Heidegger ei Greci: il problema della tecnica - Digilander

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Gruppo 4
Heidegger e i Greci: il problema della tecnica
Discussant: M. Manzoni
Coordinatrice: G. Morselli
Partecipanti: S. Arcoleo (L.C. “C. Alberto”, Novara); M. Barzaghi (I.M.
“Montessori”, Roma); M. Bonola (L.C. “D’Adda”, Varallo Sesia, VC); E.
Capodaglio (L.S. “G. Marconi”, Pesaro); D. Cugini (L.C. “F. Frezzi”, Foligno, PG);
G. Farinetti (L.C. “G. Govone”,Alba, CN); P. Franceschelli (L.S. “Ricci Curbastro”,
Lugo, RA); R. Lolli (L.S.T. “Levi Civita”, Codigoro, FE); R. Milan (L.C.
“Marchesi”, Padova); A. M. Pertoldi (L.S. “G. Marinelli”, Udine); R. Sega (L.C.
“Ariosto”, Ferrara); A. F. Tana (I.M. “G. Carducci”, Ferrara)
Premessa
Si propone un percorso tematico, centrato su alcuni testi di Heidegger, utilizzabile nell’ultimo anno di studio della filosofia. I testi prescelti testimoniano l’originale contributo che questo pensatore ha dato, a partire dalla sua lettura dei Greci,
alla comprensione della moderna civiltà occidentale basata sulle conquiste della
scienza e della tecnica, da cui scaturisce tutta una serie di problematiche esistenziali.
Nella lettura di Heidegger, il progresso scientifico e l’avvicendarsi delle dottrine filosofiche nell’età moderna risultano essere l’ultima e forse conclusiva tappa del
cammino della nostra civiltà: ne consegue la necessità di una rilettura interpretativa delle nostre radici culturali risalenti al mondo greco e, più in particolare, ai sistemi filosofici che hanno dettato - entro un preciso orizzonte ontologico - i fondamenti della conoscenza epistemica della realtà. Heidegger ha quindi praticato un’analisi particolare dei testi di Aristotele e Platone, di qui risalendo alla necessità di
un confronto con l’originario sapere presocratico ed alla scoperta dell’apertura del
linguaggio poetico alla verità.
Il punto di snodo del percorso proposto consiste nel problema - centrale in
Heidegger - dei rapporti tra essere, sapere circa l’essere ed operare sull’essere, che
si può esprimere nel binomio costituito dai termini “metafisica” e “tecnica”. Dalla
nascita della metafisica, intesa come un sapere che mirando agli enti occulta l’essere, il cammino del pensiero era approdato infatti,secondo il filosofo, all’epoca del
dominio tecnico-scientifico del mondo.
Seguendo gli sviluppi di tale problema lungo alcune tappe del confronto che
Heidegger ha praticato con i testi greci, si offre un taglio prospettico che agevola la
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comprensione complessiva del suo pensiero; inoltre si forniscono strumenti alla
sensibilità dello studente per portare alla forma della riflessione e discussione filosofica i suoi spontanei interrogativi sulle condizioni del vivere nel mondo odierno.
Tra i possibili esiti didattici del percorso proposto si sottolinea in particolare la
duplice opportunità di coniugare - nell’ottica della circolarità tra presente-passatopresente - la complessiva conoscenza del pensiero di Heidegger e del suo particolare rapporto con i Greci con una presa di coscienza delle problematiche filosofiche
che da tale incontro scaturiscono. La complessità del tema può, al tempo stesso,
condurre a collegare la pratica metodologica di approccio ai testi con l’insieme
delle questioni legate all’interpretazione.
Si avverte infine che tale proposta didattica può essere utilizzata sia come
approfondimento del pensiero di Heidegger, sia come tematica in sé compiuta. Nel
secondo caso sarà cura del docente fornire le notizie biografiche e storiche ed i riferimenti teorici essenziali per ricostruire l’ambiente culturale e lo sfondo speculativo necessari alla comprensione della tematica proposta.
OBIETTIVI
a) formativi
1. Porre se stessi in relazione con il proprio tempo
2. Comprendere come il passato possa essere rivissuto in fecondo rapporto con
il presente e viceversa
3. Riconoscere i problemi all’interno di una rigorosa analisi storico-testuale
4. Sviluppare argomentazioni e soluzioni personali sulle questioni individuate.
«Non dunque l’ambito ontologico delle cose, concepite nella loro essenza
di cose come oggetti di una conoscenza teoretica, è il “verso-che” cui si
volge l’originaria esperienza dell’essere, ma il mondo che si incontra nella
pratica del produrre, del realizzare, dell’usare. Ciò che è stato fatto nella
motilità pratica del produrre (poiesis), ciò che è giunto all’esistenza in
quanto preparato per essere usato - questo è ciò che è» (Interpretazioni
fenomenologiche di Aristotele, tr. it. V. Vitiello e G. Cammarota, «Filosofia
e teologia» 4, 1990, pp. 496-532, pp. 514-515).
Se tale è l’atteggiamento originario dell’uomo verso gli enti, la poiesis (la produzione) e le attitudini che la potenziano, la techne (la tecnica), nonché la stessa
episteme (la scienza) non sono peraltro gli unici modi in cui l’uomo è in grado di
intenzionare, vale a dire di cogliere la verità come aletheia (“disvelatezza”). Sulla
scorta dell’analisi aristotelica dei cinque abiti dianoetici illustrati nel libro VI
dell’Etica Nicomachea (techne, episteme, sophia, phronesis e nous), Heidegger
ritiene che la “sapienza” e la “saggezza” siano entrambe riconducibili al nous, a
un’“intelligenza”, che è la vera dimensione in cui all’uomo è dato di accedere alla
verità come “disvelatezza”, ossia al manifestarsi immediato dell’essere. Ciò è reso
possibile dal fatto che il nous secondo Aristotele (Metafisica IX 10) è in grado di
intuire direttamente gli enti, al di là della struttura razionale discorsiva, fondata
invece sul giudizio e sulla verità intesa come correttezza logica. Quindi già in
Aristotele sarebbe presente quella “intuizione categoriale” proposta da Husserl:
«L’on hos alethes non è l’essere autentico né l’ambito ontologico di validità dei giudizi veri, ma l’ente stesso come si dà nella disvelatezza del suo
essere intenzionato» (ivi, p. 518).
b) culturali
2. Comprendere come il ritorno ai testi greci possa fornire chiavi di lettura per
la realtà presente
3. Riconoscere il richiamo all’antico come costitutivo del pensiero heideggeriano
4. Cogliere il senso e le modalità di appropriazione da parte di Heidegger dei
testi greci.
Il problema della metafisica come questione fondamentale. La “decostruzione”
di Metafisica IX 10 costituita sull’analisi fenomenologica del concetto umano di
praxis., ha consentito al filosofo tedesco di attribuire la verità come “disvelatezza”
agli enti stessi e quindi intendere l’ente in quanto vero come il significato primario
dell’essere, sulla base del quale fondare una nuova ontologia ermeneutica della
effettività, come appare dal seguente percorso di lettura.
CONTENUTI
Letture:
IL
CONFRONTO CON
ARISTOTELE
L’utilizzazione del metodo fenomenologico. La lettura heideggeriana è rivolta,
attraverso una esplicita “decostruzione” (Destruktion) delle strutture logiche dell’ontologia, dell’etica e della fisica aristoteliche, al reperimento di una dimensione
profonda del pensiero dello Stagirita, in grado di fornire una risposta autentica alla
domanda sul significato dell’essere. Assumendo il metodo fenomenologico da
Husserl, egli ritiene di rintracciare mediante un’“intuizione categoriale” il darsi originario degli enti all’esperienza umana nel loro carattere di essere utilizzabili e
quindi prodotti dall’uomo:
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Da Sull’essenza e sul concetto della physis. Aristotele Fisica B1, in Segnavia,
Adelphi, Milano 1987, (pp. 193-255) pp. 195-196.
Se tutta la tradizione filosofica romana traduce physis con il termine natura,
ove l’etimo ci suggerisce il generarsi da sé, le grandi linee del concetto di natura,
secondo Heidegger, rappresentano i riferimenti esistenziali dell’uomo occidentale,
«dall’ente che egli non è, all’ente che egli stesso è» (p. 193).
Da Introduzione a “Che cos’è la metafisica?”, in Segnavia, cit., p. 330
La metafisica dice che cos’è l’ente in quanto ente, essa racchiude un logos
(un’asserzione) sull’on (sull’ente).
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Da Nietzsche, Adelphi, Milano 1994, p. 495
Il principio di non contraddizione è la riproposizione dell’essenzialità sull’ente.
Da Essere e Tempo, UTET, Torino 1969, Epigrafe
Il discorso sull’ente è scoperta del “senso dell’essere” e passa attraverso la
riflessione sul concetto dell’essere.
Da Essere e Tempo, cit., § 2, p. 57
«Il senso dell’essere deve esserci già accessibile in qualche modo».
L’analisi del problema del tempo (L’essere deve venire compreso a partire dal
tempo). Heidegger mette in luce i limiti delle concezioni tradizionali che hanno il
loro fondamento in Aristotele, per il quale il tempo è «il numero del movimento
secondo il prima e il poi» ed elabora la propria concezione della temporalità come
carattere autentico dell’essere.
Letture:
Da Essere e Tempo, cit., § 6, pp. 83-85 e § 81, pp. 606-607
Aristotele rappresenta la concezione naturalistica del tempo elaborata in modo
più preciso, ma ci dà anche la chiave per superare i limiti della stessa, pur non avendola egli consapevolmente percorsa sino in fondo.
(Al termine di questa fase del lavoro, si propone di richiamare o di svolgere,
anche soltanto attraverso le pagine del manuale, i concetti relativi alle strutture dell’analitica esistenziale).
La scoperta della verità. Heidegger tratta la verità come fenomeno originario,
che si manifesta nell’attività dell’esserci (Dasein), nella sua “apertura”.
Lettura:
Da Sull’essenza e sul concetto della physis. Aristotele Fisica B1, in Segnavia,
cit., pp. 196-197.
Glossario:
Physis / Natura - Metafisica - On / Essente, Ente - Ta onta / gli Essenti, gli Enti
Logos / Discorso, Asserzione - Sein / Essere - Aletheia / Verità - Tempo - Temporalità
IL
CONFRONTO CON
PLATONE
La lettura di Platone, compiuta a partire dagli inizi degli anni Trenta, conduce
Heidegger ad una messa in questione generale dell’orizzonte del pensiero filosofico in quanto pensiero metafisico. Nei dialoghi di Platone, ed in particolare nell’allegoria della caverna della Repubblica, Heidegger ravvisa un mutamento essenzia le del concetto di verità: non più inteso come manifestazione di ciò che si svela
(aletheia) esso diviene quell’ente che Platone denomina agathon. Il Bene che presiede l’essere e l’apparire di ogni cosa. Da questo momento la verità non è più ciò
che non si nasconde, ma il corretto riferimento (orthotes) tra ciò che nel mondo sensibile si percepisce e l’idea corrispondente nell’Iperuranio, retta dall’agathon.
Letture:
Da La dottrina platonica della verità, in Segnavia, cit.: pp. 178-181 da “Per I
Greci ...” a “... con gran fatica”; pp. 184-6 da “Ma allora il mito ...” a “... nel corso
dello stesso pensiero”.
L’Aristotele della Physis. Poiché Heidegger è insoddisfatto dei risultati della
sua indagine, è indotto a reintegrare la risposta aristotelica alla domanda “che cosa
è l’essere?” individuando in essa un senso più profondo dell’Essere, non più da
intendersi come verità ma in quanto dynamis ed energeia. Questi due concetti definiscono e restituiscono l’autentico senso presocratico della physis, contrapposto a
una concezione della verità come semplice presenza ed alla dottrina platonica della
verità.
Questi testi offrono significative opportunità per comprendere:
a) la loro rilevanza per la riflessione su Platone nello sviluppo interno del pensiero di Heidegger;
b) la modalità «personale» della rilettura decontestualizzata del testo platonico;
in particolare l’attenzione dello studente si concentrerà sui seguenti aspetti:
b1) Heidegger tralascia la complessa costruzione argomentativa della
Repubblica e la collocazione in essa del mito della caverna;
b2) Heidegger non considera il f atto che Platone collochi l’idea del Bene e
le idee (l’essere) su due piani ontologici differenti e segnali tale dislocazione con il
registro linguistico scelto (la metafora); Heidegger tratta la metafora come se fosse
un oggetto reale del discorso, mentre Platone dichiara di utilizzarla perché non può
parlare discorsivamente dell’oggetto;
b3) Heidegger non prende in considerazione il passo in cui Platone afferma
che «l’idea del Bene non è essenza, ma qualcosa di molto più elevato dell’essenza
(epekeina tes ousias), per dignità e potenza» (Repubblica VI 509b); l’espressione
epekeina tes ousias segnala appunto il passaggio sul piano metaforico.
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Letture:
Da Essere e Tempo, cit., § 44b, p. 335
La verità come “disvelatezza” che in Aristotele restava vincolata ai fatti.
Da Essere e Tempo, cit., § 44b, p. 343
Dalla verità dell’asserzione alla verità dell’esistenza.
Glossario:
verità veritas aletheia - adeguazione corrispondenza concordanza - certezza
conformità - e-videnza idea - orthotes (correttezza) - essere-presente/presenza oblio dell’essere
HEIDEGGER
E I
PRESOCRATICI
Nella fase che succede alla svolta (Kehre), Heidegger si dedica ad una rilettura del pensiero presocratico, all’interno del suo disegno filosofico-storico
secondo il quale la differenza tra essere ed ente è stata abbandonata. Infatti, dopo
i presocratici la filosofia è entrata nell’epoca della metafisica, che inizia con il
pensiero di Platone e percorre una parabola che si compie con Nietzsche.
Indagando sui frammenti dei presocratici Heidegger crede di rintracciare un
pensiero in cui la verità e la realtà non sono state ancora pensate in chiave logicoconcettuale (cfr. Sentieri interrotti, p. 311). Tale indagine si svolge all’interno di
un’interpretazione linguistica che entra volutamente in contrasto con le tradizioni
filologiche più accreditate, criticando, ad esempio, la classica traduzione di Diels
del frammento 2 di Anassimandro.
Letture:
HEIDEGGER E IL LINGUAGGIO DELL’ARTE
Heidegger individua poi un’altra voce, quella dell’arte classica, in grado di rappresentare la fase che precede l’oblio dell’essere. Invece, nella nostra epoca contrassegnata dal dominio della tecnica e che sta portando a compimento tale oblio,
l’unico linguaggio in grado di cogliere tale perdita di senso è quello della poesia,
che il filosofo identifica soprattutto con l’opera di Hölderlin e di Rilke.
Letture:
Da L’origine dell’opera d’arte, in Sentieri interrotti, cit., (pp. 2-69), p. 27
(primo capoverso) - 30 (primo cap.)
Questo passo è proposto come documento del linguaggio di Heidegger, allusivo di un altro piano di verità (cioè diverso da quello del semplice essere-presente)
attraverso l’esempio del tempio greco.
Da Perché i poeti, in Sentieri interrotti, cit. pp. 247-251 (terzo capoverso)
Heidegger mostra come il poeta sia in grado di percepire l’oblio dell’essere, al
di là della scienza, che è piuttosto espressione dello smarrimento del senso.
Glossario:
Da Il detto di Anassimandro, in Sentieri interrotti, tr. it. a cura di P. Chiodi, La
Nuova Italia, Firenze 1968, (pp. 298-348).
1) pp. 299-300 (fino al primo capoverso)
Vi sono riportate le traduzioni di Nietzsche e di Diels del frammento di
Anassimandro e vi è una riflessione dell’Autore sul significato del tradurre.
2) pp. 309 (ultimo capoverso) - 311 (primo capoverso)
Vi viene espressa la problematicità della traduzione corrente di ta onta con
“ente”, la quale nasconde la differenza.
3) pp. 312 (primo capoverso) - 315 (primo capoverso)
Vi si mostra come dovremmo rapportarci alla formulazione arcaica del pensiero greco e come questa riflessione si intrecci con motivi di filosofia della storia
(oblio dell’essere).
Da Introduzione alla metafisica, trad. it. a cura di G. Masi, Mursia, Milano
1986, pp. 24 (ultimo capoverso) - 28.
In queste pagine Heidegger pone in evidenza come il concetto di physis debba
essere ripensato in termini di essere e mostra, inoltre, come da tale ripensamento
possa scaturire quella che considera la domanda metafisica fondamentale: «Perché
vi è l’essente e non piuttosto il nulla?».
Da Sull’essenza e sul concetto della physis, in Segnavia, cit., (pp. 193-255), pp.
194 (ultimo capoverso) -195
In questo passo l’Autore segnala il nascondimento dell’essere, e parla del rapporto dell’essere con la verità
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1 - einai, 2 - Geschick, 3 - Dichtung, 4 - Poesie
Verifica
Heidegger, per spiegare il proprio modo di accostarsi ai testi degli autori del
passato, scrive: «Di continuo ci si scandalizza per le forzature che si ravvisano
nelle mie interpretazioni (...). Si può persino dire che gli storici della filosofia hanno
ragione quando rivolgono questa accusa contro quelli che vorrebbero promuovere
un dialogo di pensiero tra pensatori. A differenza dei metodi della filologia storica,
che ha il suo proprio compito, un dialogo di pensiero è soggetto ad altre leggi che
sono più vulnerabili. Nel dialogo è più alto il rischio dell’errore, e sono più frequenti le mancanze» (Kant e il problema della metafisica, tr. it. Laterza, Roma-Bari
1985, p. 7). Inoltre, a giustificazione della sua libertà interpretativa, in Essere e
tempo, Heidegger ricorda che solo grazie allo “straniamento”, alla decontestualizzazione, si ottengono nuove produzioni di senso.
Alla luce di queste considerazioni, riesamina le interpretazioni heideggeriane
dei testi di Aristotele, Platone, dei presocratici, mostrando:
- quale contributo abbia offerto la rilettura dei Greci allo sviluppo del pensiero
filosofico di Heidegger;
- quale modalità interpretativa Heidegger abbia attivato nel rileggere questi testi;
- quali spunti Heidegger tragga dallo studio della filosofia greca per spiegare il
destino dell’Occidente.
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METODI E TEMPI
Dopo la lezione introduttiva con cui inizia il confronto con Aristotele, la lettura analitica dei testi rappresenta il centro del lavoro didattico, sia per seguire lo sviluppo del tema, sia per consentire i raffronti relativi a concetti e termini.
La discussione in classe permette di sollecitare una riflessione critica e di tenere sempre presente l’ipotesi iniziale.
L’elaborazione del glossario, seguendo le indicazioni date nel percorso, favorisce un’acquisizione più puntuale dell’analisi concettuale heideggeriana.
Alla fine del percorso viene proposta, a titolo esemplificativo, una verifica
basata sulla lettura di una pagina dove Heidegger invita a riconsiderare il suo stesso lavoro come angolatura particolare del problema dell’interpretazione. Ne vengono ricavati tre quesiti ai quali (tutti o uno a scelta) gli studenti possono rispondere
per verificare la comprensione raggiunta.
I tempi previsti per lo svolgimento del percorso si calcolano intorno alle 10 ore.
REQUISITI
(a) Capacità di riutilizzare nella lettura dei testi le conoscenze già acquisite sul
pensiero greco
(b) Possesso dei dati essenziali per la ricostruzione del quadro storico entro il
quale emerge il pensiero di Heidegger
(c) Abitudine a riflettere sui significati dei termini filosofici.
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