“RIPRESO DAL LIBRO DEL PROF. ROSARIO DI SAURO “ - fine - Federica Di Braccio (elaborazione personale) 1. STEP : CONTINUO DEL LIBRO Le difese potevano essere studiate a partire da un momento intrapsichico, dalla psicologia dell’io e dalla psicologia del sé. Quindi riassumendo le difese sono: - una risposta automatica individuale a situazioni di stress automatiche e funzionano senza sforzo conscio gli individui usano in modo caratteristico queste difese sono il risultato di un continuo adattamento o disadattamento Secondo l’impostazione di Anna Freud i meccanismi di difesa devono essere classificati attraverso un criterio orizzontale ( compaiono in ordine cronologico poi si evolvono con il tempo) o un criterio verticale come proposto da Gedo (legato ad una gerarchia basata sul grado di distorsione della realtà. Freud indirizza i suoi interessi principali verso i bambini, attraverso l'osservazione diretta, ci fa capire che le sue più importanti informazioni sul suo Es le otteniamo nelle libere associazioni nei i sogni e principal modo nelle attività di fantasia nel gioco nei disegni o attraverso l'espressione grafica che rivelano in una forma più genuina ed accessibile di quanto avviene negli adulti le tendenze dell'Es. In tal senso risultano apprezzabili i tentativi di unire il livello temporale a quello gerarchico. Vaillant: si serve della dimensione temporale per costruire una gerarchia di difese nel definire le quattro aree che generano conflitti nell’uomo e che determinano le risposte difensive: l’affettività interna, la realtà esterna, la pressione morale, le relazioni interpersonali. Nel momento in cui si determina un conflitto si genera una sofferenza psichica che scatena un disequilibrio dovuto alla discrepanza tra le proprie risorse nel far fronte al problema e le richieste interne e/o esterne sentite come intollerabili. L’obiettivo delle difese è proprio quello di ridurre la tensione emotiva e ristabilire l’equilibrio interno. Attenzione però perchè queste operazioni di difesa servono a mantenere inalterato il senso del proprio essere ma se generano una distorsione della realtà estremamente elevata al momentaneo sollievo si sostituisce un illusione e un autoinganno massiccio il cui risultato psicopatologico non potrà essere evitato. Lui crea un modello di difese dividendole in maturità/immaturità - salute mentale /psicopatologia. Le difese del livello più basso sono narcisistiche in riferimento alla linea di sviluppo: LIVELLO I DIFESE NARCISISTICHE - proiezione delirante : attribuire i propri impulsi agli altri a dispetto di una realtà contraddittoria distorsione della realtà: mancata percezione della realtà questa viene modellata per soddisfare delle necessità interne sono comuni a tutti prima dei 5 anni e nei sogni e nelle fantasie degli adulti, presente anche nei disturbi psicotici LIVELLO II DIFESE IMMATURE - proiezione: attribuire un proprio sentimento ad un’altra persona - fantasia schizoide: quando attraverso la fantasia la persona indulge in ritiro artistico per risolvere i conflitti ed ottenere la gratificazione. - Ipocondriaci: costante apprensione per la propria salute ed eccessiva tendenza a sopravalutare i disturbi minimi. - Comportamento passivo – aggressivo: soggetto affronta i conflitti emozionali o i fattori stressanti interni ed esterni esprimendo aggressività verso gli altri in modo indiretto o subdolo Vi è una facciata di compiacenza manifesta che maschera resistenza, risentimento, od ostilità profonde. L'aggressione passiva spesso si manifesta in risposta a richieste di atti o prestazioni indipendenti, oppure alla mancata gratificazione di desideri di dipendenza - Acting out: Passaggio all'Atto. espressione dei propri vissuti emotivi conflittuali attraverso l’azione piuttosto che con il linguaggio. Il soggetto si comporta in modo poco riflessivo, senza considerare le possibili conseguenze negative delle sue azioni. In psicoanalisi l’a. è considerato come un tentativo di scarica della tensione emotiva, ottenuta mediante una reazione alla situazione attuale, come se fosse questa la causa scatenante il conflitto interno. - Dissociazione: la scissione delle funzioni mentali e comportamentali all'interno dell'individuo così da permettere l'espressioni parziale o totale di impulsi rimossi.Tale scissione che avviene attraverso la creazione di due o più personalità distinte all'interno di una spessa persona, permette la totale deresponsabilizzazione di colui che compie l'azione ed è spesso unita alla dimenticanza dell'atto che si è compiuto. Comune a tutti tra i 3 e i 5 anni, presenti nei disturbi del carattere. DIFESE NEVROTICHE III LIVELLO - - formazione reattiva: L'odio appare sostituito dall'amore, oppure l'aggressività dalla mitezza, dove l'atteggiamento mancante persiste inconsciamente.* Vi è qualche cosa che l'Io teme come pericoloso e da cui reagisce con il segnale dell'angoscia spostamento intellettualizzazione rimozione Comuni dai 3 ai 90 anni, presente nei disturbi nevrotici DIFESE MATURE LIVELLO IV - altruismo umorismo anticipazione sublimazione repressione Comune dai 12 a 90 anni. Vaillant dice che è necessario studiare i meccanismi di difesa osservando lo stile di vita del soggetto allora il compito dei meccanismi difensivi sarà quello di intervenire la sofferenza psichica entro i limiti tollerabili, riducendo l’ansia che si è sviluppata. LICHTENBERG: dice che l’io adotta degli espedienti allo scopo di adattarsi o di difendersi questa è la sua concezione dei meccanismi di difesa. WHITE E HOLLAND: spiegano il rapporto difesa/adattamento attraverso 3 dimensioni: 1. defence usare risposte riflesse associate a situazioni di pericolo/salvezza 2. mastery effettuare prestazioni di successo per rispondere alle esigenze sollevate 3. coping affrontare situazioni difficili e insolite CRAMAER: sintetizzo queste 3 componenti alla luce di 3 ipotesi: 1. l’io ha dei meccanismi di difesa di tipo adattivo o difensivo 2. le difese patologiche sono meccanismi andati a male 3. le difese sono sempre presenti Secondo GABBARD i meccanismi si dividono in maturi di tipo nevrotico e di tipo primitivo di tipo psicotico DIFESE NEVROTICHE meccanismi più maturi: - rimozione - processo inconscio che elimina dalla consapevolezza fantasie, pensieri proiezione – i conflitti interni o esterni vengono affrontati attribuendo ad un altro oggetto sentimenti, non riconosciuti come propri spostamento – i sentimenti vengono indirizzati inconsciamente su un altro oggetto formazione reattiva – un impulso inaccettabile viene gestito adottando un comportamento opposto isolamento affettivo – evita l’affetto separandolo dall’ideazione – annullamento retroattivo – forma di pensiero magico in cui un azione simbolica viene agita per capovolgere l’effetto percepito di un’azione – somatizzazione – i sentimenti dolorosi vengono trasferiti su parti del corpo razionalizzazione i conflitti vengono affrontati attraverso una fonte di pensiero che di volat in volta costruisce delle spiegazioni rassicuranti intellettualizzazione – i conflitti vengono superati attraverso forme di pensiero astratte conversione esprime un conflitto psichico in termini fisici repressione eliminazione dalla propria mente di sentimenti inaccettabili altruismo subordinazione dei propri processi sublimazione pensieri potenzialmente conflittuali vengono incanalati in alternative socialmente accettabili umorismo la tensione viene alleviata attraverso l’enfatizzazione degli aspetti divertenti. DIFESE PSICOTICHE meccanismi primitivi - scissione separa le rappresentazione del sé e degli oggetti gli uni dagli altri identificazione proiettiva un impulso inaccettabile viene proiettato su un altro oggetto che viene vissuto come il reale promotore di quell’impulso introiezione un oggetto esterno viene assimilato come parte del sé diniego disconoscimento di dati sensoriali appresi in modo traumatico Le metodologie più standardizzate dei meccanismi di difesa: - SCALA R-S BYRNE dove la r indica i r = repressor soggetti con un alta soglia di percezione e s = sensitizers soggetti con una bassa soglia di percezione. SCALA DI NORMA HANN che includono le difese primitive e quelle strutturate ( spostamento, proiezione ecc..) IL DMI ( defense mechanism inventory) in cui vengono valutati i meccanismi di difesa L’EGO profile scale DSQ ( defense style questionnarie) in cui la difesa viene eletta come processo di adattamento DMRS ( defense mechanism rating scale) Perry in cui in un intervista si raccolgono dati x una valutazione qualitativa. LA MALATTIA Deriva da malato = dal latino male habitus ossia che si trova in cattivo stato. E’ uno stato nuovo definita come una sofferenza fisica e psichica. I sinonimi sono: acciacco,malanno ( disturbi fisici dovuti alla vecchiaia), affezione, incomodo, disagio, indisposizione, infermità, male, morbo (insieme dei sintomi) patologia. Normalità : deriva dal latino e significa squadra. ( squadra x misurare gli oggetti, poi regola e legge) OMS: La salute è il completo benessere fisico psichico e sociale Menninger: definisce la salute come un adattamento. Secondo alcuni criteri statistici, nessuno può essere considerato normale. La malattia và intesa come una trasgressione della legge della natura. Un noto strumento per fare diagnosi in ambito psichiatrico è stato messo appunto in Americain il DSM ( DIAGNOSTIC AND STATISTICAL MANUAL of Mental Disorders). In cui sono riportati tutte le sindrome psichiatriche, disturbi della personalità, disturbi somatici, fattori di stress, livelli di adattamento. La classificazione Serve a dare un ordine, una priorità alle manifestazioni che altrimenti andrebbero confuse, A livello teorico è utile per ricercare eventuali cause dei sintomi a livello pratico viene usata per fare diagnosi. E’ di due tipi: 1. naturale – riproduce l’ordine dei fenomeni stessi 2. convenzionale – ad ogni fenomeno si danno dei punteggi, dei codici numerici – Si classificano le malattie, le variazioni del comportamento, le variabili caratteriali, i segni intesi come sintomi. La nosologia Sono le conoscenze relative ad un disturbo che una volta definita l’eziologia, la patogenesi, il quadro patologico si connota la malattia. O meglio attraverso i segni e i sintomi possiamo spiegare una malattia e prevedere un decorso. La nosografia classifica le varie malattie. La sindrome = insieme di sintomi che si trovano con una certa frequenza e che quindi non sono casuali, ma anzi ci rimandano ad una causa specifica. La malattia: stato fisiopatologico caratterizzato da una causa nota una patogenesi accertata e da un quadro clinico definito. Di fronte ad un quadro di sintomatologia variabile la malattia si definisce in base all’eziologia e non ai sintomi!! DISTURBI In psicologia clinica si intendono = anomalie che rinviano a quadri psicotici. Il DSM IV definisce il disturbo come: “una sindrome comportamentale o psicologica che si presenta in un individuo e che sia associata a stress o a un rischio aumentato di morte, disabilità o ad una perdita di libertà. Qualunque sia la causa deve essere considerata come una disfunzione comportamentale psicologica o biologica” L’esperienza emotiva che vive una persona malata è vissuta spesso come una minaccia, perché ostacola la sua esistenza. Ciò può generare ansia ma spesso questa è inconscia è presente una sofferenza psichica che destabilizza l’intero equilibrio. Può influire sull’attività lavorativa, può portare dipendenza verso altre persone. L’individuo può identificarsi con la malattia attivare cosi un meccanismo di difesa. I meccanismi difensivi sono funzionali perché creano delle risposte efficaci per riparare l’equilibro. La malattia è vissuta come una frustrazione perché rappresenta un ostacolo al raggiungimento del benessere. La persona allora dovrà adattarsi a questo nuovo stato e accettare i momenti regressivi della malattia. Questo non è semplice!! Accettare una malattia vuol dire avvicinarsi a questa esperienza nuova così drammatica, significa riconoscere i cambiamenti che la malattia porta con sé. L’accettazione di questi cambiamenti permette di trovare strategie al problem solving. Lingiardi parla di alcune difese che vengono messe in atto tipiche del malato: - la rimozione (mi dimentico di essere malato) l’isolamento ( sono malato ma ciò non mi riguarda) la regressione ( sono tutto malato, curatemi) la negazione ( io non sono malato!!) Ammalarsi vuol dire anche intralciare quelle relazioni sociali stabilite nella scuola, nel lavoro, ci si può sentire soli per mancanza di una rete assistenziale. Ci sono delle condizioni che influiscono sul rapporto con al famiglia e queste sono: - l’età sesso tipo di patologia del pz ruolo del pz all’interno della famiglai ( padre , madre..) Anche la famiglia stessa può mettere in atto delle difese come risposta della complicance (adattamento all’evento critico). Ci possono essere dei giochi di alleanza che a volte possono portare a rifiutare la terapia o un’alleanza troppo stretta con l’equipe curante e la famiglia dove il pz si sente escluso. L’ostilità e il rifiuto del pz può essere espresso in maniera esplicita da indurre lo staff a colpevolizzare la famiglia stessa. Oppure il vissuto di ostilità è inammissibile per cui viene coperto dalla proiezione,meccanismo di difesa, o dall’aggressione passiva o con la formazione attiva. Gli operatori sanitari Quando si ha a che fare con persone che richiedono assistenza si può avere il bisogno di difendersi, può insorgere la paura del contagio, un senso di angoscia o all’opposto un senso di onnipotenza nell’assistere le persone. Avere un contato diretto con i pazienti al termine della vita può scaturire sentimenti di impotenza, o può portarci alla riflessione sulla “nostra morte” con un forte senso di angoscia. Tutte le figure professionali che ruotano attorno al malato si trovano in una posizione di NON MALATO e possono mettere in atto dei meccanismi di difesa. Le più comuni sono: - l’intellettualizzazione – ci si rifugia dietro ad un aspetto tecnico della malattia come una sorte di scissione dove non c’è spazio per gli stati emotivi del pz razionalizzazione dove ci si nasconde dietro spiegazioni teoriche della malattia La relazione operatore sanitario/paziente deve essere rivolta a tutti quegli aspetti psicologici che la malattia comporta come evento critico e stressante nella vita del soggetto. Quindi dobbiamo guardare non solo al malato in quanto portatore di una malattia ma alla persona in quanto desiderosa di soddisfarei suoi bisogni. LA COMUNICAZIONE NELLA RELAZIONE DI AIUTO Miller: la comunicazione è il passaggio di un informazione da un luogo ad un altro o meglio una serie di scambi e di relazioni sociali che coinvolgono ogni essere vivente. Essa ha un aspetto sociale ( perché si realizza in un gruppo) relazionale ( è alla base delle relazioni) culturale ( prevede la condivisione delle regole). Comunicare è una capacità innata un’esigenza naturale ed è formata da: emittente colui che emette il messaggio è il soggetto che riceve il messaggio non è mai passivo ma invia feed back all’emittente canale è il mezzo usato dall’emitettente per inviare il messaggio. Esso può essere sensoriale (uditivo,visivo) e tecnico (telefono,fax,posta). Il messaggio viene semplificato e poi introdotto nel canale. Codice l’insieme dei significati condivisi ( ciò che vogliamo comunicare) che a loro volta vanno codificati cioè tradotti in suoni Codifica = l’emittente trasforma le sue idee in parole per rendere comprensibili Decodifica = la trasformazione delle parole in un significato che possa essere simile o oguale o diverso rispetto al significato che l’emittente aveva in mente quando l’ha codificato. A volte il codice può non essere condiviso. Messaggio è l’oggetto della comunicazione, il contenuto è il mezzo attraverso cui l’informazione dovrà avere un effetto sul ricevente e il ricevente dovrà interpretarlo. Esso può essere bidirezionale rivolge i suoi argomenti in direzione contrapposte ( l’acool fa male ma un bicchiere di vino può prevenire l’infarto) e unidirezionale. Feedback è la retrocomunicazione che il ricevente invia all’emittente è un informazione di ritorno. Può essere circolare: quando si crea un collegamento tra emittente e ricevente che ne restano influenzati reciprocamente o cumulativo : si generano reazioni che possono assommarsi al rapporto sia in modo positivo che in modo negativo ( vedi esempio libro) Contesto è il luogo fisico che relazionale in cui si svolge la comunicazione, alcuni studiosi Jackson lo considerano un insieme di regole implicite che permettono di comprendere la relazione esso è parte integrante del messaggio. Il contesto in quanto luogo può condizionare la comunicazione può essere rumoroso o tranquillo. Le leggi della comunicazione sono: - è impossibile non comunicare ogni comunicazione ha un contenuto e un aspetto di relazione. Il messaggio di contenuto si riferisce alle informazioni che gli interlocutori si scambiano sull’oggetto della loro comunicazione usa un linguaggio verbale. Il messaggio di relazione si riferisce alle informazioni che si scambiano sulle persone e si usa il linguaggio non verbale è lo sfondo I messaggi di relazione sono di tre tipi: 1. di conferma ( x me tu vali) la definizione che io do di me stesso viene accettata dall’altro 2. di rifiuto ( x me tu non vali) l’altro rifiuta il giudizio che io do di me stesso 3. di disconferma ( xme tu non esisti) non c’è possibilità di discussione Gli essere umani comunicano sia in modo digitale che analogico o meglio l’organismo utilizza sistemi di comunicazione precisi che trasmettono sensazioni su basa analogica. La metacomunicazione avviene quando più persone si scambiano le informazioni sul loro modo di comunicare. La comunicazione verbale Si attua attraverso il linguaggio che è formato da un insieme di parole ed è caratterizzato da segni linguistici comuni sia all’emittente che al destinatario. Questo presuppone una capacità mentale della realtà esterna La comunicazione non verbale Si attua attraverso i gesti, le mimiche,le posture i movimenti del corpo e comprende tutte le risposte che non possono essere descritte a parole. Ed hanno delle funzioni: danno delle indicazioni su chi partecipa alla comunicazione su quale sarà il contenuto della comunicazione definendo luogo,tempo e situazione., indicano la priorità tra gli interlocutori fornendo feedback, comunicano il contenuto in modo complementare. Le funzioni del msg non verbale: - ripetizione ( es. il gesto che accompagna la parola) contraddizione ( il messaggio non verbale non può contraddire quello verbale) sostituzione ( es. il padre che rimprovera un figlio con uno sguardo piuttosto che con le parole) complementazione (può rendere i messaggi verbali più chiari) accentuazione ( es. movimenti del capo e delle mani) relazione e regolazione (usata per regolare il flusso comunicativo tra le persone :un movimento degli occhi,del capo) La comunicazione non verbale è inconsapevole a volte l’individuo comunica senza rendersene conto. Le variabili parlalinguistiche come il tono ,l’intonazione della voce il ritmo del discorso ci permettono di riconoscere una voce maschile e femminile. Anche dai movimenti del corpo dalla postura, dalla mimica facciale ,da i comportamenti cinestetici riceviamo molte informazioni. L’espressione universale è la gioia,il sorriso, il pianto esprime invece sentimenti diversi che vanno dalla tristezza alla felicità. I movimenti cinestetici comprendono anche: i gesti del corpo accompagnati da parole e aggiungono valore a ciò che l’emittente dice. La prossemica: studia la comunicazione attraverso distanze fisiche. Lo spazio che sussiste tra noi e gli altri non è neutro, se infatti una persona si avvicina ”troppo” a noi, cominciamo a sperimentare particolari stati psico-fisici o variazioni emotive come ad esempio “fastidio” o “imbarazzo” e reagiamo di conseguenza ripristinando le “giuste” distanze, così come, se si allontana “troppo” da noi. Lo spazio che ci separa dagli altri è uno spazio mentale che esiste nella nostra mappa del mondo ed è chiamato spazio prossemico o bolla prossemica perché si sviluppa tutta intorno a noi. Esistono 4 tipi di distanza: 1. 2. 3. 4. intima comprende sia il contatto fisico che una lontananza di max 50 cm personale và da 50 cm a 1.50 è tipica degli amici sociale và da 1.50 a 3 m e riguarda le situazioni lavorative pubblica aldilà di 3 metri (relazioni formali) LA RELAZIONE DI AIUTO Nella relazione d’aiuto l’operatore sanitario cerca di soddisfare i bisogni psicologici del paziente,tra i quali: - bisogno di sicurezza – dare la certezza al paziente di essere presente – bisogno di comprendere bisogno di autonomia bisogno di attenzione Più saremo capaci di accettare incondizionatamente l’altro e più il nostro aiuto sarà valido. 1. L’ascolto de paziente da parte dell’operatore: ascoltare e osservare cosa il paziente comunica sia i segnali verbali che quelli non verbali, per poter cogliere il suo stato emotivo. 2. L’ascolto dell’operatore da parte di se stesso, deve stabilire quale strategia è più utile per il paziente e analizzare le sensazioni che ha provato nella relazioni con il paziente, differenziare i propri vissuti emotivi, analizzare i vissuti che procurando disagio. L’operatore deve comunque stabilire una certa distanza emotiva che gli permetta di rimanere in una posizione neutrale deve evitare di farsi coinvolgere psicologicamente dal malato. LA FORMAZIONE Gli operatori sanitari hanno un costante bisogno di mantenersi formati sui meccanismi di difesa che entrano in una relazione, sull’empatia. Il medico: durante il percorso universitario lo studio della psicologia si limita a poche nozioni di base e tale carenza è avvertita nell’attività lavorativa, l’aspetto psicologico invece dovrebbe diventare un elemento portante. L’infermiere:nel percorso universitario lo studio della psicologia è di tipo generale e applicata alla professione. I programmi nelle vecchie scuole regionali per infermieri prevedevano 30 ore di psicologia generale, 20 ore di psicologia di gruppo, 20 ore di psicologia applicata alla professione questi programmi erano fissati con l’accordo di Strasburgo nel 1975. Con il diploma universitario la psicologia compare nei corsi integrati e anche il mansionario non accennava alla presa in carico del pz dal punto di vista psicologico Con la laurea universitaria cambia l’intero apparato concettuale. L’aumento di benessere e delle malattie croniche porta il cittadino a non essere più considerato come un oggetto ma come persone. A questo cambiamento si adegua anche la professione infermieristica, infatti con il decreto 739 del ’94 si legifera il PROFILO PROFESSIONALE DELL’INFERMIERE “l’assistenza infermieristica è di natura tecnica, relazionale ed educativa”. Si abroga finalmente il mansionario con la legge 42 del’99 e l’ipasvi dichiara che tra gli obiettivi dell’infermiere rientrano: - l’ascolto l’informazione coinvolgimento della persona Il paziente = protagonista del progetto di cura. Di conseguenza la comunicazione diventa fondamentale , l’operatore deve chiedersi quale sensazioni prova il malato, quali sono le sue aspettative. L’infermiere supporta, riduce l’ansia del pz, lo aiuta ad accettare una situazione difficile. Per fare tutto questo è necessario una presa in carico del pz è necessario che l’operatore conosca i meccanismi di difesa che vengono messi in atto e questo deve iniziare già dalle università. Ogni persona è portatore di una ricchezza, di vita, di valori e non è detto che dobbiamo accettare le credenze degli altri, ma è fondamentale riconoscere le diversità è fondamentale accettare l’altro. Quindi l’aggiornamento continuo è alla base dei fattori evolutivi della professione, non può finire con la chiusura di un ciclo universitario. Oggi c’è un grande conflitto tra la domanda sociale sempre più esigente anche grazie da una maggiore consapevolezza dei propri diritti e dall’altar una medicina che deve fare i conti con l’economia. Il patto infermiere cittadino presuppone un alleanza con il cittadino, ma con al politica di oggi si rischia che lo stesso operatore diventi la controparte del cittadino insoddisfatto. Il role playing Strumenti di formazione per gli adulti usati per l'insegnamento e la modifica dei comportamenti organizzativi. Il gruppo porta la loro esperienza, le loro emozioni ed ogni persona è in grado di influenzare la rotta e chi supervisiona il lavoro deve condurre il gruppo nella direzione desiderata. L’obiettivo deve essere chiaro,condiviso e conosciuto da tutti ci deve essere un leader che mantenga il gruppo coeso. Il senso di appartenenza diventerà forte e chi “devia”deve essere allontanato. Perché importante il lavoro di gruppo? Perché: - ognuno può esprimere più punti diversi della realtà aumenta il senso di appartenenza l’errore diventa una fonte di apprendimento si instaurano sentimenti e valori comuni ci si sente accettati si elaborano nuovi comportamenti contiene il burn out All’interno del gruppo, si è detto che uno strumento efficace è proprio il role playing, o meglio una recitazione di un ruolo. Si cerca di riprodurre dei problemi reali legati alla vita lavorativa, ciò forma e educa. Durante la formazione può essere chiesto di improvvisare questo gioco naturalmente è necessario mettersi a nudo. In cosa consiste? - c’è un conduttore che deve dire quali aspetti sono emersi e deve condurre nella direzione desiderata ( ovviamente deve essere fatto da un esperto) Il gioco psicodrammatico: invece è legato ad obiettivi terapeutici e lo si usa per stare meglio nella propria situazione. Gli autocasi. Comportamentali sono un altro strumento di formazione utile in questo caso il partecipante rappresenta se stesso in un caso accaduto realmente nella vita professionale. Anche in questo caso l’obiettivo è l’apprendimento di comportamenti efficaci in una certa situazione. L’esercitazioni esperienziali utilizzano le esperienze di gruppo, si danno dei compiti ai partecipanti con lo scopo di evidenziare i fenomeni relativi alle relazioni sociali, il formatore osserva e conduce la discussione. Devono venire alla luce i vissuti che si sono prodotti all’interno del gruppo. 2. STEP: APPROFONDIMENTO PER LA TESINA SUL BORDERLINE La psiche è costituita da: Inconscio: sede dei desideri, pulsioni inaccettabili e ripugnanti dal punto di vista morale Preconscio: pensieri e ricordi accessibili ma che si attivano in maniera inconsapevole o con uno sforzo cosciente (avere sulla punta della lingua) Conscio: stato di consapevolezza opera attraverso il pensiero logico e il linguaggio verbale La mente è suddivisa in IO – insieme delle capacità motorie, percettive, sensitive, cognitive che permettono all’individuo di codificare e operare sulla realtà. ES – forze istintive che l’individuo riceve in dotazione. E’ irrazionale e scarsamente organizzato SUPER-IO – rappresenta la componente normativa e sociale, è l’istanza morale introiettata e conduce all’adeguamento sociale Le difese primitive sono i modi in cui riteniamo che il bambino piccolo percepisca il mondo. Sono processi preverbali che precedono il principio di realtà, prelogiche, magiche. Es: rimozione e diniego Il ritiro primitivo Il diniego Il controllo onnipotente L’idealizzazione e la svalutazione La proiezione e l’introiezione La scissione dell’Io Nel ritiro primitivo il bambino sovrastimolato si addormenta. Tendenza a sostituire lo stimolo del proprio mondo interiore alla tensione della relazione con gli altri. Svantaggio: estrania la persona dalla partecipazione attiva alla soluzione interpersonale dei problemi Vantaggio: implica un fuga psicologica dalla realtà che non viene distorta. Il diniego: il bambino affronta le cose spiacevoli rifiutando di accettare che accadono. ES: convinzione prelogica che “se non lo riconosco non accade” Mantenere la calma in situazioni di emergenza non riconoscendo di essere in pericolo di vita Rifiutarsi di fare dei controlli medici come se ciò servisse magicamente ad evitare la malattia Negare la pericolosità di un partner violento Alcolisti che insistono che non hanno nessun problema con il bere La pressione della realtà esterna (il desiderio non può essere soddisfatto immediatamente) porta una parte dell’ES a modificarsi. Ne deriva l’IO che regola i rapporti tra i desideri e la realtà esterna, impara ad aspettare, a tollerare l’attesa (principio di realtà) Successivamente si sviluppa il Super-IO attraverso l’interiorizzazione, dei valori e delle norme morali dei genitori prima e dell’ambiente sociale dopo. Il super io controlla e modifica gli istinti per renderli accettabili nell’ambiente esterno,