Alessandro Scopelliti Università di Reggio Calabria University of Warwick [email protected] 1 Le ragioni alla base di una moneta unica La moneta unica può garantire un migliore funzionamento del mercato unico. Perchè? Perché vengono meno i rischi connessi alla volatilità dei tassi di cambio e i costi di transazione per la conversione di una valuta nazionale in un altra. La moneta unica consente di superare i problemi di coordinamento tra politiche monetarie indipendenti degli Stati membri aderenti allo SME. Ma quali sono tali problemi? In un mercato unico con politiche economiche indipendenti, possono aversi tassi di cambio quasi fissi solo se le banche centrali cooperano strettamente tra loro. Se emergono asimmetrie negli obiettivi delle banche centrali, il sistema diventa instabile. 2 Le ragioni alla base di una moneta unica La moneta unica consente agli Stati europei di migliorare il tasso di crescita dell economia e così di preservare il modello sociale europeo. Perché? 1. L introduzione di una moneta unica facilita un più immediato confronto di prezzi denominati nella stessa valuta in tutta l Europa. Di conseguenza, la concorrenza aumenta sul mercato unico, stimolando le imprese ad investire per acquisire miglioramenti in termini di efficienza. 2. Se un adeguata combinazione di politiche fiscali e monetarie è attuata, in modo da determinare bassa inflazione e bassi tassi d interesse, l incentivo microeconomico agli investimenti privati può manifestarsi in condizioni macroeconomiche ideali, così da favorire l accumulazione del capitale, l aumento dell occupazione, l incremento della produttività e, quindi, la crescita economica. 3 La storia della moneta unica Nel 1970 la Commissione sottopone al Consiglio la proposta di predisporre un piano per la creazione di un Unione Economica e Monetaria tra i paesi membri delle Comunità Europee. Nel 1971 il Consiglio adotta il rapporto Werner, finalizzato a rafforzare il coordinamento delle politiche economiche. Esso, pur non prevedendo la creazione di una moneta unica, ipotizzava la convertibilità totale tra le monete degli Stati membri e l istituzione di una Banca centrale europea. Nel 1979 viene raggiunto un accordo per istituire il Sistema Monetario Europeo (SME), fondato su un unità di conto europea denominata ECU. Lo SME consisteva in un accordo di cambio, in cui ai rapporti bilaterali di tutte le monete nazionali era attribuita una parità centrale, con dei margini di fluttuazione in alto e in basso predefiniti. 4 La storia della moneta unica Nel 1986 l Atto unico europeo pone l obbligo per gli Stati di cooperare per assicurare la convergenza delle politiche economiche e monetarie, pur nel rispetto delle competenze esistenti, rinviando ad una revisione del Trattato per eventuali modifiche istituzionali. Nel 1988 il Consiglio Europeo di Hannover dà al Presidente della Commissione, Jacques Delors, il compito di studiare insieme ai Governatori delle Banche Centrali degli Stati membri le fasi verso la creazione di un Unione Monetaria. Nel 1989, al Consiglio Europeo di Madrid la Commissione Delors sottopone un rapporto che delinea già le principali caratteristiche del sistema istituzionale della moneta unica e che prevede tre fasi nel processo di creazione dell Unione Economica e Monetaria. Il 1 Luglio 1990 ha inizio la prima fase dell UEM, con la piena liberalizzazione dei mercati dei capitali. 5 La storia della moneta unica Il 7 Febbraio 1992 viene firmato il Trattato di Maastricht, che istituisce l Unione Europea e che apporta modifiche al Trattato istitutivo della Comunità Europea, per l instaurazione di un Unione Economica e Monetaria. Il 1 Novembre 1993 il Trattato di Maastricht entra in vigore. Il 1 Gennaio 1994 ha inizio la seconda fase dell UEM, che prevede la convergenza delle politiche economiche e monetarie degli Stati membri attraverso il soddisfacimento di alcuni criteri e comporta l istituzione dell Istituto Monetario Europeo, chiamato a porre le basi per l introduzione della moneta unica. Il 3 Maggio 1998 il Consiglio Europeo di Bruxelles individua gli 11 Stati membri idonei, sulla base dei parametri di convergenza, a partecipare alla terza fase dell UEM: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, 6 Portogallo e Spagna. La storia della moneta unica Il 1 Luglio 1998 è istituita la Banca Centrale Europea, che sostituisce l Istituto Monetario Europeo. Il 1 Gennaio 1999 ha inizio la terza fase dell UEM, che comporta la fissazione irrevocabile dei tassi di cambio tra le valute nazionali e l introduzione della moneta unica sui mercati internazionali dei cambi e nei pagamenti elettronici, nonché il conferimento della politica monetaria al Sistema europeo delle Banche Centrali. Il 1 Gennaio 2001 la Grecia entra a far parte dell UEM Il 1 Gennaio 2002 ha inizio il change-over Il 1 Gennaio 2007 la Slovenia entra a far parte dell UEM Il 1 Gennaio 2008 Cipro e Malta entrano a far parte dell UEM Il 1 Gennaio 2009 la Slovacchia entra a far parte dell UEM Il 1 Gennaio 2011 l Estonia entra a far parte dell UEM 7 I parametri di convergenza previsti per la partecipazione all Unione Economica e Monetaria Il raggiungimento di un elevato grado di stabilità dei prezzi: il tasso medio d inflazione, nel corso dell anno precedente l esame, non deve superare di oltre 1,5 punti percentuali quello dei tre Stati membri, al massimo, che hanno conseguito i migliori risultati in termini di stabilità dei prezzi Il rispetto dei margini normali di fluttuazione previsti dal meccanismo di cambio del Sistema monetario europeo per almeno 2 anni, senza svalutazioni nei confronti della moneta di qualsiasi altro Stato membro Il livello dei tassi d interesse a lungo termine: in media nel corso dell anno anteriore all esame, non deve eccedere di oltre 2 punti percentuali quello dei tre Stati membri, al massimo, che hanno conseguito i migliori risultati in termini di stabilità dei prezzi . 8 I parametri di convergenza previsti per la partecipazione all Unione Economica e Monetaria La sostenibilità della situazione di finanza pubblica: si desume dal soddisfacimento di due requisiti numerici, indicati dall art.104 TCE, e quantificati dall art.1 del Protocollo sulla procedura per disavanzi eccessivi: 1. il rapporto tra disavanzo pubblico, previsto o effettivo, e il PIL ai prezzi di mercato non deve superare il valore di riferimento del 3% ; 2. il rapporto tra debito pubblico e PIL non deve essere superiore al valore di riferimento del 60% . 9 10 Fonte: Altomonte C., Nava M. (2005), Economics and Policies of an Enlarged Europe, Edward Elgar La teoria delle aree valutarie ottimali 1. 2. 3. 4. Secondo l elaborazione di Mundell, un area interessata da un processo di integrazione economico-monetaria può essere considerata come un area valutaria ottimale se le seguenti condizioni sono rispettate. I cicli economici sono perfettamente sincronizzati, al fine di assicurare una conduzione ottimale della politica monetaria centralizzata. Le politiche fiscali sono in grado di affrontare gli shock asimmetrici che possono interessare l area. I prezzi e i salari sono perfettamente flessibili nell area. I mercati dei prodotti e del lavoro sono integrati. Dunque, in un area valutaria ottimale, la politica monetaria è centralizzata, mentre le politiche fiscali sono svolte a livello decentrato. 11 12 Il Sistema Europeo delle Banche Centrali - Il Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC) è formato dalla Banca Centrale Europea e dalle Banche Centrali Nazionali. I compiti fondamentali da assolvere tramite il SEBC sono i seguenti: definire e attuare la politica monetaria della Comunità; svolgere le operazioni sui cambi; detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta estera degli Stati membri; promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento. Le decisioni di politica monetaria sono adottate dalla BCE, ma i compiti di attuazione di quest ultima sono decentrati alle Banche Centrali Nazionali 13 Il progetto della BCE: il Trattato di Maastricht Nel periodo post-bellico, si erano delineati in Europa due diversi modelli di Banca centrale: quello anglo-francese e quello tedesco. Obiettivi della Banca Centrale: a) nel modello anglo-francese, la Banca centrale persegue diversi obiettivi: la stabilità dei prezzi, la stabilizzazione del ciclo economico, il mantenimento di un elevato livello di occupazione, la stabilità finanziaria; b) nel modello tedesco, la stabilità dei prezzi è l'obiettivo primario e il conseguimento di altri obiettivi è sempre subordinato all'obiettivo primario. Architettura istituzionale della Banca Centrale: a) il modello anglo-francese è caratterizzato dalla subordinazione politica della Banca centrale, cioè le decisioni di politica monetaria sono soggette all'approvazione del governo (nella fattispecie del 14 Ministero delle Finanze); Il progetto della BCE: il Trattato di Maastricht b) nel modello tedesco, il principio guida è l'indipendenza politica della banca centrale. Le decisioni relative ai tassi d interesse sono prese dalla banca centrale senza alcuna interferenza politica. Alla fine prevalse il modello tedesco per 2 ragioni: 1) influenza della Nuova Macroeconomia Classica: la Banca Centrale deve occuparsi unicamente del tasso d inflazione e deve essere protetta dalle pressioni politiche a favore di politiche monetarie espansive. Perché? Numerose analisi empiriche svolte negli anni '80-'90, mostrano che le Banche Centrali politicamente indipendenti tendono a generare meno inflazione di quelle banche che invece devono sottostare alle direttive del governo. 2) posizione strategica della Germania nel processo di formazione dell'UEM. 15 Gli obiettivi del Sistema Europeo delle Banche Centrali L'obiettivo principale del SEBC è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Fatto salvo tale obiettivo, il SEBC sostiene le politiche economiche generali dell Unione Europea al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi definiti nel Trattato. L Unione Europea ha il compito di promuovere, attraverso il Mercato Comune e l Unione Economica e Monetaria: a) uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile delle attività economiche; b) un elevato livello di occupazione e di protezione sociale; c) una crescita sostenibile e non inflazionistica; d) un alto grado di competitività e di convergenza dei risultati economici. 16 L Indipendenza della Banca Centrale Europea L'indipendenza politica, in quanto condizione necessaria per assicurare la stabilità dei prezzi, è garantita con vari strumenti Nell'esercizio dei poteri e nell'assolvimento dei compiti e dei doveri attribuiti dal Trattato, né la BCE né una banca centrale nazionale, né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo. Lo Statuto del SEBC, in quanto protocollo allegato al Trattato di Maastricht, può essere modificato solo con una revisione dei Trattati, che richiede una conferenza intergovernativa. I membri del Consiglio Esecutivo della BCE hanno un mandato di 8 anni non rinnovabile e non revocabile. 17 L Accountability della Banca Centrale Europea Ma sussistono anche dei problemi, attinenti alla sindacabilità (accountability) dell'operato della BCE. E' importante che esista un meccanismo atto a verificare se la BCE ottemperi al proprio mandato, che sanzioni la BCE nel caso in cui ciò non accada. La sindacabilità della BCE è debole perché in Europa è assente una forte istituzione politica capace di esercitare il controllo sull'operato della BCE. La BCE può compensare la mancanza di sindacabilità formale informando volontariamente circa le proprie politiche: a) il pubblico (tramite il Bollettino mensile o la conferenza stampa al termine delle riunioni del Consiglio Direttivo); b) le istituzioni europee (mediante la relazione del Presidente della BCE al Comitato Affari Economici e Monetari del Parlamento) 18 Gli organi del Sistema Europeo delle Banche Centrali Il Consiglio Direttivo (Governing Council) comprende il Comitato Esecutivo e i governatori delle 16 Banche Centrali Nazionali (BCN). E' l'organo decisionale più importante. Formula le politiche monetarie e prende le decisioni sui tassi di interesse, i vincoli di riserva e la gestione della liquidità del sistema. Si riunisce ogni 2 settimane a Francoforte. Ciascuno dei 23 membri dispone di un voto. Il Comitato Esecutivo (Executive Board) è composto da un presidente, un vicepresidente e da 4 altri membri scelti tra persone di riconosciuta reputazione ed esperienza in campo bancario e monetario . Attua la politica monetaria secondo le decisioni e gli indirizzi stabiliti dal Consiglio Direttivo, impartendo le necessarie istruzioni alle Banche Centrali Nazionali. 19 Gli organi del Sistema Europeo delle Banche Centrali Il Consiglio Generale (General Council) è composto dal Presidente, dal Vicepresidente e dai Governatori delle BCN di tutti i paesi membri dell'Unione Europea . Non ha poteri decisionali sulla politica monetaria ma persegue attività di monitoraggio e può pronunciarsi in funzione consultiva. Svolge il lavoro preparatorio per la fissazione dei tassi di conversione irrevocabili per i paesi che vogliono fare ingresso nell'area euro. 20 Gli organi del Sistema Europeo delle Banche Centrali L allargamento dell Unione Europea e dunque l ingresso di nuovi stati nell area Euro richiede una riforma del processo decisionale all interno del Consiglio Direttivo, al fine di renderlo più efficiente La BCE ha sottoposto una proposta al Consiglio Europeo Tutti i membri del Consiglio Direttivo continuerebbero a prendere parte alle riunioni e alle decisioni a titolo personale e indipendente. Ma il numero dei governatori delle BCN con diritto di voto non sarebbe superiore a 15, sicché i 15 diritti di voto ruoterebbero tra i governatori secondo regole prestabilite I 6 membri del Comitato Esecutivo manterrebbero il diritto di voto in modo permanente. 21 Gli organi del Sistema Europeo delle Banche Centrali 22 La definizione di stabilità dei prezzi Il Trattato non fornisce alcuna precisa nozione di stabilità dei prezzi, dunque la BCE ha ritenuto di dover formulare una specifica definizione quantitativa. La stabilità dei prezzi è definita come una situazione in cui la variazione sui 12 mesi dell Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo per l area dell Euro è prossimo o inferiore al 2%. L IACP può essere soggetto a distorsioni di misurazione, determinate da cambiamenti nelle abitudini di spesa o da miglioramenti nella qualità dei beni e servizi inclusi nel paniere. Una deflazione non sarebbe considerata compatibile con l obiettivo della stabilità dei prezzi. L obiettivo per il tasso d inflazione è molto ambizioso. In questi anni esso ha superato spesso il livello target del 2%. 23 La strategia di politica monetaria della BCE A giudizio della BCE, il dibattito teorico e l evidenza empirica non consentono di individuare la superiorità di uno dei 2 approcci, né dell inflation targeting, né del monetary targeting. Per condurre la politica monetaria, la BCE adotta una specifica strategia tesa a definire la natura e la portata dei rischi per la stabilità dei prezzi nell area Euro. Dovendo effettuare un esame approfondito degli andamenti economici e monetari, la BCE ha elaborato un approccio basato su due pilastri: l analisi economica e l analisi monetaria. L approccio fondato su due pilastri è concepito per assicurare che, nella valutazione dei rischi per la stabilità dei prezzi, non venga trascurata alcuna informazione rilevante e che sia accordata la dovuta attenzione a diverse prospettive analitiche e alla verifica incrociata delle informazioni. 24 Analisi Economica L analisi economica esamina i fattori che determinano la dinamica dei prezzi nel breve e medio periodo, incentrandosi sull attività reale e sulle condizioni finanziarie nell economia. Su orizzonti di breve e medio periodo la dinamica dei prezzi risente in larga misura dell interazione fra domanda e offerta nei mercati dei beni, dei servizi e dei fattori di produzione. In tale contesto, la BCE esamina regolarmente: a) l andamento del prodotto complessivo; b) la domanda e la situazione del mercato del lavoro; c) un ampio ventaglio di indicatori di prezzo e di costo; d) la politica di bilancio; e) la bilancia dei pagamenti per l area dell euro. 25 Analisi Economica Le proiezioni macroeconomiche dell Eurosistema svolgono un ruolo importante nel quadro dell analisi. I prezzi delle attività e i rendimenti del mercato finanziario possono fornire informazioni riguardo alle aspettative di inflazione degli operatori. La BCE si avvale di una serie di tecniche di analisi per ricavare le aspettative implicite del mercato dal prezzo degli strumenti finanziari. 26 Analisi Monetaria L analisi monetaria ha una prospettiva di lungo termine e costituisce principalmente un mezzo di riscontro, nel mediolungo periodo, delle indicazioni a breve e medio termine derivanti dall analisi economica. Basandosi sulla stretta connessione esistente fra la crescita della moneta e l inflazione nel medio e lungo periodo, la BCE attribuisce una certa importanza all analisi dell andamento degli aggregati monetari. L esame del credito e delle condizioni di liquidità permette alla BCE di acquisire una visione più ampia, che va oltre l impatto transitorio dei vari shock. 27 Analisi Monetaria La BCE ha annunciato un valore di riferimento, relativo all aggregato monetario M3, che rappresenta il tasso di crescita di M3 ritenuto compatibile con la stabilità dei prezzi nel medio periodo. L analisi considera anche l evoluzione delle singole componenti di M3 (ad esempio banconote e monete in circolazione, depositi a termine), che può aiutare a comprendere la dinamica complessiva di M3. Gli aggregati più ristretti, come M1, possono invece contenere alcune informazioni sull attività reale. 28 Analisi Monetaria Analogamente, le variazioni del credito al settore privato possono fornire indicazioni sulle condizioni finanziarie e, tramite il bilancio delle istituzioni finanziarie monetarie (IFM), ulteriori elementi conoscitivi riguardo alla moneta. Infine, l analisi della moneta e del credito può, in determinate circostanze, offrire informazioni tempestive sul diffondersi di instabilità finanziaria. Tali informazioni sono rilevanti per la politica monetaria, poiché il prodursi di squilibri o di bolle dei prezzi delle attività sui mercati finanziari potrebbe avere effetti destabilizzanti sull economia e, in ultima istanza, sul livello dei prezzi nel medio periodo. 29 Gli strumenti della politica monetaria nell area Euro Le operazioni di mercato aperto servono a: 1. influenzare i tassi di interesse, 2. regolare la liquidità del mercato monetario, 3. segnalare l orientamento di politica monetaria. Possono essere suddivise in varie categorie: a) operazioni di rifinanziamento principale, ovvero operazioni temporanee di immissione di liquidità, con frequenza e scadenza settimanale; b) operazioni di rifinanziamento a più lungo termine, finalizzate a fornire base monetaria strutturale, con frequenza mensile e scadenza a tre mesi; c) operazioni di regolazione puntuale (fine tuning) che, condotte senza una cadenza prestabilita, mirano a regolare la liquidità del mercato e a controllare l evoluzione dei tassi di interesse in modo 30 da attenuare gli effetti di squilibri di liquidità imprevisti Gli strumenti della politica monetaria nell area Euro Le operazioni di rifinanziamento principale sono lo strumento principale di gestione della politica monetaria in quanto usate per regolare l offerta complessiva di base monetaria. Tecnicamente, sono operazioni pronti contro termine d acquisto, effettuate mediante aste a tasso fisso o a tasso variabile. Nelle aste a tasso fisso la BCE stabilisce, oltre alla quantità offerta, anche il tasso applicato all operazione. Se la quantità domandata dalle banche è superiore a quella offerta, si ha una forma di razionamento. Nelle aste a tasso variabile, il tasso è determinato sul mercato per ottenere l equilibrio tra quantità domandata e offerta, ma è posto un limite minimo al tasso che si può determinare. Dopo il 28 giugno 2000 il Consiglio Direttivo ha deciso di adottare solo aste a tasso variabile. 31 Gli strumenti della politica monetaria nell area Euro Le operazioni attivabili su iniziativa delle controparti Sono finalizzate a immettere o assorbire liquidità overnight e pongono un limite alle fluttuazioni dei tassi di interesse overnight del mercato. Si suddividono in 2 categorie: 1. operazioni di rifinanziamento marginale, con le quali le controparti (cioè istituzioni finanziarie come le banche) ottengono liquidità overnight dalle banche centrali nazionali, a fronte di attività idonee stanziate a garanzia; 2. operazioni di deposito utilizzabili dalle controparti per costituire depositi overnight presso le banche centrali nazionali. La riserva obbligatoria L Eurosistema richiede agli enti creditizi di detenere riserve obbligatorie su conti accesi presso le banche centrali nazionali. 32 33 Le ragioni per una disciplina delle politiche fiscali nazionali nell Unione Economica e Monetaria 1. 2. Evitare spillover negativi tra gli Stati membri Lo stato che attua una politica fiscale espansiva, finanziandola in disavanzo, provoca un aumento dei tassi d interesse. Perché? Perché gli investitori, dinanzi ad un incremento del debito, richiedono un premio più elevato sui rendimenti dei titoli di stato, a causa del più alto rischio di credito del paese emittente. L aumento dei tassi d interesse causato dalla politica fiscale di uno stato interessa anche gli altri paesi dell Unione. Perché? Perché nell Unione Economica e Monetaria i titoli del debito pubblico emessi dai paesi membri sono tutti denominati in euro, perciò i mercati finanziari non distinguono le diverse condizioni di finanza pubblica degli stati membri, come invece avveniva prima dell introduzione della moneta unica (ad es. con lo spread fra i tassi d interesse italiani e tedeschi) 34 Le ragioni per una disciplina delle politiche fiscali nazionali nell Unione Economica e Monetaria 1. 2. a) b) Evitare pressioni sulle scelte di politica monetaria della BCE Dinanzi ad una tendenza al rialzo dei tassi d interesse, la BCE potrebbe subire pressioni per attuare una politica monetaria accomodante rispetto alle politiche espansive dei Governi. Ma in tal caso una politica accomodante della BCE, volta ad aumentare la quantità di moneta: sarebbe in contrasto con il principio di indipendenza della BCE perché indotta dai Governi; comprometterebbe l attuazione del mandato della BCE a perseguire prioritariamente la stabilità dei prezzi 35 Le ragioni per una disciplina delle politiche fiscali nazionali nell Unione Economica e Monetaria Evitare condotte di azzardo morale degli Stati membri 1. La BCE ha interesse ad evitare che uno Stato membro si trovi in una condizione di bancarotta finanziaria. Perché? Perché nel caso, data la progressiva integrazione dei mercati finanziari, tale crisi si estenderebbe anche agli altri Stati membri, generando effetti a catena sul sistema finanziario, con una generale crisi di liquidità. 2. Uno o più stati membri potrebbero adottare una gestione imprudente delle politiche fiscali. Perché? Perché potrebbero contare su un intervento della banca centrale volto a monetizzare il debito pubblico, mediante l acquisto dei titoli da parte di essa con una conseguente emissione di moneta. 36 La clausola di no bail-out Il Trattato, per evitare queste condotte di azzardo morale, stabilisce una clausola di non-salvataggio: E vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della BCE o delle Banche Centrali degli Stati membri alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici degli Stati membri, così come l acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della BCE o delle Banche Centrali Nazionali Ma questa clausola riguardo alla BCE potrebbe non essere sufficiente: servono regole di politica fiscale direttamente vincolanti nei confronti degli stati 37 Il parametro relativo al disavanzo Il Protocollo sulla procedura per disavanzi eccessivi definisce il disavanzo pubblico come indebitamento netto della Pubblica Amministrazione L indebitamento netto è la differenza tra le entrate e le spese, sia in conto corrente, sia in conto capitale, comprensiva anche della spesa per il pagamento degli interessi sul debito pubblico. Nella Pubblica Amministrazione bisogna comprendere lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni e anche i fondi di previdenza sociale, ad esclusione delle operazioni commerciali. Il rapporto deficit/PIL non può superare il 3%, pena l avvio di una procedura per disavanzo eccessivo per lo Stato inadempiente. 38 Il divieto di disavanzi pubblici eccessivi Il Trattato prevede che Gli stati membri devono evitare disavanzi pubblici eccessivi . Questo divieto, in vigore dal 1 Gennaio 1999, si applica a tutti i paesi dell Unione Europea. Quindi un deficit superiore al 3% del PIL deve ritenersi un disavanzo pubblico eccessivo a meno che: il superamento del valore di riferimento sia solo eccezionale e temporaneo e il rapporto resti vicino al valore di riferimento (questa deroga interessa gli stati che hanno già conseguito il target del 3% ma che a causa di un evento imprevedibile e transitorio hanno registrato un disavanzo di poco superiore ad esso). 39 Il parametro relativo al debito Il rapporto debito/PIL non deve superare il valore del 60% salvo: che detto rapporto non si stia riducendo in misura sufficiente e non si avvicini al valore di riferimento con ritmo adeguato . (tale deroga ha permesso l ammissione all UEM di Stati che, pur non rispettando il parametro, avevano ottenuto un progressivo declino del rapporto debito/PIL, tale da ritenere che, entro un certo tempo, lo Stato potesse conseguire il livello di debito previsto) 40 La procedura per disavanzi eccessivi La procedura per disavanzi eccessivi, introdotta dal Trattato di Maastricht, può essere attivata dal Consiglio su iniziativa della Commissione, se uno Stato membro non rispetta i requisiti. La Commissione sorveglia l evoluzione della situazione di bilancio e dell entità del debito pubblico ed esamina la conformità alla disciplina di bilancio sulla base dei due criteri previsti. Se vi è difformità, la relazione della Commissione deve tener conto: 1. dell eventuale differenza tra il disavanzo pubblico e la spesa pubblica per gli investimenti (implicita considerazione della golden rule); 2. di tutti gli altri fattori significativi, compresa la posizione economica e di bilancio a medio termine (gli eventi del breve termine non devono condizionare in modo eccessivo il giudizio sulla conformità alla disciplina di bilancio) 41 42 Fonte: Banca Centrale Europea (1999), L attuazione del Patto di Stabilità e Crescita, Bollettino mensile (Maggio) 43 Fonte: Banca Centrale Europea (1999), L attuazione del Patto di Stabilità e Crescita, Bollettino mensile (Maggio) Il Patto di Stabilità e di Crescita Alla vigilia della terza fase dell UEM, alcuni stati europei temevano che l ingresso di paesi con finanze pubbliche poco solide potesse compromettere la stabilità macroeconomica dell area Euro. Non ritenendo sufficienti le regole introdotte dal Trattato di Maastricht, la Germania ha richiesto, quale condizione per la sua partecipazione all UEM, l adozione di un Patto di Stabilità. Il Patto di Stabilità, adottato dal Consiglio il 7 Luglio 1997, è stato successivamente modificato dal Consiglio Ecofin del 20-21 marzo 2005, anche a seguito delle discussioni scaturite dopo la sospensione delle procedure per Francia e Germania. Inoltre, la Commissione ha da poco intrapreso un ulteriore fase di discussione, in vista di ulteriori modifiche del Patto, specialmente dopo la crisi del debito sovrano in Grecia e Irlanda. 44 L obiettivo di medio termine per il saldo di bilancio La previsione più importante della risoluzione è l indicazione dell obiettivo di medio termine per il saldo di bilancio: gli Stati membri si impegnano a rispettare l obiettivo di un saldo di bilancio a medio termine prossimo al pareggio o positivo . Il perseguimento di tale obiettivo consentirà agli Stati membri di far fronte alle normali fluttuazioni cicliche, mantenendo il disavanzo pubblico entro il valore di riferimento del 3% del PIL Ma cosa si intende per saldo di bilancio a medio termine ? Esso è stato interpretato come saldo di bilancio strutturale, il quale si ottiene escludendo gli effetti prodotti da eventi congiunturali sulla situazione di bilancio a breve termine. 45 L obiettivo di medio termine per il saldo di bilancio 46 Fonte: Altomonte C., Nava M. (2005), Economics and Policies of an Enlarged Europe, Edward Elgar L obiettivo di medio termine e gli stabilizzatori automatici Il saldo vicino al pareggio o in surplus è stato individuato dal Patto di Stabilità come obiettivo di bilancio a medio termine al fine di consentire un migliore funzionamento degli stabilizzatori automatici, così che la loro azione anticiclica possa operare nelle varie fasi della congiuntura senza mai causare il superamento del valore di riferimento del 3%. Dunque, il limite del 3% per il rapporto deficit/PIL riguarda la situazione di bilancio nel breve termine, mentre l obiettivo del saldo vicino al pareggio o in surplus vale nel medio termine. In effetti, però, il limite del 3% per il rapporto deficit/PIL era stato previsto dal Trattato di Maastricht anche per consentire il finanziamento con debito degli investimenti pubblici, sul presupposto economicamente condivisibile dell opportunità di tale scelta, per via dei benefici riscontrabili per le generazioni future. 47 L obiettivo di bilancio a medio termine La prima formulazione dell obiettivo di bilancio a medio termine, identica per ogni stato membro, non poteva tener conto dell eterogeneità delle situazioni di bilancio in ogni paese. La soluzione proposta in sede di riforma consiste in una diversificazione dell obiettivo a medio termine, il quale deve essere determinato in modo specifico per ogni paese. L obiettivo di bilancio a medio termine viene diversificato a seconda dell entità dell indebitamento e del potenziale di crescita di ogni paese. Gli stati membri con basso indebitamento ed elevato potenziale di crescita possono perseguire un saldo di bilancio a medio termine pari al 1% del PIL I paesi membri con alto indebitamento e a basso potenziale di crescita devono comunque realizzare un saldo a medio termine 48 quasi in pareggio o in avanzo. La nozione di circostanze eccezionali e temporanee Secondo il Patto di Stabilità, il superamento del valore di riferimento per il disavanzo è considerato eccezionale e temporaneo: 1. quando un evento inconsueto non soggetto al controllo dello Stato membro interessato abbia rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria della pubblica amministrazione ; 2. quando si verifichi una grave recessione economica . Il superamento del valore di riferimento è definito come temporaneo se le previsioni di bilancio, redatte dalla Commissione, indicano che il disavanzo si ridurrà al di sotto del parametro previsto dopo che siano cessati l evento inconsueto o la grave recessione economica . 49 La nozione di circostanze eccezionali e temporanee La riforma del Patto ha modificato tale definizione, per ampliare l ambito di applicazione della deroga, soprattutto nelle ipotesi di recessione economica. Il superamento del valore di riferimento per il disavanzo può considerarsi eccezionale anche quando è dovuto a: 1. un tasso di crescita negativo; 2. una diminuzione cumulata della produzione, in un periodo prolungato di crescita molto bassa rispetto alla crescita potenziale . Tuttavia, in qualsiasi caso di recessione, la decisione definitiva sull esistenza della circostanza eccezionale e temporanea spetta comunque al Consiglio, il quale valuta e delibera su raccomandazione della Commissione. Perciò, anche se un paese ha registrato un disavanzo superiore al limite massimo, per un declino annuo del PIL pari o superiore al 50 2%, esso non può giovarsi in modo automatico della deroga. Le sanzioni pecuniarie nella procedura per disavanzi eccessivi Il Patto di Stabilità ha integrato le disposizioni del Trattato sull applicazione delle sanzioni pecuniarie agli Stati inadempienti. In particolare ha previsto, come due fasi distinte nell ambito di un medesimo iter procedurale: 1. la costituzione del deposito infruttifero; 2. il pagamento delle ammende. Così, il Governo che è obbligato a costituire il deposito infruttifero perde, nei primi due anni, soltanto una somma pari agli interessi maturati sull ammontare depositato La conversione del deposito iniziale in ammenda è prevista come ulteriore sanzione da applicare in via successiva, cioè almeno due anni dopo la prima decisione. 51 52 Fonte: Altomonte C., Nava M. (2005), Economics and Policies of an Enlarged Europe, Edward Elgar 53 Fonte: Altomonte C., Nava M. (2005), Economics and Policies of an Enlarged Europe, Edward Elgar Una valutazione del Patto di Stabilità e di Crescita Il Patto disincentiva le politiche di investimento pubblico. In mancanza della previsione esplicita di una golden rule, volta ad escludere gli investimenti dal computo del disavanzo, la necessità di condurre una politica di risanamento dei conti pubblici, anche attraverso la riduzione della spesa, ha causato una forte diminuzione degli investimenti pubblici, con conseguenze negative per la crescita. Il Patto non presta attenzione all evoluzione del debito pubblico Occupandosi quasi esclusivamente del problema della riduzione del disavanzo, non prevede alcuna procedura di monitoraggio sull andamento del debito pubblico, al fine di verificare costantemente nel tempo la sostenibilità della finanza pubblica. 54 Una valutazione del Patto di Stabilità e di Crescita Il disavanzo di bilancio viene calcolato in termini nominali Esso non considera, nel computo del saldo di bilancio, gli effetti del tasso d inflazione sul deprezzamento dello stock di debito pubblico. La Riforma del Patto, introdotta nel 2005, ha introdotto alcuni elementi di flessibilità nella procedura per deficit eccessivi ed ha aumentato lo spazio di manovra per politiche fiscali espansive in caso di recessione ma Queste regole più flessibili, aumentando i margini di discrezionalità decisionale del Consiglio, potrebbero essere sfruttate dai Paesi più forti per imporre in Consiglio le decisioni a loro più favorevoli. 55