Brani antologici La critica al concetto hegeliano di lavoro Struttura e sovrastruttura La rivoluzione borghese La cosiddetta accumulazione originaria L'ineguaglianza e il modo di produzione capitalistico Il regno della libertà La critica allo stato liberale La rivoluzione comunista Contro il metodo speculativo hegeliano La critica al concetto hegeliano di lavoro (…) Hegel resta al punto di vista dell'economia politica moderna. Egli intende il lavoro come l'essenza, l'essenza che si avvera dell'uomo: vede soltanto l'aspetto positivo del lavoro, non quello negativo. Il lavoro è il divenir per sé dell'uomo nell'alienazione o in quanto uomo alienato. Il lavoro che Hegel soltanto conosce e riconosce è il lavoro spirituale astratto. Questo, che costituisce dunque in genere l’ essenza della filosofia, l’alienazione dell'uomo che conosce se stesso o la alienata scienza autocosciente, questo intende Hegel come l’essenza di essa filosofia e può quindi rispetto alla filosofia anteriore ricapitolarne i diversi momenti e presentare la sua filosofia come la filosofia. Ciò che gli altri filosofi hanno fatto - cioè di intendere momenti particolari della natura e della vita umana come momenti dell'autocoscienza e invero dell'astratta autocoscienza - Hegel lo sa come il fare della filosofia. Perciò la sua scienza è assoluta. (Karl Marx, Manoscritti economico filosofici del 1844, a cura di N. Merker, in K. Marx, F. Engels, Opere vol. III 1843-1844, Editori Riuniti, Roma, 1976, pp.360-361) Struttura e sovrastruttura [...]Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, [...] che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L’insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, [...] alla quale corrispondono determinate forme sociali della coscienza. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza. A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà [...] dentro i quali tali forze per l’innanzi s’erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un’epoca di rivoluzione sociale. [...] K. Marx, Per la critica dell’economia politica. Prefazione, in Opere complete di Marx-Engels, Roma, Editori Riuniti, vol. XXX, pp. 298-99) La rivoluzione borghese Al solo considerare queste evocazioni storiche di morti, si palesa tosto una spiccata differenza. Camille Desmoulins, Danton, Robespierre, Saint-Just, Napoleone, tanto gli eroi quanto i partiti e la massa della vecchia Rivoluzione francese adempirono, in costume romano e con frasi romane, il compito dei tempi loro, quello di liberare dalle catene e di instaurare la moderna società borghese. Gli uni spezzarono le terre feudali, e falciarono le teste feudali cresciute sopra di esse. L'altro creò nell'interno della Francia le condizioni per cui poté cominciare a svilupparsi la libera concorrenza, poté essere sfruttata la proprietà fondiaria suddivisa, e poté essere impiegata la forza produttiva industriale della nazione liberata dalle sue catene; e al di là dei confini della Francia spazzò dappertutto le istituzioni feudali, nella misura in cui ciò era necessario per creare alla società borghese in Francia un ambiente corrispondente sul continente europeo. (K. Marx, Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte, a cura di Giorgio Giorgetti, Roma, Editori Riuniti, 1974, pp. 43-48) La cosiddetta accumulazione originaria Nell'economia politica quest'accumulazione originaria fa all'incirca la stessa parte del peccato originale nella teologia: Adamo dette un morso alla mela e con ciò il peccato colpi il genere umano. Se ne spiega l'origine raccontandola come aneddoto del passato. C'era una volta, in una età da lungo tempo trascorsa, da una parte una élite diligente, . intelligente e soprattutto risparmiatrice, e dall'altra c'erano degli sciagurati oziosi che sperperavano tutto il proprio e anche più. Però la leggenda del peccato originale teologico ci racconta come l'uomo sia stato condannato a mangiare il suo pane nel sudore della fronte; invece la storia del peccato originale economico ci rivela come mai vi sia della gente che non ha affatto bisogno di faticare. Fa lo stesso![...] E da questo peccato originale deriva la povertà della gran massa che, ancor sempre, non ha altro da vendere fuorché se stessa, nonostante tutto il suo lavoro, e la ricchezza dei pochi che cresce continuamente, benché da gran tempo essi abbiano cessato di lavorare. (K. Marx, Il capitale. Critica dell'economia politica, Lib. I, a cura di D. Cantimori, Roma, Editori Riuniti, pp. 777780) L'ineguaglianza e il modo di produzione capitalistico "Il diritto dei produttori è proporzionale alle loro prestazioni di lavoro, l'eguaglianza consiste nel fatto che esso viene misurato con una misura uguale, il lavoro. Ma l'uno è fisicamente o moralmente superiore all'altro, e fornisce quindi nello stesso tempo più lavoro, oppure può lavorare durante un tempo più lungo; e il lavoro, per servire come misura, dev'essere determinato secondo la durata o l'intensità, altrimenti cesserebbe di essere misura. Questo diritto uguale è un diritto disuguale per un lavoro disuguale. Esso non riconosce nessuna distinzione di classe, perché ognuno è soltanto operaio come tutti gli altri, ma riconosce tacitamente la ineguale attitudine individuale, e quindi capacità di rendimento, come privilegi naturali. Esso è perciò, pel suo contenuto, un diritto della diseguaglianza, come ogni diritto. (Karl Marx, Critica del programma di Gotha, in Opere scelte, a cura di Luciano Gruppi, Editori Riuniti, Roma, 1966, pp. 961-962. Il programma di Gotha, che Marx critica, è il programma di unificazione del Partito socialdemocratico tedesco con l'Associazione operaia tedesca. Lo scritto di Marx è del 1875). Il regno della libertà "Di fatto, il regno della libertà comincia soltanto là dove cessa il lavoro determinato dalla necessità e dalla finalità esterna; si trova quindi per sua natura oltre la sfera della produzione materiale vera e propria.[...] La libertà in questo campo può consistere soltanto in ciò, che l'uomo socializzato, cioè i produttori associati, regolano razionalmente questo loro ricambio organico con la natura, lo portano sotto il loro comune controllo, invece di essere da esso dominati come da una forza cieca; che essi eseguono il loro compito con minore possibile impiego di energia e nelle condizioni più adeguate alla loro natura umana e più degne di essa. Ma questo rimane sempre il regno della necessità. Al di là di esso comincia lo sviluppo delle capacità umane, che è fine a se stesso, il vero regno della libertà, che tuttavia può fiorire soltanto sulle basi di quel regno della necessità". (Karl Marx, Il capitale, vol. III, Roma, Editori Riuniti, 1974, pag. 933). La critica allo stato liberale Là dove lo Stato politico ha raggiunto il suo vero sviluppo, l’uomo conduce non soltanto nel pensiero, nella coscienza, bensì nella realtà, nella vita, una doppia vita, una celeste e una terrena, la vita nella comunità politica nella quale egli si considera come ente comunitario, e la vita nella società civile nella quale agisce come uomo privato, che considera gli altri uomini come mezzo, degrada se stesso a mezzo e diviene trastullo di forze estranee. [...] L’emancipazione politica è certamente un grande passo in avanti, non è, bensì, la forma ultima dell’emancipazione umana in generale, ma è l’ultima forma dell’emancipazione umana entro l’ordine mondiale attuale. S’intende: noi parliamo qui di reale, di pratica emancipazione. (K. Marx, Sulla questione ebraica, in Opere di Marx-Engels, Roma, Editori Riuniti, vol. III, 1976, pp. 165-68) La rivoluzione comunista Quando, nel corso dell’evoluzione, le differenze di classe saranno sparite e tutta la produzione sarà concentrata nelle mani degli individui associati, il potere pubblico perderà il carattere politico. Il potere politico, nel senso proprio della parola, è il potere organizzato di una classe per l’oppressione di un’altra. Se il proletariato, nella lotta contro la borghesia, si costituisce necessariamente in classe, e per mezzo della rivoluzione trasforma se stesso in classe dominante e, come tale, distrugge violentemente i vecchi rapporti di produzione, esso abolisce, insieme con questi rapporti di produzione, anche le condizioni d’esistenza dell’antagonismo di classe e le classi in generale, e quindi anche il suo proprio dominio di classe. Al posto della vecchia società borghese con le sue classi e coi suoi antagonismi di classe subentra un’associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti. (Karl Marx - Friedrich Engels, Manifesto del partito comunista, in Opere di Marx-Engels, Editori Riuniti, Roma, 1972, vol. VI, pp. 497, 506-508) Contro il metodo speculativo hegeliano È chiaro che il filosofo speculativo opera questa continua creazione solo perché tratta le proprietà universalmente note, della mela, della pera, ecc., trovantisi nell’intuizione reale, come determinazioni inventate da lui; perché dà inomi delle cose reali a ciò che solo l’astratto intelletto può creare, cioè alle astratte formule intellettuali; infine perché dichiara la sua propria attività, mediante la quale egli passa dalla rappresentazione mela alla rappresentazione pera, essere l’auto attività del soggetto assoluto, "del frutto". Questa operazione si chiama, con espressione speculativa: concepire la sostanza come soggetto, come processo interno, come persona assoluta, e questo concepire forma il carattere essenziale del metodo hegeliano. (K. Marx - F. Engels, La Sacra Famiglia, in Opere di Marx-Engels, Roma, Editori Riuniti, vol. IV, 1972, pp. 62 e 65)