine 6 Aree di coltivazione volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 7 CENNI STORICI ORIGINI I fagioli sono considerati un prodotto del Nuovo Mondo, anche se rappresentano un cibo conosciuto ed utilizzato dagli antichi romani e greci. La cosa non deve destare stupore, infatti il termine fagiolo non indica soltanto numerose specie e varietà ma anche due generi botanici diversi, il Phaseolus e il Vigna, originatisi in parti del mondo lontane: America il primo e Africa il secondo. Per questo i greci e i romani conoscevano il fagiolo dall’occhio, così detto per l’alone che circonda l’ileo, che dal punto di vista botanico appartiene al genere Vigna, mentre tutte le altre specie di Phaseolus che attualmente utilizziamo sono giunte in Europa solo dopo i viaggi di Colombo nelle Americhe. In questa parte del mondo erano coltivati fin dai tempi più antichi: vasi contenenti fagioli sono stati ritrovati in Perù nelle tombe del periodo pre-Inca. Nel sedicesimo secolo, quando vennero introdotti anche in Europa dagli spagnoli e dai portoghesi, furono accolti favorevolmente e da allora si coltivano per la produzione di granella fresca o secca e di baccelli verdi utilizzati nell’alimentazione umana. I fagioli, assieme a rape, cavoli, cipolle e ad altri legumi, sono stati ritenuti per molti secoli un alimento adatto solamente alla plebe, ai lavoratori del braccio, a chi doveva “faticare”. Non a caso questi ortaggi, ed in particolare i fagioli, sono stati a lungo definiti la “carne dei poveri”. Proprio per le caratteristiche nutrizionali simili alla carne, accompagnati da cereali, formaggi ed uova, oltre a diventare il cibo della gente povera, furono introdotti nei monasteri per fare fronte al precetto di non mangiare carne in alcuni periodi dell’anno, divenendo quindi anche simbolo di umiltà e castità. A questi legumi, assai nutrienti perché ricchi di proteine vegetali, di sali minerali e di amido, in passato si attribuivano poteri miracolosi ed erano considerati quasi come portafortuna, capace di tenere lontano ogni maleficio. Il fagiolo veniva addirittura ritenuto simbolo di immortalità, forse per la pre7 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 8 rogativa di riacquistare freschezza con la semplice immersione in acqua. Inoltre avevano la fama di avere proprietà afrodisiache a causa della carnosità e dalla ricchezza di proprietà nutritive. Nell’antichità erano ritenuti di scarso pregio alimentare e nel Medioevo furono tenuti lontano dalle mense dei ricchi che preferivano nutrirsi di carne e selvaggina. IL FAGIOLO NELLA TRADIZIONE LOCALE I legumi, ed in particolare i fagioli, venivano utilizzati nelle nostre campagne con particolare frequenza, ed in alcuni casi anche quotidianamente. La ricchezza di proteine vegetali a basso costo e la capacità di dare senso di sazietà a lungo rendevano i fagioli un cibo preferenziale altamente nutritivo. Quasi tutti potevano essere essiccati e, grazie alla loro conservabilità, utilizzati anche in inverno, quando i prodotti freschi disponibili erano veramente pochi. Per questi motivi nelle campagne tra il granturco e nei dintorni delle città vi erano sempre diverse coltivazioni di fagioli, che venivano consumati direttamente dai produttori sia come baccelli immaturi che come semi freschi o secchi. Inoltre, ridotti in farina e mescolati con quella di frumento con una proporzione inferiore a quella di un quarto, venivano utilizzati anche per la preparazione del pane. Particolarmente apprezzati e conosciuti erano i fagioli che venivano prodotti nella zona di Laverino. L’informazione ci viene data dal Moreschini che, scrivendo nel 1811 negli “Annali dell’agricoltura del regno d’Italia”, riferisce di una particolare area, “oltrepassato il confine di Pioraco, si entra in una pianura che forma il territorio della Fiuminata, bagnato dalle acque di Potenza che scende dai monti di Laverino”. L’autore prosegue descrivendo la fertilità di queste terre ed elogiando i proprietari che continuano a praticare l’allevamento bovino, ovino e caprino e nella buona pratica di spargere il letame sui terreni per mantenerne la fertilità. Infine, descrivendo i prodotti che questi terreni riescono a dare, Moreschini dice: ”dà gran copia di fagiuoli superiori nella delicatezza, nel gusto, nella dolcezza e nella facilità di cuocersi, a quelli di tutti i circonvicini paesi”. Successivamente gli stessi fagioli vengono ripresi nell’”Inchiesta Agraria e sulle Condizione della classe Agricola” pubblicata nel 1883 e nota come “Inchiesta Jacini”: in questa inchiesta il Sottocomitato di Camerino dice che “i fagiuoli prosperano benissimo nella parte piana del comune di Fiuminata, perché facile da irrigare con le acque del Potenza, e perciò se ne fa estesa coltivazione. Il prodotto si smaltisce nelle piazze vicine a prezzo eguale e spesso superiore al grano”. Il riferimento al prezzo, in rapporto a quello del grano che era un pro8 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 9 dotto ricercatissimo e considerato di altissimo pregio, ci fa capire il particolare valore che veniva attribuito ai fagioli coltivati in questo territorio. Un’altra vallata, sempre lungo il fiume Potenza, dove tradizionalmente si producevano fagioli pregiati è quella tra i comuni di Pollenza e Treia, in particolare nella zona di Rotelli. In quest’area negli anni ’50-’60 la coltivazione era molto diffusa, la varietà tipica apparteneva alla specie p. coccineus (f. di Spagna) ed il prodotto raccolto era venduto sul mercato nazionale. Per i mezzadri ed i piccoli proprietati terrieri i fagioli che vivevano in quell’area erano una ricchezza tale da essere inserita nella dote delle spose. Durante la raccolta del grano un’usanza molto diffusa nel maceratese era quella di dare ai campanari che andavano per la questua nelle campagne, insieme con una “giumella” di grano, una “cotta” di fagioli che rappresentavano il compenso per l’opera prestata soprattutto quando, col suono delle campane, dovevano tenere lontano la minaccia della grandine. Foto: registro di entrata ed uscita generi del magazzeno della tenuta di S. Maria in Selva del 1878 conservato presso l’archivio della Fondazione Giustiniani Bandini. 9 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 10 DESCRIZIONE BOTANICA Le principali specie di fagiolo coltivate (P. vulgaris, P lunatus, P. coccineus, P. polyanthus e P. Acutifolius) dal punto di vista tassonomico appartengono tutte al genere Phaseolus, famiglia delle Papilionacee, tribù delle Faseolee, sottotribù delle Eufaseolee e si sono differenziate nell’America centro-meridionale. Alla stessa famiglia botanica appartiene anche la Vigna unguiculata, originaria dell’Africa centrale e coltivata in Europa prima della scoperta dell’America (era il fagiolo dei romani). In Italia la specie più diffusa e descritta in questo capitolo è il Phaseolus vulgaris, mentre minore importanza rivestono il Phaseolus coccineus (Fagiolo di Spagna), il Phaseolus lunatus (Fagiolo di Lima) e la Vigna unguiculata (fagiolo dall’occhio). Queste specie hanno numerose caratteristiche morfologiche comuni e differiscono solo per alcuni particolari. Radice L’apparato radicale è caratterizzato da una parte centrale maggiormente sviluppata (fittone) dalla quale fuoriescono numerose radici secondarie, spesso ramificate ed estese, ma solo negli strati superficiali del terreno. Nell’apparato radicale si trovano degli ingrossamenti, dove vivono dei batteri (Rhizobium leguminosarum) capaci di fissare l’azoto dell’aria e di metterlo a disposizione della pianta, una caratteristica non esclusiva dei fagioli ma comune a tutte le leguminose. Fusto I fusti sono caratterizzati da steli angolosi di altezza e portamento variabilissimi: da nani (altezze che vanno da 35 a 50 cm e fasi di fioritura e maturazione molto concentrate nel tempo quindi adatti alla coltura di pieno campo perché si prestano meglio alla meccanizzazione delle operazioni colturali) a rampicanti (più produttivi dei precedenti ma capaci di raggiungere e superare i 3-4 m, quindi si prestano meglio alla coltura ortense dove la rac10 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 11 colta può essere scalare e manuale). Per queste ultime varietà è necessario predisporre dei sostegni artificiali sui quali il fusto si avvolge a spirale girando verso sinistra. Pianta nana Pianta rampicante Foglie Le foglie trifogliate sono composte da tre parti cuoriformi detti lembi. Ogni foglia è sostenuta da un picciolo coperto da una peluria ruvida, che serve da collegamento con il fusto. Le prime due foglie che si formano (foglie cotiledonali o embrionali) sono costituite da un solo lembo di forma ovale o appuntita e pertanto vengono dette foglie semplici. Fiori I fiori sono riuniti in infiorescenze a racemo ed inseriti all’ascella delle foglie: il numero cambia a seconda delle varietà, in genere da 2 a 6 nelle nane fino a 15 nelle rampicanti. Anche il colore è in genere abbastanza variabile e va dal bianco al giallastro, al rosato, al lilla, al violetto ed al rosso vivo. Il fiore preso singolarmente ha una corolla composta da 5 petali ed una forma irregolare caratteristica della famiglia delle papillionacee alla quale appartiene. La fecondazione è quasi esclusivamente autogama: talora gli insetti visitano i fiori ma il frutto si forma in genere senza alcun intervento esterno in quanto la fioritura è cleistogama. 11 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 12 Frutto Il frutto è un legume pendulo pluriseminato denominato baccello e costituito da due valve ed un solo carpello. Una caratteristica anatomica molto importante, che ne determina il tipo di utilizzazione, è la presenza o l’assenza nel baccello di tessuti fibrosi. Si hanno in questo modo due tipi di struttura del baccello e quindi di utilizzazione principali: varietà da sgusciare, quando sono presenti un cordone lungo le linee di saldatura (filo) e strati di tessuto fibroso (pergamena) entro ciascuna valva, e varietà mangiatutto, quando i baccelli ne sono sprovvisti. Il colore esterno del baccello, la forma, le dimensioni, la consistenza ed il numero di semi contenuti sono estremamente variabili e legati alla specie e alle varietà. Seme I semi, contenuti all’interno dei baccelli in numero variabile, sono costituiti da un tegumento esterno (dove si osserva l’ileo che rappresenta il punto di attacco alle valve esterne), due cotiledoni e l’embrione. Le varietà si differenziano per forma (sferica, allungata, reniforme, appiattita o cilindrica), colore (tinta unita, bicolori o variamente screziati, variegati e marmorizzati), volume, peso (da 300 a 700 mg), composizione e consistenza dei semi. E’ da questi caratteri che generalmente dipende anche il valore merceologico del seme stesso. 12 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 13 CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI I fagioli, e più in generale i legumi, sono alimenti molto ricchi in nutrienti essenziali: hanno il doppio delle proteine dei cereali, sono una buona fonte di vitamine (gruppo B e PP), di minerali (calcio, potassio e ferro) e contengono amido e fibra che esplicano effetti protettivi verso alcune patologie dell’apparato digerente. Anche la presenza di alcuni composti, in passato considerati fattori antinutrizionali (inibitori delle proteasi, lectine, tannini, acido fitico), è stato dimostrato che hanno effetti positivi sull’organismo, se assunti in piccole dosi. La composizione in nutrienti e le caratteristiche sensoriali del fagiolo possono variare notevolmente in relazione alla cultivar, all’ambiente di coltivazione e alla tecnica colturale. Ad esempio, una carenza idrica durante la fase di riempimento del seme riduce il contenuto in amido ed aumenta quello in zuccheri solubili. Al contrario, una buona disponibilità idrica durante tutto il ciclo comporta un tegumento più sottile e maggiore permeabilità all’acqua. Anche le caratteristiche del terreno influenzano la durezza ed il tempo di cottura dei semi infatti i fagioli coltivati in suoli ricchi di calcio e magnesio risultano più “duri”. 13 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 14 Il contenuto proteico medio va dal 2% dei fagiolini al 6,5% dei fagioli freschi e al 23% dei fagioli secchi. I fagioli sono quindi degli ottimi alimenti plastici, freschi, ma soprattutto secchi e rappresentano una ottima fonte di proteine che apporta in discrete quantità alcuni amminoacidi essenziali come lisina, treonina, valina e triptofano. Le quantità di questi amminoacidi nei fagioli sono sicuramente superiori a quelle presenti nelle proteine dei cereali (frumento, mais e riso), dove però sono maggiormente rappresentati altri amminoacidi essenziali (metionina e cistina). Da ciò deriva l’importante considerazione di ordine pratico che l’associazione di cereali e loro derivati con i fagioli, risulta essere razionale in quanto i due patrimoni proteici, entrambi incompleti, si integrano e si riequilibrano vicendevolmente, fino a mettere a disposizione dell’organismo una miscela proteica con un valore biologico paragonabile a quello delle proteine animali. Il contenuto in vitamine è discreto: quelle maggiormente rappresentate appartengono al gruppo B e precisamente la B1 e la B2, la cui carenza provoca disturbi nell’assimilazione delle sostanze nutritive, infiammazioni dei nervi, alterazioni delle mucose, secchezza e screpolatura della pelle, alterazioni del funzionamento di alcune ghiandole endocrine ecc.. Va altresì ricordato che la B1 viene in parte distrutta dalla prolungata cottura a cui generalmente deve essere sottoposto il fagiolo. Presente sempre in discrete quantità è anche la niacina o vitamina PP. I fagioli secchi rappresentano anche una buona fonte di calcio, potassio, ferro e magnesio, elemento quest’ultimo importantissimo per il nostro organismo in quanto risulta indispensabile per l’attività di ben 300 enzimi. Altro pregio dei fagioli è il ridotto contenuto in grassi e l’elevata presenza di fibra sia insolubile, concentrata prevalentemente nella parte della buccia, che solubile. L’elevato potenziale nutritivo dei fagioli è spesso limitato dalla presenza di un gruppo eterogeneo di composti, definiti nel complesso “fattori antinutrizionali” che, in dosi elevate, possono interferire con la digeribilità delle proteine e l’assorbimento di minerali e vitamine provocando delle carenze nutritive. I principali fattori antinutrizionali presenti nel seme di fagiolo sono lectine, acido fitico, fattori di flatulenza e saponine, tali composti possono provocare carenze nutritive in diete a base di fagiolo, ma in realtà generalmente risultano poco dannosi perché la rimozione o riduzione di un elevato numero di questi fattori avviene tramite ammollo o cottura dei semi. Per rendere i semi ancora più digeribili si può decorticarli, oppure, dopo una cottura particolarmente prolungata, consumarli come passati o purè. 14 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 15 TECNICA COLTURALE I fagioli vengono coltivati in tutta Italia fino a 600-800 m di quota infatti, pur essendo una pianta che proviene da climi temperato-caldi, fornisce un prodotto di eccellente qualità anche in colline medio-alte. Si tratta comunque di specie poco resistenti al freddo e che con temperature vicine allo zero o poco al di sotto non sono in grado di sopravvivere. Oltre alle basse temperature e al forte caldo, i fagioli temono le piogge prolungate e il vento asciutto. Prime fasi di sviluppo di una pianta di fagiolo Clima Il fagiolo, data la sua origine tropicale, ha specifiche esigienze termiche durante le diverse fasi biologiche: • Minima letale tra –1 e –2 °C; • Minima termica per la germinazione 10 °C (l’ottimale è 18 °C); • La temperatura ideale per lo sviluppo vegetativo è compresa tra 20 e 28 °C; • Massima biologica 35 °C, oltre la quale si ha scarsa allegagione, cascola dei fiori e deformazione dei baccelli che comportano, nel complesso, una riduzione rilevante delle rese. 15 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 16 Terreno Il fagiolo predilige terreni sub-acidi (pH 6-7,5), sciolti o di medio impasto, con sostanza organica ben decomposta e freschi. Particolarmente curata dovrà essere la sistemazione idraulica in quanto mal si adatta ai terreni troppo umidi o con frequenti ristagni idrici, dove stenta a nascere e a crescere. Avvicendamento Grazie alla sua importante caratteristica di riuscire a fissare l’azoto atmosferico, il fagiolo trova la sua migliore posizione, all’interno dell’avvicendamento colturale, fra due frumenti. Infatti, data la brevità del ciclo colturale, specialmente nel caso di coltura da seme immaturo, o ancora di più nel caso di cornetti, il fagiolo può essere favorevolmente inserito come coltura intercalare, anche in successione ad un pisello da industria o ad un cereale vernino. Si consiglia di evitare ristoppi e rotazioni inferiori a 2 anni per non compromettere lo stato fitosanitario della coltura. Preparazione del terreno La preparazione del letto di semina dovrà essere accurata prestando la massima attenzione ad ottenere, con i vari lavori, un buon amminutamento superficiale evitando la formazione di crosta che impedirebbe l’emergenza del fagiolo, che infatti, avendo una germinazione di tipo epigeo, presenta delle plantule veramente fragili. Semina Il fagiolo può essere seminato in un lungo arco di tempo, da aprile fino ai primi di agosto. Le semine primaverili, da eseguire quando la temperatura del terreno è di almeno 10 °C, vanno bene per tutte le varietà e tutti i tipi di coltura. Per raccogliere la granella secca le ultime semine possibili con le varietà più precoci sono quelle di metà giugno; per granella fresca le varietà più precoci oggi disponibili possono essere seminate fino alla metà di luglio mentre le semine tardive di agosto sono riservate alle colture da cornetti e non sono sempre garantite contro i danni da freddo precoce. Le varietà tradizionali, come il Fagiolo di Laverino o il Monachello, sono tardive e generalmente vengono raccolte come granella secca per cui la loro semina dovrà essere ese16 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 17 guita entro la prima decade di giugno. La profondità di semina non dovrebbe andare oltre gli 8-10 cm nei terreni sciolti, ma nei nostri terreni, in genere duri e argillosi, dovrebbe essere fatta circa a 4 cm. Per le varietà nane la semina generalmente si esegue a righe, distanti 50 cm, adottando una densità media di 30-40 piante per metro quadrato. Nel caso di varietà rampicanti invece la tecnica di semina più diffusa è quella a postarella impiegando 4-5 semi per buchetta ed una distanza che varia da 80 a 120 cm tra le file e da 50 ad 80 cm sulla fila. Qualunque sia il sesto d’impianto prescelto, l’importante è garantire una buona penetrazione dell’aria e della luce, per evitare lo sviluppo di patologie. Concimazione Il fagiolo riesce positivamente in terreni naturalmente dotati di sostanza organica, mentre è poco opportuno eseguire una letamazione diretta. Risulta invece conveniente seminare il fagiolo dopo una coltura abbondantemente letamata in modo che possa risentire positivamente della fertilità residua lasciata nel suolo. Se è necessario integrare la fertilità del terreno con concimi minerali, sarà bene intervenire con concimi a base di fosforo. La concimazione potassica sarà fatta solo nel caso di terreni effettivamente carenti di quest’elemento, cosa che nelle nostre zone accade piuttosto di rado. Essendo il fagiolo capace di procurarsi da solo l’azoto, è poco indicato apportarne per mezzo di fertilizzanti chimici od organici. Benché in alcune regioni con terreni particolarmente sciolti e poveri di questo elemento, e in caso di prima coltura seminata in una fase piuttosto anticipata, sia in uso effettuare una leggera concimazione azotata al momento della semina, in linea generale viene sconsigliata perchè, pur accelerando le prime fasi di crescita, ha l’inconveniente di ostacolare lo sviluppo del Rizobium e quindi dei tubercoli radicali. Operazioni colturali Soprattutto durante le prime fasi di crescita, quando le piantine di fagiolo hanno ancora uno sviluppo estremamente ridotto e la porzione di terreno lasciata scoperta è piuttosto alta, risulta di estrema importanza mettere in atto un’efficace lotta contro le erbe infestanti che potrebbero facilmente prendere il sopravvento, a causa di una crescita iniziale più rapida, o ospitare all’interno della loro vegetazione 17 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 18 degli afidi o altri parassiti. Per evitare l’uso di sostanze chimiche si consiglia di effettuare almeno due sarchiature leggere quando le infestanti sono piccole, per non danneggiare l’apparato radicale superficiale del fagiolo. Le piante, nel caso di varietà rampicanti, vanno sostenute con dei tutori che tradizionalmente sono rappresentati dalle canne o “frasche”, ma si possono usare anche reti o fili di plastica sostenuti da pali. Generalmente il fagiolo, soprattutto nelle fasi di germinazione e di fioritura, richiede interventi irrigui per esaltare la produttività e favorire un miglior riempimento della granella. Indicato, soprattutto per piccoli appezzamenti, è il sistema a manichetta che non induce la formazione di crosta nelle fasi iniziali e consente di distribuire volumi limitati e costanti di acqua. Fitopatie e difesa Molte sono le avversità abiotiche (anormali situazioni termiche e d’illuminazione, carenze nutrizionali e salinità del terreno) e biotiche (virosi, batteriosi, malattie fungine ed attacchi parassitari) che possono colpire il fagiolo causando sensibili decurtazioni nella quantità e qualità del prodotto raccolto. Tra le patologie più diffuse troviamo l’antracnosi, la ruggine, il virus del mosaico comune, la batteriosi ad alone ed alcuni parassiti animali, soprattutto afidi ed acari, che spesso sono i principali veicoli di infezione. Per la difesa è fondamentale utilizzare della semente sana e cultivar tolleranti alle principali fitopatie. E’ necessario, inoltre, adottare una rotazione pluriennale, la disinfezione preventiva del seme e, in caso di infezioni, tempestivi trattamenti antiparassitari o insetticidi. Raccolta La raccolta del prodotto fresco si esegue quando i baccelli hanno assunto la caratteristica colorazione della varietà e le screziature sono ben evidenti. Nel Fagiolo di Laverino e nel Monachello, come del resto nella generalità delle varietà a semi bianchi, i baccelli diventano di colore giallo o giallo-verdastro. Inoltre, si può avvertire che i fagioli sono in via di maturazione sentendo al tatto la loro consistenza all’interno del baccello e verificando lo spessore sempre minore delle valve. Questi tipi di verifiche vengono usate dai piccoli produttori; invece nelle coltivazioni estensive, destinate alla surgelazione, si pro18 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 19 cede alla raccolta quando i fagioli hanno raggiunto il 50-60% di umidità (granella cerosa). Se si vuole ottenere del prodotto secco, invece, la raccolta si esegue quando i baccelli hanno iniziato a disseccare. Nel caso di piccole colture si estirpano le piante e successivamente si sgranano i baccelli manualmente, mentre nelle colture di pieno campo, realizzate essenzialmente con varietà nane, la raccolta si esegue con normali mietitrebbiatrici opportunamente regolate. Nelle varietà rampicanti la raccolta può protrarsi anche per un lungo periodo essendo la fioritura, e quindi la maturazione, di tipo scalare. Durante questa fase, che nelle piccole superfici viene eseguita a mano, bisognerà porre la massima attenzione a non strappare la pianta o parte di essa per non compromettere la restante produzione. Conservazione Il seme non conserva a lungo la facoltà germinativa ed ha un pericolosissimo nemico che lo attacca sia in campo che in magazzino: il tonchio (Acanthoscelides obctectus). Esso depone le uova all’interno dei legumi ormai maturi, le larve penetrano nei semi non ancora completamente secchi e vi compiono il loro ciclo biologico. Gli adulti sparfallano all’esterno del seme attraverso il caratteristico foro circolare ed il ciclo si ripete rapidamente in magazzino: in un anno si possono avere da tre a sei generazioni. La lotta di tipo biologico in campo si basa essenzialmente su un ritardo delle semine per cui i fagioli maturano in un periodo in cui i voli degli adulti sono già terminati. Per quanto riguarda i semi essi possono essere disinfestati con prodotti chimici o con metodi alternativi come le polveri inerti a base di Diatomee (alghe unicellulari) o di zeoliti (minerali silicei di origine vulcanica), o l’impiego di temperature estreme, alte (55-60 °C per 30 minuti) o basse (-15-18 °C per 48 ore), che non danneggiano nè la facoltà germinativa né le caratteristiche organolettiche. 19 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 20 IL PROGETTO Il GAL Sibilla, nell’ambito dell’iniziativa comunitaria LEADER PLUS, ha affidato al CERMIS la realizzazione del progetto biennale “Sperimentazione e recupero di produzioni agricole ed agroalimentari”. Gli obiettivi principali sono la valorizzazione del territorio e la salvaguardia della biodiversità attraverso la realizzazione di produzioni tipiche, economicamente sostenibili, legate ad elementi di interesse storico, culturale e sociale. L’attività programmata per il fagiolo, analogamente a quanto stabilito per le altre specie, è quella di individuare, raccogliere, documentare, moltiplicare, conservare e valorizzare il germoplasma delle varietà locali un tempo diffusamente coltivate nell’area di azione del Gal Sibilla. Infatti, fino agli anni ’60-‘70 ogni agricoltore marchigiano, per soddisfare le esigienze culinarie della famiglia, allevava nell’orto almeno 2-3 varietà di fagiolo e conservava parte del seme per la stagione successiva. Attualmente, la coltivazione del fagiolo per l’autoconsumo è ancora molto diffusa, ma solo pochi tra gli agricoltori più anziani conservano la granella per la semina, mentre la maggior parte preferisce acquistare la semente di varietà commerciali direttamente sul mercato. Nella regione Marche, ed in particolare nell’area di azione del GAL Sibilla, esiste quindi un elevato numero di varietà locali di fagiolo da recuperate e valorizzate rapidamente, prima che scompaiano per sempre. ATTIVITA’ REALIZZATA Il processo che conduce alla realizzazione dei suddetti obiettivi prevede le seguenti fasi operative: • uno studio di mercato per valutare gli sbocchi e le prospettive commerciali delle specie studiate; • il reperimento di popolazioni e varietà locali unitamente alla documentazione sugli aspetti socio-culturali e storici; 20 volume fagioli 6-06-2005 17:42 Pagina 21 • la caratterizzazione morfologica, agronomica e qualitativa del materiale genetico reperito; • la moltiplicazione e la realizzazione di campi sperimentali per individuare le aree vocate e un’adeguata tecnica colturale; • l’informazione e la sensibilizzazione degli agricoltori realizzando degli opuscoli informativi. STUDIO DI MERCATO In collaborazione con l’Osservatorio Agroambientale delle Marche, è stato realizzato uno studio di mercato per individuare le peculiarità dei fagioli prodotti in regione e le possibilità di sviluppo economico. I risultati di questa indagine sono stati suddivisi in tre sezioni: A. analisi micro-economica in generale per prodotti tipici – Un prodotto tipico, per definirsi tale, deve presentare alcune caratteristiche peculiari che vanno dalla sua collocazione all’interno della tradizione e della cultura locale, alla localizzazione geografica dell’area di produzione, alla qualità della materia prima e alle tecniche di produzione. La tipicità caratterizza un universo molto ampio e complesso di produzioni di cui i prodotti attualmente coperti da certificazioni d’origine regolamentati dalla Comunità Europea ne rappresentano solo una minima parte; essa consente di sfuggire alla logica del mercato concorrenziale e, attraverso opportune politiche di marketing, assumere vere e proprie forme monopolistiche recuperando spazi di mercato e conseguendo appropriati margini economici. B. analisi micro-economica in particolare per prodotto – Per ciascun prodotto è stata elaborata un’analisi: dell’offerta (identificazione varietale, produzione, aree vocate, utilizzazione), della domanda (consumi, prezzi, luoghi di acquisto e distribuzione, opportunità commerciali), delle caratteristiche commerciali del prodotto finito (confezionamento e canali distributivi) e delle fasi di produzione (operazioni colturali, di raccolta e di confezionamento). C. fattibilità economica – questa analisi, eseguita per singoli prodotti, tiene conto dei costi di produzione e dei prezzi di mercato. Dall’indagine è emerso che il fagiolo era, ed è tuttora, prodotto un po’ su tutta l’area, principalmente per soddisfare le necessità alimentari della famiglia. Questo legume, infatti, era definito con l’appellativo di “carne dei poveri” perché utilizzati come principale fonte proteica dalla popolazione contadina nel XX secolo. In genere era coltivato nell’orto o in consociazione con il mais, solo poche aree (Laverino nel comune di Fiuminata, Rotelli nel comune di Pollenza e Serravalle del Chienti), naturalmente vocate, divennero specializzate nella produzione di questo legume che, grazie alle peculiari caratte21 volume fagioli 6-06-2005 17:43 Pagina 22 ristiche organolettiche, era molto apprezzato e richiesto dal mercato. In alcune di queste zone è stata avviato un piano di valorizzazione del prodotto locale che, si pone come primo obiettivo, quello di identificare ed incentivare la coltivazione delle varietà tradizionali. Principali aree e varietà di fagiolo individuate FAGIOLO DI PASSO TREIA FAGIOLO DI LAVERINO CENERINO DEL LAGO DI COLFIORITO MONACHELLO INDIVIDUAZIONE E RECUPERO Indagine degli aspetti socio-culturali e storici L’obiettivo, in questa fase, era far emergere il legame inscindibile fra le varietà locali di fagiolo e il territorio maceratese per dimostrarne la tipicità. L’indagine, i cui risultati sono ampiamente illustrati in questo libro, ha esaminato diversi elementi: l’origine e la diffusione sul territorio, le varietà e la tecnica colturale adottata, la trasformazione e l’utilizzazione tradizionale. La ricerca è stata realizzata presso biblioteche locali (Accademia Georgica di Treia, Biblioteca Egidiana di Tolentino, Biblioteca Comunale di Macerata “Mozzi Borsetti”, Biblioteca Statale di Macerata, Biblioteca Università di Macerata, Dipartimento di Scienze Storiche, Biblioteca Università Politecnica delle Marche-Facoltà di Economia, Biblioteca Università Politecnica delle Marche-Dipartimento di Scienze Sociali, Biblioteca Comunale di Camerino) ed archivi locali (Archivio della Fondazione Giustiniani Bandini, Archivio di Stato Macerata, Archivio di Stato Camerino), consultando riviste specializzate ed Internet e con interviste alla popolazione più anziana. 22 volume fagioli 6-06-2005 17:43 Pagina 23 Recupero e classificazione del materiale genetico collezionato Per la ricerca dei semi sono stati seguiti principalmente due itinerari: collaborazione con Istituti regionali, nazionali ed internazionali e ricerca sul territorio in collaborazione con operatori e tecnici del settore. Attualmente la collezione comprende 91 accessioni di cui: 39 provengono dalla banca di germoplasma del DIBIAGA dell’Università Politecnica delle Marche, 10 dalla banca del germoplasma di S. Pietroburgo (Vavilov) e 42 sono state recuperate direttamente nell’area dal personale del Cermis e dai tecnici del Progetto “Agricoltura Sostenibile del Parco dei Monti Sibillini”. Gran parte di queste varietà (73) appartengono alla specie Phaseolus vulgaris o fagiolo comune, ma è abbastanza diffuso anche Phaseolus coccineus o fagiolo di Spagna che, nel territorio del GAL Sibilla, viene generalmente chiamato ciavattone o fagiolo turco. Sono state inserite nella collezione anche 2 accessioni di fagiolino dall’occhio (Vigna unguilata) ed una di fagiolo lima (phaseolus lunatus), malgrado non fossero state recuperate direttamente nell’area, perché dalla ricerca bibliografica risultavano comunque coltivate nella zona. VALUTAZIONE MORFO-FISIOLOGICA E AGRONOMICA E’ stata realizzata una caratterizzazione delle accessioni collezionate mediante l’esame delle caratteristiche morfologiche che consente una prima differenziazione dei biotipi. Nel biennio 2003-2004, è stato allestito un campo-catalogo, nel 2003 a Pollenza e nel 2004 a Tolentino, con parcelle non replicate della superfice di 2 m2. Sinteticamente il calendario delle operazioni colturali effettuate è il seguente: semina manuale tra fine maggio ed i primi di giugno su terreno ben preparato e livellato, irrigazione a goccia, ripetute scerbature manuali per il controllo delle infestanti, impianto di canne come tutori per le varietà a sviluppo indeterminato, ed infine, raccolta manuale delle diverse entrate da settembre a dicembre. Lo scopo della prova è stato soprattutto quello di caratterizzare, con l’ausilio di un set di variabili usate come descrittori (tabella 1), tutte le accessioni collezionate come riportato nella tabella 2. Per questo le piante, 8 per ogni accessione, sono state allevate singolarmente e osservate, con frequenti ed accurati rilievi durante tutto il ciclo colturale. Gli aspetti rilevati sono di tipo morfologico (portamento della pianta, forma, dimensione e colore di foglie fiori e frutti), biologico (precocità) ed agronomico (resa, resistenza alle fitopatie). Dall’analisi dei risultati emerge che molte accessioni sono simili e potrebbero essere raggruppate in base ad alcuni caratteri della granella, in particolare forma e colore, da cui dipende anche il valore merceologico attribuito alle diverse partite. Inoltre, per approfondire la caratterizzazione, sulla granella raccolta, oltre ai principali caratteri morfologici sono stati rilevati anche quelli biochimici mediante l’elettroforesi delle proteine di riserva (faseoline). 23 volume fagioli 6-06-2005 17:43 Pagina 24 Tabella 1- CARATTERI RILEVATI (sintesi della metodologia UPOV e Comunitaria) PIANTA • tipo di germinazione: ipogea o epigea • colorazione antocianica dell’ ipocotile: assente – presente • tipo di accrescimento: determinato o indeterminato (nana o rampicante) • tipo di pianta: determinata cespugliosa, indeterminata eretta cespugliosa, indeterminata prostrata con ramificazioni laterali, indeterminata rampicante • altezza pianta: cm da terra (SOLO PER I TIPI NANI) FOGLIA • colore verde: molto chiaro…..molto scuro • rugosità: debole, media, forte • forma della punta: triangolare, rotondeggiante, quadrangolare FIORE • Epoca di fioritura: precoce, media, tardiva (data inizio: quando il 50% delle piante ha almeno un fiore aperto) • Colore vessilo o stendardo: bianco, verdastro, lilla, bianco contorno lilla, bianco striato lilla, lilla scuro contorno porpora, lilla scuro con punti porpora, rosso carminio, porpora (rosa, giallo, viola, lilla, rosso vivo) • Colore ali: bianco, verdastro, lilla, bianco striato rosso carminio, lilla scuro con venature rosse, da rosso chiaro a lilla scuro, lilla con venature lilla scuro, porpora (bianco, rosa, giallo, viola, lilla, rosso vivo) • Presenza di venature nel vessillo: presenti o assenti (bianche, rosa, viola) BACCELLO • Posizione sulla pianta: base, centro, apice, tutta (base, centro e apice) • Lunghezza: corto, medio, lungo Larghezza: stretto, medio, largo • forma sezione (spessore): appiattita, ellittica o tondeggiante 24 • Colore principale: giallo, verde viola Intensità del colore principale: chiaro, medio, scuro • Colore secondario (Pigmentazione): assente, presente • Colore pigmentazione: rosso, viola Densità della pigmentazione o colore secondario: sparsa, media, fitta • Filo: assente, presente • curvatura: dritto, leggermente curvo, molto curvo • forma della parte finale: acuta, acuta e troncata, troncata • tessitura della superfice esterna: liscia, mediamente rugosa, rugosa • Strozzature a maturazione: assenti, leggere, medie, pronunciate, molto evidenti SEME • Peso: leggero….pesante (peso 1000 semi g) • Forma sez. longitudinale mediana: circolare, circolare-ellittica, ellittica, reniforme • SOLO PER I SEMI RENIFORMI – Grado di curvatura: leggero, medio, forte • Forma della sezione trasversale: piatto, leggermente ellittico, ellittico, ellittico largo, circolare • Ampiezza della sezione trasversale: stretta, media, larga • Numero di colori presenti: 1, 2, 3 • Colore pricipale: bianco, verde, grigio, giallo, marrone chiaro, marrone, rosso, viola, nero • Distribuzione predominante del colore secondario: intorno all’ileo, striature, mezzo seme, a macchia • Venature: debole, media, forte - Colore contorno ileo: come il seme, diverso dal seme. volume fagioli 6-06-2005 17:43 Pagina 25 Immagine dei semi delle dieci accessioni Vavilov Principali tipologie di semi presenti nella collezione del Cermis 25 volume fagioli 6-06-2005 26 17:43 Pagina 26 volume fagioli 6-06-2005 17:43 Pagina 27 27 volume fagioli 6-06-2005 28 17:43 Pagina 28 volume fagioli 6-06-2005 17:43 Pagina 29 SELEZIONE CONSERVATIVA E MOLTIPLICAZIONE DEL SEME Il campo catalogo, illustrato nel capitolo precedente, è stato realizzato con un duplice scopo: caratterizzare morfo-fisiologicamente la collezione e moltiplicare il seme per le successive fasi del progetto. Questa scelta è stata inevitabile perché per alcune accessioni la quantità di seme disponibile era talmente limitata da non consentire la realizzazione di più prove. Tra l’altro, l’andamento climatico dell’estate 2004, insolitamente siccitosa e calda, ha fortemente penalizzato la coltura per cui i quantitativi di granella disponibile sono tuttora contenuti. CONTROLLO DELLE TECNICHE COLTURALI IMPIEGATE Per questa specie, ancora coltivata e molto conosciuta nell’area del Gal Sibilla, si è preferito incentrare il lavoro, più che sull’individuazione di una particolare tecnica colturale, sul recupero di varietà locali e sulla ricerca di aree vocate. Tra le aree individuate, come già accennato, le più significative sono: Rotelli nel Comune di Pollenza, Serravalle del Chienti e Laverino nel Comune di Fiuminata. Quest’ultima area, in particolare, situata in corrispondenza delle sorgenti del fiume Potenza a circa 650 m slm, è sempre stata nota per la produzione di fagioli di ottima qualità, tradizione che purtroppo, negli ultimi anni si era persa. Recentemente, grazie anche all’attività di valorizzazione promossa dal Comune di Fiuminata, è stata riscoperta e rappresenta un buon esempio di come un solido legame tra agricoltore, territorio e varietà locale può dare origine ad un sistema aziendale alternativo economicamente sostenibile. Per questi motivi è stata intrapresa una collaborazione con l’Amministrazione Comunale e realizzata una prova, a Laverino, di caratterizzazione morfo-fisiologica delle diverse accessioni recuperate. Altre due prove di adattabilità delle principali tipologie di fagiolo sono state realizzate a Pievetorina e a Serravalle del Chienti. Le tre aziende, situate in differenti località dell’area montana con terreni diversi per giacitura, esposizione, altitudine e caratteristiche fisico chimiche, hanno fornito importanti indicazioni circa la capacità di adattamento delle diverse varietà. Cultivar tardive, 29 volume fagioli 6-06-2005 17:43 Pagina 30 come il Fagiolo di Laverino, il Ciavattone, il Monachello e il Fagiolo “de li Rotelli”, hanno scarsa resistenza alle alte temperature e necessitano di una elevata disponibilità idrica. Invece, il fagiolo della Regina basso (varietà che generalmente si consociava con il mais) ed il Cenerino del lago di Colfiorito sono più adattattabili e forniscono produzioni soddisfacenti anche in coltivazioni non irrigue. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Per i fagioli, in generale, sono emerse interessanti prospettive, non preventivate, che portano a dover rivedere le strategie di intervento e pianificare, volendo dare un seguito alle esperienze fin qui condotte, una politica di intervento che può essere interpretata come logica prosecuzione del presente progetto. Dal lavoro d’indagine si è potuti risalire al collegamento fra diverse varietà di fagioli con altrettante zone dell’Appennino maceratese. Tali varietà ancora persistono, pur se in quantità limitate, grazie al lavoro di conservazione originato dalla coltivazione per uso familiare e, a quanto pare, per un mercato, seppur di nicchia, alimentato da pochi conoscitori delle particolari proprietà organolettiche di questi prodotti, ormai perse nelle varietà cosiddette industriali. Per queste produzioni di nicchia è ipotizzabile un’azione di valorizzazione commerciale comune, essendo tutte coltivate nell’Alto Maceratese, anche se con nette caratteristiche di riconoscibilità. I forti legami con la tradizione locale, possono rappresentare la spinta basilare per la coltivazione in piccole aziende. SCHEDE DESCRITTIVE Per ogni accessione, è stata elaborata una scheda descrittiva dove sono riassunte le principali caratteristiche morfo-fisiologiche e si evidenzia il legame con il territorio di origine. Nelle pagine successive sono riportate quelle relative alle varietà tradizionalmente coltivate nelle aree maggiormente vocate (Laverino, Rotelli, Cenerino del Lago di Colfiorito) e alle tipologie più diffuse (Monachello, Ciavattone, F. della regina alto e basso). 30 volume fagioli 6-06-2005 17:43 Pagina 31 FAGIOLO DI LAVERINO SPECIE: Phaseolus vulgaris L. CENNI STORICI: Già nel 1811 si parlava delle particolari caratteristiche culinarie dei fagioli prodotti nell’area di Fiuminata. PROVENIENZA: Laverino ZONA TIPICA DI PRODUZIONE: Laverino e zone limitrofe AZIONI DI PROMOZIONE GIA’ IN ATTO: Il Comune di Fiuminata stà incentivando la produzione da parte degli agricoltori della zona con contributi economici, e promuovendo una manifestazione incentrata sugli aspetti culinari di questo particolare prodotto. TECNICA AGRONOMICA TRADIZIONALE: A Laverino, frazione del comune di Fiuminata a 650 m slm, esiste un’area, denominata “le canapine”, dove tradizionalmente si coltivano fagioli. La semina si esegue dopo il 18 maggio ( S. Venanzo) a postarella (4-5 semi), ed il tutore utilizzato è una “frasca di orniello”. DESCRIZIONE MORFOLOGICA: IL FAGIOLO DI LAVERINO è caratterizzato da un seme bianco medio-piccolo leggermente allungato e da una pianta a portamento indeterminato (può raggiungere anche i 2-3 m), e con un ciclo mediamente tardivo. Il fiore è bianco ed il baccello medio-largo. CARATTERISTICHE TECNOLOGICOORGANOLETTICHE: Il sapore delicato e la buccia sottilissima lo rendono particolarmente pregiato e di rapida cottura. 31 volume fagioli 6-06-2005 17:43 Pagina 32 CENERINO DEL LAGO DI COLFIORITO SPECIE: Phaseolus vulgaris L. CENNI STORICI: Da testimonianze orali è stato accertato che dalla metà del 1900 questo fagiolo è stato coltivato (con un’estenzione più o meno significativa) nell’area di Serravalle. PROVENIENZA: Serravalle del Chienti ZONA TIPICA DI PRODUZIONE: Porzione marchigiana del’altopiano di Colfiorito. AZIONI DI PROMOZIONE GIA’ IN ATTO: Un’azienda dell’area lo ha inserito, da circa due anni, nella sua offerta di vendita diretta. TECNICA AGRONOMICA TRADIZIONALE: Il fagiolo viene seminato molto presto, con una seminatrice pneumatica, e vengono effettuate solo irrigazioni di soccorso. A maturazione il baccello viene raccolto a mano e l’essiccazione completata su grate di legno. DESCRIZIONE MORFOLOGICA: IL CENERINO DEL LAGO DI COLFIORITO è caratterizzato da un seme marrone-verde con ileo più scuro, medio-piccolo allungato e da una pianta a sviluppo determinato con un ciclo mediamente precoce. Il fiore è bianco ed il baccello stretto e lungo. CARATTERISTICHE TECNOLOGICOORGANOLETTICHE: Caratteristiche di rilievo sono la buccia fine, bassi tempi di cottura, sapore delicato, polpa farinosa e compatta. 32 volume fagioli 6-06-2005 17:43 Pagina 33 MONACHELLO SPECIE: Phaseolus vulgaris L. CENNI STORICI: Da testimonianze orali è stato accertato che dalla metà del 1900 questo fagiolo è stato coltivato (con un’estenzione più o meno significativa) nell’area dei Sibillini. PROVENIENZA: Castelsantangelo sul Nera ZONA TIPICA DI PRODUZIONE: Area del Parco dei Sibillini. AZIONI DI PROMOZIONE GIA’ IN ATTO: Un’azienda agrituristica dell’area lo ha inserito, nel suo menù, mentre altre vendono direttamente il prodotto essiccato. TECNICA AGRONOMICA TRADIZIONALE: Nelle zone montane si semina in aprile-maggio a postarella con file distanti 80-100 cm. I tutori generalmente utilizzati sono canne o frasche. DESCRIZIONE MORFOLOGICA: IL MONACHELLO è caratterizzato da un seme mediopiccolo leggermente allungato, bianco con una macchia nera, più o meno estesa, che parte dall’ileo. La pianta è a sviluppo indeterminato e con ciclo medio-tardivo. CARATTERISTICHE TECNOLOGICOORGANOLETTICHE: Caratteristiche di rilievo sono la buccia fine ed i bassi tempi di cottura. 33 volume fagioli 6-06-2005 17:43 Pagina 34 FAGIOLI “DE LI ROTELLI” SPECIE: Phaseolus coccineus L. CENNI STORICI: Negli ’50-‘60 questo fagiolo era molto coltivato lungo il corso del fiume Potenza nell’area di Passo di Treia e nella frazione Rotelli di Pollenza. PROVENIENZA: Rotelli (Pollenza) ZONA TIPICA DI PRODUZIONE: Rotelli (Pollenza) - Passo Treia (Treia) AZIONI DI PROMOZIONE GIA’ IN ATTO: Nessuna TECNICA AGRONOMICA TRADIZIONALE: Si seminava a metà giugno (dopo il grano), in solchi precedentemente irrigati utilizzando del seme messo a bagno la sera prima. Il seme, da reimipiegare l’anno successivo, viene raccolto solo dal palco (cavallo) migliore. Il prodotto viene utilizzato prevalentemente secco, ma anche fresco. DESCRIZIONE MORFOLOGICA: IL F. DI ROTELLI è caratterizzato da un seme bianco reniforme e grande. La germinazione è ipogea e la pianta a sviluppo indeterminato con ciclo tardivo. Il fiore è bianco ed il baccello largo e fibroso. CARATTERISTICHE TECNOLOGICOORGANOLETTICHE: Caratteristiche di rilievo sono il sapore delicato e la polpa farinosa e compatta. 34 volume fagioli 6-06-2005 17:43 Pagina 35 CIAVATTONE O FAGIOLO TURCO SPECIE: Phaseolus coccineus L. CENNI STORICI: Molti anziani agricoltori ricordano che il seme era stato loro consegnato dai genitori. PROVENIENZA: Sono stati recuperati diversi ecotipi in tutta l’area. ZONA TIPICA DI PRODUZIONE: Tutta l’area del Gal Sibilla. AZIONI DI PROMOZIONE GIA’ IN ATTO: Nessuna TECNICA AGRONOMICA TRADIZIONALE: Generalmente si semina da fine aprile alla metà di giugno, in funzione del prodotto che si vuole raccogliere (granella fresca o secca). Essendo la varietà tardiva e particolarmente sensibile alle alte temperature, è consigliabile evitare di far coincidere la fase di fioritura con il forte caldo. DESCRIZIONE MORFOLOGICA: IL CIAVATTONE è caratterizzato da un seme bianco reniforme e grande. La germinazione è ipogea e la pianta a sviluppo indeterminato con ciclo tardivo. Il fiore è bianco ed il baccello largo e fibroso. CARATTERISTICHE TECNOLOGICOORGANOLETTICHE: Caratteristiche di rilievo sono il sapore delicato e la polpa farinosa e compatta. 35 volume fagioli 6-06-2005 17:43 Pagina 36 FAGIOLO DELLA REGINA ALTO SPECIE: Phaseolus vulgaris L. CENNI STORICI: Molti anziani agricoltori ricordano che il seme era stato loro consegnato dai genitori. PROVENIENZA: Sono stati recuperati diversi ecotipi in tutta l’area. ZONA TIPICA DI PRODUZIONE: Tutta l’area del Gal Sibilla. AZIONI DI PROMOZIONE GIA’ IN ATTO: Nessuna TECNICA AGRONOMICA TRADIZIONALE: Generalmente si semina a postarella da fine aprile ai primi di giugno, in funzione del prodotto che si vuole raccogliere (granella fresca o secca). L’allevamento delle piante tipico è a “capannina” (per ogni postarella si sua una canna che poi si uniscono, mediante legatura dell’apice, in gruppi di quattro). DESCRIZIONE MORFOLOGICA: IL FAGIOLO DELLA REGINA è caratterizzato da un seme tipo borlotto più o meno screziato. La germinazione è epogea e la pianta a sviluppo indeterminato con ciclo medio-precoce. Il fiore è di colore lilla più o meno intenso ed il baccello mediamente largo e striato. CARATTERISTICHE TECNOLOGICOORGANOLETTICHE: Caratteristiche di rilievo sono il sapore delicato e la polpa farinosa e compatta. 36 volume fagioli 6-06-2005 17:43 Pagina 37 FAGIOLO DELLA REGINA BASSO SPECIE: Phaseolus vulgaris L. CENNI STORICI: Molti anziani agricoltori ricordano che il seme era stato loro consegnato dai genitori. PROVENIENZA: Sono stati recuperati diversi ecotipi in tutta l’area. ZONA TIPICA DI PRODUZIONE: Tutta l’area del Gal Sibilla. AZIONI DI PROMOZIONE GIA’ IN ATTO: Nessuna TECNICA AGRONOMICA TRADIZIONALE: Generalmente si semina in consociazione con il mais da polenta in marzo e senza interventi irrigui. DESCRIZIONE MORFOLOGICA: IL FAGIOLO DELLA REGINA è caratterizzato da un seme tipo borlotto più o meno screziato. La germinazione è epogea e la pianta a sviluppo determinato con ciclo precoce. Il fiore è di colore lilla più o meno intenso ed il baccello mediamente largo e striato. CARATTERISTICHE TECNOLOGICOORGANOLETTICHE: Caratteristiche di rilievo sono il sapore delicato e la polpa farinosa e compatta. 37 volume fagioli 6-06-2005 17:44 Pagina 38 IL FAGIOLO IN CUCINA Del fagiolo si possono consumare sia il legume immaturo (fagiolino o cornetto) sia il seme fresco o secco. Il fagiolo fresco si trova sul mercato da fine maggio ai primi di novembre mentre secco, surgelato ed in scatola è disponibile tutto l’anno. Accanto a questi prodotti tradizionali sul mercato se ne stanno affermando dei nuovi, precotti e pronti per il consumo, che contengono un miscuglio di varietà e specie. Cottura Se si utilizzano fagioli secchi, prima di cuocerli è necessario lasciarli in acqua per almeno 6-8 ore o ancora meglio una notte intera. Qualora ci si dimentichi di eseguire questa operazione si possono porre i semi in acqua, si portano ad ebollizione per due minuti e quindi si tolgono dal fuoco e si tengono coperti per un’ora. Quest’operazione consente di accorciare i tempi di cottura e di allontanare o ridurre la presenza di alcuni dei fattori antinutrizionali, quali polifenoli e oligosaccaridi responsabili della flatulenza. La cottura dei legumi, oltre a cosentire di raggiungere la consistenza ottimale per il consumo, ha la funzione di degradare i fattori antinutrizionali termolabili (inibitori delle proteasi e lectine) incrementando la digeribilità delle proteine e dell’amido. Tuttavia durante la cottura avvengono anche dei fenomeni che provocano la perdita di amminoacidi, di minerali e di vitamine. Uno dei principali inconvenienti presentati dai fagioli in cucina è che richiedono un lungo tempo di cottura, che però può essere abbreviato con l’ammollo, aggiungendo all’acqua di cottura del bicarbonato ed evitando di aggiungere sale o sostanze acide. 38 volume fagioli 6-06-2005 17:44 Pagina 39 USO DEL FAGIOLO IN ERBORISTERIA I Fagioli facilitano la diminuzione dell’ipertensione e regolano il metabolismo del colesterolo. Sono utili per i diabetici, nelle carenze nutrizionali, reumatismo, gotta e litiasi renale. Mineralizzante è utile negli affaticamenti, adolescenti, anemici, deperiti, per coloro che hanno la gotta (al posto della carne) lavoratori manuali, sportivi; non si addice molto a coloro che soffrono di coliti, obesi, sedentari. In genere è di lunga digestione, circa 4 ore e mezzo, e producono meteorismo che può essere evitato riducendoli in purea o bollendoli con bicarbonato di sodio oppure aggiungendo agli ingredienti della cottura, basilico in foglie, finocchio in semi, alloro, sedano e pomodori. Ricerche scientifiche hanno indicato che i bacelli, se inclusi in una dieta, facilitano la perdita di peso. L’abbondante presenza, di flavonoidi e di fibre (cellullosa, polisaccaridi) rallentano l’assorbimento dei glucidi regolando così la secrezione di insulina, l’ormone responsabile dello stoccaggio dei grassi nelle nostre cellule adipose e quindi dell’aumento di peso. 39 volume fagioli 6-06-2005 17:44 Pagina 40 LE RICETTE DELLA TRADIZIONE MACERATESE I fagioli sono immancabili nella cucina tipica della nostra regione, quindi è oramai facilissimo trovare nei ristoranti piatti che contengono questo ortaggio. I modi di utilizzazione più diffusi e maggiormente radicati nella tradizione della popolazione rurale della nostra provincia sono due, la pasta e fagioli e i fagioli con le cotiche. Ma in realtà moltissime sono le ricette locali che prevedono come ingrediente questo prezioso legume, di cui nelle pagine successive sono riportati alcuni esempi tra i più significativi. PASTA E FAGIOLI Ingredienti: fagioli della Regina secchi, pasta corta secca o fresca, cotenna di maiale, cipolla, carota, sedano, una crosta di formaggio, olio di oliva, sale e pepe nero. Preparazione: Mettete a bagno i fagioli la sera prima dell’uso. Lavate la cotenna di maiale e dopo averla raschiata, scottatela in acqua bollente per qualche minuto. In un capace tegame di terracotta, mettete i fagioli scolati, la cotenna intera, la crosta di formaggio ben raschiata e lavata, una cipolla, una carota, un gambo di sedano e coprite con molta acqua salata. Mettete il tegame sul fuoco e fate cuocere. Quando i fagioli saranno molto teneri, col mestolo forato raccoglietene poco meno della meta’, scegliendo per primi quelli rotti, e passateli al setaccio. Versate la purea ottenuta nel tegame e quando riprende a bollire, versate la pasta. Scodellate quando la pasta e’ cotta, tagliate a pezzi la cotenna e la crosta di formaggio così che ne tocchi un pezzetto ad ogni commensale; servite la pasta e fagioli tiepida, con una abbondante presa di pepe nero e, a piacere, un cucchiaio di olio crudo. Invece della cotenna potete usare un pezzo osso di prosciutto. FAGIOLI CON LE COTICHE Ingredienti: Una cipolla, olio d’oliva, fagioli della regina freschi o precedentemente ammollati, cotenna di maiale, passata di pomodoro, sedano, una carota, sale. Preparazione: Bollite le cotiche in acqua calda finché non diventano tenere. Preparate nel frattempo un soffritto con l’olio d’oliva e la cipolla. Versate le cotiche bollite nel soffritto. Aggiungete 2 o 3 mestoli di passata di pomodoro, il sedano e la carote a pezzi. Salate e fate cuocere fino ad ottenere un sugo denso. Aggiungete i fagioli che avrete precedentemente bollito in acqua salata e fate insaporire il tutto per altri 10 minuti FAGIOLI ALL’UCCELLETTO Ricetta tradizionale di LAVERINO (Fiuminata) Ingredienti: fagioli di Laverino secchi, aglio, foglie di salvia, peperoncino, sale ed olio. Preparazione: Mettere a bagno i fagioli per una notte in acqua tiepida e poi farli bollire fino per circa mezz’ora (verificare che siano quasi cotti). Una volta lessati, vanno scolati lasciando un po’ dell’acqua di cottura. In una padella, dopo aver fatto imbiondire qualche spicchio d’aglio schiacciato insieme a delle foglie di salvia e peperoncino, aggiungere i fagioli e cuocere lentamente aggiungendo l’acqua della cottura precedente. E’ possibile aggiungere del passato di pomodoro. FAGIOLI ALLA PIGNA Ricetta tradizionale di Rotelli (Pollenza) Ingredienti: fagioli “de li Rotelli” freschi o precedentemente ammollati per una notte, cipolla, sedano, pomodoro, sale, pepe e olio. Preparazione: Tradizionalmente le famiglie più povere mettevano la “pigna” (pentola di terracotta) contenente i fagioli con un battuto di cipolla, sedano, e in alcuni casi del pomodoro, direttamente sul camino, appoggiata sopra a due ceppi, e facevano cuocere il tutto molto len40 volume fagioli 6-06-2005 17:44 Pagina 41 tamente. Una volta pronti, direttamente nel piatto, si aggiungeva pepe e olio a crudo. In inverno questo piatto si mangiava anche 2 volte la settimana. FAGIOLI IN INSALATA Ingredienti: fagioli ciavattoni freschi o precedentemente ammollati per una notte, aglio, prezzemolo, sale e olio. Preparazione: Lessare i fagioli e scolarli quando sono cotti. Versarli in un’insalatiera e condirli con l’aglio ed il prezzemolo tritati, sale ed olio. E’ possibile aggiungere anche del tonno o della cipolla cruda tritata. FAGIOLINI E PATATE Ingredienti: fagiolini spuntati e liberati del filo (se necessario), patate novelle, aglio, sale e olio. Preparazione: Lessare le patate ed i fagiolini in acqua bollente. Una volta cotti, scolarli e condirli con pezzeti d’aglio, sale ed olio. 41 volume fagioli 6-06-2005 17:44 Pagina 42 BIBLIOGRAFIA CONSULTATA 1 - 1994 Biblioteca Egidiana - Cicconi Rossano Insediamenti agostiniani nelle Marche del XVII secolo 3 - 2001 Comunità montana dei Minti Azzurri Dizionarietto delle tradizioni e del mangiare 4 - Regione Marche - Elsa Mazzolini Marche da mangiare 6 - 1996 Saltini Antonio I semi della civiltà 8 - 2000 Un. Studi Molise - Coltellacci Beatrice I cereali nell’alimentazione e nella cultura dal periodo arcaico alla rinascenza 9 - 1999 Perrino P. e altri Seeds from the past 14 - 2000 Villani Venetia La cucina biologica 15 - 1999 Centanni G. e Ramoscelli R. San Costanzo a tavola 16 - 1988 Almar Von Wistinghausen Leguminose 17 - 2002 Giuseppe Rama ORTO manuale pratico 18 - 1987 Francesco Bonciarelli Coltivazioni erbacee da pieno campo 19 - 1996 (ristampa) Elio Baldacci Malattie delle piante trasmesse per seme e mezzi di prevenzione 20 - 1993 ENEA Miglioramento genetico delle piante per resistenza a patogeni e parassiti 22 - 1999 Regione Campania e … 5° convegno nazionale sulla biodiversità Biodiversità e sistemi ecocompatibili 23 - 2000 Alberto Olivucci Salva i semi con i seed savers 24 - 2000 Regione Marche - Angelotti M. Le briciole di pollicino 26 - 2001 Paolo Ranalli Leguminose e agricoltura sostenibile 27 - 1993 Il resto del carlino Il Dizionario 28 - 1987 Riserva naturale Abbadia di Fiastra - Loretta Fabrizi Il museo della civiltà contadina e degli attrezzi agricoli dell’Abbazia si S.M. di Chiaravalle di Fiastra 29 - 1999 Fondazione Giustiniani Bandini - Paola Consolati I Giustiniani - Bandini 30 – 1863 Carlo Berti Pichat Corso teorico e pratico di agricoltura 31 - C. De La Cuadra, A. M. De Ron and R. Schachl Handbook on evaluation of phaseolus germplasm 32 - trad. R. Hallgas Guida alla riproduzione di semi di ortaggi 33 - 1999-2001 Paolo Sorcinelli Pane e carne, ricchezza e povertà 36 -1967 Luigi Finocchietti Agricoltura e vita nelle campagne del dipartimento del Tronto (1808-1814) 42 volume fagioli 6-06-2005 17:44 Pagina 43 37 - 1984 Sergio Anselmi L’alimentazione dei contadini marchigiani negli atti della inchiesta Jacini 38 - 1976 Renzo Paci La cultura agronomica nel maceratese da Pio VI a Napoleone 39 - 1961 Valeria Samoggia Jacchia La produzione del seme di fagiolo 40 - 1999 P. Cadon, L. Fabro Fagioli di Lamon 41 - 1999 L. Gottardo, C. Cattivello Il miglioramento genetico del fagiolo in Friuli 42 - 2002 M.Baldanzi, G. Pardini Descrizione della varietà locale di fagiolo “piattella pisana” o “San Michele” 43 - 1998 B. Parisi, F. Govoni Il Tonchio, un insidioso fitofago 44 - Regione Piemonte Germoplasma orticolo del Piemonte 45 - 2001 F. Miceli, N. Peresson Agro-biodiversità e montagna. Un progetto di conservazione e valorizzazione di vecche varietà di fagiolo rampicante 46 - Gino Covarelli Colture da orto 49 - 2002 Alberto Olivucci Fagioli di tutti i colori 50 - 1998 Silvio Caltran Il fagiolo da sgranare: le caratteristiche, le esigenze 51 - 1998 Silvio Caltran Il fagiolo da sgranare: varietà, preparazione del terreno e semina 52 - 1998 Silvio Caltran Il fagiolo da sgranare: le cure di coltivazione e la raccolta 53 - 1998 Paolo Pigozzi I legumi, veri pilastri di una sana dieta mediterranea 54 - 1994 B. Campion, E. Servetti Fagiolo di spagna: miglioramento genetico per la costituzione di cultivar nane 55 - ARSIA ARSIA - Repertorio regionale risorse genetiche autoctone 56 - Ismea Disciplinare di produzione dei fagiolo ad Indicazione Geografica Protetta “Fagioli di Sarconi” 58 - 1996 Angiola Maria Napoleoni Le carte in tavola 60 - 1818 Il dottor Della Villa Su tutti i principi oggetti dell’Agricoltura 61 - 1885 O. Ottavi Lavori e semine nel campo dopo il frumento 62 - P. Voglino L’antracnosi dei fagiuoli 68 - 1998 L. Quagliotti, E. Portis e altri Raccolta di germoplasma ortivo in Piemonte. Recenti risultati 69 - 1992 L. Quagliotti, S. Bruno Collezione di germoplasma di fagiolo da granella in Piemonte 70 - 1995 L. Quagliotti P. Belletti Miglioramento genetico di peperone e fagiolo comune rampicante 71 - 1995 L. Quagliotti e altri… Characterization of conserved germplasm of runner bean (phaseolus coccineus L.) 78 - 1997 vari Storia dell’agricoltura 86 - 1978 Nicla Mazzara Morresi La cucina marchigiana tra storia e folclore 87 - Roberto Papa Le risorse genetiche vegetali delle Marche 90 - 2000 E.Poliori, S. Virgili, B. Alfei, O. Porfiri Il recupero e la valorizzazione del germoplasma nelle Marche 43 volume fagioli 6-06-2005 17:44 Pagina 44 93 - 1992 G. Melandri, G. Conte Ambiente Italia 1992 96 - 2001 Parco tecnologico di Todi e D.B.V. e B.A. di Perugia Valorizzazione delle risorse genetiche della regione Umbria 98 - 2002 D. Silveri et…… Collection, evaluation and conservation of plant genetic resources in the Abruzzo region, Central Italy 99 - 2002 R.Bravi, V.Negri, O.Porfiri La salvaguardia della biodiversità e la produzione di sementi di specie ortive 108 - 1992 I legumi 110 - 2001 IPGRI Descritores para Phaseolus vulgaris 113 - 1994 Luciana Quagliotti Variabilità genetica in orticultura. Passato, presente, futuro 114 - Arssa - L. Gallo Orticoltura remunerativa in area protetta 116 - ARSIA Germiplasma di specie erbacee di interesse agricolo 117 - L. Quagliotti, G. Lepori Germoplasma di fagiolo rampicante raccolto nel cuneese. Risultati delle valutazioni quadriennali 118 - Tosti N., Negri V., Falcinelli M., Veronesi F. Salvaguardia e valorizzazione di antiche varietà locali di Vigna unguiculata (L.) Walp. In Umbria 120 - 1931 Cattedra ambulante di agricoltura della provincia di Macerata Fascicolo delle analisi per la determinazione del reddito fondiario nelle colture a seminativo semplice 123 - 1987 Ente fiera di Civitanova Marche Marche a tavola: la civiltà della tavola nella Marca maceratese 124 - 1987 Massimo Cuppoletti La marca in tavola 125 - 1982 Emilio Faccioli Il cuoco perfetto marchigiano 126 - 1994 Evio Hermas Ercoli Mo’ vene Natale: alla ricerca delle tradizioni maceratesi 127 - 1771 Ignazio Ronconi Dizionario di Agricoltura 128 - 1772 Camillo Tarello Ricordo di agricoltura 129 - 1775 Giovanni Salvini Istruzione al suo fattore di campagna 132 - 1811 Moreschini Annali dell’agricoltura del Regno d’Italia Vol. 11 137 - 1813 Valeriani Annali dell’agricoltura del Regno d’Italia Vol. 19 138 - 1884 vari Atti della giunta per l’inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola. Vol.XI Tomo II 139 - 1913 Domenico Pisolini Elementi di agricoltura pratica per gli agricoltori della provincia di Macerata 140 - 1902 Vittorio Niccoli Saggio storico e bibliografico dell’agricoltura italiana dalle origini al 1900 143 - 2002 S. Gengotti, D. Censi Produrre fagiolino da mercato fresco in coltura biologica 144 - 2003 G. Picchi Risorse e Cibo dalla Terra delle Armonie 145 - 1989 S. Anselmi, A. Antonietti Marche 146 - 2001 A. Arzeni, R. Esposti, A. Salustri, F. Sotte Il sistema agricolo e alimentare nelle Marche 44 volume fagioli 6-06-2005 17:44 Pagina 45 148 - 2003 A. M. Padrelli La cucina delle marche 150 - Angela R. Piergiovanni La promozione delle vecchie varietà locali come strategia per la salvaguardia del germoplasma autoctono 151 - 1983 / 1984 vari Proposte e ricerche 11-12 153 - 1977 P. Sorcinelli Studi storici: Regimi alimentari, condizioni igieniche, epidemie nelle Merche dell’Ottocento 154 - 1998 M. Montanari L’alimentazione contadina nell’alto medioevo 155 - 1922 D. Tamaro Trattato completo di agricoltura 157 - 2001 Sorcinelli Le tendenze del nostro secolo 158 - 1988 Von Wistinghausen Leguminose: un aiuto per l’agricoltura biodinamica 159 - 1978 M. Morresi La cucina italiana, tra storia e folclore 160 - 1992 Istituto Nazionale per la Nutrizione I legumi, alimenti plastici ed energetici 161 - 1888 Valenti L’economia rurale nelle Marche 173 - Verducci La tenuta della Badia di S. Claudio al Chienti nel XVIII secolo: Struttura e dinamica economico-sociale 174 - Paci Assistenza e beneficenza in età moderna: le istituzioni della marca 175 - 2001 M. Moroni L’istruzione agraria a Macerata dalla prima scuola di agricoltura all’istituto agrario 176 - 2002 M. Moroni Figure e temi del dibattito agronomico a Macerata tra sette e ottocento 178 - 1906 M. Morro Coltivazioni dlle piante erbacee 179 - 1915 E. Calamani, O. Munerati Manuale di agraria 180 - 1941 M. Mariani Scritti agrari 181 - 1557 A. Herrera Libro di agricoltura utilissimo trattato da diversi autori antichi e moderni 182 - 1924 Agronomia e agricoltura generale 183 - G. Raule Come si crea e come si coltiva un orto 185 - A. Devito Tommasi L’economia domestica nell’insegnamento 188 - 1977 P. Sorcinelli Regimi alimentari, condizioni igieniche, epidemie nelle Marche dell’Ottocento 189 - 1995 S. Anselmi Contadini marchigiani del primo Ottocento: una inchiesta del Regno italico 190 - 1953 B. Ciaffi Il volto agricolo delle Marche 191 - 1907 Studi marchigiani 194 - M. Ciocchetti Belforte nel passato 195 - ARSIA Germoplasma di specie erbacee di interesse agrario 198 - Camera di Commercio Prodotto netto dell’agricoltura 1951-1961 192 - Angiola Maria Napoleoni Georgica di Treia 193 - A. Virgili Studi ed esperienze agrarie dell’Accademia Georgica La Biblioteca settecentesca dell’Accademia 45 volume fagioli 6-06-2005 17:44 Pagina 46 volume fagioli 6-06-2005 17:44 Pagina 47 INDICE 3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Presentazione 5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .IL 5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Introduzione FAGIOLO 7 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Cenni storici 7 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Origini 8 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Il Fagiolo nella tradizione locale 10 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Descrizione 13 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Caratteristiche botanica 15 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Tecnica nutrizionali colturale 20 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Il progetto 20 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Attività realizzata 30 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Considerazioni conclusive 30 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Schede descrittive 38 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Il fagiolo in cucina 40 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Le ricette della tradizione maceratese 42 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Bibliografia consultata 47 volume fagioli 6-06-2005 17:44 Pagina 48 Centro Ricerche e Sperimentazione per il Miglioramento Vegetale “N. Strampelli” PROFILO E FINALITÀ Il Centro, senza alcuna finalità di lucro, ha per scopo il miglioramento vegetale (genetico e tecnico colturale) delle piante agrarie e la valorizzazione delle sementi, ai fini del potenziamento delle produzioni agricole mediante la promozione, l’attuazione e la fornitura dei servizi di sviluppo agricolo nel settore della ricerca, della sperimentazione, della dimostrazione e della divulgazione. Il Centro potrà, inoltre, prestare assistenza e collaborazione ad Enti, Associazioni private interessati allo sviluppo agro-industriale ed ambientale … (art.1 statuto Cermis) ENTI ASSOCIATI Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Macerata Fondazione Giustiniani Bandini Provincia di Macerata Agroservice S.p.a. Eurogen s.r.l. Limagrain Italia S.p.a.