Roberto Farné-Diletto e giovamento. Le immagini e l’educazione, Utet Università, De agostini, Novara 2006. Giovanni Federle 23 ottobre 2007-10-22 Abstract Dalle illustrazioni al cinema, dalla fotografia alla TV, la pedagogia dell'immagine sembra muoversi continuamente fra la vigilanza e la repressione da una parte e l'incoraggiamento attivo dall'altra. Tutta la storia dell'iconoclastia è stata animata da intenzioni pedagogiche, arrivando poi a riposizionare l'immagine in senso educativo (oltre che teologico o ideologico) e a valorizzarla all'interno di nuove formulazioni estetiche e comunicative. Il principio del "Diletto e giovamento", nato nel clima di profonda revisione culturale dalla Controriforma, ha orientato la moderna pedagogia assegnando alle immagini un ruolo attivo e pro-positivo e rilanciando di volta in volta il problema sulla sfida di nuovi media. Recensione Le immagini hanno avuto un peso diverso nella storia della cultura: hanno funzionato come supporto propagandistico del potere costituito oppure sono state da questo avversate fino all’iconoclastìa. Dai “libri” sacri, alle dispute teologiche, le immagini sono state al centro del dibattito per stabilirne il grado di pericolosità in quanto se ne riconosce in modo pressoché universale la forrza di suggestione sulll’individuo. Fino in pieno Novecento –idealismo e riforma gentile- ad un secolo dalla nscita della fotografia e amolti decenni da quella del cinematografo la pedagogia ha lanciato, e continua a lanciare almeno quella elementare del “buon senso comune” campagne contro: le immagini sono considerate dispositivo didattico a servizio della parola o portatrici di un potere antagonista che gli si contrappone, sia nei confronti del maestro sia nei confronti della parola come strumento fondamentale di una mediazione pedagogica. Siamo eredi di questa concezione e ogni generazione dali anno trenta in avanti ne ha fatto le spese: con le campagne contro i libri illustrati, i fumetti, le figurine, e in tempi molto recenti contro le carte da gioco giapponesi, i videogiochi, la televisione. Dalle illustrazioni alla fotografia, al cinema e alla televisione, la pedagogia dell’immagine si muove continuamente tra occhiuta cautela e l’incoraggiamento attivo, di solito con molto ritardo dopo aver constatato l’inefficacia degli anatemi. La storia del movimento iconoclasta ha avuto sin dall’inizio, quando a farsene scudo erano soprattutto le religioni, intenzioni pedagogiche, arrivando a rivalutare le immagini in senso positivo e quindi educativo. Vedere e credere Farné ripercorre la storia dell’uso delle immagini. Una religione viene definita aniconica –ebraismo, islam- quando rifiuta le immagini che rappresentano la divinità, l’uomo e in particolare il viso, oppure esprime un’arte puramente decorativa. Nella storia della chiesa si pose ad un certo momento (313 dc) il problema di stabilire in quale misura fosse lecita la produzione e l’uso delle immagini, e che tipo di immagini fossero consentite. Il cristianesimo traduce in immagini il linguaggio figurato del vangelo. Ha una progressiva apertura verso una dimensione decisamente iconica avviene privilegiando le immagini bidimensionali (pittura e scultura) piuttosto che quelle tridimensionali (scultura). Le immagini dipinte dovevano abbassare il grado di materialità e di naturalismo al quale tendeva la scultura di tradizione 1 greco/romana, dove la bellezza è attributo supremo della divinità rappresentata, e sono più funzionali della scultura nel rispondere all’esigenza di narrazione che diventerà primaria dal punto di vista didattico. Gregorio Magno (590-604) definisce l’importanza delle immagini e della loro funzione in quanto appoggio memorabile, tramite o medium, in quanto serve a ricordarci Colui al quale è diretta l’adorazione. È il primo aspetto didattico rilevato relativo alla funzione e all’uso delle immagini di essere un sussidio, che rende presente tramite qualcosa che non c’è. Con i Libri Carolini 790 Carlomagno : afferma l’autonomia dell’arte dalla fede che riconosce che i valori della prima discendono dalla seconda. Il contenuto religioso di un’immagine la sottopone a criteri di giudizio e di valore che riguardano l’estetica e la fede o la relazione tra questi due aspetti. Nei libri si pone l’accento sulla necessità che alle immagini si accompagni sempre un testo descrittivo in modo che la comprensione del loro significato non si limiti al semplice atto di riconoscere il soggetto ma si possa arrivare a coglierne il senso. Tra la parola e l’immagine si è definito ben presto un rapporto di competizione comunicativa che, a partire dalla chiesa ha via via caratterizzato la storia della cultura e dell’educazione occidentali in uno dei suoi tratti più singolari e complessi. Nella chiesa d’occidente lo statuto dell’immagine è rimasto debole e controverso 38. Educazione e suggestione Nel XIII sec. S. Tommaso formulò all’interno della sua grande opera di sistematizzazione teologica una triplice definizione sulle immagini che resterà come punto di riferimento pressoché definitivo. - forma di istruzione degli ignoranti - Come esempio delle vite dei santi - Per eccitare la devozione Iconismo e aniconismo rimasero contrapposti nel Medioevo all’interno della Chiesa. San Bernardo aniconico che vede le immagini nelle chiese come ostentazione di ricchezza si contrappone all’ordine cluniacense, urbano, che si pone affermazione visibile del trionfo della chiesa espresso nelle suppellettili nell’architettura e nella scultura (il portal imagé). Le immagini come pretesti Nel tardo Medioevo l’insegnamento della xsa si basa su un registro popolare e informale che punta sulle immagini, dall’altra su un modello di tipo alfabetico e scolastico. La Riforma delle (contro le) immagini Con la riforma protestante si ebbe una ripresa dell’iconoclastia nel mondo cristiano, l’ultima degna di questo nome. Secondo Lutero ognuno è libero di accettare o meno l’uso delle immagini e l’unico uso condannabile è l’adorazione. Alla iconografia salvifica della xsa, i protestanti opposero una sorta di “campagna di stampa” a base di immagini xilografiche diffuse in molte copie il cui contenuto era orientato violentemente in senso anticattolico. Fu una sorta di banco di prova sulla efficacia ideologica dell’immagine, liberata da ogni intento didattico e usata come arma offensiva e persuasiva. La controriforma: repressione e formazione Istituzione dell’Indice dei libri proibiti. La xsa rispose all’iconoclastia protestante affidando alle immagini funzioni pedagogiche e di propaganda (funzione di mass-medium). Ha l’esigenza di far uso di un linguaggio visivo 2 che sapesse coniugare il massimo di spettacolarità rappresentativa con il massimo di oggettività dei significati. Il modello pedagogico che la xsa costruisce a proposito delle immagini e che resterà praticamente inalterato, adattandosi nel tempo a tutti i media, è basato sul costante rapporto e sulla ricerca di equilibrio fra diletto e giovamento; in altri termini sulla possibilità di utilizzare gli aspetti accattivanti e spettacolari tipici dell’immagine, mettendoli al servizio di conoscenze e messaggi orientati all’affermazione di valori morali coerenti col messaggio cristiano. 90 III Morale della favola La letteratura fiabesca si sviluppa agli inizi del Seicento. Le Favole sono caratterizzate da un insegnamento morale (la cicala e la formica) più didattiche e scolastiche Le Fiabe offrono visioni del mondo (cappuccetto rosso) in cui i bambini cercano di dare soluzioni ai primi ed eterni interrogativi. Più affettivo e famigliare il secondo genere. p.94 Si tratta comunque di narrazioni caratterizzati da visività, dove i contenuti e le emozioni vengono evidenziate attraverso figure reali o fantastiche e acquistano consistenza simbolica. Le fables rappresentavano un materiale innovativo in quanto orientato verso il metodo dell’imparare attraverso esperienze piacevoli. L’immagine è usata come uno dei più formidabili dispositivi della manipolazione didattica. L’idea che la traduzione didattica di un determinato sapere, come la traduzione cinematografica di un romanzo, possano significare la mortificazione dell’opera originale, è in linea di principio del tutto falsa. 112 Per questo se esiste un linguaggio della didattica questo consiste principalmente nel saper utilizzare con intenzione e competenza i dispositivi della retorica, le cui potenzialità comunicative vengono, in certi casi, arricchite dal “linguaggio delle immagini”. IV camere oscure e immagini luminose Tra il XVII e il XVIII secolo si arriva anche alla realizzazione di immagini ottenute attraverso strumenti di proiezione che hanno avuto valore paragonabile a quello della stampa dal punto di vista culturale e pedagogico. Tutta la storia della didattica moderna può essere letta attraverso il doppio binario: contributo dei media nei confronti dei contenuti e delle modalità dell’istruzione L’indifferenza da parte della cultura pedagogica di fronte agli aspetti concreti della didattica e dei suoi media e la tradizionale resistenza all’innovazione. Con la lanterna magica inizia la storia del “sussidio audiovisivo” di un medium appositamente concepito per scopi educativi e costituito da un impianto tecnologico. Lo sguardo fotografico W. Benjamin aveva colto nella fotografia il segno di un cambiamento epocale: la fine dell’unicità dell’opera d’arte e l’avvento della riproducibilità tecnica che avrebbe radicalmente mutato il rapporto del soggetto col mondo delle immagini. p 136 Con la foto inizia il processo di familiarizzazione dell’immagine: sotto il punto di vista del rendere domestica la dimensione fotografica e sotto quello della creazione di una icona laica a dimostrare i legami parentali (e qui si coglie un aspetto didattico in questa dimensione, nell’ambito della pedagogia della famiglia). 3 L’antropologia, la sociologia, la psicologia devono allo strumento fotografico un ruolo non secondario nella elaborazione di una propria immagine scientifica moderna. Esiste la possibilità che, all’interno della scuola, la fotografia possa diventare, nei percorsi attivi di educazione visiva, il medium essenziale dell’esperienza dello sguardo. Didattica dell’album fotografico Ciò che caratterizza la fotografia non è tanto il grado di esattezza, di verità o falsità che da essa possiamo trarre e valutare, quanto piuttosto la testimonianza di un’esistenza passata e reale. L’uso del telefonino predisposto per fare e inviare fotografie, crea un connubio fra due media la cui sintesi va oltre la loro semplice somma: da una parte dilatando a dismisura i momenti che possono diventare “immagine fotografica”, dall’altra immettendo la fotografia in un contesto comunicativo del tutto nuovo. Pedagogie dell’immagine In questo capitolo, di grande interesse, Farné raccoglie e sintetizza tutte le diverse posizioni delle pedagogie del Novecento rispetto all’utilizzo dell’immagine. Iconografia positivista Ardigò 1903 definisce dieci modi in cui è didatticamente applicabile, l’intuizione indiretta, che procede dal livello più concreto della rappresentazione a quello più simbolico: - per cose non sperimentabili in sé - per cose troppo piccole - troppo grandi >rappresentazione statica_dinamica - per cose nascoste - nella rappresentazione schematica Descrive ognuno di questi punti sulla base del necessario e corretto impiego dei sussidi visivi e dell’ampliamento degli orizzonti cognitivi che questi consentono. 156 …queste abilità tecniche nel saper trovare, elaborare, padroneggiare i più diversi sussidi didattici vengono poste da Gabelli (1888 politico riformatore della scuola elementare) al centro della professionalità dell’insegnante. 168 Montessori Fermamente contraria a un’immaginazione libera di perdersi nei giochi creativi di un “mondo irreale pieno di errori” assegna all’immaginazione un ruolo positivo solo a condizione che essa sia fondata su solide basi sensoriali. …predisponendo un ambiente educativo in cui il bambino sia portato ad esercitare i propri sensi e la propria intelligenza su materiali concreti e su esperienze di realtà che siano alla sua portata. P. 174 Iconografia idealista Nella storia della nostra didattica, la parentesi positivista di inizio secolo pur con tutte le sue limitazioni, è stata l’unica occasione organica che la scuola italiana ha avuto per dotarsi di un impianto didattico che valorizzava l’impiego dei sussidi visivi nel campo dell’istruzione. Ci interessa mettere in evidenza ciò che la pedagogia dell’idealismo ha significato rispetto alla questione delle immagini, reagendo all’orientamento positivista. Gentile incentra l’istruzione sul rapporto educatore/educato e dell’insegnamento linguistico-letterariostorico e in questa ottica il potenziamento della scuola avviene solo attraverso 4 una solida preparazione culturale (umanistica) dell’insegnante. Alla concezione della pedagogia come scienza naturale e oggettiva, ancorata alla psicologia, l’idealismo oppone una pedagogia concepita unicamente come filosofia dell’educazione, dove l’esperienza educativa non è spiegabile e gestibile con i metodi e le tecniche propri della didattica, ma unicamente sulla base di un atto puro che si risolve nell’essenza della relazione maestro-allievo. 187 In questa prospettiva dunque l’insegnamento non è un’esperienza didattica, ma estetica, così come l’educazione non è spiegabile come un fatto scientifico, ma unicamente come atto artistico. Idealismo Gentile: rappresenta il massimo sforzo nel concepire l’istruzione come un sistema che, ripudiando intenzionalmente ogni strumentazione sussidiaria, si costruisce essenzialmente sulla centralità del rapporto educatore/educando e dell’insegnamento linguistico-letterario-storico. Radice: non nega che immagini, oggetti e altri sussidi svolgano un’utile funzione didattica, ma il loro valore non è meramente oggettivo. Riemerge così l’idealismo che rende impossibile la complessità di un rapporto educativo fatto di polivalenze e di compresenze di soggetti e oggetti nell’attività didattica. Verso una didattica aniconica L’idealismo costruisce un modello di scuola che, oltre ad essere didatticamente debolissimo dal punto di vista dei saperi scientifici e delle strategie cognitive, finisce per caratterizzarsi in senso rigidamente aniconico. È sulla parola e quindi sulla “lezione” che l’insegnante costruisce quotidianamente la sua “opera d’arte”; ma mentre la parola dell’insegnante è la sua viva voce… l’immagine è un oggetto esterno la cui intrusione modifica il setting didattico e finisce per indebolire (sminuire) la centralità dell’insegnante. L’immagine gli toglie la parola, divenendo il centro dell’attenzione degli scolari; introducendo nella didattica questo medium, l’insegnante sa che deve venire a patti con esso, accettare delle mediazioni. Conseguenza> allontanamento del mondo delle immagini dal pubblico giovane. Derivata dalla teorizzazione pedagogica Gentiliana dello sforzo come valore positivo che esclude la presenza delle immagini in quanto ludiche –danno piacere visivo- e in quanto immediatamente comprensibili, senza bisogno di mediazione e alfabetizzazione. Le immagini poi “impongono” la loro visione del mondo impedendo che il bambino se ne formi una propria raggiunta con lo sforzo del capire e dell’apprendere e impoverendo così la sua fantasia. Rigidamente centrata sul primato didattico della parola scritta e della lezione, la scuola dell’idealismo non è riuscita a cogliere e a tradurre didatticamente un aspetto essenziale dell’esperienza linguistica dei bambini: quella per cui essi ricavano conoscenze ed emozioni indistintamente e senza preclusioni dalle immagini come dalle parole. Due sono i periodi che hanno condizionato il rapporto tra immagini ed educazione: il fascismo durante il quale si attua la riforma Gentile, e tra gli anni quaranta e sessanta con l’egemonia cattolica, disposta a vedere nei mass-media i veicoli di un contagioso degrado morale. Il cinema educatore La didattica… finirà per giustificare un modello di scuola refrattario all’impatto con l’innovazione tecnologica, in nome di una presunta superiorità dell’atto 5 educativo che non ha bisogno di appoggiarsi a tecniche educative, presupponendo una figura e una cultura della professione insegnante la cui “vocazione pedagogica” risolve in sé stessa ogni eventuale problema didattico. 222 L’idea che tutto ciò che aveva a che fare con la scuola e con l’apprendimento dovesse necessariamente connotarsi in termini di austerità comunicativa ed estetica e col più basso grado possibile di impatto tecnologico, portò per lungo tempo non solo alla mortificazione della cultura didattica, ma anche alla ricerca empirica in questo campo. Solo dall’inizio degli anni Sessanta avviene la sostituzione di un modello dal concetto di film didattico con quello centrato sul principio dell’usi didattico del film. Secondo concetto importante come fattore di cambiamento è nelle opportunità di filmaking. Indice Iconoclastia e pedagogia Morale della favola Camere oscure e immagini luminose Pedagogie dell’immagine Il cinema educatore Autore Insegna didattica generale a Bologna e svolge attività di ricerca sul rapporto fra i media e l’educazione e sulla pedagogia del gioco, presso il Dipartimento di Scienze dell’educazione. Bibliografia essenziale R.F. Buona maestra Tv. La RAI e l'educazione da "Non è mai troppo tardi" a "Quark", Carocci, Roma 2003. R.F., Iconologia didattica. Le immagini per l'educazione: dall'Orbis pictus a Sesame Street, Zanichelli, Bologna, 2002 R.F. con G.Protti, Il soldato e l'obiettore. Una ricerca sul servizio militare e civile, LAS, Roma R.F. con V.Gherardi, a cura di, All'ombra di un Albero Azzurro. Ricerca su un programma televisivo per bambini, CLUEB, Bologna 1996 R.F. a cura di, Il tempo dipinto. Infanzia e vita quotidiana tra ‘800 e ‘900, Catalogo della mostra, Comune di Modena, Museo della figurina 1995 1989: La scuola di "Irene". Pace e guerra in educazione, La Nuova Italia, Firenze R.F. con F.Frabboni a cura di, Al bar e oltre... Analisi e letture su una "agenzia" del tempo libero, Cappelli, Bologna 1987 R.F.,Tv e cinema: quale e ducazione?, Cappelli, Bologna 1981 Link 6