Scenario 2. Ipercolesterolemia familiare (FH) #OMIM

Scenario 2. Ipercolesterolemia familiare (FH)
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Si presenta in consultorio un giovane di 21 anni che appartiene a una famiglia in cui ci sono e ci sono stati parecchi casi
di malattia cardiovascolare. Il giovane, che non presenta sintomi di ipercolesterolemia, vuole fare l’analisi del DNA per
sapere se ha ereditato il gene dell’ipercolesterolemia familiare e, nel caso, per iniziare precocemente una terapia
preventiva e sottoporsi a una dieta opportuna.
Descrive così la sua famiglia: “ La famiglia di mio padre discende dai Boeri. I miei bisnonni paterni stavano a Città del
Capo. I nonni si sono trasferiti in Europa intorno al 1920 e si sono stabiliti in Olanda e successivamente in Italia. I
nonni paterni sono morti di cause a me non note. Mio padre è deceduto l’anno scorso di carcinoma al polmone ma
soffriva di cuore. Un mio zio paterno è morto di infarto abbastanza giovane. Con i suoi 2 figli maschi che vivono in
un’altra città non ci vediamo da tempo. Una zia paterna ha livelli normali di colesterolo. Un altro mio zio paterno di 40
anni ha il colesterolo alto, così come sua moglie e una delle sue due figlie. Mia madre, olandese, e mia sorella hanno
normali livelli di colesterolo.”
Costruite il pedigree di questa famiglia.
L’ipercolesterolemia familiare è una patologia che presenta eterogeneità genetica sia allelica che di locus. La FH è 5
volte più frequente nelle popolazioni di discendenza Boera rispetto a quelle di Stati Uniti e Europa. Alcune mutazioni
sono prevalenti in determinati gruppi etnici.
Negli individui di origine Boera è frequente una mutazione del gene del recettore LDL (Low Density Lipoprotein)
consistente in una sostituzione di una coppia di basi (G à C) nell’esone 4 del gene che crea un sito per l’enzima di
restrizione DdeI:
5’ C/TNAG 3’
3’ GANT/C 5’
La mutazione causa anche una sostituzione amminoacidica Asp à Glu che modifica la maturazione della proteina
recettore e ne riduce la capacità di legare LDL una volta giunta sulla superficie cellulare.
Il probando riferisce che lo zio deceduto si era sottoposto all’analisi del DNA e le analisi in suo possesso confermano
che era portatore della mutazione sopradescritta.
Pr fw
DdeI
Esone 4
Pr rev
235 bp (normale)
130 + 105 bp (mutato)
Amplificando con la PCR un segmento di DNA di
235 bp che comprende il sito DdeI (posizionato 130
bp dall’estremità 5’), e digerendo il prodotto della
PCR con l’ER DdeI, quale è il numero e la
lunghezza (in bp) delle bande che vi aspettate di
trovare negli individui che hanno ereditato l’allele
mutato (omozigoti o eterozigoti) e in quelli che
non lo hanno (omozigoti normali)?
Analizzeremo il DNA dei membri della famiglia disponibili, per individuare chi è portatore della stessa mutazione
identificata nello zio deceduto.