VELIATEATRO 2015 – L’intervista alla protagonista: Valentina Capone
Parco Archeologico di Elea-Velia – Ascea (Sa)
Sabato 22 agosto ore 21
«Sole»
di e con Valentina Capone
Valentina Capone è l’autrice e interprete di «Sole», lo spettacolo che va in scena a VeliaTeatro
2015, sabato 22 agosto (ore 21) nella serata conclusiva della XVIII edizione della rassegna dedicata
al teatro antico. Un’opera liberamente tratta da «Le Troiane» e da «Ecuba» di Euripide, che
rappresenta il destino che si rivolta. La fragilità della condizione umana è impersonata dalle
prigioniere di guerra in balia dei Greci vincitori sullo sfondo di Troia in fiamme. Alla protagonista,
Valentina Capone, sono rivolte alcune domande.
Lo spettacolo parla di donne rimaste sole e poi sottratte a una realtà che non c’è più. Che cosa
simboleggiano queste figure femminili dolenti?
Sole è uno spettacolo dedicato a tutti coloro che sono partiti per un viaggio e a tutti quelli che
restano. È un lavoro sull’attesa e sulla mancanza. Le donne cui do vita, Cassandra, Andromaca,
Ecuba, sono figure femminili che fanno parte dell’immaginario collettivo. La madre, la compagna
fedele e così via. E permettono un processo di identificazione, anche solo per un istante, a chiunque,
uomo o donna che sia, abbia sperimentato la pienezza e poi la mancanza.
«Sole» è anche inteso come stella, che ha funzioni benefiche e vitali ma pure deleterie e
distruttive.
Sì, sole come aggettivo – le donne sole – ma anche in riferimento all’astro. La cui luce dà la vita ma
può bruciare se ci si avvicina troppo e, soprattutto, se si brilla solo per luce riflessa.
Le due tragedie di Euripide sono i testi di riferimento, ma diversi altri sono gli elementi e i racconti
che si aggiungono. Come è costruito questo spettacolo?
La costruzione di “Sole” è stata molto elaborata. Sono partita dai testi di riferimento ma poi via via,
provando da sola, completamente, mi riprendevo con una telecamera e lavoravo soprattutto sul
simbolo e sull’essenzialità. Quindi toglievo ciò che non mi convinceva, provavo una maschera, una
voce, cambiavo la mia partitura fisica. A volte bastava una musica ascoltata casualmente o un
ricordo o un sogno per farmi cambiare la struttura. È stato un lavoro molto impegnativo, il mio primo
lavoro veramente sola. Senza più il mio maestro, Leo de Berardinis, a suggerirmi cosa e come fare.
Da lì sono ripartita verso il mio teatro. E oggi ho la mia compagnia.
Quali suggestioni offre la rappresentazione di un’opera che prende corpo dalla tragedia classica
messa in scena in un importante luogo dell’antichità e oggi sito archeologico quale è Elea-Velia?
Non vedo l’ora di abbandonarmi alla potenza di questo luogo, in cui ogni singola pietra mi parla.
“Sole” è stato definito un rituale, più che uno spettacolo. Quale posto migliore, per me e per il
pubblico? Spero che sia un’occasione per avvicinarci al teatro senza troppa logica ma solo
emotivamente. Non cercare la trama ma l’abbandono. Questo sarebbe un grande risultato e confido,
per ottenerlo, sul mio lavoro ma anche sull’aiuto di un luogo così suggestivo.
L’appuntamento. Nella settima e conclusiva serata di VeliaTeatro 2015, sabato 22 agosto alle ore 21
sull’acropoli del Parco Archeologico di Elea-Velia, ad Ascea (SA), va in scena «Sole», spettacolo di
e con Valentina Capone, liberamente tratto da «Le Troiane» e da «Ecuba» di Euripide. Precede la
rappresentazione, l’intervento di Fiora Scopece, filologa e studiosa del dramma antico, dal titolo «Le
Troiane. Dal mito alla scena».
Ufficio Stampa VeliaTeatro - Bartolomeo Ruggiero: [email protected] - [email protected] - 329 3267300