Differenze fra ricerca sociale e valutativa

Differenze fra ricerca sociale e valutativa L’altro ieri a Catania ho avuto modo di fare una bella discussione con Carlo Pennisi e suoi collaboratrici e collaboratori su temi metodologici e, fra le altre cose, è venuto fuori il tema della differenza fra la ricerca sociale e la ricerca valutativa. In cosa, veramente, si differenzia? Il tema mi sta a cuore perché vedo veramente molta ricerca sociale (in genere sociologica) che viene proposta come valutativa anche se non lo è affatto. Dopo avere chiarito che la differenza va cercata nel mandato valutativo, uno dei presenti all’incontro ha proposto l’analogia fra mandato (nella ricerca valutativa) e ipotesi (nella ricerca sociale e – ovviamente – nella ricerca in generale). Questa analogia può valere molto in generale, ma è fondamentalmente errata e induce all’errore. Come è noto la classica sequenza logica della ricerca (quantomeno sociale) è la seguente: Teoria ! [Deduzione] ! Ipotesi ! [Operativizzazione] ! Raccolta dati ! [Organizzazione dei dati] ! Analisi ! [Interpretazione] ! Risultati ! [Induzione] ! Teoria. Questa formulazione è ripresa da Corbetta 1999, pag. 83; fra parentesi quadre ho messo i processi cognitivi che “legano” le varie fasi, sempre per come indicati da Corbetta. Nella ricerca valutativa invece le cose stanno in questo modo: Contesto ! [inferenze di vario tipo ma principalmente abduzione] ! Mandato ! da qui in poi come sopra, salvo che ovviamente alla fine anziché retroagire sulla teoria il processo torna al contesto. Ora: in effetti “Contesto” nella ricerca valutativa sta al posto di Teoria, e “Mandato” al posto di Ipotesi, ma: • mentre la teoria è un “Un insieme di proposizioni organicamente connesse, che si pongono ad un elevato livello di astrazione e generalizzazione rispetto alla realtà empirica, le quali sono derivate da regolarità empiriche e dalle quali possono essere derivate delle previsioni empiriche” (sempre Corbetta 1999), il contesto valutativo va inteso come un insieme di proposizioni a un basso livello di astrazione, di cui non si conoscono necessariamente regolarità empiriche e dalle quali sicuramente non si possono derivare proposizioni empiriche (non è detto che sia impossibile, semplicemente il contesto – qui e ora – non lo consente in generale, non lo consente agli attori del contesto, non lo consente nei tempi e nelle forme necessarie, etc.); • riguardo l’ipotesi, poi, questa è definibile come “Una proposizione che implica una relazione fra due o più concetti, che si colloca su un livello inferiore di astrazione e di generalità rispetto alla teoria, e che permette una traduzione della teoria in termini empiricamente controllabili” (Corbetta), oppure come “un asserto (o sistema di asserti) non ancora controllato empiricamente, che solo dopo un’operazione di controllo diventa teoria” (questo è Grimaldi 2000), mentre il mandato valutativo è la pattuizione delle ragioni che giustificano la valutazione, la connessione fra il contesto problematico e il disegno operativo della valutazione. Mentre l’ipotesi riguarda un aspetto della “verità” (di cui dimostrare la validità oscillante da 0 a 1), il mandato riguarda elementi di “realtà” (sempre di validità pari a 1 entro il limitato contesto in cui si dà e secondo la pattuizione stipulata). Nel classico modello della ricerca (Teoria!Ipotesi) da un insieme organico di proposizioni astratte si deriva una porzione che si intende sottoporre ad evidenza empirica: che ci si riesca o no (che le ipotesi siano o no confermate) si ha un feedback sulla teoria. Ovvio che la relazione principale fra teoria ed ipotesi sia la deduzione: poiché ho una teoria sulla secolarizzazione (per esempio) ne deduco la possibilità – per una certa categoria di individui, per esempio giovani di città – di certi atteggiamenti e comportamenti religiosi, e decido di verificare se la deduzione è esatta disegnandoci sopra una bella ricerca. Nel modello valutativo invece (Contesto!Mandato) ho la definizione di problemi, di relazioni fra attori sociali, di “domande valutative” (che guardano verso soluzioni pratiche dei problemi) che non sono né oggettivi né frutto di accordo di comunità di pratiche, né in alcun altro modo precedentemente dati, ma che vengono ricomposti in buona parte ex novo attingendo a dati e informazioni disparati, conoscenze tacite che si riesce a far emergere, intuizioni e azzardi, e che insomma conducono a stabilire che lì e in qual momento il contesto si può rappresentare in un determinato modo, che quindi le domande valutative sono quelle e non altre, che il valutatore si impegna a fare e non fare certe cose (e che il suo committente si impegna parimenti in qualche modo) e così via. Il Mandato che ne scaturisce ha dietro una pattuizione circa il contesto, e fronteggia decisioni operative che ne conseguono (l’operativizzazione in valutazione consegue e discende dal mandato, non è scelta artistica e intuitiva del ricercatore). Chiara la differenza? Nel modello Teoria!Ipotesi siamo in pieno in un sistema deduttivo, tendenzialmente logico-­‐causale, denotativo, semantico, laddove nel modello Contesto!Mandato ci troviamo nel regno dell’abduzione, connotativo, pragmatico e fondato su logiche plurime non necessariamente prive di contraddizioni. Inoltre: il modello Teoria!Ipotesi trae validità dalla comunità di pratiche (scientifica) di riferimento e dalla validazione/falsificazione delle ipotesi, mentre il modello Contesto!Mandato trae validità dalla relazione fra committente e valutatore e dall’adeguatezza dei risultati valutativi rispetto le domande valutative. (Claudio Bezzi, 19 Aprile 2009)