La carica elettrica è una grandezza scalare (numero reale) che caratterizza lo stato di elettrizzazione di un corpo. In particolare la più piccola carica elettrica misurata è quella dell’elettrone, che viene detta carica elementare: e = –1,6 10–19 C , dove 1 C = 1 Coulomb è l’unità di misura della carica elettrica. F 0 q1q2 2 4 0r 8,9 10 12 C2 N m2 Legge di Coulomb 8,9 10 12 C2 J m Costante dielettrica nel vuoto o Permittività elettrica nel vuoto. In elettrostatica (cariche elettriche ferme) la forza elettrica ed il campo elettrico sono conservativi. V q1q2 4 0r Energia Potenziale di Coulomb Descrive l’interazione coulombiana, cioè elettrostatica In sostanza rappresenta il lavoro necessario per portare una carica q1 dall’infinito a distanza r dalla carica q2. Se la forza elettrica è conservativa allora esiste una funzione scalare U(r), detta energia potenziale elettrica, ed una funzione scalare V(r), detta potenziale elettrico, tali che F dU dr dV q dr dove U(r) = q V(r). L’unità di misura dell’energia potenziale elettrica è il Joule, mentre l’unità di misura del potenziale elettrico è il Volt (V), dove 1Volt = 1 Joule/Coulomb. -Due cariche elettriche uguali, per esempio positive, si respingono. Per avvicinarle si compie un lavoro. -Le due cariche vicine hanno un’energia potenziale maggiore di due cariche lontane. -Nel caso di due cariche elettriche opposte, ossia di una carica positiva (+) e una carica negativa (-), la situazione si rovescia. Per separare una carica positiva da una carica negativa, si deve compiere un lavoro, necessario per vincere la forza di attrazione. Una volta separate, le due cariche si troveranno, a causa della loro posizione, in uno stato con energia potenziale più elevata. -Se le due cariche opposte vengono a contatto, il lavoro fatto per allontanarle verrà restituito interamente e le due cariche avranno un’energia potenziale più bassa. Il lavoro della forza elettrica conservativa per andare da un punto A ad un punto B risulta allora B LAB A F dr q E dr B A q (V (rB ) V (rA )) B dV q dr dr A (U (rb ) U (rA )) Quindi il lavoro della forza elettrica è pari alla variazione di energia potenziale elettrica cambiata di segno. Ed anche, il lavoro del campo elettrico è pari alla variazione del potenziale elettrico cambiata di segno. - - + + + + + Vuoto H2O F q1q2 2 4 0r F q1q2 2 4 0 r Intorno a qualsiasi oggetto, corpo o sistema carico, positivamente o negativamente, esiste una zona in cui si possono avvertire gli effetti ossia le interazioni dovute alla presenza del corpo carico. Intorno a un corpo carico elettricamente, insomma, si crea una speciale zona di influenza che noi chiamiamo campo elettrico. Il campo di forza, prodotto da una o più cariche elettriche (sorgente), è di tipo vettoriale e si rappresenta con frecce, che si allontanano dalla carica positiva e convergono verso la carica negativa. In che modo possiamo verificare la presenza o meno del campo elettrico? Immaginiamo di portare una seconda carica elettrica, che chiameremo di prova, nella zona dove sospettiamo vi sia un campo elettrico. Per carica di prova intendiamo un corpo con una piccolissima carica elettrica positiva. Effettuato l’esperimento, possono accadere tre cose: ◊ la carica di prova sarà respinta, se il campo è generato da una carica positiva; ◊ la carica di prova sarà attratta, se il campo è generato da una carica negativa; ◊ la carica di prova rimarrà ferma. Il concetto di campo elettrico fu inventato da Michael Faraday nel XIX secolo, per fare chiarezza fra tante teorie, più o meno corrette, sulla natura dell’elettricità. Si chiama campo elettrico la regione di spazio in cui una carica esercita una azione di repulsione o di attrazione su una piccola carica elettrica positiva di prova q0. Ma chimicamente come funziona? Un cristallo di un solido ionico contiene cariche positive e negative ordinatamente alternate. Se questo solido viene riscaldato fino alla temperatura di fusione, essendo già presenti delle cariche, allo stato liquido si avrà un sistema conduttore e si parla di IONOFORO. soluto ionoforo: solidi ionici (come il cloruro di sodio) costituiti da ioni aventi carica contraria; quando un soluto ionoforo è immerso in un solvente gli ioni che lo costituiscono vanno in soluzione solvatandosi, cioè si ha la formazione attorno allo ione del soluto di un guscio di ioni del solvente, aventi carica opposta allo ione centrale; ad esempio il cloruro di sodio (NaCl) in acqua si dissocia in ioni Na+ (circondati da ioni OH-) e ioni Cl- (circondati da ioni H3O+); soluto ionogeno: composti con legame covalente (come l'acido cloridrico); quando un soluto ionogeno è immerso in un solvente hanno luogo reazioni chimiche che producono ioni di segno opposto. Ad esempio l'acido cloridrico (HCl) in acqua (H2O) dà luogo a ioni H3O+ e ioni Cl-. I punti principali della teoria di Arrhenius sulla dissociazione elettrolitica possono essere riassunti come segue: 1) Una soluzione elettrolitica contiene ioni liberi – in altre parole, essi sono dissociati anche se non passa alcuna corrente; 2) la conduzione della corrente elettrica attraverso la soluzione dipende dal numero e dalla velocità di migrazione degli ioni che si trovano in essa; 3) nel caso di un elettrolita debole, il grado di dissociazione degli ioni cresce al crescere della diluizione; 4) a diluizione infinita, la dissociazione degli ioni in un elettrolita debole è sempre completa; 5) in un elettrolita forte la ionizzazione è sempre incompleta, perché gli ioni si ostacolano reciprocamente nella migrazione, anche se questa interferenza è minore in soluzioni diluite. Le interazioni intermolecolari nella solubilizzazione possono essere così classificate: • In molecole polari: - Ione-dipolo permanente - dipolo-dipolo (Forze di Keesom) • molecole non polari - dipolo-dipolo indotto (Forze di Debye) - dipolo istantaneo-dipolo indotto (forze di dispersione di London) • Legame ad idrogeno Interazioni ione - dipolo permanente (SOLVATAZIONE) Si instaura tra uno ione e la parte della molecola polare che possiede carica opposta. Sono le interazioni intermolecolari più forti (ma meno di quelle interioniche ione-ione). L’energia è valutata dalla legge di Coulomb e varia con 1/r2 Interazioni ione-dipolo 12 4 r 6 Dipendono da: - distanza tra ione e dipolo (r) - carica dello ione (q) - valore del dipolo (μ) r Potenziale di Lennard-Jones Vi sono, tuttavia, anche forze di natura repulsiva che derivano dalla repulsione nucleo-nucleo e soprattutto da quella fra le nuvole elettroniche . Tali repulsioni diventano molto importanti a distanze interatomiche corte. Per solubilizzare un composto ionico è necessario un solvente polare o polare indotto. Ruolo del solvente nelle sostanze ionogene: determinare la natura delle specie cariche ottenere la separazione degli ioni Chimicamente parlando, particolarmente importante risulta la valutazione della costante dielettrica che caratterizza un dato solvente, in quanto questa grandezza permette di stabilire quale solvente sia più opportuno per portare in soluzione un dato soluto. Infatti per sciogliere un cristallo ionico bisogna superare le intense interazioni elettrostatiche tra gli ioni e generalmente più elevata è la costante dielettrica del solvente, più efficace è questo processo. Ad esempio, l'acqua possiede costante dielettrica relativa molto elevata (78,5) ed è perciò in grado di solubilizzare i composti ionici o fortemente polari. Di contro il benzene, con valore della costante dielettrica relativa 2,30, risulta un solvente molto utile per ottenere soluzioni di composti organici poco polari (o apolari) e non idrosolubili. Nel liquido esiste un equilibrio tra molecole di H2O strutturate in clusters stabilizzati da legami idrogeno e molecole libere di ruotare nella fase liquida (rotameri liberi). nH2O ⇄ (H2O)n Struttura tetraedrica lacunare dell’acqua I dipoli dell’ H2O interagiscono con gli ioni, in modo tale che risultino idratati, cioè circondati da gusci di molecole di H2O Numero di solvatazione = Numero di idratazione = Numero di molecole di solvente legate al singolo ione. Le molecole di solvente nella sfera di solvatazione hanno proprietà diverse dalle molecole di bulk. Sono ioni strutturanti (structure makers) ioni piccoli con carica elevata, che presentano campi elettrici intensi in grado di indurre un ordine aggiuntivo oltre la prima sfera di solvatazione. Sono ioni destrutturanti (structure breakers) ioni con carica meno intensa che presentano campi elettrici meno intensi che non polarizzano le molecole di acqua al di fuori della prima sfera di solvatazione. Ioni strutturanti (structure making) Li+, Na+,Mg2+, Al3+, OH-, FIoni destrutturanti (structure breaking) K+, Rb+, Cs+, NH4+, Cl-, NO3- Solvation of ion Coordination number: Li+: 4, K+: 6 Primary solvation shell: 4-9 6 is the most common number Secondary solvation shell: 6-8 for Al3+ and Cr3+: 10-20 a lim0 c a 1 a a lim0 1 1 1 Az A B KD K D' KD Az Az K D' Bz AB Bz AB A A B B Bz A A B B a A aB aA B FORZE ELETTROSTATICHE DEVIAZIONE DALLA IDEALITA’ Coefficiente di attività dipenderà dalla carica di tutti gli ioni Lewis Randall Brønsted lg Az z I Legge limite di Debye-Hückel Approfondiamo il concetto di attività. z elettrolita: z Soluzione ideale di un A B NaCl Na 0 Na Na 0 Cl Cl 0 NaCl A B Cl RT ln mNa 0 0 NaCl RT ln m RT ln m RT RT ln mNaCl RT ln mCl ln m m 0 0 0 Cl Cl 0 m Na RT ln mNa m RT ln m 0 m 0 RT ln m m RT ln m m m m 1 Molalità ionica media Questo comporta… 0 0 RT ln m Ma la maggior parte delle soluzioni elettrolitiche non si comporta idealmente: in soluzioni di specie non cariche le interazioni dipendono da r-7, mentre la legge di Coulomb dipende da r-2 quindi anche in soluzioni diluite le forze elettrostatiche tra ioni sono in grado di indurre deviazioni dalla idealità a a a a m 1 1 Il potenziale chimico di una soluzione elettrolitica non ideale diventa: 0 0 RT ln a 0 0 RT ln a - • Ideal solution: cations and anions do not interact. - + + - - + + ideal - + + + + - + Shaded region: Solvation cage + + - • Real solution: Electrostatic interactions. – Ions of opposite charge are more likely to be near each other. - + - real Una soluzione di elettroliti, pur essendo complessivamente un corpo elettricamente neutro, è sede di interazioni tra cariche elettriche localizzate sugli ioni prodotto della dissociazione degli elettroliti stessi. Gli ioni in soluzione sono solvatati, per cui le forze elettrostatiche attrattive e repulsive tra ioni sono "schermate" parzialmente dalle molecole di solvente interposte tra ione e ione. È ragionevole tuttavia attendersi che ogni ione carico positivamente sia prevalentemente circondato da ioni con carica elettrica negativa e viceversa. Naturalmente gli ioni possono interagire anche con molecole di soluto non dissociate (è quanto si verifica nel caso di soluzioni di elettroliti deboli). Potenziale su uno ione dovuto a tutti gli altri ioni che lo circondano Si considera il tipico insieme medio Potenziale elettrostatico totale del sistema. Da cui si può calcolare…. Effetti delle interazioni elettrostatiche su molte proprietà termodinamiche Energia libera di Helmholtz Potenziale chimico Energia libera di Gibbs + - - + + + Atmosfera ionica o nube ionica - + + + + - - - - + + + - + + - + - - - + + + - Tutti gli ioni sono uguali Ciascuno è ione centrale ed è circondato da una nube ionica Ma a sua volta è anche parte della nube ionica di un altro ione centrale Secondo D-H: la nube ionica distingue le soluzioni elettrolitiche reali da quelle ideali Approssimazioni utilizzate: Unsicontinuo dielettrico equivale ad un sistema 1. considerano solo interazioni ioniche, non sicon considerano 0 basso: interazioni con il solvente per cui si ha un continuo dielettrico; qq qq 2. si considerano 1 2solo interazioni elettrostatiche 1 2 F 0 4 0 molto basso r W 2 F o W sono molto grandi. Quindi il soluto si scioglie poco avendo una grande forza di attrazione o una grande energia potenziale di attrazione. 0 4 0 r molto grande F o W sono molto piccoli. Quindi esiste una debole interazione tra gli ioni ed il soluto si scioglie facilmente. Vale sempre la condizione di elettroneutralità della soluzione 1) Condizione a diluizione la distribuzione di carica attorno allo ione centrale è sferosimmetrica infinita = condizione vicina all’idealità r + 2) Aumentando la concentrazione, diminuisce la distanza media tra gli ioni che si attraggono. 3) Ad una certa distanza si ione J centrale sentiranno sia le forze di repulsione, che l’agitazione termica. 4) Si avrà un bilancio di forze unidirezionali (sia attrattive che repulsive) in competizione con l’agitazione termica. La soluzione viene idealizzata come mezzo continuo e isotropo "visto" dalla posizione di uno "ione centrale"; questo è soggetto alle forze di un campo elettrostatico dovuto alla sua stessa carica e a quella di una "atmosfera ionica" che lo circonda. Il potenziale chimico di questo ione viene espresso come quello di un qualunque composto, Il termine che contiene il coefficiente di attività viene inteso come misura della deviazione dal comportamento ideale; questa, a sua volta, viene attribuita alla presenza della carica elettrica sullo ione, cioè alle interazioni elettrostatiche che sono direttamente correlate col valore di questa e con la densità di carica elettrica dell'atmosfera ionica circostante, cioè con la concentrazione ionica complessiva della soluzione. Il potenziale chimico dello ione viene scomposto in un contributo ideale, pari al potenziale chimico in assenza di interazione, e in un contributo elettrostatico, pari al lavoro di trasferimento di una carica elettrica, Zi e, uguale alla carica ionica, sulla superficie di una sfera di raggio uguale al raggio dello ione: i i deale i RT ln i i deale i N Zi e r 0 dq 0 dove (r=0) è il potenziale elettrostatico nel punto in cui è localizzato lo ione centrale e N è il numero di Avogadro. Tutto lo sviluppo della teoria di Debye Hückel mira alla valutazione di (r=0). Il valore di questo potenziale dipende dal contributo di tutte le cariche elettriche presenti nella soluzione, ivi compresa quella ione centrale. Tuttavia, mentre la posizione di quest'ultima è ben definita, ad esempio come origine di un sistema di assi cartesiani o polari, non altrettanto si può dire delle cariche di tutti gli altri ioni. Per superare questa difficoltà, si tratta la soluzione come un mezzo continuo, le cui proprietà sono isotrope e pari, in ogni punto, alla risultante dei contributi di tutti gli ioni della soluzione stessa. L’elettroneutralità vale per qualunque elemento di volume sufficientemente grande rispetto agli ioni. La carica di un elemento di volume dV nelle vicinanze di uno ione centrale che si muove solidarmente attraverso la soluzione durante l’agitazione termica, è diversa da zero per il principio di elettroneutralità. Valgono le seguenti relazioni: U q1q2 4 0r U W q1 U W U q1 q2 4 0 r q1 zi e j Sia il potenziale elettrostatico alla distanza r dallo ione centrale. Uno ione “j" che si trovi in questa posizione avrà energia potenziale elettrostatica Uj q1 zi e j Se consideriamo Uj come una soglia di energia che permette di distinguere la frazione di ioni “j" posti a distanza r dallo ione centrale secondo la relazione di Boltzmann, cioè nj ' nj e Uj kBT legge di distribuzione di Boltzmann: nj’ è il numero di particelle per unità di volume che risentono dello ione centrale nj sono le particelle nel bulk per unità di volume dove j=0 si potrà esprimere la densità di carica elettrica a distanza r dallo ione centrale come: nj z j e ' j Densità di carica dell’elemento di volume, con nj’ numero di ioni nell’elemento dV a distanza r dallo ione centrale. j nj Z j e e Uj kBT j nj Z j e e Zj e kBT Poiché Uj<<kBT (eZj << kBT) cioè le interazioni elettrostatiche prevalgono sull'agitazione termica l’espressione di ρ può essere linearizzata utilizzando Espansione in serie di Taylor della funzione e-x: ezi ezi exp exp(k Tx) 11 k Tx B B 2 1x ezi 2! k BT 2! 23 x 3! 4 1 xezi 3! k BT 4! 3 ... ... ez j exp kBT n j 1 1 Z j e nj 1 n ez j kBT j 1 eZ j n kBT j 1 Z j e nj z j e nj e n j 1 kBT Z e nj 2 j 2 kBT Poichè la soluzione è complessivamente neutra, cioè n j 1 Z j e nj 0 Uj Ricapitolando: Uj nj ' z je nj e n j 1 j Uj kBT Uj grande nj’=nj Uj=0 Z j e nj per l’elettroneutralità va a zero n j 1 nj’<<nj Z j e nj 2 2 kBT va a zero solo nel bulk per j=0 j Dalla teoria di D-H la distribuzione di carica dipende solo dalla distanza r, per cui si hanno superfici equipotenziali attorno allo ione centrale, a cui si può applicare l’equazione di Poisson che correla densità di carica e potenziale elettrostatico: 2 4 Definisce il potenziale generato da una distribuzione di carica 2 2 2 2 x 2 y 2 z 2 4 2 nj Z j e n 2 j 1 2 j kBT 4 e2 kBT n j 1 nj Z j 2 Data la distribuzione sferosimmetrica, si preferisce esprimere in coordinate polari: 2 1 r 2 r r 2 r è la costante dielettrica della soluzione Conoscendo i valori di ψ in ogni punto, nel caso di un distribuzione di carica sferosimmetrica, che implica una r uniforme in tutte le direzioni, si ottiene una relazione in cui ψj è direttamente correlato alla carica e alla distanza: j 1 d 2 d r 2 r dr dr k 2 1 d e2 kBT n j n n j Z j2e 2 kBT 1 j 1 e2 kBT n j 1 nj z j d r 2 r dr dr k2 2 Equazione differenziale risolvibile integrando su tutta la sfera (volume nube ionica). j La risoluzione è del tipo: A1 j 2 j 1 e n j Z j2 kr r kr e A2 r Bisogna determinare le costanti A1 e A2 Condizioni al contorno per la valutazione delle costanti: j=0 per r=∞ 2) In prima approssimazione gli ioni possono essere considerati punti materiali con una certa carica per cui a distanza nulla dallo ione centrale non vi è che la carica dello ione centrale, e quindi è facile dedurre che : per r→0 il potenziale j è r 0 i eZ j 4 r e kr La prima condizione è soddisfatta solo se A2=0, altrimenti si avrebbe: per r L’equazione diventa: A1 e kr r Per valutare A1 si considera la seconda condizione espandendo in serie il termine e-kr: A1 e kr r 1 A1 1 kr r 1 kr 2! 2 Dove per r→0 tutti i termini sono trascurabili rispetto all’unità, ottenendo: ... r 0 i 1 A1 r da cui: A1 eZ j D con D Quindi: eZ j e kr r r eZ j 4 r e kr 4 Poiché è necessaria l’elettroneutralità del sistema ione centraleatmosfera ionica, la carica spaziale attorno allo ione nell’intero volume di soluzione sarà della stessa intensità, ma di segno opposto. Il potenziale ne deve tenere conto per cui integrando sull’intero volume in coordinate polari si ha: J z je 4 r z je 1 4 rL z je J 4 0 z je r 4 0 1 rL a b J è il potenziale nella posizione dello ione centrale (di carica Zje) e dovuto all’atmosfera ionica. Equivale al potenziale generato da una carica individuale (-Zje) posta a distanza L dallo ione centrale. Che significato ha L? L è detta lunghezza di Debye = raggio della nube Dipende dalla concentrazione Tra la costante k e L esiste una relazione: 1 L k k 2 Rappresenta la condizione di diluizione infinita (soluzioni ideali) a e2 kBT n j 1 nj Z j 2 Introducendo il concetto di forza ionica: I 1 n n j Z j2 2j 1 k e 2I kBT 2 2 Più grande è la I, più grande è k2 e quindi k 1/k sarà piccolo. Viceversa più piccola è la I, più piccolo è k2 e quindi k 1/k sarà grande. Come influenza la L? Se 1/k è piccolo (alti valori di I), la distanza L k piccolo 1/k grande 1/k>>a L dipende dipende solo da a dalla forza ionica J=f(I) Se 1/k è grande (bassi valori di I), si ha 1/k>>a, k grande 1/k piccolo 1/k<<a L dipende quindi L dipenderà dalla forza ionica. solo da a U q1q2 4 0 Energia elettrostatica r Zj e 2 Uj 4 a 2 Energia di interazione ione-nube 1 k Più grande è i contenuta in k più alta è l’interazione ione centrale-nube Aumentando la concentrazione Uj sarà molto grande perché la forza ionica aumenta e quindi 1/k sarà piccolo come L. Soluzioni ideali interagire ideale j 0 j u=0 RT ln cj ioni a distanza tale da non concentrazione stechiometrica (c=a per idealità) c 0j concentrazione stato standard soluzioni concentrate u= G perché l’unica interazione è di tipo elettrostatico reale j ideale j reale j 0 j elettrico RT ln a j 0 j RT ln j c j 0 j RT ln j RT ln c j Il lavoro necessario per addizionare una quantità di carica allo ione centrale di potenziale j è: Z j2e 2 U 4 reale j ideale j a 0 j j 1 G reale j elettri co i deale j k RT ln RT ln 0 j RT ln c j j RT ln c j Z j2e 2 j 4 a 1 k RT ln j j RT ln Z j2e 2 j 4 1 a k Si ricorda che k: k2 k e2 kBT n j 1 2I kBT n j z j2 e e2 2I kBT 2 kBT I Se I è molto piccola (diluizione infinita) allora 1/k>>a per cui: RT ln j Z j2e 2 4 1 k le uniche variabili sono la carica Zj e la forza ionica contenuta in k Zj e 2 4 2 k AZ j I 2 A e2 4 con A costante dipendente solo dal solvente: e 2 kBT e3 4 2 kBT Quindi: RT ln ln j j AZ j I 2 A'Z j I 2 non può essere associato ad un singolo ione perché c’è sempre associato un controione, per cui si parla di medio: Quindi la legge limite di D-H diventa: ln A' z z I Sperimentalmente si ha: Questo dipende dalle approssimazioni fatte: uso della permettività della soluzione in massa ioni considerati puntiformi combinazione di due equazioni (eq. di Poisson ed eq. di Boltzmann) in approssimazione lineare attribuzione della non idealità solo ad interazioni coulombiane Una legge più corretta, indicata come legge estesa è: ln A' z z I BI in cui si cerca di modificare l’approssimazione di non considerare le interazioni tra gli ioni. Fattori che influenzano la conducibilità (1) Dipendenza della conducibilità dalla concentrazione 1.Acidi e basi hanno conducibilità maggiore 2. C < 5 mol dm-3, aumenta con C 3. Per CH3COOH la conducibilità non dipende da C (2) Dipendenza dalla temperatura 1.38 % H2SO4 viene usato nelle batterie al piombo. 2. Elettroliti caldi vengono utilizzati per elettrolisi e elettrodeposizione A temperatura ambiente la conducibilità delle soluzioni aumenta del 2% per grado centigrado. (T ) 25 [1 ' (T T P 25) T ' (T P 25)] Dependenza della conducibilità molare dalla concentrazione diminuisce con la concentrazione. m A causa delle interazioni tra gli ioni: attrazione interionica. Kohlrausch ha riportato m in funzione di C1/2 Per un elettrolita 1:1 C < 0.002~ 0.003 mol dm-3 Relazione Lineare tra e C1/2. m formula empirica di Kohlrausch m m A c Estrapolando la parte lineare di m ~ C1/2 a basse concentrazioni fino a C=0, si può ottenere m . m è il valore limite di m a diluizione infinita: conducibilità molare limite